Uno scherzo del destino

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con Kimi

00:38 Kimi:
  [Extp-Dune] Da qualche mese ormai vaga da sola per quei luoghi, Kimi non esiste più il posto è stato lasciato a spettro. Al momento si aggira per le dune rosse, si dice sia un luogo suggestivo e pieno di fascino ma non è così per lei, portatrice di morte e cacciatrice di taglie. Il cuore in subbuglio, quello strato di ghiaccio che si era costruito per tenerlo ancora unito si è sciolto alle parole di Hitomu qualche tempo prima, disperazione in lei. Chi sono? Qual è il mio destino? Katsumi tornerà mai? Sono domande che la attanagliano e la distruggono istante dopo istante. Nessuno conosce più Medusa, è semplicemente sparita dai radar, solo Yukio se vorrà potrà ritrovarla grazie al sigillo in quel pacchetto di sigarette sempre con lei. Cammina quindi trascinando per la prima volta il suo passo, non pare essere un leggero fantasma che gira per il mondo, certo spettro ora è il suo nome ma nulla è rimasto del suo solito modo di agire, le gambe sono stanche, i piedi strisciano avvolti in quei sandali neri, lasciano un chiaro segno del suo passaggio sulla sabbia, sotto a quel sole che non pare volergli dare tregua, eppure con il sangue che si è lasciata alle spalle continua a segnarla, sul volto pallido c’è una piccola goccia di sangue rappreso, proprio sotto all’occhio destro. Totalmente nuova la ragazza dai lunghi capelli neri, intorno ai suoi occhi una matita scura, color pece come il crine che le ricade lungo le guance, avanza lenta indossando uno di quei tipici capi degli abitanti della sabbia, un tessuto leggero di seta azzurra, pantaloni larghi e che con il vento si appiccicano a quelle sue gambe magre sottolineandone la forma. Sul busto una specie di corsetto aderente a lasciar scoperto non solo la collana e la sottostante bruciatura con impresso il simbolo dei cacciatori di taglie ma anche una nuova incisione proprio sopra al cuore, un k.21 scarnificato, marchiato a sangue simile al sangue che perde lei ogni giorno per quell’amore ormai perso. A proteggerla ulteriormente dalla sabbia c’è un mantello leggero bianco che la avvolge dolcemente con un cappuccio per poi andare ad arrotolarsi intorno alle labbra secche e screpolate, visibili rimangono solo le mani dalle lunghe dita candide affusolate e la parte superiore del viso, occhi color ghiaccio, freddi e privi di qualsivoglia sentimento. Socchiude le palpebre per vederci meglio e resistere, il piede d’appoggio, il destro, traballa, rischia di cadere mentalmente e fisicamente sfiancata ed è per questo che, sebbene resista ed eviti di cadere, comunque si ferma. In lei il chakra scorre a piena forza così come la sua innata che poco prima dovrebbe aver richiamato, sarebbe infatti andata a spostare la sua energia vitale verso le ghiandole salivarie, le gelose custodi del veleno che avrebbe usato per bagnare il chakra così da intingerlo in quel potere particolare prima di permettergli di tornare a scorrere libero per il suo corpo, rendendo in questo modo la sua pelle velenosa almeno quanto lo è il suo animo. Ecco a voi spettro, una figura smarrita, con il volto ancora sporco del sangue dell’ultimo malcapitato, nessuna arma e nessuna voglia di vivere davvero, si trascina a fatica alla ricerca di qualcosa per cui valga davvero la pena soffrire, nella sua mente anche quell’anbu che per ultimo le ha fornito una motivazione, alla ricerca d Katsumi in ogni volto, in ogni angolo, sente la sua voce nel vento e piange sangue dal cuore ogni volta, illusa e disperata al tempo stesso, se solo potesse stringerlo tra le sue braccia..[chakra on]

00:44 Kimi:
  [edit] [arte del veleno liv 2]

01:22 Kimi:
  [Extp-Dune] Lei cammina, non cerca più ne vita ne morte, obbedisci agli ordini che le vengono impartiti come cacciatrice di taglie, ordini di seconda mano dato che deciso non solo di dimenticare sé stessa, nella vana speranza di dimenticare anche il suo dolore, ma di rimuovere ogni possibile contatto con lui, l’amore della sua vita, l’uomo che con una semplice frase e la sua assenza è riuscito a gettarla in quel barato di autodistruzione dal quale è stata salvata all’ultimo, poco prima che decidesse di farsi esplodere insieme alla sua stanza ma che comunque come il machete del boia ancora pende sul suo capo, ora che nemmeno quelle ferita autoinflitte, al momento coperte, riesco in qualche modo ad alleviare la sua profonda sofferenza, ora che l’unico modo per far tacere quel dolore è infliggerne altrettanto a poveri sconosciuti, corpi che sta disseminando lungo il suo percorso, lenta ed implacabile come solo la morte sa essere. Anche lei diretta al prossimo obiettivo, tra quelle dune alla ricerca di chissà chi, qualcuno che si limiterà a togliere di mezzo senza preoccuparsi di scoprire chi è o cosa l’ha condotto fin lì. Si avvede della figura nera, forse si tratta solo dell’ennesima allucinazione, un cervello ferito il suo, una mente distrutta dalle molteplici illusioni a cui è stata sottoposta nel tempo e dalle quali sempre più raramente prova ad uscire, illusioni che a volte si provoca da sola con la forza della speranza, illusioni in cui un uomo mascherato e abbronzato diventa Katsumi, illusioni in cui lei può vivere più leggere senza quell’opprimente peso addosso. Il mondo è in pace ed è proprio in questi momenti che i demoni si scatenano. Ha promesso che sarebbe tornata eppure è così difficile, ha chiesto di essere lasciata libera di camminare e reggersi da sola eppure la voglia di cadere è tanta. Muove nuovamente un passo, Irou probabilmente potrà vederla quella gamba sinistra tremare, quell’appoggio che manca sotto ai piedi, la fatica con la quale allarga le braccia e cerca di ritrovare un equilibrio, seppur solo fisico. Esattamente con quella fatica poggia le lunghe dita sulla stoffa azzurra dei larghi pantaloni, fa pressione sul ginocchio per cercare di reggersi, di ricacciare ancora una volta quel mare di dolore che ad ondate prova a sommergerla, deve farcele, non sa come ne perché ma lei deve sopravvivere e poter difendere l’uomo da lei amato, seppur a distanza, con un occhio vigile, ma è così difficile ora. La destra striscia sul terreno nel tentativo di riprendere quella barcollante e stanca camminata che ora stranamente riesce, il destino sta portando due anime solo ad avvicinarsi, lei continua ad avanzare, lenta e affaticata[chakra on] [arte del veleno liv 2]

01:56 Kimi:
  [Extp-Dune] Illusione? Realtà? Non ne ha la minima idea, sa solo che ora il suo corpo viene cinto, aiutata a rialzarsi da una figura tanto lontana nei ricordi quanto vivida, Irou o lo stesso Katsumi di cui si era innamorata? Non lo sa non ne è sicura ma quella che sembra leggere nei suoi gesti è preoccupazione, un’attenzione umana, donata solo a persone per cui si prova un certo affetto o interesse, insomma in quel gesto legge quel che le serve per rialzarsi. La destra va verso le bende bianche del cappuccio davanti alla sua bocca, gli occhi si fissano in quelli rossi di lui <Kats..> inizia piano prima di notare quella minima quanto sostanziale differenza: la sclera e le cicatrici, lui ne è privo ed è per questo che piomba nuovamente nello sconforto, ancora una volta distrutta davanti alla realtà <Irou> replica, eppure nel suo tono non c’è delusione, dolore sì ma null’altro, le è piaciuto sin dall’inizio quel ragazzo, abbastanza forte da convincerlo a risparmiarlo, come lei interessato solo a Katsumi, sa che non gli farebbe del male ma soprattutto crede che anche lui, come lei fino a qualche mese fa, non sarebbe mai partito senza il fratello ed è per questo che ora la destra va sulla borraccia, gli occhi si sbarrano, velocemente passa dalla totale disperazione a quella che sembra paura. No non è ancora in grado rivederlo, sopportare la sua presenza e il suo sguardo. Gli occhi fino a poco fa gelidi ora si fanno così umani e deboli, nel suo volto si legge la paura, il puro terrore, non potrebbe sopportare un confronto ora, non ne uscirebbe viva questa volta o forse potrebbe andare anche peggio. Il dolore la sommerge al punto da farle perdere maggiormente la ragione, il ciondolo dei cacciatori trema ad un suo spasmo rivelando così la cicatrice da ustione sottostante <dov> si interrompe spaventata le dita della destra che si stringono debolmente a quella semplice borraccia eppure non si scosta, incapace anche di scappare da quella goccia di calore umana che il solo cingerla le mostra. Non ha il coraggio di continuare con la frase, solo lo cerca con lo sguardo, speranzosa e spaventata al tempo stesso, certo lo teme, ha pausa del dolore che proverà nuovamente eppure spera solo di poter posare ancora una volta gli occhi sulla figura del suo amato, uomo che non smetterà mai di voler proteggere. Tremano le sue dita così come le braccia e le gambe, cedono un’altra volta e questa volta potrebbe anche cadere a terra senza possibilità di attutire l’impatto se non ci fosse l’altro a reggerla, solo lui potrà fermare quel suo semplice lasciarsi scivolare verso il terreno. Non ha sete, non accetta a bere, lo fissa solamente, tornando su di lui con gli occhi azzurri e contornati dalla nera matita, spaventata, ferita, speranzosa e soprattutto sofferente. Davanti a lei ha una creatura sola ma che teme possa essere in compagnia, così simili sotto così tanti aspetti da farla finire, per un solo sfiorarsi tra gli abiti, senza difese, mostra la sua debolezza senza alcun ritegno, vivendo ancora una volta sé stessa e ciò che ora è senza alcun filtro, incapace anche solo di pensare a trattenersi. Chiude le palpebre, sofferente, accovacciata verso terra, forse accompagnata alla sabbia, alza appena il mento per poterlo osservare meglio, punta le iridi nelle sue rosse finendo per perdersi in essere, è così dannatamente simile all’uomo di cui si è innamorata dal non riuscire a trattenersi, certo riconosce la differenza tra i due eppure ora a lui dona uno sguardo che fino a qualche tempo fa solo 0-21 poteva dire di aver visto, amore nei suoi occhi. Nella mente ancora una volta il volto di Katsumi prende il posto delle persone davanti a lei, una situazione dannatamente simile alla maledizione ormai dimenticata da sembrare quasi ironica, se solo lo sapesse forse ci farebbe una risata persino lei, quanto può essere infame il destino? [chakra on][arte del veleno liv 2]

00:11 Kimi:
  [etxp-Dune] Non era previsto, quell’incontro non sarebbe mai dovuto avvenire, la persona più sbagliata e giusta al tempo stesso, capace di capirla come nessun’altro, il male che li affligge è lo stesso. Ancora una volta finisce per nutrirsi di quel tocco, quei gesti così caldi e umani. Proprio come era successo a Konoha non troppo tempo prima eppure adesso le è più facile illudersi vista la somiglianza. Punta gli occhi in quelli rossi di lui lasciandosi prendere, nella speranza di affondare lo sguardo in quelli del gemello, ancora una volta paura, dolore e amore si mischiano con la speranza. Lui la sfiora finendo così per avvelenarsi, appena la mano giunge sulla sua pelle il veleno dovrebbe passare attraverso i loro corpi, eppure par resistere, arriva a toccarle la guancia e in un gesto quasi naturale lei flette il capo e socchiude le sguardo immergendosi definitivamente in quell’illusione. Li riapre poco dopo, puntandoli nuovamente in quelli di lui, le parole le donano forza, le danno la spinta che le era mancata al momento del loro incontro a quel semplice avvicinarsi. Non parla, non ancora almeno, solo andrebbe a convogliare il suo chakra, nuovamente, verso le ghiandole salivari, ormai ci è abituata e non esita nemmeno un istante. Nonostante sappia quanto il masochismo li accomuni ora sente quasi il bisogno di stoppare quel fiume di dolore ed è per questo che il chakra andrebbe a filtrare il veleno presente in lei, l’antidoto così prodotto finirebbe per risalirle verso la bocca, una sensazione spiacevole sulla lingua, un gusto acido e amaro al tempo stesso proprio come quelle medicine che nessuno vuole prendere ma che si sa: faranno guarire. La riconosce quella sensazione, quel ricordo ad un’infanzia rubata e che per assurdo ha potuto ritrovare solo ultimamente grazie al tessai. Radunando tutte le sue forze quindi andrebbe a far leva con gli addominali così da alzarsi quel tanto che basta per giungere al volto di Irou, la sua mano destra andrebbe ad abbassare le bende nere dell’altro, quel tanto che basta per poter tentare di poggiare le sue labbra su quelle dell’Uchiha. Se fosse riuscita semplicemente andrebbe a passare l’antidoto così da immunizzarlo al suo tocco. Staccandosi appena, ma rimanendo comunque molto vicino al volto altrui, cercherebbe di accarezzargli il volto, ora che il veleno dovrebbe aver smesso d’agire <Non parliamo di lui> la fatica con cui pronuncia quelle semplici parole non è descrivibile, il dolore che segue sia il ricordo dell’amato che la richiesta, quasi disperata, di non parlarne, sofferenza sotto ogni punto di vista <o di Medusa> come se lei fosse così legata a Katsumi da non poter esistere senza di lui <io sono Spettro ora> le parole sembrano non voler uscire dalle sua labbra, restia ad ammettere a sé stessa la difficile decisione presa in questi mesi, separarsi da tutto e tutti per guarire <permettimi d’essere solo Spettro> lo prega quasi, gli occhi puntati in quelli rossi di lui, la mano che ora cade quasi senza vita sulla spalla di Irou, andando poi a seguire il suo braccio e finire a terra, troppo debole per poter continuare oltre, toccarlo è doloroso non riesce a non pensare al gemello, ogni volta che lo sfiora i ricordi della sua vita con Katsumi la sommergono [74/80][arte del veleno liv 2][Antidoto Doku]

00:55 Kimi:
  [etxp-Dune] La domanda del ragazzo è più che lecita. Si limita a restargli così vicina da poter sentire il suo respiro sulla pelle, un bisogno quasi morboso di un contatto, un calore che un colone le ha tolto e adesso va a ricercare in un altro clone. Scuote appena il capo a quella domanda, quell’interrogativo lasciato in sospeso <così posso toccarti> replica semplicemente e con una strana normalità, quasi la risposta fosse ovvia, lei che fino a qualche tempo fa rifiutava il contatto umano, detestava essere toccata con leggerezza e anzi invitava chiunque a farlo per il solo gusto di avvelenarli, proprio lei ora invece non brama altro che una carezza. Il discorso di lui infine riesce a colpirla abbastanza da farle abbassare gli occhi, lo ascolta attentamente e apre la bocca. Per un istante sembra sul punto di dire qualcosa ma poi la richiude, una sola persona conosce quello che sta per dire e ancora una volta i paragoni si sprecano, perché proprio lui si rivela essere così simile a lei, perché il destino ha voluto prendersi gioco di loro e legarli così tanto? Domande che potrebbero distruggerla se solo cercasse di dargli una risposta <io non ho mai avuto nome Medusa è come io mi sono fatta chiamare> replica a sua volta a quelle parole <Medusa ama Katsumi con ogni fibra del suo essere, più di quanto potrà mai amare sé stessa> si ferma e prende un profondo respiro, il labbro inferiore viene morsa in quel pessimo tentativo di trattenere il dolore, lo sente il cuore si sta spezzando ancora, in pezzi se possibile più piccoli dell’ultima volta <Medusa vive unicamente per proteggere e rendere felice> si ferma, gli occhi velati di lacrime che combattano per rimanere tra le sue palpebre e non riversarsi sulle guance, tornano su quelle rosse <lui> taglia corto, non è in grado di ripetere nuovamente il nome del ragazzo <io non posso essere Medusa ora> conclude quindi stringendo in uno spasmo quella mano, stringendo a sé le dita candide dell’altro, riconosce quello sprazzo di vitalità, riconosce la tristezza e l’infamia del non avere un nome, lo capisce ed infine annuisce <resterai con spettro?> chiede infine accettando la sua proposta seppur lo faccia alle sue condizioni, lei è da considerarsi una persona diversa, da chiamare con un diverso nome per quanto in sua presenza le sarà praticamente impossibile trattenersi così come ora le è impossibile liberarsi da quella presa, lasciare che le loro dita si separino. No le tiene intrecciate a lui, lo stringe a sé quasi avesse paura di vederlo andar via, un legame naturale per quella storia e quel dolore molto simile ma soprattutto è l’aspetto fisico ad ingannarla, nella sua mente sa già che se lo vedesse allontanarsi non potrebbe confonderlo con 0-21 e rivivere ancora una volta quella separazione da cui adesso non sarebbe più in grado di uscire, beh non che per ora ne sia fuori e stia proprio bene eh, ma diciamo che ha passato anche di peggio [74/80][arte del veleno liv 2]

00:11 Kimi:
  [extp] Si sorprende a quella semplice richiesta, non smettere di toccarlo, anche ora? Pure senza l’effetto del veleno? Lo osserva aprendo quei grossi occhioni che si ritrova, quel colore così chiaro da potersi confondere con il cielo chiaro. Il sole continua a non darle tregua mentre la sua mano finisce per stringersi ulteriormente intorno alle dita altrui <K> si ferma, pronuncia solo una lettera prima di sbattere nuovamente gli occhi, è bastata quel singolo suono per farla tremare, se il tono era dolce e profondamente innamorato appena sbatte gli occhi e finisce per rendersi conto, ancora una volta, d’essere in presenza del gemello, ancora una volta si è lasciata andare all’illusione per poi risvegliarsi in una realtà tremenda <non lo farò> replica comunque, ha bisogno di lui, davvero insomma è la copia sputata dell’uomo di cui si è innamorata in piazza ad Oto in una notte di pioggia, è lo stesso uomo che ha fermato la tempesta in lei non può non cullarsi in quella patetica illusione di riaverlo tutto per sé < e resterò con te> ed è con quelle parole che lei stessa prova a riprendere il suo equilibrio, fa forza sulle punte dei piedi mentre cerca di convincere i muscoli delle gambe a distendersi, lascia che prima di tutto lui si alzi tenendo ancora stretta la sua mano, il braccio che va verso l’alto e che solo successivamente verrà seguito dal suo corpo, lenta e debole però dimostra una capacità di rialzarsi che nemmeno lei crede di avere. I capelli ondeggiano sfuggendo al controllo del chiaro cappuccio, il vento sferza i loro volti insieme alla sabbia <non voglio che lui lo sappia> conclude però e forse queste saranno anche le ultime parole che pronuncerà in merito alla questione, già ha detto di non volerne parlare e adesso mette un’ulteriore punto alla loro storia, prendendo le distanze, forse solo nella vana speranza di farlo preoccupare ha deciso di svanire da tutti i radar, abbandonando chiunque ed avvisando l’unica altra persona al mondo che si era meritata la sua più profonda stima. Ora che è in piedi il suo corpo si sbilancia appena il avanti finendo così per poggiarsi, ammesso che non si scansi, ad Irou, il suo petto su quello di lui mentre il volto andrebbe ad affondare vicino alla sua spalla destra, gli occhi che vengono chiusi appena quasi stesse cercando non solo qualcuno che l’aiuti a sorreggersi ma soprattutto di nascondersi, come se scappare e sparire possa in qualche modo lenire quel dolore e curare quella profonda ferita che le squarcia il petto, il marchio indelebile del suo amore infine sta proprio sopra al cuore, quella scarnificazione ancora abbastanza fresca, rossa e pulsante, calda segno che ancora non è del tutto guarita[74/80][arte del veleno liv 2]

01:17 Kimi:
  [extp] Il silenzio è l’unica cosa che rimane loro, solo il sibilo del vento a far compagnia, come una musica grave in sottofondo che accompagna quei movimenti pesanti, un corpo così leggero che però fatica a muoversi, sulle spalle un ingente peso invisibile ai più ma forse non a quell’Uchiha nel cui petto ora cerca conforto. Ancora una volta lo sente, le labbra che si incontrano è così vicino e se da una parte in lei non c’è altro desiderio che l’abbandonarsi a lui e a quella pia illusione che ormai la tormenta dall’altra il suo cuore ferito è solo un nome che chiama, sono delle altre labbra quelle che vuole. La mano sinistra quindi sarebbe appena così da portarsi verso le labbra di Irou, il polpastrello dell’indice è lì che proverebbe a fermarsi, poggiandosi appena e delicatamente, seguito poi dal resto delle dista. Esita un istante alzando lo sguardo e riaprendo gli occhi giusto per osservare quel volto al quale non sa resistere, è troppo facile abbandonarsi ad un sogno e lei non è mai stata brava a contrastare i suoi sentimenti, da sempre preda di ciò che il cuore le suggeriva, per quanto sbagliato fosse è sempre stato lui ad avere l’ultima parola sulle sue decisioni. Lo osserva intensamente ora andando poi a chiudere gli occhi. La sua mano unica cosa a fare da ponte, un muro tra le loro labbra. Chiude gli occhi e davanti a lei la figura di 0-22 viene sostituita da quella del gemello, vive in una costante esaltazione dell’uomo che l’ha ridotta così, che le ha spezzato il cuore. Un dolore troppo fresco e forte perché lei possa in qualche modo riuscire a sottrarsi davanti a quelle visioni. Così lentamente le sue labbra andrebbero a poggiarsi prima sulle sue dita che solo al quel punto tornerebbero a scivolare, lasciando che la mano ricada nuovamente al suo fianco senza vita, la destra stringe contro le nocche altrui come per non volerlo lasciare e lei prosegue, toccando così le labbra in un bacio dal sapore malinconico, in un certo senso quello per lei è un addio, sta baciando qualcun altro nella sua mente, sta comunicando con un altro. Un bacio che vorrebbe essere intenso quanto breve, gli occhi chiusi anche quando veloce si stacca da lui riassumendo la posizione eretta senza però distaccarsi completamente, lo stringe ancora per mezzo della mano destra <andiamo al riparo> riapre solo adesso gli occhi, puntandoli davanti a loro, a lei. Non lo guarda, sa che sarebbe nuovamente debole, sa di non potergli resistere per ciò che lui evoca nella sua mente ormai distrutta, segnata dalle tante illusioni e dalla sofferenza. Si limiterebbe quindi ad indicargli la strada verso quella piccola caverna fuori da Suna, lontana da fastidiosi occhi indiscreti, un luogo per un’eremita che ha deciso di staccarsi dalla società, un luogo in cui potrà semplicemente imparare a camminare da sola, supportata solo dall’ombra di Katsumi e dal suo gemello.[74/80][arte del veleno liv 2] [end]

Exteporanea a circa due anni e mezzo fa.
Basta dire che Kimi e Irou si baciano per farvela leggere?