Mi prendo carico io, dei danni di mio padre.

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Missione di Livello D

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con Kurona

19:22 Kurona:
  [Centro perfetto.] La primavera porta una brezza frizzante in tutti gli shinobi, che con una passata di spugna, si permettono di ridurre la guerra ed ingrandire la nuova e promettente era. Ignari di quel che possa succedere. Ignari di quel che sta accadendo in angoli, viottoli e stanze buie. Kurona con i suoi dieci aiutanti si muovono con immobile flemma in una rada folla di Senjuu che parlotta e sradica gli alberi oramai bruciati o morti. I capelli arruffati, lasciati sciolti, ricadono sulle spalle e sfiorano i fianchi, lasciando ciocche scalate verso l'esterno, con l'aspetto di un corvo dalle piume arruffate. La pelle bianca lasciata scoperta, fa da perfetto contrasto a quel vestiario scuro e monotono. Un dolcevita dal collo che aderisce sulla gola e la nuca, senza arricciarsi o ripiegarsi. Sembra esserle stato cucito addosso, come se l'artista di questo manga, volesse far risaltare una figura longilinea e minuta. E' forse il corpo stesso che ci parla di lei, in questo momento. Strette e ricurve verso il basso, a compattarne quel corpo, ed incurvanrne appena la schiena. In una linea impercettibile. E quella passata di pittura rosso sfumato sotto gli occhi-- l'inferno. Sta tornando a prenderla? E' la prima notte. Forse--forse sarà bene metter della valeriana nel kocha. Il dolcevita che scende oltre i fianchi, dove si congiunge impercettibilmente a dei collant neri, opacizzati, dentro ad anfibi dello stesso identico colore. L'haori tipico dei ninja, dal colletto rialzato e munito di zip metallica, lasciato aperto, sventolar come seta nel vento, mentre il Bijuu di Kusa si gonfia, sgonfia, come se volesse sbuffar fuori taurini soffi. [Tsuki]"E' tutto okay--Kokketsu-sama?"[/Tsu] La voce di una delle maiko adottate irrompe in quelle orecchie-- impossibile ignorarne la provenienza. Come se una statua di gesso iniziasse a muoversi: Stanca e cigolante, curva il viso verso di lei senza emettere un solo verbo. Schiude le labbra--attimi in cui forse essa stessa, deve ricordar di dar meno peso a quel che la notte le sussurra. Troppi anni, troppi anni che Morfeo mostra d'esser un maligno e infame compagno. <Hn.> Un "si" flebile, il suo, un semplice colpo di gola e diaframma. <Andiamo verso l'ala arata e bruciata--> .. <Curioso che, la terra bruciata sia più fertile. No?> Mentre Daikijin e Kassim giostrano delle carovane a recuperar il legno, le donne si muovono infatti verso l'ala già ripulita e arata del Bosco--distesa sterile di colori. Per certi versi, non veder i petali volare con quella tipica lentezza, le provoca una spaccatura sulla bocca dello stomaco. Chissà se-- se Enma sta bene. [CK ON}

19:39 Kurona:
  [Centro perfetto.] Potrebbe anche solo esser arrabbiata con lei. O forse--forse Akendo la sta tenendo in qualche missione di cui lei non sa nulla, non facendo più parte dell'Aka e non interessandosi più ai suoi movimenti. Tsuki che par un raggio di sole, in questi tempi di cheta, sorride raggiante raccontando qualcosa che ha effettivamente vissuto in passato. Suo padre è contadino e-addirittura- affiancando Kurona, afferma che esso stesso nei periodi successivi al raccolto, dava fuoco ai campi. <Dar fuoco--> .. <C'è bisogno di uccidere il vecchio, per un nuovo migliore.> Le labbra si incurvano verso il basso, in una smorfia assorta, lasciando che le ragazze -le quattro ragazze- vadano avanti in direzione delle prime tre file infossate di terra smossa e leggermente bagnata. Gli anfibi affondano nella prima fila, dove s'accosta oziosamente. Gli occhi rossi bassi, scendono ad osservar il terreno e solo ora-con la coda dell'occhio, nota la man destra posata un filo sotto il ventre. Quando, quando l'ha mossa? Non ricorda. Una fitta -la perfetta borderline tra sogno e realtà- le fa sentire chiaramente il freddo contrasto tra carne e speculum. Il bruciore di una visita non voluta. E ben fatta. E' questione di pochi secondi, certo, ma tuttavia abbastanza da rialzare il capo quando le tre maiko son troppo lontane per vederla. Si muove, il primo passo, il secondo, infilando una mano nella tasca dell'haori per tirarne fuori un sacchettino contenente i semi dei sakura passati. Labbra schiuse, un sospiro stanco ed eccoli cadere-- chissà se anche la prossima primavera, questo posto ospiterà frustrazione e tristezza. <Tante primavere.> un borbottio flebile, spezza il fischio del vento che accompagna quei semi nel loro letto di terriccio. [CKON]

13:25 Kurona:
  [Ala arata] Le palpebre che vanno a socchiudersi, leggere, mentre osserva con oziosa attenzione il seme cadere nella sua conca. Come chi non riesce a risvegliarsi dal torpore invernale, anche quando oramai la primavera è arrivata, e tra gelo e profumo, ci culla. Il vociare lontano delle ragazze la scuote, finalmente, facendo ripiegare verso l'alto il solo angolo destro di labbra piene e dalla pigmentazione rossa. I capelli spostati indietro dal vento, creano una criniera corvina e vaporosa, facendola apparire così disordinata, eppure finalmente--abbiamo dell'animazione da parte di questa immobile ed ostica statua. Un--sorriso? E' forse la speranza -quella, quella che non muore mai, sapete?-. La speranza di sapere che le cose stanno cambiando. Forse, forse è un processo lento. Forse, cambiano gradualmente. Dall'esser Geiko: Tanto oggetto di possesso comune, quanto maestra nelle arti e della bellezza, nocciolo caldo della tradizione in cui abbiamo immerso i nostri personaggi. Come una sagoma cartacea che si anima, prende colore, macchiata della speranza che la notte è passata e che i ricordi, son spilli sotto il piede, su cui ha imparato a camminare versando sangue, e lamenti. E--comunque, dopotutto--guardate dov'è arrivata. Lo sguardo che si porta sulle ragazze, sulle loro schiene fresche e ritte, avvolte nei più pregiati kimono di Kusagakure. Il chiacchericcio che ricade, una risata. Si porta avanti con assoluta lentezza, non c'è alcuna fretta nel riparare ai danni del padre. Da Geiko silenziosa, a Kunoichi. Da oggetto venduto, a persona che possiede. Un Okiya, delle persone. Ora addirittura, con l'esperienza delle battaglie, si ritrova ad avere allievi. Un titolo basso. Il brusio che canta di Hyena e del suo Jigoku no Chi. Di una donna che abita nel limitare di Kusagakure-- e che ha preso parte alla guerra. Della figlia del Tessai. Portatrice del sangue nero. Si cerca- disperatamente- di distogliere dal frustrante, depressivo, pensiero di Enma. [CK ON]

13:52 Kurona:
  [Ala arata] [png]"Voi siete la responsabile del Bosco dei Ciliegi, non è vero?"[/] Una voce che arriva dalle spalle, talmente immediata che si ritrova a rizzar la schiena ed irrigidirsi in un modo parzialmente anormale, mentre l'ennesimo seme, cade dal palmo per ritrovar il suo posto nella conca conica del terreno. Senza poter essa saperlo, gli occhi che solitamente son fuoco e fiamme di distruzione, presentano un atono velo di atarassia, luccicano come chi è vagamente sul punto di piangere, nonostante si sforzi di non farlo. Nonostante ci sia questa patetica smania di pensar al positivo nella sua vita. Non gli risponde, curva solamente il viso in direzione di lui, spostando il mento -indi anche il capo- verso il basso con un movimento verticale d'assenso. Si, è lei che sta guidando la ricostruzione del Bosco dei Ciliegi. E' lei che ha avviato questa missione, allargandola ai Deshi del villaggio. Il fruscio delle vesti, o meglio, dell'haori che le ricopre le spalle, suggerisce il non voler fermarsi affatto in quel che sta facendo. Semplicemente, si muove ancora, verso l'ennesima conca, riversandone all'interno un nuovo seme. [png]"Sapete che tutto questo- è opera di vostro padre, Kokketsu-san? Dovrebbe esser lui, dovrebbe esser lui soltanto a farlo. Al festival dell'Alleanza ha dichiarato di esser un porta-guerra, ha abbandonato la sua carica da Kage!"[/] E le labbra d'essa, da quella curvatura insipida verso l'alto, non si spostano di una virgola. Devi mantenere le apparenze. Crollare, è qualcosa che non ci possiamo permettere. Una folata fresca, di mezza giornata, le apre l'haori come a volerla vanamente ingigantire. Ma così come si apre, si scaglia contro quella figura. Contro la schiena dalle linee dolci, contro il costato compatto, il mento affilato. <Mio-> Lo incalza ma, ancora una volta, sentire la propria voce, le smuove all'interno un disagio pressante. Si blocca-omeglio, blocca la parlata, schiudendo, aprendo, chiudendo le labbra in questa precisa sequenza. [CK ON]

14:13 Kurona:
  [Ala arata] <Mio padre..> Le parole che ne escono di seguito, son semplici lasciti di quel che pensa, in modo spiccio e vago. Par più, bene o male, una persona a cui non frega troppo di quel che dovrebbe, o non dovrebbe fare il Sommo Arufa. <Ha preso la decisione migliore.> .. <Forse gli abitanti di Kusagakure--non gli son riconoscenti?> Lo sguardo, bieco, si posa con flemma sul contadino di turno che la segue a ruota, andando a ricoprire passo dopo passo, le conche in terra di concime e terriccio fresco, con una paletta mozzata. Lei invece, si sposta semplicemente in avanti, verso l'ennesimo buco. Dove per l'ennesima volta, cade un seme. [png]"Insomma, venerabile kunoichi, guardi cos'ha fatto! S'è fatto temere, nel tentativo di esser una figura anonima. E abbandonare il villaggio, è considerato tradimento. Secondo noi--Yukio-Kokketsu diverrà Mukenin."[/] La frase lasciata uscire da colui che sta rietro di lei, suscita in Kurona un'immediata risata. Le spalle di scrollano, come pioggia fina e fitta, senza potrer evitare di ridacchiare e ansimare divertita, facendo saltar nella fossa seguenta, il seme raccolto dalla tasca dell'haori. <Certo che--> .. <Certo che voi siete proprio divertenti.> .. <Credi che il consiglio dell'Alleanza sia fatta di sciocchi?> Riduce di due gradi il taglio degli occhi, di quel colore ora spento e triste-per assurdo anche ora, anche quando ride. Come la sensazione che ci dona guardare gli occhi di un uomo, al di la della sua maschera. Per quanto le grinze, la ceramica, la plastica, possano mutarne i tratti e i colori, ci lascia sul palato un alone di.. Mancanza? <Quando tiri un elastico, per quanto sia elastico, arrivi ad un punto dove noti che il prossimo passo può esser o la rottura, o il ritirarsi.> [CK ON]

14:17 Kurona:
  [Ala arata] Le spalle si abbassano con calma, finendo per passare ambo le mani sullo sterno, per pulirle dal terriccio accumulato dai semi tenuti nella tasca. Gli occhi che per la prima volta cambiano visuale da quando è arrivata al Bosco dei Ciliegi, si perdono sulla cresta del villaggio in lontananza. Si accende lentamente. Si vede qualche persona affacciata alle casupole basse, qualcuno sbatte dei lenzuoli. Un gruppo di ragazzini, esce dall'accademia e si pizzica a vicenza corricchiando di qui e di li. Lei-lei si limita a non pensare. Si limita e riduce al discorso su quel che un Kage può fare, o non fare. Il ribattere dell'altro che la punzecchia, o almeno cerca di farlo, dicendo qualcosa tipo: Non tocca a te, prenderti cura di questo posto. Già, è vero. Non tocca a lei. <Ma tocca a me, prendermi cura di mio padre.> Lo lascia indietro, passando la linguetta ad umettare le labbra in un modo fugace. Dritta e manca che ritrovano posto nelle tasche, andando a richiudersi su loro stesse, ricurvando le ultime falangi verso il monte e il bordo dei palmi. Scorrono sulle bende, priva di tatto per via dello strato a separar i nervi, dalla superficie toccata. Le spalle ricurve verso il basso, fanno l'immane sforzo di rialzarsi, posizionarsi in una modalità quanto più normale. O almeno, ci prova. <Tsuki, Jandi, finiamo queste tre righe-- poi voi rimanete qui, noi ci spostiamo a controllare il resto dell'aria..> SI avvicina alle ragazze, che sostano a lato delle varie righe che spaccano il terreno, aspettando la loro sorella maggiore avanzi fino a loro. Qualche metro percorso con calma. <Quando abbiamo finito la supervisione, dobbiamo parlare e tracciare una linea degli avvistamenti.> .. [Tsuki]"Kurona-sama, ma noi.."[/] Gli occhi della Kokketsu che si alzano, si posano sul viso minuto e incredibilmente mediocre di Tsuki. Capelli e occhi neri. La guarda come se stesse aspettando un continuo, ma poi incalza: <Ma voi.. Voi cosa?> .. <Non avete trovato mia figlia? Non avete capito-che questa è la priorità assoluta, in questo momento? Dovete farvi da Sunagakure a Kumogakure no Sato, piuttosto, ma non voglio sapere ne sentire mezza parola che non contenga il nome di Enma, siamo intesi?> La voce, come quella di una serpe, s'abbassa e sibila, ringhia a tratti, queste parole. <Continuate a cercare. Oto, Konoha, deve esser qui. Deve esser qui da qualche parte.> -- e così, stringendo i denti in una morsa, abbandona le ragazze, andando a visionare l'altra parte del bosco. [CK ON][END]

Missione ambientata a tre anni fa, la giornata che segue il primo giorno.

Kurona e i suoi png donnaH passano nei campi arati a posare i semi dei prossimi Sakura.

Intanto pensa, chiacchera, striglia le sue spie che ancora non hanno trovato sua figlia.

[Missione D ricostruzione Bosco dei Ciliegi - Secondo atto.]