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Una lezione per Sango

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con Sango, Shinsei

21:52 Sango:
  [Sede Clan Ishiba - Casa Sango e Shinsei (forse)] Ancora li, in un limbo senza tempo, in una bolla di orribile noia.. quel dannato pendolo rintocca nel silenzio assoluto di una sera adesso giunta , le ombre di Amegakure che giungono al mondo, orribili e meravigliose mani che si districano dalle case basse e antiche, di una bellezza nuova e senza tempo anche, per chi sa guardare oltre il moto odierno di quella nuova vita. Lontane le mura si stagliano sul quartiere del clan Ishiba, e lento il freddo comincia il suo amato ritorno e dolcissimo, il richiamo della vita torna a farsi sentire < non puoi correre ancora , Ren > un sussurro mentre si volta verso l'interno della casa dove le luci calde e soffuse sono accese e uno scricciolo dai capelli rossi gattona amabilmente nel suo piccolo kimono rosato. I profondi occhi neri della piccola sguizzano verso i giochini distesi e sparsi per il tatami morbido, i capelli lisci ormai raggiungono quasi le spalle, non ha avuto il coraggio di tagliarli . Quegli occhi neri si ritrova sempre a fissarli, con amore ma anche con un senso assoluto di rancore , le ricordano troppo quelli del padre, quella bestia che le ha lasciate li dentro e che non è tornato ancora da chissà quanto tempo, ormai ha smesso anche di contare i giorni che sono trascorsi. Lei invece si trova sul giardino interno, li su quel palchetto coperto dalla tettoia bassa e spiovente tipica di quelle case tradizionali , rivestita da cuscini grandi e morbidi, un tavolino basso posto al centro e abbastanza grande da poter accogliere tranquillamente quattro persone, sormontato da un ampolla con un fiore di loto appena sbocciato al centro e qualche candela. L'Ishiba invece è vestita al suo solito come se si trovasse ancora nel passato, un kimono di ottima fattura di un nero così intenso da potersi unire alle ombre, decorato lievemente da fili argentati , solo sulla schiena è visibile il simbolo del proprio clan. Eppure non è così composta, seduta morbidamente su quei cuscini, le gambe si snudano pallide e sode da un lato , e i capelli lasciati sciolti su una spalla, e fuma lentamente dal suo kalumet sobrio nella forma che regge delicata tra le dita della mano destra. Il pensiero volge inevitabilmente a quella mancata presenza, un vuoto che s'è fatto strada dentro il petto prendendo per sè altri piccoli pezzi del suo essere.. cosa le rimane ancora? Nemmeno la voglia di tornare alla vera terra pare volerla smuovere, solo piccole cose che compie nella giornata come gesti automatici, ma mai è davvero presente, vivendo in un passato dolce che ha preso un retrogusto amaro.. sospira quel fumo verso l'alto, le morbide gemelle marchiate di un rosso più scuro del sangue dei filamenti che scivolano sulla spalla seminuda, le azzurre iridi che volgono al cielo domande mute, troppo pesanti da poter essere pronunciate davvero.. un'altra creatura si aggira nella casa, una ragazza esile come un fuscello, colei che prenderà la piccola tra le braccia e la posizionerà nel passeggino già pronto < stai attenta, non uscire dai confini del clan > la paura che possano prendere di mira quella piccola è tanta, ma anche la protezione del clan lo è, e la stessa ragazza uscirà fuori con la figlia per la solita passeggiata serale. [chakra on]

21:52 Shinsei:
  [Casa di Sango, tomba di Shinsei] La notte. Madre, moglie, amante, sgualdrina, assassina. Lo scuro velo, nero e costellato di piccoli lumi ha ormai coperto tutto il cielo da tanto, troppo tempo. Un’altra volta, come ieri, e poco ma sicuro lo farà pure domani. E allora perché sei così speciale, notte buia, senza luna? Cosa reci tra le pieghe del tuo gelido, amorevole sudario? Sono belli gli occhi neri di Ren, luminosi e profondi, così come meravigliosi sono i capelli rossi che indossa con la stessa fierezza di sua madre, fuoco ribelle meraviglia che il mondo non si merita. Quegli occhi neri, però, per quanto belli siano, non hanno ancora quel potere. Quello di perforare ogni ostacolo e farti sentire osservata. Lo maturerà, Ren, quello sguardo, ma ora è troppo piccola. Si chiuderà la porta con un sordo “clanck”. E rimarrà sola, l’Ishiba, padrona assoluta del suo regno così come lo è della sua vita. Del suo destino. Destino che però ha legato anima e corpo a un animale. Una bestia che di umano a mala pena ha il corpo, figurarsi l’anima. Ma è questo che li ha attratti. Quella scintilla di non-umanità che brilla nei loro cuori neri e marci. Eppure quella catena adesso pesa. Pesa come quella messa al collo di una tigre lasciata sola. Eppure questa notte, che sembra in tutto e per tutto uguale a tutte le altre notti, non lo è. Porta con se qualcosa. Un refolo d’aria che, sbarazzino, supera le mura dell’abitazione, s’infila nella corte e indugia con lascivia sulla pelle della rossa dagli occhi d’oceano. Ne percorre la gamba snudata dalla posizione assunta da quel corpo flessuoso, per poi salire ad accarezzare i capelli setosi, il volto liscio e impeccabile. Ma quel refolo d’aria non è solo una carezza lasciva, ricordo di ben altre carezze. Porta con se informazioni che un ninja deve saper cogliere. A Sango basterà inspirare per sentire chiaro e inconfondibile come una pugnalata nel più recondito e nascosto dei recessi della sua mente, un odore. Quale odore? Pino, terra, resina ambrata, muschio. Un profumo tanto fresco da far male, ma che lei ha amato e ha odiato. Insieme a quell’odore si presenterà chiarissima a lei la sensazione. Quale? Quella che ha sentito per tanto tempo. La sensazione di essere fissata anche quando non c’era nessuno a fissarla, quella di uno sguardo nero e profondo, carico di emozioni tutte per lei. E allora le basterà aguzzare lo sguardo e portarlo sulla linea del tetto davanti a lei per godersi l’atterraggio di una figura che, senza luce, risulta solo una sagoma nera che si staglia su un cielo nero. A definirne i contorni solo qualche stella qui e la. Sembra una macchia. La sagoma atterra sul tetto con un tonfo decisamente poco elegante. Probabilmente dovrà riparare qualche tegola. Falcate pesanti porteranno la figura a scendere il tetto a spiovente per atterrare con un tonfo sordo, flettendo le possenti leve inferiori, nel porticato, vicino all’albero piantato al centro, finalmente visibile. Probabilmente tempo fa deve aver indossato un chimono di ottima fattura, ma di quel chimono adesso rimangono gli ampi calzoni, neri e logori arrivando verso le caviglie, la cintura che stringe la vita, e un lembo di stoffa che congiunge un fianco con la spalla opposta. Tutto il testo è pelle. Ha un incarnato quasi simile al color caramello, sebbene più chiaro. I muscoli si contorcono sotto la pelle come fossero serpenti a disegnare il corpo possente del ragazzo, tutto di lui ricorda le vestigia degli antichi giganti. Una coltre di capelli lunghi come non lo sono mai stati incornicia il viso squadrato, è raccolta in una treccia mal fatta e i capelli hanno assunto una colorazione che si avvicina all’avorio, ma forse è solo l’effetto della luce. Il volto poi è quello di sempre. Bestiale, squadrato e affilato, le linee sottili della labbra son serrate, il naso appuntito conduce però dritto la, verso quei due pozzi neri senza un fondo. Non c’è divisione tra pupilla e iride, è tutto un abisso nero che racchiude dentro di se una fiamma instancabile, qualcosa che la rossa conosce bene, perché l’ha accesa lei, quella luce. Quella luce che ora torna, perché quella catena che ha costretto lei in gabbia, è anche intorno al suo collo. Il petto gonfio e duro come il marmo s’alza e s’abbassa al ritmo dei lunghi e profondi respiri. Sembra un puma intento ad ambientarsi. Ma la prima cosa che fa è piantare quello sguardo sulla figura dell’Ishiba. Fruga su di lei senza ritegno ne pudore, ma con una frenesia e un desiderio irrefrenabili, con lo sguardo nero e pesante su di lei, finchè non trova quelle iridi color oceano che l’altra sfoggia. Bentornato a casa.

21:53 Sango:
  [Sede Clan Ishiba - Casa Sango e Shinsei (forse)] Forse è davvero un bene che la piccola scricciola sia stata portata via, appesantendo il silenzio d'una casa vuota seppur viva, ove solo i loro due odori si mescolano, ove manca quell'odore pungente di cui ben ricorda l'essenza bestiale.. un odore presente, vivo, che stuzzica l'olfatto portato fino a lei da una lieve brezza gelida, scacciando via l'odore acre del fumo di quella sigaretta che morente finisce la sua vita all'interno d'un vaso poco distante. La lascia cadere senza nemmeno accorgersene, senza vedere nulla, ma quell'odore, solo i kami sanno quanto le sia mancato, e solo i kami sanno quanto sia cresciuta la rabbia nel proprio stomaco che si contorce, le budella che si stringono così come le spalle sottili che paiono prive di forza eppure non d'abilità, quella non le è mai mancata .. il corpo si stringe, teso adesso, la linea flessuosa delle gambe che viene poco meno ma solo Lui può avere l'ardore di farsi trovare alle porte della casa durante la notte buia e profonda, solo lui è portatore di uno sguardo pesante che porta brividi nel corpo di cui s'è nutrita, ma che adesso infastidiscono lievemente l'Ishiba, come si permette costui a tornare in quel modo? Scivola la mano da sotto un cuscino sfilandone via un kunai a tre punte che rigira abilmente tra le dita prima di conficcarlo nel legno scuro e meraviglioso di quel tavolo. Un gemito di protesta da parte di quest'ultimo quasi fosse vivo, ma finirà per fare da perno a due animali che tornano ad incontrarsi. Lo sguardo vaga lievemente verso l'alto, il chakra che l'aiuta a reagire prontamente ad ogni minimo suono, ogni scricchiolio nei dintorni, come il frusciare del vento tra le piaghe di una veste ormai morta, di un corpo allenato e selvaggio, ma mira e basta, puntando le azzurre verso il punto in cui percepisce il suo arrivo. Le morbide rosse che si tendono, eppure non v'è sorriso, nasce lo scintillio pericoloso dal profondo del proprio essere, la mano che stringe ancora la base di quel kunai. Il messaggio è chiaro : non avvicinarsi. La figura le appare poco lontana, ne vede i contorni, può solo immaginare i dettagli, ma ne ricerca il viso come farebbe una tigre, silente, senza nemmeno muoversi, solo le gemelle andranno a schiudersi per fendere l'aria fredda col calore di un fuoco rovente e distruttivo < Shinsei > la voce che non è un sussurro, si staglia chiara, con un lieve distacco, la mascella contratta a dimostrazione della tensione, ma solo la mano trema lievemente come se davvero volesse lanciargli all'altezza del cuore quel kunai, e chissà che non accada davvero? < cosa ci fai qui > se potesse mangiarlo o ucciderlo solo con gli occhi lo farebbe seduta stante, e sogna quasi di sollevarsi da quella posizione e delicata come una farfalla raggiungerlo, poggiare le labbra sui tendini del collo.. e poi strapparglielo in un singolo attimo. Qualcosa dentro si smuove, qualcosa di più nascosto, qualcosa di intimo che non vuole e non mostrerà di certo adesso, colui a cui s'è legata come mai prima che torna dopo averla abbandonata.. No, il kunai è ancora stretto, trepidante di poter essere utilizzato come si deve, su un corpo vivo, e donare alla terra il sangue che si merita, e la rossa che non perderà nulla di quell'essere, pronta a scattare se serve. Bentornato, Shinsei. [chakra on][kunai a 3 punte]

22:26 Shinsei:
  [Casa di Sango, tomba di Shinsei] Per un lungo, lunghissimo istante, le narici del biondo s’allargano e lui… Annusa. Ormai è chiaro il clangore della porta che si chiude, con sua figlia e la ragazza che sua madre a designato a balia è stato per lui il segnale. Ma se ha quindi avuto modo di percepire quelle due persone allontanarsi, quale odore sta cercando? Che stia prendendo per se il profumo di Sango? Le labbra hanno un fremito, così come le mani che si stringono in pugno. Eppure lo sguardo, quello sguardo, dopo aver navigato gli oceani in tempesta che Sango promette di sprigionare su di lui, si distolgono da lei, vanno all’interno. Come se stesse cercando qualcosa… qualcuno… qualcun altro. Annusa l’aria come una preda, ma viene inesorabilmente richiamato all’attenzione proprio dalla rossa dagli occhi d’oceano. Ancora una volta quella figura funge per lui da irresistibile richiamo. Impossibile spiegare a lei quanto sia stato pesante starle lontano, poiché lei già porta il fardello di una lontananza che non ha voluto. <Subarashi> Mormora, la voce è bassa, profonda, qualcosa di simile al ringhio gutturale di qualche grosso animale. La voce, tuttavia, è impastata, graffiante. Segno evidente del fatto che non parla da molto. E resta lì, con lo sguardo nascosto dall’oscurità eppure visibile per quella minuscola ma maledettamente presente scintilla, rivelatrice di ciò che lo anima. Manca un respiro subito dopo quella parola sussurrata. Quante volte ha sentito il bisogno di tornare e sussurrarla all’orecchio della donna che ora lo fronteggia. Lo sguardo nero, profondo aggredisce ora quel kunai, appesantendolo. Le labbra istintivamente si tendono, incuneandosi negli zigomi in un ghigno. Non sarebbero stati insieme se lui si fosse aspettato il benvenuto di una svenevole ragazzina con la spina dorsale inesistente. Ghigna perché non si sarebbe aspettato niente di meno da colei che, fiera come una tigre, composta come una farfalla, tiene dentro di se l’oceano in tempesta delle emozioni. Torna con lo sguardo su di lei, sul suo volto, nei suoi occhi, mentre riceve quella domanda. Una domanda che non è una domanda. Accarezza quella mascella contratta con gli occhi, scendendo giù verso il collo, poi la spalla, poi il braccio e quindi la mano che freme dalla voglia di lanciare il Kunai. <…> Si schiudono le labbra sottili e fameliche, lasciando appena intravedere i canini che brillano alla luce delle stelle <Torno a vivere.> Quel tono basso e grave, che arriva alle budella e parla all’anima, torna a farsi sentire graffiando l’aria, mentre lo sguardo torna nel suo, irruento e senza rispetto, oppure con tanto rispetto da tributarle il valore di quello sguardo, che non dedica a nessuno, se non a lei. E si muove il corpo del biondo Shinsei. Sembra grosso, pesante, eppure i passi non producono rumore. Guizzano i muscoli alla luce delle fiaccole del porticato, sotto la pelle, come serpenti pronti a stritolare. Un lento passo dopo l’altro, lui s’avvicina. Lo sguardo in quello di lei. È davvero così pazzo da sfidare un ninja più esperto e più forte di lui? O è altro che sta facendo? Sta di fatto che si sta avvicinando a una donna incazzata con, letteralmente, il coltello dalla parte del manico.[chakra on]

22:43 Sango:
  [Sede Clan Ishiba - Casa Sango e Shinsei (forse)] Oh Shinsei, di certo non sei stupido da creder che presentandoti nella notte alla porta della tua amata, quest'ultima ti attenda li a braccia aperte.. l'unico braccio aperto oltre al corpo è quello in cui la mano regge ancora quel kunai piantato come monito, a tuo rischio e pericolo. L'odore che invade la stanza è quello di una donna, non selvatico come le selve in cui hai abitato, come quelle che t'abitano l'anima, meno pungente, più delicato nella punta di gelsomino e di legno che vive la rossa, e ve ne è un altro più delicato, più dolce, di fiori delicati di una creatura ancora innocente , ma non vedrai nessuno, non ci sarà nessuno ad attenderti perchè nessuno era consapevole del tuo di ritorno. Un brivido ne coglie il corpo, scivola lungo la schiena flessuosa quel nome che quasi aveva dimenticato , quello che le è calzava a pennello adesso pronunciato di nuovo da quelle labbra e dal profondo di una cassa toracica che vibra di vita . E questo non farà altro che farla incazzare di più sfilando con abilità di nuovo il kunai dal tavolo e impugnandolo per davvero questa volta, come fosse pronta ad assalirlo al primo passo falso . Lo sguardo azzurro che fende l'oscurità ritrovandone quel ghigno malefico che ben riconosce, non ricambia ovviamente, anzi, stringe di più la mascella attendendo una risposta a quella che non è una domanda semplice. Sei venuto qui per vivere Shinsei? Lo lascia avanzare, fin al confine che vi è tra terra e il palchetto in legno subito prima, lo attende tesa come una corda di violino, respirando piano, trattenendo per sè quello che vorrebbe urlargli contro e lasciarsi andare. E solo nel momento in cui lo vedrà abbastanza vicino che le calde luci interne della casa possano iniziare a metter a fuoco il suo intero essere, che il corpo della rossa che agisce prima della mente, scivolando poco a sinistra e facendo perno con la mano libera al legno sottostante nel tentativo di mettersi velocemente in piedi come può, ma non retta e flessuosa come solito, ma china mentre tenta di spingere il corpo e i piedi al confine dall'appoggio in legno e lui, per non avere la differenza tra le loro altezze a dividerli, ma forse sarebbe perfino più alta di lui, puntandogli il kunai a tre punte dritto alla gola. Se vi fosse riuscita, la mancina scivolerebbe violenta e veloce come può verso la sua nuca, come a non volergli dare alcuna possibilità di movimento . In quel modo i loro volti sarebbero di nuovo vicini, dopo così tanto tempo, respirando caldamente su quelle labbra che troverebbe di nuovo, pronte a sfiorarsi ancora e a divorarsi, ma lo sguardo è quello di una bestia, torbido e violento < o sei venuto qui per morire ?> le unghie che affonderebbero tra i capelli alla ricerca della carne per farne sentire la presenza fastidiosa, il dolore è ancora lontano, ma la lama sarebbe ancora li, poggiata sulla giugulare pronta a far schizzare fuori tutto il suo sangue. [chakra on][kunai a 3 punte]

23:39 Shinsei:
  [Casa di Sango, tomba di Shinsei] Arriva alle sue narici un odore che da tempo non sentiva. L’odore che ha bramato di più. Quello della rossa. Non quello del suo profumo, o quello che impregna le vesti con le quali lavora, no. Quello intimo, di casa sua, di quando va in giro dopo la doccia senza niente addosso. Freme di nuovo, irrigidendo i muscoli delle braccia che sembrano voler squarciare la pelle che li contiene. Un altro odore percepisce. Quello della figlia. Qualcosa che scalda il suo cuore nero. Ma non è per quello che è li. Ci sarà tempo per questo. Ora ha il suo oceano infuocato, o il suo incendio oceanico da fronteggiare. Continua nella sua avanzata, Il suo sguardo risplende nel notare le reazioni di lei. Quelle che lei lascia intravedere, è ovvio. Ha abbastanza rispetto per lei da non iniziare a scrutarle l’anima con quello sguardo nero e profondo come un pozzo senza fondo. Così come non lo sta facendo lei. Stanno facendo quello che fanno ogni volta. Si trattengono, con la differenza di mesi e mesi di lunga assenza a dividerli. Il volto scolpito non manifesta espressioni al brivido che accarezza la schiena dell’Ishiba, forse non l’ha notato… ma di sicuro non è difficile notare l’impeto di rabbia che l’avvolge, il Kunai impugnato non per gioco ma come arma, il margine del piccolo rialzo di legno che le da un’elevazione altrimenti impossibile con lui. Eppure non c’è paura nei suoi occhi. Il chakra che scorre nero e denso nelle vene gli dona la piena consapevolezza dei suoi mezzi, e quei movimenti per lui sono lenti. Sanno entrambi che non è con lo scontro fisico che lei ha possibilità di prevalere con lui. Eppure la lascia fare e anzi si avvicina, sentendo il braccio di lei passare affianco al volto e la mano poggiarsi sulla nuca coperta dai capelli. Ed eccoli li. Bestie entrambi, l’uno contro l’altra. Una con un kunai sguainato, l’altro con le zanne scoperte quasi a ringhiare contro quelle ben più morbide ed eleganti dell’Ishiba. Non si toccano. Eppure lui sente il respiro di lei a pochi millimetri di distanza e un brivido corre anche sulla sua di schiena, ben percepibile però adesso dalla rossa che ha la mano proprio li dove parte il brivido e potrà sentire sotto le sue dita i muscoli irrigidirsi, la carne tramutarsi in acciaio, e il profondo respiro dell’uomo incresparsi fremente. Qualcosa dentro di lui scalpita, Sango. Eppure la cosa che più nettamente, distintamente potrai notare appena le tue mani lo toccheranno, sarà il calore che quel corpo enorme emana. Sembra febbricitante, sempre e costantemente. È un calore che ti appesantisce o che ti esalta? Ti attrae o ti infastidisce? Resta fermo il giovane uomo, a guardare la donna che lo domina. E no, non è certo per la situazione nella quale si trovano la dominazione. Eppure lo sguardo non si distoglie da quello di lei, e da quella distanza, con quel nero calore ad avvolgerla, lei potrà vedere quei pozzi neri, scintillanti di vita, finalmente aprirsi a lei e lasciarla sprofondare in ciò che ha desiderato da quando l’ha visto: lui. E cosa troverai, splendida creatura, dentro i suoi occhi. Non più catene ne bestie incatenate, niente da dover liberare o scatenare, niente da dover imbrigliare. Troverai solo un inferno di fuoco. È la sua volontà che brucia. E questa volta è Shinsei a muoversi. Tentando di avvolgere il braccio sinistro intorno alla parte del corpo che è all’altezza della donna. Vista la differenza d’altezza potrebbe essere subito sotto al gluteo, o subito sopra, sulla bassa schiena. Non mostra la sua velocità, così come lei non sta usando le sue arti magiche, e quindi lei avrà tutto il tempo per percepire quel movimento e spostarsi o affondare quel kunai, ma se non lo farà, percepirà chiaramente la stretta inesorabile dei muscoli dell’uomo su di lei. E verrà sollevata come niente, mentre lui salirà sul patio e avanzerà sul patio fino a farle sentire sulla schiena il freddo della parete della loro dimora. E cosa proverà lui nel sentire di nuovo la stoffa morbida la pelle e la carne sotto di essa? Difficile dirlo, ma lei potrà avvertire un nuovo fremito. <L’ho messo in conto.> La voce ancora graffiata e malridotta, viene esalata col solito tono tanto profondo da far vibrare ciò che lo circonda, e lei adesso è letteralmente attaccata alla sua cassa toracica. Senza preavviso, ma lentamente, inizia a premere con il collo sulla lama ed è questo che gli interessa, ma se lei non indietreggerà col capo il risultato sarà davvero che le loro labbra finiranno per sfiorarsi. Resterà così pochi secondi, non percependo il sangue del taglio che, se lei ha mantenuto la pressione sulla lama, inevitabilmente le avrà causato quando lui ha deciso di premere su quella lama. Lentamente tuttavia lui si abbasserà flettendo le leve inferiori e allentando la presa sulle gambe. A questo punto tenterà, se l’altra lo concederà, un passo indietro. <Sono qui perché il vincolo che hai accettato di stringere con me non è una cosa della quale mi libererò in questa vita, ne con la morte> Sembrano rombi oscuri quelli che tagliano l’aria investendo la rossa <Tu invece? Pensi di affondare quel Kunai prima o dopo la spiegazione che non vuoi chiedermi?> Chiede, senza lasciare, in tutto questo, mai lo sguardo della rossa. Sembra inconsapevole, tra l’altro, del sangue che sta colando dal collo. [Chakra On]

00:05 Sango:
  [Sede Clan Ishiba - Casa Sango e Shinsei (forse)] Oh quale demone sei , Shinsei? Chiunque avrebbe fermato il proprio passo alla vista di quella lama, chiunque avrebbe indietreggiato nel momento stesso in cui avrebbe potuto notare anche un solo minuscolo movimento, e chiunque avrebbe usato qualsiasi arte magica nei tuoi confronti invece che il corpo stesso, eppure entrambi ormai non sono che ad un palmo dal viso dell'altro, a studiarsi .. ad affondare infine lo sguardo nei profondi occhi di tenebra che possiedi illuminati dalla tempesta che vive nel cuore che batte all'impazzata sotto la carne morbida della rossa. La mano che scivola con violenza, quasi desiderio nel lieve tremore nell'affondare nella carne, prendendosi di nuovo un calore quasi innaturale che aveva quasi dimenticato appartenesse a quella bestia, le narici che si impregnano del violento odore che emana, lo assapora, lo riconosce ma ancora questo non le basta, è evidente da come preme quella lama sulla gola pronta a reciderla di netto . Ne scaturisce un brivido di violenza, il lieve tremore che tenta invano di arrestarsi, per la rabbia e il risentimento evidenti, ma anche per quel profondo e violento desiderio che le nasce al ventre come un fuoco mai davvero spento, se solo si fosse lasciata andare al mero istinto non gli avrebbe nemmeno dato modo di parlare, l'avrebbe ucciso forse, oppure lo avrebbe fatto suo, un dubbio che sboccia come nera pece dentro l'animo che arde. Affoga nei pozzi neri così vicini, ne ricerca qualcosa, una sorta di verità, qualcosa che possa riconoscerne, a comprendere cosa diamine sia passato in mente a quel giovane uomo per andare via e solo adesso tornare, col coraggio che ha avuto anche solo ad avvicinarla in quel modo, nella notte profonda, lieta però che siano soli. Affoga in quell'immensità, ne scava profonda ma decisa a non affogarvi, a non lasciarsi andare al brivido intenso quando la mano e il braccio forti torneranno a cingerla sotto i glutei e a cui non si sottrae, percepisce ogni suo movimento, ogni suo respiro caldo che le lambisce il viso, ogni muscolo e ogni fremito che egli prova. Naturali le gambe che si schiudono per avvolgerne i fianchi, reggendosi ancora alla sua nuca e premendo ancora quella lama sulla gola, ben decisa a non accoglierlo ancora.. eppure il corpo traditore non farà che stringerlo lievemente a se in quella lenta danza che la porta a chiudersi tra il freddo della parete sulla schiena e il petto morbido a modellarsi sul torace caldo e vivo. Non molla ancora quell'arma, percepisce la lama affondare di poco in quella gola, del sangue che ne scorre fuori, delle labbra che si sfiorano così vicine da schiudersi come petali.. affogare in quel bacio violento sarebbe così facile adesso, chiudere gli occhi, stringerlo a sè possessiva, ma ancora non cede, slacciando le gambe dalla vita, scivolando coi piedi nudi sul freddo patio che li sorregge, il viso che lo segue ma la mano che scivola verso il basso. Dalla punta più esterna di quel kunai scivolano gocce rosse verso terra, un piccolo sacrificio, ma ancora restia ad avvicinarlo non lascia l'appoggio che ha trovato. La voce scura e graffiante a sporcare il silenzio di quella notte, lo spicchio di luna lontano che li assiste, curiosa di vedere come tutto andrà a volgere per loro. Pesa ogni singola parola, ogni pausa, ogni espressione del suo viso senza interromperlo.. un movimento abile e leggero e quel kunai si pianterà alla propria destra. I passi leggeri che vibrano poco su quel legno, riportandola al proprio posto, su uno di quei cuscini a cui accomodarsi, per non ammazzarlo, per non saltargli addosso, entrambi i desideri così forti e prepotenti da essere quasi indomabili e la distanza è l'unica sicurezza che può concedere ad entrambi. Alla sua vita, al proprio orgoglio ferito. < parla > non accondiscende, ma nemmeno nega, seguendolo con lo sguardo di un animale mentre versa un liquido ambrato in una piccola tazza larga e bassa solo per sè. Non vi è Sakè al momento che possa condividere < e sii convincente. > oh dovrai esserlo, Shinsei. [chakra on][kunai a 3 punte]

00:40 Shinsei:
  [Casa di Sango, tomba di Shinsei] Sakè… fu la bevanda che li unì in un sigillo ancora oggi inviolato, nonostante tutto. Eppur non s’avvicina. Come lei è stata ad un passo dal cedere ad uno dei due istinti primordiali, l’assassinio o il possesso, quando lui l’ha sentita abbracciarlo con le cosce, stringerlo con quella voglia frenata che il corpo infame di lei ha rivelato, così lui è stato tradito dal suo di corpo, che l’ha stretta, con quel braccio dietro di lei, con più possesso, che l’ha spinto ad andare in avanti verso di lei, prendendosi quel piccolo sacrificio. Tanto quanto lei sarebbe stata pronta a prendergli la vita così lui sarebbe stato pronto a concedergliela. Probabilmente non così facilmente, le avrebbe concesso un po' di divertimento in più, ma in ogni caso le avrebbe dato ciò che chiede infine. Così come lei è stata sull’orlo di cedere alle pulsioni, così lui è stato sul punto di prendersi quelle labbra e tutto il resto. E quel passo indietro è stato molto più faticoso di quanto pensasse. Ma starle lontano tutto quel tempo è stato qualcosa di impensabile, ed è per questo che resta lì, in piedi anche quando lei si siede. Osserva il Sakè, il ricordo vola a quella prima volta in cui l’hanno bevuto insieme. Lui cercava ancora un modo per zittire le voci nella sua testa, lei cercava qualcuno in grado di splendere con lei o in grado di darle la morte degna d’uno Shinobi del suo rango. E adesso? Adesso lei beve da sola. E lui? è insopportabile la vista di quel corpo affusolato e sinuoso, di quel liquido lascivo, di quelle labbra assetata, e così, lentamente, si volta dando le spalle all’Ishiba. Le fiamme gialle e tenui illuminano i muscoli sinuosi del giovane, generando un gioco di luci e ombre che è insieme ipnotico e invitante, se non fosse per quelle cicatrici che deturpano la carne, ce n’è una lunga serie, in obliquo da sinistra verso destra, a coprire tutta la schiena, e una serie altrettanto lunga sulla diagonale opposta, da destra verso sinistra, a realizzare un reticolato orrendo. Eppure non ha paura di mostrarlo, non ci pensa. Si limita ad appoggiare la mano destra ad una delle colonne lignee del porticato, quasi gracile in confronto con la corporatura del giovane. <Non farò l’ipocrita dicendoti che ho dovuto andarmene. Non ho intenzione di mancarti di rispetto.> Rimbomba quella voce correndo sul porticato in ondate che, in un modo o nell’altro, riempiono l’aria raggiungendo l’Ishiba anche se è alle sue spalle. <Ho scelto di allontanarmi perché mi sono reso conto che, se non l’avessi fatto, avrei finito per far del male a te o a Ren.> Il capo, irto di capelli biondi che arrivano ormai quasi a metà schiena, s’abbassa. <Mi sono accorto che, avevo una battaglia con me stesso da combattere e era impossibile per me combatterla qui.> La voce, lentamente, si sta riabituando, facendosi più forte, squillante, tonante e giovanile, sempre accompagnata però da quel timbro di voce grave e tanto vibrato da scuotere l’aria circostante. D’altronde con una cassa toracica del genere… Lentamente, il capo si volta finchè all’Ishiba non sarà consentito vedere il profilo di quel volto, il naso appuntito, le labbra sottili, lo zigomo sinistro, scolpito, ma soprattutto quell’occhio nero che torna pesante su di lei <Se ti avessi avvertita mi avresti seguito, e testarda come sei mi avresti anche convinto che avevi ragione> Quando mai è riuscito a dirle di no? Ha dovuto evitare il confronto, direttamente. <…> Schiude le labbra, vorrebbe dirle che è stata la decisione più dura che abbia mai preso, che ha pensato a lei in ogni minuto, ma sa bene che non sono le smancerie che l’Ishiba desidera e che non è questo il modo che hanno di comunicarsi certe cose. Vorrebbe assecondare ogni cellula del suo corpo che brama la sua vicinanza, ma s’impone di non farlo. Non è preda dei suoi istinti, è presente a se stesso, ma questo costa uno sforzo e con un sonoro “Crack” la mano che poggiava sulla colonna si stringe troppo sul legno, facendolo gemere. Silenzio. Un silenzio pesante che forse parla più di tante parole <Che ne è stato di te…Sango?> La chiama per nome. Perché ha capito che non è il momento per i nomignoli. Vuole parlare all’anima della donna che ha davanti, e come ha sempre fatto, la invoca a se, voltando di profilo anche tutto il corpo adesso [Chakra On]

01:03 Sango:
  [Sede Clan Ishiba - Casa Sango e Shinsei (forse)] Quella distanza serve ad entrambi, specialmente quando nemmeno riescono a guardarsi pur di non finire affogati nel corpo dell'altro, o nel sangue dell'altro, cambia invero così poco tra le due cose. Ella che siede placidamente seppur non si rilassi mai per davvero, non forte come lui, ma regge quella tazza come se volesse romperla con la propria forza inesistente.. trema lievemente facendo agitare quel liquido ambrato, e prende per sè tutto il tempo nel versarlo con calma, ma pur attenta ad ogni movimento che possa davvero fare lui. No, non lo teme, non ne ha paura, non ne avrebbe mai di lui , eppure quel fuoco violento non s'è ancora estinto, manchevole di qualsiasi spiegazione alla sua scomparsa, alla speranza che lentamente è morta , ad ogni giorno di attesa sempre più lungo e imperituro, e il tempo no, non guarisce alcuna ferita, questo lo sanno bene entrambi. Conviverci è l'unica cosa a cui può ridursi. E adesso convive con l'istinto omicida, con l'istinto di cacciarlo da lì immediatamente, rimandarlo all'inferno dalla quale è stato vomitato fuori, ma non vi riesce.. è evidente, nel modo in cui sfugge a lui, al suo sguardo, per bere lentamente quel liquido che scalda la gola e quasi attutisce la rabbia.. quasi. Solo un occhiata leggera, uno sfavillo d'azzurro intenso che non si priva del suo corpo, di ogni cicatrice che ha imparato a conoscere, di ogni singolo lembo di pelle che ha fatto proprio col tempo, del calore che le è stato portato via per suo mero egoismo. Torna veloce al proprio bicchiere ancorandosi al presente, alla sua mera voce, lasciando per lui il proprio profilo , il capo lievemente basso mentre si perde nel turbinio del liquore poco sotto di sè. E ogni sua parola fa vibrare quel tavolo, la mano destra che graffia il legno con ossessione, le unghie che tentano invano di stroncarlo senza avere alcun effetto, solo il dolore che l'aiuta a non distruggere tutto. Trattiene la voce, le grida che soffoca all'interno di un basso ringhio a cui non riesce a sottrarsi, violento la scuote dentro, ma non può lasciarsi andare, non lo desidera, non in quel modo almeno. Finchè non sarà l'ultima domanda a porre il silenzio tra i due, il legno che si incrina prendendo una vaga forma di quella mano, l'impronta che fa nascere una protesta di piccole schegge adesso accumulate a terra.. < ho creduto che fossi morto > non lo guarda, la mano priva di qualcosa afferra quel bicchiere scatenando una pioggia di liquore sul tavolino basso, macchiando la pelle del suo sapore, il tremore violento che la scuote viene rilasciato solo li, ne sporca la voce profondamente, di un odio viscerale che la smuove < ma sapevo in cuor mio che te ne fossi semplicemente andato > un ultima visione, una schiena che attraversa quella porta e poi il nulla, un vuoto lasciato che ha oppresso il proprio animo ogni giorno . Non lascia andare ancora quel pezzetto di legno in mano, non importa che si macchi la splendida e scura veste, non importa che senta il liquido scivolare all'interno della larga manica a imbrattare ogni parte di pelle che incontra nel suo cammino, non vi è fastidio in quello, solo un vago senso di piacere nel percepire il dolore tra le dita, le nocche bianche e serrate < non capisco le tue ragioni, forse nemmeno mi interessa > sfilano come veleno quelle parole tra i denti , prima che si volti e dal basso possa incenerirlo con lo sguardo < avresti dovuto farlo almeno per Ren, non per me > dirle qualcosa, una promessa, qualsiasi cosa, non quell'assoluto silenzio per mesi e mesi che s'è susseguito ogni giorno, e in ogni notte dove lacrime di dolore, di rabbia hanno solcato quel viso, le stesse lacrime di rabbia che adesso scivolano silenti lungo le guance nell'aver saputo che non sarebbe più tornato da loro. < cosa pensavi di trovare al tuo ritorno? > lo sbeffeggia in quel modo, distogliendo il viso, raccogliendo veloce quelle poche lacrime versate, stoica non si sarebbe fatta spezzare adesso, mantenendo una sorta di malsano orgoglio ferito < di me? > amara la risata che accompagna il proprio dire e altrettanto velocemente sparirà dal viso .. la mano che lascia andare quella tazza ormai quasi vuota, la mano bagnata a poggiarsi sul freddo legno di ciliegio < nulla > un sussurro, le iridi che si chiudono, la mente che duole, ogni fibra del proprio corpo che fa male < nulla > ecco cosa ne ha fatto lei di quella vita, niente, immobile, statica, senza morire e senza vivere, lasciando che il vento e il tempo la trascinassero avanti come ultimo gesto d'amore per quella piccola creatura. [chakra on]

01:35 Shinsei:
  [Casa di Sango, tomba di Shinsei] Sapeva che sarebbe arrivato quel momento, e ogni ora che ha passato lontano da lei l’ha trascorsa nella consapevolezza che questo momento sarebbe stato più complicato. La conosce, l’ha vista su tutte le furie anche solo per uno sguardo sbagliato, dato o ricevuto, figurarsi sparire per ore, figurarsi per giorni, per settimane, per mesi. Sapeva che sarebbe arrivato questo momento, eppure eccolo li. Ad accettare le conseguenze delle sue scelte, delle sue azioni. Quando le arriva la voce è ruotato di profilo e ha lo sguardo su di lei, la osserva lasciarsi andare ai sentimenti, lasciar fluire la rabbia, la frustrazione, magari anche l’odio, ma sicuramente il dolore, la perdita e la mancanza, ferite che la lacerano. Annuisce piano nel sentirsi creduto morto. Era quello che voleva, che sperava. Ma non si stupisce nemmeno nel sentirla cosciente del fatto che non fossero andate così le cose. Sa quanto è intelligente. <Non ho parole per esprimere le mie ragioni in modo che tu le comprenda> Risponde piano <Non posso spiegarti il modo in cui ho dovuto affrontare i miei ricordi e quello che essi scatenavano dentro di me, la sofferenza che a questo aggiungeva il non trovare il conforto delle tue braccia o dei sorrisi di Ren. Perché lo direi a te, che sei stata ferita da me e hai tutto il diritto di non voler sapere quello che è stato di me in questo periodo.> Strano che dica frasi così lunghe. Strano ma necessario a dirla tutta <Se mi fossi fatto vivo in qualche modo mi saresti venuta a cercare. E io avevo bisogno di tenere te e la bambina lontane da quello che era pronto a scatenarsi dentro di me.> Risponde, lasciando scorrere lunghi attimi di pausa <Ho aspettato finchè non sono stato sicuro che non vi avrei più messe in pericolo, e sono tornato.> conclude, compiendo appena un passo verso di lei, solo per flettere le leve inferiori e finire seduto, con tutta la sua mole, di fronte a lei. Freme quello sguardo nero e vivo, freme di emozioni che difficilmente ha provato, eppure lo sguardo non è ricambiato, osserva il sakè sporcare la mano di lei e istintivamente, senza pensarci, tenterà di allungare la mano destra, non verso di lei, ma verso i tovagliolini di stoffa sul tavolo, verso di lei invece viaggia la mano sinistra, che tenterà di posarsi, grande e calda, dura e selvaggia, su quella perfetta di lei, per avvolgere le dita intorno alla pelle candida e tirarla leggermente a se. Se ciò riuscisse, le dita coperte dal tovagliolo della mano destra inizierebbero ad accarezzarle la pelle, asciugandola ma lasciando quel sapore inebriante, misto all’odore di lei <Non sono qui perché mi aspetto qualcosa. Sono qui perché il legame che ho stretto con te vale più di ogni altra cosa, sono qui perché qui c’è…> Si interrompe, la voce vibrante scema nel silenzio della notte che ora, senza la sua voce, sembra quasi opprimente <…il mio cuore> conclude, accarezzandole il polso, poco sotto l’orlo della manica, ascoltando quella parola ripetuta tre volte. E questa volta, se fosse riuscito a prenderle la mano, la stringerebbe con più fermezza, tirandola leggermente a se <Sango.> La chiama, la vuole presente a se stessa in quel momento, viole che lei apra gli occhi e che lo guardi. <Se non ne è stato nulla di te, faremo in modo che da adesso in poi sia TUTTO> sottolinea quella parola con forza. <Che sia per odiarmi o per amarmi, per riprendermi o per uccidermi, o per spezzare quel legame che hai accettato con me, cacciarmi via da qui e rifarti una vita> stringe poco la mano <è tutto nelle tue mani> Letteralmente inspira profondamente, chiudendo gli occhi, il suo profumo misto a quello del Sakè.[Chakra On]

01:56 Sango:
  [Sede Clan Ishiba - Casa Sango e Shinsei (forse)] Che grande, grosso, stupido uomo che è lui, di insulti ne avrebbe a bizzeffe ma nessuna lascia le proprie labbra.. in quel periodo ha imparato a trattenere perfino la lingua, più per la presenza della piccola che per la propria vita, e ormai rimasta da sola a proteggerla il rintanarsi tra la sicurezza del proprio clan è stata l'unica cosa saggia che ha scelto mai di fare in vita sua. Mancando di quella voglia di andare fuori, trattenendo l'impeto di fuggire da quel mondo, di lanciarsi selvaggia alla ricerca delle tigri, di risposte, verità celate nella propria mente che son nate dopo così tanto , troppo tempo. Tutto in virtù di una piccola che quella notte è ancora cullata dai membri del clan, nella speranza che un giorno diverrà anche lei una delle loro farfalle più belle. E la rabbia, l'angoscia , la solitudine, l'ardore, il dolore e l'amore si mescolano come un cocktail di puro veleno che ne sgorga fuori da sè a piccole gocce, le stesse che ha asciugato con la punta delle proprie dita dagli occhi, troppo orgogliosa adesso per mostrarsi debole a Lui. Lentamente però anche quella rabbia scema, la fiamma viva ha bruciato quella miccia troppo velocemente, e la mano lentamente abbandona quel bicchiere e come fosse morta rimane su quel tavolo ormai desolato.. non solleva il viso, le spalle sottili che si inclinano poco di più sciogliendo parte di quel nervosismo che ha portato con sè fin dalla sua apparizione, un fantasma che torna a bussare alla propria porta. Gira lievemente la testa, la raccoglie sulla fronte con la mancina, il gomito poggiato al tavolo di fronte a sè, celando lo sguardo attraverso la cascata di sangue che ne circonda il viso, adesso imperscrutabile . Non si sottrae al tocco di quella calda mano, la pelle fredda che entra a contatto con una scintilla che attraversa il braccio, e le dita che si stringono lievemente a quel tocco che aveva quasi scordato < capisco cosa significa adesso l'egoismo > composta nella voce seppur più bassa, stanca invero, roca per le emozioni che l'hanno attraversata d'impeto, e adesso ha davvero davanti a sè la desolazione che lei stessa ha lasciato alle proprie spalle. Ogni volta che ha agito solo per sè stessa, cancellano sentimenti e speranze altrui, sogni, rivede perfino il profilo di Akendo, colui che aveva promesso di amare e aiutare e che adesso ha semplicemente lasciato al proprio destino dopo aver compreso come quella sua anima nera fosse morta. Ogni singolo viso l'attraversa, ogni sorriso, dichiarazione, affetto, tutto ciò che ha lasciato morire dietro di sè pur di arrivare in alto, sacrificando tutto e tutti solo per il proprio sogno. < comprendo il dolore e la sofferenza che comporta > perchè avrebbe sempre potuto cancellare tutto e andare avanti, lei, se solo avesse preso lei quella decisione, chiudendo di nuovo il cuore a chicchessia, ma per la prima volta si ritrova nella posizione opposta, a comprender lei per una volta che significhi davvero vedere per un'ultima volta le spalle di qualcuno allontanarsi dalla propria esistenza. Anche l'altra mano lascia la fronte, i filamenti scompigliati carezzano ancora il viso calato, non v'è più rabbia negli occhi quando a quell'ennesimo richiamo, a quel muoverla verso l'altro, tornerà a guardarlo di nuovo in viso, come una volta, con quell'amarezza sempre presente < non ti odio, anche se dovrei farlo > dovrebbe farlo, adesso, ora, cacciarlo da quella casa, non rivederlo mai più ma.. < non riuscirei a vederti di nuovo andare via > sarebbe troppo doloroso, con la chiara consapevolezza questa volta non sarebbe sopravvissuta per molto < non ho molto da dare, Shinsei > stanca quella mano giace ancora con l'altrui, fredda e stanca, priva di forza, sottile e morbida ne sente la differenza ancora < ciò che avevo l'ho donato a Voi > a lui, e alla piccola Ren. Lentamente si solleva sulle gambe come fosse un cerbiatto sulle gambe sottili, la testa che gira mentre cerca di darsi un contegno per lo meno < entra..non voglio che Ren e la tata ti vedano così quando torneranno > lenti i passi , quasi barcollante, la riporteranno all'entrata di quel calore, di quella casa che ha quasi dimenticato il suo odore, ma rimane pregna invece la loro stanza, li ove le vesti altrui son rimaste perfette come le lasciò li l'ultima volta, non in grado di cancellare davvero la sua presenza, non in grado di eliminarlo totalmente, non ancora. [chakra on]

02:32 Shinsei:
  [Casa di Sango, tomba di Shinsei] Le iridi nere e fiammeggianti s’appoggiano sulle lacrime dell’Ishiba quasi a volerle asciugare solo con lo sguardo, ma non può. Sono il simbolo più fulgido delle sofferenze che le ha causato, e rimarranno li a muta testimonianza. Ne soffre, è ovvio, ma se non fosse convinto di aver passato le pene dell’inferno lontano dalla sua famiglia per una buona ragione, per raggiungere uno stato mentale migliore del precedente, allora non avrebbe il coraggio di guardarle, quelle lacrime, di stare di fronte a quella donna che ha fatto tanto soffrire. Nella sua mente, per quanto sofferente sia stato per entrambi, ha agito per il loro bene. Per questo si trova ad annuire al dire di lei. Lui ha scelto in base ai suoi principi, facendola soffrire, e questo può essere considerato egoismo. Lo ricorda adesso, che è una caratteristica che lei ha sempre detto essere propria. E in effetti, a ben pensarci, sono più simili di quanto sembra. È ancora lo sguardo a farla da padrone, poiché sente la il braccio inerte al suo tocco. E quindi ascolterà le sue parole, osservandola. Parole pronunciate senza rabbia, vero, ma senza nient’altro. Non stizza, ne frustrazione ne paura ne dolore ne odio ne passione ne niente. Ed è probabilmente quello a spingere il giovane uomo ad alzarsi, e potrebbe quasi sembrare che stia seguendo il suo consiglio, ma con una folata d’aria alle sue spalle, lei potrà sentirlo dietro di se, una sensazione quasi opprimente. Ed a questo punto, dolce Ishiba, sarà solo una conferma per te sentire le mani calde e solide di Shinsei poggiarsi sulle tue spalle. È un tocco rovente, si, ma tutt’altro che delicato. La delicatezza non ha mai fatto parte di lui. Irruenza percepirai, qualcosa di trattenuto dentro quelle fibre muscolari, pronto ad avvampare. Se lo accetterai, è un tocco che non ti consentirà di proseguire. <Non vedrò mia figlia stasera.> Risponde secco al dire di lei. Non è nel giusto stato emotivo. Nessuno di loro due lo è, è evidente. Tuttavia gonfia il petto il givane Taijutser, respirando l’odore della sua donna e di sua figlia. Non c’è più lui, tra quegli odori, ma non c’è nessun altro. <Non mi odi… non riusciresti a vedermi andare via, non hai molto da dare… non vuoi che Ren mi veda così…> Un rapido riassunto di quello che ha detto l’Ishiba dai capelli di fuoco. <Mi hai solo detto cose che non provi, che non sei, che non hai o non vuoi> Fa notare, mentre s’avvicina, con il volto squadrato, sfiorandole con il naso affilato il lobo d’un orecchio e poi con le labbra, per spingerle dritto nel cervello quella voce vibrata e sussurrata <Dimmi chi sei> La stringe un poco, ringhiandole quelle parole all’orecchio. Sa bene che dentro di lei c’è quella fiamma che ha incendiato lui, lui, un ragazzino inutile pronto a morire in un vicolo, ha visto e stretto a se quella fiamma, e ora, la cerca, nel tentativo di alimentarla <Sussurrami cosa vuoi> Obbiettivi, ambizioni, dai desideri di potere più sfrenati a quelli più intimi, si scosterà solo per tendere l’orecchio a lei, che non lo sappia nessuno se non lui, che quella fiamma Ishiba è risorta ed è pronta ad incendiare ogni cosa, con affianco la più nera delle bestie.[chakra on]

02:48 Sango:
  [Sede Clan Ishiba - Casa Sango e Shinsei (forse)] Provata, stanca, vuotata della fiamma di rabbia e sterminio che per svariati momenti l'ha abitata quella notte, non ne lascia altro che un animo affranto, vuoto, leggero come la testa che sente, quasi distaccata dal mondo reale mentre attraversa lentamente quel piccolo palco di cui sono stati protagonisti, come fosse pronta a calar le tende sulla notte e non pensare più, a non agitare più una fiamma che s'è spenta per quel momento.. percepisce dietro di sè quella presenza che la sovrasta, un brivido scende e ne alimenta il corpo, come riavviare quella scintilla, ma non v'è paura nel sentirlo così vicino, ma l'intimo desiderio che quella loro lontananza cessi infine. Un muto ringraziamento a quel tocco rovente, il passo che non esiste più, ferma e intrecciata alle sue mani . Non vi è altro odore, solo un odore differente ma poco presente, quello della tata , ma nessun altro oltre loro ha potuto mettere piede in quella loro casa. Ogni parola è come miele e veleno, le respira morbidamente in un sussulto mal celato di sorpresa ma uno sfiorarsi a cui non si sottrae, scatenando in lei un ardore ben differente da quello della rabbia, più intenso a suo modo, capace di bruciare sempre e non consumarsi, in un rossore che ne tinge le gote e di brividi ben visibili sui lembi di pelle che egli potrà vedere. Assapora ogni parola, respiro, tocco, le palpebre tremano un poco, ora dolce nel lasciarsi andare ancora una volta a Lui, di nuovo solo a Lui. Chi è lei? Chi è davvero? < sono Byakko > un sibilo morbido, seppur deciso, quella parte di lei non è morta, mai potrebbe farlo, ma non è il momento di dichiarare guerra all'intero mondo, a escogitare piani e strategie, quando volta delicata il viso a quello dell'altro , le labbra morbide tese a sfiorargli il lobo, a scaldarlo con le fusa della propria voce, a concedergli quel loro intimo desiderio < voglio te, con me.. sempre > non importano adesso il potere e gli obiettivi, non è la notte giusta questa, il calore che ne agita le membra nel tentativo di sfiorargli il viso con la punta delle dita , alla ricerca di ciò che conosce . Ci sarà tempo per altro, ma questa notte il tempo coincide solo con le loro vite < se dovessi andare via di nuovo, mi prenderò il tuo cuore > dolce la minaccia vibra ancora dentro, un monito a cui dovrà lui stesso renderne conto per il resto dei suoi giorni, quelle catene non le avrebbe spezzate nemmeno volendo, padrone del suo destino, padrona della sua vita. Serpe che avvolge il petto mordendolo, quasi quanto le unghie che affonderebbero se concesso nel suo collo, un monito ulteriore che si prende il suo sangue. Si, lo avrebbe fatto, e quella volta sarebbe andata fino in fondo alla sua ferita.. un gesto che però durerebbe poco, qualche attimo, prima di scivolare la mano di nuovo al proprio fianco. A te la scelta, Shinsei. [chakra on]

Shinsei torna a casa dopo mesi di isolamento e allontanamento dalla famiglia per trovare una sorta di sanità mentale.

Sango non l'ha presa per niente bene, eppure ha imparato una lezione mai appresa prima : cosa si prova quando è qualcun altro ad essere egoista.

Incredibile, ma vero(!)


*Siamo tornati*