Benvenuta fra le conoscenze!

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con Yukio, Hana

21:59 Yukio:
  [Prati Fioriti] "Trallallero... Trallallà..." Riflesso del suo occhio in quello di un altro occhio. Bulbo oculare tenuto in un triangolo formato dal pollice, indice e medio della mano sinistra. Pupilla morta e sgranata di quell'occhio che fissa quelle naturali e moventi di Yukio "Uhm, poveretto... Ha scelto una pessima sera per fare un'imboscata" Occhio che esplode in mille pezzi trattenuto dalle unghie delle tre dita che lo tengono serrato, infilandosi come punte di coltello nella carne da macello su di un bancone. "Sangue... Da quanto tempo" Schizzi di sangue sparsi su tutto il suo corpo, sangue puro e cremisi che contrasta quello nero pece del Tessai in circolo sul proprio corpo. "Uno... Due... Tre..." Contando i cadaveri che ha ai suoi piedi mentre la lingua biforcuta sfoggia oltre le sue labbra assaporando il sangue dei soggetti caduti al suolo, ormai defunti "Una tripla uccisione, che cosa carina... Stupidi insaccati" Massaggiandosi la nuca con la mano destra inviando un messaggio telepatico al proprio sottoposto che è rintanato nella magione, sede di Yukio. L'abbigliamento del ragazzo è sempliciotto, sciatto anzi per il suo calibro a livello mondiale. Di fatti un pantalone lungo con cavallo basso elasticizzato e rigorosamente nero fa la sua scena, associata c'è una maglietta smanicata lunga fino a sotto la vita ed un cardigan indossato con le maniche fino ai gomiti e niente di più. Sfoggia senza problemi i suoi tatuaggi e quella rasatura con riporto a destra che lascia mostrare gli svariati piercing e orecchini sul proprio volto.[ck on]

22:13 Hana:
  [Prati Fioriti] Li ha disposti in ordine cromatico: dal rosa al verde, a seconda della saturazione del rivestimento zuccherino, a seconda della forma, a seconda della consistenza. E’ una mania, la sua: collegata non tanto alle sue necessità di perfezionismo quanto più al suo essere tremendamente legata ai canali visivi. Così, le basta guardare per assimilare più che ripetere ed emulare o sentire. Le basta guardare di sottecchi un volto per ricordarlo, le basta fissare in tralice qualcuno per poterne carpire l’odio e le basta dipanare la pupilla per mettere a nudo la bellezza che sta osservando. Marciando su questo indizio, non è difficile dedurre cosa l’abbia spinta ad ordinare e sistemare ben nove dolcetti giapponesi disposti in file e colonne da tre in una scatoletta di legno levigata e finalizzata a raccogliere cibarie. Un paradosso è la disposizione dei colori quando lei, invece, ne può avere soltanto due tutti per sé: il bianco ed il nero. Gioca sui contrasti dei suoi capelli e dei suoi occhi, decidendo di girarsi a destra quando è il momento di sembrare un volto comune e a sinistra quando invece c’è necessità di rasentare l’aspetto di un cieco. Cosa l’abbia spinta lontana dalla casa da thè di Kurona è il semplice desiderio di accompagnare ad un perfetto cha no yu con tanto di thè matcha un paio di dolcetti del medesimo stampo: è per questo che si è ritrovata con un paio di mochi in una scatola, nulla di più e nulla di meno. A lambire il suo corpo vi è la morbida stoffa nera di un haori che cade sulle spalle coprendo con ampie e lunghe maniche anche le braccia fino a raggiungere i polsi appena scoperti e le mani dalle dite affusolate, issate sopra le ginocchia piegate poiché seduta sulla riva del fiume a mo’ di indiana, cercando di emulare quanto sperimentato nella giornata precedente con la propria sensei. Intorno all’haori dorato vi è l’obi dorato, unica nota ad appianarsi con l’oro dei filamenti di cotone che tessono arazzi floreali sul nero della seta del capo di vestiario, stringe non solo la vita ma anche una pergamena – probabilmente quella dell’Hokage in base al permesso di rimanere a Kusa. Ha quell’insolita abitudine di tenersi fuori dal trambusto, ed è per questo che si è ritrovata allieva della Signora della casa da thè: un privilegio non da poco, a suo dire. Per onorarlo, ha deciso di dare anima e corpo per renderla fiera benchè l’abbia lasciata – la sera precedente – con un quesito irrisolto. Ritorna sui suoi supporti meditativi, lì dove il flusso respiratorio vien tolto dalla scena a favore dei due canali energetici: l’uno psichico e l’altro fisico. Nel discendere e risalire, s’affievoliscono lì dove rinascono a nuova vita generando il chakra della ragazza che proverà ad emanare anche se in maniera soffusa per potersi esercitare. < Nh.> le labbra si comprimono, lì dove il silenzio scompare ed il trambusto è questione di pochi attimi prima di mettersi a tacere: un mero caso riesca ad aprire gli occhi solo quando il silenzio torna ad abbracciarla. S’issa con una semplice spinta delle leve inferiori, tentando d’agguantare la scatoletta portata con sé fin lì. I piedi lambiti dai tabi tornando a calzare i geta mentre – in maniera cadenzata – il passo s’alternerà lì dove le pare d’aver sentito qualcosa. In tutto questo, qualora fosse riuscita a darsi un’occhiata intorno, dovrebbe comunque raggiungere l’atro di fitta vegetazione teatro dello spettacolino allestito da Yukio. L’odore ferreo del sangue potrebbe raggiungerle le narici senza generare in lei alcuna reazione: né disgusto né approvazione. E’ nel mezzo, come sempre. Ma qualora fosse riuscita a notarlo, nulla le vieterebbe di far cadere il proprio sguardo su di lui – pesante come una sentenza mortifera ma allo stesso tempo leggero come una piuma. Vive di sfumature paradossalmente differenti.

22:14 Hana:
  [Prati Fioriti] // [ Chakra On ]

22:28 Yukio:
  [Prati Fioriti] "Bleah, che schifo" Muovendo verso l'alto e il basso la mano sinistra per scrollarsi dalle unghie quella melma rimasta dall'occhio fatto esplodere fra le proprie dita. La lingua ritorna nella propria sede, sbattendo i due lembi di pelle con leggiadria fra le proprie labbra per poi rintanarsi. L'indice destro passa come un rossetto sul sopracciglio destro, massaggiandolo con quel tocco e sistemandosi la peluria mantenendo la linea sottile e affusolata che ha mantenuto col tempo "Oh... Un'altro compare celato...?" Domanda fra se e se senza guarda ancora Hana negli occhi. Percepita? Ormai è ovvio, la distanza è praticamente esigua, almeno per lui. "Raggiungi i tuoi compagni" Una rotazione del proprio corpo prevede il punto di perno sui talloni, principalmente il destro su cui fa maggior affidamento eseguendo così la rotazione in senso orario. Nel movimento il braccio sinistro si solleverebbe rimanendo parallelo al terreno, indice della medesima mano sollevata diretto contro il volto della ragazza. I tatuaggi sulle falangi ora son ben visibili dalla donna anche se l'ora e la luminosità scarseggia non poco. "...Mph..." Resta impassibile. Difronte al volto della donna uno spuntone acuminato ondeggia, ad un centimetro circa da lei. Uno spuntone composto rigorosamente da materiale nero, il suo sangue. Non parla, non dice una parola. Semplice silenzio mentre il suo sguardo finalmente si apre di più; le due linee che delimitavano le sue pupille si spalancano poco alla volta. Sclera nera e pupille cremisi ondeggiano dal basso verso l'alto, fino a posarsi su quelle di lei, rimanendo fermo, senza tremare da quel contatto, impassibile; solo il vento ne muove i vestiti e non accenna a placarsi per qualche minuto. Finalmente le labbra a schiudersi quando l'irraggiamento della luna lo risalta "Non è ora e luogo adatto ad una persona come voi..." Il tono è caldo, diverso da quello precedente che utilizzava fra se e se, appena rauco e... Ammaliante? Forse si, dipende dalle persone con cui si trova d'innanzi a parlare, ad ogni modo la guardia non viene abbassata, almeno per ora.[ck on][innata on/innata on a livello di ambient]

22:41 Hana:
  [Prati Fioriti] Sarebbe banale così come sarebbe una sporca menzogna ammettere di non provare un rigolo di timore: i piedi sono diventati ormai parte di un recinto di sangue su di un palco scarlatto fatto di erba contaminata e liquido ematico sparso lì dove organi più o meno saltuariamente sono stati sparsi come riso nei campi. Deglutisce in maniera impercettibile, così com’è abituata a fare un po’ con tutto: silenziosamente. Respira in maniera appena adocchiabile, è sempre stato un punto di forza così come una disgrazia potrebbe esserlo per chi ricerca attenzioni su di sé. Questo, ovviamente non è il suo caso, e le ultime attenzioni che vorrebbe attirare ora come ora sono quelle di un potenziale aggressore. Stringe le dita lungo il perimetro della scatoletta contenente i mochi, le nocche s’arrossano leggermente per l’aggressione dei capillari e della pressione esercitata sul supporto di legno. C’è solo un accento che sfuma con il suo modo di agire interiormente che – se fosse stato per questo – se ne sarebbe andato a gambe levate girando i tacchi da quella situazione. C’è l’orgoglio o quella presunta nobiltà d’animo inculcata da una famiglia avvinghiata fermamente ad ogni sorta di valore e tradizione, tanto radicata in lei da confinare la vigliaccheria nell’angolo più remoto del proprio honne e mostrare, come tatemae, una faccia di bronzo anche quando quella stilla di sangue dalle sembianze di uno spuntone ondeggia davanti la sua faccia. La saliva le si secca in gola, tant’è che non riesce nemmeno più a deglutire in maniera decente, eppure esteriormente rimane di marmo. E’ questa la paura? Non è certa di poter affibbiare il “timore” a questa situazione. Inspira, non trema: che sia paralizzata? Trasuda una tranquillità fittizia che potrebbe fare invidia. < Da questo, devo dedurre che invece..> un’occhiata a ciò che la circonda, benchè sia confinata ai minimi movimenti onde evitare lo sfregiarsi < sia il teatro e l’ora adatta ad una persona come lei?> un modo come un altro per incastrarlo nell’evidenza: è opera sua. Eppure, nonostante questo, non ha il tono accusatorio di chi ha l’intenzione vivida di metterlo con le spalle al muro. Chi è lei, per giudicare? [ Chakra On ]

22:57 Yukio:
  [Prati Fioriti] La sinistra esegue un ennesimo gesto, veloce, uno scatto verso il basso che fa annullare lo spuntone di sangue nero che mirava a Hana. Quella struttura che ha creato con la propria innata collassa, diventa liquido e crolla al suolo, ritornando al padrone Yukio "Esattamente Hana" schioccando la lingua sul palato, avvicinandosi poco alla volta alla figura di lei. Passi che si alternano per arrivare a dirimpetto con Hana. Gli occhi non la mollano per nessun istante, resta li ad osservarla, è lei la ragazza allora. Non credeva che si facesse viva così velocemente "Una persona che governa un'intera nazione e veglia per la protezione di voi, civili. Fammi vedere il permesso" La mano destra si allungherebbe in cerca del foglio in cui dovrebbe esserci scritto qualcosa da parte della Volpe "Inutile dire che se sei uscita da quel villaggio hai per forza i permessi da parte dell'Hokgake, uhm?" Inarca il sopracciglio destro "Oh, chiedo scusa... Yukio... Yukio Kokketsu" La mano modifica la sua postura, da parallela al terreno per ricevere il foglio ruota di novanta gradi in modo tale da poter stringere eventualmente la mano della ragazza se accetterà "Spero che i libri di storia non parlino in maniera negativa di me, è da tempo che non controllo per aggiornarli decentemente" Fra se e se "Erano disertori, esseri insulsi che stanno dalla parte di Ryota nella guerra, non avevano ugualmente molte possibilità di vivere con le guardie che ho messo intorno al perimetro e si. Leggo nella mente, Kurona è mia figlia" Schiocca nuovamente la lingua sul palato "Evitiamo i convenevoli da parte tua quindi, che ne dici?" Dalla tasca sinistra farebbe uscire il pacchetto di sigarette con tanto di zippo. Labbra che si schiudono per estrarne una dal filtro con le medesime e zippo che accende la corona standard della sigaretta per bruciarla "E comunque sarebbe gradita una motivazione per cui non debba farti un richiamo per essere uscita da sola in questo periodo di guerra e senza nessun ninja a scortarti" Fumo accumulato che esce dalle narici, verso il basso, rivestendo per qualche secondo la maglia smanicata grigiastra per poi risalire, sorpassando il suo volto per disperdersi nell'aria.[ck on][innata on]

23:18 Hana:
  [Prati Fioriti] Invasivo. E’ la prima cosa, il primo aggettivo che le sovviene nel vederlo lì a monitorare ogni minimo spostamento d’aria s’aggiri intorno alla propria figura. Il suo sguardo, un mare di pece, sembra essersi incrostato sul proprio corpo, incollato lì e più appiccicoso della resina dell’albero toccato in precedenza. Le basta alzare la destra e sfiorarsi i polpastrelli per sentirseli appiccicaticci. < Hm-> le si spezza appena il fiato quando il suo nome, or ora, assume il sapore delle sue corde vocaliche. Ancora una volta cade preda del suo sembrare impassibile: non riesce a farsi preda delle emozioni, tanto meno dello stupore che se solo riuscisse paleserebbe. Si confina in un tacito silenzio finalizzato a ponderare o forse a sedare i propri dubbi. < Lei conosce il mio nome: non mi deluderà di certo non sapendo che non sarebbe da me lasciare le cose a metà.> sa quasi d’ironia, se si considera la metà del suo essere: bianca e nera. Peccato non lo sia: la sua mente plasmata al fine di rincorrere determinati ideali hanno fatto di lei la pedina ad atta ad esser mossa lealmente fino alla fine di un incarico. E poi gettata via, indubbiamente. Ha imparato a non provare rammarico se le cose fatte sono mosse dall’onore, dalla nobiltà degli intenti e dalla lealtà. Ritorna su di lui, batte le palpebre: di certo è da brividi il fatto che qualcuno ti conosca senza esserti mai presentato. Se non fosse per il silenzio che si è concessa, sulla punta della lingua potrebbero nascere le sillabe per formulare una domanda scontata, chiedergli il nome – una cosa vana, ora che lo ricava da lui stesso. Come sono avventate e affascinanti, le persone. Quasi un peccato sentirsi così aliena da loro. < Scuse accettate, Yukio Kokketsu.> rimarca il suo nome non per incastrarlo in mente: chi non ha sentito parlare di lui? Aliena sì, ma non abbastanza da ignorare gli eventi di grossa portata. < Affascinante.> Ci spiace deluderti, ma non sta parlando propriamente di lui quanto più del fatto che < Sembrate tutti tenerci particolarmente a ciò che qualcuno può dire o scrivere di voi> nel presente così come nel futuro. Ascolta quanto ha da dire Yukio circa la carneficina ai suoi piedi ed il suo legame con la propria docente. < Così come è stato riferito alla mia sensei, e forse le sembrerà un deja-vù, ma lo dirò anche a lei: non mi sarei spinta così oltre da chiedere.> non si sarebbe spinta così oltre da chiedere se le ragazze dell’okiya fossero state comprate e dunque schiave, né si sarebbe spinta oltre chiedendo della carneficina. Non ne ha il diritto. Così come non ha il diritto di chiedere altro sul legame di parentela con Kurona né di far incedere la propria curiosità oltre: riconosce il suo ruolo, così come le è stato insegnato. Senza indugiare provvederà a sfilare dall’obi il rotolo portato da konoha, allungandolo verso di lui in un mezzo inchino ove il capo si vede seguire a ruota dalla schiena flettendosi in avanti. < Chiedo perdono per l’attesa. > è che ha i suoi tempi: quelli in cui è sospettosa e quelli in cui deve mostrarsi devota. Non può cedere di certo una pergamena dell’hokage alla prima persona che incontra nel bosco. < Non mentirò: non ne ho.> non ha motivazioni valide per evitarle un richiamo. < Ne ho una apparentemente effimera, che probabilmente non sarà di suo interessamento.> la diversità di priorità. < E una domanda azzardata. Crede davvero che un ninja a scortarmi, in tempo di guerra, possa fare la differenza?>

23:37 Yukio:
  [Prati Fioriti] Resta in silenzio quando parla la donna, segno di rispetto ovviamente, ma ne interviene durante le pausa per intrattenersi in una specie di discorso, se così si può definire. Il filtro della sigaretta viene posato per l'ennesima volta fra le proprie labbra così che possa attingere la nicotina presente in quell'oggetto. "No, no" L'indice della destra scatterebbe verso il mento della donna quando è in intenta ad eseguire quel segno rispettoso, il tocco non è avventato, tutt'altro. Quando si avvicina al volto della donna il tocco diviene delicato, ma freddo. Un freddo che non appartiene ai comuni esseri umani. Per tal motivo il contatto è di pochi attimi rimettendo subito dopo apposto quel dito "Oh bhe, Hana. Ti dirò: Far parlare di se ormai è una cosa quotidiana, se vuoi esser lasciato in pace devi far parlare bene di te o si inizia nuovamente con gli attentati. Mi è già successo e credimi, sono stanco di minacciare e dimezzare la stirpe umana, semplici metodi per evitare rotture" Le spalle si sollevano come a levarsi in mezzo a quel discorso, non lo tocca più di tanto, gli fa semplicemente comodo avere una simile nomea, differente da quella precedente "Niente perdono o cose troppo... Rispettose nei miei confronti, siamo uguali, del resto..." Uguali, come no "Dovrò andar a fare una visita ad Hitomu appena posso" Sbuffando sonoramente, una riflessione fata ad alta voce fra se e se. Il polpastrello del pollice con cui tiene il foglio agisce di pressione, un simbolo inizia a formarsi lentamente su quel foglio, un marchio fatto con il sangue nero che si dirama dal punto di contatto col foglio fino a placarsi, chiudendo quel sistema in una stella pentastica chiusa in un cerchio "Rispondo brevemente alla tua domanda..." Qualche secondo di silenzio per elaborare per bene le parole da utilizzare "Kusa è fornita di ottimi mezzi, qualunque ninja è in contatto diretto con me. Se in contatto con me, anche se la mia presenza non è nel territorio dell'erba, arriveranno le truppe nel giro di due minuti, e in due minuti il nemico non andrà molto lontano, ho già testato tutto ed il sistema funziona. Diciamo che è una piccola eccezione che conferma ciò che hai detto" Sorridendo come un demone alla donna a cui rivolge un parziale cenno di capo "Ecco a te" Restituendole il foglio che le ha rilasciato Hitomu "Non mi dispiacerebbe, comunque, sapere la motivazione personale del perchè sei uscita dal villaggio" La sinistra farebbe cenno verso l'esterno, come invogliare Hana a proseguire per una camminata "Dirigiamoci al villaggio intanto, per la tua incolumità" Spiega, con o meno la sua approvazione alla fine, solo che l'educazione incombe come sempre e lo costringe a comportarsi in un certo modo. La sigaretta ormai giunta al termine viene sminuita ancora di più, ultimo tiro che la scarna ed eccola, roteante in aria e collassata al suolo.[ck on/innata on]

00:00 Hana:
  [Prati Fioriti] Percepisce scivolare sulle guance i filamenti dei propri capelli ondulati, bianco e nero incapaci d’incontrarsi poiché divisi dal capo ma suscettibili al variamento di moto imposto dall’indice altrui che inaspettatamente incontra il derma del mento. Rialza lo sguardo in maniera quasi del tutto repentina: non è abituata ad essere toccata senza preavviso, ed il suo tocco è tremendamente…< gelido.> se lo lascia sfuggire, forse una delle poche cose destinate ad essere un pensiero ma incapace di rimanere tale. E’ un sussurro che si risolve in condensa sulla punta della falange altrui. < Sente freddo?> una domanda apparentemente stupida, ovvia per chi può arrivarci da sola a pensare che un corpo gelido sia sinonimo di avere freddo. Eppure sarebbe contrariamente stupida a pensare che esista una forma di ovvio rapportandosi con chi vanta il titolo di “leggenda”. Rialza il capo, con esso anche la schiena in quel tentativo fallito di cortesia: un distacco inculcato come il resto dell’educazione dalla propria famiglia. < E se invece nessuno parlasse di te?> un “te” metaforico, generico. Se invece di parlare bene o male, non si parlasse? < L’anonimato non le piace?> facile parlare per lei che è una piccola formica, un granello nell’occhio di un gigante. A mettersi nei panni di Yukio invece, sarebbe difficile tornare indietro ignorando tutto ed evitare che qualcuno parli di lui. Abbassa appena il capo, storce il naso in maniera involontaria < Sotto quale punto di vista?> non c’è una minima cosa, in questo cosmo, che possa spingerla a pensare di essere uguale a lui. Ma è aperta alle proposte. < Sono sicura che l’Hokage sarà felice di accoglierla > non può di certo far sfigurare il proprio paese. < E, ad ogni modo, se questo è un suo desiderio allora proverò ad evitare gli eccessivi formalismi.> perennemente indecisa se utilizzare ora il “tu” o andare avanti con il “lei”. Ancora una volta non sarà lei a sceglierlo. Assimila la risposta che lui le dona, le porge la pergamena: sta fissando quel simbolo, chiede con gli occhi un’altra spiegazione sul sigillo. Il bello del silenzio è che può essere assai soggettivo, decifrabile a seconda dell’interprete. Potrà essere lui a darle una risposta o meno. < Si accompagnano bene al matcha.> questa è la sua risposta: la scatoletta di mochi che mostra lui, dolcetti che si sposano perfettamente col thè. < Speravo fossero graditi alla mia sensei.> si lascia aprire la strada da lui e, nello stesso tempo, si premurerà di sfilare dalla manica ampia dell’haori un fazzolettino di seta < E’ ancora sporco di sangue. Non ho molto altro quindi la prego di ripulirsi come meglio può con questo.> glielo porge, incamminandosi al suo fianco. [ Chakra - On ]

14:21 Hana:
  [A cogliere margherite trallallà] Percepisce scivolare sulle guance i filamenti dei propri capelli ondulati, bianco e nero incapaci d’incontrarsi poiché divisi dal capo ma suscettibili al variamento di moto imposto dall’indice altrui che inaspettatamente incontra il derma del mento. Rialza lo sguardo in maniera quasi del tutto repentina: non è abituata ad essere toccata senza preavviso, ed il suo tocco è tremendamente…< gelido.> se lo lascia sfuggire, forse una delle poche cose destinate ad essere un pensiero ma incapace di rimanere tale. E’ un sussurro che si risolve in condensa sulla punta della falange altrui. < Sente freddo?> una domanda apparentemente stupida, ovvia per chi può arrivarci da sola a pensare che un corpo gelido sia sinonimo di avere freddo. Eppure sarebbe contrariamente stupida a pensare che esista una forma di ovvio rapportandosi con chi vanta il titolo di “leggenda”. Rialza il capo, con esso anche la schiena in quel tentativo fallito di cortesia: un distacco inculcato come il resto dell’educazione dalla propria famiglia. < E se invece nessuno parlasse di te?> un “te” metaforico, generico. Se invece di parlare bene o male, non si parlasse? < L’anonimato non le piace?> facile parlare per lei che è una piccola formica, un granello nell’occhio di un gigante. A mettersi nei panni di Yukio invece, sarebbe difficile tornare indietro ignorando tutto ed evitare che qualcuno parli di lui. Abbassa appena il capo, storce il naso in maniera involontaria < Sotto quale punto di vista?> non c’è una minima cosa, in questo cosmo, che possa spingerla a pensare di essere uguale a lui. Ma è aperta alle proposte. < Sono sicura che l’Hokage sarà felice di accoglierla > non può di certo far sfigurare il proprio paese. < E, ad ogni modo, se questo è un suo desiderio allora proverò ad evitare gli eccessivi formalismi.> perennemente indecisa se utilizzare ora il “tu” o andare avanti con il “lei”. Ancora una volta non sarà lei a sceglierlo. Assimila la risposta che lui le dona, le porge la pergamena: sta fissando quel simbolo, chiede con gli occhi un’altra spiegazione sul sigillo. Il bello del silenzio è che può essere assai soggettivo, decifrabile a seconda dell’interprete. Potrà essere lui a darle una risposta o meno. < Si accompagnano bene al matcha.> questa è la sua risposta: la scatoletta di mochi che mostra lui, dolcetti che si sposano perfettamente col thè. < Speravo fossero graditi alla mia sensei.> si lascia aprire la strada da lui e, nello stesso tempo, si premurerà di sfilare dalla manica ampia dell’haori un fazzolettino di seta < E’ ancora sporco di sangue. Non ho molto altro quindi la prego di ripulirsi come meglio può con questo.> glielo porge, incamminandosi al suo fianco. [ Chakra - On ]

14:33 Yukio:
 Resta in quella posizione (di cui il player ignora amabilmente essendosene dimenticato) ad osservare i movimenti di Hana e il suo viso. Inclina dolcemente la testa verso destra a quella domanda che sopraggiunge velocemente "Sarebbe assai difficile far sparire le voci sul mio conto... Dovrei iniziare a bruciare ogni prova delle mie gesta e a sottoporre ad illusioni tutti gli esseri viventi.." Sollevando per qualche attimo gli occhi verso il cielo "Bhe, potrebbe essere una buona scelta in effetti" Sorridendo appena nel momento in cui abbassa il volto. Non risponde alla domanda della donna sul fattore: freddo. Ci passa sopra, sorvolandola. "E comunque si, mi piacerebbe l'anonimato. Rintanarmi in chissà quale struttura rustica e dedicarmi al mio relax... Ma non è possibile purtroppo" Sollevando le proprie spalle, sentendo le successive parole di Hana "Oh certamente che l'Hokage sarà felice di accogliermi..." Un occhiolino che viene propiettato contro la vista della donna a far percepire chissà che cosa "Decisamente... Deliziosi" Proferisce, sentendo dopo quelle sue parole le restandi della hyuga "Oh, diamine" Prendendo con delicatezza il fazzolettino di seta di Hana per porgerselo nel punto in cui ci sono ancora delle macchie di sangue, molto probabilmente vicino alle labbra o al collo, anzi, quasi sicuramente. "Il simbolo è del mio clan, niente di che, giusto una formalità per confermare il tuo foglio di permesso così non ti imbatterai in problemi con le guardie di Kusa" Sorridendole amorevolmente, continuando la camminata "Progetti per questo viaggio?"[ck on]

14:47 Hana:
  [A cogliere margherite trallallà] Di sicuro la prospettiva che gli ha offerto non è tra quelle più convenzionali e allo stesso tempo fruttuose né per lei né per l’intera umanità. Sa comunque uscirsene in maniera catastrofica, lasciando che l’ago della bilancia propenda leggermente verso il bicchiere mezzo vuoto < Un’illusione in più, una in meno, non credo faccia molta differenza.> una persecutrice dei sutra, a parte, un’avida lettrice di tali testi sa con esattezza che la stessa realtà è parte di un’illusione dovuta ai sensi: e dobbiamo ringraziare il tempo acerbo se ora come ora non può affermarlo con certezza, non di certo a distanza di mesi che la separano dalla scoperta del byakugan e da tanti altri piccoli fattori che hanno condizionato parte della sua vita. Torniamo indietro, a grandi falcate, ai giorni in cui Kusa è stata la sua casa momentanea e la sua via per apprendere i retti comandamenti per diventare una buona shinobi: al tempo, del resto, non arrivavano che alle spalle i suoi capelli. Non dubita che chi le si para dinanzi abbia le capacità di poter investire un grosso raggio d’azione con i suoi jutsu, dubita semplicemente che sia altrettanto facile poter incastrare tutti gli esseri viventi in un un’unica bugia: del resto quest’ultime esistono solo per l’incapacità di ogni individuo nel discernere vero dal falso. Esistono per indorare la pillola, per poter sopravvivere in qualche modo. <Mhn, se mi permette di dissentire, io penso che una cosa del genere > come il rintanarsi da qualche parte < sia alla sua portata, e sarebbe estremamente facile sotto questo punto di vista.> uno come lui, che ha avuto la faccia tosta di andare in giro a riversare veleno con le parole aspre e allo stesso tempo poco confortevoli rivolte all’intera umanità – diventato ormai un caso umano di ribellione – può fare questo e altro. < Le basterebbe voltarsi e incamminarsi altrove, cambiare strada. Reputo invece che lei non voglia.> tra volere e potere c’è un abisso. < Lei non lascerebbe le cose come stanno, perché esattamente come tutti > mortali o meno < lei ha una sua morale. I suoi obiettivi. Le sue > come le dirà Satoru successivamente < Ambizioni.> lui è una di quelle persone che, come le avrebbe detto lo Hyuga, vuole “scrivere la storia” ed in parte l’avrà già fatto. < A questo punto no, lei non può farlo. E non vuole farlo.> conviene così, conclude la sua analisi e glissa repentinamente sul discorso “Hokage”. Ora, considerando la sua indole diffidente e riservata, anche il minimo cenno – come un occhiolino – sa metterla a disagio, irrigidirla, a tratti farla anche arrossire per “chissà cosa”. < Nh.> comprime le labbra, ignorando quasi volutamente qualsivoglia riferimento allusivo o meno da parte di Yukio. < Immagino.> lo liquida così: no, in realtà non immagina. Ma del resto, non potrebbe nemmeno immaginare che lo stesso Hokage è suo zio, che se ne va in giro con un non-anbu col rinnegan per amico e che allo stesso tempo va simpaticamente d’accordo con un mostro-ameba trapiantato nel suo corpo. Ma hey, shit happens. Lascia scivolare un’occhiata sui dolcetti che porta in giro <…> ne carpisce le intenzioni e, onde evitare maleducazione, andrà a riaprirne la scatola trasparente < Ne prenda uno> consapevole che no, non rifiuterà. Uno che guarda così quei dolci non può rifiutare. Rilascia il fazzoletto e ne ricava un simbolo sulla pergamena che ora accetta < La ringrazio per la premura.> e per il simbolo del clan stampato sul foglietto. Con la coda dell’occhio riguarda parte del suo collo <…> un’occhiata all’indietro per poter comprendere < E’ strana la disposizione del liquido ematico sulla sua cute.> che, li ha presi a morsi per ucciderli?! <…> non ci vuole nemmeno pensare. < Ma immagino non siano affari miei.> appunto. E il dettaglio del freddo, ignorato, non viene trascurato da lei: assimilato come una questione da non toccare, non ora. [ Chakra ON]

15:00 Yukio:
 I passi continuano imperterriti verso il villaggio di Kusa, a fargli compagnia Hana che continua imperterrita a domandare e ridomandare cose, ma del resto è una cosa puramente normale, è lui che non adora il contatto con gli esseri umani ma insomma, sta facendo abitudine a questo problema, conviverci è l'unico modo per affrontarlo. "Oh no no dolcezza, ti stai sbagliando" Gesticolando appena con la destra che si innalza di pochi centimetri "Non posso farlo perchè sennò, attualmente, morireste tutti" Inarcando il sopracciglio destro, lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso "Ci sono cose che capirai col tempo e cose che non capirai mai... Ma per ora le cose devono andare in questo modo. Tra poco potrò ritirarmi dolcemente nelle acque di kirigakure e li sarò realmente in paradiso, o chissà dove" Altra sigaretta che viene estratta, posata sulle sue labbra e accesa. È la seconda in pochi minuti. "E poi al momento ho delle persone da proteggere, non posso ritirarmi ora" Guardando il vuoto avanti a se riflette un po' sulla lista immane delle persone che deve proteggere e sta proteggendo tutt'ora, una bella lista insomma... "UH POSSO?!" Tutto esaltato, sgranando gli occhi che diventano subito sbrilluccicosi, non se lo fa ripetere due volte ed ecco che la mano sinistra scatta velocemente verso quella scatoletta e... un dolcetto è già svanito. Si possono vedere dei resti di quella prelibatezza ancora sulle guance e labbra di Yukio ma... Ha già mangiato tutto in pochi secondi. "Buono." Secco, con gli occhi ancora sgranati e... Dolcissimi, come un orsacchiotto. "Bhe non è strana, se la gente è stupida che vuole tagliarmi la gola non è colpa mia se strappo le loro carni a morsi, ti pare Hana?" Domanda retorica, guardandola con la coda dell'occhio. Già, immortalità, ah che goduria... "Perchè non dai una tua deduzione? Al posto di fermarti... Continua, senza problemi" Porgendole un cenno di capo dandole la concessione mentre la sigaretta inizia ad essere consumata poco alla volta.[ck on]

15:16 Hana:
 Di fatto, non è nemmeno un quarto delle domande che vorrebbe fare: per la sua etichetta è abituata a non eccedere, alla fin fine è pur sempre riservata e riesce a mantenere un buon distacco con le persone. Yukio non è da meno, benchè il suo nome possa suonare come leggenda alle sue orecchie, per i suoi occhi rimane comunque una sorta di estraneo di cui potersi momentaneamente fidare solo per l’agio di saperlo “padre” di Kurona per quanto estremamente giovane. Non oserebbe contraddirlo, sia per educazione sia per il semplice fatto che – analizzando la situazione – non le conviene. Minimamente. Non corruga il volto nemmeno quando l’eccessivo ego altrui, perché lo percepisce come tale, fa vibrare così tanto l’aria da sentirsi schiacciata. Smanie di protagonismo? Inutile dire che, uno come lui, può permettersele. Ma ad una come lei ben poco importa. Si stringe nelle spalle, avanzando qualche passo in più con la tranquillità di chi non sembra nemmeno aver assistito ad una carneficina: abituata ad accantonare le sue domande e a trovare risposte da sola, senza dover rendere conto a nessun altro. Potrebbe rispondergli che quella è una frase che si sente ripetere tutti i giorni da Hitomu, ma attualmente – per cronologia – Yukio è il primo a dirle una cosa del genere e che tra l’altro ha già maturato da sola durante la sua crescita. Ci sono stati giorni di famiglia in cui le è stato detto persino come sedersi per mangiare e imposto di non fare alcuna domanda, di sicuro provenendo da una famiglia di shinobi quelle non sono state lezioni sprecate. Allo stesso tempo non è stupida come chi sembra accettare e non badare alle piccole sfumature: è sui dettagli che si sofferma, così come riesce a capire che determinate parole possono stonare e alterare gli equilibri di una conversazione. < Capisco.> è quanto può elargire al momento. Persone da proteggere: ciò non fa altro che confermare la sua supposizione. Lui può. Semplicemente, non vuole. Batte le palpebre arrestando l’incedere solo per un istante < Cert-> Ma seh, come no, manco finisce di parlare che gli occhi si riducono a due puntini – imbambolata < è… sparit-..> sussurra flebilmente, quasi inudibile, sconcertata dal fatto che abbia ingurgitato con una voracità inaudita il suo dolcetto. Gasp. < S-se ha fame può prenderli, davvero > come consegnare le chiavi di Candyland ad un parcogiochi pieno zeppo di mocciosi. < Nh? Non ho mica alluso a questo.> sì, l’hai fatto: ma era un suo discorso, puramente mentale, una supposizione privata e… sì, ora la inquieta in parte. <Perché, semplicemente, reputo sia inutile.> esternare parte dei suoi pensieri. < A tratti controproducente se la situazione non lo richiede. Io no, non mi fermo. Mi è stato imposto di fermarmi> senza chiedere < Ma non lo faccio. Semplicemente, aspetto.> un po’ come quelle persone che rimangono presso la riva del fiume per vedere il cadavere del nemico passare. E’ una legge sottile, quella del wu wei wu, il fare non facendo che ne stabilisce il dogma del tao. Questa è la sua legge, la legge eterna. Quindi, attende, lasciando scorrere. < Ad ogni modo, tornando al concetto di prima > quello del “progetti per questo viaggio” al quale s’è riservata tempo per rispondere < Non particolarmente. Vorrei semplicemente prepararmi al meglio per affrontare l’esame da Genin e sperare di superarlo. Purtroppo mi è sufficientemente ostico apprendere in un posto affollato > non particolarmente amante delle aule dell’accademia. < Inoltre, è stata mia madre a suggerirmi di recarmi a Kusa e allo stesso tempo di chiedere di… sua figlia.> Kurona. < Posso dire che, nonostante il breve soggiorno, sia stata comunque un’ottima scelta.> oltre a questo, tuttavia, non ha progetti particolari per Kusa. < Quando vorrà tornare a Konoha, signor Kokketsu, mi avvisi. Sarei felice di accoglierla.>

15:26 Yukio:
 "Nulla è inutile... Ma va bene" Alzando appena le sue mani quando il filtro della sigaretta rimane fra le proprie labbra "Scelta tua" Finisce li, chiudendo quel discorso "Oh ma no, figurati, va bene così. Devo mantenere purtroppo una certa linea o mi ritrovo la cuoca che mi lancia padelle addosso quando rientro con qualche chilo di troppo, purtroppo" Sospirando pesantemente ma divertito da quella scena "Oh prepararti con Kurona... Capisco..." Scrollandosi le spalle, proseguendo il suo cammino fumando affianco alla donna "Si bhe, un'ottima scelta.." Titubante? No, non è quello che trasmette ma più che altro la stranezza nel portarla da Kurona, ma vabbè dettagli, sopra tutto a tempo debito tramite sua figlia stessa "Semmai sarei felice di accogliere te, Hana. E dammi del tu per favore, sul serio" Guardandola unicamente di sottecchi dalla sua posizione "Ho comprato una magione a Konoha quindi quando soggiorno li ti avviso e possiamo farci la nostra chiacchierata in santa pace" Spiega senza troppi problemi, dimezzando quella sigaretta che poveraccia viene consumata velocemente "Uhm?" Ruotando di scatto la testa verso sinistra, osservando i cespugli e gli alberi in lontananza arrestando di scatto il proprio avanzare ponendo la destra difronte al corpo della donna ma senza toccarla, in modo tale da fermare anche la sua di avanzata.[ck on]

15:37 Hana:
 < La ringrazio per la comprensione.> lapidaria, anche perchè ribattere su quel discorso non sarebbe poi particolarmente fruttuoso: nulla è inutile, è vero, ma a suo metro di giudizio attualmente non è nemmeno indispensabile esporsi. Inoltre, non è una di quelle persone capaci di lasciarsi sfogliare come un libro aperto. Non si dispererà per il rifiuto, per quanto qualcosa le dice – forse un sesto senso – che se fosse stato per lui, a quest’ora anche la scatola sarebbe sparita. La richiude esattamente come prima, riportandola sotto il proprio braccio. < Immagino che questo lei lo sappia già.> del resto, conosce il suo nome, vede esattamente quello che Kurona ha visto, di conseguenza sarebbe inutile fornirgli altri dettagli di cui sua figlia è già a conoscenza. < Nh> l’aria un po’ contrita annuncia quasi una difficoltà, la sua, nell’elargire toni confidenziali anche a chi le risponde con “dolcezza” o occhiolini a caso, d’altro canto non rifiuterebbe. < Va bene, ti darò del tu.> e di fatto, mette in pratica. < Sto già gravando sulle vostre spalle per questa visita, mi sento in debito.> sulle sue quanto più su quelle di Kurona che, alla fin fine, non si è dimostrata affatto contrariata nell’accettarla sia come allieva, sia come ospite. In parte rimanere all’Okiya le fa più che piacere, è un cambio d’aria che reputava anche indispensabile. < Però, se ci tieni tanto, non rifiuterò di certo.> sia mai. < E penso già di sapere come farmi perdonare, anche se questa cosa non farà piacere alla cuoca.> una montagna di dolci(?): ecco come entrare nelle sue grazie. < Mnh?> rialza un sopracciglio per il sol fatto che sembra essere lui ad aver arrestato il passo evitando di divorare altra distanza. Si ferma, quasi unicamente per aver notato i suoi passi placarsi e allo stesso tempo il suo corpo opporsi a qualsiasi altro incedere, sostando anche dinanzi a lei senza nemmeno sfiorarla. Evita qualsivoglia di domanda: verrebbe semplicemente ammutolita secondo i suoi calcoli, quale shinobi sarebbe così stupido da chiedere “che c’è che non va?” quando la cosa “che non va” è in corso? <…> gli rilancia un’occhiata, consapevole che silenziosamente potrà parlare per lei. [ Chakra on ]

15:58 Yukio:
 "Se vuoi fare altri dolcetti non preoccuparti eh! Li accetto volentieri! Semmai vado a mangiarli di nascosto in camera hahahah" Sdrammatizzando la situazione, dando le spalle al punto in cui osservava prima mettendosi petto petto con Hana. La mano destra che sorregge la sigaretta viene sollevata con un modo di fare che sembra poetico, ondula il braccio in quel gesto accarezzando l'aria ed avvolgendosi interamente di fumo di sigaretta e poi. Una folata di vento quando viene abbassato. "Dobbiamo andare via ora" Sorridendole amorevolmente, come prima di fatti. Alle spalle di Yukio un blocco indefinito, amalgamato e nero si crea velocemente, una sostanza simile ad un liquido ma in alcuni tratti si direbbe solido. Cola come una cascata in quella foresta generando una serie di scosse sul terreno. "Ferma" Sentenzia, diventando subito serio in volto. Un movimento impercettibile alla donna se non quando lui è ormai prossimo a toccarla. Il profilo del volto sinistro rimane vicino a quello di lei, medesimo. Occhi ruotato verso Hana, labbra schiuse e di nuovo quella sensazione di Gelido. Quell'aria che viene sprigionata da Yukio stesso si fa pesante e glaciale, come se la morte abbia donato alla Hyuga la sua presenza, vicino a lei. La mano destra sfiorerebbe con delicatezza il fianco sinistro della donna la quale può avvertire i polpastrelli su di lei; la mano sinistra invece arriverebbe fino alla nuca della donna come a voler proteggere a mo' di scudo Hana. Velocemente, dalla schiena di Yukio, una macchia di nero si espanderebbe iniziando ad avvolgere i due, pochi secondi prima dell'effettiva chiusura però Hana potrà notare una cosa in quella fessura che da al bosco. Dei corpi che stanno cercando di scappare da quella sostanza nera, corpi che vengono tranciati a metà, schizzi vari di sangue e arti che volano come se non ci fosse un domani (?) E poi il buio più totale. Attimi di silenzio, il tocco di Yukio c'è ancora sul proprio corpo ma rimane molto distaccato anche se non può sembrare, si può unicamente percepire data la circostanza. "...Hana...?" Domanda, togliendo il contatto con lei, distaccandosi. La cupola in cui sono stati avvolti si disintegrerebbe in pochi secondi, diventando fumo, destreggiandosi in aria fino a diventare invisibile. Ed eccoli, dentro Kusa, proprio nel centro del villaggio. Una sola cosa potrà notare Hana, la mano destra che tiene non più la sigaretta ma il fazzoletto bianco ricolmo di sangue, forse... Ma nero.[ck on][dislocazione+innata]

16:18 Hana:
 Ammettiamolo: il discorso dei dolcetti passa decisamente in secondo piano, anche perché relega al tempo un reverenziale silenzio degno di qualsivoglia minuto d’onore ai caduti in guerra. Il grumo di saliva rimasto incastrato in gola, giusto per quel filo d’ansia provocato dal silenzio tombale, vien rimandato giù – spintonato a forza con le boccate d’aria che tenta di prendere riempiendosi lo sterno d’ossigeno. Obbedisce di rimando, irrigidendo ogni parte del corpo come una corda di violina tesa e pronta ad essere sfregolata, allo stesso tempo preparata alla necessità di fare anche da agnello sacrificale considerando che quella potrebbe essere l’unica utilità che può assumere in una situazione del genere. Quando la morte alita sul collo, è difficile non accorgersene, eppure non pare essere particolarmente propensa all’idea che tutto possa finire ora e subito: la intravede come una possibilità troppo remota, distante, quasi impalpabile eppure ad un palmo dal proprio naso. Ridotta ad uno scricciolo, una briciola negli occhi di un gigante, in quel gelo ne ritrova soltanto un freddo contatto favorito dalle mani di Yukio che si scavano la via verso il proprio fianco e la propria nuca. Sgrana appena le palpebre, potrà percepire addirittura tutti i propri muscoli in tensione per il suo essere particolarmente restia ai contatti sebbene giustificati dalle evenienze. Inspira dapprima l’aroma ferroso impresso sui vestiti altrui, ritrovandosi quasi a sbattere col volto sul suo petto e allo stesso tempo riuscire a carpire – aldilà delle sue braccia o del suo collo – parte di quello che si sta svolgendo sul retro. A strascichi, la chiazza nera rasente la pece lascia lembi visibili e coperti solo dal sangue che in parte imbratterà i tronchi, il fogliame e nuovamente i vestiti del Kokketsu e probabilmente si ritroverà a fare i conti con qualche goccia di sangue sul volto schizzata da chissà quale direzione e che sporcherà parte dello zigomo destro fino a scivolare sulla guancia. Non trema, è una di quelle persone che sanno rimanere non impassibili ma capaci di assimilare in silenzio qualsiasi shock emotivo o meno: lo si intravede a piccole dosi, così come il suo modo a tratti patetico nel tentare di stringere la mano destra intorno alla maglia del ragazzo, lambendo parte del tessuto tra le dita affusolate e stringendo a seconda della crudezza dello spettacolo che lui le propina. Inspira, solo in conclusione, cercando con la mano libera di ripulirsi quella semplice goccia di sangue dal volto: è inquietante avere il sangue di qualcun altro, addosso, senza nemmeno aver provocato il tutto da soli. < Nh.> inspira ancora, avvertendo la presa altrui calare a dispetto della propria ancora salda sul petto di Yukio. < S-sto bene, s-sì.> VORREI CREDERLO. < …> batte le palpebre < Grazie.> ora si sentirà terribilmente in colpa e tutte le seghe mentali relative al caso. < E scusa.> per la mano, che solo ora accenna a scemare dalla maglia altrui. Deve proprio dirtelo, tutti sembrano amarti particolarmente. [ Chakra ON ]

16:31 Yukio:
 La gente nel villaggio cosa fa? Niente, ovviamente. Abituati a questo spettacolo? No, semplicemente hanno capito chi è rientrato al villaggio e diciamo che la maggior parte si mettono riga ed altri continuano indifferenti il loro lavoro. "Scusami un attimo Hana" La sinistra fa estrarre l'indice, il quale si posa sulla propria tempia. Totoro. Avvisato e tutto il resto sul ripulire la zona e i cadaveri termina in pochi secondi la comunicazione "È tempo di guerra... Dovresti aspettarti queste cose purtroppo" Sollevando le proprie spalle "E il tuo non è un comportamento da cui bisogna scusarsi, normale istinto e va tutto bene ora" Un cenno di capo verso destra, per incitarla a spostarsi "Siamo in mezzo alla marmaglia, che ne dici di spostarci un pochettino?" Sorriso normale, come se non fosse successo niente, troppo normale per un essere umano "Oh santo cielo, mi dispiace" Notando solo ora la macchia di sangue che ha sul volto, una rimasta e non pulita dalla stessa donna. La destra come ad accarezzarle il volto, e di fatti questo succede, ma viene liberato l'intero volto e il corpo di lei da macchie di sangue, solo ed unicamente con quel gesto "Molto seccanti certe situazioni, però bisogna conviverci, adesso sei al sicuro" Altro sorriso, o meglio, è quello che rimane da quello precedente "Hai bisogno di qualcosa? Posso aiutarti?" Che ne sa, doccia? mangiata? Riposo? Shopping? (wtf?!) Qualunque cosa.[ck on]

16:44 Hana:
 Neanche un rimasuglio di tempo, fino ad ora, le era rimasto per concretizzare la vista sul luogo in cui è approdata come per maGGia. Infatti è l’espressione di un enorme “wtf” quella che alberga sul suo viso: a pensarci non poteva fare così per raggiungere il centro del paese almeno un paio d’ore fa? Non ha nemmeno l’ardire di rispondere con “sì, fa pure”: tanto comunque comunicherebbe al suo vicino Totoro quanto c’è da comunicare, ignara delle molteplici possibilità che un involucro apparentemente umano – quello di Yukio – può avere. Telefono a distanza, scudo umano, teletrasporto. Ha addirittura le sfumature dell’ubiquità, roba da rabbrividire. < Sì, hai ragione. Dovrei aspettarmele.> ma non se le aspetta così, irruente. O meglio, non se le aspetta così, in questa misura. < La prossima volta ci penserò io.> non pecca d’egocentrismo né ha smanie di protagonismo: semplicemente sa che il compito di uno shinobi è quello di presenziare anche in prima fila per proteggere il proprio villaggio. Sa che uno shinobi alle prime armi è anche “sacrificabile” rispetto a chi può essere la chiave di volta in una battaglia, dunque “la prossima volta” andrà meglio. Inoltre < Devo ringraziarti comunque, perché senza di te non ci sarebbe stata nemmeno l’ipotesi di una “prossima volta”.> visto che sarebbe stata ridotta a brandelli, per quanto acume possa avere e nonostante l’intelletto che non le manca, ha fin troppi pochi mezzi. < Sì.> annuisce, ricavandosi con qualche falcata uno spazio in un vicolo del villaggio che ad ogni modo potrebbe portare all’Okiya di Kurona, essendo abituata a ripercorrere solo quella strada. < In effetti, pensandoci, sarebbe una grave perdita per tutti considerare il tuo ritiro.> sorride, sembra addirittura sfociare nell’ironico aggrappandosi al discorso di prima: un congedo del Kokketsu potrebbe rivelarsi catastrofico, in certi limiti. < N-non c’è problema. > per la chiazza di sangue che si è depositata sul volto e che invece, ora, vien spazzata via dalla carezza di Yukio: constata per l’ennesima volta il suo tocco gelido a fronte del suo viso, caldo, ove i capillari fanno scorrere sangue tanto da farle risultare le goti leggermente arrosate per l’ennesimo imbarazzo. Inizia a pensare che ci trovino tutti gusto nel metterla in imbarazzo e farla diventare rossa come una liceale alla sua prima cotta. < G-grazie.> si volta dall’altra parte, scuotendo il capo per poter dissimulare il suo sentirsi “scomoda” in un contesto simile, pur non rifiutando la sua premura. < Se Kurona mi permetterà di farlo, mi piacerebbe offrirti una tazza di tè. Hai voglia di raggiungere l’Okiya con me?> il pretesto adatto per lasciarci questa situazione alle spalle, dirigersi all’Okiya e provare nel suo piccolo a sdebitarsi con lui. [ Chakra ON ]

16:55 Yukio:
 Un cenno di capo nei confronti della Hyuga, dando corda a ciò che lei dice "Ci conto, sul serio" In un riscatto, tra virgolette, di Hana "Ironica? Pf... Divertente..." Facendosi una grossa risata mentre inizia ad accennare una camminata verso chissà dove "Si che c'è il problema, per me. Mi da fastidio vedere una macchia di sangue su un volto puro" Sollevando il sopracciglio destro, scherza? No, tutto viene detto seriamente "Kurona ti permetterà di farlo eccome, e poi una bella tazza di tè non mi dispiace, basta che mi fai compagnia e non fai questo dono solo per me, mi piace la compagnia in generale quindi: basta che ti unisci a me a bere il tè e te lo concederò io" Spiega senza mezzi termini, inserendo il fazzoletto sporco di sangue nella tasca dei propri pantaloni ma la sua mano... Già, è completamente strappata, si vedono i pezzi di pelle che ciondolano, a momenti pure le ossa ma... Nessun sintomo di dolore? A fatto, un guanto viene estratto facilmente dalla gemella ed inserito in fretta e furia nella destra, danneggiata per richiamare il più velocemente possibile l'innata precedentemente. "Andiamo su, è da questa parte la zona"[END]

E finalmente l'abbiamo finita!