[ Evento ] • Kahei Matsuri

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Attendere il primo fato ~

E con oggi, un nuovo inizio. La pace è stata siglata, suggellata dalla quiete che – tributo per i caduti – è calata su tutti i paesi al fine di accogliere in un risoluto silenzio le anime dei martiri. Sulla scia della legge eterna guidata dall’unico messaggio reclamante pace, anche Konohagakure si rialza – imponente, madre dei nuovi figli che verranno e che impareranno a rispettarla e a proteggerla - si apre oggi per i cittadini della foglia e per tutti coloro che, shinobi o meno degli altri paesi, s’affacciano sui nuovi risvolti ripuliti dal sangue, dalla violenza e dal tradimento. Un drappo bianco è sollevato al cielo, sinonimo di benevolenza – la medesima ricercata da chi presidia l’empireo e ne fa le veci dei kami tutti, un messaggio d’augurio che si ripercuote sulle striscioline di carta bianca affisse ad ogni singolo palo disseminato per tutto il villaggio. La luce soffusa delle lanterne di carta colorate, accompagnate dal bagliore degli astri e delle stelle, crea la giusta visuale atta a fornire col selciato la via per raggiungere il centro di Konoha. L’attività frenetica che ha avuto luogo in questi giorni per mettere su l’intera area del Matsuri si rivela questa sera nelle numerose bancarelle di omiyage – souvenire tradizionali – venduti a prezzo ribassato: in accordo con i vertici alti, parte del ricavato verrà devoluto alle casse del paese per le questioni di emergenza a seguito della conclusione dei lavori all’interno del paese della foglia. A tal proposito, il volto di ogni Hokage del tempo che fu presiede dall’alto a giusta distanza: tutti incisi nuovamente nella pietra, un esempio plateale di come Konoha ha saputo non solo tener testa all’evenienza della guerra, ma allo stesso tempo risorgere dalle proprie ceneri. A fronte di questo pretesto e in accordo con gli altri Kage, il Kahei Matsuri si prefigge l’obiettivo di smorzare i toni bellicosi ed incitare al quieto vivere, tant’è che – forti di questa consapevolezza – ogni cittadino si è prodigato per questi cinque giorni di festival. Persino i bambini sono stati d’ausilio nel loro legare i tanzaku – foglietti di carta - a delle corde trasparenti appositamente affisse in punti strategici del paese di modo che chiunque possa prenderne uno e scriverci qualche buon proposito, una preghiera o un semplice desiderio nella speranza che s’avveri. Miko – sacerdotesse – ed Houshi – sacerdoti – del tempio del fuoco si sono prodigati per costruire un piccolo tempietto fittizio e soprattutto ricostruibile di modo che le eventuali liturgie possano essere celebrate nel centro di Konoha senza implicare lo spostamento al Tempio, benchè anche quest’ultimo sia ornato a festa. Le strade pullulanti di bancarelle e venditori tra i più disparati vengono pian piano abitate dai cittadini che, chi in Kimono e chi in Yukata, si soffermano dinanzi ai vari stand per acquistare un portafortuna, un maneki-neko per la casa o una bambolina kokeshi da regalare: < Ecco a lei signora! Questo maneki neko giallo le darà molta fortuna in ambito lavorativo!> Persino il venditore di Ramen più vicino al centro ha allestito un piccolo stand di “assaggi gratuiti”, preparando per l’occasione i suoi piatti da portata principale. < Oeee! Venite a provare il don più buono dell’intero paese del fuoco!> di tanto in tanto lo si vede destreggiarsi dietro una piastra < Sapete qual è il segreto del don? Che entra tutto in una ciotola!> aggiudicandosi l’occhiata di sua moglie < Neh, ma non è che ti sarai rimesso di nuovo a rileggere quel manga sulle battaglie culinarie? HO SPOSATO UN DEFICIENTE!> (…). Nel brusio della popolazione tutta, il suono dei taiko – tamburi tradizionali – disseminati su appositi palchetti rialzati annuncerà l’inizio della parata: da nord il primo dashi fa la sua comparsa, un carro allegorico dai colori di Kiri inizia la sua sfilata. Il secondo, da est, raffigura il tributo di Oto partecipante al festiva. Alla stessa maniera, da ovest proviene il carro di Kusa e per concludere anche quello di Suna – proveniente dal sud - in dirittura d’arrivo per il centro di Konoha ove il carro del paese è fisso, immobile. < Guarda mamma! Questo significa che tra poco anche le portantine con i kage saranno qui!> un bambino particolarmente euforico sembra indicare, con l’indice, una struttura particolarmente tradizionale: interamente di legno, dal classico assetto architettonico orientale, si solleva a palafitta ad un metro da terra e si erge almeno per trenta metri. Da quest’ultima si evince una sorta di terrazza ove cinque scranni aspettando i relativi Kage o rappresentanti. In tutto questo, c’è da dire che – dispersi tra i tetti delle abitazioni – occhi vigili e appartenenti agli Anbu di Konoha perlustrano il luogo probabilmente dopo aver ricevuto l’ordine dal comandante in carica. I cancelli di Konoha sono aperti, presieduti da chi di dovere ma che – tuttavia – sembreranno inclini a lasciar passare chiunque non si prospetti minaccioso. | [ Inizio Ambient ] [ Turnazione Libera ] [ Buon Kahei Matsuri a tutti ~]

20:44 Mekura:
  [in giro / festa] Non ha mai partecipato ad un festival, nulla di ciò: non aveva il tempo e se lo ha fatto lo ha fatto quando era molto piccola con i suoi genitori affidatari, per questo è così eccitata dalla novità. <Ai pronta? andiamo a mangiare qualcosa?> si sente come una bambina, in effetti ride come tale soddisfatta di aver vestito la sua bambina come se fosse una sorta di bambolina con un Kimono sgargiante di colore verde foglia, molto leggero in modo da non costringerla a stare costretta nei vestiti con una bella fascia di colore azzurro celeste alternato a dei patten che simulano le onde. I colori frizzanti sono evidenti e sottolineano i capelli chiari della bambina che intanto sta mangiando un Dorayaki arroccata come una scimmia seduta sul collo di Mekura la quale a sua volta è vestita in modo tradizionale. In effetti i colori ricordano molto quelli di una rondine: la parte principale è composta da una base nera le cui maniche e la parte finale si sfumano di blu con decorazioni curve su tutta la schiena rivolte verso il basso che simulano le penne ed il piumaggio di un rondone. Solo sulle spalle ricamata si trova una leggera composizione floreale che segue la linea delle spalle fino alle maniche. I capelli sono composti anche se continuano a mantenere quella sfumatura viola sulle punte ed una parte delle ciocche è stata portata indietro tenuta ferma da un fermaglio floreale bianco e dorato con tre fascette che scendono verso il basso coprendo in parte l'orecchio destro. L'Obi è leggero, non complicato, composto da una fascia bianca con una fascia interna rossa ed il nodo portato dietro con il simbolo degli Hyuga impresso sopra. Sono visibili anche l'anello di Yukio e la collana del fratello che questa volta ha deciso di lasciare fuori in vista. Il sott'abito composto dallo Yakuta è bianco. Sono solo loro due per ora: Yukio è da qualche parte, probabilmente sui baldacchini con altri Kage a dispensare consigli di saggezza, le raggiungerà quanto prima, sia mai che si perda qualcosa di divertente da fare. <humm, dopo che vuoi fare Ai?> chiede la ragazza ad Ai {altro Dorayaki e pooooi HUM! perché non vinciamo un peluche?} Mekura annuisce <si, se vuoi andiamo anche a ballare dopo...> neppure il tempo di concludere la frase che sente la voce di un bambino riguardo a dei carri allegorici. Si guarda intono e successivamente con Ai si dirigerebbe in direzione della parata, affrettandosi per trovare un posto in prima fila per poter vedere i portantini decorati e magari anche qualcuno di sua conoscenza. [ch on][abito a festa]

20:46 Yama:
  [a zonzo | festa] Notte a Konoha e non solo in quel dell’alleanza, il biondo attratto da bancarelle ed aria di festa decide di uscire per godersi il clima e cercare di farsi passare brutti pensieri venuti in mente, si tratti dei funerali o la guerra alle spalle. In abiti da festa il genin indossa un kimono azzurro susseguito da hakama blu chiaro, vestiti classici e nei suoi casi leggeri per assecondare l’aria di festa, un paio di zori di legno viene indossato ad infradito ai piedi, seguito da tabi bianchi, il coprifronte legato con una fascia al braccio destro è l’unico indumento tutt’ora nero in segno di rispetto verso la collettività dei caduti, più o meno vicini. Il biondo per semplice questione di difesa porta con se un fukumibari nascosto tra collo e bocca, ed una wakizashi rinfoderata senza decorazioni evidenti, collocata al fianco sinistro questa si legge mediante dei lacci quasi decorativi all’abito classico e le pieghe caratteristiche riconducibili ad un semplice houjutsuser, per chi non conosca la corporazione d’appartenenza. Tatuaggi riparatori su mezzo corpo sono quest’oggi ben visibili ed in mostra, comprendenti un kanji raffigurante la parola “neve” tra la spalla sinistra ed il collo, nonché una foresta estesa dal collo alla gamba destra ricoprente buona parte della parte destra del corpo. Apparentemente calmo per il clima festoso, il giovane eseguirebbe il sigillo della capra tenendo le mani giunte ad altezza del petto. Intento a concentrarsi il ragazzino cercherebbe di richiamare energie a lui interne concentrandosi su due parti distinte del corpo, la zona del terzo occhio da cui trarre energia psichica e la zona dello stomaco da cui trarre energia fisica, energie differenti e quasi opposte, che quasi contemporaneamente verrebbero richiamate e dosate. Il giovane poco dopo aver chiamato le due energie cercherebbe così di dirigere entrambe verso un unico obbiettivo, lo stomaco fissato ormai da tempo per l’operazione, il tentativo dovrebbe permettere come solito di fare andare l’una contro l’altra le due energie, psichica e fisica andrebbero così ad unirsi in un violento vortice interno creando un impasto uniforme di entrambe. L’impasto, noto come chakra, dovrebbe lui permettere più libertà d’azione, in eventuali occasioni di difesa, ma ovviamente anche in gesti quotidiani, non sarebbe da negare infatti che in caso di successo lo sguardo si dirigerebbe tra bancarelle, e dashi in arrivo, verso cui si soffermerebbe in punta di piedi per assistere allo spettacolo. [Tentativo impasto] [Chk 20/20] [Equip: Coprifronte | Fukumibari | Wakizashi rinfoderata]

20:51 Kimi:
  [In giro/festa] Non è arrivata a Konoha da molto, giusto un paio d’ore, il tempo necessario per trovare un alloggio e lasciare lì le poche cose che possiede e ha portato via dalla magione di Kusa. Necessita di una boccata d’aria, di qualcosa di nuovo e soprattutto di Kurako, certo questo l’ha omesso a Yukio ma ricorda perfettamente il loro primo incontro e forse sarà proprio seguendo la strada del potere che potrà ritrovare sé stessa. Ad ogni modo qualsiasi ricerca inizierà da domani, oggi si dedica alla vita da turista, per quanto girare con uno yukata nero con le tipiche nuvolette rosse. Il taglio dell’abito, grazie proprio ai vari strati di stoffa indossati e abilmente fermati, riesce in un qualche modo a ridarle una bellezza forse persa da troppo tempo, il suo corpo pelle e ossa sembra appena più carnoso grazie anche a quell’obi rosso che si lega in vita, appena poco sotto al seno e che stringe, una stoffa spessa a tal punto da non rivelare le sue ossa altrimenti fin troppo in bella vista. La figura che appare slanciata e non malata. Le maniche calano larghe lungo i suoi fianchi coprendo parte delle dita scheletriche e candide, l’anello che la identifica come mignolo destro sempre al suo posto. Le spalle sono appena scoperte, cade lo yukata gentilmente lasciandole in bella vista gran parte del petto con una scollatura a v che però nasconde completamente la schiena. Le clavicole che spiccano dato il peso corporeo decisamente basso, su tutto lo sterno e anche sulla parte di seno visibile, si nota il lascito di quei momenti di puro sconforto, varie volte infatti sulla pelle chiara e candida spiccano le bruciature in via di guarigione a forma di testa di lupo, la stessa identica testa di lupo che ricade come ciondolo alla base del suo collo, tenuta da una collana argentata e fine. I capelli sono sciolti, le arrivano poco sotto la linea delle spalle, un mare nero, oscuro un po’ come la sua anima. In tema con la giornata ha persino deciso di truccarsi, il volto che viene impreziosito da un paio di gote rosate, colorate una volta tanto che si oppongono alla carnagione di porcellana, le occhiaie sono state abilmente schierate, sugli occhi una linea nera e dell’ombretto azzurro a rendere ancora più magnetico quello sguardo ghiaccio, le ciglia che paiono ancora più lunghe. Mentre cammina si concentra attentamente sul chakra che già scorre nelle sue vene, per una questione di abitudine probabilmente, andrebbe a spostare quest’ultimo verso le sue ghiandole salivari, le gelose custodi del suo veleno. Con attenzione andrebbe a far transitare la sua energia proprio in quei piccoli forzieri tossici, lasciando che il chakra si bagni in quei laghetti velenosi e possa permearsi delle stesse proprietà tossiche che già normalmente possiede il suo sangue. Così facendo ora dovrebbe risultare velenosa al semplice contatto, i vestiti sono l’unica cosa che ancora le fanno da filtro. Le sue labbra rosse, colorate da un rossetto acceso, si piegano in una smorfia quasi divertita, sembra un sorriso. La solita sensazione di onnipotenza e forza che l’assale quando richiama l’innata, eppure questa volta non viene seguita dal disgusto, non sa nemmeno chi è perché dovrebbe già detestare quello che può fare? Ad ogni modo cammina per le vie di Konoha, probabilmente è anche ad uno sputo dal centro ma non ne ha idea, si limita a seguire il resto delle persone in abiti tradizionali e acconciature ricercate, ignorando gli sguardi che forse attira non tanto la sua figura da bambola ma lo yukata dell’alba. I passi sono leggeri, come suo solito limita i movimenti del bacino al massimo facendolo risultare praticamente immobile alla vista, potrebbe quasi suggerire l’idea di lei come un essere ultraterreno, in grado di svolazzare sfiorando il terreno più che camminare a tradirla però oggi ci sono quei sandali tipici neri, in legno e che per questo, per quanto lei sia leggera e stia camminando agilmente, emettono un suono secco e netto, sì si perde nella folla ma certo a fare ben attenzione di capisce che a produrlo è proprio lei, tra gli altri. Il carro di Oto attira particolarmente la sua attenzione, gli occhi esitano appena su di lui mentre sfila, si estrania dal mondo e lascia che per un attimo pure il suo animo martoriato si conceda una pausa, pensando a casa, un luogo ostile, pieno di sofferenze e di promesse spezzate e speranze mancate certo, ma Oto è pur sempre casa sua, ha combattuto per quel villaggio e ucciso portandone i vessilli [chakra on][arte del veleno liv 2]

21:11 Azrael:
 Un individuo in mantello nero saltella per i tetti di una Konoha addobbata per la festa della pace. Si respira aria di guerra finita, forse meno caratteristico di quello ferroso del sangue, ma certamente più rilassante. Come se avessero acceso una stecca di incenso al profumo di serenità e lo stia spargendo sul villaggio della Foglia. Al di sotto del mantello porta le insegne del Kage relative al proprio grado, giubbotto grigio scuro su di una maglietta nera a maniche corte, formate da una fitta trama a rete ed un paio di pantaloni fatti su misura, in modo che non lo intralcino. Il volto è coperto dalla maschera bianca, due linee di vernice nera dalla fronte fino agli zigomi, passando per l’alloggio per gli occhi ed il sorriso inciso perennemente su di essa, aguzzo e sadico, da orecchio a orecchio. Se ne sta appollaiato su un alto edificio, l’interno del mantello cela una ricetrasmittente con la quale organizza i lavori. Come gli occhi nascosti nella maschera scrutano una figura in particolare le labbra si arricciano al di sotto del sorriso aguzzo e bianco, la mancina raccoglie la radiolina connessa a tutti gli altri anbu in servizio che fanno da guardia alle porte e alcune sparse per il centro. < Qui è Yami. Mi prendo una pausa, voi continuate a fare il vostro lavoro, vi osservo. > Forse un po’ maniacale, ma ora tutto contento scende dal palazzo utilizzando le scale del sistema anti incendio ed in un vicolo isolato si cambia, o meglio, si toglie maschera e mantello, tenendoli ben celati alla vista altrui in una borsa e si avvicina alla Hyuga, silenzioso e rapido, per arrivarle alle spalle e sorprenderla poggiandole le mani sulle spalle < Ehi dolcezza. > esordisce, nel tentativo di schioccarle un sonoro bacio sulla guancia, prendendo poi ad accarezzare i capelli della bambina che si portano dietro con immenso piacere – del tutto inaspettato – da un bel po’ di tempo. < Sto lavorando, ma ogni tanto posso prendermi una pausa, ho pensato di passare a salutarti. > in pubblico cerca di mantenere un atteggiamento quasi “normale” almeno per due buoni amici, consapevole del fatto che Yukio potrebbe essere ovunque, sicuramente in compagnia di Hitomu o di altre alte cariche. < Non sei sola, ok? > le bisbiglia, tanto per rimarcare il fatto che qualcuno si è preoccupato per lei e quel qualcuno non è il Kokketsu. In guerra e in amore tutto è lecito, no? Ma fatto ciò, dopo aver fatto un cenno ad un rivenditore di dolciumi a cui andrà ora a dire < Date a queste due signorine tutti i dorayaki che chiedono, passo stasera a pagare. > comincia a vibrargli la tasca, avvisi di chiamata – tipo – da parte della sua legione di soldati mascherati < Torno a lavoro, stasera se non hai da fare passa da me, è parecchio che non passiamo del tempo insieme. > e chi ha orecchie per intendere, intenda. Così come è venuto ora se ne va via, riprendendo i propri vestiti e tornando in perlustrazione dopo averli reindossati. [posso fare solo questo purtroppo, il gentil fato mi giocherà come png. Buona serata!]

Il suono dei taiko giunge distinto, si perde nell’aria e viaggia fino a raggiungere i vicoli e le diramazioni di tutta Konoha se non oltre, sfiorandone i confini. L’intera popolazione in un tributo di applausi e ammirazione osserva con particolare entusiasmo ciò che gli altri paesi hanno offerto per la pace: il loro pegno, un dashi allegorico per auspicare altri cento di questi anni. < Umh.> annuisce la madre che dapprima aveva accolto le parole del figlio, rendendo noto l’inizio della parata. Miko ed Hoshi nei loro vestiti tradizionali – bianchi e rossi – vengono scortati dinanzi ai carri allegorici per la benedizione precedenti alle danze sacrali. Tra le retrovie il brusio di una manciata di ragazze – giovani apparentemente – potrà catturare l’udito di Mekura giacchè a poca distanza da lei. Qualora dovesse devolvere il proprio sguardo al loro favore, potrà notarle: vestite tutte alla stessa maniera, in un kimono molto meno tradizionale e alla stessa maniera sufficientemente “all’avanguardia”. Nera è la seta che riveste il busto delle ragazze, disseminata da fuori di ciliegio ad intreccio che si ripercuotono dal coletto alle maniche, fino alle balze della gonna leggermente corta – troppo a dispetto di un kimono tradizionale – del medesimo nero di cui è fatto l’obi tuttavia recintato in strisce di seta rossa. Tra le mani due ventagli di carta colorata, i due colori scuri predominanti del kimono sono gli stessi dei due oggetti che portano. Disperate, sembrano bisbigliare qualcosa tra il < Adesso come faremo?!> ed il < Siamo perse!>. Avanzando ed emergendo dalla retrovia, sbucando nella medesima area che accoglie la Hyuga, una parrà separarsi di poco dal gruppo fissando in maniera insistente le sagome della ragazza < M-ma è lei?> cinguetterà in direzione di una sua compagna che, quasi allibita, batterà le palpebre < No, ma assomiglia a Ruka-san!> incredule parranno domandarsi entrambe <... Perché no?> e alla stessa maniera si dirigeranno verso Mekura con un sonoro < S-SUMIMASEN!> proveranno ad attirare la sua attenzione < NON E’ CHE CI PUOI AIUTAR-> - <-SHHH! Chie-san! Non si fa così!> pungolandosi a vicenda, si metteranno d’accordo solo dopo per esplicare il punto della situazione < Ecco, oggi Ruka-san ci ha abbandonate e tu le assomigli terribilmente! Siamo addette all’intrattenimento della serata e adesso ci manca una ballerina…. Non è che…> - < TI PREGO TI PREGO TI PREEEGO> - <CHIE-SAN! BASTA! COSì LA MOLESTI VERBALMENTE!> se prima vi era dubbio sul loro essere gemelle, adesso non ci piove. < Ne va dell’onore del nostro paese!> Esagerata. Ad ogni modo, in guerra ed in amore è tutto lecito – dicono – ed è per questo che entrambe le ragazze avvicinatesi a Mekura non potranno fare a meno di notare chi discende a salutarla: quasi imbambolate dalla nonchalance che Azrael si trascina dietro, sembreranno addirittura vibrare come fangirl al concerto dei propri idoli. Fremono le loro mani, quelle di Chie addirittura lasciano la presa dal ventaglio ed un rigolino di sangue spunterà fuori dalla narice destra della propria sorella in un nosebleed di nota < Ma-Ma> pigoleranno < TU SEI UN—UN ANBUUU?!> perspicaci proprio. < ODDIO ODDIO TI PREGO UN AUTOGRAFO> comprendile: sono donnine recluse al santuario e che raramente vedono qualcosa di vagamente somigliante ad un uomo, che sia in maschera o meno. Ad una dozzina di metri – se non di più - la sagoma di Mai sembra essere investita dalle luci colorate del Matsuri. Uno dei venditori si sporgerà dalla bancarella al suono di < Hey tu! Perché non provi a pescare un pesce rosso al tradizionale gioco del kingyosyukui ?> davanti a sé potrà notare una vaschetta di legno contenente fin troppi pesciolini rossi che sguazzano armoniosamente. < Per soli 3 ryo puoi tentare la fortuna!> sghignazzerà l’uomo, aspettando una decisione da parte della genin e continuando ad agitare sotto il proprio naso uno dei retini fatti di carta di riso. Sfruttando la vicinanza di Yama, lo stesso venditore proverà ad attirare l’attenzione del ragazzo < Oeee! Perché non ci provi anche tu?> si rivolgerà a lui con lo stesso tono < Solo 3 ryo!> nello stesso istante < Kya!> le palpebre di una ragazza in kimono, dai capelli mori, si chiuderanno ed il retino di carta di riso si bucherà per la pressione dell’acqua < Non di nuovo!> borbotterà, frustrata per aver perso per l’ennesima volta: un’occhiata quasi remissiva verrà rilanciata alla volta di Yama, ricercando quasi le sue attenzioni < Non è che mi aiuteresti?> e se te lo chiede una ragazza, non sarebbe poi così educato rifiutare! Nell’allegria generale vi è tuttavia un alito di malinconia che pare pressare una ragazza che – per la propria apparizione – ha attirato non pochi sguardo. Il fascino che esercita sugli occhi di chi la osserva e ne ritrova un certo reverenziale timore è tanto, troppo se si considera che c’è chi può rimanere a bocca aperta. Forse i suoi passi, dapprima lenti, ora risulteranno quasi impercettibili poiché la mente sarà guidata dall’immagine di Oto che lo stesso caro allegorico sa esercitare: e solo lei potrà decidere, alla fin fine, da quali ricordi farsi divorare – tuttavia, quando il nero inizierà ad ottenebrare la mente, a riportarla a galla ci sarà un solo profumo di erba appena tagliata mista ad un soffuso aroma di pino, forte ma incapace di stordire, piacevole alle narici. Percepirà, dietro la schiena, qualcosa impattare all’altezza delle scapole: a concentrarsi meglio potrà percepire addirittura lo scandito battito del cuore di chi l’ha urtata, flebilmente, senza spintonarla né farle male. Prima di voltarsi, tuttavia, potrà notare come la mano di colui che ha osato urtarla possa avanzare – sfiorare il fianco destro – e porre dinanzi alla sua attenzione un semplice Shion dai petali viola, un aster tataricus per intenderci. < Sarebbe stato un peccato calpestarlo, non trovi –nh?> quello, il fiore della memoria – del ricordo. La voce di colui che sosta alle sue spalle, abile nella scelta dei momenti e dei gesti, potrà essere percepita in maniera ovattata. Potrà notare di lui il colore delle sue mani leggermente più scuro e, voltandosi, l’impatto con il bianco della maschera da Anbu che ne investe il volto. I fori, leggermente più grandi, lasceranno trasparire l’azzurro degli occhi ed il color mogano dei capelli che sfiorano le spalle. Solo a questo punto, retrocederà d’un passo per osservarla. Silenzio. I Taiko s’arrestano, e dall’ombra dei panni bianchi che vengono dischiusi dalle vie principali di Konoha, la sagoma delle cinque portantine s’intravede. Cinque, una per ogni paese partecipante, adornate coi colori del paese del Kage trasportate. Cinque che ospitano a loro volta il Kage di Oto – Kunimitsu -, Hotsuma di Kiri, il Kage di Suna e per concludere Yukio e lo stesso Hitomu: ci si auspica che i cinque siano vestiti nel modo in cui si conviene ad un Kage. Tutti seduti su di una comoda portantina, ubicate nei cinque punti diversi, separati verranno trasportati da dodici cittadini di Konoha offertisi volontari per tale onore. Dall’alto potranno ammirare come la gente del paese della foglia gioisce, allegra, nell’intento di osservare il volto di tali personalità eminenti. Sulla stessa portantina potranno trovare addirittura un cesto di frutta ed un calice di vino per potersi rinfrescare, seguendo la processione che avrà termine con la salita degli scaloni che porterà tutte le portantine nella stessa struttura: quella di trenta metri, esattamente su quella sorta di terrazzo che dà la vista su tutto il centro del paese. Da lì, potranno scendere dalle portantine e non solo avere tutta la visuale ma anche accomodarsi sugli appositi scranni allestiti per i cinque rappresentanti dei paesi.| [ Turnazione Libera ]

21:50 Mekura:
  [festival] Lo sguardo continua a spaziare cercando una determinata persona ed allo stesso tempo cercando di farsi piacere la parata cercando di rendere partecipe Ai descrivendo i vari carri celebrativi e chi ci sta sopra. Per ora tutto prosegue senza alcuna novità. Sospira piano e sussulta quando sente la voce di Azrael ma è Ai a reagire per prima cercando con le mani di spingersi verso il Nara provocando il sorriso acceso di Mekura "CIAO!" risposta della bambina seguito da quello della Hyuga, non è una sorpresa che la bambina possa riconoscerlo anche con la maschera addosso <anche oggi?> chiede a bassa voce guardando mentre offre il cibo giusto il tempo di dire qualche cosa in croce provando l'ilarità della ragazza scuotendo il capo mentre A si agita sopra la sua testa non proprio d'accordo di lasciare il Nara al suo lavoro. <grazie...> muove la mano senza rivelare nomi, sopratutto quando si tratta di Anbu, prima di guardare i carri <prima o poi spunterà fuori..> bisbiglia cercando il Kokketsu con l'inquietante idea che a trovarsi vicino a lui possa essere Kurona. Stringe i denti quando sente qualcuno chiamarla, corruga la fronte e poi sgrana gli occhi quando vede quelle donne chiedere aiuto, molto aiuto <i-io....> adesso si parla pure della salvezza del paese, bella storia.. <non sono neppure una ballerina come potrei anche solo aiutarvi senza fare brutta figura...potrei aiutarvi a cercarla!> afferma piuttosto a disagio per poi sospirare affranta quando queste urlano verso Azrael permettendole di guardare i carri e finalmente lo vede <eccolo!...> si lascia sfuggire un sorriso rimanendo fissa a guardare nella sua direzione [ch on]

21:59 Yukio:
  [Centro->Gradoni] "Io lo sapevo che dovevo fare tardi pure oggi!" Borbottando pesantemente fra se e se. "Bha, tutto sto vestiario appiccicaticcio, che fastidio" Il passo è svelto, non scatta per evitare di investire qualcuno ma comunque rende sempre vigile la propria vista per le imminenti catastrofi che possa scaturire lo stesso kokketsu. Avanti a se, alla sua sinistra, un chiosco. Che odorino... "Ml..." Ruotando gli occhi verso quel chioschetto con l'acquolina in bocca "[Empatia/Totoro] NON CAMBI MAI EH?! SI PUO' SAPERE DOVE SEI?! MI STANNO PORTANDO SUI GRADONI, DEFICIENTE! [/]" Non risponde nemmeno a quel poveraccio di totoro che ha utilizzato la trasformazione, tecnica banale ma utile, per parare un attimino le chiappette a Yukio che ha fatto tardi pure questa sera. Un balzo veloce, utilizzando il chakra questa volta per arrivare subito al chiosco e chiedere velocemente un raviolo al vapore uscito da qualche minuto di carne così che possa mangiarselo subito "Shh... Tra poco vengo qui a mangiare eh! Tienimi un posto!" Scattando con un balzo nuovamente in mezzo alla strada per raggiungere la portantina in cui sosta il proprio sottoposto. "Uhm gam- salve ragazzi" Già, iniziamo a far scombussolare i konohani così no? Due yukio nello stesso tempo, bel problema "Grazie mille!" Verso Totoro che scioglierebbe velocemente la trasformazione per spiccare un salto e finire sui tetti, seguendo in maniera celata la situazione. Mentre la portantina si muove succede tutto ciò, e non finisce qui! Yukio cammina assieme ai konohani che portano quell'arnese che per lui sembra una macchina mortale fino a che non finisce i ravioli. Già ne ha preso più di uno! Eh scusate, ne poteva approfittare dato che ormai si era fermato! Prova a guardarsi attorno in cerca di Mekura, sperando vivamente di vederla e non ci sarebbero poi chissà quanti problemi, forse per lui. "Su forza, non state imbambolat- CIAOOOO!" Verso Mekura, una volta intravista, sollevando la mano come un forsennato facendola ondeggiare a destra e a sinistra. "Oh ma ci siamo proprio tutti eh, che bello" Guardando avanti tutti gli altri reggenti, ormai è un 'soggetto' (come si suol dire: che soggetto...). Poi dopo tutta questa messa in scena di sua natura dovrebbe dirigersi verso gli scranni, salendo i grandini da solo senza molti problemi ed accomodandosi in maniera abbastanza scialla su di esso, ad un estremo, il destro. La cosa strana è che... Finalmente si è vestito decentemente dopo anni, sul serio.[https://41.media.tumblr.com/b0b5adc328d3c9f8b05532c9a7769625/tumblr_o1vup6zOh81srpqdjo1_500.jpg][ck on/se possibile]

22:03 Yama:
  [a zonzo | festa] Il giovane genin si trova per un istante non tanto distante dalla pesca del pesce rosso che tra tanti il gioco tradizionale diviene tra le prime cose ad attirare < uhm, due ryo ed un tanzaku ? deve essermene rimasto qualcuno giuro, …. Per i buoni propositi non si può mai sapere > lui beh a spendere non è il primo a brillare, un fogliettino per i propositi viene utilizzato quasi per contraccambiare anzi, si vede che se sarà tenuto qualcuno dopo ore di distribuzione in città, o forse per guadagnare quattrini extra. Ancora incerto su dove aver messo i foglietti, forse ancora con se, quasi più l’attenzione si direbbe attirata da una ragazza mora sbucata fuori poco dopo a chiedere aiuto < aiutarti in cosa uhm ? i pesci ? > e dopo la richiesta della ragazza le cose vanno man mano cambiando < ah, 3 ryo sia avanti > non solo perché si tratta di una ragazza – e par ovvio ammettere che la cosa attira – ma moralmente il giovane ronin non può rifiutare a priori, per quanto a modo suo tutt’ora attaccato al codice morale del bushido. Il biondino per altro attenderebbe l’arrivo del venditore per il pagamento del retino, pronto a pagare se non per se al meno per la sfortunata di turno. [Chk 20/20] [Equip: Coprifronte | Fukumibari | Wakizashi rinfoderata]

22:06 Kimi:
  [Folla] Quanto tempo è passato da quando ha sfiorato le acque del lago nero di Oto? Quanto tempo da quando si è addentrata nella magione Doku? Mille domande e altrettanti ricordi assalgono la sua mente indebolita dalla mancanza di un contatto umano e soprattutto amichevole. Mercenaria tra dei cacciatori di taglie, membro dell’Akatasuki, segni indelebili che si porta sul corpo e mille ricordi che rischiano di travolgerla e distruggere quella specie di precario equilibrio che finalmente pare aver ritrovato, quella tranquilla ricerca del potere e di uno scopo, quella freddezza che ha preso il posto della tristezza, ricoprendo di ghiaccio il suo cuore sanguinando, chiudendola così in una situazione di stanno. Ed ecco poi quel contatto, una pressione sulla schiena, attraverso quella stoffa particolare e così dannatamente adatta a lei. Sbatte le palpebre un paio di volte, come per riprendersi lenta cercherebbe appena di girarsi, il volto che inizia ad accennare quel movimento verso destra, il piede corrispondente che si alza, distaccandosi appena da terra, gli occhi azzurri che si staccano dal carro come per seguire il movimento di quel corpo che viene però bloccato. Si ferma andando a fissare il fuori davanti ai suoi occhi e lasciandosi pervadere da quella voce che le suona calda, sarà per la carnagione abbronzata che le ricorda l’odioso sole di Suna, sarò che ha solo bisogno di ricevere un po’ di contatto umano per sentirsi meno, beh un fantasma. La mano destra lentamente andrebbe ad alzarsi, la stoffa scivola lungo il braccio scoprendo così il dorso di quella mano, qualche piccola cicatrice di tagli ma ormai persino lì è passato del tempo. Le dita flesse, morbide, preda della gravita che all’improvviso ritrovano vita, si tendono andando così a portarsi, ossute, verso il gambo di quella rosa, non particolarmente attenta a non toccare la mano dell’altro, per quanto comunque non dovrebbe esserci contatto diretto, non lo schiva e non lascia grandi distanze tra le loro dita ma ad ogni modo evita di avvelenarlo, non è quello il luogo migliore e adirla tutta è stata piacevolmente sconvolta, sorpresa da quel gesto inaspettato e ormai dimenticato, una gentilezza rivolta nei suoi confronti, non legge odio e visto il tempo passato in solitudine la cosa ha uno strano potere su di lei. Non parla ora, lascia gli occhi esitare ancora qualche istante sui quei petali viola prima di voltarsi e cercare di scoprire finalmente chi è stato tanto delicato con ei. Non lascia la presa sul fiore così come non lo strappa dalle mani altrui, un continuo misto di sentimenti, un mare in piena che lei ha smesso di provare a capire, la sua mentalità, la sua sofferenza e anche quel ghiaccio avvolto intorno al cuore che non aspetto altro se non un po’ di fuoco per sciogliersi e liberarla, insomma tutto questo l’ha portata a fissare con le labbra appena appena socchiuse la maschera che si ritrova davanti <graz> si ferma, la voce che esce dalla sua bocca suona quasi come stanca, lontana come suo solito. Il volto torna a dirigersi verso le portantine, Kunimitsu quell’ingrata per cui ha messo in gioco la sua vita, vuole proprio guardarla mentre si fa la bella vita. E poi lì ci sarà anche Yukio, l’ha lasciato anni fa sparendo poi nel nulla, senza più dare sue notizie, vorrebbe scusarsi. Mentre lo cerca con lo sguardo sorride gentile e quasi dolce, gli è grata. Il tutto tenendosi stranamente stretta quel fiore, il gambo che ora verrebbe retto anche con la sinistra, davanti al suo petto. Distratta un attimo da quell’anbu sì ma non per questo distaccata, in un certo senso è solo come se lo avesse messo in pausa, attirata ancora una volta dal suo passato [chakra on][arte del veleno liv 2]

22:14 Hitomu:
  [Centro di Konoha] La Luna splende nel cielo questa sera, a voler mostrare a tutti i visitatori la sua bellezza sopra il Paese del Fuocoo. Miliardi di stelle si disegnano attorno a essa: di sicuro non vogliono fare brutta figura nemmeno loro. Sembra facciano a gara a chi splende di più.. E le iridi azzurre del Nono Hokage sembrano specchiarsi su quella volta celeste. Il volto riverso in alto a gustarsi quell'immagine mentre intorno può udire solo urla di bambini, di intrattenitori e delle tante persone che sono venute in visita a Konoha per partecipare a questo festival. In qualità di Hokage e di Villaggio ospitante, il jinchuuriki di Kurama è molto felice di veder così tante persone riunite questa sera a Konohagakure. La volontà era quella di dare una giornata di divertimento, di sollievo a molte persone e spera che a fine serata il Villaggio riesca in ciò. Si trova su una portantina disegnata con i colori di Konoha ora, ma mai come adesso si sento a disagio. Due gambe le ha, le può usare. <Chi ha deciso di farci portare su questi?> prova a parlare con le persone che stanno tenendo sospesa la portantina e che dovranno portarlo sulla struttura <Dovrò licenziare qualcuno..> gli scappa un sorriso, vuole far ridere i volontari in modo che perdano la concentrazione. Si sente a disagio a farsi portare su quella portantina, come se significasse essere più importanti di altri. Non è nel carattere del ragazzo.. Si è sempre mostrato come un ragazzo del popolo, pronto a mettersi a loro disposizione per tutto. No. Cambio di programma, dai. Il Villaggio è suo, accidenti. Potrà fare quel che vuole? Per una volta. Apre la porticina per scendere facendo un leggero balzo <Ragazzi, restate pure qui. Vi ringrazio comunque, andate a godervi lo spettacolo> sorride a ognuno di loro decidendo di mostrarsi in pubblico sulle proprie gambe. Una maglia a maniche lunghe di color blu scuro, il giubbotto di color verde riservato ai shinobi dal grado chunin, sotto un paio di pantaloni di color blu con una fasciatura bianca sulla coscia sinistra e ai piedi un paio di sandali neri. Questo è il suo completo, il solito. Adornato solamente da altri due oggetti. Sopra al giubbotto, indossa l'haori bianco con sfumature rosse con la scritta 'Nono Hokage' in kanji. Mentre in testa, indossa il cappello bianco di color rosso con il simbolo del Paese del Fuoco impresso al centro. Mantiene la testa rivolta verso il basso pensando se il suo vestiario sia adatto al contesto odierno. Che si combatta o che si faccia festa, il suo outfit è sempre quello. <Ma sì.. Fa niente> quante paranoie per un festival, oh. Caso mai, Bijuu dama e tutti a casa. Vero Kurama? Anzi, meglio non svegliar la Volpe che dorme. Shhhh. I teli bianchi vengono tolti e finalmente i cinque vengono mostrati al pubblico. Il jinchuuriki alza il volto lasciando intravedere al popolo le sue iridi azzurre, per poi aggiustarsi il cappello con la mano destra e mostrare il volto completo. Avanza, a passo delle altre portantine che trasportano i Kage mentre guarda Yukio che, come al suo solito, si diletta nella sua pazzia. Gli scappa un sorriso a guardarlo, e quello stesso sorriso lo mostra mentre inizia a salutare ogni persona del Villaggio e i visitatori che sono giunti fino a qui. Alza la mano destra mentre guarda qualche faccia familiare e lancia qualche occhiolino a chi conosce per bene. Tempo di arrivare alla struttura e gli rimarrà un tic all'occhio, se non si muove. Avanza, dunque, per poi giungere sugli scalini e salirli uno ad uno. Si ferma davanti alla sedia a lui dedicata e si rivolge con il corpo verso la folla alzando per un'ultima volta la mano destra in segno di saluto. Nessuna parola? Ci sarà tempo per quelle. Si siede, infine, aspettando che la folla si plachi.

22:24 Kurona:
  [Festival] Eccoci all'ennesima primavera, dove il vento porta via -trascinando oziosamente un dolce odore di Sakura- il sangue versato per la guerra. Dovrebbe esser oramai normare, sorridere a questi festival colorati e pieni di luci, dovrebbe esser normale fingere che mai sia successo niente. Ma questa sera, nello specifico, non è il caso di guardare alle tragedie della propria vita. I capelli neri come il carbone, ondulati abbastanza da dar quasi sempre un aspetto adorabilmente arruffato e disordinato. Scendono in lingue discordanti, troppo lunghi, troppo poco curati oramai. Deve aver pedinato Yukio nel suo ritardo fino a qui: Voleva forse lasciarla a casa? Fingere di esser un Kage normale, tra gente normale. Ma AH! Non è così che vanno le cose con Kuro-chan, nono! -Segni da nigga spasmodici-. Rimane accucciata in una carriola che segue passo passo gli spostamenti del Tessai. Dal chiosco. Le lamentele. Il suo salire e saltare un po ovunque. I capelli sciolti, forse per la prima volta dopo troppo tempo. L'aspetto trasandato e poco curato che le dona ed esalta in tutto il suo esser macabra, l'essenza Kokketsu come inchiostro sotto pelle. Una camicia nera palesemente di Yukio -che lei le ruba, perchè dice di sentire la sua mancanza quando non c'è- le pende dai fianchi coprendole buona parte delle cosce, assieme ad un haori lasciato aperto -tutto il vestiario nero, eccezion fatta per il classico stemma kokketsu che come sempre, vige tra le spalle ricoprendole la schiena. Celata, sotto una coperta, spinta da un vecchio Kusano di nome JOJO L'ANZIANO che ha dovuto subire il borbottare di Kurona da sotto qualche chilo di lana portata al festival per esser venduta. Un piede, un anfibio, sorge dalla copertona, oscillando sotto i passi della carriola. <Oh ma ora glielo faccio vedere io Jojo-sama.> Una voce miagola, da sotto quella coperta. <Oh ma poi vede eh-- mi molla a casa. Mi molla a casa, lui! CiOE!> .. <Che poi mi dico, che cazzo mi molli a casa? Non mi da abbastanza attenzioni, non credi? Cosa sono, un gattino?!> Scalcia con violenza l'aria, facendo cigolare quella carrucola nei prossimi cento metri di Yukio, che è da qualche parte, non si sa dove. La schiena si piega in avanti, saltando giù dalla carriola e cercando Yukio con lo sguardo. <CHICHI---> Gonfia adorabilmente le guance, mentre i capelli si gonfiano -arricciati e con una frangetta corta, a meno di metà fronte-. <Mi avevi promesso che saremmo venuti assie--> Ma poi, con la coda dell'occhio, cattura l'immagine di Mekura. Non ha neanche bene idea di come si siano lasciate l'ultima volta. Sfacciata? Prepotente? Ricorda solo d'averle vomitato addosso la sua intenzione di non esser per nulla onesta, quando si parla di Yukio. Le labbra rosse si chiudono, leggere, simulando l'infame sorriso cordiale di circostante: Oh, ma che bello. <Mekura.> Lo cinguetta, acida, in plastica palese. Se l'avesse saputo, si sarebbe fatta bella. E invece ora è un mosaico di vene nere in evidenza, labbra rosse come il sangue e occhi di bragia. <Che piacere--> [CK ON]

Yama e Mai, lanciate un dado 100 se decidete di provare a pescare. Se il risultato è compreso tra 0 - 49, fallite. Da 50 a 100 riuscite a pescare.

Ad accompagnare nuovamente la parata, oltre al suono dei tamburi ora s’aggiunge quello degli shamisen e dei koto, creando una melodia tradizionale e movimentata soltanto in relazione all’incedere delle portantine. Tra le tante, la particolarità dello star lì a trasportare uno Yukio fittizio sembra non aver suscitato il sospetto di nessuno dei cittadini che – festosamente – risultano convinti di sostenere il peso della “leggenda”. E sono pure contenti: nulla a confronto della reazione che avranno quando s’accorgeranno del misfatto. In primo luogo, Yukio troverà il favore ed il sorriso del venditore di ramen che si presta volentieri alla sua clientela con il monotono < Ma certo, si accomodi pur-> neanche a finire la frase che <…eh?> una gocciolina di sudore, e questa volta non dovuta al calore della piastra, righerà la fronte dell’uomo < M-MA TU-!> borbotterà < M-MA IO!> Maaa leeei. < MA NON ERI-?!> sulla portantina, appunto. Ora, considerando che la pressione del pover’uomo è già bassa di suo, e considerando che il calore della cucina non gli fa bene, lo si potrà vedere svenire al suolo per l’emozione d’aver visto Yukio così da vicino. E PER BEN DUE VOLTE! < Ah, non si preoccupi per lui.> rimbecca la moglie, scuotendo la mano con perfetta noncuranza < Così impara a leggere i pornazz—SIII UN ATTIMO E ARRIVA!> provvidenziali ordini cha arrivano prima di sputtanare tuo marito: lo stai facendo bene. Uno dei portantini, incapace di credere che non si tratti del vero Yukio e quindi d’accettare la realtà, si separerà dal gruppo e – munitosi di una scrivania, recuperata chissà dove – andrà in un angolino a capovolgerla urlando < ODIO LA MIA VITA>. Yukio avrà comunque la sua razione di ravioli, così come gli sarà concesso notare sia Mekura che la figura del Nara che sosta vicino a lei nei panni di Anbu, e addirittura le due ragazze che fangirleggiano: a tal proposito, proprio a causa di Azrael, sembreranno aver perso l’obiettivo principale tant’è che scuoteranno la testa in direzione di Mekura < N-no non ti preoccupare, anzi! Sai che ti dico? Prenditelo pure!> borbotteranno, cercando di lasciare a lei il kimono che un tempo era appartenuto a Ruka-san, ormai sparita anche dalle loro testoline. Mentre una delle gemelle continuerà a dimenarsi alla volta di Azrael, l’altra continuerà ad assillare e tempestare Mekura di domande, tra le tante: < Lo conosci? Da quanto? Non dirmi che è il tuo ragazzo! Ho sempre desiderato un anbu per ragazzo. ODDIO MA GLI CHIEDI L’INDIRIZZO DI CASA?! PER FAVORE!> molesta è dir poco. Da lontano, i reumatismi di JOJO L’ANZIANO – perché va in caps – si fanno sentire, tant’è che senza manco accorgersene riuscirà a cedere il posto ad un immigrato di Kusa trapiantato a Konoha: del resto la stessa Kurona sarà intenta ad evitare un blefarospasmo per il nervosismo e sarà assai difficile concentrarsi su Jojo-san che alla faccia sua stasera va a belle donne con la pensione. In compenso, al suo primo dire, si sentirà rispondere con un < SI SINIORA > abbastanza stonato, specie per la pronuncia. Ad una seconda frase? < SI SINIORA > ma non sai dire null’altro? < SI SINIORA> ANCORA?! E mentre Beautiful e The Lady danno vita al nuovo scenario che vedono come protagoniste sia Mekura e Kurona, un venditore ambulante di takoyaki s’aggirerà nei loro pressi, trascinando dietro di sé l’odore delle classiche polpettine di polpo < Taaakoyaki, comprate i takoyaki di Ryu-ya!> abbasserà lo sguardo verso le due < MA CHE ADORABILI DONNINE!> borbotterà, giusto per mettere carne sul fuoco. < Siete sorelle per caso?!> SORELLE! L’avete sentito? SORELLE. Avete la vittima sacrificale della sera, la pozza di fango è a cento metri. La sfortuna purtroppo risponderà negativamente a Mai, il retino si forerà giusto al centro proprio quando il pesce rosso sembrava esser stato tirato su. Con le mani vuote e forse un po’ dispiaciuto, lo stesso venditore – scollando le spalle – si rivolgerà a lei < Senti, facciamo che…> allungherà la mano dietro il suo orecchio destro e, rasente quei patetici giochi di prestigio, tirerà fuori un uovo. < Questo lo tieni tu. A breve si schiuderà, così avrai anche tu un animaletto.> Ma dargli un pesce aggratis, no?! Una coppia, giovane e appartata, incuriosita dall’assenza di figure adulte nei pressi di Mai, s’avvicineranno a quest’ultime col mero intento di chiederle <… Piccola, ti sei persa?> con l’apprensione di una madre che, ahilei, non è riuscita ad avere un figlio. Sono diversi, invece, gli occhi della ragazza che con ammirazione tracotante gongola alla cortesia di Yama. Arrossisce quando le concede il favore della pesca eppure, sul momento, riuscendo a pescare l’animaletto si sentirà in diritto di allungare la mano libera per agguantare l’orlo della manica altrui e chiedergli < Posso sapere il tuo nome?> stringendo appena la mano libera. < E-ecco io, vorrei sdebitarmi. Se me lo permetterai.> annuisce, convinta. Nei silenzi in cui sa scivolare la Doku, lo stesso Anbu tenta di scavarsi un varco senza violare né intaccare parte della sua libertà; non è precipitoso, e sapientemente lascia che sia lei piano piano ad adattarsi alla sua figura. Qualora ella stessa dovesse anche solo accidentalmente sfiorare i polpastrelli altrui, potrà notare come il caldo buono del suo corpo sa perpetuare anche involontariamente – ripercuotendosi sul derma altrui come una sensazione piacevole, accogliente, la medesima che sa fornire con la vibrazione delle pliche vocali. Egli stesso è un’immagine capace di dare piacere a chi sa guardare e vuole fermarsi a guardare, non è un caso che abbia scelto – per questa sera – una donna che di sguardi ne attira non pochi: come trovarsi al cospetto di un mare di pietre preziose e saperne riconoscere, tra tante, la più importante. Sa dedicare gli giusti spazi anche a chi soffre di cuore solo, reputa che di martiri ne siano già stati compiuti troppi – questa sera non può permettersi di far fermare il battito di un altro organo di fuoco. Con una certa lentezza si premura di osservarne il colore degli occhi, rivede nelle iridi di Kimi parte della sua immagine e sa dare il giusto peso ad ogni sua azione: pare addirittura mangiare, nutrirsi di quel piccolo rantolo d’attenzione, mentre la mano gli vien liberata dalla presa del fiore e le parole della donna raggiungono i padiglioni auricolari. Ne decifra il tono, la perspicacia di un anbu del suo calibro e l’esperienza sulle spalle gli porteranno sicuramente consiglio saggio che deciderà di ignorare nell’avventatezza del gesto: di nuovo quella mano dalle dita affusolate alla ricerca, questa volta, della sua guancia destra e parte del mento che proverà a lambire con le dita al fine di trainarla a sé senza tuttavia toccarla con altro. Per il divario di altezza si ritroverà a sormontarla < Così vicina eppure…> assottiglierà le palpebre: così lontana. < Occhi a me.> un modo come un altro per dirle: guardami. < Lascia che per questa sera sia io il tuo presente.> solo questo, prima di lasciare la presa dal suo viso e darle l’agio di osservare il Kage di Oto accomodarsi sullo scarno insieme agli altri. Hitomu, tra gli altri, non troverà una gran bella risposta dalla persona che è più vicino a lui: uno dei portantini, Sammir – il fratello di Change ovvero il nuovo portantino di Kurona – risponderà alla domanda “Chi è stato?” con un semplice < UN WUOMO.> quando il Kage scenderà dalla portantina, uno degli uomini – incapace di credere che anche il kage di Konoha si rifiuta di stare lì sopra – si recherà esattamente dove s’è recato l’uomo che dapprima trasportava Yukio, si munirà della stessa scrivania reperita chissà dove, e dopo essersi recato nel medesimo angolino di mondo designato dall’altro uomo, la capovolgerà al suono di < ODIO LA MIA VITA > all’unisono, con l’altro. L’Hokage potrà raggiungere lo spazio contrassegnato e osservare dall’alto il suo popolo. Dopo essersi seduto, gli altri Kage gli rivolgeranno giusto un cenno del capo – un saluto, un apprezzamento, un consenso. Uno dei funzionari avanzerà nei suoi pressi < Signore > pigolerà < Forse è il caso che lei faccia il discorso, signore.> in effetti, se solo proverà a rialzarsi dallo scranno, potrà notare un perpetuo silenzio calare sull’intera popolazione e lo sguardo di tutti forzatamente diretto verso l’alto, verso lui. [ Turnazione Libera ]

23:11 Mekura:
 Il tempo a questo di girarsi e di salutarla e Mekura in modo altrettanto entusiasta inizierebbe a muovere la mano destra salutandolo vigorosamente ridacchiando appena lo vede <YUKIOOO!!> e si unisce anche la bambina che agiterebbe entrambe le mani ovunque per sicurezza quasi non facendo caso al fatto che non sia li dove dovrebbe essere ma insieme ai volontari, davvero, se lo aspettava. Continua a fissarlo abbassando la mano prendendo un lungo respiro <Meno male è vestito bene...anche se avrei preferito il Kimono ci sta bene> scrolla le spalle <dovevo rapirlo con l'aiuto di Mr Totoro e divertirmi a vestirlo...va bhe per la prossima volta> non che sia vestito male, anzi, ha solo voglia di mettergli amorevolmente le mani addosso. Continua a guardare fino a quando non vede Kurona accanto a lei. Per quanto sia felice che non sia vicino a Yukio, da una parte vederla in uno stato così pietoso la preoccupa, in particolare perché Ai seguendo il tono della voce sta puntando la faccia verso la donna. <Kurona> la saluta sbattendo gli occhi preoccupata mentre si toglie Ai dalle spalle <ma che cosa è successo?> chiede sinceramente interessata alla cosa e senza malizia anzi piuttosto in soggezione con la figura spettrale davanti a lei. <....> non dovrebbe darle corda, per dire le ha apertamente dichiarato guerra sul fronte Yukio, ma non si può comportare in modo meschino per questo, anche se sta rivalutando l'idea di comportarsi bene con tutti. Sta per parlare ma ecco che le viene consegnato il Kimono tra le mani ora libere <ma..> e lasciata li con un'altra che chiede info <c-cosa?> si gira rabbrividisce per un attimo <ma no, ma...fermati> non sa come prenderla <no, non è il mio ragazzo!> si prende una pausa mordendosi il labbro sempre più in panico quando continua a chiedere cose <no! certo che no tesoro, hai idea di cosa significa dare un indirizzo ad un agente speciale?> scuote il capo <se le loro identità sono segrete c'è un motivo, non c'è bisogno che te lo dica una sconosciuta ad una festa> afferma riprendendosi dall'assalto affrontando la cosa con serietà e sospira <mi dispiace, davvero ma dovrai cacciarti il tuo anbu da sola...chissà magari ne trovi uno carino fuori servizio..senza maschera in volto> la butta li cercando di farla allontanare mentre vengono circondati da persone che hanno proprio voglia di morire. Guarda Kurona quando a lei ed a Kurona danno delle donnine e delle sorelle. <....> guarda altrove in particolare controllando Ai e il Kimono e poi Kurona <Kurona..ti va di cambiarti? ti posso aiutare> ha un kimono. [ch on]

23:11 Yukio:
 "Oh Hitomu, ho preparato una bella cosa dopo il tuo discoro, uhuhuhuh..." Già, quella risata non è mai stata rassicurante nel mondo ninja, sopratutto la sua che dopo anni l'ha sempre mantenuta e mai la cambierà. Il cappello cilindrico viene abbassato dolcemente e messo sulle proprie gambe accavallate mentre la mano destra fa fuoriuscire l'indice ed il medio che si poggiano sulle proprie tempie "Ci sarà da divertirsi questa sera... Decisamente" Fra se e se, con un tono di voce basso, riflettendo. Si farebbe poco più avanti con la schiena per osservare gli latri rappresentanti del villaggio "Kunimitsu, incantevole come sempre, l'invito è ancora valido per una cena fra colleghi?" Domanderebbe, quasi retoricamente alla dona, mostrandole uno dei suoi migliori sorrisi maliziosi ma rimanendo sempre celato in un certo senso verso la folla anche se sarebbe assai difficile capirne le parole e i suoi gesti mimici "Hotsuma, quanto tempo eh... Stanno bene i tuoi oggettini cari, sapevo di poter contare su di te" Passati tre anni ma non è cambiato di una virgola ah? Si rimette nuovamente seduto con i gomiti sui braccioli e le mani in avanti. Inevitabile è stato il contatto con kurona poco dopo che si è allontanato dalla vista di Mekura. Riaggancia i 'bersagli' per il gusto di seguirle entrambe, giusto per "Uhuhuh..." Sempre fra se e se, mettendosi letteralmente comodo su quella poltroncina in legno "Vai Hitomu caro, tutta tua la parola" Lasciandogli volentieri la parola su tutto, astenendosi da ogni forma di discorso, non è un tipo a cui piace parlare a così tante persone, se non per dare ordini ovviamente. Comandi. Ma questa è un'altra storia. Chissà che cosa ha in serbo per dopo il piccolo kokketsu. Alla fine di tutto ciò si è già segnato una persona sulla coscienza per ciò che ha fatto, anzi un paio. Non pensava ci sarebbero rimaste così male per la sua decisione, vorrà dire che le inviterà a cena nel chiosco del poveretto svenuto.[ck on]

23:17 Yama:
  [festival] Attenzione diretta per un attimo ai carri da ammettere, lieve quasi ai minimi storici, parliamo di un informatore di guerra infondo, della resistenza samurai fatta persona, proprio al momento qualsiasi cosa sarebbe in desiderio fare tranne incontrare un kage. Non molto dopo per seguire la compassione quasi come se fosse una regola si direbbe che l’attenzione si diriga dall’aiutata ai comportamenti ben meno che insoliti agli occhi del biondo, quelli di Mai < Yama, piacere > questi ben deciso a prendere al balzo il favore di dovere dirigerebbe non molto dopo lo sguardo verso la giovane divoratrice di pesci < ecco hai qualche spicciolo per offrire ? si tratta di quella ragazza laggiù > gli occhi rivolgerebbero lo sguardo verso la persona in cui più rivede se stesso, non molto tempo prima del resto, è evidente segno che il favore da ricambiare potrebbe essere una cena a scrocco, tutt’altro che per se. Questi indifferentemente da risposte negative o positive, finirebbe il dialogo con la mora convinto di trovarsela dietro, si dovrebbe trovare dopo non molto tempo ad alzare il braccio destro per farsi notare da Mai < Yo, così fame da cercare di mangiar pesci ? conosco qualche chiosco, se vuoi t’accompagno > non è da escludere che lo stesso giovane possa a breve attirare l’attenzione, privo del suo tutore ed ogni figura adulta a circondarlo < diamine, spuntano frati e sorelle come funghi > messo meglio dell’altra una sola differenza a poter evitare di mostrare lati peggiori è il tentativo del biondo di offrire un intera cena. [Chk 20/20] [Equip: Coprifronte | Fukumibari | Wakizashi rinfoderata]

23:20 Kimi:
  [Folla] Il cuore spezzato da quella rottura e solo momentaneamente tenuto a bada con chissà quale forza mentale, reperita chissà dove. Eppure titta la forza del mondo cade miseramente a terra davanti a quelle attenzioni così inaspettate e stranamente gradite. Il volto viene toccato e come tale forse il ragazzo mascherato potrà sentire il suo naturale veleno. In ogni caso lei si limita ad assecondare quel movimento, quella richiesta. La prima parte di frase forse nemmeno viene udita, persa com’era nei suoi ricordi e nei suoi pensieri, quei demoni che continuamente l’assalgono senza lasciarla mai davvero solo. A quella richiesta di attenzioni comunque risponde puntando quelle iridi ghiaccio in ciò che può intravedere attraverso la maschera, lo osserva quindi con il fiore che viene ancora retto tra le mani, ben lontana dal volerlo lasciare, un dolce ricordo che vorrà conservare per un po’ come per scappare dall’ombra di Katsumi e di tutto quel dolore, un modo estremo forse per fuggire ma estraniarsi dalla realtà in compagnia non le sembra un’idea così pessima. Si estrania quindi da tutto il mondo raggiungendo un mondo parallelo privo di dolore in cui lei non è il mostro che ormai non si riconosce più allo specchio. Accenna una smorfia sul volto, quello che potrebbe sembrare un sorriso, ma è differente dal solito, ammicca in sua direzione catturata dal suo modo di fare così affascinante, la stupisce sapere d’essere lei la prescelta per quella sera. Tutto di lui le suggerisce calore, in un certo senso le ricordano l’amore che la pervadeva in presenza dell’Uchiha, una sensazione che non smetterà mai di ricercare nei volti degli altri, nel contatto. Certo non crede in qualcosa di eterno ma è così sbagliato voler solo stare bene tra le braccia di qualcuno che non sia il nemico praticamente già morto? <e cosa dovrei fissare> domanda appena <una maschera?> analizza con attenzione i tratti di quella porcellana, il colore, i riflessi sotto a quella luce. La sua destra ora si staccherebbe dal gambo per poi andare lenta proprio verso quel volto. Una carezza che tenterebbe di ricambiare stando ben attenta a non toccare direttamente la sua pelle <attento a non avvelenarti> aggiunge mentre il contatto del suo polpastrello, iniziato circa all’altezza dello zigomo, andrebbe ad estinguersi, la mano trascinata dalla gravità. Nonostante la battuta sull’identità nascosta del ragazzo lei sembra non volerlo vedere in volto, voler tenere quel distacco, lo fissa e in un certo senso si lascia trascinare dalla fantasia, chiunque potrebbe celarsi dietro a quel volto di porcellana, con molta fantasia può anche convincersi di essere nuovamente davanti a Katsumi, può lasciarsi prendere dai suoi sentimenti e da quell’amore mai estinto[chakra on][arte del veleno liv 2]

23:33 Kurona:
 Per descriver meglio il vestiario, par una di quelle ragazzacce scappate di casa. Niente calze, ne parigine, solo una camicia nera dal colletto alto lasciato aperto per i primi tre bottoni, tipicalmente maschine, con una catenella dorata che collega la parte destra del colletto, a quella sinistra. Stessa catenella che troviamo sulla coscia destra -a mo di giarrettiera- che lascia pendere un piccolo kunai dorato ornamentale, ripulito dal sangue versato nelle ultime battaglie-. Tintinna dolcemente, spostandosi dalla carretta e lasciando una mazzetta di Ryo all'interno, con uno sfacciato tonfo sordo. <Grazie Jojo, vai a mangiarti del buò-> Si blocca a metà quando è improvvisamente cambiato il suo trasportatore, guardandolo tra lo stralunata e lo sconcertata. <Cosa?> Si boh, dov'è JOJO L'ANZIANO? -Va in caps perchè non rende in minuscolo-, alza un sopracciglio fine, semplicemente, mentre quello sorride ed annuisce "zi ziniora" <Ma cosa zi? Cosa?> Non lo sa, non lo sa nessuno cosa vorrebbe dire il nostro caro portantino emigrato. Ma non fa niente. Lei scuote semplicemente il capo, ascoltando in modo distratto le parole di Mekura e senza prestar attenzione ad Azrael in servizio, con la tipica maschera da Anbu. Le mani fasciate da bianche bende elastiche, fino a metà avambraccio, fanno sorgere solo una piccola parte del tatuaggio che la lega in modo indissolubile a Tsukyomi e sua figlia, Enma Ai. Dovrebbe bruciare. Ha solcato ogni singolo paese dell'Alleanza, ed ancora non la sente. Non una volta. Non un piccolo bruciore. Senza neanche accorgersi, avvolta nei suoi pensieri, si sta carezzando il tatuaggio: <Nh?> Il fare benevolo di Mekura, così dannatamente irritante da farla irrigidire sul posto. Dai lombi alle spalle, come se temesse d'esser toccata da un momento all'altro. Quell'aria trasandata che non rispecchia l'esser geiko -una volta, per sempre-. Gli occhi come brace bollente scivolano su di lei, andando a toccarsi le vene in evidenza sul collo, sul petto, su ogni lembo di pelle sottile e bianco come il latte. <E' semplicemente il mio vero aspetto.>..<Un bel regalo, da parte di tuo marito, non è vero?> Forse non l'esser disordinata, con i capelli lasciati sciolti ed arricciati in un modo naturale ma poco ricercato. Ripiega le labbra verso il basso, guardando di sfuggita Kunimitsu in prossimità di Yukio, e lui che si appresta in atteggiamenti simpatizzanti e cordiali, o almeno e quel che sembra. <Nhf-nhf.> Fa cigolar i molari infondo, stringendo la mascella in una linea affilata. <Classica geiko che svende il suo tortino di riso.> Riferito a Kunimitsu, a bassavoce, lasciando che l'uomo dei Takoyiaki passi urlando a gran voce il suo prodotto. <Chi è quella puttana?> Verso Mekura, con un tono affilato ma giustamente basso, poichè dev'esser uno dei Kage che non ha mai avuto il piacere di incontrare. Le spalle s'abbassano, fulminando con lo sguardo quello che insinua siano sorelle, mentre lascia trascorrer del tempo tra le offerte gentili di Mekura e vari discorsi che si susseguono nel trambusto del festival. Scuote solamente il capo, facendo un cenno con la destra dall'interno verso l'esterno, per scacciare il venditore. <Levati di mezzo, potrebbe esser mia madre.> Beh, a dire il vero magari Kurona, potrebbe esser la madre di Mekura. Ma questi son dettagli, dato che è lei che se la fa con suo padre. Sospira semplicemente, dando le spalle al suo amato padre, simulando con le labbra una frase inconfondibile, solo quando Yukio le presta l'attenzione d'uno sguardo. Una frase che ha ripetuto nell'ultima battaglia di Kusa. Una frase detta pure sotto tortura. Qualcosa di indubbiamente vero. "Ashiteru--chichi." Non un filo di voce, semplicemente mimato con le labbra, curvando il capo verso Mekura, così da sussurrarle qualcosa. <E' adorabile fingere di esser una famiglia felice..> Cingendole il fianco in qualcosa di molto simile ad un abbraccio. <Goditi il festival.. Mamma.> .. <Sono venuta solo perchè voglio vedere Kimi.> E detto questo, piuttosto lavativa, la lascerebbe andare -o meglio, si staccherebbe, immettendosi nella folla per inseguire Kimi---ma il suo portantino la sta seguendo. <Oh--cosa, cosa fai? Mi muovo a piedi, non voglio attirare l'attenzione.> Tenterebbe di scrollarselo di dosso, andando alla ricerca della sua adorabile Doku-sister. Passo dopo passo, fino a vederla da lontano. <Medusa!> Ne ricerca l'attenzione, sventolando in aria la destra. <Vieni a vedere papà?!> [CK ON]

23:38 Hitomu:
  [Centro di Konoha] Discorso? Sì beh, il discorso. Ovvio. Dove sono i fogliettini con scritto il discorso? Non li avete preparati? Di solito, chi fa il discorso deve solo leggere. Oggi no, eh. Con un cenno di capo, saluta tutti i Kage presenti al festival. Uno sguardo viene regalata a Kunimitsu sperando che quest'ultima non pensi che voglia andarci a letto. L'ultima volta è andata così.. Un saluto viene donato anche a Hotsuma, il Mizukage non è noto per farsi vedere in giro ma è felice che questa sera si sia concesso una giornata insieme al resto dell'Alleanza. Un saluto al Kazekage, uomo con cui ha saputo riallacciare finalmente i rapporti tra loro e tra Konohagakure e Sunagakure. E un ultimo saluto a Yukio, che sia lui o no, lo saluta comunque. Chissà cosa avrà preparato.. Sicuramente si aspetta una pazzia dal Kokketsu, poco ma sicuro. Mentre ascolta le parole del suo funzionario, riecchieggiano nella sua mente le parole di Sammir <Un wuomo..>. Cosa avrà voluto dire Sammir, fratello di Change? Per ora non può saperlo. Ma lavorerà con una squadra ANBU per investigare. Bene, allora è il momento. Il giovane fa leva sui talloni per portare il suo corpo in posizione eretta. Guarda il popolo mentre un sorriso si disegna sulle sue sottili labbra. Lo sguardo volge ovunque tra la folla, tra chi è pronto ad ascoltare le sue parole e chi sta provando magari a pescare una carpa. Proprio come è successo prima, poche ore prima che si riunisse con gli altri Kage. Ha fatto un giro con Hana riuscendo anche a pescare una carpa adatta per il laghetto artificiale presente nel giardino dell'abitazione dei genitori di Hana. Ha passato un po' di tempo con la nipote e ne è felice perchè si sono divertiti. Proprio come una vera famiglia. La concentrazione ritorna sul discorso da fare e compie un passo in avanti mentre la folla va a calmarsi, quasi come se stesse aspettando le parole del ragazzo. Si schiarisce la voce, mentre Yukio gli da il via libera per cominciare a parlare <È un onore aver qui, nel Villaggio di Konohagakure, cittadini di ogni Paese: persone del Villaggio della Pioggia, del Villaggio del Suono, del Villaggio della Sabbia, del Villaggio della Nebbia e del Villaggio dell'Erba. Un ringraziamento speciale lo devo fare alle persone alle mie spalle perchè hanno reso possibile tutto ciò> afferma mentre ruota leggermente il busto verso i Kage indicando ognuno di loro con la mano destra. Un ringraziamento ai colleghi si fa sempre, è d'obbligo. <Il Villaggio di Konoha si è preparato molto per metter in piedi tutto quello che vedete e vorrei ringraziare ogni persona che ha partecipato per organizzare questo festival> un ringraziamento ad ogni persona di Konoha deve farlo, se lo meritano. <Come ben tutti sappiamo, questi ultimi mesi sono stati difficili per tutti i Villaggi. Ognuno di noi ha dovuto affrontare battaglie per salvaguardare il proprio Villaggio, la propria casa e per difendere i civili e le persone che più amiamo. E sono orgoglioso nel poter dire che la minaccia che ha sfidato tutti noi è stata sconfitta una volta per tutte e che l'Alleanza ne è uscita vincitrice> si aspetterebbe un boato dal pubblico, come è normale. Ma continuerebbe ancora <Durante questa guerra, noi tutti abbiamo combattutto e difeso il proprio Villaggio fino all'ultima goccia di sudore.. Ma purtroppo, come in ogni guerra, alcuni nostri compagni sono morti sacrificandosi per noi. Sacrificando il loro amore per il Villaggio per difendere tutti noi. Ed è per questo che vorrei regalare loro un ultimo pensiero, per ricordarli ancora una volta tutti insieme..> si ferma alcuni secondi rimanendo in silenzio e rivolgendo uno sguardo verso il cielo. Tante, troppe, sono state le vittimi innocenti di questa guerra e sarebbe una vergogna non ricordarle. Dopo il silenzio e sperando che la folla lo abbia seguito, continuerebbe il discorso per terminarlo <La perdita dei nostri compagni deve farci rendere conto che la guerra non porta a nulla di positivo. Rimaniamo uniti. Manteniamo questo legame che oggi ci ha permesso di ritrovarci tutti qui, anche se di Villaggi differenti> alcuni momenti di pausa per poi riprendere <Portiamo avanti giusti valori in modo che per i nostri figli ci sia un mondo migliore. Oggi finisce un'era e ne comincia un'altra dove saremo tutti a noi a scrivere le pagine di questa storia. Guardate chi avete ora accanto.. Se un amico, se l'amore della vostra vita.. E gioite con loro di questi giorni. Divertitevi, godetevi la libertà.. L'Alleanza ha vinto questa guerra..> si ferma, un'ultima volta <.. E ora la pace regnerà> conclude così il suo lungo discorso, lungo ma forse dovuto in un momento come questo. Saluta la folla con compostezza ritornando a sedere sulla sedia assegnata a lui.

Cadono Chibaku Tensei su tutta la folla

Con la sufficienza di chi, alla fine, si trova a proprio agio nel sedere su uno scranno tanto alto, Kunimitsu accavalla le gambe degnando gli altri di uno sguardo a malapena. Austera nel portamento ma alla stessa maniera si ritrova a proprio agio, scoprendo addirittura parte dell’incarnavo candido delle cosce alla volta dei più a causa delle modifiche apportate al vestito da Kage. Non ricade nel volgare, si chiaro, nemmeno quando il gomito destro saggia il poggia mano della poltrona lasciando che il palmo della destrorsa s’apra per accogliere il suo viso. Assottiglia le palpebre, concede un’occhiata a Yukio ed un mezzo sorriso dai lineamenti a tratti macabri e a tratti affabili, ritrovando anch’ella nella malizia un valido contributo < Ci sono sapori che le mie labbra attendono ancora di provare > principia, umettando di poco le fessure scarlatte con la propria lingua < Se sarai in grado di soddisfarli, ben venga.> replica in direzione di Yukio, senza scomporsi minimamente. Per quel che riguarda Kunimitsu, forse il più silenzioso tra tutti, si limiterà ad osservare il ragazzo a tratti scuotendo il capo, a tratti annuendo: poco propenso alle parole, oggi. O forse poco propenso a lasciarsi trascinare nell’euforia di Yukio, troppo radicato il senso del dovere e la sua morale da spadaccino per potersi distrarre anche solo un attimo. In compenso, lo stesso Kokketsu troverà i suoi bersagli: Mekura ancora tampinata dalle due ragazze che pian piano sembrano adirarsi, sconcertarsi, rimanere alquanto deluse. Comprendendo che non ne ricaveranno nulla, scuoteranno il capo guardando addirittura storto la povera ragazza al suono di < Nhè, questa non ci dice nulla!> - < Già, che scorbutica.> - < FA PURE BATTUTE! TANTO LO SAPPIAMO CHE IL RAGAZZO NON CE L’HAI!> beccatasi la linguaccia di Chie-san, le potrà adocchiare entrambe prendere la strada inversa: per lo meno si sarà sbarazzata di loro. Chi rimane? Un venditore di Takoyaki, il nuovo portantino di casa Kokketsu, e Kurona. Kurona. Kurona. Ah, sì. Kurona. La stessa donna che, con una sola occhiata, sembra cremare parzialmente il povero venditore di Takoyaki che – rabbrividendo - non potrà far altro che prostrarsi ai suoi piedi in un inchino reverenziale al suono acutissimo di un < GOMENNAAAASAIIIII> piagnucolato, stridulo, manco avesse bestemmiato i kami. < I-IO NON VOLEVO SINIORA! Sono solo un sottopagato del governo. LA PREGO MI DIA UN LAVORO!> UN CHE?! < SI SINIORA> ripete, giustamente, Chang. In questo frastuono, tuttavia, non appena le sue stesse dita sfioreranno il tatuaggio che la lega invisibilmente ad Enma Ai potrà avvertire un bruciore: non al corpo, non alla zona interessata, quanto più alla testa. Una fitta, di quelle assillanti, che durano un attimo ma che sanno affliggerti tanto da sembrarti un’eternità. La leggera nausea dell’impatto, il senso di svenimento per poi riacquistare pian piano lucidità, lasciando che il dolore si dissipi. Potrà ad ogni modo raggiungere Kimi, ma non prima che le parole dell’Anbu vengano pronunciate: < Dipende. Sai vedere oltre?> Non parla di una particolare capacità oculare, parla di ben altro: parla della capacità che si ha di scavare oltre la superficie delle cose, di ricercare la verità – una richiesta singolare, non c’è dubbio, ma tremendamente azzeccata. Come ricambio delle sue attenzioni, ne riceve la solleticazione delle cellule con tanto di tossina velenosa, subendo in parte i colpi dell’avvelenamento che riesce a diramarsi sul derma del ragazzo: paradossalmente, così come prima era immobile l’arto rimarrà tale anche in questo momento, creando una situazione di stallo che suppone sia più che voluta dall’altra. Non accuserà con particolari mugugno ciò che lei infligge e alla stessa maniera lui si rifiuta di evitare, con consapevolezza – una placida rassegnazione e la dimostrazione del fatto che, nonostante tutto, uno come lui può sopportare questo ed altro. Cosa può leggerci in un gesto del genere? Perché avvelenare qualcuno deliberatamente? Odio? Forse. Frustrazione? Molto probabile. E non può fare a meno di sorridere, sornione, schermato dalla maschera che tuttavia sembra incapace di poterne nascondere le espressioni benchè occultate alla vista di Kimi. Inspira, con la mano libera e non avvelenata proverà addirittura a sfiorarle i capelli raccogliendo nell’indice, mediante l’ausilio del pollice, una ciocca di pece. Avvertirà la pressione sulla maschera ma non se ne farà un problema, considerandola fissata fin troppo bene per poter essere tirata via con tanta semplicità. < Per quanto la Digitalis possa essere velenosa, l’erbaccia non smetterà mai di crescerle attorno.> gioca sul suo essere velenosa e allo stesso tempo, sul suo nome che lei non conosce: Zasso, del resto, significa proprio questo. Erbaccia. Dall’altra parte, invece, in prossimità della bancarella la coppia che dapprima s’era accostata a Mai – dopo che le sarà stato regalato l’uovo – lascerà scivolare lo sguardo su Yama e deciderà di scrollare le spalle e andare via, convinti effettivamente che la bambina sia stata accompagnata. La ragazza mora, d’altro canto, annuirà flebilmente rovistando nel sacchetto di seta, restituendogli in parte i soldi che egli stesso ha offerto per la pesca < Ecco.> pigola, incassando la testa nelle scapole: non sa effettivamente se ammirare la nobiltà d’animo altrui o il semplice fatto che non se la fili, ed è proprio per questo che non se la sentirà di prendere parte alla cenetta e risponderà con un semplice < A-allora ci rivediamo, sì.> girando i tacchi e provando ad andar via, col cuoricino spezzato. Ci pensa l’insegna luminosa di una bancarella a tirare su di morale sia Mai che Yama, in prossimità di un veditore di dolciumi: Bocchan Dango, Dorayaki e per chi ama qualcosa di più “salato” anche dei deliziosi Takoyaki per pochi spiccioli. Il rullo dei Taiko s’arresta ad ogni modo, il silenzio trova spazio e frattura tra le parole dell’Hokage che vibrano nell’etere spandendosi per tutto il paese quasi come se nell’effettivo le strutture fungessero da cassa di risonanza per la sua voce. Le parole che attecchiscono negli animi dei compatrioti, suscitano le più disparate sensazioni: euforia, entusiasmo, commozione. C’è addirittura chi piange, come Sammir che – pur non capendo una parola – si commuove: non si capisce se per il discorso o per il licenziamento. Quando l’ultima frase tocca il cuore di tutti, la voce di tutto il popolo si unisce in grida vittoriose, in consensi che sanno trovare l’apprezzamento di tutti, in applausi solenni ed esternazioni di emozione. Una volta che, tuttavia, anche lui si sarà ritirato potrà notare – all’ombra dell’edificio ma sullo stesso pianerottolo, nascosta agli occhi dei più, la sagoma di una persona a lui conosciuta e che continua ad accarezzare il proprio ventre, come a suggerirgli pace e tranquillità, affetto – sebbene a distanza.

00:12 Mekura:
 Scuote il capo estraniandosi dalla scena di Kurona per tornare su Yukio. Forse è gelosia, forse è solo un pensiero di troppo, forse sta mandando a quel paese il buonismo, ma chiudendo la mano sinistra a pugno darebbe un colpetto a Kurona per attirare la sua attenzione senza parlare per poi puntare il dito verso Kunimitsu a denti stretti prima di abbassare le mani e di tappare le orecchie ad Ai che intanto ha sgraffignato un'altro Dorayaki offerto gentilmente dalle finanze di Azrael <chi è quella puttana?> e se arriva a dirlo dice lei ci sono dei problemi sopratutto se in sincrono con Kurona . Dopo l'infamata si occuperebbe di nuovo di Kurona <...> quello lo ha fatto Yukio? intende con quella particolarità che sta cercando di spargere ovunque? per questo è legata a Yukio?. Rimane a fissarla corrugando la fronte seriamente mentre questa le afferra il fianco sussurrandole qualcosa, nuovo veleno immagina <...> la guarda storta stringendo i denti prima di rispondere al sussurro <io sono solo la madre di Ai...e qualsiasi figlio darò a Yukio> e con la frecciatina così con un sorriso sulla faccia provocatorio la lascerebbe andare, l'unico rammarico? non poter andare da Kimi: dalle sue parole ha detto che è qui da qualche parte, ma non ha voglia di condividere anche lei con quella li.Non bada neppure alle due sgallinate [ch on]

00:34 Kurona:
 <Qualsiasi figlio di Yukio--sarà esattamente--come--me.> Le ultime parole sussurrate all'orecchio della sua adorata Mekura, lasciando la linguetta biforcuta sibilare in un cenno perverso e divertito, come se tutto quello, tutto quel rancore, gelosia, odio, la stesse in qualche modo stuzzicando ed intrattenendo. Una menzogna? Assolutamente no. Il sangue nero è dominante, divora, brucia, infetta, qualsiasi altro tipo di sangue, andando inevitabilmente a scambiarsi a quello. <Chissà se un neonato sopravvive.. A questo.> Mekura non ne ha idea. Non può sapere cosa si passa nel cambiar il sangue. Non può sapere cosa si passa mentre il gene demoniaco e quello umano si mangiano a vicenda, come divoratori di carogne. Forse dice una triste verità, forse vuol solo intillare del timore nella donna, che lei e il suo grande amore; Yukio Kokketsu, possano non avere mai figli.[--] Sta camminando forse verso Kimi stessa, mentre la voce di Mai le giunge all'orecchio, con il suo piccolo ed adorabile ditino che la addita come sua madre. Forse non fa in tempo a ripondere ne a lei, ne al suo piccolo immigrato prostato ai piedi, presa da una confusionaria fitta. <N-no.> Lo sbiascica, come se volesse arrestare quel preciso istante. La voce di Mai. La voce del portantino, strillante. Madre. E forse quello che stava aspettando da tempo, è quello che non doveva mai accadere. Il tatuaggio si Tsukuyomi che inizia a bruciare, ridisegnando con furia quella stella a dieci punte dove nell'interno due serpenti -uno bianco, uno nero- s'intrecciano formando un cerchio. Il suo obbiettivo era Kimi, non troppo distante; ma in una frazione di secondo, in una seconda fitta sgraziata al capo, le par d'esser immersa in una vasca d'acqua bollente. Le voci distanti. Kimi troppo lontana. Le labbra che si schiudono riducendo ad un nocciolo di borbottii il discorso del Kyudaime Hokage. <E-> Incalza quel nome, come brace infilata a forza nella sua gola. Ed all'improvviso, le pare addirittura strano quel tono di voce: Che vergogna. Mostrarsi così deboli davanti a tutti. Ma chiunque stia giocando con lei -o che sia reale, quella sensazione- ha colpito il nocciolo tenero di quella corazza di ghiaccio. Come sciogliersi, alla fine. E' tua figlia, capisci? Qualcosa che è parte di te. Qualcosa che è di fatto il tuo lascito al mondo. Qualcuno che l'ha amata. Che la ama. E che lei ama nel modo più giusto che possa esistere, dopo tante, troppe, azioni sbagliate. Il tragitto interrotto dal suo bloccarsi, guardarsi attorno. E' li. Deve. <Enma!> Lo incalza tremante, mentre il passo tremante, minaccioso di farla crollare a terra, cerca d'esser stabilizzato di nuovo. <Enma!> Il volto, che si corruga nell'essenza della disperazione di una madre. Come può passar da sedici buffi e giocosi anni, a ventitrè pieni di dolore e torture? Una goccia salata che si fa strada tra le ciglia dell'arcana inferiore, infame compagna di questa vita da geiko venduta e solo dopo, kunoichi, solca il basso della palpebra, si sofferma, affacciandosi su quelle gote bianco latte. <Enma ti prego--ti prego..> Finisce per sussurrarlo, abbandonando tutto quel che prima potreva aver attirato la sua attenzione. C'è troppa gente. Se Enma è li, dovrebbe sentirla a sua volta. Fosse li, dovrebbe percepirla, no? E se lo fa, perchè sta scappando da sua madre? Gli anfibi neri, dalla battaglia nel sangue, a queste scene di mera distruzione psicologica, battono tonfi discordanti, facendola avanzare tra chi spinge e s'appresta ad ascoltar il discorso del Nono Hokage dall'alto del suo tettuccio. Che adorabile scena. La pace s'affaccia sull'alleanza trionfante. E la guerra interna, accende la sua prima miccia.. <Enma--ti prego-> .. <T-torna qui--> E riga la guancia, come vetro sul gesso, solo un altra riga, tra quelle vene nere. <Dove sei?> [CK ON]

00:34 Yama:
  [festival] La solita situazione che ci si trova d’avanti quando si cerca di aiutare qualcuno poco dopo < uhm,… ok > il giovane visto infatti la reazione della ragazza dopo i soldi restituiti guarda per breve tempo questa andarsene con evidente contrasto tra bushido e legge della strada, parliamo di dovere morale di aiutare i propri simili del resto, ma paga da ninja o meno c’è da dire che Yama non sia la ricchezza fatta persona < forse avrei dovuto vendere più biglietti e pagare di mio, beh, …. C’è di positivo che ora posso pagare la cena > lo sguardo si dirigerebbe così verso una Mai ben più bassa di lui e domande sul punto di emergere < raggiungiamo la bancherella e basta, tu domandi cosa vuoi e io do soldi, vai a chiedere prima tu ovviamente > portamento galante del genere prima le signore ? Ebbene no, il giovane tutt’altro che garbato a tal punto non sa effettivamente fino a che punto la fame altrui possa spingersi facendosi cauto sul cosa domandare dopo lui, per rientrare nel budget delle spese. Quanto riguardo i carri, beh si direbbe che il giovane non sappia precisare una risposta precisa < mah, saranno dove sta più gente > spallucce prima di dirigersi verso la prima bancarella, poco prima di iniziare una serata per rimediare ad errori di sorta stavolta riprenderebbe lo stesso biondo a presentarsi < io mi chiamo Yama > niente cognome al seguito della presentazione ovviamente, per evitare chissà quale complimento o complimenti di sorta. [Chk 20/20] [Equip: Coprifronte | Fukumibari | Wakizashi rinfoderata]

00:37 Kimi:
 Il suo veleno ha radici profonde, un padre stupratore, un omicidio prematura alla scoperta della sua vera natura un’abitudine, eppure guardo lì imperturbabile nonostante quel tocco, non fa altro che rafforzare quell’attrazione, il pensiero torna a Katsumi, il paragone è immediato. Anche lui aveva sopportato silente il dolore del suo tocco. Sorride quindi lei, una smorfia amara la sua mentre lo osserva, non risponde a quella prima provocazione <se liberi le tue labbra io potrò liberarti dal veleno, è spontanea, ancora preda di sé stessa, la realtà mischiata alla fantasia, il suo passato che si unisce al suo presente, quell’uomo incredibilmente simile a Katsumi, che poi lo è solo perché se lo è autoimposta, di paragoni da fare potrebbero essercene ben poco ma a lei basta, cullarsi in un’illusione è comunque meglio che affrontare la realtà. Tutto quell’idilliaco momento composto a voglia di evadere, abbandonare quel dolore, illusioni auto imposte e create si spezza magicamente con il discorso di Hitomu. Fissa la persona davanti a lei, sbatte le palpebre un paio di volte realizzando che non si trova in presenza di Katsumi, quello era solo uno stupido ed inutile sogno. Gli occhi si fanno lucidi eppure non piange, non riesce a piangere, ha finito le lacrime tempo fa ormai. Apre appena le labbra, un’espressione sofferente, si estrania ancora una volta da quel mondo, le bruciature auto inferte, quel simbolo dei cacciatori di tagli che svetta padrone sul suo corpo martoriato trona improvvisamente a bruciare e questa volta non c’è nulla di piacere, nessun brivido la assale, nessuna voglia di sorridere. Non sente le voci, non ode Kurona, solo sbatte le palpebre e fissa l’anbu davanti a lei. Lo osserva ancora e semplicemente ritrae quella mano che esitava ancora vicino al suo volto, stringe il fiore, nonostante tutto, non è il suo amato grazie all’Hokage si è risvegliata eppure le piaceva crederlo. Questa volta una lacrima esce, le palpebre si chiudono e a fatica una sola goccia inizia la sua discesa su quel volto candido, portando con sé tutta la tristezza e il dolere di un cuore che ha pensato di congelare ma non ha mai curato <dovresti cercare una perla sana> replica lei, come per allontanarlo <una medusa ferita non è mai un buon affare, ma conserverò di te un dolce ricordo> a malincuore allontana, anche se solo a parole, quello sconosciuto che è stato in grado di riaprirla <e forse un giorno> si ferma. No non riesce nemmeno a dirlo e pensarlo, una vita senza Katsumi non è una vita che vuole vivere, solo sognarla è stato un grosso errore. Abbassa lo sguardo <non dimenticarmi> sussurra quasi, sembra supplicarlo, una parte di lei che brava la felicità assaggiata in quegli attimi, una parte che non vuole ancora arrendersi alla sua sofferenza[chakra on][arte del veleno liv2]

00:38 Yukio:
 "Oh finito? Bravo Hitomu" Applaudendo mentre si solleva in piedi lentamente. Gli occhi si proietterebbero verso tutti i rappresentanti dei villaggi chiamati. "Oh... E dai, alzatevi" A bassa voce, come a dire, muvetv! "Ciao!" Alzando la voce, verso il pubblico "Già, ciao. Perchè a te ti conosco" Indicando l'indice verso una persona che conosce realmente, poi verso un'altra, un'altra ancora, e così via per altre due volte ma che pare non siano tanto prolungate e fastidiose "La pace è finalmente arrivata ed un piccolo demonietto che vi infastidisce non ha più la necessità di essere sempre in mezzo ad ogni cosa. Annuncio ufficialmente le mie dimissioni!" Le braccia si allargano, rivolgendo i palmi verso l'alto "È ora di instaurare una situazione di pace in tutto il mondo! A capo ci deve essere un portatore di pace reale, non un guerrafondaio! Kusa e tutta l'alleanza avrà il mio appoggio, ma da oggi... Avvierò il mio ritiro!" Le mani sbatterebbero sopra la sua nuca generando un eventuale silenzio tombale, mischiato poco ma sicuro da brusii generale. Un secondo netto dopo quel battito, ecco che una folata di vento avvolgerebbe in primis tutti i rappresentanti dei villaggi e in successione i ninja, quelli più vicini alla zona. Dall'alto un rumore strano che preannuncia l'arrivo dell'imperatore "Ciao bello mio..." Corax, certo che è lui! Dietro di se una scia di corvi che lanciano un canto diretto a tutti i partecipanti al corteo, o quasi a tutta la popolazione. Sulla maggior parte dei tetti che ergono sulla via principale delle palle di fuoco vengono generate, inclinate verso l'alto in modo tale che si scontrino a metà strada generando una serie di fuochi d'artificio rossicci che salirebbero in cielo, sfiorando le ali di tutti i corvi che fanno cadere le piume divenendo irrorate di una fiammella cerulea. Il battito di mani precedentemente creato era per l'appunto una tecnica che si sarebbe scaturita in questo preciso istante. Un filo di chakra fuuton spezzerebbe quelle esplosioni e quelle piume centrali andando a generare delle piume d'artificio più grandi e più colorate. "Tks, che cosa figa... Mi sono messo d'impegno un mese per fare le prove con i corvi" Borbotta, verso gli altri kage a cui non rivolge ancora uno sguardo diretto. La mano destra si infilerebbe nella tasca dei pantaloni estraendo le sue tipiche sigarette e accendino, senza mezzi termini "Bhe, signori... È stato un piacere lavorare con voi, ci si becca eh!" Iniziando a scendere lentamente i gradini lasciando che i suoi fuochi d'artificio continuino a salire fino ad esplodere per poi scendere in svariate maniere sotto forma di piume rivestite da fiammelle cerulee.[END][Annuncio ufficialmente le mie dimissioni da gestore, bravi tutti i pargoletti <3 un bacio al mio stupendo Akendo]

Nella commozione generale, il rapido crescendo delle voci diventa un climax discendente per l’intero Matsuri che è solo all’inizio dei cinque giorni prefissati benchè per questa sera paia animatamente concludersi nel meglio. Anche per Mekura la situazione s’alleggerisce, contando sulla dipartita di entrambe le gemelle pronte a separarsi al suono della parola “puttana” – capita l’antifona, sarà meglio levare le tende. Yama e Mai dal loro canto troveranno un ottimo posto dove passare la serata, scambiare una chiacchierata tra nuove conoscenze e cibarsi senza alcun freno, senza particolari impedimenti di sorta. Un nuovo abisso, tuttavia, sembra avvolgere la sagoma della Kokketsu: è il baratro della disperazione, incentivata a porgere un piede oltre il crepaccio con un semplice ricordo che solletica i recettori della mente portandoli a destabilizzarla, forviandone gli intenti. Ironico e allo stesso tempo beffardo, assurdo pensare come il destino l’attimo prima ci pone dinanzi la pace e quello dopo ci fa schiantare al suolo sotto la consapevolezza della sconfitta. La perdita, del resto, cos’è se non il cenno evidente d’aver sacrificato qualcosa per un prezzo troppo caro? Sotto l’agonia del bruciore, più mentale che fisico, il nome di Enma viene invocato eppure per quanto ci si aggrappi risulterà semplicemente il suono di troppi specchi graffiati dalle unghie eccessivamente lunghe di chi pare avvinghiarsi forsennatamente a qualcosa – ricerca i suoi occhi, ma non li vede. Ricerca la sua sagoma, ma nella testa non compare: la sua immagine è incastrata tra quelle protezioni mentali che la sanità ha posto come limite ultimo al fine di non scaturire nella pazzia. Non è questa l’ora. Non è questo il momento di cadere nel baratro: troverà ancora terra sotto i piedi, ma nessuno a curarle e pugnalate al cuore che solo una madre può sentire. A quella domanda non trova risposta – non ora. Condivide con quella che può reputare un’amica, una sorella o un’alleata, gli stessi sensi ovattati – quelli di Kimi ed il suo mondo precipitato, distrutto e ricostruito da chi forse troppo avventatamente ha avanzato passo in territorio nemico. E non se ne pente. Avvelenato e ferito, non distoglie la presa né il proprio sguardo. Un uomo non vorrebbe mai vedere lacrime rigare la gote della donna alla quale offre fiori e attenzioni, ed è forse per questo che col pollice lentamente si premurerà di allontanare quella lacrima. Ritrarrà la mano, portando il pollice appena sotto la maschera – all’altezza delle labbra. < Dovrai volerlo.> ritrarrà anche l’altra mano. < Solo allora non lo farò.> l’amore non è per i deboli di cuore: questa è una cosa che, esattamente come Kimi, anche lui ha imparato. Tuttavia, ha capito che l’affetto e gli amabili pensieri possono essere condivisi. Non si tratta di rinunce, si tratta semplicemente del saper fare una scelta consapevole – si tratta di sapere dove incontrare un muro e dove essere accolti a braccia aperte, sta tutto nella testa delle persone. E’ proprio con l’amore che il discorso di Hitomu si chiude, non prima delle parole di Yukio: in gran parte ovattate dal frastuono generale, in parte accolte dal silenzio che s’aspettava a causa dell’annuncio inaspettato. I più vicini si guarderanno in volto, straniti o sconcertati da quanto detto: c’è chi penserà addirittura si tratti di una presa in giro eppure soltanto adesso i fuochi d’artificio arriveranno ad imbrattare, in uno spettacolo pirotecnico, il cielo di Konoha. E’ sulla scia di questo spettacolo che si chiude la prima giornata del Kahei Matsuri, in questa ventata di pace e di cambiamenti, di novità, di avvenimenti che – sulla scia del vecchio – si auspicano fortuna per il nuovo futuro. | [ E N D ] [ Grazie a tutti per aver partecipato, vi amo <3 ]

Bravissimi tutti, spero vi sia piaciuto l'ambient <3
Per tutti 1 punto exp come premio e per la partecipazione, eccetto per Azrael soltanto perchè ha fatto un'azione.
Domani provvedo ad eventuali aggiornamenti nelle note fato <3