Giocata del 04/10/2022 dalle 14:25 alle 18:29 nella chat "Ospedale [Kusa]"
[Ospedale - Oncologia Stanza 27] La nostra chunin indossa quest'oggi dei pantaloni neri, classici, ballerine basse con un piccolo fiocchetto frontale anch'esse nere, una camicetta leggera azzurra a maniche corte a coprirle il busto. Ovviamente sopra al tutto porta un camice lungo e bianco, nel cui taschino superiore si possono intravedere svariate penne, pennarelli, evidenziatori e un paio di forbici, oltre che il tesserino di riconoscimento con il nome "Shizuka Kokketsu" ben scritto sopra. Al collo il solito pendente a forma di lepidottero con le ali blu brillanti, quest'oggi i capelli rossi sono raccolti per praticità in una coda alta, fissata con i due fermagli che ricordano vagamente le farfalle. In questo modo le orecchie sono ben visibili, così da mostrare chiaramente i vari orecchini, due per ogni lobo, a forma di farfalla una blu e l'altra dorata, mentre all'apice del sinistro si può vedere l'anellino dorato che indossa nello stesso punto del proprio ragazzo. Gli occhi blu sono sempre contornati da quel velo di eyeliner e dal mascara, che li fanno sembrare inevitabilmente molto più grandi. Si trova al momento appoggiata al muro accanto alla stanza del reparto di Oncologia numero 27, stanza dove si trova il nonno dell'Uchiha. Lo sta aspettando per quella visita, il ragazzino l'ha avvisata evidentemente non voleva stare solo o forse aveva bisogno del supporto di qualcuno di medico, o di qualcuno che non avesse in odio quella stirpe completamente. Chi lo sa! Però al momento permane in attesa, silenziosa mentre scorre le dita sul cellulare che tiene nella destra, controllando i vari impegni. [Chakra ON] [Esterno > Interno] L'astro infuocato domina il cielo terso. Le ombre si nascondono sotto i caseggiati, tra le siepi, nelle fronde degli alberi. Tutto il resto è luce, abbagliante e accecante.Gli occhi di un giovane Uchiha, tuttavia, sono neri come le notti derubate delle loro stelle e paiono ingoiare il bagliore del pomeriggio. L'ospedale è una struttura di vetro, cemento e acciaio, che brulica frenetica , ma stanzia immobile, nettamente contrapposta al brusio che striscia fuori dalle finestre e dalle porte.Il Genin della Nota Nera avanza con passo lesto, ma pesante, come se un grave pesasse sulle spalle.Veste abiti umili, privi di fronzoli e decori, che non lo ricondurrebbero mai ad un gruppo famigliare organizzato, tantomeno ad un clan. Una maglia scura, dal collo alto e circolare, si adagia sul busto, andando a nascondere le forme longilinee e slanciate, ma esili. L'orlo dell'indumento sfiora un paio di pantaloncini bianchi,che solleticano le rotule ad ogni falcata - per quanto corta e breve essa sia. I piedi sono stretti entro calzari ninja di una tonalità scura del blu. Le tibie sono fasciate da bende grezze e consunte, dai malleoli sino al terzo prossimale del principale osso della gamba. Alla cintola reca un portaoggetti con dentro il suo scarno equipaggiamento: due kunai, due tonici - uno curativo e l'altro per il chakra. Nella tasca laterale sinistra dei pantaloncini sbuca la copertina di un libro, che porta con sé da qualche tempo, la rilegatura è usurata , ma il titolo si legge chiaramente: 'La Via del Ninja - Trova il tuo bushido'. Affronta il dedalo di corridoi dell'ospedale con disinvoltura, quasi fosse stato assunto da tempo - o avesse un parente ricoverato da un po'nel reparto di oncologia, nella stanza 27. Il saluto verso l'infermiera alla reception è breve e appena accennato, ma ha un che di cordiale, di confidenziale. Le notti passate al capezzale del nonno gli sono valse quella confidenza acquisita. La stanza, come aveva sperato, è pattugliata da Shizuka, che ha prontamente avvertito, in tempo. < Shizuka-san.> Apostrofa, quando oramai è a portata di voce, uno sguardo a lei , ma uno più lungo all'interno della stanza.Attendere fato. Passatemi la registrazione
Splende il sole nel cielo privo di annuvolamenti, chiaro e limpido come l'acqua nel distretto di Kusagakure dove due giovani shinobi sono i protagonisti di questa storia. L'interno dell'ospedale è piuttosto tranquillo, non vi sono movimenti strani ne operazioni urgenti da fare, stranamente è una giornata positiva per la medicina e per i medici stessi tanto da permettere a Shizuka di attendere il genin al capezzale della stanza del nonno. La stanza si presenta totalmente bianca, un piccolo corridoio all'ingresso dove alla destra vi è una porta grigia conducente al bagno dove han posto un classico water giapponese, lavandino con mobiletto e doccia. Oltrepassato il corridoio, breve, si sfocia nella stanza vera e propria con una scrivania adagiata contro il muro sulla sinistra, un'ampia finestra frontale a doppia anta con tanto di tende da poter chiudere per diminuire l'afflusso di raggi solari. Sulla destra il letto ospedaliero classico su cui giace il nonno di Katai; egli è sotto le coperte, sul braccio sinistro è inserito un ago collegato ad una flebo, sul viso un respiratore attaccato alla macchina e sempre grazie ad una macchina è possibile vedere i battito cardiaci. Al momento è nella norma, il suono non risulta allarmante e l'anziano signore respira regolarmente, non senza fatica ma comunque respira, è vivo, costantemente sorvegliato e controllato. L'ultimo controllo è avvenuto all'incirca una mezz'oretta prima, necessario viste le gravi condizioni in cui versa. Le palpebre son abbassate, all'apparenza dorme tranquillo così come tranquillo è l'ambiente. [AMBIENT]
[Ospedale - Oncologia Stanza 27] Sente qualcuno che le rivolge parola, così la testolina viene alzata in di lui direzione, in effetti contrariamente al solito le iridi della rossa non sono blu ma verdi, cosa che potrebbe essere potenzialmente notata dall'altro che tuttavia già sbircia nella stanza e in ogni caso non è il momento di pensare ai fatti della Kokketsu. << Katai >> Risponde con un sorriso, gli occhi che si socchiudono appena, facendogli segno di entrare per primo in quella stanza. Se il ragazzino avesse seguito il suo suggerimento lo avrebbe poi seguito a ruota, mettendo via il cellulare nella tasca destra del lungo camice che indossa. L'ambiente è ovviamente molto pulito, come si confà a una stanza di ospedale e soprattutto alla stanza di un malato di cancro sottoposto a terapie. In fondo quell'uomo è in una situazione molto fragile. Una volta avuto accesso alla stanza entrerebbe in modalità dottoressa in poco o nulla. << Buongiorno Signor Akio! Come stiamo oggi? >> La voce è cordialissima e piena di energia allo stesso tempo, come se in qualche modo volesse spingerlo a reagire solo con quello. Le manine si muoverebbero velocemente su quella flebo, controllandone contenuto e stato, per poi sbirciare nella cartella del paziente, probabilmente presente sulla scrivania, gli ultimi sviluppi dei trattamenti eseguiti dall'anziano signore. Cercherebbe comunque di intromettersi il meno possibile fra i discorsi privati dei due, vuole essere invisibile in qualche modo, che non siano in soggezione per lo meno. [Chakra ON] [Interno | Stanza 27 - Oncologia] L'odore pungente dei disinfettanti raggiunge le narici con prepotenza. Non strizza più il naso, abituato a quel lezzo d'ospedale. La chioma corvina ciondola sul capo un'ultima volta, quando il passo si arresta in prossimità del medico, proprio di fronte alla stanza dove risiede il nonno. Le lascia il tempo per assorbire il suo saluto, guadagnando il tempo necessario a spostare l'attenzione sull'interno della numero 27. < ... > Non aggiunge altro al saluto, stringendo tra loro le labbra, in una linea sottile che solca il volto al di sopra del mento.Lì s'infrangono e muoio dubbi, paure, speranze ; tutte assieme.Taciute, mute. Il verde delle iridi altrui non è motivo di attenzione da parte del Genin della Nota Nera e non per mancanza di concentrazione, quanto più per priorità d'interesse. Ora, in quel momento, è senza dubbio il nonno il suo principale pensiero e lo da a vedere , chiaramente, quando il piede già intraprende la strada del corridoio che porta nella stanza principale, quasi senza attendere il permesso del medico. Sorpassa il bagno in fretta, raggiunge il capezzale dell'anziano con passi lesti, impazienti. Rimane in silenzio di fronte alla figura allettata, lanciando una breve occhiata alla scrivania e alle movenze di Shizuka.< Nonno..> Incita, in tono basso, ma deciso, andando a rafforzare le parole del medico, cercando di fornire uno stimolo ulteriore alla reazione dell'altro. Inspira, a fondo, finendo per inalare l'odore della malattia, quasi fosse inconfondibile, caratteristico, nonostante nella stanza non ci sia molto da recriminare.L'ingresso dei due basta per far sollevare le palpebre all'anziano le cui nere iridi scrutano dapprima 'l'ambiente ed il soffitto per poi soffermarsi sulle due figure appena entrate. Shizuka risalta subito all'occhio con quell'atteggiamento solare ed energico, cordiale come poche persone in quel mondo tanto da essere contagiosa. Un primo sorriso le viene regalato <Buongiorno dottoressa Kokketsu> ne ricambia il saluto senza riuscire, però, a muoversi, dopotutto le condizioni gravi e l'attaccamento alle macchine non permettono lui di compiere chissà quali azioni <Come i vecchietti, qualche acciacco ma bene> provando a sua volta ad essere positivo e cordiale, dando una falsa facciata, una minima idea di speranza <E lei? La vedo più solare del solito> il tono è comunque mantenuto basso, le parole fuoriescono quasi sussurrate ma entrambi posseggono un udito abbastanza allenato da carpirne con una certa chiarezza. Non è la prima che Shizuka si presenta al suo capezzale e tra i vari dottori lei è, con molta probabilità, quella che preferisce e con cui si trova a suo agio. Pochi momenti e anche il nipote ricade sotto lo sguardo dell'anziano, il sorriso si espande ancor di più alla di lui vista, gli occhi neri acquisiscono una luce in più <Nipote, devi smetterla di venire a trovarmi, vivi la tua vita e risolvi il nostro problema> il tutto enunciato con quel leggero sorriso stanco mentre riporta alla mente del genin la loro ultima discussione. Respira lentamente schiacciando maggiormente il capo contro il cuscino, le forze mancano, anche parlare costa lui fatica, un consumo eccessivo di energie. [AMBIENT]
[Ospedale - Oncologia Stanza 27] Il faccino si imbroncia appena alla risposta dell'anziano, quasi fosse veramente offesa, ma è solo questione di pochi sencondi: << Le ho già detto che Shizuka va più che bene! Non si formalizzi troppo! >> Il sorriso torna in un attimo su quel viso, con una semplicità disarmante e genuina. E' cordiale l'anziano, con lei soprattutto, cerca di fare qualche battuta, di interessarsi al prossimo. << Oh in realtà non è successo niente in particolare! Si vede che mi sarò svegliata con il piede giusto stamane! >> In fondo non ha mentito, non può considerare il fatto che vedere le anime dei defunti sia qualcosa di positivo, soprattutto lì in ospedale, dove spesso ve ne sono parecchie. Però mentre si occupa delle mansioni più prettamente pratiche anche l'Uchiha si spinge a salutare il parente, brevemente, forse più impacciato della rossa nel portare energia in un posto che solitamente la drena. La risposta che ottiene il giovane è sicuramente più burbera che non quella data a lei, tanto che le sfuggirebbe un commento, un piccolo rimprovero quasi: << Signor Akio penso che Katai consideri il venirla a trovare parte del vivere la sua vita! Le vuole bene no? >> Sottolinea l'ovvio, come se quel suo dire possa mettere in luce la bontà di quel gesto, l'affetto che il genin prova nei confronti di colui che l'ha cresciuto e che probabilmente se ne andrà presto, lasciandolo da solo. La testolina rossa andrebbe a inclinarsi su un lato, sorridendo ampiamente ad entrambi e tornando poi a leggere gli appunti lasciati dai colleghi. Un occhio viene sempre rivolto ai monitor, così che nulla sfugga a quel controllo attento. Sente la fatica del respiro altrui, preoccupandosene appena: << Vuole che l'aiuti un pochino con il respiro? Almeno per qualche minuto. >> Suggerisce, consapevole di poter miglirorarne le condizioni almeno per qualche tempo con le proprie abilità mediche. [Chakra ON] Si avvicina ancora un passo al letto su cui giace l'anziano figuro, come se volesse riempire il campo visivo dell'uomo, finalmente sveglio. Le braccia lungo i fianchi, penzolanti, così come le due ciocche corvine che cadono ai lati del capo, scivolando vicino ai lineamenti obliqui, ripidi, ma addolciti dalla giovane età.Il suono del respiratore artificiale riempie le orecchie, così come i silenzi nei quali lascia che la loro conversazione naufraghi, senza interrompere il vecchio, né la dottoressa che lo assiste. < ... > Muto permane, almeno sin quando il parente non gli si rivolge direttamente. Non c'è sorriso a ricambiare quello altrui, non c'è luce sul suo volto, che si rabbuia immediatamente, stretto tra le sopracciglia che schiacciano lo sguardo su gli zigomi. < E tu devi smetterla di comandarmi. > Rimbrotta, tono a tono, ma il volume è più alto di quello dell'uomo. E' visibilmente contrariato. < E' un problema che "tu" hai creato..> rimarca il soggetto, volendo porre l'accento sulla questione. < ..ma non sarai tu a dirmi come risolverlo. > Incalza, cogliendo l'attimo di consapevolezza e coscienza dell'uomo per sfidarne il destino che ha scritto per lui. < Non sarei migliore di loro, se facessi a modo tuo. > Continua, in tono più cupo, più basso. E non pare curarsi della fatica dell'uomo, peccando di egoismo , in quel caso, ma senza remora alcuna. Un comportamento che Shizuka forse potrà notare, poiché insolito da parte del giovane Uchiha. Non si scompone di fronte a quella ventilazione meccanica affaticata, anzi, ne osserva il ritmico sali e scendi del petto, quasi volesse sincerarsi delle condizioni altrui , ma solo per poter continuare quella conversazione.La flebo dell'anziano è praticamente nuova, cambiata da poco ma è la cartella clinica che la Kokketsu legge a svelare un'informazione essenziale, il tumore è peggiorato sensibilmente. Questo emerge da quei dati, ciò implica come il tempo dell'anziano su quella terra sia risicato e giunto, oramai, alla sua fine. Il sorriso di Akio permane sul viso, il medesimo di un'anziano che guarda la propria nipotina <Mi perdoni Shizuka> provando in un blando tentativo a sorridere, inutile quell'operazione finendo con il tossire <Sono contento questo posto è più bello grazie alle sue visite e se è felice, lo sono anche io> cessando di guardarla per concentrarsi unicamente sul nipote, vero punto focale. L'attenzione è tutta per lui seppur l'astio proveniente da quelle risposte diviene ben visibile a occhio nudo lasciando sprofondare il nonno nel silenzio più completo, almeno fin quando non viene interpellato direttamente <La ringrazierei infinitamente se lo facesse> alla proposta di aiutarlo a respirare <Ma non sprechi troppe energie con me, oramai il mio tempo è finito> alleviare le sofferenze può servire fino ad un certo punto. Katai si dimostra essere un ragazzo rancoroso, qualcuno che non accetta il destino prefissato ma ha scelto di proseguire su un'altra via totalmente opposta <Non sono io a dirlo, è la storia che lo pretende, nipote mio> tossendo nel respiratore, saliva e gocce di sangue si mischiano segno del continuo avanzare della malattia <La scienza ha permesso al male di perdurare, devi capirlo Katai. Esattamente come me, gli Uchiha hanno fatto il loro corso, è tempo per lo sharingan di morire> il nonno prosegue con la sua idea, gli Uchiha e lo sharingan hanno portato solo guerra e sofferenza nel mondo ninja ed è tempo per essi di giungere al capolinea <No, saresti uno dei tanti che chiude gli occhi> sospirando, socchiudendo le palpebre stancamente <Quale percorso, diverso dal mio, hai scelto? La gentilezza? Far leva sul potere dell'amore? Inutile quanto futile> inghiottendo un grumi di saliva fermatosi in gola, le labbra secche mentre i battiti del cuore sono in leggero aumento. [AMBIENT]
[Ospedale - Oncologia Stanza 27] Chiaramente le sue abilità sono temprate nel interagire con pazienti anche più scorbutici del presente Shan, quindi è molto più brava nel mantenere un tono alto, che non si incupisca minimamente anche con i toni scontrosi dell'uomo. Invece il proprio nipote sembra essere decisamente più soggiogato da quel modo di fare, tanto da adeguarvisi e rispondere a tono, con astio quasi. La Kokketsu effettivamente non ha mai intravisto quell'aspetto del giovane, che sembra molto arrabbiato con l'anziano e questo porta inavvertitamente l'atmosfera a cambiare, nonostante le carinerie che lei stessa ha messo in moto per tutti. << Le mie energie servono a questo, una bella dormita mi rimetterà in sesto, sono giovane io! >> Gli rifila un occhiolino, voleva essere una battuta ma sono gli ultimi momenti che ha quell'uomo ed è preferibile che li viva in serenità. Si porterebbe in una posizione comoda su un lato del letto, mentre il Chakra verrebbe convogliato negli arti superiori, fino a giungere alle mani. Se fosse riuscita in quell'intento la giovane rossa avrebbe poi concesso ad esso di uscire tramite gli tsubo, mentre inizierebbe una sorta di massaggio sul petto dell'anziano, in modo da potenziare momentaneamente la capacità polmonare, rendere più attivi i muscoli deputati a quell'azione, in modo da consentirgli un poco di agio. Nel frattempo le tocca assistere a quel mezzo litigio, lei è nettamente schierata dalla parte del pensiero del ragazzino, però è indubbio che l'anziano abbia un'esperienza di vita difficile da sradicare. Permarrebbe silenziosa, almeno inizialmente, non vuole intromettersi in una questione tanto privata, ma una volta che il discorso si fosse eventualmente interrotto fra i due, la vocina femminile andrebbe a farsi udire con umiltà ma enorme carica positiva. << Signor Akio il mondo è cambiato molto da quello di un tempo. Invece che far morire lo Sharingan, non sarebbe più saggio farlo rinascere? >> E' una domanda che lascia trasparire tutte le possibilità che un occhio giovane può portare con se, l'ennesimo scontro fra nuova e vecchia generazione che pare ripetersi in molti ambiti. [Chakra ON] La sensibilità che l'uomo dimostra è quella che il giovane Uchiha ricordava. Un uomo bonario, cordiale, sorridente. Ma dove inizia la realtà e finisce l'illusione ? I suoi occhi sono stati capaci di modificare la sua memoria, a tal punto da fargli dimenticare il passato. Come può fidarsi, ora, di un sorriso ? Lui, infatti, non ricambia l'espressione facciale, che rimane tesa, rigida, anzi, s'indurisce, quando ode le parole dell'anziano. La mano sinistra, quella vicina al libro, vicina alla medesima tasca, si va stringendo in un pugno, un piccolo pugno che sbianca le nocche e trema appena - visibilmente, per chi potrebbe accorgersene. La tosse emessa dal parente non pare impietosirlo, tantomeno indurlo a desistere dal suo proposito. < Parlate per stereotipi, come se fosse tutto prefissato..> Il soggetto è al plurale, ma chi , il Genin, includa in quella conversazione, non lo esplicita minimamente. < parli di un clan che cammina nell'ombra, ma c'è anche luce..> Afferma, schietto lanciando un'occhiata al fare di Shizuka, che si prodiga, da bravo medico, nella sua azione terapeutica atta a lenire le sofferenze dell'uomo, quantomeno momentaneamente. Lui, d'altro canto, non è a conoscenza delle condizioni dell'uomo, sebbene possa intuirle, ma non sembra curarsene, non ora. < ..ho scelto la via dello shinobi.> Gracchia, conscio di come l'altro abbia a lungo cercato di dissuaderlo da quel percorso. <..sei tu che mi hai condannato a vedere con questi occhi ! > Esclama, alzando il tono della voce, di fronte alle sue parole. < ..e ora vorresti che li usassi per spegnere quelli di altre persone ?! > Domanda, retorico poiché non attende risposta. < Tu sei l'ombra che dici di voler distruggere. > Incalza, il ragazzo, lasciando spazio, infine, alla domanda della dottoressa. [Ospedale - Oncologia Stanza 27] *edit: [Se Chakra 37/50 -> 13 per massaggio terapeutico]Il dire della piccola Shizuka riporta l'ennesimo sorriso <Si Goda questa gioventù, non durerà per sempre> inspira ed espirando con estrema fatica. Katai incalza con la sua rabbia il vecchio nonno le cui forze sono sempre meno ad ogni minuto che passa. In suo soccorso giunge il massaggio terapeutico della Kokketsu sul petto, una manna dal cielo in grado di rilassarne i polmoni e potenziarli giusto il tempo di quella conversazione. I risultati si vedono fin da subito, il petto si solleva con più facilità, il respiro è regolare e privo di interruzioni, la tosse si assenta quasi totalmente <Con chi altro hai parlato, Katai?> coglie quell'uso del plurale utilizzato dall'altro, difficile che passi inosservato quando la consapevolezza di essere quasi l'unico a vederla in quel modo è alle stelle <La luce ha abbandonato gli Uchiha da tempo immemore, ben prima della mia nascita, ben prima della nascita di Madara Uchiha stesso> lontano dalla memoria degli uomini, lontano dalla storia stessa in un periodo che nessun uomo è in grado di raccontare. Tossisce sollevando la mano sinistra la quale prende il respiratore posto sul viso e con estrema lentezza lo scosta in modo tale da non avere impedimento alcuno in quella conversazione con il nipote, adirato e pregno d'ira nei confronti di chi l'ha privato della possibilità di scegliere il proprio cammino <Gli Shinobi sono solo un ricordo, quelli attuali sono echi sbiaditi di un mondo oramai perduto> continua la visione pessimistica da parte del vecchio. La luce ne ha abbandonato il cuore, annebbiata la mente di chi non riesce a scostarsi dal proprio ideale <No...> la tosse si fa più forte, i parametri sullo schermo si aggravano, agitato così come è agitato il battito del cuore ed il respiro andando a peggiorarne le condizioni <Io ho cercato di salvarti da un'orribile destino> privandolo dei ricordi, rendendolo libero <E' vero, io come ogni membro vivente del nostro clan siamo un'ombra ed è tuo compito mettere fine alle nostre vite, Katai. Devi fare ciò che io non ho saputo compiere> continua a fuoriuscire la tosse provocando fastidio alla Kokketsu e nel suo intento di cullarlo <No dottoressa. Ogni volta che è arrivata la possibilità di faro, ci abbiamo sputato sopra. Non puoi curare la muffa, puoi solo estirparla> labbra schiuse aiutandosi con la bocca per poter respirare. [AMBIENT]
[Ospedale - Oncologia Stanza 27] Il discorso si infervora notevolmente, si accende d'ira da entrambe le parti, lasciando strada solo all'astio fra i due. La discussione prende piede, ognuno con il suo punto di vista, in parte ottuso, cosa che le piace veramente poco da entrambe le parti. Come ha imparato a sue spese in quel discorso con Furaya, la storia delle persone plasma gli animi e li rende più restii ad accettare il nuovo. Però è altro che la allarma, lui si toglie l'ossigeno, i parametri vanno in subbuglio e quel massaggio paliativo non può contenere l'evolversi della malattia ormai diffusa. << Signor Akio rimetta la maschera così si affatica inutilmente. >> Difficile imporre qualcosa quando le mani sono impegnate in altro, ovvero consentire ai polmoni di respirare nonostante lo scorso apporto di ossigeno. Eppure il discorso altrui punge sul vivo anche la ragazzina. << Ho incontrato un anziano anbu del clan Kaguya che aveva un'idea diversa dalla sua. Per lui mandare degli shinobi di grado chuunin contro dei mostri giganti era molto più pericoloso della guerra. >> Un anziano, forse non come il nonno dell'Uchiha ma comunque con una notevole esperienza Shinobistica, il signor Shinzou. Il visino si correccia un pochino, lasciando che il proprio pensiero ancora abbia la priorità: << Scusi se mi permetto, ma lei dopo aver cercato di proteggere suo nipote per anni, arrivando pure a modificargli la memoria, vuole gettarlo in una missione che lei ha scelto per se stesso anni fa? Mi sembra un discorso un po' troppo egoistico signor Akio. Non stava forse cercando di liberare Katai e farlo vivere sereno? >> Si contraddice in quei suoi modi, in quello che pretende dal giovane innanzi a loro. << Secondo me suo nipote vuole esattamente estirpare la muffa dal vostro clan, ma questo non necessariamente significa uccidere della gente. >> Lo sguardo verdognolo si poggerebbe sul ragazzino, cercherebbe di fargli capire con lo sguardo che a quell'uomo non manca molto tempo, che se vuole spiegarsi deve farlo ora o mai più per consentirgli di andarsene in maniera pacifica. << Stai solo cercando il tuo modo per adempiere alla missione di tuo nonno no? >> E' chiaro che il raggiungimento di un obbiettivo possa essere comune, ma non per questo la strada per raggiungerlo è una sola. << La prego rimetta l'ossigeno Signor Akio. >> Lo sguardo verde tornerebbe sul paziente, come implorante che la ascolti. [Se Chakra 35/50 -> 2 per mantenimento massaggio terapeutico] [Stanza 27 - Oncologia] Il tocco curativo di Shizuka lenisce le sofferenze dell'anziano, almeno parzialmente, almeno momentaneamente.Sotto gli occhi del giovane Uchiha, il petto dell'uomo torna ad alzarsi ed abbassarsi con maggior vigore, il respiro si regolarizza e il ventilatore diminuisce la sua utilità, in favore di una ventilazione più spontanea e naturale.Ciò che è ancor meno spontaneo, ancor meno naturale, è la reazione del Genin della Nota Nera dinanzi alle parole dell'uomo. La linea della mandibola s'indurisce, così gli zigomi e le sopracciglia calano verso lo sguardo, andando ad assottigliarlo, disegnando una ruga sulla fronte pallida, priva del coprifronte che lo annovera tra i ranghi militari degli shinobi di Oto. < Un altro Uchiha. > Sentenzia, in merito alla prima domanda, netto, deciso, andando a tagliar corto, senza dare troppe spiegazioni. < Conosco solo la storia del clan che "tu" hai voluto che io sapessi. > Sottolinea nuovamente il soggetto, andando a rimarcare la distorta visione della realtà che il nonno gli ha fornito. <...> Si sofferma, in un istante di pausa, quando l'interlocutore finisce per togliersi la maschera dal viso. < Io diventerò lo shinobi che tu non sei mai stato capace di essere. > Gracchia, in tono perentorio. < Imparerò tutto su gli Uchiha, anche ciò che tu mi hai nascosto. > Quasi una promessa, proferita con i denti stretti. < Solo allora saprò se avevi ragione o torto.> E' verso Shizuka, però, che lo sguardo perde quell'ombra caratteristica e si riflette nel verde acceso dell'altra. < Sì, Shizuka-san. > Risponde, in principio, salvo poi continuare. < Non sarò lo sterminatore di un clan che neanche conosco. > Sembra prendere una decisione, infine. < Seguirò il mio cammino, non quello che sono destinato a percorrere. > Lo sguardo del medico è eloquente e ne annoda le budella, come se qualcuno avesse fatto un fiocco ai visceri. Il groppo alla gola sale fino a consumare le parole. Ora gli occhi tornano sull'uomo anziano, più morbidi, più tenui, così come la voce. < Non mi hai mai detto dei miei genitori, anche loro erano come me, non è così ? > Domanda, ma non attende la risposta, bensì continua. < Hai disprezzato anche loro e la loro missione ? >Non viene data retta alcuna a Shizuka, quella maschera è tolta oramai con il solo scopo di parlare con Katai senza impedimenti, un'ultima volta. Shizuka nella sua semplicità porta l'uomo a zittirsi a quella prima frase verso cui non giunge replica alcuna ma è il secondo dire della bambina a risvegliarlo <Lo volevo> tossisce, nuovamente il sangue viene fuori sporcando il pigiama, le coperte e parte delle ditina della chunin <Ma lui ha scelto di diventare uno shinobi andando contro il mio volere, accettando, così, il suo compito. Ho provato con tutte le mie forze a salvarlo da un simile destino> arrivando a confermare quella contraddizione oramai così radicata nell'animo dell'anziano da considerarla normale. Le nere iridi ritornano su Katai, lento il moto del busto nel tentativo di sollevarsi appena dal materasso <Non fidarti degli Uchiha> ennesima la contraddizione che ne vien fuori divenuta come un mantra nella mente dell'uomo. Cala nel silenzio mentre gli attacchi di Katai non fanno altro che minare la poca stabilità del nonno, quei colpi risultano mentalmente pesanti; cala lo sguardo, s'abbassa il capo con il respiro a divenire più distorto e difficoltoso <No, Katai, tu non capisci...> ansimante nel pronunziare quelle ultime frasi. La sinistra si porta d'istinto sul ventre schiacciandolo, i valori schizzano alle stelle, la situazione peggiore inesorabilmente ma è l'ultimo attacco, il riferimento ai genitori a decretare la fine di quella discussione. Un leggero moto di dolore emerge da quella voce, i macchinari iniziano a suonare, il busto dell'uomo si piega in avanti, il battito cardiaco è in diminuzione, il respiro del tutto assente ed entrambi assistono a quella scena. I ninja medici dell'ospedale iniziano a mostrarsi, due dottori e altre tre infermiere entrano nella stanza per soccorrere il paziente lanciando varie occhiate a Shizuka e Katai <Dottoressa Kokketsu, porti via il ragazzo dalla stanza> le intima uno dei suoi superiori, segno di come la salute del nonno sia in picchiata, in discesa e quella conversazione non ha fatto altro che aggravare una salute già agli sgoccioli. [AMBIENT]
[Ospedale - Oncologia Stanza 27] L'astio ha prevalso, ancora una volta, forse a conferma parziale delle teorie mentali dell'anziano, se quel barlume di speranza che lei era riuscita a donargli con quelle prime frasi fosse stato supportato forse non sarebbe andata a finire così. Odio che genera odio e ne semina altro, in una spirale infinita che porta solamente a dolore. In questo caso oltre che fisico anche mentale. E solo lei sa quanto la mente influenzi il corpo in quei pazienti fragili. Eppure il Genin non ha smesso di avere quel tono duro, di punzecchiare i limiti dell'anziano e probabilmente questo sarà un cruccio che dovrà portarsi dietro a lungo. I di lei rimproveri e suggerimenti a nulla valgono, non torna a usare l'ossigeno e anzi la situazione degenera, tanto da portare altri medici a intervenire. Lei non ha ancora le conoscenze per interrompere quel declino inesorabile ma lo comprende. La testolina rossa verrebbe mossa in basso al comando impartitole da chi ne sa di più per poi avvicinarsi all'Uchiha, prenderlo per mano e tentare di trascinarlo fuori dalla stanza forzatamente quasi. << Lasciamoli fare quello che possono. >> Il tono non è più quello solare di prima, consapevole del fatto che forse quegli smeraldi avrebbero rivisto l'anima altrui da lì a poco. << Il nonno ha ragione su una sola cosa. Non fidarti di nessuno, Uchiha o meno. Fidati solo di te stesso, delle tue sensazioni. Se pensi che qualcuno sia valido controlla accuratamente prima di lasciare che possa modificarti la vita. >> Non essere preda degli eventi, non lasciarsi trasportare dalle emozioni, nonostante lei stessa sia una sorta di figura accessoria per il ragazzino, che potrebbe benissimo rinnegare sotto questo consiglio. Se fosse riuscita a portalo fuori dalla stanza con se si sarebbe poi fermata poco fuori da essa, vicino a quel muro sul quale poggiava all'inizio. [Chakra 35/50] < !! > Attende una risposta che forse non arriverà mai.Il pigolio dei monitor diviene assordante, il respiro dell'uomo si macchia di sangue, così come le sue vesti. Il moto lento e trascinato del suo corpo , che tenta di sollevarsi, si spegne nell'ennesimo colpo di tosse e nei gesti convulsi che ne seguono. Il giovane Uchiha si accosta alla figura del nonno, non ancora pronto a lasciarlo andare. La mano destra andrebbe ad allungarsi, nel tentativo di afferrare il braccio del parente, l'arto a lui più vicino. < Parla. Parla ! > Esclama, cercando di esortarlo ad uno sforzo ulteriore, incurante del suo aggravamento, forse troppo egoisticamente proteso alla ricerca di risposte. Le sopracciglia si stringono ancor più, se possibile, finendo per rabbuiare lo sguardo, in una smorfia contrariata e rabbiosa. < Dimmi ciò che sai ! > Quasi urla, oramai, sopra i segnali luminosi dei monitor e le loro proteste sonore. Le sue, di proteste, sono fisiche, invece e si oppongono ai tentativi di Shizuka di condurlo fuori dalla stanza, proprio come gli è stato ordinato. Tenterebbe di resistergli, piantando i piedi a terra, forzando i propri passi in direzione opposta, mirando a rimanere al capezzale dell'uomo, per strappargli le ultime risposte, le ultime parole. Una mano intrappolata in quella della dottoressa, mentre l'altra si porta davanti al busto, vicino al medesimo fianco, stretta in un pugno che sventola nell'aria satura di suoni e voci - alle quali si sono aggiunte quelle di altri dottori, emersi dal corridoio. < Deve dirmi cosa sa dei miei genitori ! > Intima, all'indirizzo di Shizuka , senza guardarla, mentre cerca di resistere alle sue intenzioni.Il vecchio si trova in situazione critica. Le parole di Katai non vengono minimamente ascoltate mentre Shizuka lo porta fuori dalla stanza con difficoltà. Attimi brevi in cui medici ed infermieri cercano di aiutare l'anziano, di sistemare la situazione senza aver nessuno a disturbarli. Procedono con velocità, cercando di aiutarlo ma dopo svariati minuti dalla macchina giunge un suono lineare, ogni funzione vitale cessa e la Kokketsu sa bene cosa voglia dire. Dalla stanza emerge un dottore, un superiore della ragazza che si pone frontalmente ai due ma prima che quest'ultimo possa parlare, Shizuka vedrà alle di lui spalle l'anima di Akio camminare per la stanza rivolgendo lo sguardo al nipote. Il suo spirito si muove nella direzione del ragazzo passando attraverso il medico, ponendosi al fianco d'egli con una mano sulla spalla. Katai non avvertirà niente di tutto questo ne s'avvedrà di nulla <Il signor Akio Shan non ce l'ha fatta, condoglianze> rivolgendo le parole al ragazzino. Il nonno di lui è spirato, vittima di quella malattia che l'ha contagiato indebolendolo, privando della forza necessaria per continuare a vivere e dare al ragazzo le dovute risposte. La vita mette l'uomo davanti a delle prove ed a volte, bisogna andare avanti con la propria esistenza per trovar le risposte che si cercano, con sudore, fatica e sangue. Giunge a capolinea la prima parte della storia di Katai Shan, il prologo è finito, adesso tocca a lui prendere in mano le redimi del suo destino e decidere cosa farne. Il dottore se ne va lasciandolo li, alle cure di Shizuka e su quest'ultima viene lanciato uno sguardo, adesso tocca a lei portarlo via mentre vengono fatti tutti i preparativi. [END]
[Ospedale - Oncologia Stanza 27] Il suono piatto di quegli strumenti la avvisa ancor prima di vedere altro che il signor Akio non ce l'ha fatta. Lei sapeva che non avrebbe avuto ancora molto tempo, ma che la cosa sia stata velocizzata dalle reazioni di Katai questo non è dato sapere. Ancora prima che quel medico esca dalla stanza, quegli occhi verdi le preannunciato il fato già scritto. Quell'uomo anziano, forse quasi più forte di qualche secondo prima si muove fra i presenti, passando fra i vivi ignorando tutti se non la spalla di Katai. Ascolta distrattamente il suo superiore, quello che afferma non è una novità. La manina della ragazza andrebbe scindere il vincolo con quella del genin, andando a poggiarsi sopra la di lui spalla, come se volesse sovrapporsi alla mano dell'anziano. << Sa anche lei che è giusto così. Troverà la sua strada e la renderà fiero. Non sarà lasciato solo, glielo prometto. >> Non parla con Katai ma con colui che è visibile solo alla Kokketsu, quegli occhi verdi fissi sul viso dell'anziano. << Al laghetto nel bosco dei ciliegi a Kusa c'è una carrozza che la sta aspettando. Abbia cura di se. >> Sembrano frasi assurde, senza un vero senso per chi possa ascoltarle in quel frangente. La mano della rossa si strignerebbe sulla spalla del moro, di poco più alto di lei. Quegli occhi verdi si volgerebbero a lui infine, sperando di essere stata abbastanza convincente con l'anziano. << Andiamo a prenderci qualcosa di caldo. Un thè che ne dici? >> Il tono è affettuoso, quasi fraterno, è tornata chiaramente in modalità lavoro e ora il suo compito è quello di prendersi cura dei vivi, per i morti ci ha già provato. [Chakra 35/50][//END] I suoni degli strumenti di monitoraggio si appiattiscono, tutti insieme, quasi all'unisono. Fuori dalla stanza tutto si ovatta, persino gli odori. I sensi del giovane Uchiha vengono meno, surclassati dalla notizia che giunge ancor prima della voce del medico - o meglio, assieme ad essa. < K'SO ! K'SO ! > Quando la mano di Shizuka molla la sua, le cinque dita, pallide e adunche, si chiudono in un pugno che viene lanciato contro il muro di fianco alla porta. Sdump. Il sonoro rintocco delle ossa contro il cemento, mentre una fitta di dolore si irradia lungo il braccio. Sdump. Un secondo colpo, rabbioso e maldestro, che anima il corpo del Genin , prima che questi cada sulle ginocchia, vinto dagli eventi e sconfitto da quella notizia.Gli occhi strizzati tra loro, in una smorfia di rabbia e dolore che riempie il viso. L'unico parente rimastogli lo abbandona, sebbene la voce di Shizuka ora lo raggiunga. Sono parole di cui non comprende il significato, né il contenuto, tali da non riuscire a carpirle fino in fondo. Non sgorga una lacrima, tuttavia, mentre china il capo verso il basso, afflitto dal peso della morte. E' così che un giovane shinobi sperimenta quell'esperienza per la prima volta. I ciuffi corvini che cadono sul viso, ciondolando al pari del resto degli arti, tranne il pugno destro, ancora spinto contro il muro. Infine si lascia trascinare via dal medico, in silenzio, stringendo le labbra in un mutismo ostinato. E' così che abbandona il nonno al suo destino, muovendo i primi passi per scrivere il proprio ( E N D)