Giocata del 19/09/2022 dalle 20:40 alle 23:50 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Esterno > Interno] I passi rintoccano in un corridoio in penombra, dove i neon sul soffitto si riflettono freddi e bianchi, ma qua e là qualche luce tremola, altre si spengono e si accendono, giocando con le ombre su i muri e dietro gli angoli. Da un lato del corridoio sfilano una serie di finestre opache, dai vetri sporchi, segno di un'incuria protratta o di una ditta delle pulizie da rinnovare. Lo stesso dettaglio può essere notato sugli stipiti delle porte o attorno a gli zerbini d'ingresso ad ogni stanza. Sì, non è proprio il più lussuoso dei condomini, tantomeno il più ricercato, ma bensì un mero complesso residenziale, costruito in mattoni e legno - non la più nuova e tecnologica delle strutture. I pomelli delle porte sono in metallo scadente, quando la mano del giovane Genin vi si posa sopra, non sembra avvertire neanche il freddo del metallo. Questi indossa abiti comuni, umili, privi di ogni fronzolo o decoro: una maglia scura dal collo alto e circolare, le maniche mozze all'altezza dei bicipiti e un paio di pantaloncini candidi - almeno così erano un tempo, prima che li insozzasse di macchie dalla indefinita forma e provenienza. I piedi che s'arrestano dinanzi alla stanza numero 7 sono coperti da calzari ninja di un blu scuro. La chioma corvina dondola sul capo, mentre si appresta a schiudere l'uscio, non prima di aver faticato a cercare la chiave nella tasca posteriore dei pantaloncini.Dall'altro lato del fianco, una sacca portaoggetti contiene due kunai e un tonico curativo. Sì, ha ampliato l'equipaggiamento, ma , da quello che si nota all'interno della stanza, ora che va ad accendere la luce del lampadario singolo , al centro della sala , non sembra aver speso molto per la mobilia e l'arredamento. Un monolocale spartano, con cucina da un lato, un tavolo al centro ed un letto a ridosso dell'unica finestra. C'è un armadio sì, ma si presuppone che all'interno vi sia veramente poco. Accanto al giaciglio , un comodino basso, sul quale capeggia quello che sembra un diario, rilegato in fretta e furia e logoro su i bordi delle pagine ingiallite. [Equip: 2 kunai - 1 tonico pv ]Il ragazzo rientra dalla sua scampagnata all'esterno sotto uno degli ultimi soli d'estate. La luna, adesso, imperversa nei cieli di Kagegakure, le stelle l'accompagnano e l'arietta fresca comincia a manifestarsi così da rendere quegli ultimi giorni più godibili, meno difficili da superare. La solitudine è una brutta bestia, questo Katai può comprenderlo vivendo in un monolocale di pochi metri quadri, squallido, vergognoso ma efficiente per un ninja alle prime armi. Il suo grado ancor non gli consente di ambire ad altro, le sue esperienze gli rendono impossibile un guadagno superiore a quello attuale, la strada da fare è ancora molta ma non siamo qui a narrare della vita del nostro giovanotto, quest'oggi il destino ha deciso di mettersi in moto per portare a galla verità taciute da ben 10 anni. Parliamo di taciute ma lo sono veramente? O solamente dimenticate? Questo ancora non ci è possibile saperlo, o meglio, Katai, per adesso, vive nella più totale ignoranza. Entrando nella sua stanzetta ed accendendo la luce noterà tutto come al solito tranne per un piccolo quanto importante dettaglio; riverso sul pavimento vi è un vecchio dai capelli bianchi, il viso pieno di rughe ed un pizzetto bianco arrivante al petto. Indossa un kimono verdastro con un gilet blu mentre ai piedi vi sono dei sandali casalinghi molto semplici. L'anziano signore non è altro che il nonno del genin il cui sguardo è spento, rivolto al soffitto; dai lati delle labbra cola del sangue fresco, il medesimo sangue ne sporca anche le vesti. Respira a fatica, rantola e neanche riesce a muoversi, sta visibilmente male eppure è li, è tornato dalle risaie riuscendo a trovare l'appartamento del nipote. [AMBIENT]
[Interno] La luce della stanza numero 7 si accende sull'interno ed ogni suppellettile - per quanto esigui siano - prende vita, illuminato da quella lampadina giallastra che inonda il tavolo sul quale dondola ed il resto del monolocale, tranne gli angoli, quelli dove le ombre rimangono rintanate come topi spaventati. Il piccolo Genin riesce a fare un passo, forse due, all'interno del locale, prima di avvedersi di quella figura riversa a terra, un corpo, vestito, anonim..< No ! > L'unico alito d'aria e voce che fuoriesce, istintivo ed impulsivo, dalle labbra schiuse. E' una negazione fine a se stessa, che tuttavia si pianta contro il silenzio della stanza e ne infrange, con tono allarmato , le pieghe della quiete.E' il nonno. Lo scatto che muove dapprima il corpo e poi i piedi sembra repentino, tenta di arrivare sul corpo insanguinato, cercando di evitare l'unica sedia di cui dispone e che si frappone fra lui e quell'anziano figuro. Le budella si attorcigliano, un nodo alla gola sale a soffocare ogni altra parola, almeno sin quando non fosse riuscito ad arrivare su di lui, provando ad inginocchiarsi lì di fianco, all'altezza della spalla, così da poter essere vicino al suo viso e valutarne gli aspetti vitali quali il respiro, il colore della pelle, la parola magari. Proverebbe, qualora ci fosse riuscito, a sollevare il cingolo scapolare dell'uomo, infilando il braccio sinistro sotto la schiena del parente, facendo leva con il busto e forza con il bicipite, nel tentativo di flettere l'arto impegnato, mentre il gemello si poserebbe sul petto dell'altro, cercando un contatto e tastando quelle chiazze che, sotto la luce della lampada, paiono proprio sangue, ma di chi ? Il suo o di altri ? < Nonno ! Nonno ! > Biascica, accorato. Gli occhi strabuzzati, le palpebre che sbattono nel nervosismo del momento. [Equip: 2 kunai - 1 tonico pv ]Repentino il soccorso del genin per il suo nonnino, ridotto male, dannatamente male ma qual è la causa? Nell'avvicinarsi e nello toccare l'anziano, constaterà come egli sia vivo, non morto come sembra e che il respiro risulti debole, debolissimo se paragonato a quello di un'anziano della medesima età. Per i primi attimi il vecchio non dice nulla lasciandosi sollevare appena mentre ruota gli occhi ed il viso verso il volto del ragazzo, lo guarda, ne intravede i lineamenti alzando il braccio sinistro mentre la mano aperta ne carezza la guancia con una delicatezza immane, un movimento dolce ed un leggero sorriso si forma su quel viso stanco. <Katai> non fa in tempo a finire di pronunciarne il nome che un colpo di tosse lo costringe a piegare il capo, dalle labbra fuoriesce un getto di sangue andando a sporcare ulteriormente i vestiti ed incrementando i rivoli presenti ai lati delle labbra. Continua il tossire, una tosse secca, decisa di chi sta per sputare anche l'anima <La malattia ha colpito anche me, alla fine> e della nonna? Non ne fa menzione, ella non viene contemplata per il momento, l'attenzione è tutta per il vecchio nonno stanco e malato tra le braccia del ragazzo <Katai, non so quanto tempo mi resta, sono vecchio e ho bisogno di parlarti, ho bisogno che tu sappia> deglutendo, inghiottendo la saliva e dei grumi stessi di sangue. Respira lentamente mentre le pupille si assottigliano in quegli occhi stanchi e provati di chi vorrebbe solo riposare e dormire eppure, nello sguardo è visibile una certa determinazione unita a dei sensi di colpa <Aiutami ad alzarmi, verso il letto, devo sedermi> nel dire ciò lascia cadere il braccio sulla spalle di lui cercando di fare forza per sollevarsi da terra ma senza un aiuto concreto ha ben poche possibilità. [AMBIENT]
[Interno] Il respiro è debole, ma presente. Lo sguardo dell'anziano gli annoda le budella, stringendo lo stomaco in una morsa che avverte poco al di sotto dello sterno. E' come se il cuore martellasse nel petto, spintonando per uscire. La sua stessa ventilazione accelera, tradita dalle spalle che si alzano e si abbassano aritmiche, continuamente. Sotto la maglia scura, la cassa toracica si espande e si contrae, ad un ritmo forsennato. Sembra che, man mano che i minuti passano, la consapevolezza di ciò che sta accadendo diventi sempre più nitida e pesante. E' un fardello che non pare pronto a sopportare. < No ! No ! No ! > Ripete, in tono e volume crescenti. La voce spezzata dall'angoscia. Cosa sia successo a quell'uomo, un tempo forte e tenace, ora invece riverso a terra, non è dato saperlo. Qualsiasi cosa abbia spezzato il nonno, però, è assai improbabile che sia di poco conto. Le parole dell'altro portano il pugno del piccolo Genin a chiudersi sul kimono ed il gilet, stringendo entrambi in una morsa ferrea , sfogando la millesima parte di un nervosismo crescente e palpabile. < Non devi parlare ! > Sentenzia, in preda ad un'agitazione psicofisica. < Chiamo i soccorsi. > Sentenia,cercando di esaudire il desiderio dell'uomo di sollevarsi da terra, afferrando la sua mano che penzola dalla spalla e portando l'altro braccio a cinturare la vita dell'anziano. < Ti salverò, vedrai. > Biascica, nel tentativo di issare l'uomo e accompagnarlo sul letto, facendo forza con le gambe, che divarica nel tentativo di guadagnare un baricentro più ampio ed un equilibrio più stabile. < TI salverò..> Ripete, quasi cantilenante, rivolto più a se stesso che all'altro. [ Equip: 2 kunai - tonico pv]Il panico di Katai è comprensibile, il nonno, uno dei due parenti rimasti sta collassando nella sua stanza eppure il vecchio ha diversi intenti. Sorride, stranamente, nel sentire le parole del nipote, il volerlo salvare a tutti i costi, chiamare i soccorsi. E' possibile aiutare un signore in quelle condizioni? Solo un medico può decretarlo seppur della malattia che l'affligge non si sa nulla ma il vecchio continua a sorridere, tossisce e sputa sangue ma sorride <Somigli tantissimo a lei, a tua madre> mentre ritrova appoggio sul letto come richiesto pochi attimi prima. E' debole ma le forze di stare seduto le ha e le sfrutta tutte quante per sollevare il viso, poter guardare il volto del ragazzino <Sei davvero cresciuto> inspira ed espira, continuamente, inesorabilmente. Deglutisce, inghiotte tutta la saliva in eccesso <Non puoi salvarmi Katai, non è la malattia a starmi uccidendo ma la colpa per averti nascosto la verità fino a questo momento> tossendo ancora, mettendosi la mano dinanzi alla bocca, sporcandola inesorabilmente di sangue. Inspira e trattiene l'aria dentro i polmoni <Ascoltami per favore, ti prego, ho bisogno di parlare..ti prego> supplicando il ragazzo di prestargli attenzione prima di far calare il silenzio. Solleva il capo verso il soffitto, guarda le pareti con l'aria a divenire sempre più pesante nella stanza ed una strana aura avvolge entrambi <10 anni fa, appena arrivati a Kagegakure io...> fatica a parlare, si blocca, tentenna nel dire ciò che sta per dire <Io...ho...fatto...qualcosa, ti ho fatto qualcosa> inghiotte <Tuo padre e tua madre erano fieri di ciò che erano mentre io non ho mai approvato le gesta della nostra famiglia. Non ho mai tollerato ciò che abbiamo fatto, li odiavo e li odio tutt'ora ma tu, tu meriti di sapere, devi sapere la verità> sospirando, debole, adagiando il palmo della mano sul materasso. [AMBIENT]
[Interno] E' nell'attimo in cui si ravvede del suo sorriso che il nodo ai visceri sembra stringersi con più forza. < Cos-?> Le parole che si strozzano sul nascere, un piglio interrogativo, stampato sul viso a caratteri cubitali: in quelle sopracciglia tirate verso l'alto, nella bocca schiusa ad inalare ossigeno e ansie. Eppure l'uomo sorride. Come è possibile ? La tosse dell'altro, tuttavia, non fa che allarmarlo, nettamente contrapposta all'espressione che l'anziano detiene in volto. < Stai seduto qui, fermo. > Lo esorta, una volta raggiunto il giaciglio sul quale adagiarlo. Tenta, quindi, di liberarsi dal giogo del braccio altrui, in favore di uno scatto verso la zona della cucina, andando a rovistare tra pentole e stoviglie, buste della spesa e qualche briciola di pane. Sta cercando il telefono di casa, è ovvio. Volta le spalle all'uomo, per istanti interminabili in cui le mani spaziano e armeggiano adoperandosi per tentare di reperire il telefono senza fili che tiene in casa: l'alloggio è vuoto, l'ha lasciato da qualche parte. Il silenzio, poi, cala nella stanza ed è più quello che il tema altrui a destare la sua attenzione. Si volta, quindi, allarmato proprio da quell'attimo in cui nessuna parola si fa strada nella stanza. < Resisti! > Lo esorta, ad alta voce, mentre questa trema nell'aria. < Ti ascolto ma resisti ! > Lo sprona, quasi potesse tenerlo in vita semplicemente con le parole, proprio come fossero quelle il balsamo d'ogni male che lo affligge. E torna, quindi, a voltargli le spalle, continuando a ravanare nella cucina.Finalmente può parlare ma resistere, questa è un'impresa difficile da portare a termine eppure ci prova, non demorde. Respira lentamente, con calma, cerca di recuperare le poche forze in suo possesso <10 anni fa presi una decisione difficile insieme a tua nonna. Kagegakure era un modo per ricominciare, per tenerti lontano da tutto e farti crescere come un bambino normale senza il peso del passato> parla piano senza sforzarsi ma un colpo di tosse irrompe nel momento, il sangue cola dalle labbra raggiungendo il pavimento, sporcando anch'esso inevitabilmente <Il nostro clan si è macchiato di mille peccati, ha fatto scorrere così tanto sangue che non basterebbe una vita intera ad elencare il numero di morti. Sono assassini, son guerrafondai, sono traditori> tira su con il naso <10 anni fa, prendemmo la decisione di cancellare e modificare la tua memoria così da renderti libero e felice> non sorride, gli occhi son lucidi questa volta <Ma quando annunciasti di voler diventare uno shinobi scegliendo quella via, sapevamo che sarebbe stata solo questione di tempo prima che la verità venisse fuori> deglutisce <Il tuo...il nostro nome non è Shan, è solo un'invenzione per mescolarci agli altri senza dare nell'occhio. Il nostro nome ha tutt'altra rilevanza, tutt'altro peso all'interno della società e del mondo intero> il tempo passa, il tempo viene preso dal vecchio il quale temporeggia e come biasimarlo. Ha passato l'ultimo decennio a nascondere una verità al proprio nipote, tutto, adesso, è contro di lui <Noi, Katai, siamo diversi. Siamo speciali> il respiro, se possibile, rallenta ulteriormente <Noi> altre parole fuoriescono da quelle labbra <Siamo> tentenna sempre di più, un la voce trema, viene strozzata <Uchiha>. [AMBIENT]
[Interno] Ascolta, eppure non demorde nella sua campagna di ricerca forsennata e spasmodica. Non si arresta, neanche quando la tosse dell'uomo si fa più forte, anzi, sembra galvanizzato da quel sangue che cola persino sul pavimento, quell'espulsione d'aria violenta e secca che scandisce il monologo dell'anziano. < ... > E poi si ferma, così come pare fermarsi il resto del Mondo. E chissà se, guardando fuori dalla finestra, anche Kagegaure non si sia arrestata per un attimo , all'udire quell'ultima parola, semplice, piccola, quasi insignificante - almeno nel tono e nel volume - rispetto ai colpi di tosse dell'anziano, eppure così gelida e infuocata allo stesso tempo, fa rabbrividire il giovane Genin e allo stesso istante ne scalda le membra come un torrente di fuoco liquido nelle vene. Le mani si fermano sul bancone della cucina, la schiena dritta, le spalle larghe,ma slanciate, longilinee , esili. < !!! > Le sopracciglia che si estendono verso la cima della fronte, lì dove una chioma corvina, ispida, ribelle e mai veramente doma, si congela come un monolite d'ossidiana, spaccato in più punti. Non deglutisce, non si muove, non parla ; a malapena respira. E' difficile credergli, è quasi impossibile, dopo tutto quello che gli ha detto, dopo tutto ciò che ha fatto, dopo tutto quel che hanno passato. < ..cosa..?> Una sola parola, poche lettere, altrettanto meno forze per pronunciarla. La voce è bassa, ma nel silenzio di quel monolocale potrebbe udirla chiunque, tanto che la porta è ancora aperta. < ..ti stai sbagliando.. > LA negazione ,di fatto, è la prima reazione ad un trauma. E quello, per lui, lo è a tutti gli effetti. Sta delirando, forse la malattia ha colpito il cervello, forse è semplicemente lo stato confusionale di una febbre alta. < ..non è vero..>Se le negazione è la prima reazione, l'anziano fa leva su tutte le forze che gli sono rimaste spingendo a più non posso il palmo sul materasso. Le difficoltà sono tante, abnormi ma ce la fa, si mette in piedi sostenendosi su entrambe le gambe. La forza di volontà in quel gesto è tanta ed è tale forza a sostenerlo, una forza mentale più che fisica, una forza il cui unico compito è dire la verità. Tossisce in maniera spasmodica mentre, a piccoli passi, si porta nella direzione di Katai; gli occhi fissi sul ragazzo cominciano a cambiare, quel nero come la pece diviene lentamente rosso come il sangue gettato fino a quel momento e intorno alla pupilla tre gocce si manifestano, le tomoe, simbolo stesso di quel clan. Il passo lento prosegue fino a porsi al fianco del ragazzo; la destrorsa alzata si porta sul viso, cerca di girarlo inquadrandone lo sguardo. Katai può finalmente vedere l'occhio supremo nel viso del nonno, non è una menzogna, non è una bugia eppure, la verità deve emergere con tutta la forza con cui è stata omessa. Dinanzi a se, le tomoe iniziano a girare, un vortice nero nello sguardo del parente, un vortice furioso viene a crearsi ed in un sol momento la memoria di Katai cambia. Nei suoi ricordi il nome Shan scompare, il suo posto è preso dalla parola Uchiha. La memoria un tempo modificata e cancellata, ora fa ritorno. Katai Shan non è mai esistito. Il vero io è insito in Katai Uchiha. Una rivelazione sconcertante per chi ha odiato quel clan, esserne parte integrante vuol dire denigrare se stessi ma se la negazione è la prima fase, l'accettazione sopraggiunge subito dopo perchè la rabbia provata nell'udire la parolina, adesso si amplifica. Il cuore si sta spezzando, il respiro si affanna, il controllo su mente e corpo è del tutto assente, l'istinto muove ogni cosa, le emozioni decretano il futuro e come una vampata di fuoco, il chakra si espande in autonomia ricoprendo l'intero corpo. Mai come in quel momento hai sentito una forza simile, un chakra immenso e potente pervade le viscere, rafforza i sensi e i muscoli. Lo stesso chakra avvolge gli occhi, agisce al loro interno spinto da una furente rabbia ed un senso di delusione, di tradimento proveniente dall'unica persona a cui hai sempre donato fiducia. I colori ben presto svaniscono, una scala di grigi prende il loro posto, i movimenti del vecchio risultano rallentati, gli occhi si trasformano, rossi come il sangue ed una tomoe per ciascuno. Due Uchiha nella stessa stanza a confronto. [AMBIENT]
[Interno] Si volta solo in concomitanza del suo silenzio, proprio quando non lo sente più aprir bocca, se non per tossire. Torce il busto , ma non prima di aver girato il collo e la testa , quasi lo sguardo temesse d'incontrare la morte,che aleggia sull'anziano figuro. Lo vede alzarsi, invece e si muoverebbe verso di lui, se non fosse che è quest'ultimo a compiere dei passi, claudicante certo, ma forte di una resilienza inaspettata. Finiscono , di fatto, per incontrarsi a metà strada, nel bel mezzo della stanza, mentre il giovane Genin mima , con ambedue le braccia, il verso di afferrarlo di nuovo, per sostenerlo, se non fosse che la vicinanza gli permette di vedere chiaramente ciò che succede. Gli occhi dell'uomo cambiano colore, in un battito di ciglia o poco più, la mano altrui lo afferra , costringendolo a guardare in faccia alla verità. Ed accade tutto in poco più di un attimo, quando gli occhi dell'altro ruotano come un vortice famelico, inghiottendo la menzogna e restituendo la cruda, amara e sconvolgente verità. < Uchiha > Biascica, a mezza bocca, faticando ad esprimersi, mentre i ricordi cambiano forma e dimensione, le immagini sbiadiscono , i suoni si ovattano, i colori si opacizzano e tutt'altro emerge, prorompente e irruente, alla pari di quell'energia psicofisica che erutta dal profondo, fusa nel calderone di un'unica forza: il chakra. Questo corrode il dubbio e sgretola il muro del passato, imbevendo il corpo di cellula in cellula, innescando, nel sistema visivo, una reazione alchemica mai avvertita prima, capace di reagire con i geni insiti in ogni nucleo cellulare, facendo sì che codifichino per una mutazione benigna, ma spontanea e violenta: Sharingan. < ..No..> E' l'unica sillaba che fuoriesce dalla bocca del giovane, investito dalla rivelazione dell'anziano. < PERCHE' ?!! > Sbotta, d'improvviso, come l'oricalco da guerra che batte alla sinistra del petto. Ambedue le mani, in un gesto unico, tentano di artigliare le spalle dell'anziano, per scuoterlo dalle fondamenta, piantandogli addosso il marchio del suo clan, l'indelebile onta di quell'appartenenza. < PERCHE' L'HAI FATTO ?> Urla, mentre le lacrime iniziano a scorrere da gli occhi di brace. E l'unica lacrima nera che contorna la sua pupilla diviene solo la prima di tante.La verità fa male, spesso e volentieri essa è artefice di mille sofferenze. L'essere umano è fatto così, vive di menzogne, mente per proteggere la propria incolumità, mente per proteggere ciò a cui tiene senza tener conto di come simili bugie possano influire nell'animo di chi li circonda. Il nonno di Katai l'ha fatto per concedere una possibilità migliore al nipote, privo di cattive intenzioni, al contrario, ha tentato di allontanarlo dalla strada del clan e concedergli quella possibilità che a lui fu negata a suo tempo ma la rabbia di Katai è superiore a qualunque cosa. Urla il ragazzo afferrando le spalle del nonno, forte dello sharingan appena risvegliato, scaglia su di lui tutto il furore di cui è dotato. Lo sharingan del vecchio svanisce, oramai le forze sono agli sgoccioli; ha usato gli ultimi stracci di energia per liberarlo dalla bugia ed ora non c'è più niente, neanche la volontà, in grado di sostenerlo <Per proteggerti, per tenerti lontano da quegli assassini> nonostante la debolezza, gli occhi lucidi sono determinati e supplichevoli <Devono morire, dobbiamo morire. Un tempo eravamo sull'orlo dell'estinzione ma il destino ha scelto per il nostro clan una via oscura, una via fatta di sangue e morte> tossisce, sangue viene sputato addosso al ragazzo, sangue insozza il viso del ragazzo. Il nonno si piega, le gambe tremano, cedono mentre si aggrappa con tutte le sue forze alle spalle del nipote <Promettimi che userai questa verità per riportare il clan all'estinzione a cui era destinato> non riesce a guardarlo negli occhi, una fitta al petto ed allo stomaco lo portano a piegarsi ulteriormente, la tosse non cessa, il sangue non cessa lasciandosi andare a terra <Pro..met...ti...me...lo> sillabando quell'ultima richiesta il vecchio cade a terra, dolorante, privo di sensi ma vivo. La malattia lo sta logorando mangiandogli ogni forza. Forse se chiama i soccorsi adesso può ancora fare qualcosa, oppure no? Anche lui è un Uchiha e la richiesta è chiara, permettere al clan di estinguersi perciò cosa farai adesso Katai? Lo salverai o lascerai che il destino dell'estinzione si abbatta su di lui esaudendo il suo ultimo desiderio? Chi sarai? L'ultimo degli Uchiha o il primo dei suoi ribelli? [END]
[Interno] Le lacrime sgorgano a fiotti dagli occhi di sangue. Lo stesso colore dell'espettorato dell'anziano, che gli finisce addosso, mentre questi esala i suoi ultimi respiri - o quasi. Le sue parole sono un monito foriero di cattivi presagi e si abbattono sul giovane Uchiha con la forza di una frana. < No ! No ! No ! > Esclama, mentre tenta di sorreggerlo nella sua lenta caduta verso il pavimento, morente come le parole che va biascicando. Una promessa, in punto di morte? Eppure il Genin della Nota Nera non pare della stessa opinione, dal momento che andrebbe a cercare nuovamente il telefono per chiamare i soccorsi. < Non ti lascerò morire ! > Insiste, ostinatamente contrario a quell'avversità. Le volontà del nonno sono chiare, eppure è lui stesso il primo a disobbedirle , cercando di prestare soccorso al parente in fin di vita, ora di nuovo stramazzato al suolo. Tenterebbe di prendere il cuscino dal letto, per poterlo piegare e poggiare sotto la testa dell'uomo, nel tentativo di tenerlo alzato di una spanna , così da far defluire il sangue dalle vie aeree superiori.< Non puoi andartene> Sentenzia, a denti stretti, finendo nuovamente accanto a lui, mentre il Mondo, tutt'attorno, pare rallentato, persino i suoi movimenti sono incerti, incapace di controllare la peculiarità dello Sharingan, anzi, totalmente in balia dello stesso. < Mi devi delle spiegazioni. > Intima, in tono rabbioso, gracchiando come un nero rapace assiso accanto alla preda. < Non puoi andartene così facilmente. > Ora si china sull'uomo, cercando di valutarne la forza vitale , pronto a far di tutto pur di tenerlo in vita fino all'arrivo dei soccorsi. Le domande assillano la mente come tarli affamati, logorano lo spirito e corrodono la sua forza. I suoi genitori, la sua discendenza, la sua famiglia. Le parole di quello che, per lui, è stato come un padre non paiono bastargli, non ora che il tradimento è stato svelato e consegnato nelle mani di un giovane Genin. Un giovane Uchiha, tradito nell'animo da chi ha profondamente amato ed ora profondamente odia. D'altronde è insito nei suoi geni, ma questo deve ancora scoprirlo ( E N D )