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La tempesta rossa

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con Katai, Kurou

21:47 Katai:
  [Campo di allenamento] Soffi di lampi ed echi di tuono. Una tempesta s'abbatte sul Mondo degli Shinobi. Kagegakure è sotto una frana d'acqua, dietro una cortina opaca che vela ogni cosa, amalgamandosi alle ombre in un connubio tetro e sinistro. E' un giorno perfetto per allenarsi. Per allenarsi sul controllo dell'Arte del Fulmine. Ecco perché il campo d'addestramento è vuoto, eccezion fatta per una piccola Ombra. E' vestita, persino e respira. Indossa abiti semplici, sciatti, umili, privi di fronzoli e decori, se non un ventaglio rosso e bianco che capeggia sul dorso, tra le scapole, abbastanza grande da essere visto da chiunque, abbastanza piccolo da non incidere sull'intera superficie posteriore dell'indumento. La maglia scura , che l'Ombra indossa, ha il colletto alto e circolare, che sfiora il mento e le maniche lunghe, sino ai polsi, dove sbucano fuori dei bendaggi candidi , ma macchiati di chiazze scure, stretti sino alle nocche. L'indumento scende sino alla vita, dove incontra un paio di pantaloni ampi e comodi, stretti alle caviglie da fasciature bianche. I piedi, invece, sono avvinghiati da calzari ninja, dalle tinte fosche. La chioma corvina gronda di pioggia, i vestiti sono zuppi, la mano è tesa verso il cielo, mentre il chakra scorre copioso nel sistema circolatorio, scivola come lava incandescente, ma sfrigola come il fulmine. E dona vigore alle membra. Attende, in silenzio. < ... > Ha scritto a Kuoru, gli ha dato appuntamento su quel campo d'allenamento ed ora , con il naso rivolto all'insù, lascia che la miriade di goccioline scivolino sul suo viso, rigando i lineamenti obliqui e ripidi, prima di cadere in un salto nel vuoto, verso terra. [Chakra On |60/60]

22:07 Kurou:
  [Campo di Allenamento] Un tumulto di nubi vorticano velocemente sulla testa di un alto e possente shinobi, rilasciando quantità di acqua volte quasi ad abbatterlo, data da pressione con cui si scaglia sul suolo, in maniera intermittente e instabile, aggettivi che si associano perfettamente a quel cielo nero, senza fine. E così il ragazzone, senza alcun tipo di protezione sulla testa, viene ritmicamente illuminato dai lampi e colpito dai tuoni; quest'ultimi rimbombano su quella via di Oto, che inesorabilmente lo avrebbe portato al suo incontro, con quel ragazzetto, una delle persone più curiose e vicine conosciute dopo il suo percorso in accademia. Tenendo lo sguardo fisso avanti a se, e notando l'inizio di quella struttura, oltre a qualche studente a riparo sotto le tettoie spioventi a bordo del marciapiede, Kurou percepisce un minimo di nostalgia, nei momenti in cui il suo tempo era dedicato a spingersi oltre i suoi limiti e la sua natura, giorno dopo giorno, per poter anche solo stare al passo con i suoi compagni, fallendo il più delle volte. Un ricordo dolce e amaro, che svanisce in un fremito che si alimenta all'avvicinarsi di quel campo, in cui il suo amico lo avrebbe aspettato, per provare a crescere un po', anche quel giorno completamente avverso. Inizia il pezzo dello sterrato, dove il terreno diventa fangoso, e i sandali neri del taijutsuer iniziano ad affondare, ma non scivolano, grazie ad un passo rapido e deciso, sempre in camminata. Al di sopra si trova un pantalone grigio, con l'attaccatura ai piedi già sporca di fanghiglia marrone, e al di sotto una calzamaglia aderente, di colore nero opaco che lo avvolge completamente, lasciandolo coperto da quello strato elastico dal collo alle caviglie. Come un evento storico, al di sopra, qualcosa non torna. Il suo tanto curato e peculiare ciuffo di capelli non è alto, ma non è nemmeno basso. E' del tutto assente, come inghiottito da quei litri di acqua, e ora i capelli gli cadono sciolti, davanti al volto, completamente fradici. Se non fosse per la stazza sarebbe difficile riconoscerlo, anche per quel passo un po' rannicchiato, con il busto piegato in avanti e le mani in tasca dei pantaloni grigi, con uno sguardo attento, indice della sua paura di sbagliare strada, non essendo avvezzo alla zona. Ma girando l'angolo e seguendo le indicazioni dell'Uchiha, lo trova, a faccia all'in su, come se si stesse godendo quella cascata di acqua dal cielo. < Yo! > Richiama il compagno, mantenendo la stessa posizione mentre si avvicina al centro del campo, accennando solo un'estrazione della mano destra dalla tasca, per portarla all'altezza della faccia aperta in segno di saluto. < Gli allenamenti con la pioggia sono i più difficili... > non può fare altro se non iniziare a sorridere alla vista di Katai. < Hai già iniziato? Io devo ancora scaldarmi. >

22:17 Katai:
  [Campo di allenamento] Il ticchettio della pioggia è martellante. Incessante. Apparentemente infinito. Rivoli d'acqua scivolano sul campo d'allenamento, ricoprendo quest'ultimo di pozze e fanghiglia. Ecco da dove derivano le macchie scure su quei bendaggi che stringono le mani, le stesse macchie che insozzano i calzari ninja. Eppure lui è fermo, ora, ma per raggiungere quel luogo si è mosso in tempo, forse proprio quando già il temporale si era scatenato. Forse l'ha fatto di proposito, proprio per sfruttare l'occasione. L'ultima volta è stato quasi per caso, totalmente in maniera inaspettata, ma il suo controllo del chakra era precario, vessato dalle visioni di cui è vittima e delle quali , il pentagramma che porta sul collo, parzialmente nascosto dal colletto circolare della maglia, è vessillo. Ora TENTA di replicare le medesime condizioni, ma il temporale è elemento imprescindibile, tale da poter elettrizzare l'aria, scuotere l'energia statica sul suo corpo, andando a solleticare la pelle, drizzare i peli delle braccia. La chioma corvina si appiccica sulla fronte e sul capo, mentre scivola, piena d'acqua, verso il basso, appesantita dalla pioggia che la imbibisce. Gli occhi sono socchiusi, le palpebre calate sullo sguardo, come un sipario di carne inamovibile. Si rifugia nell'ombra dello sguardo, cercando concentrazione necessaria per assaporare le sensazioni corporee che il chakra gli dona, ma imponendosi su queste con un atto di volontà, ferrea determinazione, intenzionato a comprendere il fenomeno di cui è stato protagonista. < Yo > Ribatte, quando una sola voce, unica e inconfondibile, lo apostrofa in quel modo ed egli la emula, del tutto, ma non nel tono, tantomeno nel volume. E' un saluto pacato il suo, mentre la mano si solleva a sottolineare il commiato. Apre un occhio, il destro, quello rivolto verso Kurou, ma lo fa con netto ritardo rispetto alla domanda altrui, quasi fosse totalmente isolato, completamente assorto. < Fai pure. > Lo esorta, mentre lui, dal canto suo, lo osserva, quasi curioso. [Chakra On | 60/60]

22:40 Kurou:
  [Campo di Allenamento] Il passo sul quello strato di terra fuso all'acqua continua inesorabile, fino all'arrivo del ragazzone al fianco del ragazzo infradiciato, un po' come lui. Prova a dare un'occhiata ai dintorni, prima di iniziare a fare pochi ma efficaci movimenti di riscaldamento muscolare, fondamentali, per uno che di chakra ne usa veramente il minimo, se non per rinvigorire qualche cellula di massa magra. < Ci sono dei manichini qui? Avrei bisogno di un bersaglio... > chiede mentre si erge in una posa eretta, ma andando oltre, alzando entrambe le braccia al cielo brillante di lampi, con le mani congiunte e i palmi all'in su, mentre con una piccola torsione inarca la spina dorsale all'indietro, sciogliendo così le fibre del gran dorsale, e spingendo all'esterno con le mani avrebbe provveduto anche ai deltoidi e ai tricipiti, cosa visibile ad occhio nudo data la definizione scultorea di quei muscoli. < Non vedo l'ora di vederti in azione... Se sei più forte di me non la prenderò benissimo sappilo! > mantiene un sorriso, mentre chiude gli occhi, andando a rilasciare quella posizione di tensione, con i muscoli superiori ormai liberi, e forte della sua rilassatezza e concentrazione, compone il segno della Capra, in una pratica così basilare da essere effettuabile anche da un testone come lui. Ad ogni modo, eccolo raccogliere una parte della sua energie mentali, focalizzandosi sulla sua calotta cranica, mentre avrebbe provato a sentire il suo basso ventre, per spostare anche la sua energia corporea, in contemporanea. Avrebbe avvicinato il tutto, nel plesso solare, come due affluenti che sfociano in un unico fiume, dando così inizio al processo di mescolamento, in senso antiorario, il suo preferito, che gli permetterebbe di fondere le due forze, dando vita a qualcosa di più grande che metterebbe in circolo nei suoi tsubo, una volta completato il processo. Riaprirebbe quindi gli occhi tornando a guardare l'Uchiha sorridendo, e appoggiando le mani su entrambi i fianchi, in una posa quasi di attesa, nel capire cosa avrebbe potuto prendere a cazzotti, in un campo pieno di melma. [Impasto del Chakra]

23:17 Katai:
  [Campo di allenamento] < Là > Indica, alzando un indice teso e adunco, pallido, assieme al braccio di cui fa parte. Rivolge un gesto flemmatico, ma deciso al bersaglio ligneo che si trova a qualche metro di distanza, da un lato, coperto alla vista di Kurou dalla mole del giovane Uchiha. Quest'ultimo decide che, per iniziare, cercherà di replicare il più possibile le condizioni che lo avevano visto ergersi al di sopra dei tetti del Quartiere POvero di Kiri, laddove ha intrapreso quel percorso, compiendo i primi passi verso l'Arte del Fulmine. Ed ora ha intenzione di progredire oltre, dopo aver brevemente ricercato e studiato alcuni testi nella biblioteca del campo d'addestramento. Per cominciare TENTA di deviare il flusso circolatorio del chakra, dirottando quest'ultimo verso il sistema ottico, andando ad irrorare i tessuti che lo compongono: nervi, muscoli, ossa. Tutto DOVREBBE reagire con l'energia psicofisca, innescando una cascata enzimatica all'interno di ogni cellula, tale da indurre un segnale metabolico che possa incidere nel cambiamento fenotipico dell'iride e non solo. Quest'ultima dovrebbe cambiare, votarsi al rosso cremisi, sprofondato in una pupilla nera , attorniata da un cerchio del medesimo colore al quale sono appese due lacrime di pece. Sharingan. E lo sguardo devia sull'altro, all'udire quella sua affermazione, inframezzata allo scrosciare della pioggia, mentre il fango oramai assedia la sua posizione, impalata ed immobile al centro del campo d'addestramento. Ora solo il collo si torce, mentre il capo scivola di lato, andando a saggiare la sagoma dell'altro in un'occhiata laterale, che si mostra, prettamente, di profilo. < E perché mai ? > Domanda, serio, ma un tenue sorriso , beffardo, incunea la guancia che rivolge all'interlocutore, così che questi possa notare l'ironia nella mimica, più che nel tono. [Chakra On| 60-2/60][Attivazione Doujutsu Lv.2| 2/4]

23:50 Kurou:
  [Campo di Allenamento] Aguzza un po' la vista, laddove quella foschia creata dalle gocce d'acqua ne preclude buona parte a lunga distanza, lasciando come un velo grigio che filtra ogni oggetto circostante. E i manichini non sono da meno, ma eccoli lì, proprio nella zona indicata da Katai, dove Kurou riesce ad individuarne uno dalla forma umanoide e dalla composizione di legno imbevuto d'acqua. Dopo averlo avvistato, continua per qualche secondo con lo stretching abbandonato dapprima, per raccogliere quel po' di chakra che gli scorrerebbe addosso, ricomponendosi e allungando entrambe le braccia, una dopo l'altra, usandone una come ausiliare all'altra per comprimere abbastanza intensamente il gomito opposto con l'avambraccio, per portare a massima distensione il braccio schiacciato contro il petto gonfio e voluminoso. Sarebbe poi passato a congiungere le mani davanti al volto, rilassando le braccia, ma attivando i quadricipiti e i glutei, in una sequenza di ben quattro squat, uno dietro l'altro, che avrebbe compiuto con un'esecuzione magistrale, andando a divaricare le gambe a circa mezzo metro di distanza l'una dall'altra, andando ad usufruire delle rotule per avvicinare il sedere ai talloni, mantenendo l'addome contratto e la schiena ritta, senza andare troppo vicino all'obbiettivo fino al raggiungimento di poco più di un angolo di 90° col ginocchio. Tutto ciò viene ripetuto altre tre volte, prima che Kurou possa aprire bocca di nuovo, con un sorriso ricambiato allo stesso dell'Uchiha, che ora mostra la vera natura dei suoi occhi, di cui Kurou conosce solo la provenienza, ma non l'utilità. < Perchè vorrebbe dire che dovrei allenarmi ancora di più. Non che mi dispiaccia... > Ciò che spera è in realtà proprio trovare qualcuno che gli dia l'impressione di non aver compiuto nulla, vuole sentirsi come in accademia, incapace, inutile. Per lui è stato il modo più veloce per migliorare. Forse non il più sano. < Comunque se noto che non ti starei dietro, dopo l'allenamento andrò a casa camminando senza staccare mani e piedi da terra! > il suo sorriso si accentua, andando a coprire completamente il suo volto. Non si noterebbe nessun tono di ironia in quello che dice, è allegro ma serio. < E all'indietro! > Con quest'ultima toglie lo sguardo da Katai, andando a puntare il manichino oltre la sagoma dell'amico, e formando un pugno con la mano destra, che si schianta con la mano sinistra aperta, proprio di fronte al suo petto, con la stessa posa che può ricordare il saluto di uno studente di arti marziali, prima di un incontro ufficiale. < Facciamo a chi colpisce più forte il manichino! Inizi tu? > Ormai è fomentato, il sorriso è spavaldo, e il brivido della sfida lo pervade, forte della sua penalità appena selezionata, che lo sprona come al solito a dare il meglio di se. [Chakra On - 30/30]

00:02 Katai:
  [Campo di allenamento] Lo sguardo di brace, macchiato di ombre e pece, ora fissa Kurou. In volto. Diretto. E attende. Attende che egli possa intrecciare con lui un'occhiata, una solamente, fatale e letale. Foriera di tempesta, in tutti i sensi. Proprio perché, SOLO QUALORA l'altro avesse incontrato le sue iridi di fuoco e sangue, allora avrebbe scagliato verso di lui un'onda di chakra, raccolta e compattata prima di essere lanciata attraverso lo sguardo, sfruttando lo Sharingan come veicolo e vettore di quell'atto volto a distorcere, soggiogare e opprimere il sistema circolatorio dell'ipotetico avversario. Ora l'allenamento vien messo da parte, forse o forse appena cominciato. Decide di sfidare l'altro sin da subito, nel TENTATIVO di scoraggiarne ogni contesa, per quanto innocente e velleitaria possa essere. La forza dell'illusione andrebbe a tradursi in uno squarcio di folgore, una solamente, mescolata alle altre che s'accedono nel cielo tetro. TENTA di replicare ogni singola goccia di pioggia che s'abbatte sul Mondo, realizzando l'illusione di quella tempesta che perdura, roboante e abbacinante, proprio come quella che, realmente, si getta su Kagegakure, in un impeto metereologico. TENTA di disegnare il medesimo terreno, fangoso e scivoloso, in quelle medesime pozze d'acqua che si allargano sul suolo del campo d'allenamento. Così lo steccato che circonda l'area, fradicio e madido di pioggia, alla stregua del bersaglio verso il quale ha sollevato il dito, precedentemente, per indicare la via al Nakayama. Così quel vento gelido, che PROVA a replicare nella sua illusione, mimando l'intemperie dell'Inverno, oramai giunte ed incombente. Tutto correlato dalla sagoma dell'Uchiha, ritta al centro del pianoro, ferma e immobile come si era vista sino ad ora. E quindi l'unico cambiamento sarebbe esitato in una singola falce di folgore, scagliata dal cielo nero e bitorzoluto, carico di nembi, sputata al suolo, in prossimità del duo, in uno schiocco sonoro e sordo, che fischia, illumina e riempie i timpani. Una lacerazione elettrica che pare così vicina al giovane Uchiha da potergli far drizzare i capelli sul capo, anche se bagnati, ma la sua sagoma è un illusione, le sue stesse vesti lo sono, quello sguardo di brace è l'esatta copia del reale. Persino i suoi pass, in cerchio, andando a muoversi in senso antiorario rispetto a Kurou, alle portandosi alle sue ore [3] è tutta una finzione, che si paleserebbe ad occhio altrui SOLO se preda dell'Arte Illusoria , SOLO se avesse incrociato con lui lo sguardo, in precedenza. < Io comando il cielo a mio piacimento , pensi di poter fare meglio ? > Blatera il giovane Uchiha, scenico, volutamente scenico, andando a mentire spudoratamente, sprezzante di quella saetta scesa dal cielo - almeno nell'illusione - ed ora, sempre in quel mondo che dovrebbe palesarsi, neoformato ,nella mente di Kurou, il più giovane dei due andrebbe ad alzare un braccio verso l'alto, spalancando la mano in cinque dita tese, come a voler ghermire l'ennesimo lampo, pronto a scagliarlo sul povero avversario. [Chakra 58-7/60][Sharingan Lv.2 On][Potere Illusorio 2/4]

00:36 Kurou:
  [Campo di Allenamento] Fissando intrepido quel manichino, come se fosse la nemesi principale di quella sfida, Kurou non sente Katai rispondere con la stessa voga, ma al contrario, dal basso, nota due luci rosse, rivolte verso di lui, visibili e disturbanti anche con la sola coda dell'occhio. Dal manichino sposta quindi lo sguardo più in basso, verso quell'abilità oculare che non può far altro se non fissare, e stranirsi nel vedere l'espressione dell'amico, cupa e concentrata, prima di avvertire un'oppressione, quasi angosciante, provenire dall'alto. Le nubi serali, per quanto non permettessero già da prima una visuale, ora sembrano essere anche peggiori, e un rombo di tuoni diventa quasi incessante, mentre lo sguardo tra i due rimane fisso, senza che nessuno dei due lo sposti di un millimetro. E Kurou avverte il culmine della tensione all'arrivo di un fulmine, una saetta piovuta direttamente dal di sopra, con la stessa facilità con la quale le gocce erano cadute fino a quel momento, ma questa volta è una calamità che si abbatte a pochi metri dai due, con Kurou che vorrebbe reagire, ma da quel momento la tensione si trasforma in paura, che lo paralizza da capo a piedi, mentre lo sguardo rimane fisso su quell'iride scarlatta, e quel simbolo nero all'interno da cui Kurou non riesce a staccarsi. Il sudore scende copioso dalla sua fronte, mentre non può far altro che restare a bocca aperta, inerme, mentre il suo amico lo porta sempre più a fondo, con la minaccia di far partire la prossima scarica su di lui. E lui lo avrebbe guardato agire, con la coda dell'occhio, mentre non avrebbe potuto altro se non guardare quei pozzi di sangue. [Chakra On - 30/30]

21:16 Katai:
  [Campo di allenamento] L’onda di Chakra si propaga, abbacinante, famelica e vorace, proprio come quello sguardo scarlatto che balugina tra le ombre e i fulmini. Soggioga e violenta il sistema circolatorio altrui, usufruendo di quel contatto visivo che TENTA di mantenere, almeno nella realtà, poiché nell’illusione, invece, la sua sagoma si muove, adesso, spostandosi circolarmente, in direzione antioraria, proprio come un rapace in volo, ma lentamente, verso le ore [3] di Kurou stesso. Quest’ultimo, invece, colto dall’Arte Illusoria, non sembra riuscire a muoversi. < Davvero pensi di potermi sfidare ? > Gracchia l’Ombra , tanto nella realtà quanto riverbera nell’illusione. La mano è tesa ancora verso il cielo nero, bitorzoluto e irto di nubi violente. PROVA, così, a lasciar perdurare quel flusso continuo di energie psicofisiche, tali da poter edificare un mondo fittizio, un cielo del medesimo colore di quello reale, con le stesse propaggini temporalesche. Sotto i loro piedi, invece, lo stesso suolo fangoso, scivoloso, pieno di pozze d’acqua, raccolte qua e là e loro, addosso, gli stessi vestiti imbibiti di pioggia, con la pesantezza degli indumenti e dei capelli che si appiccicano al corpo. Tutt’attorno, invece, lo steccato che , nella realtà, separa il campo d’addestramento dal resto del Distretto di Oto. Lo shinobi di Kagegakure - o della Nota Nera, che dir si voglia - prosegue nella sua opera di mistificazione, CERCANDO di ridurre la mente altrui ad una mera estensione della sua volontà, plasmandone l’orizzonte. Nell’illusione, quindi, andrebbe a far piovere l’ennesima folgore, dall’alto, tra i soffi di fulmine che vibrano e scuotono il cuore di tutti ; l’ennesima falce elettrica ad un soffio dai due, ma talmente finta da non arrecare alcun dolore fisico, ma solamente un bagliore che non acceca, non stordisce. E , forse, proprio lì, il Taijutser , potrebbe trovare la falla di quell’illusione, se solo s’impegnasse a guardare a fondo , oltre la finzione, oltre la menzogna. Come ogni shinobi dovrebbe fare. [Chakra 51-4/60][Sharingan Lv.2 On][Potere Illusorio mantenimento 1/4]

22:36 Kurou:
  [Campo di Allenamento] Un'oppressione senza fine... Quell'iride così opaca e luminosa, un segnale di pericolo dal colore rosso, minacciosi ed ipnotici, ad aggiunta di quelle due gocce nere, che circondano quella pupilla, in maniera completamente asimmetrica, come incomplete. Così Kurou pensa di stare fissando quegli occhi per volontà propria, senza riuscire a staccarsene, rapito completamente, alla ricerca di qualche intenzione, rendendosi conto che le cose stessero cambiando, che qualche pericolo grande stesse per incombere. E quegli occhi asfissianti, non lo mollano al di fuori, ma dentro è tutto diverso, in quanto il ragazzo, fradicio e cupo, senza un motivo comprensibile da Nakayama, inizia lentamente a spostarsi, ma Kurou non riesce a seguire quella curiosità e quell'oppressione, che sparisce dal campo visivo a poco a poco, mentre il suo sguardo rimane fisso dove prima erano quei bulbi di sangue. I flussi di pensiero tornano piano piano ad affluire, il tempo riprende a scorrere intorno, e sebbene si renda conto di non essere riuscito a seguire il compagno con lo sguardo, non fa altro se non restare immobile con dei pensieri più lucidi, ma col flusso di chakra ancora destabilizzato, che ne affliggono i sensi, a sua insaputa. Pensa a come l'ambiente sia diventato catastrofico, in pochi secondi, da quando quello sguardo si è incrociato, e di come quest'ultimo avesse un tono di sfida e superiorità, a tratti, così come confermato dalle parole appena uscite dall'Uchiha che si appresta a raggiungere il fianco del taijutsuer inerme. Ora la bocca di Kurou è serrata, gli occhi sgranati, il sudore scende copioso dalla fronte, ma invisibile, in mezzo alle secchiate di pioggia che si infrangono sul suo volto grazie a quel vento di uragano, che si porterebbe dietro fulmini a ripetizione, sempre più vicini. Ogni dettaglio è uguale a prima lo sguardo, tranne l'intensificarsi di quel disastro e quelle saette, che si muovono probabilmente a volontà di Katai; e questa probabillità si riduce a certezza, quando un ulteriore fulmine si scatena, in un boato travolgente, a cui Kurou non avrebbe potuto fare nulla se lo avesse colpito. Le intenzioni del portatore di tempeste sembrano altre, dato che quel fulmine arriva a spaventare l'artista marziale, ma non lo scalfisce seppur a pochi metri. Non avrebbe senso. Un'ulteriore impulso di paura lo attiva, dapprima dubbioso del non essere riuscito a seguire i movimenti del ragazzino col braccio alzato, dall'altra quell'ennesima saetta innocua, che avrebbe dovuto colpirlo questa volta, così vicina, e lui l'oggetto più alto a cui arrivare ma inspiegabilmente mancato. Troppi pensieri contemporaneamente, si sente paralizzato, inizia a sentirsi arrabbiato, deriso e spaventato. Senza quella paralisi e quel fulmine non avrebbe avuto gli espedienti per esserlo, ma si rende conto di non essere stato sfidato a viso aperto, da qualcosa di così potente da essere immaginario. Un ninjutsu di quella portata lo avrebbe ferito o fatto secco, e avrebbe preferito così, piuttosto che rendersi conto di trovarsi forse in un Genjutsu così realistico da averlo terrorizzato per diversi secondi. Una forte vergogna si aggiunge alle sensazioni. < Allora?! Che aspetti a folgorarmi? Non ne sei... in grado?! > Il tono è decisamente arrabbiato, ma non per nulla sbiascicante, in quanto si sente impossibilitato a muovere bene i muscoli facciali, figuriamoci poi a comporre un sigillo per tentare un rilascio di chakra, e verificare la sua accusa. Brevemente le nozioni accademiche tornano alla mente del novizio shinobi, che pur di dimostrare di non essere insignificante, decide di ricorrere a mezzi che non avrebbe mai usato con leggerezza, se non in mezzo a quel tripudio di emozioni negative. Decide quindi di tentare di liberarsi almeno di quel pensieri, con il dolore fisico, tanto ricercato per ottenere quel corpo scultoreo, quanto per l'utilizzo di tale mezzo proibito, se non agli artisti marziali più forgiati. Ricerca di chiudere gli occhi, con titubanza, andando a concentrarsi dapprima nel suo cranio, senza comporre sigilli, per ricercare un punto preciso, collocate nella parte sinistra della calotta, come una valvola, che ha passato settimane, se non mesi, a cercare di aprire, riuscendoci così poche volte da risultare acerbo. Ma proverebbe comunque a sfruttare quell'ultima risorsa, mettendo a rischio le sue fibre muscolari, e spalancando, con un grande sforzo mentale quella porta, dell'Apertura, mettendo in circolo una grande quantità di chakra che imbeve i muscoli, che si contraggono spasmodicamente, fino al successivo tentativo. Questa volta non si sarebbe limitato a quel bruciore, ma avrebbe provato ad andare oltre, verso la calotta di destra, e anche questa volta, come un muscolo allenato di cui pochi sono a conoscenza, contrae quella valvola con il pensiero e la tenacia di chi è disposto a tutto per non rinunciare agli obbiettivi, andando a provare così un bruciore logorante, dapprima nella zona del collo, per poi diramarsi nelle zone del gran dorsale, dell'addome e degli altri, man mano che quel flusso di chakra accelerato riempie le fibre muscolari, irritandole e rafforzandole, portandole al limite della sua resistenza. Il dolore, o bruciore, sarebbe stato presente, costante, ma forse non sufficiente, per un eventuale Genjutsu così opprimente. [Chakra 30-30] [2/4 apertura Porta dell'Apertura e Porta del Riposo] [-3 pt salute -> attivazione Porta dell'Apertura] [-5 pt salute -> attivazione Porta del Riposo]

22:59 Katai:
 Il chakra altrui esplode. Il suo organismo non collassa, anzi, riverbera di un impeto energetico. E così l'onda propagata per mezzo di quegli occhi di brace, viene meno. Tutto cessa, d'un tratto, mentre il giovane Uchiha batte le ciglia, un paio di volte, potendo constatare, tramite la visione del chakra altrui, ciò che sta realmente accadendo. O quasi. E non lo comprende. Non ha mai visto simili ammassi energetici, tantomeno quelle serrature corporee andare a schiudersi, quasi all'unisono, infierendo sulla biologia dell'organismo, ma coadiuvandone lo sforzo a tal punto da elevarlo su di un piano differente, moltiplicando il vigore psicofisico. < Mi stai sfidando seriamente ? > Domanda, frapposto all'altro, in un confronto , per ora, puramente verbale - e mentale - che si esplica in un mero contatto visivo e poco più. Non c'è nulla di tangibile, per chi osserva da lontano, almeno. L'Uchiha, infatti, quando l'Arte dell'Illusione si dissolve, è ancora lì, fermo, fradicio, immobile. Le braccia lungo i fianchi e la testa rivolta verso Kurou. C'è un mezzo sorriso, però, sul suo volto, dove le labbra s'incuneano nella guancia , sul segmento di viso rivolto verso il Nakayama. TENTEREBBE, quindi, di muoversi verso quest'ultimo, in un moto antiorario, CERCANDO di coprire la distanza che li separa, ma con una traiettoria semicircolare. Le leve, infatti, si flettono, le ginocchia si piegano, il baricentro scende di qualche centimetro e si rafforza, di conseguenza, nel lesto divaricare di quelle leve inferiori, che portano la suola dei calzari a strusciare nel fango ; proprio un attimo prima di spingere su questo per muoversi contro il Taijutser. Non è armato, quindi, per porre fine allo scontro prima che cominci, andrebbe a PROVARE con l'effetto sorpresa: l'intento è quello di portarsi alle spalle dell'altro, approfittando del suo momento di confusione. Una corsa forsennata, ma precisa, per estinguere la reciproca distanza, PROVANDO a portarsi alle spalle dell'altro e , solo dopo, alzare un braccio, il destro precisamente, dritto e teso ; unire indice e pollice, mimando una freccia di carne, sangue e ossa e bende, per appoggiarla sulla nuca dell'avversario. < Muovi un muscolo e sei finito. > Minaccia, bonariamente. [Chakra 47-1][Sharingan Lv.2 On][Movimento 1/4]

23:31 Kurou:
  [Campo di Allenamento] Il suo corpo divampa, di fatto e di sensazione. La Porta del Riposo compie il suo dovere donandogli a livello celebrale anche una sensazione di rinvigorimento, oltre al provare un' ipertrofia dopante alle sue fibre muscolari, che reagiscono a quell'afflusso di chakra smodato per un Genin, con cui avrebbe dovuto fare i conti da lì a poco. Oltre a questo, riaprendo gli occhi dopo quello sforzo di concentrazione, sentendo il suo corpo ribollire, ecco che il tempo si riavvolge e rimane di nuovo coinvolto, da quelle luci rosse, che si riposizionano esattamente davanti al suo campo visivo, laddove i suoi miseri occhi puntano dall'inizio, senza essersi spostati. Cerca di non farsi ributtare in quella catalessi, e con un po' di raziocinio raggiunge la consepevolezza che i suoi dubbi fossero fondati, osservando una tempesta piena di energia elettrostatica, ma più lontana da quel basso da potente ninja che continua a stimarsi beffardo, come se i suoi occhi gli permettessero di sapere già l'esito di tutto. Kurou percepisce appieno questa sicurezza da parte del suo amico, ma ora questo lo fomenta, riuscendo a capire di essere in una vera sfida, in una tempesta più vera che mai, e che il celere movimento di ciò che diventa un avversario di fatto, è vero tanto quanto il bruciore rinvigorente che prova. Tenterebbe quindi di reagire a quel furbo tentativo di scacco dell'Uchiha, ma non riuscirebbe, seppur sicuro di essere in una sfida reale, a muovere nemmeno quel che basta per girare il viso, costretto a vedere i due cerci cremisi sparire, e la realizzazione della sconfitta avvicinarsi, mentre qualcosa lo punterebbe da dietro, decretando quel breve confronto. Tanta carica nel suo corpo, finalmente vivo e carico, ma inutilizzabile per colpa di una mente troppo confusa e destabilizzata da quella potente onda silente. Il taijutsuer, avendo mostrato i suoi artigli più lunghi ad un tentativo di sottomissione, non può far altro che sorridere, come sempre, rassegnato, immobile in posizione eretta, con le braccia lungo i fianchi a peso morto. < Non c'è nulla da fare... eh? > il divario è palese. Chiudendo gli occhi, con più disinvoltura, rilascia quello sforzo, che richiude le porte di chakra al loro stato originale, riducendo quell'afflusso rinvigorente, e lasciando un bruciore tedioso e sempre più intenso a ogni nervatura, che tolgono immediatamente il sorriso dal volto dello shinobi, lasciandolo in un'espressione sofferente, laddove i muscoli iniziano a tremare, e un ginocchio cede, quello destro, piegandosi fino a toccare il suolo, lasciandolo in una posizione di riposo e con il fiatone, seppur nessun movimento fosse stato compiuto. < Avrei preferito... Una sfida al manichino... Ma anche questo andava bene... > le parole vengono spiaccicate dopo lunghe pause, tra un affanno e l'altro, mentre la sua testa è rivolta in avanti, al nulla, e la sua gamba destra rimane a terra accasciata, così come le braccia a seguire, su quella fanghiglia... [Chakra 30-30] [Chiusura Porta del Riposo]

23:43 Katai:
 Tra tuoni e lampi, il braccio destro scivola sul fianco, lento e flemmatico, quasi stesse riponendo un'arma. E, di fatto, è così. Il sorriso, però, non scompare, non con la stessa , facile, misura. Non prima che l'altro cada in ginocchio, nella fanghiglia. < ?! > E' solo in quell'attimo che si allarma, andando a scuotere le sopracciglia di un sussulto sorpreso e vibrante, che scivola sotto la pelle pallida, fradicia, della fronte, dove la colata di capelli di pece scivola a più riprese, disordinata e spettinata, madida di pioggia. < Kurou, stai bene ? > Domanda, compiendo pochi, piccoli passi verso il fianco altrui, inginocchiandosi a sua volta, quasi volesse raggiungerne la posizione, sincerandosi con maggior precisione delle sue condizioni fisiche. Lo osserva. < ... > In silenzio, senza aggiungere molto altro, se non un'attenta e viva disamina dei suoi tratti, delle altrui pupille, nonché del colorito. Può osservare, tramite lo Sharingan, come il chakra s'estingua, in una vampata di fuoco - metabolico, s'intende - e cenere, tornando ad aleggiare, sommessamente, in quel sistema circolatorio adibito. TENTA di poggiare una mano, quella che, dapprima, aveva emulato il gesto di una freccia, minacciosa e piantata dietro la nuca del momentaneo avversario ; proprio lì sulla spalla del Nakayama, in segno di vicinanza e compartecipazione. < Era solo un'illusione. Tutto un'illusione. > Prova con parole confortanti, non conoscendo, di fatto, i risvolti di quella tecnica illusoria appena utilizzata. < Cos'è successo a te ? > Domanda, curioso, volendo vincere la propria ignoranza - e , se in merito agli effetti del Genjutsu o delle Porte dell'organismo schiuse da Kurou stesso, non è possibile saperlo. [Chakra 46-1/60][Sharingan Lv.2 On]

00:14 Kurou:
  [Campo di Allenamento] La cassa toracica si spalanca, per poi ridursi in brevi secondi, ripetutamente, ma ad una cadenza non troppo ravvicinata, come se il respiro fosse volto a calmare l'artista marziale, oltre che a recuperare quell'ossigeno che il sangue richiede a gran voce. < Nulla di che... > non accenna ad espressioni positive e il fiatone non accenna ad arrestarsi, solo a ridurre la sua frequenza. In fondo le due porte appena aperte, sono il livello base per chi ricorre a quella pratica poco efficiente e autodistruttiva, ma che Kurou custodisce con molto orgoglio, in quanto unico mezzo per rivaleggiare con i suoi pari, capaci di molteplici ninjustu e genjutsu. < Era così reale... Quando me ne sono reso conto, mi sono sentito così minuscolo... > riesce ad accennare un sorriso, mentre gira il volto un po' più vispo a quell'incredibile shinobi, sempre più speciale agli occhi del ragazzone, inzuppato, sconfitto, ed esausto. < E' come se avessi corso per il perimetro di Kagegakure. Facciamo anche due giri del perimetro, sì... > riesce a scherzare, il che è positivo, e molto lentamente, forte anche della mano sulla spalla appena ricevuta, si impegnerebbe per alzarsi da quella posizione per andare a raggiungere una posa ingobbita, ma eretta, raggiunta affondando quelle braccia nell'acqua lercia e sollevandosi contraendo quei quadricipiti provati dallo sforzo. < Ho aperto due porte del chakra... Mi hai portato al limite e non è bastato. Sei davvero incredibile, Katai! > non riesce a trattenersi, nemmeno la fatica lo trattiene, ed è felice di avere una riconferma della fortuna avuta nell'incontrare quell'esile ragazzo, semplice all'apparenza, ma che diventa a tutti gli effetti un punto di riferimento, una vetta da scalare e forse, una spalla su cui poggiare. Ora è girato verso il compagno con un sorriso a trentadue denti e la schiena ingobbita, visibilmente più tranquillo, con la cassa toracica che continua ad inglobare aria umida, e le braccia a penzoloni, tranne la sinistra che è alzata verso Katai, in un pugno chiuso, che vuole essere colpito di risposta, in un gesto fraterno, a conclusione di un episodio sensazionale. [Chakra 30-30]

00:24 Katai:
 Era tutto un'illusione. Sì, compresa la sua spocchia. Una sfacciataggine di cui non ha mai avuto bisogno e che non incarna minimamente, in nessuno modo. Era tutta un'illusione, eccezion fatta per quell'intemperie che imperversa e squassa il Mondo degli Shinobi, in lungo e in largo, dall'orizzonte sino allo zenit della volta celeste, riempiendo il cielo di folgori accecanti e rombi di tuono. L'eco del temporale riverbera sino al cuore, scuotendo l'anima e soggiogando ogni velleità. Lui, però, non pare turbato. Non dalle quantità di pioggia che discendono, come frana liquida, sul corpo e sull'area circostante, disegnando rivoli più o meno copiosi, più o meno impetuosi, lungo l'andirivieni fangoso che macchia il terreno del campo d'addestramento. Il manichino, però, rimane lì dov'è, inerme ed intonso, se non per qualche piccola sbucciatura sulla corteccia levigata da decine e decine di pugni, calci e urla. Il giovane Uchiha, però, ha oramai disdegnato la compagnia del bersaglio ligneo, in favore di quella più concreta e viva del Taijutser. E' chino su quest'ultimo, letteralmente, avendo flesso la schiena in avanti e tentato di poggiare la mano sulla schiena altrui, dopo aver visto la sua genuflessione nel fango, forzata probabilmente. La risposta che giunge appare sbrigativa e superficiale, soprattutto se comparata al fiato corto ed ampio che emerge dalle fauci altrui. < Devi imparare a difenderti da questi attacchi. > Lo ammonisce, riducendo il sorriso ad un paio di labbra sottili, sigillate, tese. < Possiamo riprovare, fin quando non riuscirai a sentirti a tuo agio anche in un'illusione.> Lo esorta, lo invita, sebbene, al momento, l'altro paia piuttosto scosso dall'accaduto. E si solleva, infine, lentamente, con fare flemmatico, quasi temesse d'infrangere l'aria stessa che l'altro è capace di respirare e di cui, ora, necessita. < Porte del chakra, eh ? > Ripete, curioso, vinto da quella smania di cui è portatore sano - forse. < Parlamene. > Lo invita, annuendo appena, saggiando poi la consistenza del pugno altrui, allungando il proprio braccio, chiudendo cinque dita tra loro e cozzando contro le nocche del Nakayama, in segno di reciproca intesa. ( E N D)

00:58 Kurou:
  [Campo di Allenamento] Non è nuovo a questa sensazione. D'altronde la sconfitta è ciò che lo ha seguito per tutta la vita, dove nessuna di queste è stata fatale. Nemmeno quella sfida, fortunatamente svoltasi tra persone dal cuore grande. < Hai ragione, se fossi stato un malintenzionato, a quest'ora il fiato corto sarebbe l'ultimo dei problemi... > risponde mentre si alza, prima di allungare il fatidico braccio indolenzito verso il compagno. Si è comportato con la stessa fame di un leone, ma la bontà d'animo di un amico, e le preoccupazioni del ragazzo dai capelli neri non fanno altro che ribadire impressioni possedute da tempo da Kurou. Finalmente il ragazzo più giovane si dimostra anche sportivo, completando le nocche della grande mano incallita del taijutsuer, ancora un po' tremante, ma in evidente via di ripresa, tanto da permettere al ragazzone di stiracchiarsi all'indietro, per andare a raccogliere meglio l'acqua che piomba dal cielo, dritto nelle sue narici, da cui è costretto sbuffare. E' arrivato quel momento, alla fine di un allenamento, classico o movimentato come quello in particolare, di rilasciare ogni tensione per dedicarsi al meritato riposo, e alla chiacchiera in questo caso. < Le Porte? Dunque vediamo...>. Non si è scordato. La penitenza è lì ad aspettarlo, come un predatore in agguato, ma l' avrebbe affrontata, come ogni sfida, al termine di quel piacevole momento, di quella quiete nella tempesta. [END]

Katai e Kurou si danno appuntamento per un allenamento sotto l'acquazzone nel campo di Oto. Raggiunto l'amico, Kurou propone come sfida di dare il meglio contro un manichino, ma lo Sharingan lo precede, portandolo in una spaventosa illusione.