Rosso e nero
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Giocata del 18/11/2022 dalle 15:19 alle 19:09 nella chat "Campo d'addestramento [Oto]"
Pigri cumulonembi assiepano la volta celeste, veleggiando sulle teste di Kagegakure, combattendo, qua e là, i raggi di un tiepido Sole.Quest'ultimo ha oramai raggiunto il suo zenit quotidiano e si appresta a discendere la parabola che ogni giorno percorre verso occidente. In un angolo del Villaggio dei Sei, si rannicchia il Distretto di Oto e in un anfratto di questo, sorge il campo d'addestramento riservato a shinobi e non. L'impianto non è tra i più tecnologici, anzi, ma risulta funzionale alle mire di un giovane Uchiha. Questi si adopera a fondo per migliorarsi giorno dopo giorno, perseguendo i propri obiettivi, rincorrendo i propri sogni. E chissà che questi non vengano spezzati prima ancora di potersi realizzare, prima di poter essere concretizzati. Il sudore imperla la fronte del - quasi - quindicenne, che scuote la chioma corvina a destra e manca, rendendola ancor più ispida e ribelle di quanto non lo fosse già. Entrambi gli arti superiori vengono allungati sopra la testa, verso la cupola celeste, intrecciando le dita delle mani tra loro, così da creare un ponte di carne, sangue ed ossa. La maglia che indossa - nera, dal colletto alto e circolare - si allunga contro il corpo, longilineo e slanciato. Al di sotto della maglia , un paio di pantaloncini bianchi e corti coprono le leve inferiori, scivolando sulle rotule ad ogni falcata, non ora che si ferma, nel bel mezzo del campo, lanciando un'occhiata a destra e manca. I piedi, stretti entro calzari ninja dalle tonalità del blu scuro, un po' impolverati, smettono di condurre il corpo lungo l'area del campo. Dietro la cintola, all'altezza della natica destra, una sacca portaoggetti trascina tutto il suo scarno armamentario: due tonici per il recupero del chakra, un tonico curativo, un fuuda con sigillato all'interno un tronchetto da sostituzione e un kunai, uno solamente.[Equip: kunai x1||fuuda con tronchetto x1|tonico curativo x1|tonico chakra x2] Vorremmo poter dire che è arrivata fin qui per puro e semplice caso, alla ricerca di qualcosa o per il semplice essersi persa ma non è così. Ha ben due amici ad Oto ora. Non che importi dato che semplicemente è arrivata e non sveleremo i trucchi del mestiere. Dal nulla, nelle ombre di quella giornata cupa lei si nasconde ed osserva l’allenamento del ragazzo. Non indossa nulla di troppo vistoso oggi, un semplice kimono nero dai bordi rossi e l’obi coordinato allacciato in vita. Come sempre la parte inferiore del suo vestito copre i piedi, arrivando a strisciare a terra motivo per cui è ora sporco di fango e chissà che altro. I capelli sono come sempre sciolti e ribelli ricadono lungo tutto il suo corpo, le maschere nascoste grazie al gioco del mare grigio e la stoffa sovrapposta che la tiene abbastanza al caldo. Il coprifronte di Ame è sempre legato intorno al collo. Non che sia ancora visibile. Nelle ombre osserva con i suoi occhi, in bocca una caramella che pian piano si sta sciogliendo e per il momento nessuna pipa in mano. Silenziosa lascia che l’altro si muova, si mostri e lei come un predatore resta in attesa, nascosta quel tanto che basta per potersi appuntare mentalmente i dettagli sulle sue abilità, lo scatto dei muscoli, le movenze. Non è un interesse erotico vogliamo essere ben chiari, il suo è semplicemente interesse medico, mentre Katai si allena lei ripassa semplicemente i muscoli che sta allenando, permettendo alla sua mente di non perdere mai quei concetti appresi per la maggior parte con la pratica <e così vuoi la pace ma sei pronto ad uccidere> la voce arriva da chissà dove, ma arriva. Come al solito risulta pacata, tranquilla e appena più acuta del normale. Qualche secondo dopo ed eccola muovere i primi passi per uscire dalle ombre, da quel nascondiglio in cui si trovava chissà da quanto tempo, si mostra così con un sorriso sornione sul volto, le palpebre in parte calate <eppure è tutto così freddo Katai, non c’è sentimento> aggiunge ancora poco dopo, continuando ad avanzare così da poter semplicemente abbassare il tono di voce [chk on] Lesto è il cambiamento del tempo, ma non si manifesta, di fatto, all'improvviso. Le nuvole grigie che si accalcavano nel cielo, si fanno via via più vicine, si accostano tra loro, addensandosi in una cortina asfissiate ed uggiosa. Le prime gocce di pioggia iniziano a cadere in silenzio, le restanti, invece, si fanno largo nel confuso e concitato vociare tipico del temporale che coglie di sorpresa. Ben presto molte delle anime ,che costellavano il luogo, scompaiono, ritirandosi al riparo dall'imminente intemperie. Il giovane Uchiha, tuttavia, non è tra queste. Imperterrito prosegue nel suo intento, soprattutto quando la mano destra si abbassa, liberandosi della gemella ed andando a comporre il mezzo sigillo della [CAPRA], puntando indice e medio verso la cupola di pioggia. E' l'atto materiale che gli serve e di cui necessita per poter condurre un'operazione mentale su se stesso e le proprie forze. Due in particolare: fisica e spirituale, la prima reclamata dalle reazioni chimiche che avvengono in ogni cellula del suo corpo, la seconda , invece, forte dell'esperienza e dei ricordi maturati in questi quindici anni. Le due si aggregano, prima isolatamente, poi assieme, CERCANDO di fondersi in un unicum ben definito: chakra. < !! > Una voce, non così ignota, risuona nell'aere, sormontando il lento, ma inesorabile crescendo dell'acquazzone. < Sono pronto a difendere intensamente, proteggere fortemente. > Ribatte, alzando il tono quel che basta per raggiungere le orecchie di quella figura sfregiata che emerge dal nulla. Curioso come sia sempre in grado di trovarlo - e viceversa. < Ma il sacrificio è la via del ninja. > Incalza, un attimo dopo, torcendo spalle e busto, ma non il bacino, per accogliere la nuova venuta. I piedi, invece, non si muovono di un metro. [Chakra Off > On 3/4][Equip: kunai x1|tonico chakra x2|tonico curativo x1|fuuda con tronchetto x1] La pioggia gli coglie e non aver portato il suo solito ombrello sembra sconvolgerla più di quanto si è abituati vedere. La destra si alza alle prime gocce, si avvicina al suo occhio, lì dove le gocce hanno iniziato a bagnare volto e cicatrici, il polpastrello dell’indice si posa sulla pelle come a voler catturare la pioggia stessa, la sua essenza. Senza esitare con un movimento secco del polso vorrebbe semplicemente andare ad eliminare quella traccia apparentemente infastidita. Oh si è abituata alla pioggia e le piace camminare sotto di essa a petto però che sia protetta. Non ama bagnarsi inutilmente. Prosegue quindi la sua camminata puntando a raggiungere il tetto dell’aera ristoro alla ricerca di riparo da quel maledetto tempaccio. Forse se lo sarebbe dovuto aspettare, forse non così come era giunta quell’espressione contrariata svanisce tornando a mostrare la solita assoluta e profonda pace. Ascolta le parole di Katai e scuote lievemente la testa <ci ho riflettuto sai> replica lei <tu non solo vedi il mondo in bianco e nero ma nemmeno sei disposto ad accettarne le varie tonalità> replica lei sempre proseguendo con quella camminata, nemmeno il momentaneo fastidio, il cruccio, sembra avere il potere di spingerla a muoversi più velocemente, il suo passo è pacato, come se persino la pioggia si fermasse per non toccarla <e questo è un problema perché ti renderà debole> ammette semplicemente. La caramella vien sciolta pian piano dalla sua bocca e per quanto sembri assurdo pur non fumando quell’odore comunque permea lo spazio più vicino a lei, arrivando dai suoi capelli, dalla sua pelle e dai suoi abiti come se fosse parte stessa di ciò che fuma ormai. Da le spalle a Katai e continua la camminata, lo supera e finalmente arriva sotto alla tettoia, solo ora si volterebbe per tornare a fissarlo. Il suo tono, ogni volta che ha parlato, non h mai assunto il colore dell’astio o del giudizio, con la solita ed imperturbabile tranquillità, come se vivesse in un fumoso mondo confinante con quello altri, si è limitata a descrivere qualcosa che vede, esattamente come se avesse detto che le nuvole ora hanno iniziato a piangere [chk on] Gocce di pioggia cadono dal cielo grigio, sempre più fitte. E ben presto una frana d'acqua si riversa sul Mondo , andando a confondere le forme, smussare gli angoli, mascherare i bordi. Ma i vestiti cominciano ad appiccicarsi al corpo, come i capelli corvini alla fronte e al viso. L'odore umido della vegetazione e del terreno bagnati si fa strada tra le narici, riempiendone i sensi, sebbene lo sguardo nero, buio, sia fisso sul volto sfregiato della Kakuzu. < ... > Non replica alle sue prime parole, non inizialmente. Lascia che il silenzio possa portare con sé profonde riflessioni, ma che restano taciute. Il corpo non si articola, non immediatamente.Il cingolo scapolare compie una rotazione di qualche grado, in senso antiorario, così da condurre fronte e naso e mento nella direzione della kunoichi e dei suoi passi. Lui, sotto lo scroscio del cielo, non si muove e non sembra dar segno di volerlo fare. < Forse è come dici. > Ammette, nei riguardi della propria visione assolutistica delle cose. < Forse è proprio per questo che intendo realizzare la mia visione. > E, a conti fatti, averne già una così chiara, a soli quindici anni, è tutto tranne che un male. Forse. < Tu sei una kunoichi, cosa vuoi per te stessa ? > Sentenzia, diretto, d'un tratto, quando oramai lei è in salvo sotto la tettoia spiovente , in legno. E lui, invece, è costretto ad alzare la voce per raggiungerla, poiché sosta ancora al centro del campo d'addestramento, su quel suolo brullo che si fa via via più fangoso. La mano , dapprima ancora sollevata, assieme al braccio, dinanzi allo sterno, finisce solo ora per ricadere sul fianco, dando ancor più solidità a quella sagoma slanciata e giovane, nel bel mezzo dell'acquazzone. [Chakra 30/30] Raggiunta la tettoia finalmente si volta così da osservare l’altro ancora sotto a quella pioggia. Tace per qualche istante e poi semplicemente la mano destra si alza, il palmo dapprima aperto rivolto verso l’alto, le dita si tendono e si flettono fino a toccare quasi il suo stesso polso e poi nuovamente si aprono, un paio di volta viene ripetuto quel movimento nel silenzio, gli fa semplicemente cenno di raggiungerla prima di tornare ad abbassare quel braccio. La motivazione di quel gesto è presto detta, apre nuovamente le labbra e per fortuna di Katai le muove lentamente mentre parla perché non ha la minima intenzione di urlare e questo significa che l’altro per poterla ascoltare o deve avvicinarsi o prestare immensa attenzione alla voce che debole giunge fino alle sue orecchie ed al labiale <non si sta parlando di me> replica lei semplicemente <io vedo tutto lo spettro di colori la debolezza è tua> replica ancora una volta, rispondendo sì e continuando quel discorso <se anche potesse esistere un mondo bicromatico> scuote appena le spalle <non potresti raggiungerlo rigidamente> lascia che quelle parole escano al suo solito tono di voce, ora è tutto in mano all’altro, decidere se proseguire ed ascoltarla oppure no. I suoi occhi sono puntati sul giovane Katai in questo momento, il sorriso sornione sempre su quel volto disteso e rilassato che sembra dominare il mondo attorno a lei piuttosto che lasciarsene dominare, non c’è turbamento nelle iridi appannate <la tua rigidità ti rende debole> replica ancora una volta esattamente come poco prima, non c’è giudizio, non c’è accusa in quelle parole che quasi delicate danzano in mezzo alla pioggia, non c’è deviazione, si dirigono veloci verso l’altro senza esitazione e forse potranno sembrare deboli per la lontananza e il rifiuto di urlare ma se dovessero colpire è al cuore che punterebbero direttamente [chk on] Getta il capo all'indietro, lasciando che la chioma corvina ciondoli nel vuoto, oltre la nuca, spettinata e ribelle, quantomai indomita. E' in quel momento che la pioggia picchietta anche sulla fronte limpida e pallida, in netto contrasto con la variazione cromatica delle vesti e degli occhi. Quest'ultimi si socchiudono, nascosti dietro sipari di carne e ciglia, cercando nell'oscurità dietro di essi una calma necessaria e sufficiente a mantenere il controllo del proprio chakra, mentre si presta all'ascolto dell'altra. Quest'ultima devia nuovamente il discorso, preferendo non indugiare su se stessa, come il giovane Uchiha ha tentato di fare. < ... > Quindi ammutolisce, meditando sul da farsi. E solo quando gli occhi si schiudono nuovamente, solo quando le iridi nere tornano a trafiggere la pioggia, come schegge d'ossidiana, riesce a notare il cenno altrui, che lo chiama a raccolta e al quale si prostra, per evitare di dover urlare - letteralmente - per farsi udire. E mentre avanza verso di lei ne coglie il dire, le parole, sebbene queste non siano decorate da un tono altrettanto coerente con le stesse, bensì piuttosto quieto, quasi puramente assertivo. < Mettimi alla prova allora. > La sfida, apertamente e qualche che sia il test lui continua ad avanzare , a piccoli passi, misurati ed accorti, lasciando ondeggiare le braccia lungo i fianchi, in quell'andatura che lo conduce al di sotto della tettoia, una spanna più vicino a lei, una spanna più vicino a quelle cicatrici che studia ancora una volta, con interesse clinico e asettico, quasi stesse osservando un fenomeno naturale. < E ti dimostrerò che sbagli. > Incalza, ma conclude, ammutolendosi, mentre le gocce d'acqua rigano il volto , la pelle, le vesti. [Chakra 30/30] Obbedisce il ragazzo, andando ad avvicinarsi per permetterle di non urlare. Continua a sorridere lei senza mai perdere quell’espressione limitandosi ad osservarlo. Le sue parole, pregne di sfida, non sembrano attecchire <per essere uno che vuole la pace brami il combattimento> aggiunge semplicemente facendo quell’ennesimo appunto con il tono di chi si sta semplicemente limitando a descrivere la realtà <non ho bisogno di metterti alla prova, se non sei in grado di comprendere ciò che ti dico è l’ennesima dimostrazione della tua debolezza> scuote appena le spalle. Eccola continuare ad osservarlo mentre la caramella vien succhiata pian piano, il suo alito pregno del giusto dolciastro dato dallo zucchero e la solita formula magica che di solito fuma. <Non ho motivo per attaccarti e tu non dovresti chiedere alle persone di farlo, non sai mai chi hai contro non è saggio peccare di presunzione> altro motivo per cui non si muove minimante da lì e non sembra intenzionata a combattere. Lei non conosce il vero valore altrui, tendere una ragnatela ed attendere la mosca è da sempre la strategia più saggia da applicare. Il vento le smuove i capelli ma nulla smuove il suo animo pare <ma se ora qualcuno arrivasse e ti chiedesse di scegliere: o muoio io o muore lui, come la risolveresti? Chi sarebbe il bianco e chi il nero?> domanda semplicemente incalzandolo e cercando ancora una volta di spiegare il discorso di poco prima, la debolezza di cui parla lei non è fisica, a quella si può sempre porre rimedio, quanto più di pensiero, mentale. Non che le faccia comodo ma ama plasmare i suoi amici, creare e corrompere ed il primo passo per riuscire a farlo con lui è portarlo a comprendere davvero il mondo, non sarebbe già una vittoria vederlo scegliere? Attende semplicemente osservandolo la risposta [chk on] Solo ora le mani si adoperano per liberare gli indumenti dalla stragrande maggioranza delle gocce d'acqua: i palmi si schiudono e dibattono contro le vesti, così da cacciare l'umidità accumulata, sebbene l'impresa sia assai ardua. Quindi la mano destra ascende oltre il viso, passandovi davanti, aperta e tesa, infilandosi quindi tra i ciuffi corvini, così da setacciarne l'interezza , finendo per scrollarne di torno la pioggia accumulata, in eccesso. < ... > Tutto ciò in rigoroso silenzio, mentre lo sguardo prima cade sul proprio corpo, poi ascende lungo il kimono scuro della Kakuzu, cercandone il volto sfregiato, gli occhi bicromi , l'odore caratteristico. < ... > Non replica, non inizialmente. Un silenzio carico di parole si frappone fra di loro, sul principio. < Giudichi troppo e troppo in fretta. > Un male che ha riscontrato in numerose persone e non solo ultimamente. La sua voce è ferma, decisa, ma pacata, non prende il colore del risentimento, tantomeno quello dell'astio, bensì di grigio imperscrutabile, proprio come i capelli di Ahmya. Finisce, quindi, per lasciar cadere le braccia lungo i fianchi, penzolanti come morte, le mani aperte e le dita distanti vicine l'una all'altra. < Non era un combattimento quello che stavo chiedendo. > E cos'altro, allora, non è dato saperlo. Chiarisce, però, in quell'appunto voluto e cercato, che s'inserisce nella trama del silenzio, tra due pause vocali molto lunghe, ma solo dopo averla lasciata terminare. E accoglie così la sua questione, in un battito di ciglia, deglutendo appena. L'ipotesi della morte non lo mette a suo agio, dal momento che, ancora, non ne ha mai sperimentato la presenza. < Sceglierei di proteggere, non di uccidere. > Commenta, cercando riparo in quell'assunto. < Perché dovresti morire ? Perché dovrebbe morire qualcun altro ? > Lo ascolta e su di lui porta semplicemente gli occhi, lo osserva liberarsi dall’acqua e palesemente a lui ora sta donando la sua attenzione, per quanto ne abbia <non giudico> replica ancora una volta <descrivo ciò che vedo> ammette semplicemente, il suo tono in effetti è sempre stato privo di qualsiasi invocazione che fosse essa positiva o negativa, non lo ha mai rimproverato così come dalla sua bocca non è mai uscita una lode, giudicare è per cui non conosce la scienza <se ho mal interpretato lo accetto ma non ritiro il consiglio> ammette poi sempre con la stessa identica calma, pare davvero che nulla possa turbarla, persino gli errori scorrono su di lei proprio come la pioggia scivola dai tetti senza lasciare davvero segno del passaggio, finendo a terra senza possibilità di opporsi, forse è solo impermeabile <a volte non puoi proteggere Katai, a volte devi scegliere chi salvare e chi lasciar morire> continua poi semplicemente <chi sceglieresti tra me e il nemico?> domanda ancora riferendosi all’esempio di poco prima, incalzandolo con le domande, spingendolo per questo a riflettere non solo sulla situazione ipotetica da lei poco prima rappresentata ma su tutto il suo modo di pensare in generale <non sempre puoi conoscere le motivazioni prima di decidere, sai solo che vuole uccidermi e l’unico modo per farlo è ucciderlo a sua volta> continua spiegando semplicemente. Scuote appena le spalle andando a deglutire quel che restava della sua caramella. Non c’è movimento in lei che resta in balia degli eventi senza davvero opporsi, più immutabile di quel che sembra il pensiero altrui[chk on] < Mpf > Sbuffa, finendo per gettare lo sguardo di lato, oltre la propria spalla destra, verso il campo d'addestramento ridotto ,oramai, ad un'enorme pozzanghera fangosa e putrida. Le parole di Ahmya risuonano tanto estreme quanto la visione che lei lo accusa di adottare con troppa rigidità. < ... > Non le risponde, non subito almeno. Lascia che le sue prime parole scorrano via assieme ai rivolgi d'acqua creatisi sul terreno brullo, ora fradicio e zuppo. < Non posso farlo. > Taglia corto, netto, drastico. Forse utopico, indubbiamente lontano dalla realtà della vita militare di uno shinobi. Ma lui, si sa, non è ancora stato messo alla prova, non davvero. E'un giovane ninja in erba, un'idealista che non si è scontrato con la realtà, ma solo con l'illusione - tra le più terribili, oltretutto. < Sceglierei di proteggere te dalle motivazioni di un nemico. > Rigira il ramen, insomma. < Ma cercherei di capire le sue.> Mediatore, diplomatico, almeno in apparenza. La sua indole non è stata saggiata. Il suo spirito non ancora spezzato.E' integro, ancora, in tutto e per tutto. < C'è sempre un motivo dietro l'agire degli altri, no ? > Domanda, forse retorico, perchè non attende una reale risposta. < Bisogna solo comprenderlo. Sforzarsi di capirlo. > Lui la mette giù facile, forse fin troppo, ma lo fa con l'innocenza della sua giovane età e con l'idealismo che ne consegue. < Mi rifiuto di pensare che la soluzione sia solo uccidere o essere uccisi. > Che anche quella sia la via dello shinobi ? Non può ancora saperlo, ma forse sarà costretto a scoprirlo a breve. Lo ascolta ancora una volta scuotendo infine il capo, come se in qualche modo fosse delusa da ciò che sente. Corromperlo non sembra più una sfida ma qualcosa di molto limitato al momento, finché non capirà, finché non conoscerà almeno parte del mondo come potrebbe mai convincerlo? Sospira appena <non hai scelta a volte> replica lei semplicemente <e non capirlo ti farà uccidere un giorno. Mentre tu perderai tempo a far domande qualcuno potrebbe prendere la tua vita> aggiunge ancora una volta. Si guarda intorno ora, distogliendo lo sguardo dal ragazzo e limitandosi ad osservare la pioggia. Non è una semplice questione di scontro d’idee è che lui così ingenuo ora appare fermo, immobile in quella sua decisione <immagino lo imparerai a tue spese non vuoi ascoltare le mie parole> non ha molto altro da aggiungere per ora. Per la prima volta ci sono dei veri sentimenti su quel volto, il sorriso sornione è scomparso lasciando spazio a qualcosa di simile allo sconforto e alla delusione. Sarà forse l’assenza della lunga pipa, della pioggia o il discorso ma finalmente qualcosa la turba, seppur in superficie, non sembra infatti che quella sensazione sia stata in grado di intaccare il suo animo. La mano destra torna nella sua scollatura o meglio in quella specie di tascona formata sopra all’obi, il solito posto dove tiene i suoi segreti, estrarrebbe una seconda caramella gommosa dorata che subito dopo vorrebbe infilarsi in bocca. Mentre le labbra si chiudono insieme ai denti sopra a quel dolcetto il primo passo sotto alla pioggia vien nuovamente mosso <chissà> si limita a dire mentre andrebbe così a guadagnarsi l’uscita da quel posto, pensierosa, nemmeno gli rivolge un vero saluto oggi, un vero peccato visto il soggetto, che sia il momento? Sono forse questi i pensieri che riempiono la sua testa ora?[chk on] Le sopracciglia sussultano, in un fremito che striscia al di sotto della pelle, da un lato all'altro del viso, sollevando una ruga nella fronte altrimenti limpida, dove ciuffi di pece si appicciano e decadono. < ?! > La sorpresa che si evidenzia sul viso è fugace, sbrigativa, si estingue lestamente così com'era giunta. L'espressione torna lentamente all'obliqua e ripida piega che il volto assume < Non lascerò che succeda. > Sentenzia, deciso e convinto delle proprie parole. E così com'ella distoglie lo sguardo, lui la emula, dirigendo l'attenzione nella stessa direzione, laddove la pioggia si scontra con il suolo ed ora anche alcune folgori squarciano il cielo, illuminando lo spicchio di terra fradicia che li separa dall'uscita. I tuoni scuotono le fondamenta del Mondo, arrivando sin nell'animo, dove echeggiano in un silenzio che lascia ampio spazio a riflessioni di ogni sorta. Solo adesso le mani finiscono nelle tasche dei pantaloni, entrambe, nascondendosi alla vista altrui. L'allenamento, di fatto, è andato perso, sebbene il discorso con cui si sono affrontati è stato comunque ostico e difficile, forse solo per uno di loro. < Mi aiuterai ? > Le domanda, diretto e sincero, contro le sue spalle, che ora fissa in maniera insistente, senza muovere un passo nella direzione che lei intraprende, ma indubbiamente la voce la rincorre. < Mi aiuterai a realizzare il mio sogno ? > Che stia cercando un'alleata in quella battaglia ideologica che li vede, di fatto, agli antipodi ? Torce il busto, così da attendere una risposta, questa volta, realmente.
Giocata del 22/11/2022 dalle 15:17 alle 15:25 nella chat "Campo d'addestramento [Oto]"
Ormai lei ha deciso e ha iniziato quella lentissima camminata che dovrebbe permetterle di uscire da quel luogo e per la prima volta abbandonare Katai, non si offre di accompagnarlo, di seguirlo o altro. I capelli sotto alla pioggia iniziano a bagnarsi andando pian piano ad attaccarsi il viso lasciando che i suoi lineamenti diventino ancora più netti, affilati. Il colore grigiastro dei suoi capelli si fa appena più scuro andando quasi a voler assomigliare alla cenere che di solito fa cadere un po’ dove le capita. Le parole del ragazzo la spingono però a fermarsi sotto alla pioggia e voltarsi verso di lui. Ne ascolta le parole e i suoi occhi sottili lo fissano intensamente, non c’è alcun sorriso sornione sul volto <non posso supportare qualcuno che non ascolta le mie parole> replica dopo essersi presa del tempo per elaborare la risposta migliore <sei testardo Katai> aggiunge poco dopo. Si rimette quindi a camminare qualche altro metro, sopportando le condizioni nella speranza di raggiungere presto una nuova tettoria o l’interno per pro sgraffignare a qualcuno l’ombrello e andarsene. Si ferma però, tornando a girarsi verso il ragazzo, lo fissa ancora <ti supporterò quando deciderai di ascoltarmi, altrimenti non potremo essere veri amici> e scuote le spalle, come a voler sottolineare che non sia un suo limite anzi. Ha trovato un muro non semplicemente un piccolo ragazzo ingenuo, le ha mostrato di avere la testa estremamente dura e non si armerà di scalpello ancora a lungo. Lascia che lui possa comprendere questo discorso, forse rifletterci o forse dimenticarla per sempre ma oggi se ne va, lo lascia davvero in pace, senza nascondersi nelle ombre per poterlo osservare [end]
Giocata del 22/11/2022 dalle 21:22 alle 21:31 nella chat "Campo d'addestramento [Oto]"
Lui rimane lì, sotto la tettoia, al riparo dalla pioggia, che ancora graffia il volto, proprio come lo sguardo della Kakuzu, la quale si volta, nella sua lenta dipartita, finendo per fissarlo dalla distanza, ma non così eccessiva da nasconderne le parole nello sciabordio delle acque reflue. < ... > Non le risponde, non in principio, poiché non c'è alcun commento plausibile o ipotizzabile a quell'ultima sentenza. < Sì, lo sono. > Sussurra solamente, quando lei lo addita come testardo. Ed il suo è poco più di un sussurro, che non riesce forse a scalfire la cacofonia sonora dell'intemperie. Rifila le mani nelle tasche, arresosi all'evidenza di quella kunoichi. Appaiano distanti, tanto fisicamente quanto spiritualmente e se anche avesse trovato qualcosa di interessante nell'atteggiamento altrui, in principio, non riesce a valicare quel divisorio che ora li separa. Si stringe nelle spalle, serrando le labbra, finendo per stringere appena i denti. < Ti farò cambiare idea ! > Le urla dietro, infine, dopo interminabili attimi di silenzio, nel quale si crogiola solo al fine ultimo di elaborare la risposta più adatta, ma in realtà la più istintiva, che non tiene conto né della differenza tra di loro, né dell'eventuale decisione altrui. Non ha intenzione di ascoltarla, tantomeno di sottomettersi al suo pensiero. Sarà la vita a giudicare chi dei due si sbaglia e, dopotutto, potrebbe accadere prima di quanto si pensi. O forse mai. Così riprende la strada verso gli ammassi rocciosi, intenzionato a scoprire quanto il suo Fuoco possa essere diluito nella pioggia di Kagegakure. (E N D)