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con Tenjiro, Katai

21:23 Katai:
  [Esterno > Interno | Reception] E' una notte piena di stelle quella che è oramai calata su Kagegakure. Una fulgida e argentea Luna si staglia nel chiarore siderale, illuminando i sentieri meno battuti, i caseggiati più in ombra, gli angoli più bui. C'è una figura, tuttavia, il cui sguardo pare ingoiare anche il freddo bagliore del satellite ; una piccola piega nel velo monocromatico della sera, una piega vestita di abiti umili, privi di ogni decoro o fronzolo, neanche lontanamente riconducibile ad un gruppo famigliare organizzato. Indossa una maglia dalle maniche lunghe, nera, con il collo alto e circolare che scende, nell'orlo, su un paio di pantaloncini bianchi, corti fino al ginocchio e ne sfiorano la rotula ad ogni falcata - per quanto breve e corta essa sia. I piedi stretti entro calzari ninja di un blu scuro, insozzi di polvere e fango, proprio come le bende che fasciano la porzione distale della tibia, dai malleoli fino al terzo medio dell'osso principale della gamba. Dietro la cintola, una sacca portaoggetti contenente uno scarno armamentario: due kunai, due tonici - uno curativo e l'altro per recupero del chakra - un fuuda in cui è sigillato il tronchetto da sostituzione.Tiene il coprifronte al suo posto, in cima al viso, sotto una colata di capelli ispidi e ribelli, corvini. Sulla placca di metallo è inciso il simbolo di Oto, la Nota Nera. Tiene quel monile a dispetto di quanto accaduto solo il giorno precedente, quando una ragazza astiosa e , probabilmente, preda del suo periodo, ha inveito contro di lui e l'intera classe dei ninja. Solo ora, infine, dopo aver percorso la strada verso l'ospedale, si ritrova a fare il suo ingresso nella sala d'aspetto. Oramai ha memorizzato la strada, ma si avvicina alla reception, chiedendo di un certo <..il signor Akio Shan..> ma si sofferma, deglutendo, in tono più basso proferisce <..o Uchiha. >

21:42 Tenjiro:
 Ormai il sole è tramontato da ore all'orizzonte. Le nubi sovrastano Kagegakure, ma la vita è ben lungi dallo spegnersi in balia della notte. Tecnologia e innovazione hanno allungato le giornate e reso i ritmi più frenetici. Laddove il sole non sostenta più la vista, luce artificiale si prende la briga di mantenere vivo il cuore della grande capitale, fino a quando la stanchezza generale non reclama silenzio e oscurità. Ci sono posti del villaggio, tuttavia, che non dormono mai. Questo è il caso degli ospedali, ed è proprio su uno di questi che il sipario odierno si apre. Il presidio ospedaliero di Kusa è illuminato a giorno e al suo interno imperversa la frenesia di chi deve pensare ad alleviare le pene del prossimo. Medici ed infermieri si adoperano a questo scopo, e tra loro è impossibile non notare un uomo oltremodo singolare. Si tratta di Tenjiro: un omone alto quasi un metro e novanta, dalle spalle ampie e dall'età che ormai sfiora il mezzo secolo. Il suo lungo crine corvino è raccolto in una sciatta coda che penzola lungo la schiena, mentre una benda del medesimo colore si prende la briga di celare il monumento al fallimento di una vita: l'occhio destro. Il sinistro, invece, si fa portavoce dell'eredità genetica dello Hyuga. Le sfumature perlacee che lo caratterizzano sono inconfondibili e soprattutto in ambito medico, ormai il suo nome è abbastanza diffuso. Altruismo e pacifismo lo hanno reso il bonaccione di turno... e non è raro vederlo bazzicare per i presidi ospedalieri, sempre in procinto di aiutare qualcuno. Anche fuori dai propri orari lavorativi. In ogni caso, oggi sembra essere arrivato a Kusa per un motivo ben preciso. Katai, il giovane Uchiha alla reception, potrà vederlo sbucare da un corridoio alla propria destra. Le porte si spalancano lentamente, lasciando passare questo figuro imponente e, allo stesso tempo, dall'aria placida. Il giaccone rosa è stato lasciato nello studio momentaneamente dedicatogli, assieme al grande cappello di paglia. Attualmente indossa solo un lungo camice bianco con delle maniche larghe e, sotto di esso, un kimono nero fissato in vita da una fascia bianca. <Yare, yare...> Borbotta visibilmente abbattuto, avvicinandosi al bancone e alla ragazza che questa sera si occupa della reception. <Serata sfortunata, Anae...> si confida con lei, demoralizzato, quando ecco che il nome del vecchio riecheggia dalla bocca del giovane Uchiha. <Akio Shan...> Si intromette, ingenuamente. <Si, penso di averlo visto da questa parte. Vuoi che ti accompagni?> Non si presenta neanche, peccando di maleducazione. Aiutarlo sembra essere una priorità. Non porta armi con se. Non ne porta mai. Il suo credo è differente.

21:53 Katai:
  [Reception] Rimane fermo in attesa, come un rapace che volteggia sulla preda - un rapace nero, dal piumaggio arruffato. Le mani escono dalle tasche dei pantaloncini per posarsi sul bancone della reception, oltre il quale una figura senza nome sembra rielaborare alcuni dati , probabilmente anagrafici ed è in quel momento che la sagoma torreggiante di Tenjiro sbuca da un lato, ergendosi poi al capezzale della reception , imponente e autoritario, almeno all'apparenza. Lo sguardo cade inevitabilmente su quell'uomo, nonché sulla cicatrice che reca sul volto.Indugia su di lui , curioso e guardingo, sin quando questi non si offre di aiutarlo nella ricerca della stanza di suo nonno. < Grazie > Asserisce, sbrigativo, accettando l'offerta che gli viene rivolta, decidendo saggiamente di affidarsi a quel camice bianco, così da evitare una lunga ricerca nelle budella di cemento dell'ospedale.Finisce per lasciar cadere ambedue gli arti superiori, di cui uno , però, si attarda oltre la cintola, ravanando nella sacca portaoggetti ed estraendone un libricino minuto, rilegato in fretta e furia, con chiari segni di usura su i bordi - probabilmente un libro preso in prestito dalla biblioteca. La copertina recita: "La via del Ninja-Trova il tuo Bushido" Che il giovane Uchiha si sia dato alla lettura è una novità tutta da scoprire, forse il fattaccio della sera precedente ha smosso qualcosa dentro di lui, che è ancora così giovane e facilmente plasmabile: è argilla grezza , che più e più mani hanno modellato, ognuna a modo loro, alcuni inconsapevolmente. In silenzio attende, sbattendo le ciglia una volta solamente, torcendo il busto di qualche grado verso lo Hyuga, come a mostrare il petto, in segno di prontezza.

22:13 Tenjiro:
 L'avanzata del medico inizia. Le mani vengono portate alla porta a doppia anta, dove vien applicata la forza necessaria a spalancarla e far passare il ragazzo dopo di se. Il silenzio iniziale viene improvvisamente spezzato dalla voce calda di Tenjiro. Le labbra dello Hyuga si schiudono appena e la domanda sopraggiunge inevitabile. <E' un tuo parente?> Innocente, chiede. <Devi perdonarmi. Non lavoro stabilmente qui, di solito... quindi lo stato dei pazienti o i loro legami, spesso mi sfuggono.> Ammette con tutta l'onestà del mondo. Si stringe nelle spalle, per poi buttare lo sguardo su quel libricino che il ragazzo tiene tra le mani. L'occhio buono si posa sul titolo per qualche istante, per poi tornare a puntare la corsia del reparto. Il suo passo è imponente, ma pacato. Con i suoi movimenti sicuri e fluidi sembra quasi trasmettere la stessa calma che, profonda e perpetua, caratterizza il suo animo. <La via del Ninja...> Preambola, tranquillo. <... è una via impervia.> Cosa intende? Dove vuole arrivare? <E' una via che percorre solo chi sa cosa lo aspetta alla fine del tragitto.> Solo chi sta cercando qualcosa. Chi cerca di diventare Ninja, ma non ha uno scopo... spesso perisce nel tentativo o abbandona il tragitto prima del tempo. <Anche tu stai cercando la tua via per diventare un guerriero?> Alla fine è quello che Bushido significa, no? Ovviamente non ha particolare interesse nelle risposte. Ovviamente se intendiamo interesse come guadagno personale. Quelle domande non hanno alcuno scopo vantaggioso e sono unicamente volte a spezzare la tensione che, solitamente, un uomo prova in contesti decisamente poco felici come quello ospedaliero. E' il suo solito e vago tentativo di far divagare la mente di chi è troppo pensieroso per riuscirci da solo. Quel corridoio può sembrare infinitamente lungo per chi ha l'animo affannato, e qualche parola di conforto può alleviare il peso del viaggio. La camera del nonno non è distante, ma non ci sono ancora arrivati. <Perdona la maleducazione. Non mi sono presentato.> La mano destra viene liberata dalla cartellina che detiene e portata sul petto. <Sono il Dott. Hyuga, ma tutti mi chiamano Tenjiro.> Dottore se lo è assegnato da solo! Ma questo non lo diciamo a nessuno. Attenderà che l'altro spiccichi parola, ammesso che ne abbia voglia.

22:26 Katai:
  [Reception] L'aria densa della sala d'aspetto lascia spazio ad una zaffata di disinfettate, esalata dalle porte che si schiudono dinanzi a lui - o meglio, dinanzi allo Hyuga per primo. Lui, infatti, segue qualche passo indietro, giusto il necessario e sufficiente a poter tenere l'uomo in una sola occhiata e non essere costretto ad alzare il mento , ogni volta, per colmare il divario d'altezze. Un silenzio tombale cala su di loro, intervallato solamente dai bip dei monitor o dal vociare confuso e concitato delle corsie. Sfilano sotto la luce asettica e gelida dei neon, che , lungo i corridoi, paiono scandire i loro passi, i metri, le distanze persino. Forse qualcuno,nel personale, riesce persino ad orientarsi tramite le luci, chissà. Il giovane Uchiha , in quel frangente di silenzio non può far altro che fissare la schiena del dottore, piantandovi un paio di iridi di pece, dello stesso colore dei capelli. < Non si preoccupi. > Commenta, conciso e laconico. < E' mio nonno.> Incalza, lasciando da parte i convenevoli e le scuse. < Nh ? > Mugugna, infrangendo un suono di sorpresa contro le labbra giunte tra loro, così che ciò che nasce dall'epiglottide finisce per morire sulla lingua. Riesce a comprendere ciò a cui il medico si riferisce solamente con un attimo di ritardo. < Oh. > Bofonchia, poggiando lo sguardo sul libro che tiene nella destra e che, evidentemente, l'altro è riuscito a carpire. < Credo di aver superato solamente un esame, ma di non essere ancora un ninja. > Si rivela, aprendo uno piccolo spiraglio su se stesso e perchè lo faccia, in fondo, rimane un mistero. Forse la calma di quell'uomo lo mette a suo agio.< Io sono Katai > Solamente Katai, come è solito presentarsi. <..Shan, ovviamente. > Aggiunge, quasi volesse rassicurare l'altro circa la discendenza diretta con il paziente in questione.

22:49 Tenjiro:
 Raccoglie poche e semplici informazioni. Il ragazzo non sembra essere di molte parole, ma dona quei piccoli frammenti utili a mantener viva la conversazione. Le braccia di Tenjiro vengono portate dietro la schiena e raccolte in una presa solidale ad altezza della fascia lombare. Insomma, la tipica posizione da vecchio in contemplazione. Eppure con Tenjiro sembra trasmettere tutt'altro. Quella posizione lo costringe ad aprire il petto ed esporlo con fierezza. Una fierezza che cozza spaventosamente con il calore della sua voce e la tranquillità della sua indole. <E' tuo nonno, quindi.> Ribadisce più come monito a se stesso, che il resto. <Se non sbaglio... è di qua.> Ed eccolo continuare nella sua avanzata, virando fino ad imboccare il reparto di oncologia: l'ultimo dei reparti in cui un uomo vorrebbe mai ritrovarsi... che sia da visitatore, o da paziente. <Vorrei spendere qualche parola di conforto per te, ma temo che questo vada oltre le mie possibilità...> Oltre ad essere terribilmente buono, Tenjiro è terribilmente sincero. Incapace di mentire, se non costretto, non può fare a meno di sottolineare la sua inutilità come supporto emotivo, dal momento che... <Purtroppo questo reparto è al di la della mia sfera di competenza...> Quindi non saprebbe che dirgli. Potrebbe anche illuderlo senza motivo e non se lo perdonerebbe. <Tuttavia tuo nonno è in buone mani.> Questo può assicurarglielo. Non si sa perchè stia spendendo tante parole a riguardo. Non si sa neanche perchè ci tenga ad indorare la pillola ad uno sconosciuto... ma sappiamo benissimo che questo è Tenjiro nella sua essenza più pura. Il buon samaritano per eccellenza. <Oooh... quindi il primo traguardo è già stato superato.> Un sorrisino beffardo gli si dipinge in faccia. <Il percorso è già iniziato, allora.> Ovviamente riferendosi a quello che diceva poc'anzi. <E dimmi un po'... riesci a vedere cosa si trova dall'altro lato?> Ovviamente è una domanda assai più ampia e complessa di quanto si possa pensare. Starà a Katai capire a cosa Tenjiro alluda. In quanto alla presentazione, si limiterà a ringraziare con un sorriso e un cenno del capo. <E' un piacere, Katai.> Non si sofferma sulla questione Uchiha. Ha sentito quel cognome alla reception. Sa esattamente chi sono... tuttavia, è troppo educato per poter effettivamente sfondare l'argine del buonsenso e del decoro per chiedere informazioni che sarebbero fuori luogo. E' attento, si. Carpisce tutto. Tuttavia è un gran sostenitore del pudore e della compostezza. Si farà gli affari suoi. <Non è esattamente il posto più felice per conoscersi, ma...> Chi lo sa. La vita riserva sempre sorprese. Piacevoli o spiacevoli, che sia.

23:07 Katai:
  [Reception] Continua a seguirlo nei meandri di quel dedalo. Passo dopo passo, in un'andatura precisa, che pare misurare ogni falcata come potesse essere l'ultima. Non è lui, tuttavia, a dover essere ricoverato, anche se, ultimamente, ci è andato molto vicino: le ustioni, fortunatamente, sono guarite e la pelle, grazie anche al chakra curativo di Shizuka, è tornata al suo stato naturale in un'omeostasi perfetta. La mano destra rimane avvinghiata al libricino - presumibilmente un tascabile - che reca con sè, mentre la sinistra s'infila nella tasca dei pantaloncini, quando l'altro oramai il reparto di oncologia ingoia le loro sagome, tra le tante che sfilano nei corridoi.Non riesce a distinguere volti noti, né tantomeno dei riferimenti mnemonici, eppure è un ninja del Suono, uno shinobi della Nota Nera. Forse è il pungente ed acre odore dei disinfettati a rendere più difficoltoso il ragionamento o forse è semplicemente la sua curiosità per quella figura bonaria che lo ha accolto ed ora accompagnato, verso la quale l'attenzione è focalizzata - a discapito dell'orientamento, ecco. < La ringrazio dottor Hyuga. > Commenta, brevemente, spendendosi in rinnovati e sinceri ringraziamenti, dinanzi alle parole d'aiuto che l'altro gli rivolge. < Non sa come sta, quindi ? > Domanda, questa volta incalzante, accorato ; riferendosi ovviamente al fatto che l'altro non sia impiegato in tale reparto. < !! > Le sopracciglia, poi, sussultano dinanzi alla scelta delle parole altrui. Forse un caso, forse no, eppure così simili alle ultime lettere lasciate dal nonno sul diario allusivo che conserva gelosamente in casa e sul quale è incisa la breve cronistoria della sua vita, dal punto di vista del parente, ovviamente. < Credevo di poter vedere una strada, ma forse mi sbagliavo. > Sentenzia, tremendamente sincero in questo caso. Il mento poi si abbassa, assieme allo sguardo, mentre il libro viene portato sotto le iridi. Riflessivo, in silenzio. < Lei aiuta le persone, dottor Tenjiro. > Afferma, come se volesse sottolineare un dato di fatto. < Non è così diverso da ciò che fa un ninja, no ? > Domanda, retorico, poiché non attende risposta. < ..eppure qualcuno non crede ancora nella via dello shinobi, qualcuno crede che la Guerra sia inevitabile. > Stringe le dita sul piccolo tomo, sino sbiancare le nocche. < Ad ogni modo, il piacere è mio. > Solleva nuovamente lo sguardo e anche il mento, per arrampicarsi sulla figura altrui - visivamente, s'intende - sino al suo volto.

23:33 Tenjiro:
 Ormai la stanza non è troppo lontana. Mancano pochi metri e finalmente la discussione inizia a scaldarsi leggermente. Non è quel tipo di calore che porta ad una brutale esplosione. E' quel tepore che scalda l'anima e ti trasmette un senso di familiarità. Di agio e sicurezza. Purtroppo non è quella sicurezza che il ragazzo vorrebbe. Quella sicurezza Tenjiro non può dargliela. <Potrei dirti una bugia bianca...> Quelle dette a fin di bene. <Potrei dirti che è stabile...> o che ci sono speranze. <... ma una bugia è sempre una bugia. Nel bene o nel male, a lungo andare sortisce sempre lo stesso effetto.> Delusione e sofferenza. <Preferisco essere onesto con te al cento percento e lasciare che qualcuno assai più informato e preparato di me ti dica tutto ciò che va detto. Potrei illuderti inutilmente, o farti preoccupare senza motivo.> Sbatte la palpebra sinistra un paio di volte. Sincerità e tranquillità trasudano da ogni suoi poro. Ad ogni modo, è proprio quando arrivano a parlare della strada ninja che la porta della camera del nonno si palesa alla sinistra di Tenjiro. Il suo passo si arresta e, dopo una breve rotazione, si volge completamente verso il giovane interlocutore. <Perchè ti sbagliavi?> Domanda curioso. <Sei ancora molto giovane...> Preambola, riflettendo sul suo aspetto fisico e sulla sua possibile acerbezza. <Magari devi solo diradare un po' la nebbia.> Per poter vedere la fine del percorso. <Cosa ti ha fatto cambiare idea?> Prima che possa proseguire, però, il ragazzo espone un pensiero assai profondo. Un pensiero che porta Tenjiro a tirare un lungo sospiro. Un breve attimo di silenzio, fondamentale per ordinare le idee, anticipa un nuovo flusso di pensieri tramutati in parole. <Si.> Conferma. Lui aiuta le persone. <Questo è il mio percorso da Shinobi. Questo è il mio obiettivo.> Ed ecco che apre al ragazzo un nuovo modo di vedere la via del ninja. Forse il percorso nasconde l'obiettivo insito in se stesso? <Esatto. Non sono poi cose troppo diverse, se lo scopo è lo stesso.> Ammette, ma non è lì che vuole andare a parare. <Sai, però, cosa ci accomuna più di tutto in assoluto?> Domanda retorico, andando a rispondere subito dopo. <Ci accomuna il fatto che non abbiamo bisogno che qualcuno creda in noi.> Lo guarda intensamente, con l'unico occhio buono che ha. <Io curo feriti con le mie arti da shinobi...> gli confessa di essere un ninja anche lui. <... sia quando sono ben accette, sia quando non lo sono. Chi non lo tollera potrà anche odiarmi dopo, ma almeno starà bene.> Ha fatto un esempio semplice, ma che dovrebbe spiegare molto. <E' il vantaggio di fare qualcosa -per il bene-.> Respira e, fiero, gonfia il petto. <Non abbiamo bisogno di medaglie, onore e gloria. La consapevolezza di aver fatto la cosa -giusta- è il riconoscimento più grande a cui possiamo ambire.> Sventola il proprio taccuino per qualche istante, senza rivelarne il contenuto. <Sto per aiutare un villaggio che, teoricamente, mi odia...> questa dovrebbe dirla lunga! <Ad ogni modo...> Riprende il discorso della via del ninja. <... forse non vedi il tuo obiettivo perchè lo stai cercando nel posto sbagliato.> Ridacchia, genuinamente divertito. <Non devi cercarlo nel consenso degli altri.> Solleva la mano destra e con l'indice cercherebbe di toccargli il centro della fronte, in due ticchettii veloci. <Devi cercarlo qui.> E poi al centro del petto. <E qui.> Parole sagge di un uomo fin troppo buono e idealista.

23:54 Katai:
  [Reception] La sincerità di quel medico è disarmante, dinanzi ad essa il giovane Uchiha si sente esposto,ma al sicuro. E' un vago sentore di conforto quello che si espande nelle budella, che si arricciano, certo , prese dall'incertezza del futuro, ma allo stesso tempo si distendono, come l'animo del Genin della Nota Nera. < ... > Non replica, non in principio,almeno. Lo sguardo, nero, rimane fisso sul volto altrui, costretto a sollevare il mento per colmare il divario d'altezze che, così come quello anagrafico, è assai importante. Il personale sfila ai loro lati come farebbe un torrente in piena con un sasso inamovibile, posto sul suo cammino. Il sasso, ovviamente, è l'uomo dinanzi a lui, quel figuro torreggiante e imponente il cui confronto con lo shinobi di Oto, risulta impietoso. < Preferisco la sua sincerità. > Commenta, veritiero, in un tono di voce basso, ma udibile dall'interlocutore. Deglutisce, tuttavia, proprio per la totale mancanza di controllo su quel futuro clinico che non spetta a lui scrivere, tantomeno influenzare. < C'è qualcosa che potrei fare ? > Domanda, in tono maledettamente sincero. Giunti, in prossimità della stanza, quando il passo altrui s'arresta, ecco che ad emularlo il giovane Uchiha non ci mette molto, anzi. La frenata, però, non è brusca, ma fluida, seppur repentina. < Mi sbagliavo perché credevo di aver trovato un percorso. > riferendosi, ovviamente, al suo proposito nei riguardi del clan e del suo credo ninja < ..ma è molto più tortuoso di quanto immaginassi. E ci sono dei bivi e degli incroci che non mi aspettavo. > Ermetico, ovviamente, allusivo senz'altro, ma a cosa ? A chi ? Non si sbottona veramente, non a tal punto da risultare chiaro. L'occhio, poi, non può fare a meno di insinuarsi all'interno della stanza, cercando la sagoma del parente, ma rimane lì, sulla soglia, insieme allo Hyuga < !! > Le labbra si schiudono appena, inalando ossigeno e disinfettate, ma anche i fumi di una cena oramai servita e consumata. < ..fare la cosa giusta..> bofonchia, quasi tra sé e sè. < ..senza onore e gloria..> Il contrario di quanto Akainu si è prefissato. < ... > Si ammutolisce, quindi, lasciando che l'altro termini il suo monologo, ma , avido del suo dire, continua a fissarlo ininterrottamente. < ..ma se gli altri non approvano il tuo operato, come puoi sperare di convincerli della sua bontà ? > Domanda, dimostrando una maturità diversa rispetto a quanto ci si aspetterebbe da un ragazzo della sua età. < ..l'opinione delle persone può smuovere le montagne. > incalza, quasi in tono dispiaciuto. < ..e se..> s'interrompe, quando il dito dell'altro lo picchietta sulla fronte, quindi sul petto. Due semplici tocchi che, però, sono un balsamo per lo spirito e per la mente. < La mia mente ed il mio cuore non sono d'accordo tra loro..> Rivela, abbassando il mento, così lo sguardo, a terra.

00:31 Tenjiro:
 <Mh...> Tenjiro mugugna, pensieroso. La domanda che Katai gli rivolge è complicata. Spinosa. Non esiste una risposta giusta a quel quesito... eppure lo Hyuga ci prova lo stesso. <Dovrai stargli vicino.> Sembra scontato, ma non lo è. <Accompagnalo in questo percorso, laddove i vostri ruoli, infine, si invertono.> Tendenzialmente è così. Il nonno cresce il nipotino per tutta la vita e lo aiuta a reggersi in piedi, fino a quando non è lui ad aver bisogno del nipote per andare avanti. <E quando sarà il momento...> Perchè quel momento verrà, presto o tardi. <... dovrai dimostrargli di esser diventato forte. Di saper stare in piedi da solo.> Un messaggio motivazionale. Quel messaggio che avrebbe voluto sentirsi dire lui, quando era nella situazione simile quarant'anni prima. Per quanto riguarda il percorso Ninja, Tenjiro si lascia andare ad una risatina contenuta. <Sei uno sciocco se pensi che esista una via meno tortuosa e più semplice da percorrere.> Ovviamente è detto in tono amichevole. Potremmo dire quasi paterno. <Quel percorso, Katai, ha lo scopo di forgiarti. Affilarti e temprarti. E non c'è modo per lavorare un minerale grezzo, se non sottoponendolo a stress e continue percussioni.> L'allegoria del metallo rovente battuto dal martello del fabbro è potente e significativa. <Non avere paura dei bivi o dei sentieri impervi. Sai qual è la verità?> Domanda, retorico. <La verità è che quel bivio che tu percepisci come un -rischio-, in realtà può essere un'opportunità. Devi solo... cambiare il tuo punto di vista.> Guardare il mondo da un'altra prospettiva. Ed infine ecco l'argomento più spinoso. Le mani vengono ancora raccolte dietro la schiena ed il petto si gonfia ancora di fierezza e saggezza. <Il tempo ti da ragione.> Glielo spiegherà in termini relativamente semplici. <Credi che i grandi eventi che hanno sconvolto la Storia fossero ritenuti tali nel momento in cui accadevano?> Gli risponderà immediatamente. <No. Quell'importanza gliel'abbiamo data noi, a posteriori. La guerra con il Kami è stata importante perchè ha portato a tutto questo, nel bene o nel male. Non era già importante in partenza. Lo è diventata.> Proverà a rafforzare il concetto. <Se lo avessimo sconfitto e nulla fosse cambiato, quell'evento si sarebbe perso nel tempo. In ogni caso... l'unico modo per scoprirlo era arrivare fin qui.> Spera di esser stato chiaro. <Non preoccuparti dell'Oggi. Noi siamo intrappolati in un presente che non conosciamo e che non possiamo prevedere. Agisci secondo i valori che ritieni fondamentali e persegui il senso quel senso di Giustizia e Bene superiore. Dopo di che sarà il tempo a dirci se abbiamo ragione o meno.> Ridacchia di gusto, divertito. <C'è un motivo se usiamo il termine "passare alla storia".> Esatto. Importanti lo si diventa. <L'opinione delle persone spostare le montagne, si.> Ammette, a fil di voce. <Ma gli ideali di un solo uomo possono cambiare il Mondo.> La magnitudo degli effetti non è paragonabile. <Sarà fondamentale trovare un equilibrio, caro Katai. E' -indispensabile-.> Ma non aggiungerà altro. Quell'equilibrio sarà messo a dura prova a breve... quindi meglio non destabilizzarlo oltre. <Comunque sia... non priverò oltre tuo nonno della presenza del suo caro nipote. Va' da lui.> Con un cenno del capo, gli indicherà di entrare nella stanza. <Se ti trovi a passare da Konoha, affacciati in ospedale o da Ichiraku. Così potrai aggiornarmi sui tuoi progressi!> Cordiale fino alla fine. Aspetterà che l'altro si addentri nella stanza, prima di tornare alle proprie questioni. ||

00:52 Katai:
  [Reception] Come stare vicino ad un uomo che ha tradito e ingannato, è una questione molto più spinosa, alla quale non c'è risposta, poiché, per prima, non c'è domanda. Il fatto, tuttavia, è volutamente omesso, taciuto. Lo sguardo del giovane Uchiha rimane incollato alla sagoma dell'interlocutore, così che i suoi occhi neri, tanto densi da risucchiare la luce biancastra di quello del medico, possano cibarsi di ogni reazione comparsa sul viso dello Hyuga, di ogni sua mimica, di ogni sua piega di pelle o fremito di vita. Il consiglio che gli viene elargito è quanto di più semplice - e complicato allo stesso tempo - potesse venir chiesto al Genin della Nota Nera. Lui è in cerca di risposte, quasi potessero guidarlo nel suo percorso tortuoso e irto di incroci. < Ho bisogno di parlargli > Rivela, in un tono più basso, più cupo, lasciando presagire che l'argomento da introdurre al nonno non è proprio dei più leggeri. < Mi deve delle risposte > Commenta, ora in tono più serio, più duro, ma anche in un volume più basso, come se non stesse realmente parlando all'altro. < Cambiare punto di vista eh ?! > Ripete, quando il consiglio del medico gli giunge come un atto terapeutico, che districa le budella e rasserena l'animo. C'è speranza, dunque, persino per gli Uchiha ? farà la cosa giusta, senza aspettarsi onore e gloria. < Dottor Tenjiro..> Comincia, dopo aver socchiuso gli occhi, al termine del suo monologo. Sì, abbassa il mento e le palpebre calano sulla sua vista, nascondendo i pensieri tra quelle ombre artificiali. Si sofferma, a lungo, forse più del dovuto, ma in effetti appare pensieroso, almeno fin quando non schiude nuovamente gli oceani di pece che ristagnano nelle orbite. < Io diventerò il ninja che spezzerà il circolo della Guerra e del Dolore. > Serra le labbra, stringendole forte, così come le dita sul libro, che sbiancano nelle nocche. < Io voglio avere occhi così forti da vedere il percorso davanti a me, senza alcuna nebbia, senza alcuna illusione. > Allusivo, in effetti, ma a cosa ? < farò la cosa giusta > Annuisce appena, dal basso dei suoi quattordici anni e centosessanta centimetri d'altezza. <..glielo prometto. > Sentenzia infine, lapidario e diretto. < A presto dottor Tenjiro-kun.> Saluta, rimanendo sull'uscio per alcuni istanti, prima di decidere d'inoltrarsi all'interno della stanza ( E N D)

Tenjiro, a seguito di un trasferimento momentaneo nell'ospedale di Kusa richiesto per questioni personali con l'equipe medica, incontra il giovane Katai e decide di scortarlo nel reparto di oncologia. Durante il tragitto il dottor Hyuga cerca di tranquillizzare il ragazzo, ma nel tentativo si apre un discorso assai più profondo e concreto di quello che potrebbe nascere tra un semplice medico e l'ospite di un paziente. Così si scambiano pareri sugli ideali e sulla forza degli stessi. Sul perchè si agisce o si reagisce, e su quali sono i valori su cui veramente il mondo si fonda. Lo lascerà, infine, al proprio nonno e al momento di intimità che quel momento richiedeva.