Il funerale dei Takoyaki
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Giocata del 18/11/2022 dalle 14:57 alle 18:11 nella chat "Centro di Kagegakure"
[Vie] Fa un maledetto freddo insostenibile. Fa troppo freddo per esse4re vero, non importa che ormai abbia letteralmente trascorso più anni a Kagegakure che a Suna lei continua a non farsene una ragione di quelle temperature, le manca così’ tanto il deserto in quei momenti, solo l’estate rinasce appena, accogliendo con un sorriso il caldo afoso di quel villaggio, ma il resto dei mesi è una vera e propria tortura. Aggiungiamoci anche che oggi sta pattugliando il centro in veste ufficiale e non si è nemmeno potuta mettere i soliti mille strati di avvolgente lana e pelo. Non dimentichiamo nemmeno che solo oggi ha finalmente smesso di piovere dopo giorni e giorni non che questo abbia permesso al maledettissimo solo di spuntare. I suoi occhi rossi si sposano verso quel cielo coperto dalle nuvole <tzc> le sfugge mentre la lingua sbatte sul palato con violenza, decisamente poco felice della situazione. Un soffio di vento le fa gelare il coppino lasciato scoperto visto che i capelli biondo fragola sono stati raccolti in una perfetta coda alta, non c’è un minimo ciuffo a sfuggire al controllo dell’elastico e quindi a fornirle protezione dell’aria per lei gelida. Le mani sono entrambe nelle tasche di quei pantaloni neri a sigaretta, dal taglio elegante e la piega nel mezzo, cerca di scaldarsele in qualche modo. Sul busto semplicemente la giacca nera ed elegante allacciata nel suo bottone centrale, per questo motivo si intravede la pelle candida tra la cintura ed il bottone di chiusura, situato poco sotto alla riga del reggiseno, quest’ultimo è una bralette nera in pizzo che si può scorgere nella scollatura artificialmente creata, copre quella quasi assenza di forme con un delicato gioco di vedo non vedo, se non fosse praticamente piatta potrebbe sembrare volgare e invece a lei dona dandole un’aria ricercata e professionale. L’unica cosa capace davvero di scaldarla sono gli anfibi smaltati di bianco, con i lacci neri, sempre puliti, privi di qualsivoglia imperfezione, che si nascondono sotto l’orlo dei pantaloni. A caratterizzare davvero la divisa sono però la fascia blu dal kanji di fedeltà oro che porta sul braccio destro e la spilla, degli stessi colori, appuntata in corrispondenza del suo cuore. Lei si identifica pubblicamente come ufficiale della Shinsengumi e come tale si aggira per le vie del centro città senza permettersi distrazioni, fatte eccezione per quel momento di sconforto il suo viso appare neutro, affidabile per via di quel che rappresenta ma non così amichevole da poter indurre qualcuno a pensare che sia una loro cara amica. [chk on] [Vie] Fa freddo. A lei non piace il freddo. A chi piace sentirsi le chiappe gelate, dopotutto? Beh, sicuramente non a lei. Per questo è uscita di casa con più strati di vestiti di quanto sarebbe saggio permettersi, vista la sua professione militare. Ma si sà: non è che sia esattamente la più diligente o furba delle Kunoichi. Ma lo fa in buona fede, lo si può giurare con il mignolino! Basta però con le digressioni: quest'oggi la vediamo infatti mentre passeggia per i luminosi quartieri di Kagekagure. Quel villaggio, avvolto da quel velo di modernità che nell'ultimo decennio ha scavato profondamente nelle loro vite, proietta su di lei tutte le luci ed i colori che ci si aspetterebbe da una grande città. Palazzi alti, vetrine cariche di merci, persone che passano per le arterie urbane vivendo la loro vita... ci sarebbe molto di cui parlare. E' proprio fra questi che lei si trova, impegnata a passeggiare ed approfittare della sua pausa pranzo un po' tardiva. Si è recata al suo chioschetto preferito, lì dove sa di poter trovare ciò che più le piace. Ci sarebbe da chiedersi il motivo per cui riesce a rimanere così magra, vista la quantità di cibo che ingurgita. Cosa che sta facendo anche adesso, fra parentesi. Stretto fra le labbra e sostenuto dalla mano destra ha infatti uno stecchino carico di praline pastellate, ripiene di chissà quante salse o creme. Non le morde, letteralmente le ingurgita a grandi bocconi, prelevandole da un sacchetto che tiene nella mancina senza neanche prendersi la briga di mandare giù il boccone prima di prendere il successivo. Il risultato è che ora assomiglia più ad uno scoiattolo che ad una ninja. Le guance sono gonfie, l'espressione comicamente trasformata mentre mastica con gusto. Almeno pare felice a giudicare dall'espressione. Si presenta come una ragazza piuttosto minuta: non più alta di un metro e cinquantacinque, è chiaramente una ragazza piuttosto filiforme. Sono lunghi i capelli neri che discendono dalla sua nuca e nerissimi sono anche gli occhi ora nascosti dalle palpebre. Un visetto acqua e sapone, impreziosito solamente da pettini e fasce che tengono stretto il crine in un'altissima coda. Oltre ad essi ha anche strane decorazioni ancorate sulla fronte, come ulteriori sopracciglia, ma di un rosso intensissimo. Monili di bigiotteria, chiaramente, ma che riescono a spezzare la pelle diafana e la cupezza dei suoi colori in generale. Su di sé ha un bel po' di roba, comunque. Quello che spicca più di tutto è la presenza di un giaccone color vinaccia e dal collo impellicciato, il quale è talmente lungo e largo da coprirne interamente le forme dal collo fino alle ginocchia. Da lì è facile notare la presenza di pantaloni lassi, di un tessuto spesso e simile forse al jeans. Essi si raccolgono in un paio di stivali anch'essi protetti da spessa pelliccia. Non ha armi con sé ed a dire il vero il proprio coprifronte è stretto al collo, anche se difficile da individuare a causa del collare peloso che ne pizzica il mento. Una figura che spicca forse e che sta per farlo ancora di più. Presa dal suo mandare giù bocconi su bocconi pare non essersi accorta di come in terra qualcuno abbia lasciato una cartaccia. Che chiaramente pesta, dando prova che neanche in un mondo come questo Murphy può essere sconfitto. Un passso troppo celere il suo, che slitta inevitabilmente su tale foglio. Sgrana gli occhi, nel rendersi conto di come il suo corpo finisce per essere trascinato in avanti e con esso il terreno si faccia più vicino. < Oh N-NONONONONONONONONONONO. > ma per quanto si lamenti ormai il danno è fatto. Prova a riprendere l'equilibrio, fa qualche passo in avanti, ma alla fine la gravità ha la meglio. E lei si ritrova a cadere clownescamnete con il volto in avanti. La botta che da è forte, attutita solo in parte dalla quantità di vestairio che indossa. Un sonoro *STONK* che coincide per altro con il volare di qualche sfera di pastella, ora disperse tutte di fronte a sé. < ...la mia merenda... > si lamenta con la faccia ancora premuta sul freddo asfalto. Il tono è piagnucoloso... e ciò che è peggio sta nel fatto che tutto questo accada non troppo distante dalla sconosciuta Saigo. Anzi, quasi di fronte a lei. [Vie] Il suo turno sta per essere reso meno monotono da una piccola sconosciuta che da lontano non ha problemi a scambiare per un pupazzo, non per cattiveria ma la mole di vestiti ed accessori la rendono ai suoi occhi semplicemente la parte di qualche trovata pubblicitaria di terz’ordine di cui non ha la minima intenzione d’interessarsi. Per questo lo sguardo si sofferma su di lei quanto le serve per catalogarla come inutile dettaglio di quella giornata. Il campo visivo però la comprende e visto che lo sforzo effettuato per non guardarla è nullo si ritrova a catalizzare l’attenzione su di lei decisamente più di quanto vorrebbe, troppe cose, troppi colori, troppo. Troppo pelo. Insomma è così particolare che volente o nolente lei continua a fissarla. Si comprende quindi l’estremo godimenti con cui osserva quasi a rallentatore la scena della caduta. Abbastanza vicina da poterla aiutare, potrebbe addirittura cercare di sostenerla ed evitare di farla finire a terra ma non muove un dito, anzi si ferma a distanza di sicurezza lei per evitare di venir colpita da qualsiasi cosa abbia in mano ed in bocca la sconosciuta. Non ride. Conosce la disciplina dell’autocontrollo abbastanza bene da trattenere quella che altrimenti sarebbe una fragorosa risata, indossa la divisa e questo significa solo che, per quanto vorrebbe sfotterla, ora che è terra si sente costretta a riprendere la camminata. Un sorriso gentile andrebbe a dipingersi sul suo volto, tra il lavoro di attrice e le varie lezione dovrebbe aver ormai imparato a renderlo credibile, dovrebbe saper nascondere i suoi veri sentimenti e quella punta di disgusto. Flette appena la schiena in avanti così da potersi avvicinare al livello altrui, continuando guardarla dall’alto verso il basso <tutto bene?> domanda semplicemente, il tono resta neutro per quanto su quel volto spicchi un adorabile sorriso da persona di buon cuore <ti serve aiuto?> in tutto questo per quanto il busto sia in avanti ed il volto rivolto a lei in maniera altruista e pronta alla collaborazione non c’è mano che si tende verso la ragazzina, non c’è un vero gesto che possa rafforzare le parole pronunciate da poco. Il senso del dovere la costringe a fermarsi, offrirsi ma c’è un limite a quello che offre gratuitamente ed il limite sono i suoi due palmi ancora al sicuro nelle sue tasche[chk on] [Vie] Il dolore è tanto, soprattutto nella zona del naso. Ma non è quello a preoccuparla. Solleva un poco il capo, la mano destra già pronta a massaggiarsi la zona lesa. I suoi occhi però sono puntati altrove: scrutano di fronte a sé il marciapiede lastricato di quelle polpettine di pastella ormai totalmente immangiabili. Cinque secondi sono purtroppo passati da un pezzo. < I miei Takoyaki... > piagnucola con gli occhi lucidissimi e vibranti. Le labbra finiscono persino per tremarle, con tanto di iridi che divengono informi per tutta l'acqua che va a ricoprirle. La voce di Saigo quasi si perde in tutto quello, fin troppo di sfondo rispetto alla tragedia che sta vivendo. Ma alla fine, forse anche per quel minimo di attenzione che l'accademia le ha insegnato ad avere, qualcosa sembra scuotere i suoi sensi. < Bene? > chiede, sollevando lo sguardo per incontrare i suoi occhi. < Come potrebbe andare bene? Non ho più niente da mangiare. > risponde con tono lievemente più acuto e la voce parzialmente rotta. Scuote la testa con forza, lascia che i capelli neri garriscano nell'aree come una sorta di bandiera senza direzione od asta. < ...sono tutti perduti. > sospira, spingendosi in alto con le braccia per potersi quanto meno mettere a sedere sulle ginocchia. Un movimento che le prende ben poco tempo, prova che comunque non è che si sia fatta chissà quanto male. Il suo sguardo è però tutto per la tragedia appena svoltasi. Pinza una polpettina fra pollice ed indice, schiacciandola dolcemente fra i polpastrelli per potersela portare al volto. < Sob... > boffonchia, ricacciandola all'interno del proprio sacchettino di carta per poter quanto meno togliere quella sporcizia dalla strada. < Oggi è proprio una giornataccia. > tira su con il naso, sospirando a pieni polmoni l'aria carica di umidità a causa dalla pioggia. < Non credo potrebbe andare peggio di così. > aggiunge, raccogliendo la seconda e riponendola insieme a quella già recuperata. < Cioè, insomma... potrebbe piovere. > ed infatti, prorpio a riprova che la fortuna è cieca, ma la sfida ha dieci decimi... un tuono scuote il silenzio. E la prima goccia d'acqua va a sfiorarle il naso. Seguita da una seconda, una terza... ed un'infinità di altre. Incomincia a piovere e lo fa con tanta forza da non poter essere ignorato. < Cavolo! > di scatto si alzerebbe in piedi, sollevando le mani per proteggersi come meglio può la testa e soprattutto i capelli. < IO SCHERZAVO! > bercia verso il cielo, con fare infastidito. [Vie] Osserva silenziosa la patetica scena davanti a sé senza prendersi il lusso di interromperla o distrare la povera vittima dal compiangere i suoi defunti compagni. Solo raddrizza la schiena felice di non doverla davvero aiutare. I capelli si muovono come una frusta durante i suoi movimenti e solo il tornare in posizione eretta permette alla giacca di nascondere quel poco seno che prima di poteva intravedere. La guarda senza distrarsi particolarmente, non sposta nemmeno lo sguardo sulle palline da buttare finché non è l’altra ad avvicinarsi per raccoglierle. Immobile lascia che la tragedia si consumi davanti ai suoi occhi senza collaborare, senza supportare ma almeno senza peggiorare le cose <se non hai soldi puoi sempre rubare> replica semplicemente andando poi a scuotere le spalle, un gesto che sembra voler dire che si sta lavando le mani delle sue stesse parole <non dico che poi ti lascerei andare ma non ho voglia di correre> ora un ladruncolo non porterebbe a nulla ma quella si sta rivelando una giornata decisamente noiosa e con il freddo che fa le serve solo la scusa giusta per tornarsene in sede e compilare scartoffie, cosa meglio una ladra di takoyaki? Abusa forse della sicurezza in sé che le sfide superate fino ad oggi le danno, si reputa superiore a quella mandria di cittadini dimentica forse di quanto questa sensazione sia solo apparente ed effimera, dimentica di come basti poco per spazzarla via. Poi come se l’avesse chiamata inizia a piovere, si morde il labbro inferiore trattenendo inutili insulti contro la sconosciuta e semplicemente vorrebbe raggiungere il lato della strada per mettersi al riparo sotto ad una tettoia. La povera innocente invece? Oh beh lei viene abbandonata per qualche istante persino dallo sguardo che invece si rivolge a più ampio spettro per tutta la via alla ricerca dei soliti e riconoscibilissimi venditori ambulanti, gli unici ad avere un ombrello in mano, anzi più di uno <spunteranno prima o poi> mormora seppur non badi troppo all’altezza della sua voce, risultando quindi comprensibile per chiunque sia abbastanza vicino <e a quel punto me ne prendo uno> che intenda non pagarlo è qualcosa che invece rimane non detto, solo ed esclusivamente nella sua mente che quasi dimentica la strana figura in lutto[chk on] [Vie] Insomma, non potrebbe andare peggio di così. A meno che -boh- il Dio non decida che sia esattamente il momento perfetto per far cadere sulla sua testa un meteorite o qualsiasi peculiare capacità gli conferiscano i suoi poteri. Fortunatamente per ora così non sembra essere e lei può rallegrarsi del fatto che sia solo la pioggia Solleva lo sguardo verso Saigo quando essa le rivolge nuovamente la parola e per un attimo la fronte va ad aggrottarsi. Lo fa tanto che quelle due piccole decorazionir osse vanno a scontrarsi nel centro, producendo un leggero *toc* che dura giusto il tempo di un battito di cuore. < Ma io non voglio rubarle. > borbotta in risposta ed anche con una punta di confusione. Non sa bene il perché le sia stata proposta tale soluzione. < C'è l'ho i soldi per pagare, ma dovrei tornare indietro e... > piove dannatamente tanto. Queste ultime parole le si possono intuire visto come i suoi occhi neri vadano a puntare il cielo e le guance a gonfiarsi con fastidio. Della disperazione? Neanche più traccia. Ormai arresasi al suo destino, finisce per seguire l'altra, accompagnandola verso quel sottotetto provvidenziale che possa quanto meno evitarle ulteriori peggioramenti di una situazione già precaria. E' fradicia nonostante la poca esposizione alle intemperie e la cosa si può notare dalle lunghe ciocche che le si sono appiccciate al volto, o dal fatto che le sue vesti grondino piccole cascatine traslucide. Gli occhi dal taglio ora a mezzaluna manifestano perfettamente la sua esasperazione e fastidio. < Eh, di che parli? > quel mormorio non pare riuscire a collegarlo al discorso precedente. Le lancia un'occhiata dubbiosa, con cui la scruta... solo per poi fare spallucce ed andare invece a scuotersi. Si potrebbe dire che quasi "vibri", che si scrolli come farebbe un volpino che ha appena fatto il bagno. Proprio come un cane andrebbe a spargere goccioline d'acqua in ogni dove, scaricandole su poveri ed ingari passanti e probabilmente anche sulla kunoichi che ha avuto la (s)fortuna di incontrare. < La detesto la pioggia. E detesto gli abiti bagnati... soprattutto quando l'acqua mi finisce anche nei calzini! > perché dovrebbe interessarle? Difficile dirlo, non è che lei abbia chissà quale filtro fra pensieri e bocca, in ogni caso. < Comunque sono Rumi. Piacere di conoscerti. > finalmente va a prendersi la coda, stringendola fra le mani per poterla strizzare di fronte a sé. E cercare così di liberararla almeno un poco dal suo peso. < Sei una ninja, vero? > le chiede infine, voltandosi per cercare di scrutare il simbolo che l'altra porta sul braccio. < Ed anche una importante, mh? > dovrebbe sentirsi in soggezione? Forse sì. E forse è troppo stupida per esserlo. O "ingenua", per usare una parola più gentile. [Vie] Scuote solo le spalle ed ignora il suo dire iniziale, peccato nessuna ladruncola che le dia la scusa per tornare al calduccio in sede. Ovviamente per quanto sia velocemente corsa ai ripari quella pioggia non l’ha davvero risparmiata, cerca di fare la grossa, di non dare a vedere quanto le dia fastidio e quanto freddo abbia ma anche lei si è presa un bel pezzo di scrociata e per quanto poco sia stata sono solo i capelli a risentirne poco, la divisa non è certo a prova di pioggia motivo per cui ora le spalle appaiono di un colore appena più scuro, non si tratta nemmeno tanto degli abiti il vero problema sono quelle poche gocce cadute sul suo petto mezzo nudo che han finito per scivolare lentamente verso il basso e non avendo nulla a fermarle si sono insinuate fino al suo ombelico tracciando una chiara e fastidiosa linea gelida verso i pantaloni, ecco qual è il dettaglio che risulta più difficile sopportare, il vero freddo arriva proprio da lì, se solo potesse cambiarsi, mettersi una bella tuto calda. Sospira appena a quei pensieri ed ecco che lo sguardo torna alla sconosciuta <i venditori ambulanti, spuntano come funghi quando piove> spiega semplicemente continuando a guardarsi intorno <mi serve un ombrello> per proseguire, per portare a termine quel giro di controllo, per farsi vedere dalla popolazione come quel simboli di forza e sicurezza che rappresenta invece starsene nascosta sotto ad una tettoia impaurita da quattro gocce. Non che ne abbia davvero paura ma insomma, fa freddo. La presentazione viene accolta con un gesto cortese del capo e per quanto lei si concentri abbastanza da memorizzarne il nome non sembra molto interessata a far conoscenza fino a quando arrivano quelle ultime parole. Lo sguardo, da perso nella strada, si sposta fulmineo sull’altrui figura concentrandosi su di lei, si fa pressante estremamente serio e non è poi così difficile capire che è stata contrariata <io sono un Ufficiale della Shinsengumi> dichiara semplicemente, il tono che non nasconde quella nota di profondo fastidio nel sentirsi chiamare ninja, accumunare a quella manica di idioti traditori, per quanto in effetti anche lei lo sia <io proteggo il consiglio, servo il governo che a sua volta serve la popolazione> specifica ancora con lo stesso tono, premurandosi di sottolineare la differenza tra lei e quelli che considera dei falliti <non vado a combattere una guerra inutile lasciando la popolazione mondiale alla mercé di un malvagio Dio e le sue bestie> il fatto che sia riuscito a dirlo senza tremare significa solo due cose: è davvero diventata una grandissima attrice o sta imparando a gestirle, poco e male, il suo passato <vedi di tenerlo ben a mente Rumi> la sgrida? Sì, si premura di non farsi sentire? No, che tutta la popolazione ricordi a chi devono essere debitori, chi ha salvato loro le vite, che l’equilibrio rimanga apparentemente immutato[chk on] [vie] < Aaaaaaaaaaaah. > un verso di comprensione quello che viene fuori dalle sue labbra mentre ancora le mani sono impegnate a drenare tutta quell'acqua che viene fuori dal proprio crine. Sembra starci mettendo molto impegno in quel gesto. Ed infatti quando finalmente quei litri d'acqua smettono di fluire le vien fuori un bel sorriso soddisfatto. Annuisce con forza, riportandosi la pesante coda dietro la schiena, continuando ad ascoltarla con attenzione. Quello che non si aspetta è di essere fulminata con lo sguardo. Il suo primo istinto? Chiudere la testa fra le spalle, abbassarla come se sia una tartaruga pronta a rifugiarsi nel proprio guscio. Un verso simile ad un mugolio filtra fra le labbra strette. Persino le palpebre sono calate fino e strizzarsi fra loro. < Gh. > la sua unica risposta, prima che trovi il coraggio di aprire l'occhio manco ed incontrare il suo. Le sembra ancora decisamnete arrabbiata. < S-scusa... non credevo che... > non sa bene che dire, anche perché effettivamente il suo è stato un commento in buona fede. < Insomma, non volevo offendere. > sospira, gonfiando le guanciotte ed avvicinando fra loro gli indici, così da poterli far scontrare fra loro. Gli occhi calano, facendole perdere un numero di anni indefinito, tanto che in questo istante potrebbe persino sembrare una bambina appena ripresa dai genitori. Non sa che dire, effettivamente. Probabilmente continuare su quel discorso potrebbe portarla a finire in guai che di certo non vuole affrontare. Decisamente una giornata che non vuole saperne di migliorare. < Però i Ninja non sono così male... ognuno fa quel che può... > si lascia sfuggire infine, il tono boffonchiato e macchiato di un certo imbarazzo. Che si può anche notare sulle sue gote, visto come ora sono divenute di un vermiglio acceso. Non la guarda negli occhi quando lo dice, preferendo infatti osservare la punta dei propri stivali. Probabilmente se lo facesse non riuscirebbe nemmeno a ribattere. Non che sia una brutta scelta, vista la situazione. [Vie] La guarda infossare la testa, farsi più piccola, distogliere lo sguardo e perdere qualche anno di età e nulla di tutto ciò che l’altra fa sembra poter cancellare lo sguardo che le sta mostrando, poco tollerante non ha alcun problema a mostrare quel lato di sé con la divisa indosso. Aspetta ancora qualche istante per comprendere se il concetto è stato infilato in quella testolina ma pare che non sia così. Sorride ora, un sorriso che non assomiglia per nulla quello gentile mostrato poco prima. Qualche istante dalla nascita di quell’espressione ed una lieve risata si sparge intorno a lei, se la ride di gusto come se l’altra avesse appena fatto una battuta <i ninja non sono che un vecchio retaggio fallimentare> replica appena ha finito di spassarsela per quelle parole <se non si è in grado di fare qualcosa o si impara o la si smette, altrimenti si è solo d’intralcio> conclude in merito alla parte finale di quella frase <se i ninja la smettessero di stare in mezzo sarebbe tutto più semplice, ci servono soldati non idioti con le farfalle al posto del cervello> ammette ancora una volta lei. Non che si stia davvero nascondendo ma per un solo istante le sovviene che forse, forse, non dovrebbe esprimersi così con quella divisa. Riflette silenziosa prima di concludere che non sta sbagliando, in effetti esprime un sentimento comune nella popolazione di Kagegakure, infondo non è più come undici anni fa, nel bene e nel male. Finalmente torna a guardarsi intorno intravedendo in lontananza, sotto l’acqua, in mezzo alla strada, una figura piegata appena in avanti per via del peso del carico sulla schiena, sulle spalle nei sacchettoni e con un ombrello tutto colorato a proteggergli la testa <ah!ah!> esclama tornando per un istante alla felicità. Ora non resta che attendere che si avvicini <e tu Rumi vuoi aiutare o essere d’intralcio?> non la sta guardando ora che chiede ed il tono torna lievemente più gentile, segno che ha ormai finito di sgridarla[chk on] [Vie] Il modo di parlare dell'altra è sicuro e duro. Forse è proprio per questo che l'ascolta senza fiatare. Ma a giudicare dall'espressione quei concetti non sembrano attecchire nel suo animo. Rimane un po' contrita, ma non arrabbiata od irritata. Rimane semplicemente immobile e silente mentre l'altra parla, soppesando quelle parole con quel poco che la sua mente le consente. Ma alla fine non può fare a meno di mettere su una smorfietta un minimo confusa. < Mh, però in tutto questo non mi hai spiegato perché lo pensi. > borbotta, andando a sollevare la mano destra per sistemarsi meglio il colletto della giacca, forse conscia del fatto che lì sotto vi sia il simbolo del suo "peccato". Si morde il labbro inferiore, per la prima volta cupa nel modo in cui va ad osservare di sottecchi l'altra. < Dopotutto quello che fanno loro qualcuno dovrà pur farlo. A meno di volersi girare dall'altra parte e fare finta, no? > è una domanda vera, più che una provocazione. Perché è quello che lei sa, una verità a cui si è aggrappata senza mai sentirsi in dovere di contraddirsi. Non che ora percepisca chissà quale fiamma di ribellione accendersi nel suo petto. < Qualcuno questa Guerra dovrà combatterla. E se non ci fossero i Ninja, starebbe a qualcun'altro prenderne il posto. > alla guardia cittadina? Alla popolazione comune? Non sa dare questa risposta: non è una politicante, non ha mai pensato anche solo lontanamente di volerlo diventare. Sospira, notando come all'improvviso l'altra sembri ritrovare il buon umore. Scruta il suo volto ora, cerca di studiarlo per quel che può da quella posizione di svantaggio che si ritrova ad avere. < Mh. > un nuovo verso viene fuori dalle sue labbra. Segue il suo sguardo, osserva la figura in arrivo con un misto di neutralità e dubbio. Sta pensando ad altro, questo è chiaro. Per ora la pioggia sembra essere un problema quasi lontano ed insignificante. Come lo sono i vestiti bagnati e le ciocche di capelli appiccicati contro la propria fronte. < Chiaramente voglio essere d'aiuto. > borbotta in risposta, senza troppo aver bisogno di pensare a quale dare. < Per quel poco che posso fare, voglio contribuire alla prosperità del paese. > almeno un po' di nazionalismo sembra riuscire a conservarlo in quel suo corpicino fragile. [Vie] Torna ad osservarla davanti a quella domanda, in silenzio riporta gli occhi rossi sulla ragazzina, inconsapevole che non siano poi tanto lontane d’età, cercando di comprendere ed ascoltare davvero le sue parole, non perché abbia davvero voglia ma perché lei è un membro della popolazione e la divisa, ancora una volta, le impone un certo tipo di atteggiamento. Peccato fosse stato per lei si sarebbe limitata ad andarsene <La storia mi spinge a pensarlo, in quanti sono morti per i loro deliri di onnipotenza?> domanda appena sospirando poco dopo, quasi davvero si trovasse a spiegare quel concetto ad un bambino <sono d’accordo, che si lasci il lavoro alla nuova generazione, a coloro che sono davvero disposti a lavorare per il villaggio e non per la propria vana gloria> proprio lei parla. Non c’è ironia in quelle parole ed è maledettamente seria mentre le pronuncia, non ci è dato sapere se semplicemente non noti l’ironia della sua frase o stia semplicemente recitando, fingendosi un membro ben disposto. Non sembra però volersi dilungare oltre su quel discorso per lei ormai surclassato. Finalmente il venditore ambulante si avvicina. Sorride in sua direzione ed alza la mano destra come per attirarne l’attenzione, no non si esporrà nemmeno ad una goccia in più del necessario <allora non seguire l’antica via e trovane una tua, non illuderti mai d’essere forte, le bestie ci hanno dimostrato quanto errata fosse quella convinzione> spiega con un sorriso questa volta, quasi volendola lasciare con un augurio ed un consiglio, non richiesto, per il futuro. Un paio di passi sotto alla tettoia per avvicinarsi agli ombrelli. Velocemente contratta con il povero venditore che non vedrà l’ombra di un centesimo a cui però viene fatto notare come non emetta regolare fattura e tutti i vari marchi contraffatti sugli oggetti in vendita, diciamo che ha tutto da guadagnare allungando l’ombrellino nero verso la ragazza come gesto d’apprezzamento per il suo servizio. Parole alle quali ringrazia e fa l’occhiolino, voltandosi poi tornerebbe ad osservare Rumi <non inseguire il passato ma difendi anche tu il nostro futuro> come una specie di saluto prima di aprire l’ombrello e tornare in mezzo alla strada per riprendere il cammino, non impedisce a nessuno di seguirla né tantomeno si dilegua, semplicemente ha un lavoro da portare a termine[chk on] [Vie] A quella spiegazione si fa visibilmente scettica. La osserva dubbiosa, scrutandola dall'alto verso il basso ancora una volta. < Il passato... > mormora, facendo scivolare quelle parole sulla lingua con lentezza, come a volerle assaporare. Se sia però un gusto amaro quello che percepisce non è dato saperlo. < E' giusto imparare dal passato, immagino. > borbotta, stringendo le labbra con fare pensieroso. < Ma non per questo bisogna confonderlo con il presente. > si morde l'interno della guancia, facendo subito dopo spallucce in maniera forse un po' infantile. Intreccia infatti le dita dietro la schiena, segno che un minimo sta provando a rilassarsi. Prende quindi un lungo respiro: < Non credo di volerlo? Insomma... non ho mai avuto interesse nel mettere i piedi in testa agli altri per orgoglio personale. Cosa ci guadagnerei oltre l'odio di chi mi sta accanto? > domanda con fare chiaramente dubbioso e facendo crollare il capo su un lato per sottolineare lo scetticismo nei propri modi. Quando le arriva quel consiglio va però a zittirsi. Abbassa lo sguardo, poi affila lo spazio fra le palpebre. < ...è un modo un po' semplicistico di definire la Forza. > ammette, torturandosi nel mentre le dita. < Si può essere forti non solo nel fisico, alla fine. > e non è una domanda questa. Al contrario, pare essere una sua convizione. Intuirlo è facile, visto come sollevi lo sguardo mentre parla, segno inequivocabile del fatto che si stia appellando alla propria bussola morale. < ... > la osserva avvicinarsi a colui che alla fine si rivela essere un bagarino. Aguzza le orecchie per cercare di comprendere cosa si stiano dicendo e scruta con gli occhietti ogni movenza della donna e dell'uomo. Sospira, infine, nel notare come l'altra non paia pagare quella merce. Contraffatta o meno che sia. < Ci proverò... Grazie. > conclude con tono forse un po' neutrale, osservandola mentre si allontana. Non la segue, però. Rimane anzi lì, in attesa. Aspetterà quanto necessario, magari persino che spiova, prima di riprendere la strada e magari tornare verso casa.