La sfida
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Giocata dal 07/02/2023 21:10 al 08/02/2023 00:41 nella chat "Campo d'addestramento [Konoha]"
Una frana d'acqua s'abbatte sul Mondo degli Shinobi. Il cielo piange lacrime umide e grigie, mentre nel buio della notte il rumore della pioggia si esalta. Le forme si confondono, i contorni si opacizzano, gli angoli si smussano e ogni cosa giace sotto un velo uggioso. Ogni cosa, compreso un giovane Uchiha, un'Ombra vestita di nero, che si bea di quel ticchettio ritmico, incessante, martellante, contro la fronte ed il resto del corpo. Già, la fronte, perché se ne sta nel bel mezzo del campo d'addestro della Foglia, con il naso all'insù, lasciando che le gocce cadano a destra e sinistra del naso, oltre le sopracciglia, mentre gli occhi permangono chiusi, nascosti dietro quei sipari di carne che sono calati, oramai da qualche minuto, proprio sullo sguardo. Veste gli abiti che lo hanno condotto anche al Quartiere Povero di Kiri: una maglia dalle maniche lunghe, nera, dai cui orli, su gli arti superiori, sbucano fasciature candide, bendaggi di fortuna, che si avviluppano sino alle nocche delle mani. Le stesse fasciature si possono trovare alle caviglie, dove cingono gli arti e suggellano il legame tra la stoffa e la carne, tra il movimento e l'indumento. I piedi, invece, sono stretti entro calzari ninja dalle tinte fosche, che oramai paiono capaci di affondare , quasi, nella fanghiglia in cui versa il terreno. Non è armato, se non di una sacca portaoggetti che reca con sé tutto il suo scarno equipaggiamento. < Non è un buon tempo per allenarsi ? > Domanda, all'indirizzo di Kurou, che sa essere lì attorno, a portata di voce. In tutto ciò, il chakra scorre , incandescente e sfrigolante, nel sistema circolatorio ad esso adibito, rinvigorendo mente e corpo. [Chakra On|60/60] Tutto ritorna al suo stato originale, in mezzo al nubifragio, che lava da ogni superfice tutto ciò che è fuori posto, riempiendo le grondaie e svuotando le foglie degli alberi da qualsivoglia insetto, ormai al riparo. Tutto è scuro, freddo, quasi invivibile, ma è ciò che rende l'atmosfera diversa, ma così simile a quell'incontro, tra mente e fisico, in cui il vincitore era già decretato dall'inizio. Ma la premessa è ciò che differisce, questa volta, così come il luogo dove una prateria di fango si estende, tra erba, cespugli, alberi, tutti del medesimo colore neutro. La luce è poca, ma sufficiente per una sessione di allenamento serale, di quelle intense, nella melma che renderebbe ogni movimento più duro e calcolato. Nella penombra, due figure si distinguono, di cui uno è un taijutsuer dai capelli folti, cadenti sulla fronte, lunghi fino alla base del collo, completamente fradici. Il fiero ciuffo si è ormai dileguato del tutto. Sotto niente più di una maglia termica, che assume un colore tra il nero e il violaceo per qualche gioco di ombre, coprente l'intero corpo, dalla base del collo fino alle caviglie e ai polsi, tenendo una copertura elastica e permissiva di colpi scaturiti dalla muscolatura. Altrettanto importante sono i sandali, abbastanza scivolosi, ma non del tutto inutili. < E' sempre un buon tempo per allenarsi. > Risposta chiamata, arrivata quasi naturalmente, come un mantra. Non è da escludere che diverse vicissitudini lo abbiano distratto negli ultimi periodi, ma alcune di esse possono rientrare nel vero e proprio termine di allenamento, sebbene nulla batta lo schiantarsi dei pugni sul legno grezzo. E così, proprio a questo scopo, l'artista marziale congiungerebbe le mani, davanti al suo petto, a gomiti ben sollevati dal busto, forzando una presa stretta nel segno della Capra. Con tale sigillo, andrebbe a socchiudere lo sguardo, vedendo ancora meno dei dintorni, ma focalizzando immagini precise dentro se stesso, altrimenti invisibili. Una nella zona della calotta cranica, una forma non definita, focosa, di colore verde, mentre un'altra dello stesso tipo si sarebbe fatta viva nel basso ventre, dai colori cremisi. Con uno sforzo e concentrazione, avrebbe convogliato queste due forme verso il centro del proprio corpo, il plesso solare, spostandole come in forma liquida, con moto uniforme. Una volta incontratesi, avrebbero dato vita a un torrente più possente, che vorticando in senso antiorario andrebbe ad assumere un colore azzurro, e quella potenza sarebbe stata spedita verso tutto il corpo, attraverso gli tsubo. Riaprendo gli occhi, con il chakra, in corpo, si sarebbe ritrovato al fianco di Katai, e con dei manichini di legno a loro, anch'essi fradici e soggetti agli incessanti colpi della pioggia. < Questa volta massacriamo i fantocci? > [Tentativo Impasto Chakra 4/4] Nubi bitorzolute e pigre si assiepano sopra il Distretto della Foglia e Kagegakure tutta. L'illuminazione è scarsa, soprattutto in quell'area verde, che non vanta un'intromissione tecnologica così netta e violenta, all'interno della natura, come succede nel resto del Villaggio delle Ombre. E' una caratteristica della Foglia, dopotutto, quella di creare una perfetta commistione tra l'ambiente bucolico ed il progresso umano. I tralicci s'inseriscono all'interno delle fronde ed i rami avvolgono i fili elettrici, in perfetta armonia, quasi facessero parte dello stesso mondo, quasi fossero l'uno compartecipe dell'altro. Il fruscio della pioggia, tra le chiome rigogliose, culla i pensieri ed i silenzi, lasciando che le pause nel suo discorso siano poco più che intermezzi, piccoli intervalli dove il rumore dell'intemperie supera quello dei grovigli mentali. Le braccia permangono lungo i fianchi, immobili, ferme, così che l'acqua vi scivoli sopra, dalle spalle sino alle punte delle ultimi falangi, prima di tuffarsi nel vuoto e finire per cadere sul terreno, unendosi alle pozze sparse al suolo. < Sono d'accordo. > Conferma, in un filo di voce, ma necessario e sufficiente a farsi udire dall'interlocutore. E non lo guarda, non ancora, nonostante possa udirlo distintamente. La chioma corvina, gettata all'indietro, gronda acqua, come il resto delle vesti, ma non sembra curarsene particolarmente. Risulta piuttosto asettico in quella posa stabile e stante , priva di movimento alcuno, che non sia quello del petto, che si alza e si abbassa , ritmico, lento, cadenzato. < Sempre che non voglia far tu da fantoccio. > Ironizza, ma senza alcun sorriso. < ..di nuovo. > E questa volta il tono ilare è chiaro, limpido, trasparente come le gocce di pioggia che si abbattono su di loro. [Chakra On|60/60] Quella suola scarna affonderebbe sempre nella terra, man mano che l'acqua piovana andrebbe ad ammorbidirne la superfice, con quel suo ritmo incalzante, e mai calante. L'entusiasmo è ricambiato, e ora che il chakra in circolo, unito al vento gelido sulla pelle, galvanizzano l'attenzione di quel cespuglio disordinato di capelli neri, la voglia di approcciare uno di quei manichini con un gancio ben assestato diventa irresistibile. Ancor di più lo influenza lo scherno, arrivato attraverso quello strato di gocce trai due, senza subire variazioni di suono di alcun tipo. Una provocazione bella e buona, che andrebbe a produrre qualche nuvola di vapore, cancellate quasi subito dai proiettili d'acqua, fuoriuscite dal naso, forse anche dalle orecchie, di uno shinobi alto dalla bocca digrignante e dagli occhi spiritati. Un'espressione decisamente esilarante dal punto di vista di Katai, ma che Kurou avvertirebbe come ogni goccia di sangue andargli al cervello. < Sta a vedere! E... Ti farò cambiare idea! > tono chiaramente esaltato, un volto ormai avvolto da vergogna e una piccola vena in rilievo, sulla tempia di un gorilla arrabbiato. Palesemente non è abituato ad arrabbiarsi, tant'è che non sembra nemmeno avercela col suo compagno, ma o con se stesso, o con il manichino che gli si para di fronte, visto che da lui non ha distolto lo sguardo nemmeno per un istante. Una posa neutra diventerebbe presto più aereodinamica, con uno slancio, prima del busto piegato a 45 gradi in avanti, poi progressivamente anche la gamba destra andrebbe a pestare la melma, poco più avanti, e anche la sinistra a seguire, lasciando invece le braccia a penzoloni, dietro di se in linea con la schiena. < Nel mondo reale... > la carica procederebbe, ora che non si trova paralizzato di fronte agli occhi scarlatti dell'amico, ma libero di dimostrare le proprie capacità. Con velocità sostenuta accorcerebbe la distanza col fantoccio, ricoperto di paglia marcescente, in uno scheletro ligneo eretto. Con una certa competenza, il chakra da lui accumulato abbandonerebbe la parte alta del corpo, quasi del tutto, andando a convogliarsi nei muscoli inferiori, a pochissimi metri dal bersaglio, andando ad irrigidire quadricipiti, polpacci, glutei e addome. Ormai a 3 metri dal fantoccio, SE la raccolta di chakra fosse avvenuta, la sua velocità sarebbe aumentata drasticamente, grazie ad una spinta finale con la gamba sinistra, conficcata nel fango, dove solo un controllo perfetto avrebbe permesso una riuscita di quell'approccio. Quella spinta diretta, con quella flessione di gamba imbevuta di chakra, gli avrebbe permesso di arrivare dritto davanti al manichino, a pochi centimetri, e con uno sforzo notevole di schiena e addome, avrebbe spostato il suo peso all'indietro, come per cadere, usando la sua mano sinistra e il corrispettivo piede come appoggio sulla melma per evitare il capitombolo. A quel punto, non sarebbe rimasto altro da fare, se non sfruttare quell'enorme contenitore di energia, la gamba destra, e la contrazione del gluteo per sferrare un poderoso calcio, con la pianta del piede verso quello che dovrebbe ricordare un mento, nella struttura del bersaglio di legno. [Chakra On 30-7/30] [ Movimento verso manichino 1/4 + Konoha Renpuu 2/4] Ora il chakra viene deviato, dirottato, manipolato mentalmente per essere arginato in un fiotto che avvampa negli occhi. Il risultato dovrebbe essere un cambiamento radicale del fenotipo cellulare, tanto dell'iride, quanto della pupilla. Tutto ad opera di quell'energia psicofisica che si addensa, imbibendo i tessuti nervosi, muscolari, connettivi, facendo sì che questi reagiscano, in una cascata enzimatica e metabolica di secondi messaggeri cellulari, atti a comunicare con il nucleo della cellula le informazioni più impellenti. Così gli occhi dovrebbero cambiare colore, dal nero della notte al rosso del sangue e del fuoco, mentre due lacrime di pece, appese ad un cappio scuro - che attornia la pupilla - si palesano per ogni occhio. Due tomoe. E quando riapre gli occhi, finalmente, per puntarli sull'altro, la sua occhiata di brace balugina nell'oscurità, accesa e viva come una fiamma imperitura. Le dita delle mani si aprono e chiudono, un paio di volte, ripetutamente, per formare dei pugni saldi , ma bagnati. Le fasciature sono madide d'acqua, così le vesti, che gocciolano qua e là, da ogni orlo. E non si muove d'un millimetro, ma torce il busto, così il mento, quando l'altro scatta in direzione di uno dei manichini adibiti a bersaglio d'allenamento. Dovrebbe poter riuscire a seguire il suo spostamento, sebbene questi risulti notevolmente rapido, marcatamente preciso e incredibilmente dinamico. < ! > Le sopracciglia si sollevano, entrambe, andando a guardare quel manichino incrinarsi vistosamente, salvo poi impattare a terra, con uno schiocco sordo, di legno contro osso - o calzare - tornando però poi dritto, sull'asse ligneo che lo sorregge. < Sei veloce. > Ammette. < Ma cosa faresti contro un bersaglio che si muove ? > E allarga le braccia, forse proponendo, proprio verso l'altro, di attaccarlo. La distanza che li separa è di circa sei[6m] metri , esigua,quindi, per imbastire qualcosa, ma forse sufficiente, all'altro, per darsi da fare. [Chakra On|60-2/60][Attivazione Doujutsu Lv.3|2/4] < ... i fantocci li faccio fuori! > con un urlo riecheggiante si concluderebbe il tutto, andando a vedere dal basso il fantoccio, scheggiarsi, prima di barcollare ed eventualmente cadere all'indietro, tornando in posizione poco dopo. Intanto, quell'arto spingente, rivolto verso l'alto, sarebbe stato ritirato, verso il basso, tenendo sempre braccio e gamba sinistra come perno, fino a quando l'arma dell'artista marziale non sarebbe stata riposta, ripoggiando a terra. Facendo scivolare indietro, sul fango, entrambe le gambe ancora chinate, avrebbe liberato quella mano sinistra ormai lercia, sorreggendosi sui propri arti inferiori, che si distendono per farlo rialzare e la cui densità di chakra torna nella norma, subito dopo. Girandosi, punta Katai, con un sorrisino stampato in volto, ancora coperto dalla chioma lateralmente fino al mento, soddisfatto di aver sfogato quella provocazione in qualcosa di buono. Con molta leggerezza andrebbe a riporre le braccia conserte, sul petto gonfio e socchiudendo gli occhi, avvicinandosi al suo punto di partenza, camminando, guardando sempre Katai, soddisfatto, ma attento, ora che nota di nuovo quello sguardo rosso apparire. < Oggi allenamento coi fantocci. > è diretto, stranamente non da corda ad una sfida. Si è appena privato del suo pane quotidiano. < Il fantoccio non subisce genjutsu, voglio vedere cosa riesci a fare nel mondo reale. > ormai ha distolto lo sguardo, che ora è socchiuso, verso circa un metro a destra dell'Uchiha, un po' per trattenersi dal dargli corda, e un po' per paura di rimanere vittima di nuovo di quegli occhi. < E poi sappiamo già che sei più forte. Per ora... > ormai le frecciatine volano come le libellule sguazzano in quell'umidità. < Se distruggi il manichino con un colpo ti pago la cena. > [Chakra 23/30] < Stai indietro, allora. > Lo invita, con tutta la calma possibile, tutta la calma di cui potrebbe disporre in quel momento. Lo sguardo di brace fissa direttamente Kurou, cercandone lo sguardo, quasi stesse provando a strappargli di dosso una verità incontrovertibile. Semplicemente guardandolo. Sotto la frana meteorologica, si fa indietro lui stesso, rispetto al bersaglio preso di mira precedentemente da Kurou. Gli volta le spalle, camminando a ritroso, a piccoli passi, dove i calzari affondano nella fanghiglia e le suole si macchiano di quella poltiglia. Vorrebbe portarsi a circa dieci [10m] metri di distanza dal fantoccio. E la pioggia continua a battere. Si volta, infine, proprio verso il soggetto ligneo. Le gambe si divaricano appena, le ginocchia si piegano, così il busto si flette in avanti, leggermente curvo. < Stammi vicino. > Intima, verso l'altro, quando ha oramai compreso come possa finire facilmente vittima di quelle fiamme, anche solo per gioco, anche solo per diletto - o per mero errore personale. E. non ha certo intenzione di accompagnare l'artista marziale in ospedale, proprio questa sera. < Attento alle fiamme. > Quali fiamme, poi, è ancora tutto da capire, ma è presto detto. Le mani si uniscono all'altezza dello sterno, dove si districano in una serie di sigilli ben precisi, uno dietro l'altro, uno per volta. Lentamente, scrutando dapprima l'area circostante, quindi l'obiettivo prefissato. [Drago-Serpente-Scimmia-Cinghiale-Cavallo-Tigre]Le dita formano quella sequela di simboli, atti a guidare il chakra nell'addensamento che avviene nei polmoni, laddove si mescola ad un respiro profondo, ossigeno ed energie psicofisiche, che si agitano, sfregano, incendiandosi al solo contatto con l'esterno, quando il petto del giovane Uchiha si gonfia, quindi andando a flettersi in avanti, quasi volesse soffiar via qualcosa di fastidioso, espelle tutta l'energia accumulata, nonché l'aria inspirata, CERCANDO di creare una sfera di fuoco di nove [9m] di diametro, che viaggia alla piena velocità, bruciando aria, ossigeno, erba e pioggia. Tanto grande da poter coinvolgere anche altri bersagli, nell'area investita, nel moto rettilineo, proprio verso il fantoccio. [Chakra 58-11][Palla di Fuoco Suprema 3/4 + 1/4 spostamento][Sharingan Lv.2 On] Il passo lento, che ancora si fa beffe, pensando a quanto sia risultato figo con quello scatto, agli occhi cremisi che lo puntano in silenzio. Un silenzio interrotto da un avviso, il che fa ricadere inevitabilmente lo sguardo su quella figura sempre più scura, ora opaca, che compie qualche passo all'indietro. Pensando si tratti di un attacco a distanza, dato l'approccio inverso, Kurou avrebbe velocizzato il passo, non di poco, e metà tra l'essere emozionato nel godersi lo spettacolo e la paura di rimanere coinvolto, dove sarebbe sbagliato un tiro sbagliato di qualsiasi oggetto o jutsu, per rifargli la capigliatura. Quindi le braccia conserte andrebbero a sciogliersi e a dare lo slancio per una corsetta, che sarebbe terminata una volta raggiunto Katai, superandolo di appena 1 metro e girandosi, osservando quindi la sua stessa prospettiva, ma un po' più indietro, senza intralci essendo più alto. Non sarebbe riuscito a vedere l'esecuzione completa, non da lì almeno, forse a percepire dei movimenti, prima di assistere a qualcosa di catastrofico. < Le fiamme? > ancora prima di elaborare la frase, avrebbe sentito una temperatura decisamente fuori luogo, completamente opposta, quasi ad asciugare le gocce penzolanti dai suoi capelli. Davanti a se una luce, e fuoco, uno tsunami di fuoco, sparato a velocità inverosimile, che la pioggia non avrebbe fatto in tempo nemmeno ad attenuare. Un jutsu dal colore dell'apocalisse è appena uscito dalla bocca di un piccolo corvo. Kurou non può far altro se non tentare, in netto ritardo, di proteggersi il volto con entrambi gli avambracci alzati, prima di poter osservare un fenomeno di terra bruciata. Tutto sarebbe sparito. Il volto sbianca, mentre gli occhi si posano sull'erba inesistente, sui cespugli devastati, e sul fantoccio distrutto, ancora in fiamme, che tenta di resistere alla sua fine già scritta. Pensa a cosa è appena successo, prova ad elaborare, ancora a bocca aperta. < Questo era Katon? > alza l'indice, un po' tremante, come la sua voce, verso la chioma nera che gli da le spalle, come accusatorio di aver fatto qualcosa di fuori da ogni sua aspettativa. [Chakra 23/30] [Movimento 1/4]
Giocata dal 08/02/2023 21:29 al 09/02/2023 00:00 nella chat "Campo d'addestramento [Konoha]"
La pioggia brucia. L’aria stessa s’infiamma. Vapore e fuoco baluginano nella notte, come turbinii di grigie colonne che si sollevano nel buio, lasciando dietro di sé soltanto l’odore di bruciato e la striscia annerita, di erba, terra e aria carbonizzati. La postura del giovane Uchiha è ancora flessa in avanti, pietrificata nell’ultimo atto di un soffio violento, intenso, incandescente. Respira a pieni polmoni, così Kurou, dietro di lui, potrà notare come le spalle e la schiena si alzino e si abbassino ritmicamente, vistosamente. Il calore del fuoco si disperde rapidamente, così com’era giunto, lasciando solamente quel fantoccio che brucia e sul quale le gocce d’acqua s’abbattono senza particolare riscontro. < … > Il dispendio d’energia pare averlo provato, ma non a tal punto da perdere la lucidità, non a tal punto da mancare la risposta all’artista marziale. < Katon > Sentenzia, a voce bassa, ma non abbastanza da essere surclassata dal rumore dell’acquazzone. < Stanne sempre alla larga. > Lo invita, senza però che sia possibile rilevare particolare premura nel tono della voce. Soltanto poche parole, mentre il busto ora si volta, in senso orario, di qualche grado appena, finendo per trovarsi a mostrare il fianco allo shinobi della Foglia. < Allora, la cena la offri tu ? > Ed il pollice si solleva, andando oltre la spalla destra, coadiuvato dal gomito che si flette al massimo, ma rimane accanto al fianco. E' l'eloquente gesto che va ad ammiccare verso il fantoccio in preda ad un combustione violenta. [Chakra 47-1/60][Sharingan Lv.2 On] Aria calda ascendente si solleva in uno strato di vapore, visibile ad occhio nudo tanto è bollente, con la pioggia che prova a smorzare il tutto, con ovvia difficoltà e lentezza. La stessa lentezza con cui il respiro del corvo viene espulso dai suoi polmoni, e risucchiato al contempo per incanalare quel poco ossigeno lasciato davanti a lui, che rende l'atmosfera pesante, in ogni modo possibile. Non riesce comprendere il funzionamento di tale tecnica, ne riconosce solo la pericolosità e sa che non riuscirebbe a replicarla, nemmeno recuperando tutti gli anni arretrati di studio del ninjutsu, nella biblioteca di famiglia. Forse quelle interminabili pratiche non sarebbero risultate inutili. La schiena ricurva in avanti, paralizzato, occhi sgranati, bocca serrata, nel guardare il panorama riassestarsi tra le braci del jutsu, consapevole che il peggio sia passato. Viene distratto solo dai movimenti successivi di Katai, che lo distoglierebbero dalla sua trance, senza dissipare quel milione di domande che vorticano ciclicamente nel suo cervello. < La cena... > prova a seguire < Ah, sì... > riesce a formare un piccolo sorriso, ricollegando il tutto, seppur quegli occhi celesti continuino a scrutare in parte i dintorni. < Dì un po', hai qualche altro asso nella manica che non ho visto? > sinceramente curioso, arrivati a questo punto, non aveva idea di questa disparità. < Comunque se ti va bene, mi dici quello che vuoi mangiare e prendo il necessario per cucinartelo, prima che ritorni ad Oto. > ogni pensata è buona, per risparmiare qualche spicciolo. [Chakra 23/30] Rinviene, infine, sollevando la schiena, drizzando le spalle, estendendo le ginocchia. Riguadagna quel metro e - quasi - settanta d'altezza, in una fisionomia slanciata e longilinea, che combatte la pioggia con un immobilismo ostinato e costante, non totale, no, ma sicuramente predominante. La chioma corvina, appiccicata alla fronte, gronda acqua, così come il resto delle vesti. E l'odore di bruciato cozza violentemente contro le narici, instillando quel brivido profondo e ancestrale che ricorda, ad ogni creatura vivente, come il fuoco sia in realtà un fenomeno pericoloso, un alleato volubile. <... > Non replica, non inizialmente, si concede del tempo per lasciar estinguere il rossore sulle gote nei rivoli d'acqua che scendono sul viso. < Oh, beh, giusto un altro paio. > Borbotta, anonimo. < Ma non sarebbero nella manica se te li mostrassi ora, no ? > Ironizza, senza sorrisi veri e propri, se non un cenno delle labbra, che si tirano sul viso, al di sopra del mento aguzzo. < Oh, beh, sapresti rifare un buon ramen ? > Doamanda, curioso ora, a sua volta. Sbatte le ciglia, di fatto, un paio di volte appena. E , sotto la pioggia, per la prima volta, la voce assume un colore diverso rispetto a quello del temporale che incombe, per la prima volta si nota un'inflessione diversa, più partecipe, meno asettica. < Di un po'..> arriccia le labbra, pensieroso. < Hai mai pensato di imparare ad utilizzare un'arma ? > Domanda, visibilmente interessato. Una domanda per indagare tanto le prospettive, quanto le abilità altrui, in maniera indiretta. [Chakra On|46-1/60][Sharingan Lv.2 On] Un picchiettio continuo sulla testa, ora riesce a percepirlo, dalla fronda di un ramo sopra di lui, un sopravvissuto si potrebbe dire, dell'acqua che sgorga inesorabile in esatto contrario di quello che ha appena visto, di ciò che sta ancora imprimendo a forza nella sua mente. E quella massa nera, con due puntini rossi, ci sembra abituato, molto più tranquillo di altre situazioni. Finalmente qualcuno sdrammatizza, ed è assurdo che sia proprio l'altro, ma d'altronde è quello che si è ripreso prima. < Sempre una riserva per farmi il culo, dico bene? > una sonora risata, a pieni polmoni, inglobando anche qualche goccia d'acqua nella mascella spalancata verso il cielo, e le braccia appoggiate ai fianchi robusti e stabili, dritto come un palo. < Beh, almeno so di poter contare su di te dalla distanza, casomai capitassimo in missione insieme... > andrebbe a strizzare un occhio riabbassando la testa, alzando un grosso pollice verso le nuvole, e distendendo quel braccio destro dritto verso la fronte di Katai. Un vero maestro nel dimenticare tutto ciò che gli succede, nell'arco di pochi minuti. < Il ramen eh? E' una delle cose più semplici da fare, ha solo tante preparazioni. Dovrei già avere del brodo di carne in casa... > la mano al mento, quella usata per il pollicione, che strofina quella pelle viscida, tra fango e acqua piovana. Prova a rimembrare, se quel fantomatico barattolo sigillato da pochi giorni si trovi nel frigorifero, o nel congelatore. Nel secondo caso, bisognerebbe aspettare almeno una mezz'ora, prima di utilizzarlo. In ultima battuta, andrebbe a staccare la mano, con un piccolo scatto per il cambio di argomento improvviso, portando sia il braccio destro sia il sinistro davanti alla visuale di entrambi, leggermente angolati verso il cielo. Con un movimento sincrono, andrebbe ad aprire e chiudere dei pugni, ripetutamente, quasi a verificare che funzionino ancora. < Le mie armi sono queste. Possono essere anche più pericolose delle lame, ma è decisamente più facile calibrare come fermare il nemico che ti si trova davanti, e quanto andarci pesante. > si sofferma, per poi rilasciare lungo i fianchi quegli arti, e incrociare quello sguardo rosso. < E poi non mi risulterebbe naturale, le arti marziali sono ciò che mi ha guidato fino ad oggi. Intendo usare solo quelle, per le mie decisioni e aiutare chi ne ha bisogno. > un'altra piccola pausa, in cui passa anche un sorriso sdrammatizzante. < Ovviamente sarà più difficile, ma appena saranno più affinate sarai il primo a notarlo! Ormai ti prendo come riferimento... > [Chakra 23/30] Sotto una frana d'acqua, quell'Ombra minuta ora si muove, finalmente, dopo istanti interminabili. Le braccia finiscono per incrociarsi al petto, andando a stringere un nodo di carne, sangue, stoffa e ossa ; proprio contro la gabbia toracica, che si alza e si abbassa, ora più lentamente. La morsa del gelo invernale torna a rosicchiare le carni, morde la pelle, graffia il viso e la pioggia la esalta. Un brivido, che non ha nulla a che vedere con la paura del fuoco, si radica lungo la schiena, rincorrendo ogni vertebra dell'intera spina dorsale, sino a radicarsi nella nuca, superficiale, rapido. E' il sintomo e la conseguenza di quella notte gelida, oramai inoltrata, che vede spegnersi ogni stella nel cielo, assieme a qualche lampione intermittente, magari dovuto ai fili elettrici scoperti, magari semplicemente alle oscillazioni che il vento imprime ai cavi dell'alta tensione - o forse ai recenti cali di intensità di corrente che ci sono stati nei vari Distretti e sui quali, attualmente, stanno ancora indagando. Senza alcun risultato positivo, oltretutto. < Dici bene. > Replica, in principio, allungando il bordo delle labbra, il confine destro, verso la medesima guancia, infossando quest'ultima, in un debole riso, che denota la leggerezza della risposta, quantomai ironica. < Significherebbe che , in qualche modo, dovrei guardarmi le spalle da te ? > Domanda, fingendo un'aria preoccupata, non tanto nel volto, quanto nel tono della voce, che declina, lievemente più basso, lievemente più grave. < Credi che , a breve distanza, sarei meno efficace ? > Insinua, a sua volta, andando a sollevare quegli occhi di brace verso il volto altrui, il mento che cala di qualche grado verso il basso, flettendosi un poco, ma il moto inverso è compiuto proprio dalle iridi, atto ad estinguere il divario d'altezze tra i due. < Capisco. > Commenta, dinanzi alla scelta altrui, che sembra quantomai decisa e convinta. < Hai il mio rispetto Kurou. > Rivela, per quanto questo possa significare poco, dal basso dei suoi quindici anni appena.[Chakra On|45-1/60][Sharingan Lv.2 On] Ormai tutto è inzuppato d'acqua, a partire da quella calzamaglia termica, per passare ai lacci e alle suole dei calzari, e infine quella chioma sulla quale non è rimasta nemmeno una goccia di lacca per capelli. Pian piano l'adrenalina cala, dalla scena precedente, il tutto si appiana e i rumori diventano più forti, l'ambiente riprende forma. Le braci sono ormai trasformate in cumuli caldi di cenere. < Lo sai che non sono un criminale, vero? Dovremmo essere dalla stessa parte... > gli occhi socchiusi, le braccia conserte, un po' imbronciato, sotto la pioggia di provocazioni e scherni, rivolto verso la capra nera attaccabrighe, che sembra aspettare la parola giusta, per mettere il gigante a gambe all'aria. Ma se fosse dall'altra parte, anche lui si divertirebbe un mondo a vedere qualcuno arrancare per raggiungerlo, oltre a provare una certa fierezza in ciò. Dolce rivalità... < E tu hai il mio, Katai-kun! > stessa posizione, ma un grande sorriso, al posto del un broncio. < E hai anche una cena pagata, quindi direi di passare in un kombini a comprare gli ingredienti, prima che chiudano... > non vuole ammetterlo ma... La pioggia, senza allenamento di mezzo, arreca non poco fastidio. Andrebbe quindi a voltarsi, con un leggera torsione del bacino, stringendosi sul petto a braccia conserte, per non disperdere più calore del dovuto, che quasi rimpiange il bruciore percepito da quel terribile jutsu. < Però penso tu abbia preso una delle mie debolezze più grandi. > ovvero? < Non ho molti mezzi per far fronte agli attacchi a distanza, o alle lame. L'unico è la velocità. > sembra concludere, questo flusso di pensieri, provocato da Katai. < Penso sia questo il motivo per cui necessitiamo dell'uso delle porte. Tu hai qualche consiglio in merito? > [Chakra 23/30] < Dovremmo. > Usa il condizionale, ma un condizionale ironico, che si esibisce con una nota ilare nella voce. Decide quindi per assecondare l'altro, iniziando a camminare sul percorso a ritroso, che ha memorizzato, anche se è la prima volta che si reca lì, nel cuore della Foglia, tra gli shinobi di quel Distretto, sebbene la pioggia ne abbia fatti scappare molti. Lui e l'artista marziale, invece, paiono veterani di quell'intemperie, reduci dall'ennesima battaglia vinta contro il temporale. Non ci sono tuoni a decretare la fine di quella sfida, ma solo il vapore ascendente, in rivoli di fumo grigio, che sale verso il cielo nero, esalato da un manichino di legno, che ancora arde, incandescente ed annerito dalla sfera di fuoco che ha rilasciato in un soffio impetuoso. < La cena è sicuramente quello che apprezzo di più. > Borbotta, strizzando entrambi gli occhi e allargando il sorriso, questa volta, in una linea tesa, che snuda la dentatura candida e la mostra , sotto quegli occhi di brace e sangue, macchiati di pece nera, di due lacrime d'inchiostro nero. Due tomoe. Non scompaiono, quest'ultime, se non sul limitare dell'arena verde, dopo aver oramai lasciato alle spalle lo steccato del campo d'allenamento. Fiancheggia il Nakayama, dunque l'altro potrà vedere chiaramente quel sorriso, nuovo e raro, almeno sul volto dell'Uchiha. < Continua a muoverti. Muoviti sempre. La tua fisicità è la tua miglior arma. > Rivela, ciò che , probabilmente, l'altro conosce già. E lo segue, dunque, in silenzio, salvo altre domande, lungo la strada verso il primo negozio che incontreranno, proprio per fermarsi a comprare gli ingredienti per il ramen. ( E N D) Il buon umore non viene arenato dall'atmosfera, ma anzi, si fortifica. E' raro che una serata di pioggia si trasformi in qualcosa di allegro e proficuo, ma entrambi sono riusciti a tirarne fuori qualcosa, nuove scoperte, qualche nozione. Ormai il solco di fuoco è alle loro spalle, estinto in parte. L'unica cosa che sentirebbero, oltre alle loro voci e alla pioggia, amica e compagna, sarebbe il tonfo dell'ultimo pezzo di sostegno che si stacca, ancora appeso in bilico alla base di quel corpo di paglia e legno, che finalmente si esaurirebbe del tutto. Una fine gloriosa, per un corpo forgiato dai jutsu di tanti studenti. < Quindi il ramen ti piace parecchio? In effetti è da Ichiraku che ci siamo incontrati... > domanda casuale, giusto per non ripensare costantemente allo tsunami di fuoco. Ma voltandosi, anche solo di poco al suo fianco, noterebbe una smorfia, un disegno ancor più strano di quelle iridi rosse, qualcosa di piacevole e particolare, decisamente naturale. E allora, dopo pochi ma decisi colpi di palpebra a delucidare quell'immagine, che si ripromette di non cancellare mai, andrebbe ad imitarne il gesto e la forma, come due gocce d'acqua, per qualche istante verso l'amico, poi di nuovo verso la strada da percorrere, fino al negozio più vicino, lasciando terra bruciata dietro di loro e un sorriso speranzoso in avanti. < Bene, mangeremo un gran ramen vedrai! Ho anche infuso un pizzico di chakra nel brodo, devo solo ricordarmi se è da scongelare o meno... > [ END ]