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Attento ai Ninja cattivi

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con Katai, Ahmya

14:14 Ahmya:
 Non è passato molto tempo da quando ha lasciato il suo nuovo amico a casa e da vera amica premurosa è giusto che ora stia ricercando di percorrere la strada a ritroso per raggiungerlo e controllare che stia bene no? Non sono proprio questi gli scopi per cui ora si aggira per la piazza centrale di Oto ma va bene così. Ha fatto in tempo a tornare a casa sua questa mattina molto presto, o notte molto tardi, poco prima dell’alba e coricarsi quel tanto che le è bastato a dormire completamente sedata dai cannabinoli che assume giornalmente e poi si è risvegliata. Annoiata ha deciso di uscire nuovamente, attratta quasi come una calamita da quel bambini che si è avvicinato a lei curioso, vorrebbe poterlo aggiungere alla sua collezione. Il tempo di fare colazione e vestirsi ed è uscita nuovamente. Un ombrellino nero, tenuto poggiato alla sua spalla destra annuncia la sua presenza in quella piazza più desolata del solito per via della tempesta in corso. Sotto a quel temporale lei ha camminato, si è mossa e persa fino ad arrivare così vicino alla casa di quel ragazzo eppure così lontana da non sapere come raggiungerla con certezza. Il legno del manico dell’ombrello poggia su quella spalla semi nuda, lasciata scoperta dal Kimono di oggi, stoffa pesante e dalla linea semplice nera, la scia lungo tutto il corpo aprendosi appena vicino alle caviglie, sfiora il terreno bagnato e s’impregna appesantendosi, i piedi sono completamente nascosti. Le estremità di quella stoffa, sia il basso che le maniche, sono dorate, un motivo floreale semplice e delicato che risale pian piano andando a svanire lasciando la nuda stoffa. L’obi è anch’esso nero e le fascia la vita creando il solito gioco di spessori all’interno della quale nasconde i suoi avere. In bocca una caramella che si sta semplicemente gustando mentre tutt’intorno a lei piove a dirotto. I lunghi capelli grigi ricadono e vengono sospinti dall’aria senza mai trovare pace, sferzati dal vento sembrano aver assunto vita propria animando la sua figura che altrimenti potrebbe passare per un manichino mal ridotto. Si nota la cicatrice intorno al polso destro, che regge l’ombrello, e poi si possono scorgere tranquillamente quelle sul volto e sul collo, una croce sotto l’occhio destro che le attraversa tutto il viso. A chiudere il tutto solo il coprifronte di ame legato come se fosse una collana, ricade in quella scollatura disegnata dal kimono più largo sulle spalle. La sua pelle candida risulta segnata anche lì, in prossimità della cuffia dei rotatori destra, come se fosse stata incisa con voluta precisione [chk on]

14:37 Katai:
 Una frana d'acqua cade sul Villaggio delle Ombre. Il cielo uggioso opprime ogni cosa, soffocando la luce e ovattando i suoni. La cacofonia della pioggia è intervallata solamente al rado chiacchiericcio dei passanti, quantomai rari da intravedere, sebbene più numerosi in prossimità della Piazza. Rivoli d'acqua strisciano ai bordi delle strade, lungo le grondaie di scolo, sulle tettoie spioventi. Persino le luci al neon delle insegne pubblicitarie si spengono contro i fulmini che rigano la volta grigia. Lui , da poco uscito di casa, si aggira per la Piazza alla ricerca di un pasto da consumare, armato solamente di un ombrello rosso, cremisi, che lo sormonta in larghezza, riparandolo dalle grinfie dell'intemperie.Per il resto, la sua figura, è un'unica nota di colore: nero. In netto contrasto con la pelle nivea. Indossa, di fatto, una maglia dal collo alto e circolare, le maniche lunghe sino ai polsi, uno dei quali si nota appeso al manico di legno che sorregge il suo riparo scarlatto. I pantaloni, invece, sono ampi e comodi, discendono le leve inferiori sino alle caviglie, dove un paio di giri di bende li stringono contro la carne, rendendo solidale la stoffa alle movenze. I calzari, invece, perlopiù bagnati e sporchi di fango, sono di una tonalità del blu scuro, che s'intona con il resto dell'abbigliamento. Dietro la cintola, una sacca portaoggetti reca con sé lo scarno armamentario di cui può fregiarsi: un kunai,un fuuda in cui è sigillato un tronchetto da sostituzione, due tonici per il recupero del chakra e un altro tonico rigenerativo. Mentre avanza sotto gli occhi di Kioshi Uchiha non bada a quella statua, sebbene necessiti di maggiori informazioni riguardo al suo soggetto. In un rombo di tuono , che echeggia anche nello. stomaco, si accorge di quell'ombrello sotto il quale trova riparo una figura nerovestita , una figura che riconosce e verso la quale, ora, dirige lo sguardo, no , non il passo, ma solo quel paio di oceani d'inchiostro, invadenti e indiscreti, che strisciano sulla sagoma della Kakuzu, in silenzio, arrestando il passo nel bel mezzo di una pozza , l'ennesima. [Equip: kunai 1|fuuda con tronchetto x1|tonico chakra x2|tonico pf x1]

14:50 Ahmya:
 La caramella nella sua bocca pian piano continua a sciogliersi mentre lei deglutisce di tanto in tanto per evitare di sbavare, più quella caramella fa il suo effetto più le sue palpebre calano pian piano riducendo a conti fatti lo spazio attraverso cui è possibile vedere le sue iridi. Si guarda intorno cercando di ricordare da che strada è arrivata solo la notte prima. Se solo avesse una minima idea di come è strutturato quel quartiere potrebbe provare a cavarsela ma se consideriamo che ci ha messo circa cinque ore a tornare a casa è già un miracolo che sia arrivata lì così velocemente. Se ne sta bella e immobile in quella piazza, sotto la pioggia lasciando che l’acqua scivoli lungo il suo ombrello, le inzuppi il kimono e la renda se possibile ancora più attraente, nella sua testa, agli occhi di chiunque passa e che spesso, proprio come Katai, si ritrova ad osservarla con fin troppo insistenza. Per quanto possa credere sia per via della sua strabiliante bellezza è solo il livello di inquietudine che la sua figura scatena ad attirare gli sguardi e a questo bisogna aggiungere che se ne sta impalata in mezzo ad una pizza guardando le vie con un ardente interesse cercando di far in modo di ricordare qualcosa. Pessima predatrice. Pian piano però anche la sua postura inizia a rilassarsi per effetto di quella caramella che ora sta masticando, i denti impattano sulla dura scorza di zucchero condensato producendo il tipico suono di quando la si va a rompere troppo presto, un suono che si diffonde insieme a quello della pioggia, udibile solo da chi le sta abbastanza vicino. Sorride appena sente i frantumi sulla sua lingua, il rumore di un osso che si spezza è così simile. Non si volta quindi verso Katai, non aspettandosi di incontrarli lì ma soprattutto abituata a sentire gli occhi sulla sua pelle e semplicemente disinteressata a scoprirne le fonti[chk on]

14:57 Katai:
 L'odore della pioggia riempie le narici, ma si mescola, inesorabilmente, ai fumi e i vapori del pranzo che, Oto, sta ancora consumando. La Piazza è circondata da chioschi e negozi, mostrando l'irrimediabile progresso dell'economia e della tecnologia, nel Distretto di Oto, che, sebbene facente parte del Nuovo Mondo, ha mostrato attaccamento e tradizione nell'architettura del Quartiere dei Clan. Lì, invece, sotto gli occhi di Kioshi Uchiha, il legno lascia il posto al metallo, la stoffa al vetro, la lanterna al neon. E , in quella contrapposizione marcata e netta, dove le due vie , passata e presente, s'incontrano ; resta immobile quella piccola Ombra , vestita di nero e coperta dall'ombrello cremisi che porta con sè. Mentre l'ennesima folgore squarcia il cielo grigio e illumina i caseggiati, nulla riesce a discendere la china di quegli occhi bui, fissi sulla sagoma di Ahmya. L'atteggiamento della Kakuzu appare ambiguo, non tanto per la sua immobilità, che il più giovane condivide ed emula, quanto più per il suo sguardo, che anela qualcosa, ma , precisamente, non saprebbe dire cosa. Attende l'ennesima falce luminosa che cade dal cielo, prima di incamminarsi verso di lei, a passi lenti, misurati, come farebbe un rapace che s'avvicina ad una carcassa. Un corvo dal piumaggio scuro e arruffato, inumidito dalla pioggia, proprio come quella chioma che , sul capo, scivola verso il basso, appesantita dall'atmosfera carica di umidità. Attende l'ennesimo rombo di tuono, prima di alzare lievemente la voce, che suona pacata, calma, quasi asettica. < Ti sei persa ? > Si concede il lusso di osservarla, però, prima che lei possa accorgersi di lui, come farebbe con un oggetto interessante che potrebbe perdere la sua lucentezza un attimo dopo.

15:08 Ahmya:
 Tuoni e fulmini si alternano intorno a lei che non sembra esserne turbata, sarà forse per il paese iun cui è nata e ha vissuto i primi anni di vita, sarà forse per altro ma di certo non sembra reagire come un gatto davanti a quelle improvvise esplosioni di suoni e luci, tutt’altro, le passano accanto quasi sfiorandola, muovendo i suoi capelli ma non il suo sguardo. L’unico lato negativo della pioggia è che le tocca ricorrere alle caramelle non riuscendo ad accendersi la lunga pipa. Una voce infine giunge alle sue orecchie, il sorriso sornione manifestato mentre mordeva la caramella è ancora lì sul suo volto, sparisce solo mentre deglutisce. Lentamente si volta, leggera e pacata in quel movimento che non sente alcuna urgenza, che non soffre la fretta dei tempi moderni, non ha nemmeno bisogno di correre al riparo. Gli occhi lievemente più aperti della sera prima si posano su Katai che osserva qualche istante prima di scuotere la testa <ti aspettavo> replica semplicemente con quel suo tono quasi troppo acuto, ancora entro il limite dell’accettabile ma che di certo non le apre una carriera da cantante lirica. Lo aveva detto no? Si sarebbero rivisti <ancora solo?> domanda di rimando andando a guardarsi intorno come alla ricerca di qualche figura interessata al ragazzino, non può certo permettere che qualche occhio marcio si ponga sui suoi amici, su quelle bambole che colleziona con particolare cura ed interesse. Lo sguardo quindi lo sovrasta, con facilità vista la differenza di altezza tra i due, andando oltre lui e quasi perdendosi nella pioggia. I capelli come la tempesta vorticano tutt’attorno, muovendosi frenetici in così ampio contrasto con quella apparente calma mostrata dalla ragazza, quello stato quasi innaturale di rilassatezza che emana da ogni poro [chk on]

15:20 Katai:
 A pochi passi dalla Chunin si arresta. Impalato e immobile, alla stregua di un pennuto sul proprio trespolo. La linea del manico di legno corre ,obliqua ,dalla spalla sino al pugno chiuso su di essa. Lo trattiene con forza, con salda presa, non permettendogli di sbatacchiare a destra e manca, sferzato dai capricci del vento in tempesta. L'ombrello cremisi si frappone, in antitesi, a quello altrui. Proprio come lo sguardo nero ingoia e divora quello bicromatico della Kakuzu. Oro e azzurro si potrebbero perdere nei meandri di quel nero fitto e denso, come una nebbia di pece che soffoca e consuma.Tutto su di un volto giovane, coronato dalla chioma corvina, che discende ai lati del viso in un paio di ciocche più lunghe, incorniciando il volto dai tratti obliqui e spigolosi, addolciti solo dalla giovane età. Attende che si volti, per poter proferire ancora parola. < Nh ?! > Un mugugno, un singhiozzo strozzato contro le labbra giunte, unite tra loro in una linea sottile e rosea, che solca i tratti, poco al di sopra del mento aguzzo.Una reazione puramente vocale, di sorpresa, che trascende l'espressione ed il tono di voce. < Ancora solo. > Commenta, ripentendo quanto detto dall'altra, ma con un'inclinazione affermativa, più che interrogativa. L'inflessione del tono della voce lo conferma. < E tu ancora in compagnia ? > Replica, lasciando ferma l'occhiata che le rivolge, senza andare realmente a cercare quegli amici a cui si riferisce e che lei ostenta solamente verbalmente, senza davvero presentarli ad occhi altrui.[Equip: kunai x1|fuuda con tronchetto x1|tonico chakra x2|tonico pf x1

15:32 Ahmya:
 La reazione altrui era anche immaginabile ma ancora una volta non sembra sfiorarla, come un treno che corre sui propri binari e si mostra cieco al resto del mondo, impossibilitato a rallentare o frenare continua imperterrito a seguire la sua corsa, senza mai accennare ad un ripensamento. Lascia che quel calmo sorriso resti sul proprio volto, un sorriso che non ha molto di benevolo a ben osservare, trasognante e distaccato è forse più il frutto della caramella che si è sciolta nella sua bocca. Lo sguardo torna solo ora verso Katai, non appena le arriva la conferma ed è sul suo volto che si sofferma, forse uno sguardo invadente ma sicuramente non pressante, non sembra che lo stia studiando, proprio come la sera prima sembra abbastanza disinteressata alla sua figura o alle reazioni salvo poi farle notare vocalmente <è pericoloso per un bambino girare tutto solo> continua poco dopo, come a volergli ricordare la premura, la motivazione che l’ha spinta poco ore fa a riaccompagnarlo. Annuisce a quella domanda con un gesto lieve e quasi a rallentatore, poi, andando a voltarsi ancora una volta, lo sguardo si dirige verso un baretto, ci sono dei ravioli nell’insegna al neon e per quanto la sua conoscenza della zona sia decisamente pessima pensa di aver comunque trovato un buon posto <non ho ancora pranzato> ammette semplicemente ed è ora che quel corpo riacquista la normale mobilità. Il piede destro è il primo ad alzarsi dal terreno lasciando che il lato inferiore del suo kimono finalmente si stacchi da terra, più pesante del solito la stoffa segue il movimento della gamba che va a flettersi per poi stendersi in avanti, verso il lato della piazza di suo interesse. Inizia poi ad imitare il movimento con la gamba gemella e ancora una volta il kimono si muove, quasi come un blocco di marmo, non c’è la poesia di un volteggio nei suoi abiti, ormai troppo pregni d’acqua per potersi lanciare in simili acrobazie. Solo dopo aver composto un paio di passi allontanandosi s’arresta d’improvviso <vieni> per quanto non voglia essere un’imposizione nel tono c’è alcun segno di interrogativo, lo ha semplicemente dichiarato come aveva detto che si sarebbero rivisti e allo stesso modo in cui ha ammesso di essere lì ad aspettarlo

15:43 Katai:
 Succede tutto molto lentamente. La pioggia rallenta, il suo titillare continuo e martellante scema in un aura fumosa e bagnata. Rimane solo il sordido gocciolio delle grondaie, il placido sciabordare dei rigagnoli ed i cerchi concentrici che si aprono nelle pozzanghere, ogni volta che una lacrima del cielo vi impatta per caso. Tra le nubi filtra una luce nuova, che spezza i lampi all'orizzonte, scacciando i tuoni, sempre più lontani. < ... > Sotto quest'ultimi ed i loro strascichi si nasconde il silenzio del giovane Uchiha. Una mancanza di parole e fatti che rasenta l'impossibile, almeno sul principio, quando l'ombrello è ancora alto sul capo e non si accorge nemmeno della tempesta che va scemando. < Non sono un bambino.> Replica, senza risentimento nella voce, senza frustrazione nel tono. < Sono un ninja. > O tenta di esserlo. A suo modo, al meglio che può. E di certo non conta più quel libricino, quasi terminato, che ancora riposa sul comodino della sua stanza e che, è solito portare con sé. Non ora, però, che la pioggia ha impedito la maggior parte delle attività ludiche all'aperto, compresa la lettura. Ed è lì per tutt'altro scopo. < Neanche io. > Commenta, di rimando alla sua seconda affermazione, trovando, nelle budella che s'attorcigliano, la risposta al suo invito. In silenzio, quindi, si muove, per seguirla e solo allora si accorge del passaggio del temporale. Si ferma, dunque, andando ad arrestare il passo di botto, quasi avesse dimenticato qualcosa dietro di sè. Ma non si volta, non prima di essere giunto in prossimità del bar prescelto, quando l'ombrello sfila via, di lato e lui alza gli occhi al cielo, accogliendo sulla fronte le ultime gocce di pioggia, senza interferire, senza cercare riparo, anzi, beandosi di quel fresco contatto d'Autunno, nel quale si crogiola per un istante, forse un istante di troppo.

16:00 Ahmya:
 Così come era arrivato il temporale svanisce, sospinto lontano dallo stesso vento che sferzava volto e capelli la pioggia li saluta lasciando che il tiepido sole autunnale possa rischiarare non solo la giornata ma tentare di asciugare quando più possibile il terreno e tutto ciò che su di esso poggia. Non lo nota subito nemmeno lei che si limita ad avanzare con il ragazzo verso quel locale. Annuisce a quella prima puntualizzazione <ragazzo e mezzo> replica lei semplicemente. Non si definita più un bambino ma finché continuerà a contare così la sua età a lei continuerà ad apparire come un infante e non c’è giudizio in quel modo di porsi e in quella specifica, le va assolutamente bene così <ricorda che molti sono ninja e molti sono cattivi> non come lei. Lei che lo accompagna gentilmente a casa, gli offre il cibo e ci tiene a restare così vaga un po’ come il fumo che di solito esce dalla sua bocca <sai difenderti da solo?> domanda quando ormai sono arrivati in prossimità del locale. Appena la tettoia la ospita lei andrebbe semplicemente a far scivolare dalla sua spalla destra l’ombrello così da accoglierlo con la mano sinistra e poterlo sorreggere mentre la gemella va semplicemente a chiuderlo per poi riporlo nell’apposito spazio all’esterno. Non fa riferimento a quel cambio repentino del meteo al punto che agisce lasciando il persino il dubbio che se ne sia accorta. Piega appena la schiena mentre apre la porta di quel locale, inchinandosi in segno di saluto <konbanwa>. La voce segue i suoi gesti, palesandosi così al proprietario e scegliendo di andare a sedersi in un tavolino, non troppo in disparte ma al tempo stesso non troppo vicino al bancone e a possibili orecchie indiscrete. Subito, una volta accomodata con un rigore e tradizione, trascinandosi la stoffa della gonna, tenendo le gambe ben chiude, ginocchia incollate e inclinate verso destra, le mani vanno verso il menù [chk on]

16:15 Katai:
 Le nubi si diradano, ma i dubbi dell'animo s'infittiscono. Una scheggia di luce penetra la cortina uggiosa che si allontana, rischiarando il Mondo a gli occhi del giovane Uchiha. Quest'ultimi, però, rimangono bui e scuri, privi di una reale fonte di luminosità, che non sia quella densa e compatta dell'ossidiana, che rifulge solamente del chiarore riflesso. < Mpf > Sbuffa, accettando, suo malgrado, la considerazione altrui. Socchiude un istante gli occhi, contro le ultime gocce di pioggia, senza aprir bocca, ma gettando indietro la chioma corvina, prima di rimettersi in moto, intrufolandosi all'interno del locale con lei. < Come si fa ad essere ninja ed essere cattivi ? > Domanda, dal basso della sua innocenza, mentre la mano , quella libera dall'ombrello, si solleva verso il soffitto, in segno di saluto nei confronti del proprietario. Un gesto molto più moderno e giovane rispetto a gli ossequi che Ahmya rivolge alla stessa persona. < Non è una contraddizione ? > Incalza, lui, idealista e innocente: un connubio davvero pericoloso, se ci si aggiunge l'ingenuità tipica di un'età non ancora matura - almeno all'anagrafe - nello spirito. Quel che ha visto nell'ultima missione, di certo, è la sadica volontà di un Daimyo , capace di inscenare di tutto pur di farsi pubblicità, ma non è colpa di un ninja quello. < Sto provando a migliorare. > Ribatte, circa la sua domanda, non rispondendo realmente, non in maniera diretta,almeno. E quindi si accomoda, al medesimo tavolo della kunoichi, portando con sè l'ombrello, tanto caro e utile, appendendolo allo schienale della sedia, così da non essere costretto, con la mente, a ricercarlo al termine del pasto. Lo sguardo palleggia tra lei, le sue cicatrici ed il menù, che ancora non afferra. Esita. Non tanto per mera diffidenza, quanto più per sincera curiosità. < cosa prendi ? > Anticipa, anche se incapace di collocare in qualche modo i suoi gusti in una scala valutativa della persona.

16:27 Ahmya:
 Seduti ed accomodati lei sfoglia quel menù, gli occhi restano fissi su quelle pietanze alla griglia, alla piastra e tutto ciò che il cuoco è disposto ad offrire in una giornata grigia come quella, o che almeno era grigia. Lo sguardo non si scosta mentre Katai mostra tutta la sua fanciullezza in quelle poche frasi <il potere corrompe e chi più di un ninja può sperimentarlo?> la corruzione, quella di dieci anni fa crede, quella che ha portato ad una guerra, l’ennesima guerra. Infondo nelle guerre c’è sempre un cattivo, di solito è chi perde ed in questo caso sono loro. La sua esperienza è poca ma i racconti tramandati nel suo clan sono favole abbastanza credibili da averle permesso questa concezione del mondo, i cattivi esistono e sono proprio tra di noi, è raro incontrare qualcuno che ancora non riesca a vederla così <devi stare attento ai cattivi Katai> replica lei, che solo ora sposta nuovamente lo sguardo su di lui <ma io posso proteggerti> sorride, sorniona esattamente come prima. Infondo il male dipende tutto dal punto di vista da cui lo si guarda, per alcuni può essere bene. Nessuno le ha mai detto che è cattiva ma è convinta che esista al mondo qualcuno a pensarla così. <Gyoza di carne alla piastra> replica seppur adesso i suoi occhi e il suo volto sia diretto verso il cuoco dietro al bancone, non ha molti clienti a quest’ora quindi è ovvio che sia pronto a raccogliere l’ordinazione <e una zuppa di miso senza pasta> per non ingrassare. Ora il menù torna a sul tavolo, senz’anima proprio come fino a qualche secondo fa, viene messo di lato in modo che non le dia fastidio e semplicemente estrae la sua pipa, la stessa della sera prima, dal lungo beccuccio d’osso chiaro dalle venature appena più scure mentre il braciere è semplicemente nero quasi ossidiana, dettagli che ora data la luce si notano.[chk on]

16:41 Katai:
 Si lascia cadere sulla sedia, dopo averne afferrato lo schienale e averla trascinata indietro, quel che basta per far spazio al proprio corpo, che , per quanto slanciato e longilineo, non presenta una massa tale da risultare ingombrante, almeno non fisicamente. E' lo sguardo che, invece, potrebbe sembrare tutt'altro che discreto. Non invade i suoi spazi di manovra, quanto più il suo volto, rimanendo fisso su quest'ultimo, seguendo la linea delle cicatrici che lo marchiano, quella degli occhi bicromatici che lo decorano. < ... > Rimane in silenzio, senza andare ad intaccare quell'assenza di parole che si crea tra di loro, in un'ambiguità sostenuta e , almeno da parte altrui, sembrerebbe quasi ricercata. Non che possa dirsi il più chiaro degli interlocutori, tantomeno il più disinvolto, ma è decisamente più diretto della sua dirimpettaia. < Il ninja usa quel potere per proteggere, per difendere, non per nuocere. > Parole forti, che esprimono un concetto fondamentale, almeno per lui. Un concetto appreso su i libri - e non quelli dell'Accademia, s'intende. Non batte ciglio, lasciando solo ora che la mano destra salga verso la chioma corvina, ispida e ribelle, andando a passare le dita tra i capelli, cercandone una sistemazione approssimativa, che, per quanto gli riguarda, basta e avanza. < Tu sei un ninja buono ? > Domanda, al suo indirizzo, senza sfiorare ancora l'ordinazione, tantomeno il menù. Attende una risposta e solo dopo andrebbe a voltarsi verso il cuoco. < Per me un ramen di carne.> Un classicone. Da buon Kono-..ah no, Otino.

16:49 Ahmya:
 Il discorso prosegue sulle stesse calme note mentre lei si limita ad estrarre dalla solita tasca ricava dalla scollatura anche un piccolo contenitore tondo in metallo, lo poggia sul tavolo e si limita ad alzare lo sguardo verso il ragazzo <sei ingenuo se credi che tutti siano così> replica semplicemente con la solita calma e la solita espressione, ancora una volta in lei non c’è alcun giudizio ma la voce appare lievemente più incrinata meglio di occhi si mostrano un pochino di più. Lo osserva in tutta quella sua ingenuità senza aggiungere molto altro se non un sorriso ironico verso il ragazzo <sono un ninja a volte sono buona e a volte sono cattiva> replica ancora una volta a quella richiesta in apparenza così semplice eppure pregna di interessanti risvolti <con i miei amici sono buona> aggiunge poco dopo tornando ad occuparsi di qualsiasi cosa abbia in tasca. Estrae una scatoletta di fiammiferi, spiegazzata, compressa e sicuramente consumata ma asciutta che in questo momento è molto importante. Senza più prestargli molta attenzione si limiterebbe ad aprire la scatoletta metallica, anch’essa consunta dal tempo, rovinata e un tempo placcata di un colore dorato alternato a dei bordi che forse erano neri. La svita come si farebbe con un tappo della bottiglie e ne mostra il trinciato all’interno, un forte odore dolciastro e pungente viene emanato nel momento stesso in cui la scatola va ad aprirsi <sono molto cattiva con chi tocca i miei amici invece> aggiunge sempre mentre è intenta a spostare il trinciato all’interno della pipa. Lo riempie per bene pressando sì ma non troppo così da permettere all’aria di passare abbastanza per alimentare la futura combustione ma non per spegnere le braci che andranno a formarsi. Con estrema cura e attenzione compie quei gesti che sembrano quasi automatici[chk on]

17:09 Katai:
 Si sporge in avanti, andando a poggiare gli avambracci sul bordo del tavolo e congiungendo le mani tra loro, poco più avanti. Le spalle lievemente anteposte, il dorso curvo, la schiena flessa. Le gambe, invece, rimangono divaricate sotto al tavolo, distanti l'una dall'altra, ma con i piedi ben poggiati a terra, su quel pavimento consunto, calpestato da decine e decine di avventori ogni giorno, probabilmente. Ogni giorno di Sole, almeno. Oggi, invece, non è molta la clientela del bar, motivo per il quale la sua voce, seppur consuetamente bassa, non si alza di volume ed il tono non vibra, se non lievemente, in prossimità di quella breve risposta. < Sarò anche ingenuo ma è così che dovrebbe essere. > Chiosa, di rimando, finendo per abbassare lo sguardo sul menù lì di lato, senza averne apparentemente sfogliato neanche una pagina, ma comunque ben deciso su cosa prendere. Ed oramai la sua ordinazione è stata fatta, così come la conoscenza con quella kunoichi, dalla quale ha atteso a lungo una risposta. < Il villaggio stesso dovrebbe essere considerato un amico, da un buon ninja. > Una filosofia molto personale, sicuramente originale, ma lui, di fatto, tiene alla stabilità e alla pace all'interno di quelle mura, proprio come dovrebbe essere per ogni ninja che si rispetti, per ogni shinobi degno di quel titolo. < Perché scegli di essere cattiva ? > Sì, per lui è una scelta, è qualcosa di simile ad una decisione presa, un comportamento assunto e non una mera reazione fisiologica ad un contesto sgradevole. Alza gli occhi su di lei, che non molla un attimo, tenendo ben stretti i suoi gesti entro lo sguardo buio.

17:22 Ahmya:
 Finalmente ha finito di comprimere per bene il tabacco quindi eccola richiudere il contenitore e riporlo all’interno del Kimono dimostrando indifferenza verso lo sguardo altrui che sembra tenerla d’occhio con attenzione. Lo ascolta ma ha smesso di osservarlo ora che la pipa finisce nella sua bocca, ancora spenta. Il pacchetto di fiammiferi viene aperto, rivelando i pochi superstiti rimasti <non sempre le cose sono come dovrebbero> replica semplicemente mentre la mano sinistra regge il pacchetto, ora richiuso, di fiammiferi, nella destra il piccolo incendiario. Lo guarda di appena di sbieco un solo istante dopo quella frase prima di riabbassare lo sguardo, il mento rivolto verso il basso così che i suoi occhi possano osservare correttamente l’interno della pipa tra le labbra, retta tra i denti per il suo peso. Un gesto sicuro, deciso, lo scorrere della testina sulla carta ed ecco che con il tipico rumore e fumo il fiammifero s’accende. Ovviamente il cuoco non sembra molto d’accordo e a lei rivolge qualche parola per chiederle di smettere. Lei si limiterebbe ad ignorarlo andando a portare il fuoco verso l’erba contenuta nella pipa, un paio di boccate profonde e senza inspirata ed ecco che la pipa s’accende. Mentre la sinistra si porta a sorreggere l’oggetto per liberarlo dalla morsa dei denti lei lancia semplicemente il legno ormai spento lontano dal tavolo, che sia a terra o su qualche sedia non le importa. Anche a questo il cuoco manifesta poco apprezzamento. Un primo profondo tiro che viene inspirato e mantenuto nei polmoni un pochino e poi butta fuori, come se finalmente avesse ricominciato a respirare come si deve <mi ci costringono> replica semplicemente lei. Come unica risposta a quella domanda prima di tornare a guardarlo davvero, un sorriso sornione pian piano torna a dominare quel volto pacato <io difendo il mio villaggio dai nemici, questo non mi rende cattiva per chi è contro di me? Vedi Katai è tutto relativo ma devi stare attento comunque> ammette lei andando solo ora a fare un secondo tiro mentre il cuoco si avvicina con i piatti chiedendole di non fumare nel locale. Si volta verso di lui e butta fuori tutto, proprio come la sera prima, in faccia allo sconosciuto, quasi non rendendosene conto <tu sarai sempre il cattivo nella storia di qualcuno e quel qualcuno sarà il cattivo per te> scuote appena le spalle e andrebbe semplicemente a prendere un Gyoza caldo con le mani per poi buttarselo in bocca. Intorno a lei un acre odore, quasi dolce, il suo tipico odore a conti fatti, inizia a farsi strada [chk on]

17:35 Katai:
 Le ordinazioni raggiungono il tavolo, foriere di tempesta. No, non quella che imperversava là fuori fino a poco fa, ma quella che vola sulle parole del cuoco, tra imprecazioni e maledizioni in un linguaggio che fatica a tradurre, ma non a comprendere. < Mi scusi. La mia amica è un po' ..> cerca le parole, di fatto, in imbarazzo. < ..malata.> Mente, in tutto e per tutto, umettandosi le labbra un attimo dopo, mentre queste si vanno rinsecchendo per l'agitazione. Lo sguardo di supplica rivolto verso il cuoco. < La prego, lei ha bisogno di quella pipa.> Mente ancora, spudoratamente, gettando alle ortiche quel concetto di giusto e sbagliato. Ma non di buono e cattivo, no. Ed un attimo dopo l'odore delle pietanze si mescola a quello del fumo, che punge le narici e ristagna nel locale. < Hei ! > Le punta un dito, stavolta, un indice teso, adunco e sottile, indubbiamente pallido. < Non provarci con me stavolta ! > La avvisa, dopo aver lasciato sfilar via il cuoco investito dalla zaffata di fumo. Ed è ovviamente a quello che si riferisce, quasi ammonendo l'altra, un avviso. < O me ne vado. > Minaccia, serio in volto, ma non così serio nel tono. Il ramen che gorgoglia sotto il naso, le bacchette di legno da un lato e la mano destra che sfila lentamente ad afferrarle. < Nessuno è costretto ad essere cattivo. E' una scelta. > Commenta, senza guardarla stavolta, dal momento che i suoi occhi - e le sue narici - sono tutte per il piatto sotto il suo viso, che ora osserva con interesse, famelico interesse. < Io farò in modo che nessuno debba più difendere il proprio villaggio da qualcun altro. > Come ? Una Pace Assoluta, un profetico sogno, che non sembra capace di spiegare, non a parole almeno, non fin quando...< farò in modo che non ci siano più le Guerre che hanno costretto i miei genitori ad andarsene. > Eccolo il motivo personale. La ragion di stato.

17:45 Ahmya:
 Non si permette mica di smentire pubblicamente Katai che cerca in qualche modo di risolvere pacificamente la situazione anche perché a conti fatti non è che abbia detto delle varie balle, pur senza saperlo. Ha bisogno di quella pipa ed è in qualche modo malata per questo fuma così spesso, quale sia la malattia di preciso poi bisogna ancora capirlo. In tutto questo lo lascia fare masticandosi il gyoza con la bocca chiusa, per quanto scotti come l’inferno senza mostrare segni di dolore. Che la sua lingua sia insensibile o sia solo ancora abbastanza fatta non possiamo saperlo ma ci sono davvero tante spiegazioni per quell’atteggiamento. Lo osserva durante tutto quel discorso limitandosi a sorridere pacata in sua direzione <sì vedi se quell’uomo avesse provato a buttarmi fuori mi sarei dovuta difendere e quindi sarei diventata cattiva> replica come se stesse dicendo una cosa decisamente ovvia. Ovviamente prima di parlare ha deglutito rischiando di restarci soffocata, ma si sa che quella cosa che assume spesso mette davvero fame e poi si è fatto tardi <se un ninja cattivo volesse averti tutto per sé allora dovrei diventare cattiva anche io per aiutarti, capisci?> domanda ancora una volta. Un ninja cattivo, più usa quella parola più sembra perdere il significato originale, ma infondo bene e male non sono forse concetti del tutto astratti e personali? Il tutto si lega alla moralità e non esiste una morale univoca per tutti gli esseri umani. Scuote le spalle poi alla sua dichiarazione, senza sminuirla ma senza nemmeno prenderla troppo in considerazione. Un nuovo tiro da quella pipa mentre gli occhi vanno verso il soffitto e anche il mento s’alza. Qualche istante in cui inspira, stacca l’osso dalle sue labbra e poi butta fuori. Lo ha ascoltato. Quanto durerà non si sa. Sorride in pace con il mondo finalmente, molto più lontana del solito dall’essere la solita definizione di cattivo <puoi provarci> replica solo adesso tornando ad osservarlo[chk on]

17:56 Katai:
 Come lei sia capace di ingoiare un boccone bollente senza nemmeno lasciarsi sfiorare dall'idea di soffiarci sopra, non è possibile comprenderlo. Tantomeno notarlo. E' alle prese con il cuoco, quando lei addenta la prima porzione ed è solo in seguito alla dipartita dell'uomo che riesce a sbrogliare la propria condizione , tanto da potersi dedicare al resto, alla contingenza del momento. Nonché al suo ramen, ecco. < Nh ?! > Mugugna, nuovamente, lasciando che quel singulto vocale si stampi contro le labbra unite, giunte tra loro, spiattellandosi nell'aria silenziosa che aleggia tra i due. < Avrebbe avuto le sue motivazioni. > Esplica, per nulla indispettito, ma sicuramente ambasciatore di pace. < Sono le motivazioni a fare la differenza, solo comprendendo le motivazioni si possono capire e scongiurare le guerre. > E questo dove l'ha letto ? Da qualche parte, è ovvio. Una mente così giovane non potrebbe partorire un pensiero del genere, non da sola, non così. O forse sì ? Tutta la differenza del mondo risiede nella maturità spirituale di quella mente e la sua, per ora, non si mostra tale, almeno in apparenza. < Non si possono possedere le persone come si farebbe con le cose, Ahmya > E questo, poi, è tutto un dire. E anche qui, il piccolo Uchiha, quasi quindicenne, potrebbe mancare di maturità. < Ad ogni modo mi saprei difendere da solo. > Annuncia, ficcando entrambe le bacchette all'interno della brodaglia, arrotolando gli spaghetti di frumento e facendosi largo tra le fette di maiale e le due uova galleggianti. < Ci riuscirò. > Commenta, tra un boccone e l'altro. < Diventerò un ninja così forte da riuscirci. > Annuisce, sottolineando il concetto. E' una promessa ?

18:10 Ahmya:
 Ora che ha fumano andrebbe a prendere le bacchette, reggendo nuovamente la pipa tra i denti, per quanto le labbra coprano tutto quel faticoso lavoro. Le mani ora libere le permettono di separare con un suono netto e secco i due pezzi di legno, Fatto questo andrebbe a prenderle con la mano destra mentre la gemella torna a reggere la pipa, da cui prima però fa un veloce tiro. Mentre il fumo discende tra i suoi polmoni e pian piano porterà le sue palpebre a calare lei si limiterebbe ad usare la destra per stringere le bacchette al centro del secondo gyoza, la pressione è abbastanza per arrivare a tagliarlo nel mezzo, con precisione quasi chirurgica potremmo dire <oh se la metti così allora sono sempre buona> replica lei mentre la destra stringe metà raviolo che viene portato, solo dopo aver parlato, davanti alle sue labbra, eccola quindi soffiarci sopra e facendo ciò buttare fuori anche tutto il fumo, doppia utilità in un gesto solo. A questo punto un altro paio di sfiati per assicurarsi di non scottarsi nuovamente ed ecco che se lo infilerebbe in bocca. Lo masticherebbe velocemente prima di incoiarlo <come no? Io possiedo i miei amici> naturalmente lo ammette, sia perché come già lasciato intuire la natura dei suoi amici è decisamente particolare sia perché di fatto la sua mente è complicata. La seconda metà di raviolo viene afferrata ora e ancora una volta torna a soffiarci su <Katai dai grandi sogni, cosa stai facendo per realizzarli ora?> domanda semplicemente, anche quell’appellativo non sembra essere una presa in giro, dovrebbe ormai essersi accordo dalla sera prima, usa il nome e poi un dettaglio di ciò che le viene detto per chiamarlo [chk on]

18:23 Katai:
 Il mais nella brodaglia continua a galleggiare e andarsene in giro ovunque, impossibile da catturare con le bacchette, tranne quando viene irrimediabilmente intrappolato tra le pieghe degli spaghetti di frumento, trascinato con loro verso le fauci spalancate . I bocconi sono consistenti, tali da riempire la bocca, che però, nel masticare, rimane chiusa, educatamente chiusa. < Mpf ! > Sbotta, in un mero dilatarsi delle narici, che permettono all'aria di passare in quantità maggiori, in un tempo minore.E tutto ciò produce un suono veloce, un alito di respiro, che rotola giù per il naso. E' la sua unica risposta, assieme ad un debole e timido sorriso, che s'incunea al lato delle labbra, infossando la guancia omolaterale e finendo per assomigliare più ad una smorfia che ad un vero e proprio sorriso beffardo. < Può darsi. > Replica solamente, dopo aver ingoiato il boccone, che ora riscalda l'esofago e lo stomaco, premendo contro le pareti dei visceri, quando i pezzi di maiale , non ben triturato, finiscono per ingombrare il tubo digerente. < Cosa ?! > Alza gli occhi su di lei, all'affermazione stralunata che gli rivolge riguardo i suoi 'amici'. La fissa, con entrambe le sopracciglia sollevate verso la cima della fronte, dove i capelli corvini si drizzano e scompigliano, a più riprese. < Sto cercando di migliorarmi come ninja. > Continua, andando a rispondere alla domanda che gli viene posta. < Se non sono abbastanza forte, non sarò mai capace di difendere i miei sogni. > Rivela, sincero. < E poi, c'è una certa questione, prima , che devo sbrigare. > E rimane vago, perché i segreti sono tali e solo quando difesi assumono vero valore.

18:31 Ahmya:
 Apre appena la bocca così da permettere anche all’ultimo pezzo di quella porzione di gyoza di entrare nella sua bocca. Continua a masticare mentre lo osserva ogni tanto, più intenta a bearsi dei fatti suoi che altro. Alla sua reazione sbalordita si limita ad ingoiare mentre nel piattino vengono riposte le bacchette <Dovresti venire a trovarmi> replica lei <così li conosceresti> aggiunge ancora una volta riferita ai suoi amici, amici di cui lui fa quasi parte, viene già chiamato così ma cosa poi si nasconda dietro a questo termine è tutto da scoprire. Con queste parole eccola raccogliere il cucchiaio di legno con cui hanno servito la zuppa e limitarsi a raccoglierne un po’, accanto al suo volto, a sinistra, la pipa continua ad emanare del fumo, segno che ancora non si è spenta. Risale lentamente permeando pesante su quel tavolo, vista l’assenza di aria corrente e la consistenza di ciò che ha inserito. Bene o male sta drogando involontariamente Katai un’altra volta. Il brodo viene osservato qualche istante mentre si raffredda e poi semplicemente torna ad aprire la bocca per prenderne un primo sorso <cosa ti impedisce di lavorare per il tuo sogno?> domanda con estrema semplicità. Una nuova cucchiaiata giù e poi anche la pipa torna tra le sue labbra, alterna cibo e fumo con naturalezza, entrambi necessari in egual modo per il suo sostentamento in questo esatto istante. La domanda non contiene alcuna curiosità, lo lascia parlare, permette alla conversazione di proseguire senza mai introdurre un vero e proprio pensiero personale o del giudizio in quel che fa o dice, si limita a descrivere la realtà e a godersi il momento. Espira e torna semplicemente a mangiare[chk on]

19:16 Katai:
 Le bacchette affondano nella brodaglia, ancora e ancora. Gli spaghetti vengono arrotolati, infilzati insieme ai pezzi di maiale, quindi portati alla bocca, che ingurgita ogni cosa gli capiti a tiro. < Nh ? > L'ennesimo mugugno, l'ennesimo sussulto, di quel singhiozzo vocale che emerge tra le fauci e si schianta contro di esse, ermeticamente chiuse. < Non puoi presentarmeli, prima ? > Domanda, dubbioso. In fondo, la sua insicurezza sociale è tale da non permettergli una chiara e limpida conoscenza degli altri, non su due piedi, non senza qualche remora. E poi, c'è qualcosa di strano e sinistro in quel caso, qualcosa che esula dal semplice tono utilizzato dall'altra, da quel sorriso sornione che alberga sul suo volto con costanza e continua tenacia. E no, non sono neanche le cicatrici. Lui, abituato con Akainu, non ha di certo qualche riserva nel parlare con l'ennesima figura sfregiata. Mastica, e mastica ancora. Il ramen finisce per dileguarsi in fretta, tradendo la fame del giovane Uchiha, una fame che va oltre il mero bisogno fisiologico, forse scaturita da qualcosa di artificiale. Chi lo sa ? < Oh, beh. > Esita, lasciando che le bacchette, oramai obsolete, finiscano per posarsi di lato al piatto. < Un giorno, forse, te lo dirò. > Del mistero, anche da parte sua, quindi. E non di certo per alimentare una malsana e sadica relazione, quanto più per reale fiducia, per mancanza di conoscenza vera e propria. Non sa ancora se può fidarsi di lei, non le ha dimostrato in alcun modo di potersi aprire come fatto con altri - volente o nolente che fosse - e, in tutta sincerità, non sembra neanche intenzionato a farlo. < Ti ringrazio per il pranzo. Offro io. > Annuncia, alzandosi dalla sedia. < Ci vediamo. > L'ennesima promessa forse, che forse lei manterrà con maggior determinazione della passata. Forse no. Alza una mano, in segno di saluto, prima di avviarsi verso il bancone, così da andare a lasciare i soldi al cuoco per poi dileguarsi all'esterno. ( E N D)

Si parla di bene e male, Katai viene invitato per l'ennesima volta a casa dalla sua stalker personale