Festa a sorpresa [Missione D]
Free
Missione di Livello D
Giocata del 16/12/2022 dalle 18:15 alle 23:31 nella chat "Centro di Kagegakure"
Una giornata diversa dalle altre oggi. Ma andiamo per ordine. Dopo aver cucinato dei muffin decisamente speciali per tutto l’ospizio e la festeggiata ha preso il suo bel vassoio stracolmo, se lo è messa sulle manine, si è fatta infilare in bocca una caramella dal gemello ed è uscita diretta alla stazione. Da lì poi è stata decisamente una lunga traversata, fortuna che è partita con largo anticipo. La difficoltà non è stata scendere alla fermata giusta del centro, infondo l’ha studiata la strada prima di uscire ma il problema è stato trovare il luogo della missione di oggi una volta arrivata alla stazione. A questo aggiungiamoci l’impossibilità di fumare ed il fatto che la sua amabile caramella più saporita è finita praticamente subito e abbiamo la ricetta per il disastro. Ma finalmente dovrebbe esserci quasi. Cammina su quei sandali tradizionali dalla suola in legno praticamente completamente nascosti dal lembo inferiore di quel kimono azzurro e semplice che indossa, obi nero in vita lasciato abbastanza largo da permettere all’abito incrociato di formare una piccola tasca lì in vita dove ha messo i suoi averi principali. Tra le mani il vassoio che regge con attenzione, gli occhi di due colori diversi si muovono spesso verso i suoi piedi e verso il cibo per assicurarsi che tutto proceda come si deve. Oggi si addobba e si fa festa. Peccato che la sua idea di festa sia decisamente diversa, ma avremo modo di notarlo. Gli stradi pesanti dell’abito sovrapposto ed i capelli grigi sciolti l’aiutano a nascondere il rigonfiamento sulla schiena in corrispondenza delle due maschere, diverso è per le cicatrici sul volto, sul collo, sui polsi ed infine anche sulla spalla destra che sono sotto gli occhi di tutti. Cammina a testa alta, gli occhi comunque più aperti del solito, fiera nonostante si sia persa si muove senza alcuna vergogna, le piace che la gente osservi la maestosità della sua bellezza, che gli sconosciuti voraci l’afferrino con gli occhi analizzando quei segni sul corpo, così poetici, così belli e raffinati, lei che si considera sicuramente una tra le creature più belle al mondo non ha problemi a farlo notare. Intorno al sottilissimo collo si può notare anche quel lembo di tessuto grigio che permette al coprifronte di ame d’essere indossato come una collata, così giunge all’ingresso del tanto ricercato ospizio [chk on] [Marciapiede - Entrata dell'ospizio] Una serata diversa dall'ordinario, proprio ciò che necessita uno shinobi per uscire dalla sua routine. La città si comporta alla solita maniera, come se nulla stesse per accadere. Le luci dei lampioni sono già accese, le strade pullulano di persone coperte da capo a piedi con indumenti caldi, per far fronte alla sera invernale. Le palazzine si spalleggiano, emettendo una gran luce diffusa, mentre un genin si appresta a raggiungere un ospizio. Egli è leggermente meno coperto del resto dei passanti, con una giacca leggera di jeans nera, al di sopra di quella che sembra una camicia bianca, un po' sgualcita da innumerevoli pieghe. Una papillon di stoffa nera opaca gli stringe al collo, alla base del colletto della camicia, in un nodo un po' lento per permettergli da respirare. Al di sotto dei pantaloni lunghi da vestito neri opaco, sorretti da una larga cintura nera di cuoio dalla fibbia argentata, quest'ultima forse solo laccata di quel colore, dato qualche segno di usura nella sua parte inferiore. Ancora sotto si trovano dei mocassini da uomo, decisamente ambigui su quei piedi giganti, ma che vanno a completare un abito davvero insolito per Kurou, il quale si ritrova quasi sempre in tuta o in quella calzamaglia elastica che adora così tanto. Il ciuffo è bello alto verso il cielo, ancora più curato del solito, tanto da partire quasi da una base di capelli a spazzola e culminare in una banana di lacca lunga almeno una spanna, con una piccola e lunga ciocca che penzola davanti alla sua fronte. Sta camminando. E' a schiena ricurva, su quel marciapiede, con lo sguardo rivolto avanti a se e le braccia buttate all'indietro, con le mani rivolte al contrario verso l'alto a sorreggere uno scatolone che appoggia per intero sulla sua schiena. L'annuncio dice chiaramente di portare qualcosa che possa rendere la festa per signora Sadako un po' più allegra e movimentata. Ripensando a tutte le cene passate con le anziane del suo quartiere, che è suo solito visitare ed aiutare, Kurou riesce ad individuare una passione comune e solita trovare nei momenti di unione tra persone di una certa età. La passione per il Bingo. Avendo chiesto in anticipo il materiale ad una delle suddette vecchie, è riuscito a strapparle il materiale per il gioco da gioco per una sera, seppur con la promessa di aver riportato indietro qualcosa di dolce dalla festa a sorpresa. Nella scatola si trovano circa un centinaio di schede già compilate da cinque righe e cinque colonne di caselle numerate, una ciotola, delle biglie anch'esse numerate e ciò che è riuscito a trovare dalla sua dispensa, ovvero qualche sacchetto di salatini e due di popcorn, non pensando troppo a tutti quelli muniti di dentiera che avrebbe trovato. Cammina trasportando quella scatola, sul marciapiede, mentre si avvicina all'entrata dell'ospizio. Mancano 20 metri circa... [Marciapiede - Opsizio] Tutti hanno sentito parlare, almeno una volta, dei lavori part time, opportunità a breve termine per tenersi occupati e guadagnare comunque qualcosa. Poiché chi lavora alle poste non può proprio definirsi ricco, diviene conveniente trovare un lavoro part time in modo da ammortizzare l'elevata percentuale di stipendio che, puntualmente, va in malora per bisogni primari e mantenimento. Diverso è il caso di Majima, che anziché avere un lavoro a tempo pieno e uno part time ne ha ben due full time. La strategia collaudata da lui, per far coincidere gli orari, è la seguente: il giorno stesso in cui ha una missione prende in carico tutte le consegne entro quindici chilometri dall'area, in questo modo riesce a occuparsi sia dell'incarico assegnatogli dal villaggio che di lettere e pacchi in spedizione. A fronte di tale stratagemma, l'unico svantaggio potenziale può riguardare l'attrezzatura e il vestiario. Per ora ha ovviato al problema portandosi uno zaino con il ricambio, infatti non si presenterà all'ospizio in tenuta lavorativa bensì sfoggerà il suo stile più sobrio. Sneakers nivee, jeans neri aderenti alle gambe e una cintura nascosta da una maglia a maniche lunghe scarlatta. S'intravede, sul collo, la bianca T-shirt sottostante, segno del suo solito essere distratto prima di uscire. A nascondere parte del suo taglio verdino, un berretto nero in lana, ben abbinato con gli occhiali aventi lo stesso colore. Così, sarebbe pronto per svolgere con stile la missione più facile della storia, se non fosse per un piccolo, inaspettato, ma non insignificante, problema. Suole piantate al terreno, postura retta, mani in tasca impegnate a giochicchiare con il suo telefonino e sguardo dardeggiante contro la fronte dell'ospizio. < Merda. > Mormora tra sé e sé, mentre la mano sinistra da sotto la tasca si avvinghia con violenza attorno alla solida struttura rettangolare del cellulare. All'apparenza, non è accaduto nulla di strano, si può notare solo un ragazzo bloccato di fronte a un ospizio. Che cosa può essere successo di così tormentoso? Quel luogo è familiare, ricorda di esserci già stato e dall'ultima volta che l'ha visitato non ci è più voluto tornare. È lì che riposa, proprio lì si trova il suo vecchio. Lui che è responsabile del suo marchio sullo zigomo, lui che gli ha insegnato a scommettere e a giocarsi tutti i suoi soldi, lui che gli ha attaccato vizi e passioni, un lui dannato. Il creatore di Lucky Maji, il visionario che è stato capace di renderlo un vassallo della sorte. Eppure, perché dovrebbe trovarsi lì? Motivazione logica ma terribile e ardua da accettare, né comprendere. Il nonno è vecchio, fin troppo per sopportare il peso del suo corpo, tanto da renderlo sensibile a quelle malattie degenerative che ogni anno provocano il novanta percento dei funerali. Egli soffre di demenza e non ricorda quasi più nulla di ciò che ha vissuto o detto ai suoi familiari, ergo mandarlo a stare in un ospizio per farlo stare in compagnia con altri vecchiotti è stata una soluzione indolore. È avvilente, per questo diciottenne, vedere che il suo parente preferito non lo riconosce più. Ancora non è stato in grado di ucciderlo, metaforicamente parlando, di eliminare quella visione ideale e ricoperta di confetti che ha di lui. Ancora non riesce a vederlo per il caregiver irresponsabile e tossico che è stato. L'idea di doverlo vedere, a breve, e di dover incrociare di nuovo i suoi occhi spenti, privati dal sorriso ch'egli ricordava, è sufficiente a congelare i suoi muscoli e farlo restare in piedi, impiantato con un rimbambito sul marciapiede. Non gli resta che sperare di non trovarlo lì, che per qualche strana ragione l'abbiano dovuto trasferire o portare in ospedale, magari per problemi di salute. Che terribile augurio da avere nei confronti di un nonno. Non resta che entrare. Mentre si avvicina nota anche altre due persone, o meglio una è in avvicinamento e non ci fa molto caso mentre l’altra la riconosce. Lo osserva fermo davanti a quell’ingresso reggendo con orgoglio i suoi muffin coperti da uno strato di carta stagnola <anche tu qui per il compleanno?> domanda semplicemente non essendosi mai posta il problema dell’ospizio, nessuno dei suoi conoscenti ci arriverà mai in effetti. Non resta però troppo a chiacchierare con Majima, uno sguardo verso di lui, il solito sorriso sornione che spunta sul suo volto quasi in segno di saluto e poi via. Inizia così a fare quei due scalini che la portano all’ingresso, si posizione in modo da avere il fianco rivolto alla porta e il bacino all’altezza della maniglia, ci si poggia sopra e poi flettendo le gambe mentre effettua un po’ di pressione in avanti eccola semplicemente guadagnarsi l’accesso al luogo. Si raddrizza mentre la porta viene tenuta aperta dal suo stesso corpo e fa il primo passo <Kombawa!> si annuncia con quel tono che ora appare lievemente più squillante del solito a causa dell’assenza di calmanti nel suo corpo, quella piccola caramella non è stata certo abbastanza <Ahamya Kakuzu> e si ferma. Il semplice pronunciare il suo nome la porta in uno stato quasi di congelamento, all’esterno i suoi occhi si svuotano e sembra perdere momentaneamente vita, dura un secondo nulla di più ma ciò che vede lei sono visioni di quel mondo strano, quel maledetto primo viaggio che si è fatta con la droga tagliata male che ancora la perseguita. Il clan nara, la statua, gli schiavi, la sparizione del suo stesso clan, tutto scorre velocemente davanti ai suoi occhi e poi torna. Sbatte le palpebre <Chunin del distretto di Ame, sono qui per la festa ho i dolci> prosegue seppur senza cancellare quella nota stridula nel tono che si accentua ulteriormente. Si innervosisce e anche gli occhi normalmente dotati di una serena calma fuori dal comune ora si tramutano in quelli fi una fiera tenuta rinchiusa. Lei non è molto stabile senza droga. Senza ulteriori esitazioni però s’impone di portare verso il tavolo adibito il suo vassoio pieno di Muffin e dopo averlo poggiato semplicemente lo scoperchia lasciando che nell’aria si diffonda un dolce odore di cioccolato misto a…una sostanza strana pungente ma non per questo maleodorante anzi quasi invitante. Solo ora andrebbe ad agguantare un dolce con ogni mano e mentre quello nella destra finisce subito nella sua bocca, tra le fauci che ne strappano voraci il primo morso, l’altro viene portato alla prima donna anziana che vede <questo per la festeggiata> non si è premurata di scoprire se fosse la stessa a cui ora sta praticamente offrendo della droga [chk on] [Marciapiede - Entrata dell'ospizio] Un po' lunga la passeggiata da casa sua fino all'ospizio, con quello scatolone rumoroso e barcollante e rimbalza ad ogni singolo passo, annunciando il suo arrivo prima col suono e poi con l'immagine. Intravede qualche figura all'entrata, non sono ancora nitide ma lo sarebbero diventate da lì a poco. Riesce solamente a vedere una delle due spostarsi e svanire, probabilmente all'interno del luogo della festa, mentre l'altra è ancora ferma sul marciapiede. Sempre più stanco e barcollante si avvicina alla figura, e riesce a notarne sempre più dettaglia fino a riconoscerla per intero. Kurou scruta in avanti, stringendo bene le sopracciglia intorno agli occhi per restringere il campo visivo e mettere a fuoco meglio ciò che si trova di fronte, quasi per incredulità che per utilità. < Woah! > si lancia in un esclamazione di stupore, con un leggero passo all'indietro che inclina la schiena in una posizione più eretta, mettendo a rischio il contenuto della scatola. Realizza chi ha davanti, tramite gli occhiali, il segno sul viso, quella poco apparente capigliatura sotto il berretto nero. < LUCKY MAJI! > il ragazzone è esaltato, gli occhi illuminati e la scatola barcolla malamente, ma non si sa come, rimane intatta. Quel postino tanto rispettato da Kurou quanto fonte di ammirazione, la cui grande percentuale viene da un soprannome molto figo, che continua ad invidiare giorno dopo giorno. < Ci sei anche tu ad aiutare per la festa? > l'espressione è contenta e sollevata, almeno di aver trovato un conoscente con cui poter fare comunella, in qualcosa che lo appassiona. Ormai sarebbe stata ora di preparare, quindi è consapevole di non aver molto tempo per chiacchierare, anche si ricorda di quanto fosse stato interessante quel kendoka, in cui tutt'ora si ritrova simile per certi tratti. < Se sei qui per allestire andiamo dentro no? > sfoggia un grande sorriso, tornando a chinoni e procedendo verso la porta d'ingresso, scostandola leggermente con la sua spalla. Se l'altro lo avesse seguito, si sarebbe fatto aiutare da Majima per tenerla aperta ed appoggiare sul primo tavolo utile quello scatolone, molto ingombrante da trasportare. Avrebbe quindi dato uno sguardo dentro, notando già una moltitudine di anziani ed una ragazza più giovane che addenta dei muffin, forse un'altra buon anima pronta a rendere frizzante quella festa. < Buonasera! > compone un sorriso caldo e semplice di fronte ai vecchi, un approccio ormai consolidato e funzionante per entrare nelle loro grazie, mentre si appresta ad estrarre le cose che ha portato e spargerle sul tavolo, pronto per ordinarle in seguito. [Marciapiede > Ospizio] La via di fuga da quel vortice di tristi ricordi si materializza in perfetto tempismo. Vede nell'apparizione di Ahmya un dono divino, con buona probabilità inviato dalla gentile dea Benzaiten, che non volendolo assomiglia molto alla figura della Kakuzu, avente aspetto e stile tradizionalista. Alza la mano destra e la scuote, in segno di saluto, seguita da parole pronunciate con troppo entusiasmo per una persona incontrata appena una volta. < Ahmya-Saaaan! > A testimonianza della sua notevole prontezza, riesce subito a riconoscerla per via delle sue cicatrici, punte di riferimento seconde solo ai suoi occhi. L'allegria del suo tono viene presto giustificata dal finale in sospeso con cui il loro ultimo incontro si è concluso, tale da alimentare la sua curiosità a sufficienza per spingerlo a voler saperne di più. < A proposito, ti volevo proprio cercare per- > Niente, è già andata oltre, di fronte all'entrata. Ghostato malissimo. Un dettaglio in più, questa volta, che, come l'ultimo goccio di una bottiglia di vino, appaga il suo interesse momentaneo è proprio il coprifronte sul suo collo. Dev'essere una kunoichi impegnata, a sua volta, in quella stessa missione. Sussulta nel sentire qualcuno urlare il suo soprannome, pensando per un attimo di essere stato intercettato da un fan, come se fosse una celebrità. Invece a cantarlo è proprio quel tipetto capelluto incontrato almeno due settimane prima. Replica con gaudio a quelle parole, mostrandosi felice, come sempre, quando qualcuno lo prende sulla parola rispetto alla particolare indicazione del soprannome. < Kurou-Saaaaan! Non ci credo! > Nella sua prima missione viene messo con due amici, incredibile, che l'abbiano fatto apposta? Non ha tempo per porsi simili quesiti, giacché la gioia pervade il suo corpo e calcioruota nel dimenticatoio il problema del nonno. < Hai. > Rinforza l'affermazione annuendo e puntando lo sguardo verso la porta d'ingresso. < Anche lei è con noi, è una mia amica, te la devo presentare! > Il fatto che abbia già usato quell'appellativo è indice esemplare della sua innocenza. Sarebbe poi entrato anche lui, assieme a Kurou, sorridendo e ringraziando per il piccolo gesto sulla porta. < Arigatou! > Avverte il cambio di temperatura e illuminazione non appena varca la soglia, seguito dalla disturbante sensazione di avere già visto quei muri una volta. Gli ospizi sono attrezzati per facilitare il movimento degli anziani, tipicamente tutto si trova al piano terra e, in caso di più piani, gli ascensori sono obbligatori. Si stupisce di vedere quella figura femminile così a suo agio in quell'ambiente, confrontandola, di contro, al suo stato d'animo vacillante per via di quei nebulosi ricordi. < Eccoli. > Mormora, incrociando lo sguardo di quei visi smunti e rugosi. Per ora non sembra esserci traccia del suo vecchio, ma il pericolo non è del tutto scampato. Potrebbe trovarsi in bagno, o in un'altra stanza, solo per il momento. < Konbanwa. > Aggiunge lui, in sintonia con il saluto di Kurou a tutti i presenti. Realizza in quel momento, mentre tutti osservano con ammirazione i dolci offerti dalla ragazza, di non essere riuscito a portare granché. Il suo zaino, occupato da lettere e indumenti di ricambio, non glie l'avrebbe comunque permesso. Se non altro, può vantarsi di avere molte storie, più o meno interessanti, da raccontare ai festeggiati, si potrebbe improvvisare a giullare di corte. < Li hai fatti tu?! > Chiede ad alta voce, forse spegnendo per errore l'atmosfera di meraviglia percepita dai pensionati. Giocatrice d'azzardo, kunoichi e pure pasticciera, quella tipa è piena di sorprese. Che la festa abbia inizio! Ovviamente le viene fatto notare che quella a cui ha allungato il primo muffin non è altro che un’attempata assistente di certo non un’ospite del centro, con un semplice movimento della spella si disinteressa dell’altrui offesa e torna verso il banchetto, facendosi largo tra bastoni deambulatori <susu ci sono per tutti!> ed è con queste parole che addenta il secondo morso del suo muffin andando con la mano gemella a raccogliere il terzo della giornata. Questa volta cerca davvero la festeggiata, facilmente riconoscibile da quella coroncina di carta che vuole imitare una torta con le candeline che qualcuno le ha piazzato in testa. Si avvicinerebbe a lei ma viene intercettata dall’arrivo dei compagni. Sorride a Majima ora, annuendo semplicemente alle sue parole <fatti da me personalmente> ed allunga il muffin precedentemente pensato per la festeggiata <vuoi?> domanda sempre con quel sorriso sornione <siamo amici tu puoi>. Non c’è stato brivido della caccia oggi, non ha dovuto inseguirlo e osservarlo semplicemente le è bastato andare in missione, forse dovrebbe farlo più spesso. Attende quindi di capire se lui prenderà o meno quello che all’apparenza sembra un semplice ed innocuo dolcetto, cibo in grado di rallegrare la giornata a chiunque ma soprattutto di rendere lei decisamente più stabile ed innocua, al momento infatti nulla vieta alla sua malata testolina di immaginarsi come sarebbe se qualcuno morisse improvvisamente, nulla le impedisce di fantasticare sul momento, lo sgomento ed il dolore o gioie ed euforia? Come reagirebbero? La mano destra porta nuovamente il suo muffin alla bocca andando così a finirlo dopo aver effettuato tre enormi e voraci morsi. In mano null’altro che briciole. Osserva con la bocca piena il terzo membro di quello strampalato team che dovrebbe essere appena entrato. Gli occhi lo analizzano, scorrono su di lui e la sua espressione limitandosi a sorridere sorniona come suo solito, lo sguardo affilato infatti i suoi istinti più puri e malati sono ancora ben lontani dal venir calmati dalla droga ingerita, il processo di digestione rende il tutto più forte e puro ma decisamente più lento. Se si fosse finalmente liberata di tutto il cibo tra le sue mani si limiterebbe a cercare la pipa tra le pieghe del kimono per poi infilarsela tra le labbra, libera da ogni supporto con i denti stringerebbe quel tanto che basta per non farla cadere così che lei possa recuperare una piccola scatolina in alluminio tutta malandata che ha visto giorni migliori per poi aprirla e permettere a chiunque di annusare ancora una volta quell’odore acre e dolce al tempo stesso[chk on] [Ospizio] Un clima davvero strano, caldo soprattutto, il che ricorda a Kurou di togliersi la giacca di jeans, rimanendo in quel vestito elegante paragonabile a quello di un cameriere o per l'appunto un conduttore di una partita di bingo. Si appresta quindi ad appoggiare la giacca sul tavolo, insieme a tutta la roba portata da lui e ad afferrare i pacchi di pop corn istantaneo, uno per mano, avviandosi nel seguire Majima e raggiungere il luogo dove qualche anziano si ritrova a riposare su scomode seggiole o delle carrozzine, nell'attesa che succeda qualcosa di emozionante. < E' una tua amica dunque? > chiede, osservandola più da vicino, quella figura giovane che sembra essere ricoperta da cicatrici, come una bambola di pezza che è stata ricamata, ma con cura, e quei capelli grigi luminosi che le forniscono un tono ancora più misterioso, ma congruo al resto dei partecipanti della festa. Misteriosa è l'aggettivo più corretto, sia nell'aspetto che nei modi, apparentemente cordiali e benevoli, che Kurou si aspetta di ritrovare in una persona tanto buona da organizzare un centesimo compleanno per una amorevole anziana. < Beh, piacere, io sono Kurou! > dice con un sorriso smagliante, cosa che non nega mai a nessuno, e alzando il pollice della mano destra con il pugno stretto e la busta di popcorn a penzoloni, il tutto in direzione di Ahmya. < Beh che la missione abbia inizio! Se mi trovate delle ciotole io ho dei salatini da distribuire... > dice il genin mentre si appresta a guardarsi intorno per cercare qualche recipiente. Nel frattempo percepisce quell'odore dolce e pungente, quasi balsamico, proveniente da quelli che sembrano muffin artigianali, la ragazza stava offrendo a destra e a manca, oltre a servirsene. < Beh con una cuoca a disposizione diventa tutto più facile. > dice per complimentarsi con la ragazza, in una cosa che non sarebbe stato in grado di fare, nonostante la sua golosità. < Se me ne offri uno lo mangio volentieri! > è più una richiesta la sua, non vorrebbe rubarlo agli ospiti, ma sono davvero invitanti. Pensa nel frattempo a cercare le ciotole, e in una parte del cervello ad attrezzarsi per il bingo, il che gli fa venire in mente la passione di Majima. < Majima-san, ho portato una cosa che ti piacerà di sicuro... > sorride al ragazzo dai capelli verdi, ridacchiando anche in mezzo ai denti, pensando a quanta fortuna possa essere coinvolta in un gioco come il bingo e quanta fortuna avrebbe avuto ad organizzarlo con un esperto come Lucky Maji. [Ospizio] Il soave odore di cacao invade e conquista le narici, rendendo appetitosi quei muffin che si rivelano essere opera della kunoichi. Sorride a quella conferma e porge la mano con il palmo rivolto verso l'alto così che ella gli potesse passare il dolcetto. < Sugoi! > Esclama, sorpreso di tenere in mano una tale delizia dall'impasto morbido. Non lo addenta subito perché viene distratto dalla presentazione di Kurou, a cui avrebbe aggiunti i suoi importanti commenti. Con il braccio piegato lungo il fianco, indica la vistosa capigliatura del ragazzo. < Ahmya-san, hai visto che fighi i capelli di Kurou-san? > Non si stancherà mai di ripeterlo e di ribadire a sé stesso che di acconciature come quelle ormai non se ne vedono più. Non essendo abituato a mangiare granché di buono, il che per ovvi motivi è funzionale al risparmio, avrebbe aspettato ancora poco prima di mordere il muffin. Il sapore indica che è cioccolato, il retrogusto invece vuole trarlo in inganno. Non assomiglia a nessun altro alimento consumato fino ad ora, il che per qualche strana ragione categorizza lei come una cuoca di talento, secondo l'inspiegabile ragionamento di Majima. Appena l'altro menziona la cuoca, ne approfitta per la classica domanda da porre, spontanea in un ignorante di cibo come lui. < Con cosa sono fatti? > Domanda mentre mastica il secondo morso, rivelando di essere arrivato a metà muffin. Povero e ingenuo ragazzo, in che strambe circostanza sta finendo a soli diciotto anni. È troppo presto per vedere in atto gli effetti dei dolcetti contaminati, ragion per cui finirlo in un ultimo e grande boccone, con tanto di dita leccate, avviene con naturalezza. Gli si illuminerebbero gli occhi all'idea, preannunciata da Kurou, di avere qualcosa che sicuramente gradirà. Proprio questo gli fa rammentare di aver fatto un post, con lo stesso scopo, sul suo profilo. Ha anche menzionato il ragazzone capelluto, ma non è sicuro che l'abbia visto, perciò conviene di dover chiedere. < Ah! Kurou-san, hai visto il post in cui ti ho taggato? > Ma non finisce qui, perché tale discorso gli fa realizzare di non avere ancora il numero di Ahmya. Deve procurarselo, necessariamente, anche solo per scoprire di più sulla storia di quelle cicatrici. Tuttavia non deve deconcentrarsi, sarà meglio chiederglielo dopo per non interferire con la missione. Riguardo quest'ultima, deve ammettere di non essersela aspettata così banale. Se il lavoro di uno shinobi prevede incarichi così facili, mantenerlo come side-job, quando non è in giro alle prese con le consegne, sarà fattibile. Annuisce quando qualche vecchietto le si avvicina per chiederle se i dolci sono per tutti, non ha molto altro da aggiungere, non le importa poi molto della festeggiata che starà mangiando nel suo angolino on quella specie di coroncina in testa. Lei ora è impegnata a riversare quel tabacco speciale all’interno del braciere della sua pipa <Ahmya> replica mentre il bisogno di accendersi quella pipa si fa sempre più impellente, minuto dopo minuto. Finalmente ha finito con il braciere quindi chiude e ripone la sua scatolina prima di estrarre una scatoletta in cartone contenente dei fiammiferi, senza alcun riguardo per la salute di chi è dentro lascia scorrere la testina sulla parte di scatola ruvida, per poi portare il fiammifero a dar vita a quel calmante che viene acceso grazie a delle brevi ma continue boccate. Solo a questo punto scuote il bastoncino di legno che lascia cadere per terra e fa la sua prima boccata d’aria fresca. Mentre socchiude gli occhi e si gode la sensazione del fumo che scende lungo i suoi polmoni pervadendola lei si estranea, al punto che non sente le lamentele delle infermiere. Quando torna osserva i capelli di Kurou <con quei bei capelli puoi prendere un muffin> replica così anche alla sua richiesta prima di voltarsi verso Majima <siete amici?> una domanda banale portata con quella voce che ora diventa più piacevole, inizia a perdere parte della sua acutezza. La domanda successiva la lascia appena interdetta, ha detto di averli fatti lei ma nella realtà ha solo inserito la marijuana in un impasto e poi ha trafugato il prodotto pronto dal forno. Sorride però <fiori e cioccolato> replica lei, beh in un certo senso potremmo definirli fiori no? Insomma non è da lì che arrivano ma ci va molto vicino come descrizione. Quel che fa dopo è inaspettato, forse, per chi ragiona in maniera funzionale. Infatti abbandonando i compagni con un sorriso torna dalla festeggiata e le porge la pipa, un gesto gentile a modo suo <prego è il suo compleanno, si diverta> e così le lascia fare quel tiro, sappiamo tutti che in gioventù la donna avrà sicuramente avuto a che fare con qualcosa di simile, chi la prende male sono le assistenti a cui rivolge solo un sorriso poco interessato <qualcuno ha portato la musica?> non che abbia davvero idea di come si fanno le feste, per lei basta un tavolo operatorio ed un amico. Si muove per quella stanza con tranquillità, senza alcun imbarazzo portando alte le sue cicatrici e il sorriso sul volto <Majima canta qualcosa ti prego> conclude poi tornando ad osservarlo con la mano destra che si avvicina alla festeggiata per avere indietro la sua pipa. Presto o tardi quei muffin inizieranno a fare effetto e allora sì che potrà dichiarare la missione compiuta[chk on] [Ospizio] Osserva il postino mangiare per intero, il muffin, con qualche incertezza all'inizio, ma sembra mandarlo giù di buon grado, il che aumenta la salivazione di Kurou in maniera vertiginosa. Questo culmina nell'invito della ragazza dai capelli argentati, a cui risponde con un cenno della testa prima di avvicinarsi al vassoio, laddove trova una ciotola vuota predisposta dalle infermiere in cui riversa i popcorn di entrambe le buste, prima di afferrare con la mano libera il muffin e addentarlo di colpo. Un sapore di pino, aggiunto al classico di un impasto zuccherato e cioccolato, come se fosse stato speziato con dell'origano o qualcos'altro. Si sarebbe quindi ricomposto agli altri due, per rispondere a Majima un po' imbarazzato. <Ah, Ninjagram... Ehm, non ho usato molto il telefono in queste settimane. > estrae quindi il telefono dalla tasca dietro dei pantaloni con la mano sinistra, guardando attraverso quello schermo crepato e digitando in fretta per vedere i post sul suo Ninjagram, talmente pochi che avrebbe notato quello di Majima anche se fosse risalito a mesi prima. < Guardalo lì con quella spada di legno, ti stai dando da fare! > osserva i dettagli della foto, notando entrambe le figure nella foto indossare le protezioni e una shinai, intente a dare inizio ad un incontro di kendo. < Mi fa molto piacere! Però devi invitarmi ancora ad un incontro dal vivo... > guarda il kendoka con un sorriso, felice di star conoscendo persone di quel calibro, davvero immerse nelle loro passioni e che è sicuro di vederle crescere sempre più, rimanendo spronato a fare lo stesso tutti i giorni per non restare indietro. Sente, la domanda di Ahmya e ne approfitta per capire qualcosa di più di lei. < Sì, ci siamo visti una volta sola qui in centro, abbiamo cercato per ore un indirizzo invisibile. > lo dice come se fosse una cosa normale, per poi rendersene conto e scoppiare in una risata fragorosa grattandosi la nuca per l'imbarazzo, e ricomponendosi poco dopo. < Voi due come vi conoscete invece? > chiede con innocenza per poi notare la vistosa pipa estratta dalla ragazza in un gesto che arreca un po' di fastidio a Kurou, ma al quale per il momento si limita a sorridere e annuire in maniera imbarazzata. La osserva quindi offrire quello stesso oggetto molto detestato dalle infermiere alla festeggiata, che riconosce dal copricapo bizzarro. Non avrebbe interrotto la cosa se la festeggiata non avesse dimostrato rigetto, in fondo non si sarebbe nemmeno riuscito a mettere nei panni di una signora di cent'anni. Avrebbe quindi finito il muffin con un secondo enorme boccone, a dimostrazione che la sua bocca è larga tanto quanto le sue spalle. < Musica? Cazzo me ne sono scordato! > dice, seppur non anche volendo non avrebbe saputo dove reperirne, visto che nel quotidiano non ascolta di musicale che non sia dal vivo. < Non sapevo che sapessi cantare Majima-san! Lucky Maji è sempre pieno di sorprese! > crede alle parole di Ahmya con un'ingenuità allarmante, emozionandosi ed aumentando ancora di più le sue aspettative verso la figura del postino-ninja. [Ospizio] Il giovanotto si limita a sorridere e annuire a fronte delle sue scarse conoscenze in cucina che non gli permettono di sospettare alcunché. Attende che l'altro finisca di guardare il suo post, si mette a fissarlo mentre ha entrambe le braccia aderenti al petto e le mani chiuse a pugno, fremendo di vedere la sua reazione. Gli si illuminano gli occhi e fa un saltello al sentir quelle parole, subito dopo lo rassicura: < Con un po' di fortuna la prossima volta mi vedrai impugnare una katana vera! > Eccole che ritornano lì, le sue costanti: necessità di buona sorte e bisogno di procurarsi un'arma, specie dopo gli ultimi eventi. Il suo obbiettivo è chiaro e in parte, se ora si trova impegnato in una missione, è proprio al fine di avvicinarvisi. Farsi forgiare una lama ad hoc è costoso e dispendioso in termini di tempo, soprattutto se vuole essere in grado di impugnarla e utilizzarla come un maestro deve intensificare i ritmi di allenamento settimanale. Si blocca, per un attimo, mostrandosi sovrappensiero a causa della sensazione di pericolo percepito, per la prima volta, la scorsa settimana. < Frequenta la stessa sala da gioco in cui vado anch'io, siamo diventati subito amici. > Risponde, dando la sua visione della cosa che, suo malgrado, non s'avvicina d'un atomo a quella reale. Viene colto alla sprovvista, l'attimo dopo, a seguito di quella richiesta. Certo, in qualche modo si propone come un tipo appariscente, ma non è detto che sia portato per il canto. A dirla tutta, non ci si è mai appassionato né ha fatto chissà quale pratica. Conosce, d'altra parte, una serie di preghiere e filastrocche legate alla sorte e alle divinità in cui crede. Proverebbe, dunque, a canzonare una di queste filastrocche dopo essersi posizionato al centro della stanza, proprio come farebbe uno showman. Si china e avvicina la mano alla fronte, oscurando il suo volto con il palmo della mano, in un insieme di gesti che risultano naturali soltanto poiché derivanti da orazioni e invocazioni già praticate in precedenza. Dopo un attimo di silenzio, inizia a cantare. < ~ La gio-vi-netta, con gli occhi bendatiiih ~ > Si alza, puntando gli occhi sulla festeggiata a cui è dedicata la canzone. Toglierebbe la mano dal volto e distenderebbe il braccio verso di lei, mostrando il palmo aperto con le dita verso l'alto. < ~ Dava ricchezze... e doni inaspettati! > Con teatralità, si volta dall'altro lato, ove, con buona chance, si trovavano Kurou e Ahmya. < ~ Beni e favori... a volte immeritati. ~ > Cammina con ritmo, ondeggiando i fianchi, quasi a voler riprodurre una melodia con il rumore dei suoi passi. S'avvicina e afferra un altro muffin, per poi alzarlo al cielo e proseguire con la strofa successiva. < ~ Fortuna è un po' come la luna! A volte manca... a volte sembra bruna! ~ > Rivelato il vero soggetto della filastrocca, ruota il corpo e si arresta in direzione della festeggiata, compiendo due passi in sua direzione. < ~ A volte è luna piena... a volte la si vede a malapena! ~ > Proverebbe a porgere quel muffin alla più fortunata, per quell'occasione, colei che compie gli anni. < ~ Come la luna delle volte è assente... e può apparire in modo differente. ~ > Si cimenterebbe in una maldestra piroetta, sufficiente a fargli realizzare di non essere poi così tanto capace. Tuttavia, continua perché la canzone non è ancora esaurita. < ~ Ora è calante, prima era crescente... ~ > Incrocerebbe lo sguardo con quello di Ahmya, che ha fatto quella richiesta, pronto a concludere la filastrocca con le ultime strofe. Non si accorge, forse, di essere facilmente equivocabile. Perché, mentre si avvicina a quello che prima era il suo posto, vicino all'entrata della stanza, compie un paio di passi lenti, dando sfoggio a un'eleganza che non gli appartiene. < ~ Ora è lontana, la si vede a quarti... ~ > Direbbe, non avendo ancora raggiunto la destinazione. < ~ Ora è vicina che sembra baciarti. ~ > Concluderebbe, infine, posando gli occhi prima sulla Kakuzu e poi sul capellone. S'è fatto prendere dal momento, forse, non rendendosi conto del probabile equivoco. Tant'è che, alla fine della canzone, non sembra porsi il problema. Si ricompone e aspetta i suoi meritati applausi.
Giocata dal 20/12/2022 19:35 al 21/12/2022 00:26 nella chat "Centro di Kagegakure"
Lei è ancora lì che aspetta l’avara signora con la sua pipa, andiamo le ha offerto un tiro mica tutto. Si volta quindi verso Kurou per sorridergli <se sei suo amico allora sei anche mio amico> replica per tutta risposta, come se fosse normale, quasi scontato. Sorride sorniona poi quando finalmente può tornare a farsi un tiro, come prima un lungo e goduto. <ci sono andata solo quella volta credo> replica poi aggiungendo questo dettaglio alle parole di Majima. La festa sembra aver iniziato ad andare per il verso giusto e non appena viene intonata, se così vogliamo dire, la prima nota di quella che si rivelerà una stramba canzone i vecchietti paiono decisamente allegri, per lei difficile capire quanto sia merito dei muffin, soprattutto perché avendo di fatto infilato parte della sua scorta tritata nell’impasto altrui non ha la minima idea delle dosi, non che normalmente saprebbe cucinare ma questo è diverso. Quindi eccola lì’ che inizia a sentire persino lei un po’ l’effetto e si gode semplicemente lo spettacolo che trova immensamente adorabile <a> e infatti <do> si esprime in merito <ra> evidenziando <bi> quanto abbia <le> trovato piacevole la canzone improvvisata scandendo sillaba per sillaba. Le mani ora andrebbero a congiungersi ripetutamente limitandosi ad effettuare un piccolo applauso ed invitando anche tutti gli altri vecchietti a seguirle. L’ingenuità mostrata da Majima, l’evidente interesse nella sua figura, sono tutti dettagli che le balzano all’occhio e le fanno un immenso piacere, di rimando sorride a colui che ormai ha mangiato troppi muffin per rendersi davvero conto del pericolo. La pipa torna tra le sue labbra <oh continua così balliamo> e con queste parole andrebbe verso la festeggiata, inspira lentamente. Le mani si tendono sui braccioli della sua carrozzina ed ascoltando una canzone, per ora solo nella sua testa, inizierebbe a condurla con movimenti tipici di qualche danza a due in cui lei fa la parte dell’uomo. Espira verso la vecchietta mentre la sua amata pipa vien retta tra i denti. Uno sguardo, un cenno verso Kurou per indicargli qualche altra non più tanto giovane donna come per farsi aiutare. Insomma è un party quello mica un funerale, giusto? [chk on] [Ospizio] I muffin speziati iniziano a fare il loro effetto suo partecipanti, anche se Kurou ne è ancora ignaro data la sua stazza che rallenta il circolo della droga in corpo che lo avrebbe comunque colpito con forza successivamente, non essendo per nulla abituato a quel tipo di stimoli. Nonostante le espressioni e i comportamenti ambigui, le parole di Ahmya suggeriscono in lei una figura davvero amichevole, cosa che Kurou riesce a percepire e si compiace di essere ormai diventato una calamita per le belle persone. < Felice di essere tuo amico allora! > un bel sorriso di risposta da parte del gigante elegante, che si appresta a carpire qualche informazione sull'incontro dei due, anche se non riesce a comprendere molto dalle dinamiche, se non che sono entrambi probabilmente giocatori d'azzardo. Ed ecco che dopo essere stato messo ancora più alle strette dall'entusiasmo di Kurou, Majima si esibisce in un canto religioso a dir poco incredibile agli occhi del taijutsuer, pervaso dall'ignoranza nella materia della musica che permette al giovane dai capelli verdi di brillare di luce propria al suo sguardo. Kurou è come paralizzato, ad ammirare quelle movenze e ad accogliere nei timpani quei suoni che permeano l'ospizio. Kurou è gobbo in avanti, a bocca aperta, mentre guarda gli ultimi passi di danza maldestri di Majima, prima di esplodere in un pianto di commozione, segnando un probabile inizio dell'effetto della droga leggera nel suo corpo. < Bravo Majima! BRAVO! > non riesce ad applaudire perchè continua a lacrimare a fiotti, ma continua a farfugliare la sua gratitudine per quelle parole cantate. Il pianto è intenso, ma dura qualche secondo di singhiozzi, per poi lasciare spazio ad una carica incredibile, un'adrenalina scoppiettante per uno shinobi lunatico. < Signore! Rendete omaggio a Lucky Maji con una danza! > i suoi occhi sono infuocati di passione, mentre afferra le mani del primo anziano che gli passa davanti, con estrema determinazione e leggiadria, mentre lo aiuta delicatamente ad alzarsi dalla seggiola. Il vecchietto è un po' assente, con un bel naso corvino e peloso a coprire la maggior parte del viso, e una coppola a completare quel corpo minuto che arriva all'ombelico dello shinobi. Ecco che le braccia di Kurou si abbassano, allineandosi all'altezza delle spalle del vecchio, e uno di fronte all'altro, come nelle migliori fiabe, congiungono la mano sinistra di Kurou con la corrispettiva destra dell'anziano, incrociando le dita e portando le mano libera sul fianco del partner, iniziando così a compiere ampi passi in un valzer, un po' scoordinato, ma passionale. Nel frattempo il capellone farfuglia la canzone di Majima, senza ricordare una frase per intero. < La giovinetta! ... E' come la luna! > [Ospizio] Buffo realizzare che nessuno dei presenti si sia soffermato anche solo per un attimo sulle parole di quella canzone, forse perché rapiti dalla performance del cantante o, ancor più probabile, perché gli effetti di quei muffin. Alle orecchie di una persona dotata di senno quelle parole avrebbero dovuto quantomeno stonare, specie se si viene a conoscenza del testo di quella che è nata come una filastrocca ma è stata trasformata a preghiera dal ragazzo. Ha omesso, infatti, alcune strofe, limitandosi a recitare il ritornello, se così vogliamo definirlo, ma sarebbe sufficiente leggere la fine del brano per indispettirsi:'Ma la sola fortuna, come si dice, non farà mai una vita felice'. È una condanna, quella che ha cantato, la sua condanna. Un'eterna punizione che in qualche modo è riuscito cangiare rendendola una personale vocazione. A facilitare la vita di quella pena è proprio la sua natura intangibile, quando ne parla le possibilità sono due: o viene preso per stupido o viene del tutto ignorato. Lungi da essere una richiesta d'aiuto, giacché alla fine dell'esibizione, osservando con soddisfazione le reazioni dei presenti, con una particolare attenzione dedicata a quelle degli amici, avrebbe divaricato la bocca sfoggiando un genuino sorriso accompagnato da un pollice alzato indicante il suo stesso petto. < Lucky Maji-desu! > Così vuole essere chiamato, conosciuto e ricordato, Majima il fortunato. Se solo bastasse quel soprannome a fare breccia nella coscienza dispersa del nonno, se solo il nonno fosse lì a sentirlo e guardarlo. Ma, a essere sinceri con la sua attuale condizione psico-fisica, non pensa nemmeno più di volerci o meno avere a che fare. Il tempo scorre e l'effetto della cannabis contenuta nell'impasto dei dolci inizia ad agire, si intensificherà nelle durante le prossime tre ore, circa, raggiungendo un picco durante quel frangente. Ignaro di essere prossimo alla sua prima vera botta, si limiterebbe a interpretare quella sensazione di serenità come una spossatezza conseguente all'uso sforzato delle corde vocali durante la canzone. Non può essere altrimenti, perché egli non è al corrente di aver ingerito muffin contaminati. Si lascia sfuggire, dunque, quell'informazione compromettente rivelata da Ahmya, che presa singolarmente basterebbe a demolire ogni convinzione emersa nei suoi confronti rispetto alla sera del loro primo incontro. Sorride e accompagna il ritmo delle loro danze con un ripetuto battito di mani e il suono cadenzato del piede sul pavimento. Indietreggia, mentre li incita a ballare attraverso quella melodia improvvisata, fino a sedersi sulla sedia più comoda, posta alle sue spalle e adiacente alla parete. Lì, su due piedi, ha sentito il bisogno di un supporto, di qualcosa che lo sorregga per il momento, ignaro del complesso meccanismo di inibizione recettiva che sta avvenendo nel suo cervello. A momenti, crede quasi di voler collassare e dormire, perché mai prima d'ora ha avvertito un tale relax. Sempre preso dal lavoro, anzi, dai due lavori, inserito alla perfezione in quel meccanismo frenetico di Kagegakure che spinge i cittadini a produrre, a spostarsi con i mezzi, a fatturare. Tutto così veloce, sfuggente e stancante. I zuccheri dei soft-drink usati come carburante per spingere quelle due-tre ore in più al lavoro, il caffè che non è più una scusa per qualche chiacchiera ma mezzo indispensabile alla propria attività, tutto ciò sembra spegnersi. Lì, in quella sua testa che fino alla settimana scorsa ospitava pensieri rimbalzanti sulla paura, il pericolo, la necessità di armarsi e difendersi, svanisce in un istante. Che bella sensazione, perché l'ha provata solo ora? Povero Kurou, anche lui ora orbita intorno a lei, ha accettato senza nemmeno sapere di diventare suo amico e questo le piace, la porta ad osservarlo compiaciuta per le sue parole, decisamente sollevata, non vede l’ora di poter giocare con entrambi, avere il modo ed il tempo per concentrarsi su di loro, uno alla volta, donando il massimo della sua attenzione e della sua cura a quei poveri ragazzi che senza nemmeno saperlo si stanno infilando da soli nella bocca del leone, eppure lei è così tranquilla, pacata, amichevole, i signori intorno a lei, sempre più fatti morso dopo morso, non li avvisano forse confusi anche loro, forse attratti come è convinta che succeda sempre, quelle cicatrici che chiunque vedrebbe come una maledizione sembrano essere il suo più grande punto di forza. Majima invece viene lasciato alle sue sensazioni, se abbia o meno ascoltato davvero quelle parole non è dato saperlo, con la sua solita calma, quel suo modo pacato ed invadente d’agire sembra aver deciso di concentrarsi sulla missione, lei ha almeno mezza idea di come andranno le cose da lì a qualche ora e tutta la voglia di trovarsi decisamente distante da quel luogo, non sa bene dove finirà non essendosi studiata un percorso per il ritorno e non avendo ancora imparato ad orientarsi nella città ma va bene così. Lascia la festeggiata e osserva un vecchietto che tutto solo nella stanza molleggia con una sicurezza sulle gambe da far invidia a qualsiasi adolescente, sorride ancora una volta e da brava persona andrebbe solo ad allungargli un altro muffin, che a dirla tutta sono quasi finiti. Meglio così, ci sarà da divertirsi lì dentro. Senza altre parole si limiterebbe a nutrirlo prima di dedicare le sue attenzioni verso Majima per cercare di prenderlo e trascinarlo nel mezzo della pista dove ormai tutti ballano seguendo un ritmo sconosciuto. La destra che vorrebbe tendersi verso di lui mentre la sinistra verso la prima vecchietta senza deambulatore che incontra. Se fosse riusciti si limiterebbe a trascinare entrambi in una strada e cadenzata danza, scoordinati i suoi movimenti ma non è forse questo il bello? I suoi gesti sono lenti, forse per effetto di quello che sta fumando, forse perché vuole. Se fosse riuscita a coinvolgerli si limiterebbe a farsi da parte per raggiungere un muro a cui poggiarsi e farsi l’ennesimo tiro di quella pipa, lasciando che la pace continui a pervaderla, ignorando ancora una volta le lamentele delle infermiere che la invitano a smetterla e spegnere quella cosa, sembra non sentirle lei <vi accompagno a casa quando abbiamo finito> sorride sorniona verso i suoi compagni, il gusto della caccia, avvicinarsi così tanto alle prede da poterle schiacciare senza però farlo, donando loro un altro giorno di vita spensierato, questo è il tipo di adrenalina che cerca da ormai troppo tempo, questa la motivazione per cui il villaggio la preferisce strafatta e sedata[chk on] [Ospizio] Un piccolo lancio viene effettuato, non troppo forte per i tratti premurosi del ragazzo, che continuano a prevalere sulla droga, e il vecchietto si ritrova a ridere in volo, da quell'espressione neutra che ha tenuto per il resto del ballo. La spinta viene data dal basso, chinando entrambe le gambe e usando la sola forza dei quadricipiti, mentre le braccia rimangono piegate, pronte a riafferrare l'anziano divertito. Riproducendo il movimento al contrario, egli viene riportato a terra, un po' tremante a causa di qualche solita malattia della vecchiaia. Dopo poco si riassesta, e la danza continua, armeggiando con quelle braccia, e alternando il gioco di gambe tra i due, che diventano sempre più sincronizzati e affiatati. Quando sono più o meno a bordo pista, Kurou percepisce l'affanno del signore, che aiuta a sedersi per riprendere fiato, dando qualche pacca sulla spalla a quella vecchia roccia, che nei suoi anni d'oro avrà ballato con migliaia di fanciulle molto più carine di quel taijutsuer. Ad ogni modo, anche il ragazzone percepisce un po' di affanno, strano visto le sessioni di perfezionamento corporeo che è abituato a fare, ma molto ingenuamente pensa che la danza lo abbia stremato, essendo qualcosa a cui partecipa di rado. Riesce in qualche modo a tenere botta e a raggiungere di nuovo il centro della sala, dove qualche anziano inizia a dare di matto, e Majima procede ad apparire come la miccia di quella festa, ad esclusione di quei muffin che sono ormai stati ingeriti da tutti. Kurou prende Majima sotto braccio, un po' barcollante per lo sforzo di prima, e con la sua delicatezza da rinoceronte si appoggia al cantante. < Sei davvero un portento! Non ho mai visto qualcuno saper fare così tante cose... > Kurou lancia poi un'occhiata alla festeggiata, che sembra quella più provata dalla festa. Che avesse fatto indigestione di dolci? [Ospizio] La mano testa in sua direzione non può essere rifiutata, egli allungherebbe la mancina per facilitare la presta di lei, verrebbe poi strattonato fino a tornare in piedi e ritrovarsi al centro della stanza. Ha inizio una lenta danza dalla discutibile esecuzione, il busto assume un ritmo di movimento opposto rispetto a quello del bacino, rendendo le sue movenze fluide ma dai tratti meccanici come se fosse una marionetta. Non ha energia per continuare a lungo, tant'è che dopo qualche movimento di anca, seguito da un twerk improvvisato - per i più piccoli che ci seguono: non è altro che un ballo provocante del sedere -, si sarebbe fermato. Un bravo drug sitter, che per inciso dovrebbe essere l'unica persona sana del gruppo ma che nel nostro caso, escluse le povere infermiere, non è pervenuto, registrerebbe quei comportamenti con il preciso scopo di rinfacciarglieli una volta uscito dalla botta. Ciononostante, si possono trarre delle conclusioni anche solo osservando il suo successivo atteggiamento, perché al termine di quella performance che un direttore artistico definirebbe orripilante, il caro Majima si diletta in una gara individuale d'affetto. No no, sta facendo sul serio, inizia ad abbracciare tutti, a partire dalla festeggiata a cui dedica, improvvisandosi a nipote, un sonoro bacio sulla fronte. < Mwah! > Uno dopo l'altro, avvolgerebbe i corpi secchi e fragili di quei pensionati tra le sue braccia, mostrando una natura di sé mai emersa prima di allora. Non si preoccuperebbe neanche quando, durante un abbraccio troppo stretto, avverte le ossa di una vecchia scrocchiare come se avesse appena sottratto, con quel genuino gesto d'affetto, l'ultimo strato di cartilagine dal suo corpo. Lascia per ultimi i suoi due cari amici, a cui dedicherebbe un gesto speciale, iniziando da Kurou che, con quelle parole attira l'attenzione di Lucky Orsetto Affettuoso Majima (nome appena collaudato per l'occasione). < Aaaaw, vieni qui Kurou-San! > Con la faccia da beota e due guance arrossate gli si avvicina, mentre distende entrambe le braccia verso l'esterno, pronte a chiudersi in una morsa da cui il ragazzone capelluto non potrà sfuggire. < Sei proprio un caro amico. > Afferma poggiando la testa sulla spalla destra di lui, mentre farebbe ruotare i loro corpi ripetutamente, da destra a sinistra, con le braccia. Si staccherebbe soltanto quando l'ultimo neurone rimasto attivo gli ricorda di dover abbracciare anche la ragazza. Un applauso per Momo (nome inventato #2), nonché il nostro neurone fortunato che oltre a interessarsi della ragazza, non stiamo qui a sviscerare i motivi, ha ben pensato di far reagire il postino alla proposta di lei. Perciò, dopo essersi staccato dal ragazzo e aver iniziato a camminare verso di lei, replicherebbe dicendo la pura verità. Una verità che, urge specificarlo, nemmeno lui è stato in grado di accettare. Un accenno di risata, seguito dallo scuotimento del capo. < Se torno a casa adesso mi uccidono, Ahmya-San. > Se ella avesse connesso i punti, dal loro ultimo incontro, avrebbe capito che il ragazzo si stesse riferendo alla casa principale, la numero uno. Però, a essere onesti, potrebbe anche parlare del casinò, cioè casetta numero due, anch'essa inaccessibile a quell'ora. < Il babbo preme la mano contro la giugulare e mi soffoca! > Aggiunge poi, con una leggerezza disarmante. La precisione con cui accenna quell'atto fa pensare che sia già successo o che l'abbia già vissuto, eppure qui emerge la seconda caratteristica dovuta agli effetti stupefacenti. Majima racconta dettagli della sua vita senza preoccuparsene, gli stessi episodi che lui stesso fa il possibile per sotterrare negli antri più profondi della sua coscienza. Rivelato il terribile dettaglio in caso di ritorno, si troverebbe abbastanza vicino ad Ahmya per tentare di abbracciarla allo stesso modo adottato con Kurou. < Sei proprio una cara amica, Ahmya-San. > Frase mormorata che, proferita dopo il riferimento al soffocamento, dovrebbe come minimo rovinare l'atmosfera o suscitare preoccupazioni. Invece no, perché come lui è in balia degli effetti di quella sostanza rilassante, lo sono anche gli altri, che potranno far finta di non aver proprio sentito quelle parole. Già, perché Majima potrebbe star scherzando, magari non dice sul serio. Forse è proprio una battuta di spirito, una punchline che però non suscita ilarità. Per niente, non dovrebbe far ridere. Quelle parole dovrebbero provocare brividi, sgomento e inquietudine. Osserva gran parte della scena restandosene lì all’angolo, offrendo una spintarella di tanto in tanto alle carrozzine che cercano di uscire dalla pista da ballo giusto per rimetterli tutti nell’animo di quella festa sicuramente indimenticabile. Osserva Majima e quando lo vede si limita a far in modo che la sua schiena aderisca completamente alla superficie, non che abbia dei complessi verso le sue maschere ma lì dietro ci sono i suoi veri veri amici, gli unici che è certa non l’abbandoneranno mai e non ha proprio voglia di presentargli subito il postino. Non si ritrae però dal suo gesto, si limita a far in modo che lui non possa sentire o toccare i due bozzi attaccati al corpo e nascosti dalla vista grazie ai capelli e agli strati di tessuto. Ricambia quel tanto che basta <oh allora verrai da me> replica seppur il tono paia più iracondo del solito, è una sottile e nota lontana attenuata da tutto ciò che ha ingerito e fumato fin ora <e poi ci libereremo del tuo problema> replica ancora una volta. Non che abbia problemi verso il metodo di soffocamento sia chiaro, nemmeno verso le torture o simili, semplicemente odia chi rende quei gesti spaventosi, chi allontana il proprio gioco invece di farlo avvicinare a sé, proprio come fa Tsumi che poi finisce sempre per romperle tutto. Aggiungiamoci poi che tende ad essere anche lievemente ossessiva, forse perché Tsumi le ruba quelli che lei chiama amici? Forse perché ha perso tutto ciò che possedeva? Chi lo sa. Ad ogni modo attenderebbe qualche istante prima di svicolarsi quel tanto che basta dall’abbraccio e prendere la mano di Majima. Così inizierebbe a camminare verso l’uscita <anche tu Kurou> lo invita semplicemente ad uscire mentre la pipa viene portata nuovamente tra le labbra <è ora di andare> e con queste parole cercherebbe di condurre Majima fuori prima di voltarsi e attendere che altre l’altro compagno possa raggiungerli, meglio svignarsela prima che i vecchi inizino a collassare, non ha alcuna intenzione di assumersi la responsabilità di quello che ha fatto, beh poi fatto lei infondo i dolcetti li ha solo commissionati ad una povera e gentile signora, un’inconsapevole inesperta maestra di cucina che ha fatto l’errore di non controllare cosa stesse facendo davanti all’impasto. Lei è decisamente innocente. Nuovamente la pipa va verso le labbra così che possa prendere un tiro profondo <uno di voi sa come arrivare al quartiere di Ame?> domanda giusto giusto prima di indirizzarsi comunque, tanto deve accompagnare/pedinare Kurou come prima cosa[chk on][end] [Ospizio - Strada verso Konoha] Il degrado. Una tranquilla serata con anziani, la quale avrebbe visto Kurou, Ahmya e Majima come organizzatori di varie attività costruttive, si è trasformata nel parco giochi di quei tre, che drogandosi responsabilmente hanno reso incerto l'esito di quella serata, ma sicuro il divertimento da parte dei giovani e altrettanto sicuro l'attacco di panico subito dalle infermiere. Il braccio verso Majima scivola, mentre il kendoka diventa estremamente affettuoso nei modi e nei gesti, e Kurou si ritrova abbracciato. Una morsa che Kurou riceve al massimo come inizio di un atterramento di qualche arte marziale, ma di certo nulla che possa trasformarsi in quello scambio di energia chiamato affetto. Ed è proprio Majima a fornirglielo, lasciandolo spiazzato nonostante l'euforia e la spossatezza. Kurou viene stritolato, con la faccia dell'orsacchiotto coccolone che affonda nel suo deltoide, che in pochi istanti si trasforma da muscolo a cuscino, mentre il braccio opposto si contorce, andando a stringere sul braccio di Majima, per ricambiare un po' quel gesto improvviso, ma di estremo conforto. E' contento di aver trasmesso una fiducia tale da meritarsi tutto quello. Vorrebbe poterci fare l'abitudine, ma l'abbraccio del ragazzo si stacca, per proseguire nella sua strage, osservando Ahmya come sua prossima vittima, mentre Kurou resta a guardare addolcito da quella situazione, sempre più sollevato e consapevole di voler proteggere ciò a cui assiste, in modo che quel gesto possa ripetersi ed essere trasmesso a chi ne necessita di più. Più persone come Majima e meno criminali. E' ciò che lo porta ad affrontare al massimo anche missioni come quella, seppur questa lo abbia debilitato a suo modo. < Ma come? Di già... > a mo' di bimbo capriccioso, Kurou compone una smorfia verso Ahmya, per poi seguirla da bravo marmocchio, sempre barcollante e sempre più stanco, man mano che gli stimoli esterni diminuiscono e l'adrenalina del divertimento abbandona il suo corpo. Si schianta brevemente sul tavolo vicino all'entrata, afferrando la sua giacca di jeans nera e componendo un nodo sulla vita con le maniche in modo da lasciare in evidenza quella camicia ormai sgualcita e quel papillon allentato. < Vi ringrazio tutti! Auguri! Avanti tutta! > compone un gesto di saluto verso i vecchietti, senza riuscire a badarci troppo, aprendo la porta dell'ospizio con la fronte, letteralmente, schiacciando il suo ciuffo a fisarmonica su quell'apertura per ritrovarsi in strada insieme agli altri due. < Ame... Io ci vado a correre di solito, se corri ti rafforzi! > le facoltà mentali lo abbandonano, ormai rimane solo il taijutsu e il cibo. Non c'è spazio per altro. < Io vado verso Konoha, a piedi... > sbiascica, parla rallentato... < Siete bravi. Ci vediamo... > con non poca fatica si avvia, ripercorrendo il marciapiede. Non sa se è seguito o accompagnato da qualcuno, ma cammina verso casa, come un'anima che attraversa il ponte verso l'aldilà. E' nella stessa posizione con qui è arrivato, piegato in avanti, solo che non ha nessuna scatola sulla schiena, e quel tanto agognato bingo da tavolo è rimasto all'ospizio. La testa ballonzola a destra e a sinistra, ma come tutto questo viene presa come sfida. La sfida è arrivare a casa tutto intero. [END] [Ospizio] Momo, l'ultimo neurone sopravvissuto, almeno una cosa buona l'ha fatto, ha avvicinato il postino a quell'obbiettivo che, se ripercorriamo la missione e torniamo all'inizio, Majima vuole raggiungere da quando ha incontrato la Kakuzu. Dall'ultima volta che l'ha vista desidera conoscere la storia dietro quelle cicatrici, l'invito della ragazza a riguardo è stato chiaro: lui deve espressamente farle capire di voler scoprire la sua poesia, così come l'ha chiamata lei. Il nostro superstite ha dimenticato, invece, di ricordare al postino che, proprio a proposito di posta, subito dopo quella missione sarebbe dovuto tornare a lavoro. Quelle lettere ammassate all'interno del suo zaino, sotto un morbido strato di indumenti di ricambio, attendono il recapito. < Hai! > Replica d'un tratto alla proposta di lei, senza battere ciglio, irrigidendo le gambe come un soldatino. Non ha la più pallida idea del guaio in cui si sta cacciando, su tutti i fronti, ma lo si può biasimare solo fino a un certo punto. Non è dotato della facoltà mentale necessaria a reagire con lucidità di fronte al subdolo atteggiamento di Ahmya, né può opporsi a quella botta che inibisce qualsiasi parvenza di sanità rimasta in lui. Come minimo, il giorno dopo si beccherà una sfuriata dal suo capo, prevedibilmente scontento di vedere lo zaino ancora pieno zeppo di missive. Però, ormai è andata, troppo preso dal momento, rapito da quella mano che lo conduce ove la ragazza vuole, senza che lui opponga resistenza. Osserva Kurou mentre si dirige, da persona responsabile, e risponde in ritardo a quel quesito, segno evidente che la sua mente ha bisogno di qualche secondo in più, rispetto al solito, per collegare le parole e dar loro un senso. < Haaaaaaaaaaai. > Prolunga quella vocale fino a renderla eterna e annuisce ripetutamente, proprio grazie al suo lavoro sa raggiungere quasi ogni luogo. In parte la navigazione della città è facilitata dai palmari aziendali che, con il preciso scopo di ridurre l'errore umano, sfruttano la geolocalizzazioone per tracciare una linea retta percorribile dalla posizione dei corrieri fino alla destinazione della singola consegna. < Ti devo fare strada io, Ahmya-San? > Lo dice ma non molla la sua mano, se anche solo lei acconsentisse a quella proposta si renderebbe conto di non avere nulla di più che un bambino indifeso e a tratti incosciente al suo fianco. È più alto di lei e l'altezza, unita ai suoi tratti somatici, fanno pensare che sia un ragazzo reduce dall'adolescenza, quindi ancora giovane. Il tono della sua voce, i suoi modi di fare maldestri, quegli zigomi rosati, in netto contrasto con il resto della pelle, lo fanno apparire, invece, come quel ragazzetto impacciato e vulnerabile, propenso a emergere in rare occasioni. < Dewa mata neeee, Kurou-San! > Lo saluterebbe di sfuggita, agitando in aria la mano libera. Una conclusione inaspettata per uno shinobi che ha iniziato quella stessa missione con il timore di rincontrare suo nonno, mentre esitava a entrare anche solo per minimizzare il rischio di tale evenienza. Eppure il suo sensibile corpo, mentre viene trascinato via, risente degli effetti di quella sostanza, la sua psiche resterà alterata almeno per le prossime tre ore. Solo questo, in ultimo, fa pensare che la giornata non sia affatto finita. Anzi, è l'inizio di una scoperta, l'enunciazione del primo verbo di quella poesia che desidera scoprire. [END]