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Cicatrici

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con Katai, Ahmya

22:09 Katai:
  [Panchina | Interno] Un'enorme Luna argentea e gigante si staglia nel cielo sopra Kagegakure. E gli occhi di un giovane Uchiha sono tutti per lei. E' attratto da quel satellite proprio come una falena farebbe con una lampada nel buio. La sua luce fredda si riversa su ogni cosa al pari d'un mantello fulgido che rischiara le ombre. Tutte tranne una. Quest'ultima è assisa su di una panchina, nel Bosco Centrale, ai piedi della Torre del Consiglio, che sfida la sfera lunare per grandezza e imponenza. L'Ombra è vestita di abiti sciatti, umili, perlopiù monocromatici. Pantaloni lunghi, neri, che ampi e comodi discendono sino alle caviglie, dove sono stretti al corpo da un paio di giri di bende, tanto per rendere solidale la stoffa ai movimenti.A coprire il busto una maglia dalle maniche lunghe, del medesimo colore dei capelli corvini, dal colletto alto e circolare, che sfiora il mento aguzzo. I piedi, accavallati l'uno sull'altro, sono cinti da un paio di calzari ninja, delle tonalità del blu scuro. Dietro la cintola, all'altezza della natica destra, una sacca portaoggetti trascina con sè uno scarno armamentario: un fuuda con all'interno sigillato un tronchetto per la tecnica della sostituzione, un kunai - sì, uno solamente - due tonici per il recupero del chakra.e un tonico curativo, rigenerante. L'aria è frizzante, pizzica la carne laddove questa si espone alle grinfie del vento. Pochi passanti si avvicendano nel parco, motivo per il quale lui si trova lì, al riparo dalla mondanità, al riparo dalla calca del Villggio delle Ombre. Equip: kunai x1| fuuda con tronchetto x1|tonico chakra x2|tonico pf x1

22:23 Ahmya:
 La luna ha preso lo spazio della tempesta della sera prima e per quanto sia quanto di più lontano possibile rispetto a ciò che per lei è casa quell’astro è stato accolto come una piacevole sorpresa che l’ha spinta ad uscire dalla sede di clan, allontanarsi da quel che rimane della tribù e della famiglia per prendere le strade di quel nuovo villaggio, conquistato con sangue e sacrifici. Ha lasciato le sue attività quotidiane e si è messa in moto arrivando ora ad attraversare il bosco centrale, si gode la vista dei Sakura, per quanto non siano in fiore al momento, inspira profondamente gustandosi anche quell’odore di umido lasciato dalle recenti precipitazioni ma soprattutto il retrogusto invernale che l’autunno porta con sé. Le temperature stanno calando velocemente, spera presto di vedere la neve ancora una volta e macchiarla di rosso. Un sorriso sornione è sul suo volto mentre il mento viene portato verso l’alto, il passo che rallenta di conseguenza, mentre lascia che quei pensieri scorrano dentro di lei. Le palpebre socchiuse nascono la particolarità dei suoi ed invece gli abiti impediscono a chiunque la osservi di notare le due maschere sulla sua schiena. Indossa un lungo kimono bianco dal motivo floreale, rossi fiori di manjushage si rincorrono lungo tutto il tessuto, giocando con il suo corpo e le sue curve quasi androgine. Il fiore dei morti che la ricopre da capo a piedi, la classica piega del Kimono intorno al collo nasconde e mimetizza perfettamente il gonfiore della sua schiena. L’obi infine è rosso, legato in vita, si mescola non solo alla fantasia dell’abito ma anche a quei capelli che grigi ricadono lungo il suo corpo, accarezzandola e coprendola come una coperta d’inverno puro. Tra le mani una lunga e tipica pipa tradizionale, il beccuccio stretto e lungo, termina in uno sbuffo di fumo emanato dall’erba essiccata sempre accesa. Avanza così tra un tiro e l’altro, tra l’inspira ed espira necessari alla sua calma mentale e fisica. Appare estremamente rilassata e consapevole mentre da sola si addentra in quel naturale paradiso. Gli occhi socchiusi, così coperti dalle palpebre da nascondere il loro colore ad un primo sguardo, lei sembra non aver alcuna fretta o alcun impegno, si sta godendo la giornata, anzi la nottata [chk on]

22:38 Katai:
  [Panchina | Interno] La Schiena si reclina all'indietro, così che possa essere assecondato un movimento di massima estensione del tratto cervicale, tale da risultare quasi scomodo e innaturale, ma indubbiamente consono a quella figura giovanile, dannatamente giovanile, che siede su di una panchina qualunque, all'interno del Bosco Centrale.Le ombre lo nascondono, in parte. La luce dei lampioni,invece, rivela al Mondo quello che realmente è. L'oscurità, che smussa e confonde ogni contorno, ogni bordo, riesce ad amalgamarsi con gli occhi del giovane Uchiha, piantati nel cielo terso, contro quel firmamento dalla luce siderale. La Luna domina i tetti del Villaggio delle Ombre, dando sfoggio della sua magnificenza e attirando più di un'occhiata da parte del Genin. La chioma corvina, mentre le vertebre cervicali si spalmano sul bordo dello schiena, ricade all'indietro, pesante e volubile, ma incredibilmente spettinata, irta come un nido di serpi calpestate. < ... > Non una parola fuoriesce dalle labbra, mentre ora allarga ambedue le braccia, lasciandole sullo schienale della seduta, così da prenderne irrimediabilmente possesso, senza fronzoli , né remore. La sua insicurezza sociale lo porta sempre più di frequente ad isolarsi dal resto del Mondo, come se cercasse il silenzio necessario per rimettere in ordine le idee e le esperienze, cercando di darne un senso ed un filo logico, di venire a capo di qualcosa. Cosa, però, non è dato saperlo, visto che le sue elucubrazioni mentali rimangono tali e non vengono minimamente partorite dalle labbra rosee e ferme, strette in una linea sottile che solca il viso, poco al di sopra del mento - crocevia di quei lineamenti obliqui e ripidi. Non si avvede di Ahmya , tale è la sua fascinazione per il satellite argenteo, che pare averne calamitato completamente l'attenzione. [Euiqp: fuuda con tronchetto x1|kunai x1!tonico pf x1|tonico chakra x2

22:49 Ahmya:
 Il mento s’abbassa quel tanto che basta per tornare ad osservare la pace del luogo e la strada davanti a lei, già che percorre un sentiero probabilmente accidentato e sconnesso in qualche punto. Ai piedi i tipici sandali in legno, classici e tradizionali anche quelli, la pelle è coperta giusto da un paio di calze bianche e pesanti. Il braccio destro che regge la lunga pipa mostra appena delle cicatrici da taglio intorno ai suoi polsi ed intorno alle dita. A ben osservarla sotto alla luce si possono notare le stesse cicatrici sul suo volto dalla pelle di ghiaccio, una croce sul lato destro del volto disegnata da una linea parallela al terreno sopra agli zigomi ed il naso ed una parallela invece al centro della guancia che prosegue dritta fin sulla fronte. Lei una donna decisamente inquietante da incontrare di notte. A proposito di incontri mentre cammina una figura sciatta e abbastanza scialba incrocia il suo incedere, seduto sulla panchina quello che potrebbe tranquillamente venir scambiato per un bambino <i ragazzini a quest’ora non dovrebbero essere a casa tra le braccia delle loro madri?> chiede svogliatamente soffermandosi davanti a Katai. Verso di lui inavvertitamente sbuffa quel fumo dall’aroma dolciastro, agrodolce quasi. L’odore è molto forte e non assomiglia molto a quello di una sigaretta, anzi. Lo osserva puntando su di lui quel poco che passa dalle palpebre socchiuse limitandosi a fissarlo <ti serve forse un posto dove stare bimbo?> domanda ancora. La sua voce è pacata, calma e decisamente trasognante per quanto a conti fatti risulti lievemente stridula, probabilmente non la tonalità più amichevole per delle orecchie delicate, sicuramente non è un baritono. Si ferma davanti allo sconosciuto e lo osserva. Dalla scollatura del suo abito, sul collo, s’intravedono altre cicatrici ma soprattutto il copri fronte di ame portato come se fosse una semplice collana [chk on]

23:05 Katai:
  [Panchina | Interno] E' una voce a destare la sua attenzione, ancor prima della sua curiosità. Una nota stridula nello spartito bucolico del Bosco. Quella voce stride come un tasto di pianoforte pigiato male, ma è abbastanza simile a qualcosa di femminile da convincerlo del genere della donna davanti a sè. O quasi. < ?! > Le sopracciglia si sollevano, inavvertitamente, impossibilitato a controllare una reazione che scivola al di sotto della pelle di viso come corrente nell'acqua. Un verme di sorpresa che striscia tra i tratti obliqui e ripidi - addolciti solo dall'età - nascendo a destra e scomparendo a sinistra. E' tutto ciò che lascia intravedere ad un occhio attento, in una prima emozione che sussulta, quindi si ritrae. Qualcosa di sinistro, in quella kunoichi lo porta a serrare i pugni, d'istinto. E' il modo di agire che avrebbe un rapace colto alla sprovvista, pronto a svolazzare via, ma prima a stringere con più forza gli artigli sul proprio trespolo, indispettito. < Bim-coff. coff. > Tossisce, strizzando il volto in una smorfia contrita, portando la mano destra dinanzi alla bocca, coprendo quel gesto come farebbe qualunque persona educata. E , nonostante gli abiti che indossa , che potrebbe lasciar presupporre un lignaggio di tutto rispetto - nonché un attaccamento ai costumi più tradizionali - qualcosa di sinistro, che neanche le ombre riescono a celare, aleggia attorno a quella donna. < Bimbo ? > Domanda, retorico, dopo aver riacquistato la voce, vagamente rauca a causa dei colpi di tosse appena fatti. < Ho quattordici anni e mezzo ! > Replica, orgogliosamente. < Quindici il diciannove dicembre > Precisa, forte di quel calendario ben stampato in mente.[Equip: fuuda con tronchetto x1| kunai x1|tonico chakra x2|tonico pf x1

23:15 Ahmya:
 Non si scompone nemmeno un po’ vedendo l’atteggiamento altrui. Che si spaventi e si mostri come un rapace ci è abbastanza abituata a quella reazione, sa perfettamente di incutere timore con il suo semplice aspetto, eppure lei si trova così deliziosa ed elegante in quell’abito, sarà che la morta sembra avercela con lei ed essersi legata al punto tale da risultarle piacevole, sarà che l’odore dei cadaveri è tutto sommato piacevole ma tra il motivo floreale e il colore delicato dell’abito, oh insomma crede si intoni perfettamente alla sua pelle macellata < ho smesso di contare i mesi da quando non sono più bambina> replica lei sorridendo sinistramente diverta a quelle parole, alza appena le palpebre, aprendo abbastanza gli occhi da poter mostrare la differenza delle sue iridi, l’una dorata e l’altra di ghiaccio, oro e diamante che si mischiano rendendo il suo sguardo decisamente prezioso <quindi ragazzino di 14 anni e mezzo devo riportarti dalla mamma?> sorride ancora. Nemmeno nella sua mente è dolce, non ha mai provato ad apparire tale, si ama esattamente com’è, tremendamente inquietante. Le palpebre tornando a calare un poco nascondendo il grosso di quello sguardo quasi assente e un nuovo tiro viene preso da quella lunga pipa, ormai è chiaro che non contenga tabacco. I capelli ricadono davanti alle spalle mentre ciondola appena avvicinando il volto verso lo sconosciuto prima di risputare il fumo fuori, sempre in sua direzione non per dispettato ma mostrando quanto poca attenzione presti in merito <vuoi forse una caramella?> attende una risposta con il busto appena sospinto in sua direzione, quel poco che basta per mostrare, beh nulla è vestita rispettando la tradizione quindi quel movimento non mette in mostra nulla [chk on]

23:33 Katai:
  [Panchina | Interno] Solo ora pare osservarla meglio, solo ora sembra capace di mettere a fuoco ciò che realmente nasconde, tra le pieghe dell'abito, sotto la colata di capelli color cenere, nonché sul viso dagli occhi di colore diverso. < ... > In silenzio la osserva, stringendo le labbra per nascondere il serrarsi dei denti. Non è alle sue parole che si ritrae, quanto più alla sua stessa presenza. Eppure, eppure c'è qualcosa di interessante in quella sagoma, qualcosa che porta il giovane Uchiha ad essere stranamente curioso, ma non più del solito. < Ma..> Inizia, in una sillaba, quasi un'onomatopea che fuoriesce dalla bocca , rotolando lungo il profilo del mento ripido e aguzzo, come il resto dei lineamenti. < ..ma cosa hai fatto ? > Domanda, ammiccando verso le cicatrici che lei ostenta sul volto. E , non sarebbe la prima volta che la sua curiosità lo mette nei guai - almeno socialmente - con qualcuno. Tra l'altro a quel qualcuno dovrebbe anche parlare, dopo l'ultimo accaduto. Ora il collo è tornato dritto , in posizione più naturale su quel corpo longilineo e slanciato. L'odore di quel fumo che gli ha soffiato addosso si dirada velocemente, perso nei sospiri del vento che scorre tra di loro, separandoli di netto e cullando la chioma corvina del giovane Genin. < Ogni giorno in più è un giorno fortunato e andrebbe contato come gli altri. > Una prospettiva dannatamente triste o dannatamente infantile, il confine è sottile. Ma d'altronde, tra potenziali carestie, chimere alle porte e morti e sparizioni, Kagegakure non può dirsi un posto dove poter crescere spensierati e grati ai kami. < No. > Replica, secco e deciso, alla sua prima domanda. E non sta di certo lì a piagnucolare sul perché il tono sia tanto duro, sul perché la sua vita sia stata così ingiusta e una madre non l'abbia mai veramente conosciuta. Si limita a portare le sopracciglia verso gli occhi, stringendo lo sguardo contro gli zigomi. < Io ..coff. coff. > Fa per rispondere alla sua seconda questione, quando l'ennesima zaffata di fumo lo coinvolge, zittendolo in un paio di colpi di tosse. Gli ennesimi. < Hei , ma la vuoi smettere ?! > Sbotta, agitando la mano dinanzi al viso, come a voler scacciare una mosca troppo fastidiosa. E, data la vicinanza, questa volta non sembra ritirarsi, ma, tutt'altro, ne approfitta per saggiare da più vicino il volto deturpato.

23:43 Ahmya:
 Non che si faccia turbare o toccare dalla pessima prospettiva altrui, anzi continua semplicemente a godersi l’aria che porta con sé i primi freddi invernali e il fumo che scorre nel suo corpo. La sua aria resta estremamente rilassata <non sono domande molto carine da fare> replica lei che però non pare farsi turbare dalla curiosità altrui <ma sono belle vere?> domanda raddrizzandosi appena e sorridendo quasi fiera ed orgogliosa, quelle cicatrici non rappresentano combattimenti, non sono trofei da ostentare o qualcosa di simile, è tutto più semplice e banale, quelle cicatrici sono frutto delle sue azioni, premi o punizioni, incidenti o semplici necessità, sono semplicemente parte naturale di ciò che è dell’espressione di sé stessa <ma non posso dirti come me le sono fatte, solo i miei amici lo sanno> sorride ancora sorniona <tu sei mio amico?> replica poco dopo. Si raddrizza appena il ragazzo si agita un pochino di più, tornando a distanza di fumo da lui, lo osserva un po’ perplessa non capendo a cosa si riferisce, infondo come già specificato lei semplicemente non presa attenzione a chi finisce per respirare la sua droga <quindi non vuoi la caramella?> la mano sinistra proprio in quel momento appare da una delle pieghe di quel kimono, poco sopra l’obi lì dove la borsetta viene legata e nascosta, lì dove tiene molte cose comunemente reputate inutili. Apre il palmo della mano sinistra rivolgendolo verso il ragazzino e mostrando ora quella carta plastificata rossa, al suo interno è avvolta una caramella, il gusto è da indovinare provandolo. La tiene rivolta in sua direzione <comunque non dovresti accettare caramelle dagli sconosciuti> ed è dicendo questo che richiuderebbe la mano. Certo loro potrebbero essere amici. Resta quindi lì, in bilico su quella decisione che non sembra voler prendere. Mano chiusa ma comunque rivolta verso Katai. L’ennesima boccata viene presa da quella lunga pipa[chk on]

00:03 Katai:
 < M-mi dispiace. > Esita, sulle prime, salvo poi rinvenire , nel momento in cui, tra le pieghe delle sue cicatrici, oltre il profilo sghembo di quel volto deturpato, non nota rabbia o risentimento, tantomeno una reazione di attacco. Ed è la prima volta che gli accade. Non aveva mai incontrato una creatura del genere e la sua curiosità ne è testimone. < Ti fanno male ? > Domanda per domanda, non una risposta reale, quindi, ma indubbiamente indiretta. Quanto basta per lasciar comprendere come, il giovane Uchiha, abbia di che interessarsi a quella sfregiata. < Aspetta. Aspetta. > Mette le mani avanti, entrambe, quasi si aspettasse l'ennesima esalazione di fumo in sua direzione. < Perché solo ai tuoi amici ? > La domanda è banale, ma sincera, tremendamente sincera. < Hai degli amici ? > Incalza, ponendosi, di fatto, in una posizione ancor più precaria, ma oramai il danno è fatto. In fondo, anche Akainu ne ha e sebbene lui non possa annoverarsi come uno dil oro, è senza dubbio testimone della loro esistenza. < Tuo..amico ? Io ? > Pianta un pollice contro il proprio petto, sottolineandosi due volte: verbalmente e mimicamente. < Basta che la smetti di sputarmi addosso quel fumo. > Accetta, quindi, forte di quella curiosità che ancora non è stata sanata. E, per quanto l'aspetto altrui non risulti così salubre, è disposto ad assecondarla, pur di comprendere. < Potrei accettare la caramella, se tu accetti di dirmi come ti sei fatta quelle cicatrici. > Sì, perché l'ultima persona della quale non ha saputo un simile dettaglio, invece, è quasi finita in un sanatorio per colpa sua. Ed ora gli toccherà anche rimediare, in qualche modo. Allunga una mano , quindi, chiusa in un pugno e , incredibile ma vero, nella sua insicurezza sociale, qualcosa si muove, portando la spalla ad anteporsi, il braccio dritto, il gomito teso, fino a TENTAR>E di far cozzare le proprie nocche contro quelle altrui, entro le quali dovrebbe essere ancora chiusa la caramelle, sigillata in una presa di carne, ossa, sangue e cicatrici. E' un segno d'intesa, ovviamente, che, qualora accolto, sancirebbe l'inizio della relazione più stramba che Kagegakure abbia mai visto, almeno per ora.

09:50 Ahmya:
 La curiosità del ragazzo prosegue, non viene fermata dalla sua pacata e disinteressata reazione. Non prova nemmeno a comprendere le scuse e le sue reazioni, non le contestualizza <a casa ti picchiano spesso che sei così spaventato?> replica lei per tutta risposta piegando il collo verso destra mentre le sue labbra lievi si aprono lievemente, quel tanto che le serve per tornare a prende una boccata d’aria tiepida e calmante, inspira dalla pipa che tiene son la mano destra quasi elegantemente. Scuote il capo a quella prima domanda, il dolore è una questione decisamente relativa per lei, ma probabilmente si avrà modo di scoprirlo. Trattiene il fumo appena e solo questa volta alza la testa verso l’alto per poi espirare, non che questo metta completamente al riparo Katai ma almeno non viene investito in pieno, quell’odore chissà se anche lui ora inizierà a sentirsi più leggero, i muscoli più rilassati e la testa sostenuta da nuvole <perché a me piacciono solo i miei amici> replica sorridendo sorniona lasciando che le sue parole suonino ambigue, come di fatto tutto il suo atteggiamento <certo che ho degli amici, ne ho molti> continua quindi quasi vantandosene <due sono sempre con me, gli altri aspettano in camera> lo osserva sempre attraverso quella fessura a cui si sono ridotti gli occhi, non spiega mai completamente cosa intenda ma non sembra sia intenzionale semplicemente è disinteressata nel fornire dettagli per lei superflui. Sembra soppesare la richiesta altrui con un sorriso tranquillo stampato sulla faccia e poi eccolo quel contatto, la mano reagisce istantaneamente, appena viene toccata, quasi Katai avesse schiacciato un tasto, le dita di aprono, il palmo rivolto verso l’alto a mostrare nuovamente quella caramella, permettendo così al ragazzo di prenderla <alcune me le sono fatte in combattimento, altre sono state necessarie per la mia crescita, altre ancora le hanno provocate le bestie e alcune mi sono servite per motivi di studio> lei a quanto pare è una che rispetta i patti, almeno oggi. Attende quindi che lui sigli quella strana amicizia che forse non è proprio la più pura o sicura <come ti chiami amico spaventato?> domanda solo alla fine, come se si fosse appena ricordata di non conoscere il suo nome [chk on]

10:53 Katai:
 E'proprio il timore, quello che lei nota, che lascia spazio, lentamente, alla curiosità.Ha già avuto esperienza con esperimenti chirurgici riusciti male - e solo grazie alla Shinsengumi è riuscito a cavarsela - ma questo non sembra il caso. La donna appare in perfetta salute mentale - o quasi - almeno da quello che può capire lui, dal basso delle sue esperienze di quasi quindici anni. L'occhio clinico non è il suo forte, non sa riconoscere un'operazione chirurgica in fase di guarigione da una cicatrice datata, ma è chiaro, anche dalla mimica altrui, che quelle 'ferite' non sono motivo di lamento da parte altrui. < Capisco. > Commenta solamente, in seguito, riferendosi alla sua affermazione. E' una sola parola, semplice, pacata, quasi rassegnata, come se fosse costretto ad abbandonare il proposito di scoprire l'origine di quelle cicatrice ma poi...< !! > Il racconto della kunoichi devia a seguito dell'ennesima boccata di fumo, questa volta gentilmente diretta verso l'alto. E quell'odore però non smette di raggiungerlo, tanto da poter provare una tranquillità in più, una distensione psicofisica che lenisce i dubbi ed i mali dell'animo. E della carne. < Sei una kunoichi ! > Esclama, poco dopo la fine del suo breve monologo, notando il pendente di metallo che dondola sul suo collo, a guisa di collana. Un coprifronte. < Una kunoichi di Ame ! > [Attualità I]. < Aspetta..> Corruga la fronte, disegnando una ruga nella pelle pallida sotto la chioma corvina. < Io non vedo amici con te..> Ci ripensa, di fatto, tornando indietro su quanto lei ha precedentemente detto. E lo sguardo spazia anche a destra e manca, cercando, letteralmente, le potenziali figure enunciate dalla Kakuzu. < Io mi chiamo Katai. > Katai e basta, per ora. E questo va bene così, almeno per lui. < E tu ? > Ribatte, curioso.

11:06 Ahmya:
 A quanto pare non vuole davvero essere suo amico, solo un pochino amico ma non così tanto. Quindi eccola richiudere il palmo della mano quasi triste e delusa mentre la sinistra torna all’interno della piega del Kimono così da riporre quel dolcetto, che ora possiamo confessare essere fatto di zucchero e cannabis. Lui potrà anche pensare che sia mentalmente stabile ma molti non lo direbbero affatto semplicemente guardandola e poi magari annusando l’aria dolciastra intorno a lei, ma forse è il fumo passivo a corrompere gli altrui pensieri. Ad ogni modo completamente inconsapevoli di quali che siano i fili che muovono Katai si limita ad annuire a quella scoperta dell’acqua calda, infondo indossa il copri fronte <esatto> e così dicendo abbassa semplicemente lo sguardo verso il suo petto, non può notare il simbolo appeso come se fosse una collana ma va bene così, sa di averlo e probabilmente è anche convinta di osservarlo. Oh che bella la vita <e tu Katai sei un ninja?> domanda semplicemente con quel suo solito modo di fare, raddrizzando appena la testa, che ancora era rimasta piegata di lato, come se solo ora fosse riuscita a ricordare la pozione che aveva naturalmente assunto poco prima. Il sorriso sornione mai abbandona il suo volto mentre i capelli si muovono lentamente sospinti dall’aria fresca della notte, ormai l’ora si è fatta decisamente tarda <io sono Ahmya> pioggia nera. Non un nome bellissimo ma in confronto ai nomi ricevuti da altri membri del suo clan questo è quasi poetico e di buon augurio, non che le dispiaccia o si senta in qualche modo insultata dalla cosa, per lei è semplicemente normale essere circondata da persone che si chiamano sacrificio, bambina pericolosa e cose simili <non vedi amici non perché non ci siano ma perché non sai dove guardare> replica ancora una volta, scuotendo appena le spalle. Sono nascosti e lo sono molto bene, l’unica cosa che non apprezza di quel clan è che alla fine sembrerà deformata, la sua schiena ed il suo corpo pieni di maschera, insomma le piace quel fisico asciutto e androgino, magari però potrà impiantarsi un paio di maschere-tette [chk on]

11:20 Katai:
 La mano si ritrae, emulando il gesto altrui, in tutto e per tutto, dal momento che il pugno finisce nella tasca dei pantaloncini, mentre l'altro resta di fianco al corpo, sulla panchina un po' fredda, un po' umida - la vicinanza del laghetto, d'altronde, influisce su tutto, carne compresa. Non sembra il caso altrui, non pare soffrire di alcun brivido, nonostante il kimono non sia poi l'abito più adatto per una nottata d'autunno. Lui, tuttavia, non può certo metter becco, dal momento che veste, come di consueto, i soliti abiti, non così pesanti da risultare una vera e propria protezione contro il gelo umido notturno. < Sono un ninja di Kagegakure. > Sì, uno shinobi del Villaggio delle Ombre, diplomatosi nel Distretto di Oto, è vero, ma lui, si sa, è una Nota Stonata. La sua stessa affermazione stride nell'aria e nel silenzio che si crea attorno a loro, quando alla domanda giunge risposta. E poi null'altro. Una pausa, lunga, voluta e cercata, prima che il nome altrui risuoni tra di loro. < Ah. > Commenta, schiudendo appena le labbra, che rimangono aperte quel che basta per inalare ossigeno e aromi - che aleggiano attorno alla kunoichi , come nebbiolina densa,ma invisibile - e coraggio. < E dove dovrei guardare ? > In fondo, più lei risulta enigmatica, più il giovane Uchiha monta nella sua curiosità, a tal punto da alzare gli occhi su di lei, cercandone quelle iridi bicromatiche , per la prima volta, in un contatto istintivo e indiscreto, che dilaga come una marea nera, appiccicosa e insistente. Il mento lievemente sollevato, per colmare il divario d'altezze, dovuto soprattutto alle reciproche posizioni, così la chioma corvina che ciondola ai lati del viso, in un paio di ciocche più lunghe delle altre, incorniciando quei lineamenti obliqui e ripidi.

11:30 Ahmya:
 Quel Kimono che così leggero appare alla vista è in realtà solo l’ultimo strato di più veli sovrapposti ed invisibili agli occhi che non solo l’aiutano a mascherare la presenza dei suoi amici ma soprattutto tengono quel corpicino forse troppo magro al sicuro dall’aria sempre più fredda e gelida, l’autunno infondo sta per salutarli e lo fa sentire quasi con prepotenza quell’addio <criptico> replica e poi una risata sfugge dalle sue labbra, una risata che porta con sé tutto il distacco dalla realtà che prova ma soprattutto lascia che le onde sonore quasi s’incrinino macchiandosi di ghiaccio e sangue, stridendo delicatamente contro i timpani altrui, ancora una volta non è nulla di estremamente fastidioso ma stona con la realtà, Stona come il suo abbigliamento in quel mondo moderno, lontano da stile e tradizioni che lei invece sembra voler continuare a rispettare. Ride non tanto del ragazzo ma quasi più della situazione, non spiega nemmeno cos’abbia trovato di divertente in quelle parole, infondo sono tutti ninja di Kagegakure ormai eppure questo la porta a ridere. Nuovamente prende una boccata da quella pipa che ormai si sta spegnendo, ispira profondamente lasciando che i polmoni vengano pervasi e riempiti <questo è un segreto> replica lei ricambiando lo sguardo che quello che vorrebbe essere un occhiolino, non si noterebbe viste le palpebre socchiuse se non la stesse fissando in questo momento, il movimento risulta quasi impercettibile visto che il movimento da compiere è decisamente poco <le temperatura sono scese Katai ninja di Kagegakure> aggiunge tornando a buttare fuori il suo fumo, trattenuto per abbastanza tempo. Una boccata che finisce nuovamente in faccia al ragazzo, si è già dimenticata di quella richiesta <andiamo ti accompagno a casa e se non ne hai una puoi unirti a me e i miei amici> sorride ancora una volta sorniona lei, non che debba per forza fargli del male, le sue parole continuano a risultare strane, piene di non detti e messaggi nascosti ma in lei non sembra esserci l’intenzione palese di nuocere [chk on]

11:45 Katai:
 L'oscurità è oramai completa padrona del Bosco, intervallata solamente alle pozze di luce che i lampioni gettano sul selciato, su quei sentieri battuti e calpestati ,ma soprattutto durante il giorno. Ecco perché lui è venuto lì di notte. Ma la notte ha condotto con sè una sua creatura , tra le più sinistre, che, a gli occhi di un giovane e curioso Uchiha, è apparsa quantomai interessante. < ... > Non replica alla sua risata, che pare capace di raggelare il sangue di tutti, ma non quello del Genin, che , in quelle note stridule, trova qualcosa di rotto da indagare. < ?! > Un sussulto delle sopracciglia, lieve, fugace ; un fremito che balena negli occhi e quindi scompare. Così si palesa la sua unica reazione dinanzi alle parole altrui. < I segreti sono importanti. > E lui lo sa bene, in fondo ne è stato vittima ed ora ne è artefice. < Lo rispetterò. > Annuncia, senza annuire, ma lasciando che le sue parole suggellino quel patto, fino a data da destinarsi, almeno. < Hei , m- > Coff. Coff. Tossisce, nuovamente, quando il respiro si strozza sul nascere, riempito dal fumo della pipa che gli viene gettato addosso. < ..ti ho detto di smetterla. > La mano sinistra finisce per sventolare dinanzi al viso, cercando volutamente di scacciar via quell'alone grigiastro che è costretto a respirare, per qualche secondo. < Ho una casa, sì. > Mente, dal momento che l'unico buco in cui può riposare è un piccolo appartamento nella zona residenziale di Oto. Una stanza spartana, un monolocale, non troppo distante dal Quartiere dei Clan, ma neanche troppo vicino da potersi dire assiduo frequentatore. Il perché non abbia preso possesso degli appartamenti Uchiha non è dato saperlo, a nessuno, di fatto. L'ennesimo segreto. < Puoi accompagnarmi, però. > Propone, per non risultare scortese. < A patto che la smetti di gettarmi quel fumo in faccia..> Stranamente, però, la rabbia lascia posto alla calma, con innaturale velocità.

11:56 Ahmya:
 Il discorso ormai si sta avviando alla sua naturale conclusione ma infondo adesso sono diventati amaci e per quanto a lui possa anche sembrare un dettaglio in realtà è molto importante, certo non è detto che essere definito suo amico sia generalmente interpretabile come positivo ma poco importa <fammi strada allora io ti seguo> replica semplicemente a quelle parole. La pipa ormai si è spenta, non c’è più fumo che viene emanato dall’erba tagliuzzata ed essiccata all’interno, l’erba pipa ovviamente. Con estrema noncuranza si limita quindi a voltare il braciere verso il basso, il gomito sinistro poi viene spostato e piegato in modo da formare un comodo angolo sul quale sbatacchiarla per far sì che tutto il suo contenuto ricada a terra. Mentre inizia quindi a seguirlo verso casa per accompagnarlo con estrema e quasi assurda attenzione si dedicherà alla pulizia della sua pipa per poi infilarsela nel kimono insieme a tutti gli altri strani oggettini che pian piano estrae e rimette a posto. Cammina per lo più silenziosa osservando le strade e cercando di capire dove stanno andando, il suo senso dell’orientamento è ottimo nel suo quartiere ma per tutti gli altri ancora fatica, forse è anche a causa del suo modo d’agire da sociologo urbano, quell’incedere fino al perdersi all’interno del luogo, interessata all’osservazione umana più che a quella delle strade, attratta dalle interazioni come un voyeur in un bordello. Non che ora ci sia molto da osservare per cui si limiterà a scortare a casa il ragazzo, come un’inquietante madrina, il sorriso sornione che resta su quel volto dall’espressione pacata e rilassata, le palpebre sempre semi chiuse, i muscoli leggeri <ci rivedremo sai> lo saluta così lasciandolo alle porte di casa o dove vorrà prima di riprendere a muoversi trascinata più dal momento che dalla necessità, tronando forse all’alba all’interno della sua camera, infondo dovrà prima ritrovare la strada [chk on][end]

21:52 Katai:
 < Tu abiti nel distretto di Ame ? > Domanda, quando oramai si va alzando dalla seduta. Un colpo di reni, secco e deciso, lo distanzia dallo schienale e le mani vanno poi a poggiarsi su ambedue le ginocchia, facendo forza per issarsi in piedi. < Oplà.> Blatera, ergendosi in tutto il suo metro e sessanta, che sicuramente non è statuario, ma longilineo e slanciato. Un vero anziano nel corpo di un giovincello.La saggezza, però, non è il suo forte, almeno non in certi casi ed è così che finisce per affiancare quella sagoma cinerea che ha incontrato poc'anzi. Le dita si rintanano nelle tasche dei pantaloni, mentre un lungo respiro anima il petto, gonfiando la cassa toracica sotto la maglia scura e portando ad espandersi quest'ultima, mentre le spalle si alzano e si abbassano, al ritmo della ventilazione. Quando il refluo d'aria discende le narici, porta con sé dubbi, ansie e timori, che rotolano giù per il petto, proprio come l'anidride carbonica che accompagnano. In rispettoso silenzio, incede verso casa, diretto al Distretto di Oto, ma stranamente, non sceglie la strada più diretta, ma quella più tortuosa e lunga. Si concede del tempo per osservarla, di sottecchi, mentre sfila lungo le vie di Kagegakure, senza fischiettio, senza un balbettio, nulla che possa infrangere il meticoloso operato altrui, ma abbastanza concentrato sulla kunoichi da risultare sbadato nell'incedere. Forse lei potrà anche accorgersene, in diversi attimi, quando questo o quell'inciampo, denoteranno la distrazione del giovane Uchiha. < Ne sono sicuro. > Si limita a rispondere, all'indirizzo d'ella, quando oramai è costretto - ma anche un po' sollevato - di abbandonarla lì, sotto le porte di casa. E mentre sale le scale che conducono all'appartamento si volta, indietro, cercandola con lo sguardo, quasi avesse appena trovato una creatura interessante. Neanche fosse stato lui a sezionarla in quel modo osceno. (E N D)

In una notte di autunno , nel Bosco Centrale, Katai ed Ahmya si incontrano per caso.
Tra i due c'è un breve scambio di battute, dove emerge la curiosità del più giovane a discapito della criptica ed enigmatica figura della Kakuzu.
Una caramella viene rifiutata, ma il fumo passivo respirato dall'Uchiha è sufficiente affinché accetti di essere,infine, riaccompagnato a casa dalla kunoichi.