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Del passato di Oto e degli Uchiha

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con Sango, Katai

19:48 Katai:
  [Quarta Piazza| Panchina] Il Sole è oramai sull'orlo del trapasso. Il cielo s'è tinto di viola, arancio e rosso, ma ora tende verso il buio più nero, rischiarato solamente da qualche puntino luminoso di una distanza siderale. S'accendono le prime luci nel Villaggio dei Sei, ma lì, ad Oto, nella Quarta Piazza del quartiere del Suono, le luci non si sono mai spente del tutto. E' un connubio colori: le lanterne fuori dai locali, le insegne al neon più moderne e accattivanti, i riflessi nel vetro dei negozi; tutto si mescola al vecchio stile architettonico. Nasce , così, una commistione tra antico e moderno da far impallidire il miglior architetto del Villaggio. C'è chi, però, se ne cura poco, oramai avvezzo a quel panorama e , anzi, ne rimane in disparte, come una Nota Stonata, in uno spartito stridente, ma perfetto. La Nota in questione è un Genin dalle forme longilinee e slanciate, nascoste da abiti comuni e umili, perlopiù privi di fronzoli e decori. Non è possibile ricondurlo a questo o quel gruppo famigliare organizzato, non tramite le sue vesti, almeno, figuriamoci ad un clan. Indossa una maglia scura, dalle maniche lunghe, il collo alto e circolare. La maglia scende sino ai pantaloni neri, ampi e comodi, stretti alle caviglie da bendaggi di fortuna, ruvidi e rozzi. I piedi sono stretti entro calzari ninja dalle tonalità del blu scuro - unica variante cromatica in un abbigliamento perlopiù monocromatico. Dietro la schiena, sopra la natica destra, una sacca portaoggetti contiene il suo scarno armamentario: un kunai, due tonici, un fuuda nel quale è sigillato un tronchetto per la tecnica della sostituzione. Siede, appunto, su una panchina nel bel mezzo della Piazza, ma distratto da una lettura che tiene tra le dita,un piccolo libricino che titola "La Via dello Shinobi - Trova il tuo Bushido" [Equip: kunai x1|fuuda con tronchetto x1|tonico pf x1|tonico chakra x1]

20:02 Sango:
 Il villaggio delle ombre torna alla sua vera essenza, scura e tesa , rischiarata vagamente da una mezza luna senza identità, per metà viva e brillante, per metà scura e ombrosa, due parti della stessa medaglia, e nessuna delle due parti ha la meglio sull'altra. Un tonfo sordo, tacchi che stridono perfetti sul tetto di una delle casupole che aprono la loro vista alla piazza centrale della nuova Otogakure, li ove la statua di Kioshi Uchiha pare osservare con estremo disgusto il posto che gli è stato donato. Quei lineamenti scolpiti nella pietra somigliano così tanto al vero capo clan che la riportano indietro nel tempo, ai tempi in cui anche lei divenne una Shinobi del Suono. Un altro tonfo, un rumore di vestigia che sibilano al vento molesto per atterrare leggiadra e perfetta quasi di fronte alla stessa pietra, non così lontana in effetti da Katai stesso. Un kimono meraviglioso l'avvolge, ottima la fattura di quell'azzurro gelido da parere ghiaccio, o meglio, pioggia stessa, nei suoi rivoli e intrecci di colore che la portano fino al blu più scuro lungo le maniche larghe che sfiorano i polsi, e alla gonna che poco scende oltre i glutei, lasciando le gambe pallide nude. La cintura alla vita regge la veste perfettamente, d'un colore intenso e pesante che riporta al sangue versato da ore, di quel rosso intenso da parere quasi nero. Un richiamo alla lunga chioma relegata a forza in un alta coda di cavallo sul capo, pochi sono i filamenti che sfuggono alla presa, facendo da perfetta cornice al viso di una donna congelata in un età non distinguibile - potrebbe passare per una venticinquenne, una trentenne anche - e dalle azzurre del cielo che fissano intensamente prima Kioshi e solo ora vagano intorno a sè. I tacchi che la sorreggono strisciano sulla terra impazienti, la lama al proprio fianco sinistro che sibila come se volesse essere liberata.. una katana rivestita da un legno intarsiato di figure animalesche, una tigre per la precisione. Se il giovane Katai non ha alcun simbolo da portare, la rossa non è della stessa risma, porta con fierezza cucita sulla schiena, il simbolo di una gru di carta, il legame col proprio clan, un legame che ha unito il villaggio del Suono a quello della pioggia durante l'ultima guerra. < non è nemmeno qui > un sibilo basso, lievemente roco, la voce matura, sicura di sè, ma sbeccata da qualcosa di fastidioso che vuole celare.. [chakra on][equip: katana]

20:39 Katai:
  [Quarta Piazza| Panchina] La testa china sul tomo che artiglia tra quelle dita adunche e sottili, pallide - proprio come il resto della pelle, che si nota in netto contrasto con l'abbigliamento scuro e la chioma corvina. Lo sguardo è basso, tra le pagine del libricino, scivolando di kanji in kanji, sino a superare una pagina dopo l'altra, ma con estrema lentezza, incredibile calma - almeno apparente. I capelli ondeggiano al ritmo del vento soffiato, ispidi e ribelli, quantomai indomiti , come un nido di serpi irretite. Siede, però, non sulla panca della panchina, bensì sullo schienale, in posizione sopraelevata - al pari di un piccolo corvo nero, appollaiato sul proprio trespolo. La schiena è curva in avanti, in modo tale da poter poggiare i gomiti sulle ginocchia, flettendo il busto ai gradi estremi, così l'anca,quasi schiacciando l'addome contro le cosce. La concentrazione nella sua lettura è tale da poter ignorare il resto della Piazza in tutta libertà, fatta eccezione per ciò che gli accade proprio in prossimità, come l'atterraggio di Sango sul terreno poco distante dalla statua di Kioshi, di fatto poco distante dalla panchina dove siede. < Nh ?! > Quella sagoma blu è una chiazza nel campo visivo periferico, tale da attirare la sua attenzione per il frangente d'un attimo.Quelle che si sollevano dalla piega del libro sono onde di pece, due per la precisione, incastonate nelle orbite. Le iridi dilagano sulla fonte di quel fastidio visivo, indirizzandosi verso la Rossa, insistenti, indiscrete, quasi volessero scavarle nel volto senza muovere un labbro.

20:56 Sango:
 Nota Katai? Non subito di certo, lo sguardo vaga insistente verso ogni essere respirante che vi è nel proprio raggio di azione, ma alla fine anche le proprie, altezzose, iridi azzurre violentano il viso di quel giovane moro. Non lo riconosce, ovviamente, consapevole che molti nel villaggio del suono osano somigliare l'uno all'altro : capelli scuri, occhi di tenebra. Nulla di nuovo, se non per quello sguardo indiscreto che le volge e che attrae anche la propria di attenzione. Non un attenzione volubile, non è li per quel motivo o con quell'intenzione, ma un attenzione pregna di curiosità, sardonico un mezzo sorriso le volge sulla punta del labbro morbido. Il passo che muove le vestigia pregiate, il suono che rintocca armonico così come il cammino, la schiena dritta, il viso affilato sollevato ma lo sguardo poco più basso proprio verso lo sconosciuto, sicura, tremendamente sicura di sè, arrogante perfino per come si ciba di ogni centimetro, metro che li separano, fino a posizionarsi diligente d'innanzi la sua figura su quella panchina < buonasera > caldo il soffio che viaggia verso di lui, trascinando il proprio profumo, un misto di foresta, legno, ambra, gelsomino, un odore intenso che rievoca un mondo ancestrale e dimenticato < posso chiedervi una gentilezza? > sorride, falsa come poche, ma sincera nella richiesta, trascinando la man dritta all'interno delle vesti, li sul petto, per trascinarne fuori una foto di un ragazzo che potrebbe in effetti somigliargli, capelli scuri, occhi neri, uno sguardo però stanco quasi seccato < conoscete o avete visto questo ragazzo? > lento il polso va a voltarsi in modo che anche lui possa vedere quella foto, sempre che ovviamente non sia fuggito lontano e chissà dove. [chakra on][equip: katana]

21:10 Katai:
  [Quarta Piazza| Panchina] Il ninjaphone trilla nella tasca dei pantaloncini, distraendone l'attenzione per un momento. Non che non sia avvezzo a quel suono, non è una novità, ma indubbiamente riesce a trascinargli le iridi lontane dalla Rossa, almeno per un momento. Si prende il tempo necessario e sufficiente per infilare la mano destra nella tasca, estraendone il cellulare e visualizzare il messaggio ricevuto. Le dita armeggiano sullo schermo per rispedire al mittente poche lettere, qualche kanji sbrigativo, affermativo. < ... > Medita , pensieroso, sulle informazioni ricevute, ma ben presto l'ingombro ottico e cromatico di Sango diviene inevitabilmente calamitante. < ?! > Solleva entrambe le sopracciglia, sorpreso dalla sua presentazione. L'odore che reca con sé ne assedia le narici, in una zaffata improvvisa che si mescola ai fumi e i vapori della cena, servita in ogni angolo della piazza. < Buonasera > Replica, sul principio, in tono pacato, calmo. La domanda che segue è tanto retorica che il giovane Uchiha non si presta a rispondervi, ma alla seconda, invece, s'accende nello sguardo. Il suo occhio è diverso da quello del ragazzo nella foto: vivo, attento, curioso. Seppur buio. < Mnh > Mugugna, dubbioso, avvicinando lo sguardo alla foto, così il collo, lasciando indietro il cellulare, ancora nella mano sinistra ed il libro, tenuto nella destra. < Mi dispiace, ma non credo di conoscerlo. > Seppur gli risulti simile, per certi versi, non lo ha mai visto. < E' importante per lei..? > Domanda, mosso dalla solita curiosità, che lo rende più coraggioso, nonostante la sua insicurezza sociale che pregna ogni gesto, ogni parola - almeno nel momento della socializzazione.

21:26 Sango:
 Non si lascia distrarre da quell'apparecchio elettronico, il proprio è finito chissà dove nella propria casa, probabilmente è divenuto un nuovo gioco per la piccola bimba, dopotutto è li per qualcosa di decisamente più importante che dare adito alle chiacchiere inutili che le giungono sotto forma di testo. L'espressione che si tinge sul proprio viso è al limite nel momento in cui non riceve quello che vuole, quello che letteralmente pretende - collera, frustrazione, decisamente indispettita eppur non pare averla con quel giovane sconosciuto, non ancora almeno, tanto che si prenderà il proprio tempo prima che le gemelle rosse come gemme di fuoco tornino a far udire fino a lui la propria di voce < lo è.. > sospira riponendo velocemente la foto al suo posto, tra le piaghe della morbida veste, prima che torni di nuovo a sollevare le iridi per lui, la curiosità quasi del tutto svanita nello scintillio , un segno di nervosismo si esprime nelle dita che stringono la propria katana, nei denti che scivolano a torturare il labbro inferiore < si chiama Matono Uchiha > dona quella piccola quanto vitale informazione, magari il nome può dirgli qualcosa che possa illuminarlo e aiutarla in quella ricerca. Ma si volta lentamente, lo sguardo penetrante che torna al viso di Kioshi, così vicino eppure così lontano, così sbagliato < tutti gli Uchiha vengono qui, alla ricerca del loro ultimo grande capo clan > un sospiro caldo, una lieve nube che nasce dalle proprie morbide gemelle , si perde nei meandri della propria mente , ecco perchè è giunta di nuovo li < mi manca.. la vera Otogakure > un sospirare che sa molto di rassegnazione. [chakra on][equip: katana]

21:40 Katai:
 Un'Uchiha. Un altro. Sgrana gli occhi, sollevando le sopracciglia verso la cima della fronte, sotto quella colata di pece, ribelle, spettinata, scarmigliata sino alla punta di ogni ciuffo. < ?! > Un guizzo di sorpresa vaga al di sotto della pelle del viso, come una serpe che scivola via, furtiva e sinuosa, sgusciando allo sguardo. I lineamenti sussultano un attimo solamente, prima di ricadere nella consueta fermezza, una rigidità pacata, serafica. Le labbra leggermente schiuse, come cancelli di un inferno sepolto, taciuto, infatti non esce alcun verbo, ma solo le iridi nere possono raccontare, nello sguardo che si stringe, costretto tra zigomi e sopracciglia, quanto ha da nascondere dentro l'animo.Un nome che però non sa dirgli molto, non più di quanto abbia già fatto quella foto, che ora viene sventolata via, tra le pieghe del vestito altrui. La segue, come un falena farebbe con la luce nel buio, ma poi si distrae, nuovamente, ficcando il cellulare nella tasca dei pantaloncini, lasciando invece il dito pollice a tenere il segno nel libricino che continua a sostenere con la mano destra.La sua attenzione, ora, torna sulla donna che ha dinanzi, un volto senza nome, almeno per ora. < Conosco un Uchiha. > No, non lui, lui è solo Katai. < Forse lui può aiutarla.> Rivela il proposito ma non il nome, non ancora, ermetico tanto nei gesti quanto nelle parole. E' in seguito al suo dire, però, che la curiosità guizza con maggior veemenza, lasciandogli stringere le labbra, in una linea rosea e sottile, che solca il viso, poco al di sopra del mento. < Lei cosa ne sa di Kioshi Uchiha ? > Domanda, inquisitorio. <..cosa intende per vecchia Otogakure ? > Una domanda lecita, mossa con incalzante insistenza.

22:11 Sango:
 Si perde nei ricordi, lo sguardo vacuo, lontano, galoppa verso altri lidi così distanti da apparire come sogni ad occhi aperti, e pensare che avrebbe potuto andare avanti, dimenticarsi di tutto quel passato vissuto, iniziare una nuova vita, ma quale grande stronzata che possa esser questa lo sa benissimo, non potrà mai dimenticare il passato. < mh? > torna alla vita a quel dire, spostando di nuovo lo sguardo su Katai stesso < posso sapere come si chiama costui? > elegante nei modi, nelle movenze, di chi ha vissuto negli agi migliori, con i migliori insegnanti, ma qualcosa di selvaggio rimane sempre come un ombra che la segue, dalla mano che stringe convulsa l'elsa della propria katana, allo sguardo fiero e tagliente che gli dona con naturalezza . Non ne ha timore, non per lui almeno. < io? > solleva un sopracciglio e un sorriso torna alle labbra morbide, le gemelle che ghignano quasi < molto in effetti > lenta si muove di nuovo , verso la panchina < posso? > ma tanto ormai prenderà a sedersi, donandogli il proprio profilo, fissando intensamente la statua poco lontana, ignorata da molti, troppi in effetti < la vera Otogakure. Ricordo il villaggio del suono e i suoi abitanti > scivola lo sguardo su quelle poche e rare anime che ancora si avvicendano per quelle strade < è cambiato così tanto che non mi sembra più di sentire la vera essenza di coloro che vi abitano adesso > troppo mansueti, troppo civili in effetti < fui nominata Jonin del suono, un decennio fa ormai > più di un decennio in effetti, ma il tempo ormai è relativo per chi come lei ha vissuto incastrata tra la terra e il sonno etereo < fu proprio Kioshi Uchiha a nominarmi tale > lascia che adesso sia lui a rimuginare sulle proprie parole, consapevole di aver stuzzicato una parte della sua curiosità più recondita. [chakra on][equip: katana]

22:24 Katai:
 < Akainu Uchiha. > Devia così l'interlocutore verso altre sponde, più aperte al dialogo, forse. Forse semplicemente più vecchie, quindi con una conoscenza maggiore della popolazione del distretto di Oto - o almeno così si presume.Le porge l'ascolto necessario e sufficiente affinché la conversazione prosegua nel modo più fluido e cordiale possibile. Lo sguardo invadente, come inchiostro appiccicoso, si spalma sul suo volto, quasi volesse sommergerne i tratti, volutamente. < ?! > Le sopracciglia si sollevano ancora, entrambe, all'unisono, in un sussulto visibile, che spintona le orbite fuori dalle loro sedi. < ... > Non apre bocca, non in principio, lasciando calare un silenzio voluto e cercato, tra di loro. Non le fa spazio sulla panchina, poiché non ce n'è reale bisogno: lui , piccolo rapace appollaiato sul trespolo, occupa solo un margine laterale della seduta, ma non la sua interezza, tantomeno lo spazio sufficiente per ospitare una seconda figura: Saigo stessa. < Ma..> Rimane perplesso, per non dire allibito. I conti tornano a malapena, ma se così fosse, si ritroverebbe a parlare con uno dei ninja più anziani che abbia mai conosciuto. Forse il più anziano di tutti, ma non per mera età anagrafica, quanto per esperienza sul campo. < Lei è un ninja del Suono ? > La domanda, che suona quasi retorica, dal momento in cui la dichiarazione del grado altrui è stata ben chiara ed esplicita. Per quanto ne sa, però, potrebbe essere semplicemente l'ennesima squilibrata che si diverte a girare con una katana al fianco. Non sarebbe la prima, né l'ultima, probabilmente. < Ah sì ? > Ora, più dubbioso, il volto si indurisce, i lineamenti s'irrigidiscono e i tratti si fanno più scuri. La sua diffidenza emerge con prepotenza. < E mi dica, com'erano gli Uchiha del passato ? > Domanda, velando la sua curiosità dietro quel quesito inquisitorio. < Com'era Kioshi ? >

22:37 Sango:
 Siede con eleganza, composta, la schiena sempre dritta senza mai appesantirsi davvero, le gambe che si incrociano solo al livello delle caviglie, le mani che poggiano sulle cosce con estrema precisione, perfette le dita, la pelle nivea e pallida, ma ad un occhio più attento in tutta la pelle che si possa vedere , piccole e bianche cicatrici la incorniciano, simbolo di vecchie guerre e battaglie vinte ormai troppo vecchie per esser anche solo ricordate. Sente, percepisce lo sguardo altrui sul proprio viso, eppure non si volta, semplicemente continua a guardare davanti e intorno a sè, deliziata anche dal modo altrui, dove non v'è arroganza e mantiene quel parlare così educato come si conviene con una donna, con una kunoichi < è più complesso di così, mio giovane amico > mormora caldamente con quel mezzo sorriso sulle labbra < mi sono ritrovata a prendere una decisione molti anni fa. La libertà o l'oppressione.. scelsi la libertà, e la voglia di andare contro ad un'alleanza intera > scocca uno sguardo in tralice al giovane uomo vicino, più in alto di lei, e per quello dovrà allungare un poco il collo < Amegakure e Otogakure alleate. Io sono Sango Ishiba mio giovane, ma a quel tempo tutti mi conoscevano e temevano anche col nome di Byakko > ricercata in tutta l'alleanza invero, il nome dell'anello di Konan, portatrice ultima delle nuvole di Pain e dell'Akatsuki originale. Torna di nuovo davanti a sè, attendendo quelle domande che sa arriveranno, e le piace rinvangare quei ricordi dolci e amari, quelli che tornano ogni tanto a bussare al proprio capezzale < erano grandi Ninja. Possedendo l'arte oculare più infima e brutale, ma anche capaci di grandi arti magiche > lecca lentamente le labbra, una mano che scivola ancora alla katana giochicchiando lentamente < Kioshi è stato un grande ninja, voleva portare il nome del suo clan e quello del suono ai confini del mondo, a riportarli all'antico lignaggio. Sia lui che Nemurimasen mi hanno mostrato le loro arti oculari, le loro arti magiche, il katon loro essenza > sospira, di nuovo, ma non vi è dolore ne tristezza, solo una grande malinconia. < passai li il tempo più felice prima di questo inferno > a cosa si riferisca ancora, non è del tutto chiaro. [chakra on][equip: katana]

22:48 Katai:
 E' pronto ad una carrellata di bugie, fandonie magari. Ed è pronto ad analizzarne una ad una, con attenta e meticolosa osservazione, la stessa che dona all'interlocutore, del quale ora rimane in ascolto. Un ascolto attivo, attento. Misura ognuna delle sue parole come fosse l'ultima e ne soppesa il significato, profondamente. In silenzio, tutto ciò, dal momento che si limita ad ascoltare, lasciando che siano i ricordi - o l'immaginazione - a fluire tra di loro. Solo adesso, però, una flessione del pollice sul palmo, costringe il piccolo tomo a chiudersi di scatto, un tonfo sordo, che non disturba la loro conversazione, ma decreta il cambio di prospettiva futura, almeno nell'immediato. Sì,è deciso a prestargli attenzione, quantomeno per capire fin dove possa spingersi quell'estranea figura. Che siano buie o verità, lei è capace di attirare la sua attenzione, magnetizzandola sul racconto, incredibilmente vivido, almeno per una che è portata ad inventarlo. Che sia verità, invece ? A conti fatti, non sembra la tipica persona che si mette a raccontare frottole a gli adolescenti che incontra per caso, ma non si sa mai. La prudenza, in questi casi, non è mai troppa. Dall'alto in basso, come un rapace in volo sulla preda, continua a fissarla, porgendo l'orecchio al suo incipit. < Mi perdonerà , signora Ishiba, se non la conosco. > Sembra stare al suo gioco, non ancora totalmente convinto della veridicità del monologo. < Ma mi chiamo Katai e non ho memorie della vecchia Oto, né della Grande Guerra, se non quelle che mio nonno mi ha trasmesso..> E , magari, modificato mentalmente con uno Sharingan maledetto. La manipolazione dei ricordi e della memoria, di fatto, pare proprio uno dei poteri di quegli occhi.< Conosco la storia, studiata in Accademia, ma non ricordo tutti i particolari. > Rivela, tradendo le sue lacune in merito. < Perché definisce brutale ed infima l'arte oculare degli Uchiha ? > L'ennesimo giudizio, appunto, in negativo, circa il suo lignaggio, il suo clan. Ed ora, se così fosse davvero, vuole strapparle l'opinione di dosso. E quegli occhi neri, lo farebbero ancor prima delle parole, tale è il taglio di quelle schegge d'ossidiana, che si posano su di lei. < Cosa voleva Kioshi dal suo clan ? Cosa pretendeva dalla sua gente ? > Domanda ancora, incalzando il racconto altrui, volendone spingere l'immaginazione - o la verità - sino ai limiti del possibile. <..sta parlando di questo villaggio ? > Domanda, in merito alle sue ultime malinconiche e amare parole.

23:07 Sango:
 Non è li di certo per farsi credere o meno, nemmeno è consapevole di ciò che la testolina di quel giovane stia pensando e probabilmente non le interessa minimamente, ma perchè è lei, perchè troppo orgogliosa e ancorata ai nomi dei grandi e del passato, a suo modo lo è stata, grande, violenta figura di spicco in quella guerra atroce < non chiamarmi signora > lo imbecca sebbene non paia ancora davvero scontrosa, avesse utilizzato un altro termine adesso avrebbe già sguainato la katana come suo solito < Katai > ripete il nome, solita lei a non dimenticare mai ne un nome ne un volto, come un enciclopedia vivente < quanti anni hai ? > un sussurro quasi più dolce, le viene così naturale con coloro che abitano in quel loco, come se li sentisse come una specie di famiglia allargata < e come si chiamava tuo nonno? > le viene naturale ormai passare a qualcosa di meno informale, quando si entra in discorsi così intimi che spazzano naturalmente via la barriera dello sconosciuto e dei modi troppo raffinati, sebbene mantenga un tono delicato, cordiale, amichevole ma distaccato allo stesso tempo < oh mio caro, se avessi potuto vedere un kage e un sannin combattere con la loro arte > sorride ancora una volta < è l'arte che tutti vorrebbero, occhi come i loro hanno più valore quasi e perfino rispetto a quelli degli Hyuga > confessa senza farsi problemi nel dire quello che pensa < temuti e affascinanti, i loro segreti rimangono tali, eppure ho avuto la fortuna sfacciata di vederli nella loro vera grandezza > soppesa il tono di voce, come se si riferisse non solo alla grandezza in sè, ma a qualcosa di veramente reale, donando il dubbio infimo e più recondito ad un giovane che desidera conoscere < Kioshi non era un uomo di molte parole, scuro nel suo viso a riprendere i tratti di Sasuke Uchiha del passato > quelle dopotutto sono le fattezze reali che entrambi hanno sotto gli occhi < voleva riportare Oto alla sua grandezza suppongo, voleva scacciare le grinfie di Yukio Kokketsu, Tessai a capo di Kusagaure e di tutta l'allenza, non so quali cose gli passassero davvero per la mente... > tace, lasciando che per un attimo il silenzio sia di aiuto al giovane < ma so che teneva davvero al suo clan, per questo ci somigliavamo molto > la mano che continua il suo giogo con la spada, il vento che trascina a loro la freddezza di un inverno ancora acerbo < questo? Parlo della vera Otogakure, quella scavata nelle fondamenta, quella crudele e bagnata dal sangue > e adesso lascia che ci sia il tempo per lui di imparare qualcosa che non si legge nei libri . [chakra on][equip : katana]

23:22 Katai:
 Solo ora assesta la propria posizione sullo schienale della panchina. Il busto si drizza appena, estendendo l'anca di qualche grado, giusto quello sufficiente a portare i gomiti sulle ginocchia ed entrambe le mani accostate tra loro, in un intreccio di ossa, sangue e pelle. Il libro, infatti, viene riposto nella sacca portoaggetti, la stessa che reca dietro la cintola, all'altezza della natica destra e nella quale il tomo viene lasciato cadere , in un tintinnio metallico, che tradisce la presenza del kunai all'interno. Ora, anche nell'apparenza, sembra dedicarsi completamente al racconto dettagliato della Rossa, fin troppo dettagliato per essere semplicemente immaginato. Dove più rimane sul vago, però, è nel descrivere davvero cosa pensa di quel doujutsu caratteristico e tipico del suo clan. Non gli basta, infatti: che sia finzione o realtà, illusione o verità, vuole capire cosa può fare per modellare l'opinione altrui circa quel retaggio genetico che porta nel sangue, anche lui, anche adesso. < Ho quattordici anni e mezzo.> rivela, in un tono di voce pacato e calmo, ma perlopiù grigio, privo di enfasi. < Ho memoria soltanto delle risaie di Oto, dalle quali proviene la mia famiglia, delle quali mio nonno si occupava. > si sofferma, trattenendo un respiro più lungo degli altri. < Akio, si chiamava Akio. > Il verbo al passato prossimo, poiché è ancora calda e cocente la scomparsa del congiunto. < Cosa sa lei degli occhi degli Uchiha ? > Incalza, ora, in tono più netto, marcato, quasi infastidito da quella mancanza di fiducia nel monologo altrui. Vuole sapere e vuole sapere ora. Tutto si traduce in uno sguardo fisso, insistente, che plana dall'alto sulla chioma rossa dell'interlocutore. <..e teneva anche alla gente di Oto ? > Domanda, quasi senza lasciarla finire, come se per lui contasse ancor più del resto, proprio quella risposta. < ..teneva anche alla pace del villaggio ? > si ritrae, poi, perplesso. < Oh no, mi riferisco a Kagegakure. > La corregge. < Per lei è questo Villaggio dei Sei l'inferno ? >

23:37 Sango:
 Che lui si muova, respiri o faccia anche solo un minimo movimento , per lei è come se lo vedesse senza nemmeno guardarlo davvero. Non ha bisogno della mera e sola vista per trattenersi in quella posizione, se sta li comoda e calma è perchè sa di poterlo fare, che non ha nulla da temere, non ora che il Taijutser è tornata alla loro casa a protezione < mmh > soppesa quell'età e il calcolo viene facile da fare < avrai avuto tre anni circa a quel tempo > per gli altri il tempo viene così facile, lei che invece dovrebbe essere vicina alla mezza età non li dimostra affatto nella pelle, sembra sempre così giovane < le risaie.. in quelle vicinanze c'erano le prigioni dell'alleanza > sospira, le dita che scivolano sul proprio di viso, raccogliendo alcuni filamenti di sangue dietro l'orecchio < fui una di coloro che liberarono chi vi era dentro > una presa di potere quella e una dichiarazione di guerra < quasi sento ancora le grida, sento l'odore del ferro e del sangue, la libertà stessa dopo chissà quanti anni nella reclusione di una misera cella d'orrore > un roco ringhio, basso, ne nasce proprio dal petto quasi fosse un animale selvatico, e tutto di lei lo direbbe, e nulla di lei lo confermerebbe. Sebbene paia rilassata, sembra anche pronta a scattare, come una tigre rossa sul chi va la , mai davvero pronta a chiudere gli occhi e dormire profondamente nel proprio regno < so molto, e so anche poco > ha visto il loro potere scendere in campo con i più grandi uchiha mai esistiti in quegli ultimi decenni, eppure i segreti le rimangono oscuri, fuori dalla propria portata < i segreti di un clan devono rimanere tali, e io che so troppo.. > si, torna a voltarsi per lui < non donerei a chiunque segreti di tale portata, non credi? > nulla è gratuito, nulla viene regalato, serve tempo, sangue e sacrificio per qualsiasi cosa, e lei lo sa bene < io? > appare sorpresa per la prima volta, nessuno mai le ha mai domandato qualcosa di così importante e fondamentale da esser scordato < come la gente di Oto teneva alla gente di Ame. Si tratta di confini strani Katai > lo richiama col suo nome, quasi a farlo suo, suo amico, sua essenza < non ci siamo mai incrociati, le nostre genti si sarebbero ammazzate se messe l'una contro l'altra > quella è la base d'una guerra dopotutto, alleati e nemici che si distinguono, ma gli alleati non per forza sono amici < ma ho provato rispetto per voi, se questo può rispondere alla tua domanda > e quello, il rispetto, non viene guadagnato per mera forma o nome, ma qualcosa che vive e si raccoglie nel tempo. < la mia stessa presenza qui, adesso, è un segno di rispetto verso coloro che ho conosciuto. > ne ha riconosciuto il valore, la forza, il desiderio, fino a diventare quasi una di loro < la pace non esiste senza il dolore. Se non si affoga nel dolore, nessuno di noi può trovare la pace > parole forse enigmatiche ma che per lei hanno un grande senso e un grande significato < .. volevo che questa fosse la mia nuova casa sai? Riposare, togliere il mio coprifronte, il mio clan, fare quella vita che ho sempre desiderato.. > rimane celato quell'intimo desiderio, tropo personale anche solo per esser enunciato ad alta voce < ma il richiamo alla mia terra è sempre forte... e > si, torna in piedi infine in un moto delicato ma preciso, per volgersi proprio nei confronti dell'Uchiha < non posso dimenticare, non voglio dimenticare > uno sguardo intenso, tempesta e fuoco che si mescolano nella voce morbida e dolce, nello sguardo freddo e duro a scavare non solo l'anima ma a volerla estirpare e fare propria. Egoista, sempre. [chakra on][equip: katana]

23:58 Katai:
 < ?! > Le sopracciglia sussultano, all'unisono, dinanzi ai particolari snocciolati dall'altra; dettagli che non passano inosservati e risultano quantomai espliciti. Fin troppo per poter essere solamente frutto dell'immaginazione altrui. Se anche fosse - perchè una piccola parte di reticenza e dubbio rimane ancora, come un tarlo che scava nella sicurezza e nell'anima - sarebbe davvero condito di ogni ricetta, quel racconto che lascia proseguire senza intoppo alcuno, troppo preso dall'osservare con chirurgica precisione i particolari che l'altra elargisce. < Non pensa che l'Alleanza fosse un baluardo a protezione della Pace ? > Sfida la sorte, in barba alle nozioni studiate all'Accademia, rivelando una personale interpretazione dei fatti. Lui, una Nota Stonata, shinobi del Suono solamente per mera formazione, ma prima di tutto shinobi di Kagegakure. Assesta le natiche sullo schienale della panchina, cercando e trovando una posizione più comoda, più stabile, sicuramente migliore della precedente. Eppure il corpo non si muove, non va oltre il mero bisbiglio della postura, che tradisce una certa curiosità, vivace e vivida, tanto nello sguardo quanto in quelle spalle leggermente anteposte, in quel collo lievemente proteso in avanti, in direzione dell'interlocutore. < Mi consideri uno studioso. Sono un ninja di questo Villaggio ,ma ho a cuore il passato come il futuro..> Invero, è la ricerca della costante protezione del proprio Villaggio che lo anima e lo muove - per esteso, anche della sua popolazione. < Oh, io mi riferivo a Kioshi Uchiha, veramente. > si sofferma, volutamente, andando ad osservare l'altra sollevarsi dalla seduta, quasi in segno di commiato o imminente tale. < volevo sapere se lui teneva alla gente del suo villaggio, al suo villaggio stesso..> Inspira. Espira. < ..ma mi fa piacere conoscere anche la sua opinione. > si sofferma. < l'opinione di un Jonin del Suono. > Rimarca, volendo appellarsi a lei con quel titolo che pare aver davvero conquistato sul campo, in un modo o nell'altro. < sa, credo che sia giunto il momento di spezzare questa spirale di Dolore e Pace > non annuisce, non si muove d'un millimetro. < ..il momento per smetterla di cercare la guerra per fare la Pace. >

00:11 Sango:
 Soppesa quella domanda, quella della sorte che viene sfidata, ed infatti quello che ella lancia al giovane Uchiha è uno sguardo che trafiggerebbe anche le pareti più solide. Violento, scosso, di una tempesta e di un impeto, di un potere tale da volerlo solo mangiare senza nemmeno dire alcuna parola. Ma sarà questione di momenti, di svariati momenti prima che quello sguardo si allenti, che le spalle tese si rilassino < pace > pronuncia quella parola come se fosse la più schifosa mai detta, la parolaccia per autonomasia che le proprie labbra possano mai concedere < Yukio Kokketsu fece sprofondare il mio villaggio nell'oblio solo perchè voleva il nostro potere e la nostra posizione > infervorata si, ma si controlla, non grida, ma ogni parola risulta chiara e priva d'amore < ha distrutto il mio villaggio solo perchè lo voleva. Ha reso schiavi me e tutti i miei cittadini perchè ci ha ritenuto sempre e solo degli schiavi , perchè ha ritenuto per l'alleanza il nostro territorio valido, ma noi siamo stati sterminati, nel dolore e nel sangue > il ricordo rimane vivido, la vena pulsante scoperta e troppo stuzzicata < di quale pace parli allora? Quella dell'annientare popolazioni intere per i propri scopi? > retorica , ella che della storia stessa ne ha fatto baluardo, ultima ma non unica sopravvissuta a quel massacro . Un ringhio nasce dal petto, ne deforma il viso come fosse un animale, che stringe i denti, la mano in quella spada, perchè adesso rivive di nuovo quel momento . < tsk > scocca un breve sguardo a lui ma poi si volta, impassibile quasi, cerca il governo del proprio essere, stringe la katana ma non trema più .. la schiena dritta, lo sguardo fisso e lontano < Kioshi Uchiha ha sacrificato l'intera vita per Otogkure e per gli Uchiha > parole che risultano pesanti, pregne di troppo significato , e per quello torna a sorreggere lo sguardo scuro di quel giovane < il dolore non può essere estirpato, la rabbia, l'angoscia, la vendetta sono parte di noi.. e alcuni si fanno consumare da essi... > parla ad uno specchio, consapevole di ogni singola condizione appena enunciata < perdoneresti mai qualcuno che ha ucciso un tuo fratello? > nasce normale quella domanda ma scava lei, qualcosa di profondo a cui sta dando la caccia. [chakra on][equip: katana]

00:27 Katai:
 Solo ora emula le movenze dell'altra, finendo per sollevarsi anch'egli dalla posizione seduta in cui versava. La schiena si drizza, il busto si estende, così da guadagnare un equilibrio più stabile sulla cima della panchina. Solo allora le mani si poggiano sulle ginocchia, risalendo sino alle cosce, dove premono con forza, assieme alle gambe, per allineare l'osso sacro e l'occipite con i malleoli mediali. Solo una volta in piedi, sulla panchina , di fatto, si concede il lusso di rispondere alla Rossa, della quale ha ascoltato il monologo principale, < ... > Non una parola sfugge alle labbra, ora strette, sigillate, giunte. Inspira profondamente , gonfiando il petto e sollevando le spalle, andando a premere la cassa toracica contro la maglia scura, tirandone i lembi. < Capisco. > E' l'unico accenno di comprensione che elargisce, dinanzi a quello sguardo di fuoco, che marchia la sua anima con parole di ghiaccio. Ma tanto fredde da far ustionare il cuore. < Per lei, quindi, la Yugure è stata una salvezza e non una condanna per il popolo di Oto ? > Ben precisa la domanda, ora. < Sì, ma se Kioshi fosse qui, ora, cosa avrebbe fatto per Kagegakure ? > Domanda, balzando giù dalla panchina, in una piccola flesso-estensione delle ginocchia e delle gambe tutte, gettando il peso in avanti, allargando appena le braccia. < Ha sacrificato la sua vita per Oto e per gli Uchiha, ma cosa avrebbe fatto per la Pace e per il villaggio di Kagegakure ? > Incalza, volutamente inquisitorio, senza porre un freno alla sua curiosità. < Forse non lo perdonerei Sango-san, ma proteggerei a tutti i costi il suo diritto ad essere sottoposto alla giustizia e alla legge. > Annuisce, prima di alzare la mano destra in segno di saluto, un tacito saluto. < D'altronde, cosa saremmo senza le regole del villaggio a proteggerci ? Magari delle bestie come quelle fuori dalle mura..> E detto ciò, attenderebbe la risposta alle sue domande, prima di lasciare la discussione , fisicamente. ( E N D)

18:07 Sango:
 Si solleva di nuovo da quella posizione, ormai il tempo è passato, non serve che si intrattenga più sebbene sembri molto più pacifica dell'inizio, parlare e rinvagare quel passato le monta dentro un calore differente, come una madre che guarda dei figli allontanarsi < mh ? > solleva quel sopracciglio, si volta di nuovo in suo favore sistemando la katana al fianco e facendola tintinnare contro il fianco < io non ho mai fatto parte della Yugure, ho sempre portato con me le nuvole dell'Akatsuki > mette una distanza adesso, tra quell'organizzazione e se stessa < se fosse qui Kioshi? > ci pensa, soppesa quella domanda con attenzione < penso che tornerebbe di nuovo alla sua Oto > se l'ha fatto una volta, perchè non tornare di nuovo a farlo? Perfino lei sta indugiando spesso ormai con i pensieri . < stai pensando come una persona che ha solo abitato in questo villaggio e che non ha mai conosciuto altro > non lo rimbecca, ma qualcosa cerca di fargliela comprendere < parla con i vecchi ninja rimasti.. siamo pochi ormai, ma ognuno di noi ti darà uno scorcio differente del mondo che era la fuori, e di come la libertà si potesse guadagnare al giusto prezzo > solleva il capo verso l'alto, le nuvole si addensano lontano verso il proprio quartiere, quasi percepisce la pioggia, o meglio, il bisogno della stessa < le leggi sono create dai potenti, per i propri interessi. La giustizia non è mai unica, differisce sempre da dove si guarda > e lei quello lo ha imparato sulla propria pelle < Se sei tanto forte da permetterti l'estrema libertà ti consiglio di farlo.. > si ritrova a sorridere < sempre che non ti taglino subito la testa su un patibolo > ultime le sue parole, una specie di saluto ultimo prima che torni a correre e sparire per i tetti delle case del Suono. [end]

Sango incontra per caso Katai mentre cerca Matono.
Chiede informazioni al giovane Uchiha ,e davanti la statua di Kioshi Uchiha un passato viene alla luce : Uchiha e l'ultima grande guerra.