Hana e la misteriosa bambina

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con Hana

15:45 Hana:
  [Centro] E’ paradossale come, in tempo di guerra, sembri aleggiare fin troppa tranquillità nelle strade di Konoha: è la tensione palpitante di ogni abitante che, rinunciando a mostrarlo, tiene tutto dentro al fine di far sembrare tutto “normale” e allo stesso tempo si costringe a non aver paura. La chiamano “calma prima della tempesta”, quella. Lo sente nell’aria, l’ansia è palpabile e viene trascinata verso ogni snodo abitato del Villaggio della Foglia mediante il vento che scalfisce le goti della Hyuga. Lento è il suo incedere, scandito il passo, le mani strette intorno ad una busta di carta marroncina che contiene viveri essenziali con in più qualche dolce per il nuovo ospite che ha deciso di stanziarsi in casa sua senza alcun preavviso. E perché no, anche granuli di caffè – quelli che desiderava. Un cenno del capo e quanto le basta per congedarsi dal magazzino presso il quale ha acquistato il tutto, tornando poi sui suoi passi e sulla via di casa. E’ una figura mediamente slanciata, anche se non troppo a fronte dell’altezza esorbitante di Hitomu, o di Yukio, o perché no – anche quella di Akendo: a confronto loro, è una nana tra giganti. Avvolta nel soffice tessuto di un vestito elastico, nero, che ne fascia il busto arrampicandosi come edera sulle spalle mediante un reticolo di cotone che ne lascia intravedere la pelle, giocando con lo stesso motivetto sulle cosce, fasciate solo per metà dal tessuto nero a mo’ di pantaloncino. Un mantello grigio saggia le sue spalle, coprendo parte del vestiario e del porta oggetti che è stretto intorno alla circonferenza della coscia destra, contenente giusto un paio di shuriken, un kunai, filo di nylon ed eventuali bomba luce con fuuda annessi: maniaca del controllo, difficilmente di questi tempi uscirebbe di casa senza un’arma o un semplice tessen – come quello che si nasconde stretto, sulla coscia, insieme al resto dell’armamentario ma fuori dal porta oggetti quanto più semplicemente stretto dalla fascia nera. Sporge oltre il mantello il coprifronte di Konoha legato intorno al collo, la placca metallica col simbolo di Konoha risplende lì all’altezza del collo – a tratti sembra addirittura tronfia, fiera di portare quello che è stato per tanto tempo il coprifronte dell’Hokage e ora in suo possesso. Senza esitazione ma con relativa calma, svolta in un angolo assottigliando le palpebre: non potrebbe sfuggirle un dettaglio come uno zaino nel quale vi è riversato un fagotto di carne e ossa che dorme. < Nh.> arresta il proprio passo proprio dinanzi a quest’ultimo, adocchiando il cappello strambo di Mai. Una trovatella? Non le ci vuole molto manco per vederla tremare, e tanto le basta per issare la destrorsa e staccare il bottone sul collo che sancisce l’unione dei lembi del mantello. Ciò fatto, scrollandoselo dalle spalle, proverebbe ad adagiarlo sul corpo di Mai evitandole una ventata di freddo.

16:21 Hana:
  [Centro] Lascia scivolare via il mantello dalle falangi, cedendolo a Mai: non sentirà freddo o, per lo meno, non è sua abitudine lamentarsene quanto più sopportare in silenzio. A tratti sembra fin troppo remissiva, d’altro canto questo le ha sempre permesso di facilitarsi la strada per il futuro. Comprime le labbra individuando la figura di Mai pronta a sbucar fuori, benchè solo di viso, scorgendo allo stesso tempo la Hyuga. Infastidita dal non avere nulla che le occulti parte del viso, come suol fare con cappe o maglioni dal collo troppo alto, sembra addirittura ricercare col mento il coprifronte per poterlo issare leggermente e portarlo alla visione di Mai tanto per acchiappare due piccioni con una fava: raramente un traditore mostrerebbe il simbolo di Konoha e non in quelle condizioni, del resto. Poco avvezza nell’elargire parole, e sicuramente non mossa a pietà al cospetto di una bambina, sembrerebbe ritornare sui suoi passi se non fosse che parte di quelle parole non possono essere lasciate sospese in aria. Scuote il capo con pragmatica calma, inspirando lentamente. < No.> pigola, spicciola, dando giusta connotazione alla prima domanda e alla constatazione che ne segue. < Non sono nel gruppo di nessuno.> ci tiene a sottolinearlo, manco tenesse particolarmente alla propria individualità < tanto meno nel gruppo di un traditore.> ma questi non sono dettagli che dovrebbero assaporare la bocca di una bambina benchè ogni singolo organismo può essere, in potenza, un ottimo shinobi. < Tu, piuttosto.> cosa diamine ci fai qui? In uno zaino? A tremare? E i tuoi genitori? Tutte domande legittime. < Hai fame?> Davvero, Hana? Tra tante domande, proprio questa? Abbassa lo sguardo sulla busta che dapprima stava trasportando, rovistando in quest’ultima con le proprie mani. Benchè le passi per la testa di dirle che un traditore del gruppo di Ryota a quest’ora avrebbe potuto già farla fuori, eviterà di somministrare altri traumi ad una bambina che per pura supposizione potrebbe essere addirittura orfana di guerra. < Tieni.> le porgerà una barretta di cioccolato al “sakura”, tra le sue preferenze, cedendogliela qualora volesse accettarla.

23:18 Hana:
  [Vicoli] Difficilmente Mai potrà entrare nella borsa di carta della Hyuga: in primo luogo poiché questa è sita a più di un metro d’altezza, cinta dalle sue mani e quindi in prossimità del petto della ragazza che – per quanto bassa – risulta comunque più alta della ragazzina dai capelli verdi adornati da uno strano cappello. D’altro canto quello che ha in mano è un semplice sacchetto di carta, null’altro: indi a meno che l’altra non sia interessata ad arrampicarsi su di lei manco stesse scavando uno dei monti ardenti di Konoha e ad infilarsi in una sacca di carta della spesa che bene o male potrà rompersi, non dovrebbe nemmeno fare lo sforzo di scrollarsela di torno per quanto delicata possa essere la nipote dell’hokage. < Kusa.> rimbecca, comprimendo le labbra di rimando. < E’ lontano da qui, come ci sei arrivata?> un pretesto per sapere cosa ci faccia a Konoha e dove eventualmente accompagnare quella che passa come una reduce di guerra o una bambina offesa e privata di genitori. <Nh.> mugugna quando ode quella richiesta singolare avanzata dall’altra. Come può pensare, in un momento simile, da fungere come ausilio per la guerra quella che sembra essere null’altro che una bambina nemmeno iniziata all’arte degli shinobi. Le apparenze ingannano, così le hanno sempre detto: del resto ella stessa ha avuto su di sé grandi responsabilità fin dalla nascita. Eppure quello di Mai sembra essere un corpo sufficientemente esile da non poter incassare nemmeno un colpo. < Penso che, per quanto sia indispensabile il contributo di chiunque, ora come ora sia meglio cercare di sopravvivere. > è condizionata forse dal fatto che solitamente i primi ad essere evacuati son proprio i bambini, poiché purtroppo è tale che vede Mai. < Ad ogni modo non è bene che tu rimanga per strada. Ti accompagno al reparto clinico.> o ad una stazione di anbu, gli unici posti dove si sognerebbe di riportare un orfano. < Di carta?> che razza di domanda è? < No, non divento di carta.> risponde, semplicemente, senza indagare più di tanto. [ Chakra on ]

23:53 Hana:
  [Vicoli] Senza nemmeno sprecare molte energie riuscirebbe ad inquadrare lo zaino e a dubitare, nel contempo, che un oggetto possa aver messo gambe e piedi per scortare un essere umano in un altro paese addirittura. Scuote il capo trovando abbastanza futile sindacare o rendere noto il suo disappunto: l’ha pur sempre “Metabolizzata” come bambina e sarà difficile farle comprendere il suo punto di vista, a metro di giudizio della genin. < Vorrà dire che andremo in un posto dove ci sono altri bambini come te e che possono restare insieme, se non hai un altro posto in cui stare a parte quello zaino > un orfanotrofio, forse un centro di accoglienza per le vittime della guerra: ormai Konoha dovrebbe esserne specializzata per i tempi che corrono. Essenzialmente di poterla accudire non se ne parla, di suo incapace d’occuparsi anche di un pesce rosso a causa delle responsabilità da genin sicuramente non riuscirebbe a badare ad un altro essere umano. Di conseguenza, può semplicemente svolgere il suo lavoro da ninja ed informare le autorità giacchè più di questo non può sbilanciarsi. < Di carta.> ripete, ancora. Sembra particolarmente ostinata con la carta. < E come ci riusciresti?> perché non dare credito ad una bambina? Alla fin fine non ci vede nulla di male. <Hm, giusto.> quasi dimenticava. < Il mio nome è Hana.> omette particolari superflui a qualsiasi spiegazione, il nome le basta e avanza. Per quel che concerne il seguito invece, è abbastanza difficile spiegare quel senso di inadeguatezza che la pervade non appena una persona estranea – per quanto “bambina” – tenta di sfiorarla, figuriamoci lambirla in un abbraccio. Non comprende di primo acchito la necessità altrui di voler ricevere affetto, quella strana cosa che un po' tutti chiedono. L’ironia della sorte è che ci sbatte davanti l’evidenza di non averne mai ricevuto abbastanza. E poi c’è chi non l’ha mai provato, nemmeno lei che sotto questo punto di vista sembra essere la più repressa di tutti negandone l’esigenza. E’ una sensazione scomoda anche per la Hyuga che si vede precipitare una bambina all’altezza della gamba non sapendo nemmeno da dove cominciare: l’ultima persona dalla quale si cercherebbe affetto. < Ascoltami, Mai.> pigolerebbe, sfiorando appena con le dita affusolate parte dei suoi capelli aldilà del cappello. < Quello che stai facendo è comprensibile ma, fin quando questa guerra non finirà, non farlo più.> non abbracciare nessuno, in pratica. Non fidarti. < Il mondo non è un posto misericordioso.> “ed io non so abbracciare”, questo è quanto. < Solo per questa volta.> proverà a tirarla su, tra le braccia, cercando di raccogliere solo lo zaino in seguito. < Andiamo.> concluderebbe così la serata, trasportandola in braccio e tentando di riportarla in una struttura apposita. [ Chakra on ]