Le rovine di quel che un tempo erano gli altari, dove i pellegrini facevan scivolare dalle grate i Ryo, chiedendo ai Kami fortuna o salute, appaion umide e desolate. Abbandonate a loro stesse ed alla loro importanza storica, di cui tutti i deshi appartenenti al villaggio della foglia, hanno sentito parlare. Mentre il temporale fa del cielo un manto nero e grigio, rigato sporadicamente da tuoni che rimbombano nell'aria, rendendo il passo di Hiashi un perpetuo ed umido sottofondo a codesto scenario. Il muschio che dipinge dove un tempo c'era legno e pietra. Disegna abiti stonanti addosso alle vecchie statue di Tengu e Yamabushi, leggenda -o forse realtà- che vede codeste figure insegnar alle terre ninja, l'arte del ninjutsu, qualcosa che invero, tocca relativamente poco un vero Hyuga. Chiunque l'abbia indirizzato dall'anziano Ushi, s'è preoccupato anche d'avvisarlo d'esser paziente e cortese, poichè la vecchiaia, in questo preciso caso, fa la sapienza e le risposte. Nessun'altro all'infuori di Ushi, può dirgli se effettivamente anni orsono, in quest'antico clan, v'è stata Runriko o se ella che appare nelle foto è solo una lontana parente, magari ora deceduta. Freddo pungente, tra l'infuriar del tempo, la pioggia s'abbatte sul grigio scenario, disegnando righi tristi su quella pietra. Lacrime sulla lapide del tempo. Una ragazzina dai capelli rosso acceso, come fiamme, ed occhi come tondi di giada, al tuo arrivo, spalanca gli occhi stringendo nel palmo l'ennesima erbaccia tolta al terreno, stringendosela al petto. Che abbia Hiashi detto, qualcosa di spaventoso? O che si sia posto a lei, con troppo trasporto? Ha poca importanza poichè quella ragazzina, si ritira, rischiando uno scivolone, posando l'erbaccia in una cesta di canapa e velocizzando il passo a ritirarsi all'interno del tempio in rovina. <Chi lo cerca?> Una voce stanca, roca, fa da perfetta introduzione ad un corpo appesantito dal tempo. Occhi perlacei, crine bianco-grigiastro, dato dalla vecchiaia. Lento e ricurvo su se stesso, avanza un monaco che non perde tempo in presentazioni. Nonostante esso abbia il viso deturpato, gode nella visione dei suoi occhi: Un famigliare. O almeno lo spera. <E' tanto *cofcoff* che un mio stesso parisangue non si spinge a tanto per parlarmi.> .. <I tempi cambiano. E molti di noi hanno sostituito il condivider del sangue, con il condivider d'un dono. Come se il Byakugan fosse l'unica cosa che ci accomuna.> Un colpo di tosse, stringendo le nocche della sinistra, sul classico cappello con i drappi in paglia, i quali drappi son sapientemente spostati a mostrar il viso. Lo aizza solamente, scoprendo al giovane, occhi stanchi e spenti, coperti in parte dal decadimento della palpebra mobile superiore, classica degli occhi a mandorla. [AMBIENT CHIUSO!]
Ushi avanza, a venti metri di distanza, lasciando che la ragazzina sgattaioli all'interno di quelle rovine probabilmente, vecchie quanto lui. Probabilmente che ha visto esso stesso, andare di giorno in giorno, in malora. <Uhm.> Un semplice verso dal premersi di quel broncio da anziano burbero, dove gli occhi caratterizzati dall'innata abilità hyuga sembran rimanere aperti con immane fatica. Infatti ora, passo dopo passo, sembrano richiudersi, coperti da pelo grigiastro. La sinistra che prima sistemava il tipico cappello a campana, scende andando a sostare sul kimono grigio e color castagna, liscio e sobrio, con la classica corda spessa posta in vita. <Il tuo stesso sangue..> Rimugina silenzioso sulla richiesta d'aiuto del giovane, lasciando trapelare dal discorso atecedente, quanto esso sia in disaccordo sul nuovo comportamento degli Hyuga. Esser separati. Tradire. Rilegare ad una figura adombrata, un anziano di quel clan, forse ora, uno dei pochi a conoscere la tecnica finale. Troppo ostica per esser appresa da chiunque. I tabi che battono sulle travi infossate nella terra, ora si, ed ora no, avvicinandosi ad esso al fine d'osservarlo. Quegli occhi che s'aprono a stento, pallidi, lo mettono a fuoco con una lentezza classica dell'età. Li strizza appena, sembra star valutando la situazione. <Perdona questo vecchio, giovane Hyuga. *coff*> un colpo di tosse gli fa spasmar il petto, mentre la pioggia bagna le vesti di Hiashi, accompagnando egregiamente, quel che è il suo stato d'animo. <Di chi sei figlio? E' troppo che non conosco i giovani visi. E' troppo ch'è passato sangue e acqua su queste terre.> Proferisce Ushi, ad avvisare prematuramente Hiashi della probabilità che colei che lui cerca sia oramai morta o perduta. Ma eccolo che, riunendo le mani in una posa morbida alla base del ventre, lo sguardo s'abbassa come una foglia in autunno, andando a catturare il portagioie con la scritta in Kanji "L'onore della Famiglia". Qualcosa che risveglia dei ricordi nel Maestro Hyuga, gli fa sbarrar gli occhi, irrigidendo il corpo, spalle e busto. <Per i Kami, dove hai preso quello?> Facendo un cenno con la mano al portagioie, appunto.
Ambo le mani che s'alzano lentamente, andando in contro a quel porgergli l'oggetto visibilmente anitco. L'anziano che l'ascolta, ha premura di non parlare per il tempo in cui è l'altro a farlo, recependo quelle piccole incrinazioni nella voce che rendendo Hiashi, l'uomo che è in questo momento. Preoccupato? Spaventato? Non può neanche lontanamente sapere, con piena certezza, cosa si provi a sentir la terra sgretolarsi sotto ai suoi stessi piedi. Le convizioni crollare, come rametti secchi nella bufera invernale. Il capo che s'abbassa, andando a passar il pollice su quei Kanji. Segreti vecchi. Qualcosa che non sarebbe mai e poi mai, dovuto venir a galla. <Kotori..> Lo ripete con un filo di voce, associando in poco tempo, il nome ad un viso. <E quindi, tu sei il figlio.> Ricapitola da se, con un filo minimo di voce. Riprendendo il nome della madre ch'esso cita e rimuginando per qualche istante, continuando a guardare quella scatola, orpello d'una casa in pieno stile tradizionale nipponico. <Questo è qualcosa che non avresti mai dovuto scoprire, ne sei coscenzioso, giovane Hyuga?> Gli occhi perlacei che si rialzano, andando a posarsi sul viso del ragazzo. <Runriko la ricordo bene *coff* mai diventata Genin ne Chunin del villaggio della Foglia. Fin da piccola, desiderava combattere per protegger questo postaccio. Era davvero.. Raggiante.> Un sorriso che si piega, amaro, come una trave di ruggine. Emettendo metaforicamente, quel suono stridulo, fuori luogo. Un sorriso stonato, sul viso sbagliato, che fa fiorir i vecchi ricordi del Clan Hyuga. <Kotori e Mebu-chan, provarono a lungo ad aver figli, per onorare le radici, per portar avanti il sangue Hyuga, che è.. Un potere più antico di quanto tu non sappia.> Le dita scivolano sul cofanetto, cingendone i fianchi, mentre i passi, lo portano a spostarsi fino alla tettoia degli altari. Lento e silenzioso, cerca riparo e appoggio. <Ma a quell'epoca, nulla di quel che c'è oggi era disponibile. E il clan venne sembrato da un uomo.. Un certo..Tal..> Cerca di ricordarne il nome, invano, finendo per aggrottare le sopracciglia e scuotere il capo. <Costui voleva creare lo Hyuga puro. Uno Hyuga puro come tuo padre e come tua sorella, Runriko.> .. <Genetisti, che io sappia. Presero Runriko e minacciarono Kotori che sarebbero tornati a prendere il secondogenito maschio.. E Mebuki, la sua donna.> Le narici che catturano aria, avide, in un sospiro che lo vede poggiar il portagioie sull'altare inclinato, coperto da grate vecchie, senza tuttavia, farlo cadere. Munito di calma e talento, ne trova il baricentro perfetto, facendolo rimanere in bilico. L'abbozzo d'una risata stanca ne esce, improvvisamente, pur informando della verità Hiashi. Una terribile e drammatica verità, che ridisegna il mondo. Avido di conoscenza e senza scrupoli. Dove il potere è il fine, e non più un mezzo. <Quella vecchia petulante t'avrà cresciuto dicendoti che Kotori Hyuga, era un grand'uomo, non è vero? Avresti dovuto conoscere tua madre, ragazzino.> Quella risata, di cui ne rimane il fantasma nella voce, scema lentamente. <Mebuki era una Donna con le fauci. Una Hyuga acquisita dal matrimonio, figlia d'altri Hyuga -eccezion fatta per il di lei vecchio, Jotta Haruno, pilastro portante della vecchia Konohagakure.>..<Mebuki non morì pochi mesi dopo la tua nascita, morì andando a riprendersi la sua bambina. Sono forze ed anime che abbiamo..> Il capo s'alza, inesorabile, incontrando finalmente gli occhi dello Hyuga. <Deciso di dimenticare.>..<Avresti vissuto meglio, senza saper la verità.>
Tuttavia quei sorrisi, non son affatto di scherno, ma semplici lasciti dei ricordi legati a quella che è invero, sua madre. Quando esso s'avvicina, gli porge i documenti, il vecchio torna a volgersi verso di lui, abbassando gli occhi su quel che ne rimane delle lettere e delle ricerche sui genetisti che hanno preso sua sorella e ucciso sua madre. Ne legge fugacemente quel che ne viene, sentendo, accompagnate al tuono che, imperatore del momento, illumina i tratti rovinati dello Hyuga, dove le vene rigonfie, son ornate da rughe e pelle stropicciata su se stesso. Lo guarda, mantenendo il silenzio poichè, è il cielo a parlare. A lavar via le lagrime dell'uomo che da tutto, s'è ritrovato con polvere tra le mani. La sua famiglia, le sue radici. La speranza uccisa, fenice, rinasce con la possibilità che sua sorella sia ancora viva. Sua sorella, oramai donna, ormai macchina nelle mani di chi l'ha strappata al paese della foglia. Ora oggetto di qualcuno. Una mezza verità quella raccontata da Puk, colui che ha messo Hiashi al corrente di tutto questo. Ha una sorella, ma non è stato il padre a venderla. E' stata strappata, rapita. La destra che si poggia sulla mano supplichevole dell'altro, donandogli il conforto che può dar un anziano.<Devi sapere che in principio, quando tutto è nato, tre eran le potenze esistenti. Tutto quel che viene, è nato da quello che c'era. Il Byakugan è uno di quelle forze. Uno hyuga il cui sangue è puro, mai sporcato. Uno Hyuga come.. Runriko. Taijuster abile. Maestra delle trecentosessantun' chiusure e della tecnica suprema dell'apertura...> Abbassa il tono, premendo le labbra tra loro, come a voler infangare qualcosa. Qualcosa che la disperazione di Hiashi spezza, andando a confermar quel che ha detto: Sarebbe stato meglio non sapere. <Non solo gli Uchiha son clonati. Ma se loro lo fanno per necessità di mantenimento, gli Hyuga vengon clonati per uguagliar forza e talento. Per dottrina. E' uno scempio che va fermato.> La mano che si ritira, lasciando una carezza su quella dell'altro. <Mebuki è morta oltre il Grande Tempio di Sunagakure.> Proferisce infine, ritirandosi nei passi. La destra porta una pezza nera alla bocca, coprendo l'ennesimo colpo di tosse. <Se Runriko è viva, la troverai li. Se è viva. E se è ancora, la nostra piccola Runriko...> Le risposte, non sempre son quello che vogliamo davvero. Spesso, cerchiamo persone sagge, che smentiscano le nostre scoperte. Sarebbe stato più facile per il novizio, saper ch'era tutta una menzogna. O che sua sorella, è morta. Ed ora, invece, si ritrova a camminar sul filo d'un rasoio. Morta o viva. Lucida o.. Semplice arto da guerra? Che fine avrà fatto, Runriko-onesama?[FIN!]