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La maschera

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con Nobu, Shizuka

22:24 Shizuka:
  [(?) -> Grattacielo 8 - Tetto] E chi cavolo ci è mai andata sul grattacielo? Che poi come si entra li dentro? Deve scalarlo utilizzando le sue abilità da ninja? Fortunatamente no, una volta giunta all'oasi ci ha messo un poco a trovare il posto giusto, ma poi è stata fortunata che qualcuno stesse uscendo dall'ingresso principale e la lasciasse entrare, con la scusa che stava andando a trovare un amico. I capelli li ha lasciati sciolti, coprendo gli orecchini, i fiocchi posizionati uno per lato. Il visino forse è ancora un poco tirato, sicuramente nella testa i pensieri si sono affollati in quei giorni, eppure quel messaggio che ha ricevuto l'ha si incuriosita ma l'ha fatta principalmente felice. Contrariamente a una settimana prima incontrare Nobu, un membro della Shinsengumi, non è più un qualcosa di fastidioso o ambiguo, quell'etichetta è stata strappata via dall'uniforme altrui e gettata nella spazzatura. Indossa un paio di jeans aderenti e strappati in più punti, lasciando la candida pelle visibile qui e là, ai piedi un paio di sneakers bianche, sul torso una maglietta a maniche corte bianca con stampate sopra essa, in ascensione sul fianco sinistro, una serie di farfalle colorate, abbastanza morbida da non esaltare eccessivamente le forme che restano comunque ben visibili. Dietro le spalle porta con se il solito zainetto nero, contenente chiavi, portafogli e strumenti da disegno. Accanto a lei svolazza la farfalla di sangue rosso, che si porta ovunque ormai, terrorizzata dal vederla sparire non appena quel contatto con le farfalle dell'ade sarà interrotto. Prende l'ascensore per salire in cima, anche perchè ci impiegherebbe davvero fin troppo ad arrivare fin lassù, eppure pare che l'ultimo livello debba farselo a piedi per arrivare proprio sul tetto, luogo che pare essere stato prescelto per parlare. Gli occhi verdi non dovrebbero metterci molto una volta giunta lì a trovare la figura di quell'altro, non saranno certo in tanti lì in cima. Fortuna vuole che non soffra di vertigini, anche se forse per un ninja sarebbe un grosso problema. Kimi sembra interessata a quel nuovo posto, le alucce vengono sbattute freneticamente muovendosi attorno senza toccare nulla. [Chakra ON]

22:44 Nobu:
  [Tetto del grattacielo 8] Serata tranquilla, così pare almeno, il cielo è ferito da quella luce della luna nuda, in mezzo a quella tela blu scura che, man mano che la giornata volge al termine, tende a diventare nero, come lui. Inquinamento che tuttavia non sembrano lasciare spazio a quell'evento naturale, tingendo il cielo di quelle luci artificiali dei palazzi, grattacieli e lampioni di cui quell'oasi si è acconciata negli anni da quando sono arrivati a Kagegakure, un oasi vera e propria nel cui potersi ritirare o vivere tranquillamente, lavorare in uffici e attività commerciali. Doveva essere la sua di oasi ma è veramente così? Trova dell'ironia nel fatto che i suoi genitori lo hanno portato lì appena giunti a Kagegakure, quando tutto questo non c'era e ora, dopo che ha perso tutto, è tornato lì lui stesso, ospite inizialmente e ora chi può dirlo, è tornato lì per vegliare, nascosto, sull'ultimo barlume di speranza, quella famiglia dalla quale è scappato, indegno. Quell'ultima oasi per la sua umanità. Non sono state giornate facili per lo Hyuga, ha tante domande, troppe per il suo bene: che ci faccio qui? Dovrei incontrarli? E se fossero disgustati dell'uomo che sono diventato? Non è cambiato niente da un anno fa, da quell'incontro in uno di quei grattacieli, prima di trasferirsi qui, quando aveva trovato un porto franco dove attraccare. Eppure eccoci qui, di nuovo. Si è nascosto, come ha sempre fatto ma le circostanze lo hanno costretto a uscire da quel nascondiglio e mostrarsi nuovamente per quello che è. Non ha una bella cera, sembra abbastanza deperito, le guance sono leggermente scavate, simbolo che da quando è stato dimesso non ha mangiato chissà quanto. Sotto le palpebre sono presenti delle occhiaie vistose, così come le sclere sono di nuovo rosse, per il mancato riposo ma anche per l'utilizzo continuo del Byakugan. Quello è il suo posto sicuro, dove si rifugia da solo a osservare i suoi genitori in pace, grazie a quel dono che ora, non si spiega come ha dopo che è venuto a sapere che non si innestano doujutsu sotto la torre del consiglio al passaggio di grado da genin. Non si avvede di Shizuka, non la sente neanche arrivare dato che ha gli auricolari in entrambe le orecchie con musica comunque non a volume altissimo e neanche la sua solita musica aggressiva. Veste con una maglietta a maniche corte nera con colletto a V, un paio di pantaloncini neri con dettagli rossi e niente a coprire i piedi, lasciando le infradito al di qua del cornicione. Già, perchè Nobu è seduto esattamente sul cornicione, con le gambe che ciondolano nel vuoto che lo separa dall'asfalto al piano di sotto. All'arrivo di Shizuka, avvicinandosi, potrà notare come il braccio sinistro in realtà è tenuto in una guaina sportiva nera, a tenerlo ancora al riparo lasciando che comunque si riabitui all'utilizzo dopo la frattura e le cure forzate. Una melodia proviene dalle labbra di Nobu, molto lenta, triste quasi < ... take me deeper than my feet could ever wander, and my faith will be made stronger, in the presence of my savior. > con quella solita voce abbastanza profonda. Le mani sono congiunte in mezzo al grembo e, non appena Shizuka sarà affianco, potrà notare come quel Byakugan è già attivo. Non batte le palpebre, non smuove neanche l'occhio, concentrato su un punto solo, un appartamento. Sta guardando sua madre, come sempre, fare chiamate per saperne qualcosa da quando l'hanno riconosciuto in quell'intervista pubblica. Chiama probabilmente la divisione centrale, chiedendo di Ryota senza ottenere informazioni tuttavia. Guarda suo padre mettere i soldi del lavoro da manovalante edile, nel salvadanaio. Osserva pure Momo, lo shiba inu famoso sui social, riposarsi sul divano, con il mento sulla coscia sinistra di Nora, sua madre. Tra l'indice e il medio della mano destra è accesa una sigaretta che in realtà è lasciata lì a morire, come se cercasse nei suoi vizi un pò di calma. [chk on][Byakugan II][https://www.youtube.com/watch?v=mPcLc9qgBS8]

23:01 Shizuka:
  [Grattacielo 8 - Tetto] Non ha fatto particolare attenzione a non farsi notare eppure il ragazzo non si accorge di lei, non si volge nemmeno verso di lei nonostante sia stato lui a chiamarla, a cercarla. Non si è accorta di aver detto qualcosa di evidentemente sbagliato prima di crollare su quella barella in ospedale, proprio al posto suo, dove è stata obbligata. Però le verdi lo trovano in fretta su quel tetto, seduto sul cornicione, gambe penzoloni verso l'esterno. Lo guarda da capo a piedi, l'espressione del volto il fare tranquillo, quella sigaretta che viene fumata. Non pare che debba preoccuparsi eccessivamente almeno non subito, inoltre si sono appena rimessi in piedi, non farà nulla di stupido. Il Chakra viene smosso nel corpicino, portato sotto le piante dei piedi così da darle una sicurezza in più, non fidandosi solo della sua agilità molto sviluppata ma volendo essere certa di non fallire. Si avvicinerebbe a lui, lentamente, i passi coperti dal suono di quella voce profonda che intona una melodia molto triste Si porterebbe sul suo fianco destro, andando a scavalcare la balaustra a sua volta, sedendovisi accanto, abbastanza vicino da sfiorare il corpo del cioccolatino. Kimi continua a farsi i fatti propri, mentre la Kokketsu allungherebbe una mano verso l'orecchio destro altrui, privandolo dell'auricolare da quel lato e provando a renderlo proprio. Se lui glielo avesse concesso infatti avrebbe usato quel dispositivo per ascoltare a sua volta il resto di quella canzone, quella storia che forse parla di quel ragazzo sconosciuto o quasi. Non parla ancora, non lo osserva nemmeno troppo a lungo, impossibile però non notare il Byakugan attivo, non più celato a lei. Seguirebbe quello sguardo puntato verso un posto che lei non è in grado di osservare, ma non importa, può immaginare, lei è molto brava in questo. << Cosa vedi? >> Domanda in maniera curiosa, senza voler interferire nel suo fare, un tono inaspettatamente dolce e stranamente non ha avuto troppi problemi di timidezza nel guadagnare quella posizione. [Chakra ON][RCA]

23:23 Nobu:
  [Tetto del grattacielo 8] Si accorge di Shizuka solo dal fatto che si siede accanto a lui. Le lascia prendere l'auricolare senza troppo interesse, non apponendo alcuna resistenza. Lui stesso di solito è quello a farlo con le cuffie enormi che porta la rossa. Il loro primo incontro è iniziato esattamente così, fuori da quel karaoke, lasciandole il suo di ombrello, godendosi la pioggia. Gli pone una domanda apparentemente semplice ma in realtà è una domanda complicatissima. Cosa vede è intrinseco nelle domande chi sei e dove appartieni in questo caso. L'espressione in viso è si calma, ma da un occhio più attento la Kokketsu può notare come in realtà sia vuota, non dimostra nessuna particolare espressione, nè nessuna emozione, lui che di solito è intenso e brillante come il fuoco, sembra invece ora che quel fuoco abbia consumato tutta la cera di quella candela che ne è l'essenza vitale del chuunin. Pensieri cupi, quei demoni del passato che hanno squarciato la psiche dello Hyuuga negli anni che gli bisbigliano nell'orecchio, anelando il baratro che sta sotto i suoi piedi, la fine a quella sofferenza. < Non lo so, dove dovrei...vorrei essere, tornare? > risponde non girando lo sguardo, ancora intento a guardare quell'appartamento. Il telefono vibra nella tasca sinistra del pantaloncino. Le mani sciolgono quel nodo, riportando con la destra il fondo della sigaretta alle labbra mentre la sinistra tira fuori il telefono. Il pollice si pone sul tasto laterale per mostrare l'anteprima del messaggio. Se Shizuka dovesse sbirciare potrebbe vedere il messaggio proveniente da un contatto chiamato Nora, non esattamente simile a Nobu se non per gli occhi, spiccicati al cioccolatino. Non gli serve abbassare lo sguardo, legge quel messaggio con altri tre non letti. Non si può leggere tutto dato che è l'anteprima ma cita " Come stai? Al telegiornale parlan..." prima di interrompersi dato che non lo apre tutto. Sblocca lo schermo, dandole quella spunta blu che le serve per aggrapparsi al pensiero che suo figlio è ancora lì da qualche parte, vivo. Il resto del messaggio parla di eventi gravi che sono accaduti e che vengono divulgati con la popolazione. La loro cronologia di messaggi è sempre quella, messaggi visualizzati senza risposta, ogni giorno. Alza il telefono al cielo, alla luna, scattando una foto di quel cielo, rispondendo con quella, prima di bloccarlo di nuovo. Non risponde mai a parole e non lo fa quasi mai in generale. Quando ciò accade sono messaggi vaghi, come questo. Sono vicino mamma, ti vedo, siamo sotto lo stesso cielo ma non sono più il tuo Ryota. Parole che nascono e muoiono nella psiche del Ryuuzaki. Ripoone il telefono in tasca, finendo allo stesso tempo quell'ultimo tiro di sigaretta lasciandola cadere giù. Solo ora abbassa lo sguardo, vedendola scivolare nell'oblio, seguendola fino all'incontro inevitabile con l'asfalto di sotto. < Non trovi strano come nessuno si accorga del dolore e tristezza... fino a che non è troppo tardi, quando si trasforma in rabbia e tu diventi un cattivo? > le domanda, alzando lo sguardo a guardarla, spento, vuoto. La musica intanto cambia su altre note, canzoni diverse che però esprimono lo stesso stato d'animo, andandoti a toccare nel profondo.[chk on][Byakugan II][https://www.youtube.com/watch?v=mPcLc9qgBS8]

23:43 Shizuka:
  [Grattacielo 8 - Tetto] In qualche modo quel messaggio ricevuto sul cellulare le ha suggerito due cose. La prima è che quella sua frase ha tocccato un tasto dolente, qualcosa di inaspettato forse agli occhi di quella ragazzina. La seconda è che lui vuole parlarne di quella maschera. Però in quel suo essere sempre gentile ed educata non sa se può sbirciare con forza in quella porta che ha aperto un poco per caso. La stanchezza, l'apatia su quel viso sono emozioni che scorge per la prima volta. Eppure in qualche modo ha paura di disturbare, di esagerare. Non lo fa mai, con Kan gli ha urlato contro, con Akainu gli ha lanciato addosso un treno in corsa. E forse la prima volta che scorge qualcosa di così tanto fragile da non saper bene come approcciarlo, temendo di raccogliere qualcosa che sta insieme per miracolo e romperlo in maniera definitiva. Ecco perchè solo quelle due parole fuoriescono dalle labbra femminili e poi si mette in ascolto, senza fissare gli occhi sul volto del Ryuuzaki. La risposta ottenuta è vaga, indecisa, come se nemmeno lui fosse certo di quanto detto: << Se è ciò che vuoi perchè non farlo? >> Stupida come domanda, posta a qualcuno che potrebbe eventualmente gettarsi nel vuoto da un momento all'altro. Eppure è la più spontanea, non comprende perchè non dovrebbe seguire i propri desideri, sono forse qualcosa di sbagliato? Lo intravede muoversi per leggere quel messaggio, ma testardamente il capo è volto verso un infinito non visibile agli occhi della Kokketsu, così non si avvede dell'anteprima, della donna, della risposta tramite forografia. Una è la costante, sembra che Nobu sia un'elemento complicato da gestire persino per lei, che a conti fatti ha sempre trovato un modo per arrivare al cuore e alla mente altrui. Cieca del fatto che probabilmente in qualche modo si è insinuata anche fra le rughe di quel ragazzo di colore. La sigaretta cade verso il basso, persa dalla vista verde ma seguita da quella più forte dell'altro, ma solo dagli occhi non dal corpo. << Dipende, ogni tanto può capitare. Tendenzialmente l'essere umano è egoista, perciò non si cura degli altri. >> Parole che vengono pronunciate guardando l'orizzonte fintantochè non si accorge che è lui a cercare lei con quegli occhi spenti. E per scelta vi si contrappone, rifilandogli un sorrisone infinito che coinvolge anche quegli occhi verdi. << Poi se qualcuno pensa che sia meglio nascondere dolore e tristezza perchè non vuole disturbare, allora diventa ancora più difficile notarli no? >> Le manine sono poggiate al cornicione come a sostenersi, in qualche modo lo sta punzecchiando, in maniera molto più delicata di quanto non farebbe con altri. << Tu non sei mai stato cattivo con me. >> Il sorriso è parzialmente sparito lasciando spazio a un visino fin troppo serio. << A meno che tu non sia stato gentile perchè: "è quello che farebbe un buono". Potrei offendermi se fosse così. >> Le virgolette le mima proprio con le manine, come ad enfatizzare il tutto. [Chakra ON][RCA]

00:12 Nobu:
  [Tetto del grattacielo 8] Domanda di fatto stupida, ma come può saperlo? A conti fatti Shizuka è una persona qualsiasi, una persona che per l'appunto sa solo quello che Nobu le fa sapere, interagendo con quella facciata che mette su. Il fato ha voluto che quella maschera di porcellana si crepasse, come già successo diverse volte, davanti a lei, in quella missione di vita o di morte, con quel commento che teoricamente avrebbe dovuto renderlo contento nell'immaginario della Kokketsu, ma così non è. Nobu non si nasconde per essere trovato, non è quel tipo di persona che vuole essere trovato e se ci si prova la reazione che si trova è violenza e fuga. Si tratta di un ragazzo estremamente elusivo, di una persona più fragile di quello che l'occhio da a vedere, ma forse non è così che sono le persone depresse? Quante ne conosciamo e quando ce ne accorgiamo? Spesso troppo tardi, quando si sono spinte oltre e non rimane che un rimpianto, una sensazione di vuoto e impotenza in quelli che rimangono. Domande come "Come ho fatto a non accorgermene prima?" oppure "Se solo l'avessi fatto, oggi sarebbe ancora qui con noi". Questa è la verità, spesso dietro alle luci più abbaglianti si nascondono le tenebre più buie e questo è il caso del Ryuuzaki. La fissa e registra tutte le parole che le dice, la lascia finire e lascia che quel sorriso acceso, sincero prima si spenga nel riflesso delle sue iridi, così come quell'espressione seria. Dovrebbe dirglielo? Si, perchè no, tanto le cancellerà la memoria, come ha sempre fatto con le persone con la quale ne ha parlato in precedenza, rigettando quelle mani di aiuto psichiatrico che lui stesso ha pagato per avere, come una medicina che rallenta l'inevitabile. < Perchè non ne sono degno. Perchè vivo in una menzogna da anni. Perchè non so come farlo... > risponde distogliendo di nuovo lo sguardo, zoomando su quell'appartamento che conosce benissimo nonostante non ci sia mai stato dentro. Vede Nora visualizzare quel messaggio, vede quel viso dipingersi di un sorriso agrodolce. Legge la mimica delle labbra, chiama Manabu, suo padre, mostrandogli il telefono. Si alzano, camminano lentamente verso la finestra a guardare anche loro la luna, scattando una foto di essa da dietro la porta finestra del salotto, girandogliela sul telefono che vibra ancora una volta, questa però, senza ricevere il dono della doppia spunta blu. Ci riflette sopra, è stato davvero gentile solo perchè è ciò che farebbe un buono? Inspira a pieni polmoni, con lo stomaco che brontola naturalmente per la mancanza di nutrimento ricevuto in quelle che sono ormai dieci ore. < Non ti ho trattata così perchè è ciò che farebbe un buono se ti può interessare. Ti ho trattata così perchè è ciò che farebbe Ryota. > nomima quel nome, il suo vero nome e quando lo fa le labbra tremano nel farlo ad alta voce da chissà quanto tempo. Avete mai avuto la sensazione di trovarvi a seguire il bian coniglio giù per la tana, illuso, accecato dal bagliore e candore di quella figura, senza mai raggiungerla, troppo tardi per rendersi conto che quella discesa continua imperterrita. Ecco, Nobu è a quel punto. Girandosi indietro non vede più la luce del punto di partenza, mentre davanti ha perso ormai la scia di quel pelo candido, dove neanche il suo byakugan gli permette di vederlo. Si ritrova perso, in quel buco nero, senza indicazioni. Il fondo del pozzo non lo vede, non lo ha ancora toccato e già ora, è troppo in là per risalire, le parete sono umide, scivolose e lui non ha appigli. Credeva di averne uno, la doku, Nene, dove in un appartamento in uno di questi grattacieli le aveva raccontato tutto, afferrandosi a quella mano che dall'oscurità era apparsa, solo per vederla lasciata quando si stava tirando su, in caduta libera. Per questo Nobu non si fida, di nessuno. Per questo è estremamente superficiale, da sempre, con Ekko, con Kioku, con Shizuka e anche con Saigo. Chi lo considera un amico sbaglia, non ricevendo indietro niente di ciò che in realtà viene dato allo Hyuga. Ci ha riflettuto, parecchio da quando ha ripreso i sensi dopo la missione. Il primo pensiero che ha avuto è stato "Perchè non sono caduto?" una fine degna, da eroe, che avrebbe reso fieri i suoi genitori, che gli avrebbe restituito loro figlio e non l'abominio che è ora, che è diventato negli anni, quelli che Shizuka e Saigo hanno visto scaraventarsi contro Noumu prima, anche a discapito di quel braccio rotto, e poi contro Shimuka, bagnandosi del suo sangue con gioia ed eros. < Se fosse questo il caso allora, se fossi stato egoista per proteggervi da Nobu, avresti ancora il diritto di offenderti? > le chiede, guardandola in faccia per l'ultimo quesito, scrutandone l'espressione facciale, come muta a quelle parole. Non che gli importi ora. [chk on][Byakugan II][https://www.youtube.com/watch?v=mPcLc9qgBS8]

00:36 Shizuka:
  [Grattacielo 8 - Tetto] A quella domanda così banale ottiene una risposta più veritiera di quanto si aspettasse. Pensieri negativi che si susseguono uno dopo l'altro, non essere degni, vivere nella bugia, non sapere come fare. Quel tipo che la passa di più di trenta centimetri, fisicato ed enorme sembra lentamente sparire davanti a quegli occhi verdi, trasformandosi in un cumulo di insicurezza e dubbi. Lo stesso uomo che le ha detto che doveva rimettersi in piedi da sola in quel Karaoke in cui per poco non ha dato di matto per una cosa banale come l'essere stata lasciata dal ragazzo. Purtroppo o per fortuna quella che si ritrova davanti è un esserino dalla testa durissima e instancabilmente positivo. << Te l'ha detto qualcuno che non lo sei oppure l'hai deciso da solo? >> Ovviamente si riferisce al fatto di essere degni o meno di tornare dove vorrebbe. << Comunque se non sai come farlo posso aiutarti io. Trovo una soluzione e possiamo anche andarci insieme. >> Non sa nemmeno di cosa sta parlando. Potrebbe essere la cosa più infattibile del mondo ma in quel momento, lasciarlo da solo è l'ultiam delle opzioni esistenti in quella testolina rossa. E la cosa assurda è come lo sguardo verde sia così certo di quanto afferma, nonostante non abbia certezza alcuna in maniera pratica. Ne avrebbe da dire anche sulla questione delle menzogne ma decide di soprassedere, perchè forse ritiene che più di qualsiasi altra cosa lui ora voglia sfogarsi e si sente quasi lusingata. Sottolinea il fatto che la Kokketsu non lo ha mai visto in alcun modo come un cattivo, però mette in dubbio la veridicità di tali gesti e nuovamente ottiene un riscontro strano, diverso da quanto mai potesse immaginare. Le labbra si schiudono quasi automaticamente: << Chi è Ryota? >> E' così dannatamente spontanea quella domanda che la confusione si dipinge automaticamente su quel faccino, un viso che per metà del tempo non è in grado di portare una maschera, non è capace di nascondere quello che prova, quello che sente. Così lontano dalla bambola che si trova innanzi, forse anche per quello così interessante. Quei cricetini non sono riusciti a fare due più due, forse perchè storditi da quella nuova versione del choconinja che paradossalmente è molto più in grado di affrontare pacatamente. E l'ultima frase che la confonde ancora di più, parla di se in terza persona, come se non fosse nemmeno lui. << Parli di te come se non fossi tu. >> Sentenzia quasi come se davvero stesse facendo fatica a seguire il filo di quello sfogo parziale e frammentario. << Nobu non mi ha mai fatto niente di male. O meglio... >> Si interrompe, come se avesse realizzato qualcosa che non torna. << Quello che si è presentato davanti a me come Nobu, non mi ha mai minacciata in alcun modo. Mi ha fatta divertire, mi ha aiutata a superare un momento difficile, mi ha consentito di sopravvivere a una missione in cui ho rischiato la vita. >> Fa un elenco, breve per quanto sensato di quanto accaduto. << La cosa più terribile che mi ha fatto questo Nobu è continuare a trattarmi come una bambola delicata e fragile e farmi sentire in difetto. >> E' lì che quell'espressione muta di nuovo, le guance si gonfiano come se fosse offesa davvero, mentre si tingono di violetto, proprio perchè ha dovuto ammettere ad alta voce qualcosa di estremamente imbarazzante. << Cos'è che non ti piace di Nobu? A me piace. >> Ringraziamo i presenti per non registrare quanto appena proferito perchè potrebbe essere usato contro Shizuka un giorno, ne siamo consapevoli. [Chakra ON][RCA]

01:48 Nobu:
  [Tetto del grattacielo 8] La prima vera espressione, reale, che tinge quel viso, è la rabbia. Quell'offerta di aiuto, così come quell'affacciarsi a vedere cosa nasconde, scatenano il suo sempre la solita reazione se non è lui a parlarne in primo luogo < NO! Davvero pensi che io, con i miei occhi, non sia in grado di vederlo da solo?! > ringhia per un momento, tornando a spegnersi subito dopo. Shizuka parla, probabilmente perchè non conosce niente e forse proprio per questo gli viene comodo parlarne a una persona esterna. Gli pone domande scomode, all'apparenza semplici, banali, ma che per lui sono estremamente complesse. Infondo non ha chiaro neanche lui chi sia, che cosa sia diventato ora. Ci credeva davvero che stava facendo progressi ultimamente, non si stava più drogando, stava riuscendo a mantenere un profilo basso e quel mentire di continuo forse stava iniziando a diventare realtà, come un allenamento mentale, ripetendo quell'atteggiamento fino a tornare a farlo tuo. Si era pure gettato in mezzo alla morte per salvare Saigo, solo per tornare a cadere in quello che sono le solite abitudini nocive, violente, deleterie. In ospedale non ha fatto altro che pensare a questo, a come mai è rimasto con Saigo tutto questo tempo. Non hanno nessuna relazione sentimentale e non prova quel tipo di sentimento per la Manami, eppure non è strano che due ragazzi del sesso opposto convivono per così tanto tempo allora, quando, almeno lui, ha i mezzi per prendersi un appartamento tutto suo? Così come salvarla, è arrivato alla conclusione che prendersi cura di Saigo è stata la nuova ancora di salvezza che si è creato, sapere di aver qualcuno che può aver bisogno di lui, che faccia affidamento sullo Hyuga. Così come ha analizzato il perchè mette quella che inizialmente era una maschera per proteggersi ma che a conti fatti non era che un tentativo becero e pallido di emulare com'era, da giovane, prima dell'avvento delle chimere, della caduta di Suna e dell'esodo. Meccanismo di difesa che ha eseguito inconsciamente. Quella dualità tra quelle due personas che ha creato all'interno di se stesso, non è bipolarità, ha diversi problemi ma non questo. Semplicemente è una persona persa, così come il suo obiettivo iniziale: crescere all'interno della Shinsengumi sia per tornare a essere forte e riacquisire il diritto di chiamarsi con il suo nome, ma allo stesso tempo per levarsi quella museruola che lo blocca dall'essere violento. Quel cammino che era partito sempre più largo e solido, ormai è un filo e alla minima brezza sente che sta per cadere da quel percorso. Si trova davanti a un bivio, il punto di non ritorno ed è stata proprio quella missione a fargliene rendere conto. Sa che da qui in avanti o torna sulla retta via, oppure dirà addio a Ryota per sempre e anche alla sua famiglia. Prende un grosso respiro, non è facile parlare di questo per Nobu, anzi è la cosa più difficile che possa fare. < Il mio nome è Ryota Ryuuzaki > dice, a bassa voce, sentendosi sporco a nominare quel nome, mimando con la mano destra il kanji della forza con la quale si scrive Ryota < figlio di Nora e Manabu Ryuuzaki, nato a Suna nell'8 Novembre dell'65 > inizia a parlare, quasi veloce, conscio che se si dovesse fermare non avrebbe il coraggio di riprendere a raccontare quella storia che in pochissimi conoscono davvero, quel ragazzo che all'anagrafe è morto durante la caduta di Suna. < Ero solo un ragazzino all'ultimo anno dell'accademia ninja, coraggioso, solare, pronto ad aiutare il prossimo a discapito di me stesso quando sono arrivate... le bestie. > una storia come tante, quanti come lui si sono visti strappare il presente, il passato e il futuro dalle mani. La voce trema nel raccontare quei fatti, inevitabilmente, così come quegli occhi tanto potenti che ora si inumidiscono, con una morsa alla gola che lo attanaglia al proferire di quelle parole. < La maggior parte delle persone che conoscevo mi sono morte davanti, mentre io ero lì, pietrificato dal terrore. I miei genitori mi hanno recuperato dalle macerie dell'accademia... i miei genitori che non sono neanche ninja sono riusciti e io, che dovevo solo dare l'esame, non ho fatto niente, gran bella forza Ryota..> chiude la bocca, mordendosi il labbro inferiore con le mani che si serrano in due pugni quasi a farsi il sangue nei palmi se solo avesse delle unghie lunghe per penetrare la carne. Salta la parte dell'esodo, di come quel gruppo è stato dilaniato vivo durante il tragitto e il vagabondare fino a che non è giunta la voce che i superstiti si erano riuniti in quelle che sono le fondamenta di Kagegakure. < Nobu è nato all'arrivo a Kagegakure, con un manipolo di persone stanche e ferite a differenza di quelle che sono partite, conscio che non ero più quello che i miei genitori avevano cresciuto, qualcosa di diverso si era venuto a sviluppare, dentro. > le dice, toccandosi con l'indice destro la testa, come a farle capire che quella è l'origine dei suoi problemi. Non c'è bisogno che specifichi altro, su cosa siano le cause, probabilmente Shizuka stessa ci arriverà capendo come è andata la traversata fino a quell'oasi. Ingoia, rumorosamente e con fatica, di tutto, più che di Ryota, quello che gli fa male è questo, rendersi conto di come è arrivato a questo punto. < Nobu è nato come alter ego, un nuovo nome, pieno di speranza, dall'unione del nome dei miei genitori: NOra e manaBU, scritto così, 武> lo mima con la mano, il kanji della fiducia, della fede < quella che riponevo nel tornare a redimermi, a essere coraggioso, forte... > si interrompe, con due lacrime che scendono parallelo a bagnare le gote. Abbassa lo sguardo e apre le mani, le vede ancora sporche di sangue, callose, come armi di violenza, la stessa violenza che ormai ne fa padrona. < Originariamente Nobu era il mio modo per pormi alle persone, il mio scudo da quello che stavo diventando, da Nobu 野武 > imita di nuovo la nuova dicitura, di come si firma ora, con quel secondo Kanji che significa ferocia, e il primo territorio. Come a giustificare quell'aura di violenza di cui si bagna di continuo e che DEVE tenere nascosto alle altre persone. < Nobu l'hai visto Shizuka, contro Noumu e Shimura invece. Come puoi dire che ti piace? > la guarda ma invece che essere perplesso è sconsolato, neanche rendendosi conto che sta piangendo, esattamente come gli succede ogni volta che ci pensa, con la testa nascosta nel cuscino, di notte, nel buio, ammazzando i singhiozzi per non svegliare Saigo e farsi vedere così. Il pianto di Nobu non è segno di debolezza, bensì di una persona che è stata forte per troppo tempo. Dice che l'ha trattata come una bambola delicata e fragile, di averla fatta sentire in difetto. Scuote il capo, con le mani che si infilano tra i capelli e la testa che si abbassa a farsi piccolo. Ricrescita di quei capelli neri che si vede alla radice dei capelli tinti di argento. Le ha dato il meglio che ha da offrire, quello che fa con tutti: prende le distanze e fa vedere ciò che vogliono, ciò che dovrebbe essere, ciò che vorrebbe tornare a essere. < Ti piacerei comunque se in questo momento ti stringessi il collo fino a privarti dell'aria nei polmoni e guardandoti agonizzante ti mutilassi? > alza lo sguardo, nonostante le borse vistose, il viso scavato, gli occhi rossi, quel byakugan la osserva con lo stesso sguardo con la quale un lupo selvatico affamato guarda un coniglio. < Vedo tutto il tuo sistema di circolazione del chakra, potrei bloccartelo e strappare a morsi quella giugulare che vedo pulsare come se ce l'avessi in mano. Non sai quanti di questi pensieri ho di continuo... per questo mi drogo, per questo mi faccio male: per rivivere quei momenti a Suna, per affrontare chi sono diventato, perchè se non lo facessi allora non sarei tuo amico e sarei già stato ucciso. > le dice infine, tornando a calmarsi per un attimo. Convoglia il chakra su tutta la pianta dei piedi, creando una patina che li rende aderenti come le zampe di un ragno e le ventose degli anfibi. La padronanza del chakra dovrebbe essere tale da non renderlo visibile particolarmente, anche per il fatto che sono al buio. Apre le braccia, dando la schiena al vuoto. < Come potrei anche solo tornare da loro dopo quello che sono diventato? Forse è per questo che mi hanno voluto nella Shinsengumi, perchè sanno che sotto tutta la falsità che mostro, sono solo un cane rognoso. > [chk on][Byakugan II] [RCA] [https://www.youtube.com/watch?v=mPcLc9qgBS8]

14:05 Shizuka:
  [Grattacielo 8 - Tetto] Apatico fino a quel momento la prima reazione che gli mostra è rabbia, le grida perfino in faccia quel no, cosa totalmente nuova da parte del Ryuuzaki ma non per questo totalmente sconcertante. Anzi, nonostante la statura non si è mai fatta mettere i piedi in testa da nessuno e quel caratterino per nulla conciliante ai soprusi si scatena in mezzo istante. Non solo lui si ritroverà quella nanerottola che non indietreggia di mezzo centimetro ma quel faccino cambia, da velato di viola si corruccia in una smorfia decisamente arrabbiata. << Pensi che quei tuoi occhietti possano vedere tutto? Sei un dio per caso? >> Il tono è piccato, molto infastidito più dalla pretesa di sapere tutto che non dal nervosismo che le viene rivolto contro, a quello di solito sa tenere testa. Però evidentemente l'ignoranza e l'innocenza della rossa le valgono un racconto lungo, triste e intenso. La faccina arrabbiata ha laciato spazio tranquillamente a un viso preoccupato, e in qualche modo intristito, nell'apprendere come, ancora una volta qualcuno sia stato vittima di quella guerra, abbia perso molto, fra cui le certezze. Ryota, il primo pensiero che i cricetini le suggeriscono è 'assomiglia a Ryoma il nome'. Questo non fa altro che aumentare le paranoie nella testa femminile, l'idea che possa sparire nel nulla senza farle sapere più nulla. Scoprire che quel tipo ha solo un paio d'anni più di lei la sconcerta, l'età di Kan, eppure sembra molto più maturo, molto diverso dai due fidanzatini. Le spiegazioni su come sia scritto il suo nome, di come abbia scelto il nuovo, ogni tentativo di ripartire andato a farsi benedire, affondato da un mondo che è difficile da affrontare, per giunta da soli. Lui ha visto morire della gente e lei è rimasta spaventata terribilmente da una singola missione in cui c'è stato il rischio che questo succedesse. Per quanto il punto di vista pessimistico altrui sembri totalizzante, lei non riesce a vedere tutto quel nero, tutto quella pece. Non riesce a parlare, lascia che lui finisca, che le dimostri che quella versione rabbiosa e violenta è ciò che è diventato. Ora non è necessario negare che lui si sia rivelato molto più aggressivo di quanto lei si sarebbe immaginata, ma in fondo lei non ha dato di matto in maniera molto simile solo perchè lui è stato più veloce. Le fa delle domande retoriche che trova assurde, delle ipotesi che non riesce a vedere, in tutto questo ha pure iniziato a piangere, il viso è rigato da delle lacrime di cui nemmeno si accorge o che forse vuole ignorare. E' quando si muove lui però che si attiva anche lei. Dopo aver raccimolato abbastanza pensieri per come rispondergli, per cercare di fargli vedere il punto di vista della Kokketsu. Per tutta risposta si mette in piedi esattamente di fianco a lui, però rivolta al compagno di team, quei trenta centimetri a fare una differenza allucinante. << Se non avessi dato di matto tu lo avrei fatto io. A me è sembrato che qualcuno fosse veramente incazzato perchè hanno provato a portargli via una cosa importante per sempre. >> Le manine si allungherebbero verso l'alto, se le venisse concesso le porterebbe fino sul viso altrui, sulle guance, per asciugare almeno parzialmente quelle lacrime che scendono a rigargli il volto. << Perchè lo faresti davvero? In questo momento ti sto facendo arrabbiare tanto da mettermi le mani al collo e togliermi il respiro? >> Le mani si scostano, sempre con il volere altrui, per spostarsi a cercare di recuperare la mano di lui che dovrebbe esserle più prossima. Farebbe forza su quell'arto per farglielo abbassare, per far si che lui lo porti attorno al collo della rossa. Lei ha molta più fiducia in lui di quanta il choconinja ne abbia in se stesso molto probabilmente. << Se tu non me lo dici io non leggo la mente degli altri. Però ogni volta che ti passa in testa qualcosa di brutto puoi dirmelo, puoi chiamarmi, puoi mandarmi un messaggio. Andiamo fuori, prendiamo un thè o ci spacchiamo di takoyaki al karaoke. Oppure mi trasformo e tu picchi contro il mio muro di sangue per tutto il tempo che vuoi. >> Opzioni diverse, di qualsiasi tipo mentre quelle due mani continuerebbero a retare morbide sul polso altrui, senza forzarlo più in alcun modo. [Chakra ON][RCA]

14:52 Nobu:
 Non può neanche immaginare cosa quegli occhi possano mostrargli, non la biasima. Ignora che quegli occhi in realtà siano appartenuti a una vera divinità e la discendenza è tale: la madre di tutti i ninja. Non sta a lui fargli lezioni di storia sui doujutsu, non è un sensei e di certo non si metterà a spiegarlo in questa situazione e nello stato emotivo in cui versa attualmente. Le lascia fare quello che vuole, non è lei una minaccia in quello scambio, non teme la Kokketsu sotto quel verso ma anche in quello che dice ci sono differenze tra i due. Shizuka parla di privarlo di qualcosa di importante, perchè per lei, Saigo è importante per Nobu. La realtà dei fatti è che Saigo potrebbe essere Shizuka, come qualsiasi altra persona. Non è tanto la persona fisica in sè ma ciò che rappresenta. Per questo non ha mai sviluppato un sentimento nei confronti della Manami nonostante tutte le vicissitudini passate insieme e il tempo trascorso uno accanto all'altra. Non è mai stato quello il problema ma è difficile far capire a una persona sana di mente il punto di vista di un individuo estremamente malato da anni. < Te avresti avuto un motivo valido se così fosse. Io non mi sono incazzato, dovresti averlo capito come sono durante le missioni. > freddo, analitico, calcolatore, non quella bestia senza senno che è semplicemente emersa dal momento che non ha avuto più la forza mentale e fisica per reprimerla, quel vero aspetto che Nobu ha assunto e che ancora adesso reprime per il bene della Kokketsu. < Mi hai chiesto di far parte del vostro team, non ti ho dato una risposta per un motivo specifico. > si riferisce a quell'episodio in ospedale, sul terrazzo, quando non ha confermato ne nulla il suo voler far parte di quel trio già sceso in campo con ottimi successi. < Ti ho detto che mi sarei buttato in mezzo pure se fossi stata te al suo posto, non perchè ci tengo, bensì perchè è ciò che Ryota avrebbe fatto, perchè è quello di cui ho bisogno...> ammette colpevole, quella stessa realizzazione che lo fa star male ancora di più, rendendosi conto di quanto sia falso in realtà. Il tono pure lo dimostra, di come dirlo ad alta voce in realtà gli faccia male ma, la verità prima o poi deve essere affrontata. Sente quelle mani prima sul volto per poi sentirsi la destra venir presa e portata al suo collo. Ne sente il calore del corpo umano mentre quella vista si focalizza sulla struttura muscolare e ossea. Non se lo fa ripetere due volte: il palmo comincerebbe a fare pressione sulla faringe, mentre il pollice e l'interno dell'indice comincerebbero a stringere ai lati esofago e laringe, bloccando l'afflusso di aria ai polmoni, ostruendo quel condotto di unione tra bocca e naso. Shizuka può sentire come non stia scherzando, sta stringendo davvero e la interrompe in quelle proposte che reputa infantili sui takoyaki e il karaoke. Non ha un espressione arrabbiata anzi, è spaventosamente serena, liberatoria, come se quello fosse ciò che vorrebbe fare. Non si sta facendo neanche scrupoli nello strozzarla apertamente e anzi, alzerebbe la sinistra alla ricerca della mano destra della Kokketsu, proprio per prenderla a sua volta e portarla sul suo di collo. Cercherebbe di fare in modo che quelle dita così sottili sentano la linfa vitare pulsare verso la testa di quell'individuo che si trova di fronte. Shizuka è un medico e sotto i propri polpastrelli dovrebbe poter riconoscere le pulsazioni cardiache, totalmente in linea con una persona senza alcun tipo di stress o pressione aumentata. < Non mi stai facendo arrabbiare Shizuka, è questo che non capisci. Parli di collera come catalizzatore e miccia della violenza, ma non è il mio caso, non ne ho bisogno. Ora stringi. > le dice, riferendosi a quella mano che dovrebbe aver posto sul proprio di collo, abbassandosi per renderla di facile accesso alla Kokketsu mentre la sua stretta non cede, continua imperterrita. [chk on][Byakugan II] [RCA] [https://www.youtube.com/watch?v=mPcLc9qgBS8]

16:16 Shizuka:
  [Grattacielo 8 - Tetto] La testolina si muove appena sul lato sinistro: << Veramente abbiamo fatto una sola missione assieme. E generalmente sono molto fredda anche io, imparziale. E di missioni ne ho fatte principalmente con Kan, che è il mio ragazzo. >> Già effettivamente è stata più lucida in qualsiasi altra missione, non ha mai urlato il nome di qualcuno, non ha mai lasciato che il suo timore smorzasse le proprie scelte. Però effettivamente l'inizio e la fine di quell'incubo a Oto per il Ryuuzaki erano su due lati opposti del mondo. << Allora lascia che ti aiuti a fare quello di cui hai bisogno. Se vuoi tornare Ryota io voglio aiutarti. >> Fa veramente molta fatica a star dietro a quella sua testa, fatica a capire ma in fondo non è semplice rapportarsi a qualcosa di sconosciuto, così distante dall'esistenza stessa della Kokketsu. Le manine non trovano alcun tipo di ostacolo, prima asciuga in parte quelle lacrime poi si lascia spostare la mano verso il collo femminile. Probabilmente sotto le mani di lui risulta decisamente fragile, semplice da schiacciare e incominciare a bloccare quel respiro. Effettivamente non si aspettava che stringesse davvero, non si aspettava che quella mano le togliesse il fiato. Quel gesto folle della chunin viene poi repplicato, la sinistra del choconinja ricerca la destra della nanetta, portandola sul suo collo. Quella mano si appoggia lì dove scorre il sangue, dove viene percepito un battito regolare, per nulla innervosito, cosa che invece dovrebbe risultare a lui. Perchè si ora lei e preoccupata e il battito accelera di conseguenza. La differenza fra la collera dei due è che per Shizuka nasce da un evento, mentre per lui sembra propri un desiderio. E' però quella richiesta assurda che la confonde. La mano destra inizialmente viene stretta attorno al collo del Ryuuzaki ma, a contrario di quella di Nobu, non dura a lungo. Smette quasi subito di provare a togliergli il fiato e senza un motivo specifico inizia a piangere lei. Le lacrime scendono da quegli occhi verdi che nonostante tutto lo guardano. E' una pessima idea piangere, non aiuta con il fatto che già il suo respiro sia corto per quella pressione esercitata dall'altro, però non è qualcosa di fatto per paura o per dolore. Sta piangendo perchè non riesce a trovare un modo per raggiungerlo, perchè non capisce come possa aiutarlo e se stia effettivamente chiedendo aiuto, tanto che il battito quasi rallenta, non più agitato ma decisamente affranto. [Chakra ON][RCA]

17:48 Nobu:
 Inizia a smuovere il chakra dal bacino, già attivo verso i nervi oculari e alla pianta dei piedi per non cadere, per reggerla nel caso fosse lei a cadere ora che sono in piedi su quella balaustra. Una figura poetica che li distingue dal baratro dell'abisso e la via sicura. Chakra dell'elemento del raiton che viene convogliato, nascosto, celato, attraverso tutti gli tsubo, proprio verso quel braccio destro, lasciandolo caricare, impossibile da vedere se non per chi, come lui, ha una di quelle viste 'divine' come da Shizuka definite. Aiutarlo? E come? Proponendosi di scagliarsi contro un muro di sangue o andare a prendere un thè quando sente il bisogno di recare del dolore, di sentirsi vivo? Non c'è una vera soluzione a come aiutarlo, potrebbe essere morire lì per lui, così come lasciarlo stare per sempre. Tutto è così complicato, aiutare Nobu vuol dire non aiutare Ryota e il contrario. Quei sogni pian piano li sta abbandonando, come sabbia si rende conto che più li stringe nel palmo della mano e più questi scappano. Si stava aiutando già da solo a tornare degno del suo nome, se non fosse che si è reso conto che tutto quello che fa è così tremendamente vuoto, privo di qualsiasi tipo di valore, come sacrificarsi per gli altri, come stringere false amicizie sulla base delle menzogne. Stringi quel collo Shizuka, mettiti sullo stesso piano, capiscilo. Tutte parole che vorrebbe dirle, eppure lei non è una bambolina indifesa che ha bisogno della sua protezione, nè tanto meno una sua amica che è disposta a sporcarsi le mani come lui per capire che cosa è diventato. Guarda quella mano iniziare a stringergli il collo < così, vedi, è così facile... >le sorride, solo ora che sta provando quel dolore e lo sta infliggendo a sua volta. Si sente vivo, in potere sulla propria vita e quella della Kokketsu tanto minuta. Il problema è che la presa della ragazzina viene a mancare, troppo buona di cuore, troppo lontana per abbracciare le ombre che ormai lo avvolgono in quella fredda stretta, talmente strana da chiamarla quasi 'casa'. Osserva quella mano delicata cadere, non presenta calli, non ci sono ferite come sulla sua. La osserva, è una mano che salva delle vite, non come la sua che le toglie. Si accorge di quelle lacrime ma non interrompe la stretta, tenendola costante, sentendo come deglutisce con fatica sotto quella presa e nella mente malata cominciano a svilupparsi mille e uno modo per farle del male, per finirla, sia in maniera veloce che lenta e agonizzante, non perchè la odi, anzi, ma perchè quello è ciò che Shizuka gli ha chiesto, di levare la maschera con lei e farle vedere cosa c'è sotto. < Perchè piangi Shizuka? Vedi, questa è la differenza tra noi due, questo è ciò che celo a tutti con la maschera che mi hai chiesto di levare. > stesso motivo per la quale non va d'accordo con le persone luminose come lei, come Tenjiro, tutte quelle persone che emanano una luce propria talmente abbagliante per una persona oscura come lui ormai. Gli fa male guardarli e sentirli parlare, entrano in risonanza con quella fioca luce in tutto quel buio che nient'altro è che il residuo di Ryota, di quello che era. E' stanco di combattere, di inseguire quella luce che a malapena vede e ormai scivolare nella tana del bian coniglio al buio, lasciarsi andare è ciò che è più facile, arrendersi all'ineluttabilità degli eventi. Rilascia quel chakra elettrico nel palmo che entra a contatto con il corpo di Shizuka. La ragazza dovrebbe solo sentire una profonda scossa all'interno del corpo, pervaderla, attaccando quel sistema nervoso, causando probabilmente spasmi, paralisi parziale e totale scoordinazione del corpo. La sposta, adagiandola al di qua del parapetto, sul tetto, salva. < Non voglio ucciderti Shizuka. > glielo dice tranquillamente. L'auricolare che aveva nell'orecchio cade, lasciando solo quello che detiene Nobu. Le lascia il collo, non la stringe più, dato che comunque ora si dovrebbe trovare in una situazione molto scomoda, alle mercè di un Nobu che non ha mai pensato potesse essere così, con l'unica garanzia quelle parole e quel gesto, confermato dalla debolezza che dovrebbe sentire ora nelle gambe e nelle ginocchia. < Il mio problema non sei te, bensì che per tornare a essere Ryota DEVO vivere in questo mondo di violenza. > le missioni, gli allenamenti, le uccisioni. Per tornare ad essere forte deve superare tutto questo ed è qui il dilemma, come si può essere forti senza combattere, come si combatte senza violenza, come si fa a non alimentare uno spirito belligerante, malvagio e assetato di dolore se questo è il percorso da intraprendere? La guarda dall'altro in basso ma lo sguardo ora è compassionevole. Poteva ucciderla se avrebbe voluto davvero farlo, ed è proprio quella mano, ora probabilmente terrorizzante per la Kokketsu, che si avvicina ad asciugarle le lacrime così come lei ha fatto con lui. Quelle spalle così larghe all'apparenza ora sembrano così fragili, come il corpo tonico e per niente muscoloso dello hyuga di colore. [chk on][Byakugan II][RCA][Colpo Statico][https://www.youtube.com/watch?v=mPcLc9qgBS8]

18:09 Shizuka:
  [Grattacielo 8 - Tetto] Lei non parla più, il fiato è già corto di suo, quel provare a stringergli il collo non è sicuramente da lei, ma se fosse andato avanti molto, forse l'avrebbe quanto meno portata a difendersi invece così non è. Quando quella manina scivola lontana dal collo però lui sembra indispettito. Le chiede perchè piange ma è difficile dare voce a una risposta mentre l'ossigeno manca. Però sottolinea come sia stata lei a tirare fuori tutto, lei e quella sua stupida idea luminosa che chiunque possa essere salvato. Resta fra le sue mani, mentre la testa incomincia a diventare sempre più pesante, ma prima che possa arbitrariamente scegliere come agire una scossa elettrica le attraversa il corpo, causandole una sorta di breve paralisi che le impedisce di muoversi come vorrebbe, di comporre i sigilli per rinchiuderlo in una sfera d'acqua e portare lui a pregare per dell'aria. Lui la sposta sul tetto, salvandola da un'eventuale caduta dichiarando che non vuole toglierle la vita e finalmente quella mano si distanzia dal collo. Non sa se vi siano segni ma la prima cosa che fa è inspirare a pieni polmoni, la seconda è cadere seduta a terra, forse per la scossa o forse per la mancanza di forza nelle gambe, o forse per entrambe le cose. I respiri ora sono pesanti, come se in qualche modo potesse recuperare tutto quello che le è mancato in quel breve periodo di tempo. Ad ogni modo continua a piangere, come se non fosse cambiato nulla da qualche istante prima, in maniera costante ma non disperata. Il problema che lui non riesce a risolvere è incastrare il vecchio se stesso nel nuovo mondo fatto di violenza, pensa di non poter fare altro che diventare violento per starci dentro. O per lo meno è quello che lei coglie ma ormai non è sicura di niente. << Piango... >> Ci mette decisamente troppo ad articolare una frase, ricca di pause per riprendere fiato. << Piango perchè... stai male.... E io.... non so come... cambiare la cosa... >> Come detto un poco le lacrime e un poco la carenza di ossigeno non aiutano un discorso fluido eppure continua a versare quelle lacrime, fin troppo calde. Lui si avvicina di nuovo con quella mano, indubbio quel brivido che le percorre la schiena, consapevole che in questo momento non può difendersi se dovesse di nuovo provare a farle del male. Ma sostiene quello sguardo perlaceo, e quando la mano di lui viene usata per asciugarle le lacrime, per tutta risposta muoverebbe le proprie braccia attorno al collo del gigante, stringendole per quanto consentitole da quella paralisi momentanea. << Chi vuoi essere? >> Le parole vengono praticamente sussurrate all'orecchio altrui, mentre ci resta aggrappata con tutta la tenacia di cui dispone.[Chakra ON][RCA]

18:43 Nobu:
 Esattamente, questo è ciò che prova Nobu ogni giorno, quel senso di impotenza di fronte ai fatti, quel disgusto nei confronti di chi è diventato, di cosa lo ha spinto a essere quella persona orribile che tiene nascosto agli occhi del mondo. Quella depressione che trova terreno fertile per crescere incontrollata insieme a tutte quelle emozioni negative che ormai aleggiano all'interno dello spirito e della psiche del Ryuuzaki. Neanche lui sa come cambiarlo, ha provato in mille modi, a comportarsi in maniera buona, a nascondere quel suo lato, a farsi del male da solo pur di non farlo ad altri, a chiedere consiglio e pure a fidarsi. Se addirittura Shizuka che è una persona radiosa ed estremamente ottimista non ha una soluzione, allora come può averla lui che vede solo buio attorno? Si rassegna sempre di più a questi fatti, conscio che ormai la strada da intraprendere è quella che ha seguito fin ora, conscio del fatto che tutti i suoi sforzi sono stati vani se è bastato perdere il controllo un attimo per tornare a essere quello che è diventato, nel tentativo di combatterlo. Alzare bandiera bianca, smettere di nuotare ed abbandonarsi alla corrente. Forse non è Shizuka la persona che può aiutarlo, forse le uniche persone che possono aiutarlo sono quei genitori dalla quale sta scappando per la vergogna che prova ogni giorno nel guardarsi allo specchio. Quell'immagine del viso che si crepa, come appunto i vasi e le tazze e non importa con quanto impegno si provi a rimediare, qualcosa di rotto non tornerà mai intero, ci sarà sempre una perdita che farà uscire il liquido che deve contenere al suo interno. Per la prima volta viene capito da Shizuka in quel dilemma che ormai lo accompagna da anni. Forse avrebbe dovuto incontrarla prima. Forse se avesse avuto persone radiose attorno a se ora non si troverebbe in questa situazione. < Il distruttore del mondo, o il suo salvatore... ha importanza quando non sei padrone del tuo destino?> le chiede non ricambiando quell'abbraccio, sentendo come si stringe a lui, come se avesse paura di perderlo, che potesse fuggire via. Purtroppo è esattamente ciò che accadrà in realtà. Con le mani libere dietro la schiena di Shizuka, va a compiere dei sigilli nella maniera più veloce che sa fare, tre sigilli di una tecnica sconosciuta, nota solo a chi, come lui, fa parte della Shinsengumi: bue, drago, cane. < Non fa niente comunque, non ti preoccupare, non è successo nulla. Non ti ricorderai di niente di quello che ti ho detto qui, stasera, di Nobu, di Ryota e torneremo a essere come prima, tornerai a riavere il 'Nobu' che tanto ti piace. > le sussurra con una note triste in quelle parole, smorzate da quel magone che torna ad attanagliargli la gola. Cercherebbe di spostarla appena un minimo da se per poi dirle < Grazie amica mia, ti voglio bene. > Chinandosi in avanti, poggiando le proprie labbra scure sulla fronte della ragazzina, seguito dall'imposizione di quel marchio che, dal retro della schiena della Kokketsu, dovrebbe essere applicato dalla mano destra alla nuca, infondendo il proprio chakra, cercando a conti fatti di applicare il marchio distopico e cancellare quei ricordi, sigillarli, sostituendoli con altri più felici, in quell'utopia distopica alla quale si è ormai abituato. Controllerebbe che il chakra emesso dalla mano vada ad attaccare la mente di Shizuka, prima di lasciare quell'abbraccio e, a conti fatti, voltarsi e rientrare proprio verso la porta che riconduce alle scale, con un futuro sempre più incerto dinnanzi a se. [chk on][Byakugan II] [Marchio Distopico][End]

19:15 Shizuka:
  [Grattacielo 8 - Tetto] Nonostante tutto, non ha paura di lui, il terrore per la propria salvaguardia è svanito velocemente, lasciando spazio a una tristezza infinita. Nonostante quel collo forse resterà segnato dalla mano di lui, quando il chunin si avvicina per consolarla non lo allontana, anzi ci si aggrappa. Già lo aveva fatto la notte dopo quella missione, allungando quella manina verso di lui che le ha concesso il proprio letto per riposare. Ora la cosa è più decisa, entrambe le braccia si allungano verso la schiena dell'altro, si intrecciano per trattenerlo per non farlo scappare ora che sono tanto vicini da potersi toccare davvero per la prima volta. Quella domanda sussurrata ottiene una risposta che sembra sottolineare come lui non abbia scelta. << Sono abituata a cambiare il destino. Tu scegli e basta. >> Sta combattendo contro la nomea del proprio clan, ha modificato il punto di vista di clan e la di lui direzione nella vita, ha fatto si che Furaya si aprisse. Stolta convinzione di poter fare qualsiasi cosa se solo ci si impegna abbastanza. Lei non si accorge di quei sigilli e anche fosse non li conosce minimamente. Quel Jutsu sconosciuto cerca di infilarsi nella mente della giovane che tuttavia è troppo allenata per subirne davvero gli effetti. Alle parole di lui ricomincia a piangere, questa volta in maniera molto più concitata perchè sembra quasi che lui voglia scappare via seriamente. << Io voglio questo Nobu non quello di prima. Voglio aiutarti a stare meglio. >> I capricci di una ragazzina ostinata e fin troppo fortunata nella vita, che tuttavia si spengono in fretta quando lui si allontana quel tanto che basta per poi farle quella dichiarazione su due piedi e darle un bacio sulla fronte. Forse per la prima volta in quella serata le guance diventano viola, per l'imbarazzo, non riuscendo a dare una risposta a quell'affermazione. E' in quel momento di pausa che lui riesce a divincolarsi da lei, lasciandola lì seduta a terra, ancora parzialmente paralizzata sia nel corpo che nella mente ora. << NOBU! >> Gli urla dietro quando ormai è troppo tardi, quella porta si chiude lasciandola da sola con Kimi. Però quel dolore provato non se ne va, quelle lacrime continuano a scendere. Un urlo di rabbia viene rivolto al cielo mentre tirando un pugno a terra per il nervoso del sangue nero inizia a colarle sulla manina. Non ci mette molto ad smuovere quel Chakra suiton ad amalgamarsi con quel rivolino, andando a richiamare la propria innata, tornando a essere quel demone attorniato di viola con le lacrime nere sotto agli occhi e avambracci e gambe coperte di nero. Alla fine fa sempre così, quando ha paura, quando non sa cosa fare esattamente e non sa come difendersi utilizza quel sangue, quell'armatura di protezione che nella sua testa può difenderla da ogni cosa, ma forse non dal dolore. [Chakra 48/50; PV 99/100][Attivazione innata kokketsu][RCA][//END]

Nobu manda un sms a Shizuka, dato che questa gli ha chiesto di mostrarsi senza maschera e così è stato.
La Kokketsu ha avuto un assaggio di ciò che Nobu nasconde, la depressione, le tenebre che lo accompagnano da anni, dall'esodo e dalla caduta di Suna.

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