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Tenjiro

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con Tenjiro, Ahmya

14:58 Ahmya:
  [Studio Tenjiro] Finalmente le hanno dato appuntamento! Quel vecchiaccio che ha deciso di ritirarsi a vita privata ha almeno avuto la decenza di darle un appuntamento per presentarle il suo nuovo modico di riferimento, certo è un po’ scomodo che si trovi a Konoha. Solo per eccesso di zelo si è mossa sin dalle prime luci della mattina, ovvero circa mezzogiorno, per iniziare a percorrere la strada che le è stata spiegata con attenzione in quella missiva recapitata alla sede del clan. Sì per fortuna il vecchiaccio la conosce abbastanza bene da sapere che: a) non ha la minima intenzione di imparare ad usare un telefono b) non ha ancora capito come orientarsi in quel villaggio. La mano candida e con quella cicatrice da sutura ben evidente sul polso destra si alza mentre le lunghe e affusolate dita si richiudono andando a formare un pugno, le nocche lentamente si dirigono sulla porta dello studio che le è stato indicato, nella mano sinistra abbandonata al fianco la pergamena chiara con il nome del dottor Tenjiro come referente. Mentre il primo suono sordo vien prodotto dal lieve impatto tra il suo corpo ed il legno abbiamo tempo di ripercorrere ciò che è successo nelle ultime ore. Una caramella viene lasciata sciogliere sulla lingua mentre esce così dalla sede dei Kakuzu ad Ame e da lì inizia la sua quotidiana odissea. Cammina coperta solo da un ombrellino nero poggiato sulla spalla destra, i capelli sono sciolti e vengono mossi dal quel vento freddo che minaccia la sua pelle così liscia ed imperfetta in prossimità delle cicatrici, quella che le attraversa l’occhio dorato perpendicolarmente è la più visibile seguita dalla gemella, s’incrociano le due circa a metà guancia lasciando che il volto venga tagliato anche orizzontalmente, eppure riconosce e ama la sua bellezza, unica e particolare. Le spalle sono appena scoperte, questo permette ai più attenti osservatori di ammirare e perdersi nella linea seghettata in prossimità dell’articolazione destra e del collo. Poche le pozzanghere che incontra inizialmente. Un nuovo sonoro tonfo sulla porta del medico, poco dopo come a voler sottolineare quel semplice bussare. Tra un treno e qualche passeggiata la parte inferiore del suo kimono inizia a sporcarsi e bagnarsi rendendo la sua bellezza ancor più unica e ammaliante. L’abito indossato oggi è difficile da descrivere ma resta a mente con facilità. La struttura è quella di un tipico Kimono, le cade lievemente nella spalle ma non è questa la particolarità, nemmeno quel sottile obi bianco o il colore scuro del tessuto superiore, a restare impresso è quel gioco di trasparente e luci ottenuto dalla sovrapposizione di differenti strati, azzurri, blu, bianchi e neri, diverse le stoffe e diversa anche la protezione che offrono dal freddo, avvolgono timidamente quel corpo magro sottolineandone il punto vista ed esaltandone l’altezza nascondendo però, con la loro delicatezza, le maschere sulla schiena. Come se il cielo notturno la stesse vestendo lei si perde molte più volte di quanto ci si aspetterebbe prima di riuscire ad arrivare all’ospedale di Konoha. Una terza volta le nocche incontrano la porta, il pugno vien poi sciolto e mentre le dita si sposano alla manopola lei sospinge appena così da rimuovere quell’ostacolo, ammesso che non sia chiuso a chiave <con permesso> si annuncia con una voce pacata, un retrogusto acuto nel suo tono, mitigato dall’ennesima caramella nella sua bocca. Si è ormai perso il conto di quante ne ha mangiate. Se fosse riuscita ad entrare si limiterebbe ad alzare la sinistra così da tendere la pergamena con istruzioni e la presentazione del suo vecchio medico, firmata e timbrata da lui ovviamente. Lo sguardo risulta appena socchiuso, mostrandosi estremamente pacato e calmo, sedato in un certo senso. Sicuramente Tenjiro avrà ricevuto la sua cartella medica e sarà a conoscenza di quel che serve [chk on]

16:22 Tenjiro:
 [Ufficio Hyuga] Il sipario si apre ancora in quel di Konoha. L'andirivieni di gente, più o meno viva, mantiene attivi i corridoi del presidio ospedaliero locale ed è sintomatico del fatto che i turni siano proprio nel loro pieno dell'attività. A questa sorte non scappa il buon Tenjiro, che dopo aver affrontato il caos della degenza e delle corsie, si è finalmente rintanato nel proprio ufficio. Attende un'ospite, ma a quanto pare sembra essersene completamente dimenticato. Sosta sulla propria poltrona, ammantato con il bianco camice in netto contrasto con il nero del kimono. Il petto villoso sbuca dall'ampia apertura a V del vestito tipicamente orientale, mentre i capelli corvini sono raccolti in una sciatta coda che penzola lungo la schiena. Non indossa il classico cappello, visto che si trova in servizio... e sul taschino pieno di penne porta attaccata un'etichetta con su scritto "Dr. Hyuga". Le nocche femminili di Amhya rintoccano sulla porta quanto basta per destare l'attenzione di Tenjiro. L'unico occhio buono vien sollevato dalla scrivania e portato dritto innanzi a se, in direzione della porta, mentre le labbra si schiudono per proferir un'unico e caldo accenno di consenso. <Prego!> Come sempre, Tenjiro trasuda positività. Neanche nel giorno di lavoro più pesante di tutti darebbe segno di cedimento o riverserebbe astio e stress su un proprio paziente. Peccato che, in questo momento, non ricordi assolutamente di averne in attesa uno. <Si?> domanda confuso in prima battuta, mentre con lo sguardo si sofferma sui dettagli di questa ragazza tanto bella quanto... anomala. Non proferisce. Non si presenta. Semplicemente gli porge una pergamena, che subito dopo finisce per attirare le attenzioni del quasi cinquantenne. Le dita di Tenjiro toccano quel foglio e se ne prendono cura, mentre l'occhio perlaceo passa in rassegna ogni singola lettera su esso riportata. <Ooooh! Certo!> Che stupido. Ora ricorda. <Tu devi essere la paziente in trasferimento dalle sapienti mani del Dott. Hirisaki!> Poggia il foglio sulla scrivania, alzandosi dalla propria sedia in segno di cortese rispetto. <Ahmya, giusto?> Le sorride, allungando la mano verso di lei e aspettando che possa cingerla per concludere la presentazione. <Io sono Tenjiro.> Si annuncia a sua volta, mentre con la testa cerca di elaborare tutte le informazioni apprese durante la lettura della cartella clinica della ragazza. E' una personalità problematica, da quanto ha capito... e come tale ha bisogno di tastare il suolo su cui da ora in poi sarà costretto a muoversi. <Da oggi inizia il nostro percorso insieme!> Mantiene una calma disarmante. Anche nella consapevolezza di avere un caso disperato tra le mani. Per fortuna non esiste caso, per Zio Ten, che sia disperato abbastanza da farlo desistere. <Prego accomodati pure.> Le indica una delle due poltrone dall'altro lato della scrivania e aspetta che lei si sieda, prima di poter fare lo stesso. <Ho letto un paio di cosine sulla tua cartella clinica... ma ho scoperto, con il tempo, che in realtà spesso c'è molto di più da sapere.> In realtà non è vero. Spesso le cartelle cliniche sono molto accurate... è solo un modo come un altro per farla parlare. <Ti va di riassumermi il tuo quadro clinico?> Esperienze, degenze e tutto ciò che le passerà per la mente.[Chakra ON]

16:41 Ahmya:
  [Studio Tenjiro] I suoi occhi si posano su quella figura di mezz’età, incredibile sia arrivato fino a quel punto in effetti. Tace mentre il suo sorriso sornione e rilassato si mostra, non c’è gentilezza nella sua espressione, pacatezza sì ma infondo un predatore può venir vestito da coniglio ma l’indole non la si può cambiare e così è la sua espressione che proprio mostrandosi così innocua da idea di quanto possa essere pericolosa. Annuisce un paio di volte a quelle parole limitandosi ad attendere. Si avvicina dunque alla scrivania e senza troppi preamboli prende posto sulla sedia davanti al medico, la scosta con attenzione sollevandola quel tanto che basta per ridurre il rumore già limitato dei feltri sul pavimento. Mentre s’adagia la mano destra scorre sulle sue stesse natiche sistemando l’abito così che non finisca per stropicciarsi troppo. La piccola quantità di cannabis che sta ingerendo con le caramelle basta quel tanto che serve per farla apparire come socialmente accettabile. Prende così posto con estrema calma, muovendosi lentamente e lasciando che l’attenzione venga rivolta ad ogni suo gesto come se si trattasse di comporre un’opera d’arte, ma infondo non è ciò che è? Solo dopo averlo fatto torna ad osservare quello che a quanto pare sarà il nuovo medico, gli occhi di due colori si diversi si posano su di lui senza nascondere l’interesse per quella benda <lei è medico> si limita ad interromperlo durante il suo discorso come se non le importasse poi molto, eppure nel farlo c’è della sfumata cortesia nella sua voce il tutto sempre macchiato da quella lontana ed isterica nota acuta <non può curarsi?> va subito al dunque, non sembra voler accusare o giudicare, la curiosità appare reale mentre lo osserva, non c’è malizia in quelle parole <infondo se lei, come me, fosse un estimatore delle cicatrici mostrerebbe al mondo la sua bellezza> sorride ancora, con la stessa innocente espressione di poco prima, dettaglio che a maggior ragione sottolinea quanto la sua apparenza sia lontana dalla sostanza. Lo lascia proseguire comunque, solo dopo aver espresso il suo pensiero, interessata decisamente più di quanto sarebbe corretto. Non svanisce l’espressione dal suo volto, le palpebre lievemente abbassare a coprire la parte superiore delle sue iridi, calma perché chiaramente sedata <dicono che io sia violenta, senza controllo e forse è vero> scuote le spalle <sa a volte mi arrabbio e rompo i miei giocattolini> continua ancora con lo stesso tono innocente, quasi si trattasse davvero solo di oggetti <a volte sento delle voci che mi chiedono di mostrargli com’è fatto il fegato o altri organi> continua, quello tra loro è segreto professionale. Non che si fidi dei medici in generali è solo che lei, come chiunque le stia intorno, preferisce essere sedata e ormai ha perfettamente capito quanto dire per ottenere ciò che vuole <ultimamente ho anche delle strane visioni ma credo che sia perché ho comprato della droga visto che la ricetta era scaduta> ammette in parte il suo reato, giustificandosi poco dopo <ho anche voglia di fare male alle persone> prosegue per poi alzare lo sguardo verso il soffitto, pensierosa <credo d’aver finito, mi rinnova la ricetta?> dritta al sodo ancora una volta. Gli occhi tornano sulla benda di Tenjiro, attratta quasi dalla possibilità di scoprire cosa c’è sotto, come si è cicatrizzato? Che forma avrà la pelle suturata lì sotto? Ci sarà del pus? Richiede antibiotici o si sarà rimarginata bene? Farà male, la lingua veloce fa capolino dall’angolo destro della sua bocca, pulendo quell’eccessiva salivazione che quasi l’ha tradita [chk on]

17:09 Tenjiro:
 [Ufficio Hyuga] Il suo discorso viene interrotto e la donna prende subito il sopravvento. Ovviamente quella benda non poteva non attirare la sua attenzione. Esattamente come non poteva essere evitato il collegamento tra la sua professione e la sua menomazione. <Yare, yare...> borbotta sorridente, lasciandosi andare contro lo schienale della poltrona e incrociando le mani ad altezza dell'addome. <Domanda più che intelligente, signorina Ahmya.> La asseconda, accettando così di partecipare a quella perversa discussione. Tenjiro è un uomo buono, ma non è per niente stupido. La sua più che discreta abilità oratoria è seconda solo al suo spirito di osservazione. Ed è proprio sulla base di questo spirito di osservazione che cerca di carpire e capire psiche, inclinazioni e deviazioni della sua nuova paziente. <Potrei benissimo sistemarla, invero.> la ferita s'intende. <Ma certe volte le ferite possono essere un monito... e dimenticarle un grande errore.> In poche criptiche parole le ha spiegato che quella benda è lì perchè lui vuole che sia lì. All'inizio non è riuscito a sistemarlo, l'occhio, ma con le nuove applicazioni mediche e lo studio dell'influenza del Chakra sui tessuti organici... beh, ora sistemarlo sarebbe molto meno problematico. Eppure è ancora lì. <Non tutte le cicatrici si possono mostrare... e io sono estimatore di cicatrici che, purtroppo, non si vedono.> O si vedono in maniera differente. Ad ogni modo, la successiva trattazione della ragazza lo porta a spalancare appena la palpebra sinistra. Lo stupore iniziale lascia spazio, poco dopo, alla semplice consapevolezza che ciò che era scritto nella cartella clinica non era un'esagerazione. Per questo motivo il suo sguardo lentamente va sempre più assottigliandosi, fino a divenir tagliente, mentre sul quel viso si apre un leggero ghigno di sfida. <Abbiamo una ragazza peperina, vedo.> Quelle dichiarazioni non lo spaventano più di tanto. Come detto, la lettura preliminare del dossier clinico lo aveva preparato psicologicamente all'evenienza. <Immagino che tu proceda nella vana speranza che io... ti assecondi in questo tuo lento ed inesorabile sprofondare nell'alterazione delle tue percezioni.> E' palese che non sarà così. Come detto, la speranza è vana. Tenjiro abbandona la propria sedia, ergendosi in tutta la sua altezza e ampiezza. <Non ho mai condiviso la scelta di Hirisaki di continuare a somministrarti medicinali dalla dubbia efficacia. L'obiettivo non è tenerti a bada. E' curarti.> Nella sua immensa bonarietà, Tenjiro sa anche trasmettere imperiosità e fermezza. Certo... per chi è in grado di recepirla però! E' molto probabile che per la ragazza il buon Hyuga non sia altro che una macchinetta dispensa oppiacei e nulla di più distante da un punto di riferimento. Tuttavia, lui sembra essere intenzionato a cambiare questa realtà. <La forza non è un problema e il controllo si apprende.> La accompagna nella definizione del suo quadro clinico, dimostrandole che ogni singolo segmento fuori posto può essere addrizzato per riportare tutto sui binari della retta via. <Le voci non si assecondano. Si dominano.> E lei dovrà tenere le redini. <E la Realtà non può ingannarti, se impari a vedere il suo vero volto.> Ecco quindi la richiesta formale: il rinnovo delle medicine. <Ritieni seriamente che sia indispensabile?> Sa che la risposta è si. Sta solo sondando la sua forza di volontà. <Io posso liberarti da questa catena...> da quella degli stupefacenti. <Ma è un percorso che non posso seguire da solo.> Quindi a lei la parola. Cosa dirà innanzi alla prospettiva di una vita diversa? Una vita che egli ha caratterizzato come Forte e Dominante. Non retta e giusta, poichè ogni interlocutore necessità di parole appropriate, specifiche e soppesate. Parole che possano sortire il massimo effetto possibile. Con un profilo psicologico del genere, forse l'approccio migliore è proprio quello dell'ego.

18:39 Ahmya:
  [Studio Tenjiro] La risposta non la soddisfa e come potrebbe? Ma non prosegue oltre, si accontenta per oggi di quella spiegazione permettendosi di comporre un puzzle di colui che le sta davanti, il suo futuro medico. Comprenderlo può essere utile ma è sicuramente necessario, iniziare a mettere al proprio posto i tasselli che compongono l’altrui personalità è forse l’unico modo che ha per arrivare al suo obiettivo. Esattamente come aveva compreso abbastanza del vecchio curante così ora sente la necessità di fare la stessa cosa seppur non prema per riuscirci velocemente, come sempre è il percorso a piacerle maggiormente. Sì, è divertente riuscire a manipolare qualcuno ed ottenere ciò che vuole ma è ancora meglio se per arrivarci ci vogliono mesi, anni così da poter saggiare pian piano la propria vittima. Perché cercare qualche disperato da torturare quando si possono trovare anime innocenti e pure da corrompere? Lo sguardo di godimento di coloro che prima erano candidi ne vale almeno diecimila di chi era già oscuro. Come fumare la sua pipa, il vero piacere non è finirla ma godersi ogni singolo tiro sentendo il fumo penetrare ed inebriare il proprio corpo, la calda sensazione di bruciore in gola, la consapevolezza e il poter guardare il piccolo braciere ardere con più forza ogni volta che inspira. Il sorriso torna a marcarle il volto a quelle parole <lo sa che qualcuno potrebbe scambiare le sue parole per abuso?> non c’è traccia di minaccia in quel tono macchiato dall’isteria, sta constatando un fatto, con delicato altruismo lo informa, lo avverte, così esperta forse perché il loro modo di esprimersi non è poi così diverso. L’unica differenza è che è stata l’anima pura ad usare termini ambigui. Prosegue però il discorso e si nota svanire quella mezzaluna sul suo volto man mano che le parole arrivano al suo orecchio, riducendosi sempre più e lasciando posto ad un’espressione sempre meno pacata. Sfiora la rabbia, il suo volto danza intorno al fuoco come una strega attratta dalle fiamme ma ancora non si lancia, non è più tranquilla ma non c’è eccesso di rabbia, nessuno scoppio di sentimenti. Come è ovvio che sia reagisce a quella negazione di ciò che desidera fortemente non nel migliore dei modi ma, per fortuna, essendo ancora in parte sedata grazie alle caramelle riesce a mantenere il controllo delle proprie emozioni, sentendole montare in un piccolo angolo di sé e prepararsi ad inondarle come uno tsunami che però s’infrange sulla barriera fornita dal CBD finendo per filtrare debolmente <mi piace ciò che mi dicono le voci, perché dominarle?> il tono lascia trasparire maggiormente la nota acuta, non ancora predominante certo ma sicuramente ben udibile ora <ed io della realtà ho già visto il vero volto> stringe le mani sui braccioli di quella sedia, le unghie che combattono una battaglia all’ultimo sangue con la sottile imbottitura. Il corpo ciondola appena, improvvisamente scomodo, contrae gli addominali per tirarsi su, far scivolare l’abito più indietro, verso lo schienale, cercare un miglior supporto. Le caviglie sopportano una lieve pressione verso l’esterno così che la parte interna delle sue suole s’alzi <non è necessaria per me> la tensione s’accumula nei suoi muscoli ora che vede sfumare la possibilità di una via d’uscita legale. Chiusa la bocca sembra voler succhiare l’anima stessa di quel che è rimasto della sua caramella <ma per la società a quanto mi dicono> lo sa anche lei da sola, sa perfettamente quanto il baratro della sua violenza sia profondo [chk on]

19:14 Tenjiro:
 [Ufficio Hyuga] Permane lì, in piedi dietro la sua scrivania, mentre la ragazza cerca di giocare con una mente che, scoprirà, è più coriacea di quanto possa sembrare. Tenjiro ha passeggiato sull'orlo del baratro assai più a lungo di quanto si possa immaginare, ma è riuscito a non cascarci dentro. E' difficile, quindi, convincere qualcuno a riaffacciarsi sull'abisso dopo che vi si è specchiato così a lungo. Il commento sulle sue parole non lo tange. Anzi, si stringe nelle spalle, mostrando la sua più totale tranquillità. <Immagino di si... Sono poche le parole che non possono essere fraintese. Tuttavia...> la guarda intensamente con il suo occhio perlaceo, cercando di trasmetterle quella sicurezza che infervora il suo animo e la sua morale. <... la malizia è negli occhi di chi guarda e l'unica cosa che realmente conta sono le Intenzioni.> Inizia lentamente ad aggirare la scrivania, così da portarsi dal lato della ragazza e poterla avere più a stretto contatto. <Chi mi conosce sa bene che quell'eventualità non è neanche lontanamente considerabile.> Abuso e Tenjiro non possono stare nella stessa frase. Non con accezione negativa, almeno! Intanto osserva la ragazza divenir visibilmente instabile. A disagio. La sedia diventa improvvisamente un trono di rovi e quel diniego una croce insopportabile. Le palpebre del vecchio Hyuga si assottigliano ancora una volta, quindi, mentre si prepara alla seconda tranche di quel giochino psicologico a cui ha accettato di prender parte. <Hai mai preso in considerazione l'idea che possano dirti qualcosa di sbagliato? Potresti scoprire che dominare quelle voci è assai più piacevole che essere sottomessa da esse.> prova a risponderle a tono. Lei si aggrappa alla sedia, mentre lui cerca di raggiungere le sue spalle e poggiare le mani sullo schienale. Non vuole che l'altra si giri a guardarlo, seppur non le impedirà di farlo. Vuole più che altro emulare quella voce sulla spalla, che questa volta sarà quella della coscienza. Proprio ora che gli serve un intervento su un piatto d'argento. <Permettimi di dubitare...> Ammette con voce calda circa il vero volto del mondo. Su quello è intransigente, poichè è prerogativa del suo Clan quella di poter vedere la Realtà priva di artifizio alcuno. <Se non sei tu a necessitarne... e l'unico interesse è tutelare la società...> borbotta, cercando di accompagnarla su un percorso logico che la metta sotto scacco. <... allora sarai felice di sapere che esistono altri modi per tutelarla. Modi che non compromettano la tua integrità e che ti permettano di tenere ben salde le redini della vita.> Non aspetterà una risposta. Le servirà subito un palliativo, così da invogliarla a intraprendere quella strada. Una strada di sacrifici e redenzione, mascherata da passeggiata lungo una scia di caramelle appositamente lasciate a terra. <Mi rendo conto che è difficile, Ahmya... e sono disposto a venirti incontro.> Questo potrebbe aprire in lei uno squarcio di speranza. <Ma solo se sarai -veramente- disposta a dimostrare al mondo che quel quadro clinico-...> indicando la cartella sulla sua scrivania. <... è carta straccia.> Che abbia preso a cuore il caso di questa bellissima, ma traviata, donzella?[Chakra ON]