Lo conosci il piacere?
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Giocata dal 17/11/2022 19:31 al 18/11/2022 00:27 nella chat "Piazza Centrale [Kusa]"
[Panchina - Fontana] Same Shiro, un giovane adulto dall'aspetto androgino e quasi angelico si potrebbe dire, mai ci si aspetterebbe il peggio del peggio da uno come lui. Appare essenzialmente come un uomo longilineo e snello, con un piccolo accenno di massa muscolare. Una folta chioma acquamarina, lunga fino ai glutei e mossa ne incornicia il volto dai tratti delicati e piacenti, dalla quale spiccano due occhi ametista e vitrei. La pelle è chiara, quasi diafana e ricolma di tatuaggi indicanti animali marini, tranne schiena e volto. Le mani sono grandi, mentre le dita affusolate. Costui è vestito con abiti civili, una maglietta a maniche corte bianca e di qualche taglia in più, che arriva fin poco sopra le ginocchia, pantaloni neri e scarpe del medesimo colore. Si avvia verso la fontana, con passo lento ma costante e sguardo neutro, dritto per dritto. Nel mentre, con man destra va a mangiare l'ultimo spiedo di takoyaki. Giunto alla fontana, si stravacca su una delle panchine, sdraiandosi sopra e occupando tutto il posto, guardando l'acqua zampillare dalla struttura e sorridendo solo ora. Un sorriso innaturale e maligno, di chi ha un legame quasi morboso con l'acqua. Ma questo è un altro e lungo discorso. Rimane lì così, ragionando, in solitaria e ignorando il resto dei presenti. Tuttavia non è scemo, d'altronde è stato allenato per diventare un sicario, le orecchie sono attente a qualsiasi rumore nell'area circostante, pronte a captare ogni avvicinamento sospetto. [Piazza - Fontana] E' in giro dopo un'intera giornata passata ad allenarsi per migliorare le proprie capacità, ampliare gli orizzonti. Sta raggiungendo sempre più risultati giorno dopo giorno, divenendo sempre più forte eppure il blocco resta sempre e comunque. In quel camminare passa dinanzi alla fontana del villaggio, cadenzato, tranquillo, le verdi iridi fisse avanti a se senza dar troppa attenzione ad altri. L'outfit si dimostra leggermente cambiato rispetto al solito con qualche modifica ed accortezza capaci di renderlo più libero. Sul busto indossa solita maglietta bianca smanicata coprendo il ventre ed il petto seppur ne lasci scoperta una piccola parte su cui sono in bella vista le cicatrici; pantaloni di un blu scuro a ricoprire le leve inferiori caratterizzati da svariate pieghe nella zona della coscia e del polpaccio. Ai piedi scarponcini di un marrone scuro tendente al nero di pregevole fattura, necessari per svolgere le attività di tutti i giorni, perfetti per il lavoro da shinobi. A coprire ulteriormente il busto un cappotto privato del cappuccio, colletto sollevato per occupare la parte posteriore del collo, lunga mantella discende fino alle ginocchia mentre le maniche risultano corte tenendo esposte le braccia deturpate; intorno all'orlo delle suddette vi una placca di metallo per tenerle alzate. Intorno alla vita un portaoggetti con al suo interno la classica spada di chakra e l'arco, utili per quelle missioni in cui le armi vengon meno ed infine, sulla schiena, vi sono due foderi contenenti una katana ed una ninjato, entrambi legati al busto tramite un paio di fasce leggermente dorate. [Chk On][Katana | Ninjato][Portaoggetti: spada di chakra | Arco di chakra] [Panchina - Fontana] Bello e beato sulla panchina, tutto perfetto se non fosse che sta piovendo, infatti i suoi vestiti sono inzuppati e i capelli, ora bagnati, ancora più mossi e attaccati come se ci fosse della colla al corpo. Nonostante ciò, continua a osservare la fontana, sorridendo e mangiandosi i suoi takoyaki. È normale tutto ciò? No, ma d'altro canto nemmeno lui lo è, anche se da sempre l'impressione di essere una comparsa, che nasconda altro, qualcosa di ben più oscuro e minaccioso? Chissà, fatto sta che rimane lì e non rileva la presenza Akainu, non ora per lo meno. Il suo chakra, al contrario dell'Uchiha, non è attivo e deve ancora impastarlo. Ebbene non lo fa, appare in sostanza come un normale civile, forse dall'estetica un tantino bizzarra, ma pur sempre un civile. Non ci si aspetterebbe in lui un Genin. Volta ora il capo dall'altro lato, guardando prima un cestino in cui lancia lo spiedo, sbagliando come buona comparsa e con lo stecco che va a rimbalzare sul bordo, cadendo a terra. Non si scomoda di alzarsi e buttarlo come si deve, rimane sulla panchina sdraiato e osserva la piazza, notando un'altra persona, dall'aspetto alquanto peculiare e armata da testa a piedi, forse è matto come lui per stare all'aria aperta con quel tempo? Chi può dirlo, comunque sia rimane a osservare Akainu con le sue iridi ametista. Dopo qualche istante, porta indice e pollice sotto la lingua, accavallandola e fischiando come neanche un delinquente da quattro soldi. Vorrebbe di fatti attirare l'attenzione dell'Uchiha e gli farebbe cenno di raggiungerlo con la mancina, mettendosi quindi seduto e lasciandogli abbastanza spazio da sedersi, sempre se vorrà. [Piazza - Fontana] Tuoni e fulmini si abbattono su Kusagakure, il cielo, dapprima leggermente occultato, adesso lo risulta del tutto, la luna svanisce mentre la pioggia comincia a cedere incessante sulla terra. Acqua a colpire ogni singolo centimetro di quella piazza e con essa anche il deturpato le cui vesti iniziano ad inzupparsi. D'istinto smuove il capo al cielo, le verdi iridi scrutano quel cielo totalmente nero sospirando, scuotendo il viso in senso di diniego; la pioggia non la sopporta, non fuori dagli allenamenti, non possiede neanche un ombrello per coprirsi ed il cappuccio è oramai parte del passato. I muscoli e le ossa sono indolenziti per via dell'allenamento, fatica a muovere gli arti come verrebbe e quel tempo non giova di certo, al contrario, fa più male che bene ma non ci si può far nulla, non ha il potere di cambiare il meteo. Inspira ed espira l'Uchiha continuando la propria avanzata mentre lo sguardo, di tanto in tanto, scruta la gente rifugiarsi nei locali, rientrare in casa per evitare di bagnarsi; i ristoranti si riempiono, famiglie con figli in allegria, coppie intente a passare momenti insieme. Tale visione scatena in lui una sorta di malinconia per l'assenza di Kore, la mancanza della Sabaku si fa sentire più del previsto ed ancora non è tornata dal suo ritiro. Capo chino, affranto con un velo tristezza difficile da togliere ma quella mole di pensieri privi di allegria vengono distolti da un fischio nella propria direzione. Il viso si volge nella direzione di tale suono, insieme ad esso una piccola torsione del busto per inquadrare la figura artefice di tale misfatto inquadrando Same. Non ha mai visto quell'uomo, non che possa averlo realmente fatto, non bazzica quasi mai tra le vie di Kusa preferendo rintanarsi nella propria Oto. Ne osserva i movimenti inclinando appena il capo sulla destra, il suo mettersi seduto, far posto su quella panchina <Così ci chiami il tuo cane> replica immediato senza avvicinarsi ma restando a quella distanza, fissando l'altro con apatia, senza emozioni in quel viso che di umano ha ben poco. Cosparso interamente di cicatrici in grado di renderlo inguardabile. [Chk On][Katana | Ninjato][Portaoggetti: spada di chakra | Arco di chakra] [Panchina - Fontana] Nota l'apatia altrui e la sua risposta schietta, al che fa spallucce e lo guarda nella stessa maniera, anzi, forse addirittura peggio. Lo sguardo di fatti muta, divenendo la bocca perfettamente lineare e gli occhi sgranati all'inverosimile, uno sguardo emesso da chi di solito a ucciso ben più che una volta, innaturale e relativamente inquietante, iridi spente e opache. <Chiedo perdono, vi avevo confuso per uno shinobi, tutti loro sono dei cani, no? Mi sbaglio?> E inclina il capo nel chiederlo, stesso instante in cui andrebbe a concentrarsi intensamente, facendo fluire il chakra lungo il corpo come se fosse sangue in un sistema circolatorio, sentendo inoltre le proprie vene pulsare per l'adrenalina causata dalla situazione. Rimarrebbe seduto, osservando il corpo altrui. <Ci danno dei cani, no? Mi sbaglio?> Domanda infine, dopo aver dato prova di non essere una comparsa. Rimane lì, in attesa e osserva meglio l'aspetto altrui, mantenendo lo stesso sguardo assassino di poco fa. <Se sbaglio correggimi, devo aver frainteso il nostro ruolo, d'altronde accettiamo missioni dai nostri Kage e le eseguiamo, no? Non è forse lo stesso comportamento di un cane?> Fa spallucce e continua a mantenere attivo il chakra, almeno questo è ciò che proverebbe a fare. Lo sguardo poi tornerebbe come prima e incomincerebbe a ridere di gusto, cambiando umore all'improvviso. <Suvvia scherzo, probabilmente se qualcuno mi dicesse che sono un cane lo ammazzerei.> Inclina leggermente il capo, in segno di rispetto. <Chi siete, sempre se posso sapere? Scusate la mia ignoranza ma non vi ho mai visto, mi ricorderei di voi.> [Tentativo richiamo chakra] [Piazza - Fontana] Le verdi iridi permangono fisse sull'altro dopo esser stato richiamato con un fischio, un modo fastidioso per attirare l'attenzione di qualcuno eppure il genin non sembra averla presa molto sul personale. Un tempo se ne sarebbe andato cercando di nascondersi per non dare ulteriormente nell'occhio mentre adesso, dopo tutto quello che è successo, il viso permane alto, quasi con fierezza per quello che è, intento ad emergere, uscire fuori da quel guscio di paura e timore verso il mondo esterno. Schiude le labbra smuovendo la lingua sulla superficie di esse per ammorbidirle, umettarle appena un po' di più, in particolare quello inferiore totalmente privo di pelle con solo del tessuto cicatriziale. Ode il dire altrui il quale riesce a catturare la sua completa attenzione con quel paragone; gli shinobi sono dei cani, degli animali che eseguono solamente degli ordini. Lui, il cui destino è quello di divenire Kage di Oto per rifondarla si sente dare del cane da un nessuno. Quello sguardo non gli provoca nulla, non una sensazione, non un'emozione che non sia una. Continua la sequela di parole, continua con il battere sulla questione dei cani come fosse la normalità senza rendersi conto di come la forza dei ninja sia ancora presente in quel di Kagegakure, non tutto è morto con la distruzione del mondo oltre le mura. Sospira, non può accettare quelle dichiarazioni, non con un destino come il suo, non con quello che ha in mente di compiere, di fare <Non hai frainteso> facendo qualche passo in avanti per avvicinarsi, salvo poi fermarsi a circa 3 metri di distanza <Perciò mettiti a quattro zampe ed inizia ad abbaiare, cane> egli stesso si è confermato essere uno shinobi, ha parlato di nostro, ergo, non si esula dal ruolo stesso rientrando nella categoria dei cani descritti. Ironia della sorta, la di lui risata riecheggia nella piazza, per qualche attimo surclassa il rumore della pioggia la quale rende fradici persino i capelli del moro le cui ciocche ricadono dinanzi al viso, coprendo parzialmente le verdi iridi <I cani hanno una dignità almeno> non sta allo scherzo, di certo non è qualcuno che ride così facilmente, non senza la sua Kore <Sono il tuo padrone, cane> forse un po' quella storia inizia a piacergli ma nonostante ciò, le labbra permangono serrate. [Chk On][Katana | Ninjato][Portaoggetti: spada di chakra | Arco di chakra] [Panchina - Fontana] Ha sbagliato totalmente a richiamare il chakra, non lo sente infatti e ragiona ora, forse l'adrenalina gli ha dato alla testa e si è dimenticato qualcosa? Va a concentrarsi nuovamente, rimanendo seduto nella panchina, con schiena leggermente piegata in avanti e sguardo fisso su Akainu. Facendo fluire il proprio chakra come fosse una sorta di sangue in un sistema circolatorio apposito, andrebbe a farlo fluire in tutto il corpo, impastandolo nel momento in cui fa il mezzo sigillo vicino al petto. <Peccato che una dignità l'abbia pure un cane come me e non si metterebbe mai a quattro zampe con uno sconosciuto che lo ordina, visto che costui non si è nemmeno presentato...> Schiocca la lingua sul palato nel dirlo, voce baritonale e leggermente rauca. <Sono Same, membro di un noiosissimo ramo cadetto dei Kokketsu chiamato Shiro.> Si presenta dunque e infatti. <Almeno io ho la dignità di presentarmi, ora che abbiamo confermato essere entrambi shinobi oppure mi sbaglio? Signor spadaccino?> Direbbe con totale tranquillità, quando poi si sente dare del padrone. <Non hai tutti i torti sai, potresti davvero diventare il mio padrone.> Tuttavia non dice come e perché, lasciando solo intuire il fatto che sia un sicario. <Chissà perché e come mai.> Ci gioca attorno, di fatto si sta divertendo a differenza dell'Uchiha. [Tentativo impasto del chakra] [Piazza - Fontana] Nota il mezzo sigillo venire composto dall'altro, sa bene cosa significa tale mossa, un motivo in più per mantenere alta la guardia, non farsi prendere alla sprovvista. Inspira ed espira cercando di comprendere chi sia costui, forse solo un pazzo che si diverte a provocare o forse solo uno a cui piace attaccar briga con gli sconosciuti <Non ho bisogno di presentarmi ma hai ragione, cane non è il termine adatto> si, ritratta su quella parola pensieroso, sollevando appena le iridi facendo finta di pensare a qualcosa di più concreto <Schiavo ti si addice di più> non presentandosi ancora, non l'ha fatto in passato con chi ora considera amico, non intende farlo con uno la cui prima cosa fatta è fischiargli addosso senza ritegno. L'importanza del primo approccio è fondamentale, specialmente con qualcuno come lui la cui rinascita è in corso ma la sorpresa sopraggiunge dopo quando ne ode il nome, non bada al questione del ramo quanto più al clan in se, Kokketsu. Lo stesso clan di Shizuka, ciò significa che egli possiede il potere dei demoni elencati dalla ragazza, possiede una forza non indifferente dentro di se ed un Kokketsu, specie se pazzo, può essere dannatamente utile <Io non ho chiesto il tuo nome, non m'interessava saperlo> replica a quel dire, difatti, non ha mai posseduto l'intenzione di richiedere un nominativo a cui appellarsi ma è la frase successiva ad incuriosirlo ulteriormente. Diventare davvero il suo padrone, cosa mai vorrebbe dire? Pagarlo per qualcosa? No, lui non paga, nel suo grandioso progetto vige la lealtà, una cieca fedeltà verso colui che comanda, una fedeltà non data dal mero denaro <Pagare qualcuno per essere un servo è come puntarsi una daga davanti la gola, vince il miglior offerente> e una lampadina si accende nella di lui mente, quel cervello bacato e rinsecchito si mette in moto qualche secondo, permettendogli di formulare pensieri di un certo peso <E' questo che sei? Una specie di mercenario votato a chi lo paga di più?> lecita domanda la sua ma chissà. [Chk On][Katana | Ninjato][Portaoggetti: spada di chakra | Arco di chakra] Cammina lenta per le strade di Kusa, da qualche parte ha sbagliato stazione del treno e alla fine ha mancato Oto, poco male a dirla tutta, per una notte non seguirà la sua vittima preferita ma ne troverà una nuova, magari altrettanto interessante. Il passo è il solito, rilassato, tranquillo e padrone di quelle strade quasi vuote a causa della pioggia e dell’orario, lei è ormai vicina alla piazza. Il Kimono che indossa oggi è estremamente femminile, soprattutto per essere suo. Rosa il colore di quei tessuti sovrapposti che le forniscono calore, nero l’obi intorno alla sua vita e lo scollo formato dalla chiusura lascia intravedere appena il coprifronte di ame legato intorno al suo candido collo, persino le spalle s’intravedano a causa di una lenta discesa verso il basso delle maniche. In corrispondenza delle sue articolazioni si potranno notare quelle cicatrici, persino sul volto una grossa croce occupa la guancia destra, il naso completamente segnato da quella sottile linea, con i suoi punti di sutura, che l’attraversa. Una bambola che pare essere stata spaccata in più punti. I capelli sono lasciati sciolti e ricadono privi di vita intorno al suo v corpo, protetta dalla pioggia da un semplice ombrellino nero il cui manico in legno è poggiato alla spalla destra, retto in quella posizione grazie all’incavo del suo gomito, tenuto con avambraccio e braccio mentre nella mano dello stesso arto si mostra una lunga e raffinata pipa. Le labbra si schiudono mentre finalmente giunge in piazza e si trascina in mezzo all’acqua, la parte inferiore del suo kimono è ormai fradicia, le copre i piedi certo ma s’impregna come una spugna. Le maschere sulle sue spalle ben nascoste alla vista dal tessuto e i suoi capelli grigi. Finalmente la pipa raggiunge la sua bocca ed eccola inspirare profondamente andando a rilasciare nell’aria quell’odore agrodolce tipico, la circonda quasi come una nuvoletta mentre lascia fuoriuscire il tutto. Gli occhi, l’uno azzurro e l’altro dorato, appaiono appena coperti dalle palpebre cadenti ma si soffermano comunque sui due fermi davanti alla fontana, un sorriso sornione sul suo volto mentre lentamente si avvicina <kombawa> la voce è delicata, quasi assente e trasognante per quanto mantenga quella nota acuta al limite del tollerabile [chk on] [Panchina - Fontana] Il chakra è finalmente impastato e lo sente fluire nel suo corpo, sentendosi molto più forte di prima, sensazione che non potrà mai fare a meno di piacergli, quasi fosse una droga. Gli pace sfruttare il chakra, gli piace il suo lavoro, quale dei due non è dato saperlo. Fatto sta che Akainu non si presenta, al contrario suo, il che innesca qualcosa. <Ti racconto una cosa...> Sospira e si umetta le labbra con la punta della lingua. <Che c’è di più duro d’una pietra e di più molle dell’acqua? Nulla. Eppure la molle acqua scava la dura pietra. Cadendo, la goccia scava la pietra, non per la sua forza, ma per la sua costanza. Ma lascio a voi, caro spadaccino, comprendere meglio queste parole. Non mi appartengono, erano di un vecchio saggio, ma ci tenevo a dirle.> Detto ciò, andrebbe ad alzarsi in piedi e lo guarderebbe dall'alto in basso, causa la differenza di altezza, rimanendo tuttavia a tre metri da lui. Si gratta la nuca con la mancina e sbuffa, digrignando poi i denti, scuotendo anche il capo e tirandosi infine un poderoso schiaffo con la mancina, sì è matto da legare. <Chissà cosa sono caro spadaccino, è presto per dirlo.> Fa spallucce e sente il saluto di Ahmya al che volge il capo in sua direzione, ne cerca il contatto visivo per qualche istante e... <Salve! Vi conoscete? Ah...> Ridacchia. <Stavate aspettando lei e vi ho disturbato, chiedo perdono, non si fa.> Ironico nel dirlo, si rimetterebbe poi seduto e osserverebbe ripetutamente i due. <Oppure no? Potrei aver frainteso tutto, ma d'altro canto non sono in molti a girare sotto la pioggia, no?> E ride, ancora. <Uno spadaccino col broncio, un simil Kokketsu e una nuova arrivata sotto la pioggia, ci si potrebbe scrivere una storia.> Scherza su quanto sta avvenendo, dandosi poi un contegno e simulando una tosse, mettendosi la mancina davanti la bocca a pugno. [Piazza - Fontana] Non può vedere il chakra altrui senza lo sharingan, non sente neanche il bisogno di attivarlo iniziando a provare solo fastidio alla presenza altrui, un fastidio che non accenna a diminuire, in particolare quando comincia a fare il filosofo. Ruotano nelle orbite le verdi iridi alla metafora sulla pietra e sull'acqua, non difficile da comprendere, neanche per una zucca vuota come il deturpato. Inspira ed espira vedendola alzarsi, portando le iridi in quelle altrui senza distogliere mai una volta lo sguardo da quel volto <E adesso che hai dato aria alla bocca con la filosofia, ti senti meglio? O hai anche bisogno di tirarlo fuori dai pantaloni?> tante e lecite domande da parte del deturpato ai danni dell'altro, non riesce a stare a quel gioco, non riesce a farsi prendere, tutto per colpa di quel primo approccio fin troppo invadente che non gli appartiene. Tutto ciò gli ricorda lo sguardo di Katai la prima volta che l'ha incontrato da cui è nata quasi una litigata imprevista. Inclina di lato il capo facendo schioccare le ossa del collo, prima sulla destra e successivamente sulla sinistra <Sei un chiacchierone, nulla di più> sentenzia infine dopo tutte quelle parole. Lo vede esattamente in quel modo come qualcuno in grado solo di parlare e provocare, niente di più noioso agli occhi del moro e seppur in lui vi è un leggero desiderio di metterlo al suo posto, alla fine non avrebbe trovato una reale soddisfazione. Scosta lo sguardo all'arrivo di un terzo interlocutore, una donna questa volta e su di lei posa il proprio sguardo, stranamente, stavolta è lui a fissare qualcuno. Nota le cicatrici sul viso e sul naso, una condizione che comprende pienamente, una deturpazione non indifferente su un volto che potrebbe essere ben più di ciò che mostra. Silente con il solo vociare di Same, scruta la donna salutandola con un mero cenno del capo; il Kokketsu parla e parla ancora, le labbra non si chiudono, la voce non tace neanche per un secondo <Tu stai disturbando a priori> si, insomma, ha poca tolleranza quella sera <Più gente di quanto pensi> e solo adesso rivolge finalmente la parole alla ragazza appena giunta la quale si è guadagnata l'attenzione del moro per un dettaglio, per molti, osceno <Cerchi qualcosa? Ame è dall'altra parte> indicando il copri fronte del suddetto villaggio con un cenno del mento. [Chk On][Katana | Ninjato][Portaoggetti: spada di chakra | Arco di chakra] Può vedere quello schiaffo ma da parte sua non c’è alcuna reazione, lei altro non è che pura tranquillità, pura calma. Il sorriso dal suo volto resta perenne senza mai mutarsi persino quando non riesce a seguire il filo del discorso dei due, si limita ad alternare lo sguardo semi nascosto tra gli sconosciuti <un libro su come prendersi un bel raffreddore> replica lei semplicemente portandosi tra le labbra il bocchino di quella lunga pipa. Silenziosa si limiterebbe ad inspirare ancora una volta, lasciando che quel caratteristico odore possa farsi più prepotente, il braciere quasi si estingue mentre le usa la sua capacità polmonare per inspirare. Un lungo e lento tiro <condividerei con voi il mio ombrello ma sfortunatamente lo permetto solo agli amici> aggiunge poco dopo. Trattiene, trattiene e solo adesso lascia che quella nube chiara esca dalle sue labbra venendo sospinta in avanti, cosa che dovrebbe portare entrambi all’interno di quel delicato incantesimo di ciò che sta fumando, non vengono investiti in pieno ma se non si spostassero comunque finirebbero per finirci dentro, in parte almeno <vuoi forse diventare mio amico?> domanda con lo stesso identico tono pacato tenuto fin ora, con quel maledetto sorriso sornione sul volto. Lei è puro rilassamento, pura tranquillità e pura calma, così come lo è quell’odore che emana ogni volta che butta fuori il fumo, l’odore stesso dei suoi abiti. Non cambia nemmeno quando va ad osservare l’altro ragazzo, lo osserva quasi insistentemente lasciando che lo sguardo cada su di lui ma al tempo stesso non è assolutamente invasiva quell’occhiata quasi fosse solo un caso e non stesse affatto cercando di memorizzare la figura sconosciuta <ti ringrazio> replica semplicemente <io non posso aiutarti a trovare un ombrello ma posso curarti il raffreddore se serve> sono tutti così giovani nei loro abiti, nei modi di parlare e agire che non riesce a prenderli sul serio, a reputarli degli adulti e quindi mostrare almeno una briciola di ciò che la sua rigorosa educazione vorrebbe [chk on] [Panchina - Fontana] Vede le movenze altrui, ne scruta le reazioni e inarca le sopracciglia, annuendo compiaciuto. <Immaginavo una risposta simile...> Non è per nulla impressionato, anzi va a fare segno con ambedue le mani di calarsi le braghe, ma si ferma per la presenza della donzella. <Scherzo.> Secco nel dirlo, andrebbe a riportare le mani lungo i fianchi. <Oh! Sì, così, mi sento tremendamente insultato e non so più come fare.> Fa segno con le mani di asciugarsi le lacrime, che non ha, è solo pioggia e lui un Same un buffone, almeno in apparenza. <Sì, sono uscito senza pensare all'ombrello purtroppo.> Direbbe ora rivolto a Ahmya. <Voi sembrate più educata di questo spadaccino, siete gentile.> E gli sorride, un sorriso fasullo e artificiale, come di chi non ha mai sorriso davvero. Rimane seduto e guarda i due. <Allora ricapitoliamo, uno spadaccino col broncio, uno che parla troppa e una donna apparentemente gentile.> Se lo segna nella propria testa e annuisce. <Affermativo.> Chiude, si mette poi dalla parte opposta, mettendosi in ginocchio rivolto verso la fontana al di sopra della panchina e sospira. <L'acqua, così limpida e forte, sono stato uno sciocco ad aver detto quelle sagge parole.> Afferma non curante della presenza dei due. <Chi ne detiene il controllo ha un enorme potere, ma non sono di certo io quella persona.> D'altronde è un semplice Genin e ne è consapevole, fatto sta che ammira sul serio l'acqua, tanto da essersi fatto quei tatuaggi sul corpo che indicano alcune delle creature marine. [Chakra ON] [Piazza - Fontana] La calma di Ahmya è qualcosa di particolare, una calma perentoria data, forse, dal fumare di quella pipa, da una vita passata al di là di questo mondo o semplicemente è fuori come un balcone come il 90% delle persone con cicatrici vistose come le sue. Ogni cicatrice rappresenta una storia, un vissuto, un trauma, l'unica vera cosa capace di interessarlo, il diverso e lei lo è, quanto meno nell'aspetto eppure nella voce, nei modi, tutto ciò non sembra turbarla, non la tocca minimamente sapere di non essere come tutti gli altri. Non calcola il dire del Kokketsu, glissa completamente su quella filosofia spicciola che non gli appartiene, non fa parte di lui; troppo materiale, l'unica cosa a cui da retta è il proprio di pensiero, il proprio modus operandi. Sta quasi per abbassarsi i pantaloni ma la presenza della ragazza riesce a bloccarne gli intenti per fortuna ma ora comprende cos'è che effettivamente l'infastidisce. I tipi come Same sono coloro che han rovinato parte della sua vita rendendola invivibile, i bulli, coloro che si son presi la libertà di sfotterlo restituendogli un'esistenza infernale. Inspira ed espira distogliendo lo sguardo dal genin ritornando sulla Kakuzu, su quelle cicatrici tanto particolari quanto uniche contornate da una calma innaturale, quasi magnetica <Abbassa l'ombrello, il raffreddore arriva subito dopo> prendendo quelle parole alla lettera, non cogliendo la possibile ironia od il sarcasmo celato dietro simili frasi. Amico è una parola grossa ma prima di poter rispondere, di dire qualunque cosa, quella nuvola di fumo viene soffiata nella loro direzione; socchiude gli occhi, distoglie lo sguardo ed il viso cercando di non far entrare in contatto fumo e naso, di non inspirarlo. Esso è deleterio per l'ossigeno, minerebbe quelle capacità che tanto ha faticato ad ampliare, non può mandare tutto all'aria, rovinarsi il respiro per una simile disattenzione <Può darsi> riferendosi all'amicizia <Se rispondi ad una domanda> non riesce a trattenere la curiosità, troppo forte, troppo impellente per non soddisfarla <Qual è la storia di quelle cicatrici?> fissandole con intensità, trovando faticoso portare le iridi altrove. In tutto ciò Same si inginocchia dinanzi alla fontana venerandola al pari di un Kami, insolito anche quel gesto <E cosa ne sai? Sei uno shinobi, scoprilo> dopotutto è la prassi di un ninja scoprire le proprie abilità e capacità <Non serve, non ne ho bisogno> sentenziando contro la Kakuzu, sta bene, almeno per adesso. [Chk On][Katana | Ninjato][Portaoggetti: spada di chakra | Arco di chakra] Vi sto che comunque nessuno ha detto di voler diventare suo amico decide di tenersi l’ombrello tutto per sé, senza nemmeno pensarci a condividerlo, scelta altrui mica sua. Il sorriso resta lì, su quel volto mentre ascolta i discorsi dei due come uno spettatore distante. Cercando più che altro di comprendere il tipo di non relazione che intercorre tra i due. Silenziosa prende nuovamente un tiro da quella pipa, inspira profondamente socchiudendo appena gli occhi mentre invece le labbra si aprono quel tanto che basta da far staccare il bocchino. Lascia che il fumo scenda e le scaldi la gola, raggiunga i polmoni e vortichi qualche istante in essi prima di tornare a buttare tutto fuori, ancora una volta senza alcuna remora verso lo spazio personale e finendo per coinvolgerli in quella zaffata calmante <forse dovreste sistemare la questione come ai vecchi tempi> ammette lei semplicemente <al primo sangue> spiega ancora una volta <o all’ultimo sangue? Mi confondo sempre> scuote appena le spalle come se si trattasse di un dettaglio poco importante, in effetti lo è ai suoi occhi. M sono le parole di Akainu ad attirarla poi, si volta in sua direzione donando a lui le attenzioni per il momento, non ha problemi a farsi fissare le cicatrici, è consapevole di come la rendano bellissima, perfetta e unica, una bellezza così rara che è impossibile non fissarla a lungo, ne è consapevole e al tempo stesso è a suo agio con la cosa, si piace e ame essere osservata, che tutti possano godere della sua bellezza <oh la storia, chiedi molto per non essere ancora mio amico> replica <ma posso dirti che alcune sono il risultato delle battaglie, altre rappresentano il dovere ed altre ancora il piacere> aggiunge semplicemente, Autoinflitte, segni di combattimenti, necessarie per la sua innata, tutte hanno un diverso significato e tutte insieme sono così splendide <siamo amici ora?> il bocchino torna tra le sue labbra qualche istante mentre inspira <mi diresti il tuo nome?> chiede ancora una volta lasciando che si noti, senza grossi problema, come il suo interesse ora si è focalizzato solo su uno dei due presenti, insomma lui potrebbe diventare un amico[chk on] [Panchina - Fontana] Sente le parole a lui rivolte da Akainu, parole insolite che non si aspettava da uno come lui, il quale sembra quasi incoraggiarlo. Al che, il sicario aggrotta la fronte e si schiaffa il palmo della man destra sulla fronte, fissandolo. <Ma sei serio o cosa? Mi insulti da quando ci siamo incontrati e ora mi incoraggi? Sei strano forte...> Direbbe Same, come se lui al contrario fosse normale. Torna quindi rivolto alla fontana, quella che l'Uchiha pensa stia venerando. Tuttavia il Kokketsu non sta venerando il monumento, quanto l'acqua che sprigiona, così come l'acqua che cade insieme alla pioggia. Ogni singola goccia d'acqua detiene in realtà una grande potenza, se controllata, come per esempio se portate a una pressione MOLTO più elevata non avrebbero nulla da invidiare alle armi da fuoco, queste sconosciute, ma letali. Ovviamente Same non sa delle armi da fuoco, ma sa quello che anche una singola goccia nelle mani giuste potrebbe perforare. <Non c'è nessuna questione da sistemare, semplicemente non andiamo d'accordo.> Afferma alle parole della donna, apparendo quasi pacifista, cosa che non è affatto, semplicemente da bravo sicario sa quando lottare e quando no. <Il suo nome? Buona fortuna... Io comunque sono Same e mi ritiro prima che questa pioggia mi causi una febbre da capogiro, sono sì uno shinobi, ma non un superuomo come molti credono di essere.> Ma non fa nomi, si alza semplicemente dalla panchina. Fa quindi cenno di saluto con la mancina e... <Buon proseguimento di serata.> Si allontana, in direzione della propria dimora, non lontana da lì. [Chakra ON] [Piazza - Fontana] Inarca il sopracciglio <Non mi piacciono i deboli ma a quanto pare, neanche il termine shinobi ti si addice> sentenzia infine, glissando totalmente dall'altro il quale riprende a venerare l'acqua. Essa non è nulla agli occhi del moro, sicuramente risulta meno potente rispetto al fuoco, alle fiamme che ne hanno causato quell'aspetto. L'unico elemento in grado di suscitargli qualcosa di concreto è l'esatto opposto di ciò che egli ama tanto senza riuscire a comprenderne il perchè. La proposta di Ahmya, però, instilla in lui un tarlo di troppo, incrementa la volontà, il desiderio di battaglia e di combattere <Per me va bene> combattere fino all'ultimo sangue decretando un vincitore, lasciar scorrere il rosso cremisi sulla strada di Kusa per mettere fine a quei dissidi. Nulla si concretizza, il combattimento non c'è per volontà altrui; sospira lasciando girare gli occhi tornando a concentrarsi sulla ragazza dalle numerose cicatrici ponendole una semplice quanto privata domanda. Apprendere della storia di quelle deturpazioni che la rendono diversa dagli altri ma bella ugualmente ed è forse la prima volta in vita sua che riesce a scorgere la bellezza nella diversità. La Sabaku è riuscita a plasmare questo suo aspetto in maniera non indifferente, gli ha permesso di apprezzare qualcosa di più, gli ha dato la forza di apprezzarsi da solo portandolo ad un significativo mutamento. Le verdi iridi ricercano quelle altrui concentrandosi su di esse; conscio di chiedere tanto, di star intromettendosi nelle questioni private di qualcuno ma una del genere può capire meglio di chiunque altro. Battaglie, dovere e piacere, tre momenti diversi di una vita ma arrivare a provare piacere per un simile dolore, come può essere possibile? Non lo comprende, non lo capisce restandone affascinato in egual modo. Smuove le leve inferiori iniziando ad incamminarsi alla volta della chunin, passo dopo passo cerca di accorciare quelle distanze tentando di fermarsi ad un metro da lei senza mai distogliere lo sguardo. Tanti i pensieri che ne avvolgono la mente, troppi per poter essere trattenuti; inclina il capo, la scruta con maggiore attenzione in ogni minima parte, osserva i dettagli di quelle deturpazioni <Sono bellissime> ammette in maniera franca, diretta, affascinato da quei dettagli capaci di impreziosirne il viso <Può darsi> replica nuovamente senza esporsi troppo in merito, non la conosce nemmeno <Akainu> finalmente il nome viene rivelato, dopo tanto parlare, tanto insistere svela l'identità incompleta di se <E tu? Qual è il tuo nome?> desiderando saperlo questa volta. [Chk On][Katana | Ninjato][Portaoggetti: spada di chakra | Arco di chakra] Si volta verso il ragazzo dai lunghi capelli, lo osserva con la solita calma e attenzione che dedica a chiunque sorridendo sorniona in sua direzione <Same > lo chiama semplicemente ora che ha scoperto il suo nome <dove posso trovarti?> domanda semplicemente <per assicurarmi che tu non sia malato> puntualizza poco dopo. Sì proprio per quello. Non c’è però traccia di menzogna nelle sue parole, in effetti è una che si prende molta cura del prossimo, per quanto a modo suo. Lo osserva attendendo una qualche risposta un qualche indizio mentre l’altro si avvicina, abbastanza per poterla osservare meglio. Un passo verso di lui a ridurre le distanze quel tanto che basta per ospitarlo sotto al suo ombrello <sì lo siamo, ti sto riparando dalla pioggia> replica poco dopo, ha deciso lei che sono amici e come tale ora è uno dei suoi, sì beh insomma il vero lavora inizia solo ora. Accetta quel complimento senza perdere il solito atteggiamento rilassato, inspira nuovamente quel fumo così da permettersi di godere degli effetti prima di buttarlo fuori, questa volta tutto in faccia ad Akainu dato che le sta così vicino e soprattutto è lui che osserva ora <lo so> replica tranquilla in merito alle sue cicatrici <Ahmya> ed eccola la semplice presentazione, un nome che tanto suona delicato ma al contempo nasconde un significato tetro, pioggia nera, una poesia consumata dal tempo e dalla durezza del mondo soprattutto quello fuori dalle loro mura. Si presenta ad entrambi quindi <e tu amico Akainu, le tue cicatrici rappresentano il piacere o devi ancora impararlo?> domanda semplicemente, sorniona e quasi incuriosita, non ha mai messo le mani su una tela già lavorata da qualche altro artista ma può sempre esserci una prima volta no? < e tu?> si volta appena verso l’altro ragazzo, sperando che ancora non se ne sia andato <conosci il piacere?> non sono dei bambini come Katai, appena più adulti con loro può e forse deve usare un approccio differente [chk on] [Piazza - Fontana] Quella vicinanza data dalla curiosità del deturpato è, in qualche modo, la sigla di un patto, l'acconsentire all'amicizia con una perfetta sconosciuta, una donna di cui non sa nulla. Una situazione diversa dal solito, straniante e forse una maggiore guardia potrebbe aiutarlo a divincolarsi dalla tela di quel ragno, scappare fin quando è in tempo ma non può nulla contro la curiosità umana; una similitudine quella con l'altra in grado di spingerlo a compiere un'avventatezza, la vicinanza disarmato lo rende inerme a qualunque cosa. Difficile distaccare le verdi iridi dalle cicatrici e con minuziosa cura ne segue il percorso ai lati del viso, sul naso, cerca la loro nascita, il luogo da dove esse scaturiscono. Fatte tramite una lama? Un ninjutsu? Se davvero è presente il piacere, può solo immaginare fino a che livelli si sia spinta per arrivare a rovinare un viso del genere ma al contempo esso diviene bellissimo agli occhi dell'Uchiha. La normalità rende tutto noioso, la perfezione priva la vita di quel piacere tanto ricercato. L'ombrello lo ripara dalla pioggia, solleva qualche attimo gli occhi, una veloce occhiata mentre i ciuffi ricadono dinanzi ad essi, chioma nera interamente schiacciata sul capo ma nulla vien fatto per privarsene, li lascia così, esattamente come sono prendendosi anche quel getto di fumo in pieno viso; impossibile da evitare esso si insinua nelle narici, nei polmoni. Leggera smorfia delle labbra, socchiude le palpebre deglutendo, soffia fuori quell'odoraccio di bruciato, scuote il capo scacciando via quell'orribile sensazione ma senza muovere il corpo di un singolo millimetro, pietrificato, immobile dinanzi ad ella apprendendone il nome. Ahmya. Non l'avrebbe dimenticato, forse, una delle poche a rimanere impressa nella mente per i tempi a venire. Pesante il sospiro, chiuso è il pugno della mancina con le dita a chiudersi all'interno del palmo mentre il doloroso ricordo dell'incendio sovrasta ogni altro pensiero <Rappresentano la morte di una persona troppo debole per vivere e la sua rinascita> una mezza verità quella fornita, non del tutto sbagliata ma esse possiedono un significato più profondo, la creazione di un trauma che lo perseguita da un'intera vita <Conosco il piacere> ma questo è il punto, di quale parla? Quale tipo di piacere ha in mente? <Come hanno fatto a scatenare piacere quella cicatrici? Per molti sono solo il simbolo di dolore e sofferenza> se stesso compreso, un dettaglio omesso, privato alla comprensione altrui per un fine più grande. [Chk On][Katana | Ninjato][Portaoggetti: spada di chakra | Arco di chakra] L’altro decide di abbandonarli sotto a quell’ombrello che li ripara dalla pioggia che cade. Nuovamente la pipa va a farsi largo tra le sue labbra, semplicemente osserva Same allontanarsi senza aggiungere altro, forse non era ancora pronto alla sua presenza, non importa in qualche modo sa che se sarà destino potrà incontrarlo nuovamente e questo basta, almeno per oggi. Può quindi tornare a voltarsi verso Akainu. Lo osserva osservarla, semplicemente permettendoglielo, apprezzando quasi intimamente quegli occhi, ama essere guardata, ama che le persone riconoscano la sua inimitabile bellezza, sa di essere la donna più bella, suo fratello glielo ripete sempre. Tace quindi mentre l’altro parla, ne osserva il ciuffo senza mai agitarsi, senza dare alcun segno oltre a quel sorriso che mai abbandona il volto, le palpebre sempre calate sulle iridi visibili per un singolo frammento. Solo adesso torna ad inspirare con estrema pacatezza. Un lungo tiro che le permette di godere del monto fino a quasi sentir scendere nei suoi stessi polmoni, riempirli e poi liberare le sue tossine nel suo sangue, legarsi all’ossigeno e raggiungere il suo cervello per donarle quella piacevole sensazione di pace <letterale> replica semplicemente lei <non sono altro che il segno della ricrescita della pelle> replica lei, la guarigione seppur impura di cellule altrimenti perse. In questo senso trova molto letterale la sua descrizione <non conosci il vero piacere> ed è con queste parole che il suo fumo viene buttato in faccia ad Akainu lasciando che ne possa saggiare l’odore agrodolce <non comprendi la poesia Akainu ma per fortuna ora siamo amici e posso aiutarti> ammette lei semplicemente. I suoi polsi, le sue spalle, tutto ciò che si vede del suo corpo è tagliato di netto, porta quei punti di sutura, alcune sono necessarie per via del suo potere ma altre, altre non sono che piacevole sperimentazione del corpo stesso <se vorrai potrò spiegartelo e farti capire perché possono rappresentare il più puro dei piaceri> sorride sempre sorniona eppure c’è una luce nei suoi occhi, quasi desiderio potremmo dire[chk on] [Piazza - Fontana] Permane la distanza infima tra loro, accorciata ulteriormente dall'altra e da quell'ombrello la cui copertura impedisce alla pioggia di irrompergli sul capo. In molte occasioni ha avuto a che fare con essa trovandosi a proprio agio, una manna per gli allenamenti, essa è in grado di spingere il corpo al limite massimo della resistenza e grazie a ciò, renderlo migliore, più forte e potente. Adesso, però, essa risulta solamente un impedimento, un fastidio esattamente come la presenza appena dileguatasi del Kokketsu. La figura di Ahmya ne attira completamente le attenzioni, come può essere mostrarsi in quel modo? Fiera della propria condizione, una nonchalance impareggiabile, invidiabile, come può il mondo guardarla senza provare ribrezzo, senza sentirsi in dovere di criticarla? Esibire quelle cicatrici con così tanta sicurezza da intimorire chiunque le passa a fianco od ammaliarlo. Ella sta rendendo possibile l'impossibile, rende vana la battaglia di una vita, il desiderio di emergere dell'Uchiha si trasforma in un fumo nel comprendere la totale inutilità di quanto fatto e sostenuto. Paturnie, pensieri, problemi mentali creatisi e per cosa? Niente. Ha sviato semplicemente la possibilità di imprimersi sugli altri senza fatica preferendo la sofferenza mentre adesso ha dinanzi a se la prova di come l'altra via non solo è possibile ma completamente fattibile. Una stupidità agghiacciante da parte del deturpato il quale ora permane ammutolito, impossibilitato a parlare od aprir bocca non riuscendo a far emergere suono alcuno. Deglutisce, inghiotte la saliva in eccesso schiudendo le labbra <E' un po' più complicato di così> mero commento a quel letterale, un'interpretazione scientifica, un qualcosa a cui neanche ha mai pensato. Si, sono la ricrescita della pelle ma non solo, esse sono un simbolo di cambiamento, il segno del destino sul suo corpo. Impellente la curiosità dinanzi a quella precisazione, quale poesia? Qual è la poetica dietro tutto ciò? <In che modo puoi aiutarmi?> già, a farsi piacere di più? Ad apprezzare quella deformazione in maniera al quanto diversa? Chi lo sa ma non riesce a dir di no. Visibile la volontà di capirne di più, apprendere quel segreto mentre il fumo viene nuovamente soffiato in viso; scuote il capo scacciandolo per l'ennesima volta come un male <Magari la prossima volta, non sotto la pioggia> se può spiegarlo, allora esiste ancora una speranza, viva e concreta. [Chk On][Katana | Ninjato][Portaoggetti: spada di chakra | Arco di chakra] Lei fuma, vive e si aggira in quel posto come se chiunque fosse solo un contorno, lei decide di chi nutrirsi con chi passare il tempo ed ignora i desideri altrui, le richieste e anche i diritti, lo è una dimostrazione quel fumare addosso a chiunque e dovunque, senza portare un briciolo di rispetto eppure il modo pacato e tranquillo con cui lo fa lo trasformano in normalità, sfidando senza alcun problema le convenzioni sociali e mettendole in discussione <va bene> replica lei. Figuratamente si sta sfregando le mani, soddisfatta d’aver trovato qualcun altro da corrompere, un altro amico con cui giocare fino a quando, come un gatto, non se ne annoierà e lo abbandonerà in un angolo, distrutto per mano sua o del fratello <lascia dunque che ti accompagni a casa, infondo ho l’ombrello> ed è con queste parole che poi si limiterebbe a camminare nella sua stessa direzione. Chiariamo lo farà finché l’altro non lo impedirà, che accetti o meno quella proposta lei lo accompagnerà a casa nei limiti del possibile, perché la sua non è mai stata una gentile cortesia, non è mai suonata come una richiesta ma la semplice descrizione dei fatti. Ha deciso di accompagnarlo e tra una tirata e l’altra è questo il suo scopo in questo momento, almeno comprendere il settore in cui abita, provare ad annotarsi mentalmente la via, o un punto di riferimento vicino per poi ritrovarla. Infondo è così con tutti i suoi amici, attenta a conoscere ogni loro movimento e in un certo senso anche molto possessiva. Non lo pedinerà se lui si metterà a correre sotto alla pioggia ovvio, ma al contempo fintanto che non proverà davvero a scappare staccandola allungherà il passo per tenerlo sotto al suo ombrello[chk on][end]
Giocata del 18/11/2022 dalle 10:45 alle 10:56 nella chat "Piazza Centrale [Kusa]"
[Piazza - Fontana] La serata si conclude con quel semplice va bene, un'accettare di spiegargli il piacere, in cosa esso consista. Un piacere diverso a quanto pare, dato dalle cicatrici che entrambi portano con se, forse il piacere di accettarsi, di essere non più indisposti ne a disagio. Deglutisce in quella riflessione, è davvero possibile giungere ad una simile condizione di vita per uno come lui? E se lo è, il suo stesso rapporto con Kore potrebbe mutare, evolversi, incrementarsi divenendo realmente perfetto. Kore l'ha sempre guardato in modo diverso riuscendo a scorgerne l'animo al di là delle deturpazioni e se anche lui può riuscire in ciò, verso se stesso, il tutto potrebbe finire in discesa. Inspira ed espira in maniera continua, in cosa si sta cacciando non lo sa e seppur quell'amicizia da lei decantata non sussista realmente, la curiosità impedisce un allontanamento salvo per quella proposta da parte di lei. Casa sua è un luogo ancor più intimo di quanto si possa pensare, solo la Sabaku vi ha messo piedi e ne conosce realmente la posizione, almeno per adesso. Umetta lievemente le labbra, l'arto inferiore sinistro si porta all'indietro fuoriuscendo da quell'ombrello per mettere un passo di distanza tornando sotto la cadente pioggia. Il vestiario così quanto la chioma riprendono a bagnarsi, ulteriormente le ciocche ricadono dinanzi alle verdi iridi occludendone parte dello sguardo <Non serve, posso andarci da solo> no, non le avrebbe concesso di accompagnarlo, non adesso, non in quel modo. Deglutisce nuovamente volgendo le iridi altrove, scruta nei dintorni il resto della piazza oramai completamente svuotata; locali e ristoranti si appropinquano alla chiusura mettendo fine alla giornata <Ci vediamo Ahmya> singolo cenno del capo rivolto alla Kakuzo prima di rivolgere il passo verso sud rispetto all'attuale posizione, diretto al distretto di Otogakure dove sorge la propria dimora, il piccolo nido capace di proteggerlo dal mondo esterno. Cammina con la mente a quell'incontro, particolare, fuori da ogni schema ma una cosa è certo, coloro che vivono a Kagegakure non rientrano nei normali schemi. [END]