Post Missione e traumi
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Giocata del 13/09/2022 dalle 10:02 alle 15:27 nella chat "Campo d'addestramento [Suna]"
10:02
Utente anonimo:
[Campo] Se ne sta sdraiata sulla sabbia, a ridosso dell'ingresso nord del campo, quello comunicante quasi alla magione Sabaku praticamente inerme sotto al sole. Indossa pantaloni verde oliva a vita bassa, aderenti sui lombi e ben più comodi sulle gambe magre fino ad un restringimento lieve appena al di sopra delle scarpe da outdoor color terra. Un kunai, un fuda con tronchetto, due tonici curativi e due di recupero del chackra occupano quelle posizioni, apparirebbe disarmata. Ad un metro da lei, in piedi sulla sabbia, vi è la sua giara Sunodeki, questa appare come una clessidra in vetro ambrato, traspare sul cumulo di sabbia disposto alla metà inferiore che si mostra in quel momento quieta. Il torace è coperto da una canotta dalla spallina spessa tre dita, indumento sportivo e dell'uniforme colore verde oliva come i pantaloni. I biondi e corti capelli sono scarmigliati intorno al viso pallido e magro come tutta la sua figura, ogni osso visibile e parzialmente celato come le costole sembra voler sporgere a ricordare la minuta magrezza della figura della fennec, nessun orpello se non il coprifronte portato al collo, il simbolo della sabbia non viene celato su quella figura che stenta nel mostrare la sua reale età, apparendo nella minutezza ancor più infantile. Gli occhi chiusi ed il respiro regolare a sollevare il petto scarno, non è priva di sensi, sembra quasi stia cercando di riposare o rilassarsi ma non è sudata, forse consumato il chackra ha effettivamente perso i sensi o necessitato riposo in quella condizione [Campo] Kore non si è fatta vedere ne sentire dopo la missione, inusuale per lei, straniante non ricevere almeno un suo messaggio dopo un simile evento considerando che l'ultima volta ha praticamente monopolizzato una serata per inveire contro i compagni di squadra. Non capita di rado che scenda di casa per certe questioni eppure ha deciso di fare un'eccezione partendo alla di lei ricerca dirigendosi in primis nel distretto di Suna; partito di buon mattino, ci ha messo giusto un po' per arrivarci iniziando a girovagare per il centro del villaggio, per il bazar, persino l'oasi è divenuta meta della di lui visita ma ogni singolo posto solcato è risultato vuoto della di lei presenza riducendo le possibilità. Deglutisce grumi interi di saliva provando un ultimo approccio con il campo di addestramento, una distesa intera di sabbia dove quelli del vento vanno ad allenarsi. Inspira ed espira, il calore non lo tange più di tanto mentre le verdi iridi si guardano intorno. Il suo outfit rasenta il minimo indispensabile per non dar nell'occhio con una t-shirt bianca a maniche corte a ricoprire il busto lasciando intravedere un petto ustionato con carne viva esposta insieme alla totalità del collo, pantalone in pelle nera con cinta intorno alla vita ricolma di borchie sulla fibbia e scarponcini neri lucidati a dovere; a ridosso di tutto un cappotto leggero dal nero colore con maniche lunghe ricoprendo l'ennesima ustione, esso discende lungo tutta la figura del mostro fino a metà polpaccio. Il viso, ne vogliamo parlare? Tutta la mascella è ustionata, così come il contorno degli occhi mentre i capelli risultano corti, brizzolati e spettinati, questa volta alla luce del sole, si, non ce l'ha nascosto dal cappuccio bensì il viso è liberamente visibile alla qualunque. Una fascia percorre il busto a cui vi è attaccato un fodero al cui interno è presente una katana la quale si erge sulla schiena in maniera obliqua con l'elsa sulla destra in alto mentre la punta del fodero sulla sinistra ma in basso. Cammina ancora ed ancora fino a trovare una figura distesa con al fianco l'inconfondibile Sunodeki, fare due più due è semplice; la distanza viene ridotta fino a divenire la di lei ombra oscurando il sole il quale splende alto in un cielo totalmente privo di nuvole o impedimenti per i suoi raggi <Ti ho trovata> solo questo, nient'altro, non esprime ulteriore pensiero, per adesso. [Katana]10:18
Utente anonimo:
[Campo] Non ha motivo di percepire la vicinanza di Akainu, il telefono dopo la missione è rimasto in modalità irreperibile e con esso ogni contatto probabilmente, quando sente la voce di Akainu e gli occhi sobbalzano non ha avuto motivo di prevederlo quindi, sobbalzando, un fremito delle spalle e le iridi color miele che rincorrono la direzione della fonte di quella voce. <Akainu.> Un soffio che sembra sollevato, come se si fosse spaventata, in qualche modo sollevandosi a sedere. La mano sinistra muove verso la fronte, dita che si aggrappano le tempie in quello che appare come un sedicente ma non pronunciato mal di testa. <Che ore sono?> Sembra confusamente guardarsi intorno come se non fosse stata conscia fino a quel momento che fosse giorno, difatti la sabbia lungo la schiena ricade in parte, mentre una buona manciata resta attaccata ad una coltre di sudore che va per tutta la schiena, dev'esser rimasta immobile. Non fosse genetica la pelle pallida dovrebbe presentare ustioni che manco i tedeschi calvi in Sicilia, così rossi che sembrano lanterne. Sollevando il viso volge a controllare la sua pesante Sunodeki, che ovviamente o nessuno ha visto con lei ancora in quel mattino o semplicemente non hanno avuto intenzione di rubare visto il peso ingente che la rende inutile a chiunque non sia un Sabaku, ma di sti tempi chi lo sa che passa per la testa dei Noribiki. <Devo aver finito il chackra.> Dinoccola andandosi a sfregare le braccia nel tentativo di scrollare parte della rabbia abrasiva dalle stesse. La sensazione del sangue addosso in quei granelli, seppur quella sabbia non le appartenga, è ancora addosso a lei come una coperta di consapevolezza [Campo] Il sobbalzare di lei non preannuncia nulla di buono; la vede assorta nei suoi pensieri, distante dal mondo talmente tanto da essersi isolata completamente da chiunque, persino dal genin. Si, ha provato a mandarle dei messaggio ma essi non sono mai arrivati, così come il paio di chiamate fatte, irreperibile, telefono spento. Lui è il primo nel farsi sentire poco ma quando accade a lei, necessita di comprenderne la motivazione. Non replica portando le verdi iridi nelle dorate altrui, scruta ed osserva il visetto della Sabaku, qualcosa è sicuramente successo, strana, non con la solita energia bensì più spompata, distrutta, forse mera stanchezza? Si, è plausibile ma allora perchè andare li? Quel posto è il meno indicato per riposare e passare il tempo <Le 10:30 quasi, del mattino> cenno veloce del capo per indicare la presenza del sole oramai alta e di come la luna abbia abbandonato quelle sponde da diverse ore <Sei stata qui tutta la notte?> domanda inevitabile non avendola sentita ne vista. Non è neanche tornata a stare da lui da dopo l'appuntamento, tanti piccoli dettagli in grado di scatenare una preoccupazione non indifferente. Il silenzio permea l'ambiente ed avvolge entrambi i ragazzi; l'osserva sollevarsi dalla sabbia la quale ricade al suolo staccandosi lentamente dalla schiena imperlata di sudore. Inspira ed espira flettendo le ginocchia per potersi abbassare e raggiungere l'altezza della Sabaku, la destrorsa viene allungata con il palmo aperto e rivolto verso l'alto, gesto simbolo per cercare di aiutarla a rialzarsi e tornare in piedi, sempre se sia quello che voglia ma l'apprendere della fine del chakra lo porta ad una comprensione. Dev'esser priva di qualsiasi forza, anche solo il camminare potrebbe stancarla più del dovuto <Hai esagerato> mai giungere ad un simile stato, altrimenti si finisce in tali condizioni in cui anche il minimo gesto comporta una fatica immane e innaturale <Cosa è successo? Non ti ho più sentita da dopo il ristorante> seppur abbiano passato la notte insieme, considera quel giorno come il giorno dell'appuntamento e il ristorante è il miglior punto di riferimento. [Katana]10:40
Utente anonimo:
[Campo] Alla menzione sull'orario il viso emaciato si solleva, indugia con lentezza a constatare la posizione dell'astro in cielo come una realtà sull'orario pronunciato. Non dice nulla strofinandosi le braccia mollemente, riabbassando lo sguardo al suo fare prima che quella domanda si affacci alla mente come la mano di Akainu fa nella periferica nello sguardo. <Un po' di più.>Semplicemente replica, rauca, porgendogli la mano destra mentre la sinistra si abbassa al suolo cercando di imprimersi sulla sabbia per alzarsi in piedi. L'avvicina, come possibile, una lentezza prevedibile la sua cercando la guancia sinistra dell'altro con le labbra dove il tessuto ustionato incontra quello sano dalla diversa percezione del tatto. Non potendo ustionare la pelle il viso risulta caldo, segni febbrili di una possibile insolazione. <Probabile.> Sull'esagerazione. <Dovevo pulire la mia sabbia.> E non può certo lavarla, non saprebbe governarla in quel caso, deve sfregarla ad altra sabbia fino a pulirne i residuali, ma è servito a poco, prima di mettersi a riposare ha continuato a sentire la presenza del sangue dell'Akimichi nei propri granelli, non è una questione di gusto, è la percezione, per lei qualcosa sulla sabbia è come avere qualcosa addosso, ne sente il tatto e ora che si è seccato ne sente lo sporco. <Al festival dei tizi hanno provato a far esplodere il Sakura, solo che hanno provato a farlo con delle carte bomba. Hai dell'acqua?> Snocciola atona, quasi piatta nel parlare, restando nei pressi altrui evidentemente ancora non esattamente conscia il sufficiente per avvicinarsi alla sua Sunodeki. <Vieni alla magione?> [Campo] Solo un trauma può spingere qualcuno all'isolamento in un deserto e Kore deve esserne protagonista; cosa mai può essere accaduto di tanto grave da portarla a passare ben più di un'intera notte in mezzo alle sabbie? Il legame del suo clan con tale elemento è forte, fa persino parte della loro quotidianità, l'usano come arma e come mezzo per difendersi ma arrivare fino a tanto lo trova eccessivo. Parla poco, pronuncia solamente frasi essenziali mentre la propria mano viene presa, le dita si stringono intorno andando ad alzarsi e, con poca forza, l'aiuta a rimettersi in piedi avvicinandola a se. Sente le labbra contro la guancia con l'attenzione sfociata verso il calore di quel viso e del corpo; d'istinto la mancina viene sollevata per cercare di carezzarne la guancia, adagiare il dorso di essa sulla pelle <Kore> in caso di successo le dita si scosterebbero fino alla fronte, cocente, una probabile insolazione se non direttamente la febbre <Sei bollente> sorpreso, visibilmente preoccupato delle condizioni di salute in cui versa, estremamente precarie ma prima di poter parlare ancora, le intenzioni di lei gli fan storcere il naso. Contrariati getta una veloce occhiata alla giara, cos'ha di sporco? Come si fa a pulire della sabbia? Soprattutto, la sabbia può sporcarsi? Domande a cui non sa rispondere, quesiti privi di un finale e solo un Sabaku può fugare simili dubbi <Può aspettare, devo prima riportarti a casa. Forse hai la febbre> non fa un singolo passo indietro ne in avanti, si mantiene al di lei fianco sostenendola il più possibile mentre pensa ad un modo per riportarla a casa senza farle fare troppa fatica. Prenderla in braccio non è un problema, può arrivare fino ad Oto ma la giara, al contrario, potrebbe avere un peso notevole, troppo per le sue sole forze <Avete avuto successo?> tutto riconduce ad un fallimento della missione visto il comportamento <Non con me> è uscito senza nulla, solo vestiti e quella katana per raggiungerla il prima possibile. Schiarisce la voce alla domanda, ancora indeciso su come muoversi o cosa fare <Si> breve pausa mentre la destra discende alla volta della di lei mano ed avvolgerla tra le dita all'interno del palmo <Andiamo> solo questo. Si ritrova in una situazione del tutto nuova e capire come comportarsi è un'operazione più difficile di quel che sembra. [Katana]11:07
Utente anonimo:
[Campo] La mano di Akainu non fatica a trovarne la guancia con il dorso, sono le parole tuttavia che calamitano le iridi sabbiose su quelle verdi dell'Uchiha. <Sexy...> Un soffiato commento al suo essere 'bollente' palesemente fuori forma e contesto pure in quel suo freddo e distaccato sarcasmo. Sembra consapevole di essere troppo stanca per arrivare fino a casa, oltretutto il livido all'addome è ancora dolente ora che la mano sinistra da sopra la magli vi si poggia una smorfia rivela il brutto colpo allo sterno. <Nah, sarà un colpo di calore. Non addormentarti al sole.> Snocciola rauca sciogliendo lo sguardo dal viso altrui per cercare di aggirarlo, quasi strofinandosi coi piedi fino alla sua Sunodeki ove se arrivata inizierebbe ad armeggiare con la fascia smeraldo per legarne i lembi. <Certo, te l'ho detto che non sarei morta no?> Chiede in merito al successo della missione con fare tuttavia evasivo, laconico, mentre la morte di Amatsu l'ha vista provare sensi di colpa per la natura di quell'animale che non avrebbe reputato colpevole da meritar la morte quella dell'Akimichi ora ha un turbamento diverso. Non è la sostanza del sangue il problema. <Forse dovrei smettere di usare la mia innata...Da quando è morto Kombu, da quando ho ripreso gli allenamenti, sta succedendo troppo in fretta.> Ammette cercando di sollevarsi la Sunodeki sulla spalla destra, una giara per lei priva di peso alcuno, parte stessa del suo essere ed in quanto tale arma e conforto che ora incasella i fianchi affusolati della clessidra ad accogliere il proprio profilo destro come se vi facesse da nido. Il braccio sinistro libero viene avvicinato dalla mano altrui accettandone la presa, mentre inizia a riprendersi almeno fisicamente dal sonno e dalla postuma insolazione il respiro mostra una pesantezza di affanno comunque misurata, sfociando in un sospiro. <Devo aver dimenticato di rimettere la suoneria al telefono.> Non sembra nemmeno una scusa eppure si rende conto e ne rende l'altro edotto, di dover giustificare in qualche modo la cosa [Campo] L'essere sexy in quel momento non è contemplato, non riesce a vederci nulla di osé, ne in se, ne in lei attualmente, sicuramente la mente non è andata a pensare a qualcosa di più <Quando starai meglio, lo testiamo> cercando di stemperare un po' il tutto restando al gioco per quanto gli è possibile ma è chiaro che non è solo l'insolazione a farla stare male. Ci sono dettagli, eventi nascosti accaduti di cui non fa menzione ed è suo il compito di scoprirli, portarli alla luce e rendersi partecipe di quanto vissuto dalla platinata, altrimenti non potrebbe definirsi il suo ragazzo <Come se potesse farmi stare peggio> il sole è l'ultima cosa in quel modo in grado di danneggiarlo più di quanto abbia fatto il fuoco anni orsono. Pronunzia tali parole con una certa ironia nella voce, flebile e poco accentuata eppure con il chiaro obiettivo di farla riprendere, provocare in lei qualche reazione, comprenderla al meglio. Lascia che si avvicini alla Sunodeki osservandola mentre armeggia con essa per indossare la fascia verde e sollevarla da terra <Non saresti morta a priori> successo o fallimento non importa, troppo abile per poter morire in una semplice missione, troppo potente per farsi prendere alla sprovvista e rischiare la vita anche se, dopo l'ultima conversazione ha appreso di come la follia insita in lei si più grave di quanto si possa pensare. Viso corrucciato, le sopracciglia vengon abbassate, svariate le rughe formatesi sul volto del genin andando a volgere il busto nella di lei direzione <Cosa sta succedendo?> smettere di usare il proprio potere è una soluzione estrema, per quale motivo però? Cosa la spinge a voler rinunciare a se stessa? <Kore cosa è accaduto durante la missione?> deglutisce non capendo nulla, trovandosi spaesato, spiazzato, preso in contropiede e nonostante si ritrovino mano nella mano non riesce a smettere di pensare, di provare una sorte di inquietudine e apprensione. Ora che ha risvegliato lo sharingan non riesce ad immaginare qualcosa in grado di spingerlo a voler rinunciare ad esso <Non preoccuparti> le labbra son avvicinate al capo lasciando su di esso un singolo e piccolo bacio per poi iniziare a camminare con calma, la giusta lentezza permettendole di stare al passo senza fare troppa fatica. [Katana]11:33
Utente anonimo:
[Campo] Non commenta a quell'iniziale appunto in merito al sole, presa la mano dell'altro semplicemente ne scruta il profilo, lasciando cadere lo sguardo alla base del collo dell'altro prima che la lingua passi tra le labbra secche, come ad umettare un pensiero più che le stesse. Lo lascia lì, contro la cute ustionata, per il momento quel pensiero non si muove se ne starà custodito contro la pelle altrui. I passi iniziano a muoversi senza risposta immediata alle due domande di Akainu, una dietro, l'altra approntando l'uscita nord del Campo, a pochi passi dal fianco sinistro della magione Sabaku, a sua volta circondata da un campo di sabbia privato annesso al loro Dojo. <Nulla che non capiti durante le missioni, ho ucciso uno dei bombaroli.> Sentenzia senza particolare animo solo mentre smuove mollemente il capo biondo contro le labbra altrui, che sicuramente tra i corti capelli della Sabaku trovano altra abbia residuo della notte, considerato che dalla schiena sta continuando a perdere granelli che si staccano dalle tacche di sudore secco su pelle e maglia. <Non so controllarla, non come dovrei...Non è una condizione facile da spiegare.> No, semplice non dev'esserlo, come quando Akainu le ha leso il fianco, tecnicamente una cosa è perdere il controllo, un'altra è se si fosse trovato totalmente inconsapevole dell'energia investita perchè incapace di misurarla, se poi la sua spada fosse davvero un'estensione di lui come la sua sabbia è alla lei percezione totalmente parte della carne, avrebbe fronteggiato la possibilità che l'arma sembra amare il sangue al punto da eludere la mente dalla capacità di discernere tra il donare la morte ed immobilizzare un nemico? Sembra stia elaborando silenziosamente. <Non poteva aspettare, è come avere il sangue addosso e non lavarsi, per giorni.> Parole aa cui in precedenza non aveva risposto sulla sporcizia della sabbia nella sua Sunodeki. [Campo] Non s'avvede delle movenze delle labbra e della lingua, ne immagina i pensieri che l'avvolgono mentre camminano piano dirigendosi verso l'uscita di quei campi di addestramento insoliti e atipici, difficile da sostenere per chiunque, persino per gli stessi sunesi. Il silenzio prende piede su entrambi, svariati i momenti in cui le parole vengono meno in favore di un tacito non indifferente; non la sforza ne la incita a dire qualcosa, attende pazientemente il suo momento limitandosi a guardare in avanti, facendo attenzione a dove mette i piedi, a come si muove, evitando di inciampare per la troppa sabbia. Finalmente il silenzio viene interrotto da una confessione, ella ha ucciso uno degli attentatori; di base non ci vede nulla di male, in una missione ninja la morte dei ricercati è qualcosa di abbastanza prevedibile se non si riesce a catturarli, lui stesso ha ucciso il ladro del legno senza risentirne. La missione ha previsto quello, essere un ninja prevede quello, dunque, cosa vi può essere di sbagliato? Il villaggio stesso non avrebbe nulla in contrario eppure è il dire successivo ad avere la capacità di portare in lui qualche dubbio e perplessità. Stringe la manina leggermente più forte cercando di metabolizzare il tutto per trovare una quadra, riempiendo quel vuoto con il medesimo silenzio di prima, deglutisce mentre la mole di pensieri si accavallano uno dopo l'altro. Se solo fosse abbastanza intelligente da poter unire i puntini, non è così, la natura non gli ha donato un intelletto di tale livello costretto a fare affidamento solamente su quanto possiede <L'hai ucciso perchè non hai saputo controllare la sabbia? O perchè lo volevi e la sabbia ha agito in base alle tue emozioni?> due sono le possibilità rilevate in quella situazione, due soltanto e potrebbero essere entrambe sbagliate, cosa al quanto probabile visto l'azzardo commesso senza delle prove. Le verdi iridi vengono abbassate per osservarla, squadrarla da capo a piedi provando a comprenderla maggiormente <Tu e la sabbia avete un legame simbiotico, o sbaglio?> cosa sta pensando? Ancora non è dato saperlo ma sarebbe venuto fuori molto, molto presto. [Katana]11:59
Utente anonimo:
[M.Sabaku] Rispetto ad Akainu sulla sabbia camminerebbe forse più a suo agio, eppure la stanchezza e la febbre si vedono, diversi i momenti in cui le dita intorno alla mano dell'altro stringono maggiormente la presa come se stesse perdendo l'equilibrio e vi si appellasse con fare breve quanto mordace. Eppure non lo osserva, coglie la presa dell'altro farsi più intensa e gli occhi dalle note sabbiose calano su quell'intreccio. Quella domanda la coglie mentre aggirano la recinzione della proprietà del clan più snob di Suna, e la Magione per quanto appaia modesta nella sua riservatezza è una prova di quel classismo razzista. <Non so se lo volevo...So che alla mia sabbia piace. Non so cosa penso. Sicuramente non pensavo di conciare Shiroichi a quella maniera, e speravo di prenderlo vivo, invece stavo puntando a farlo esplodere nella pressione...Non ho fatto nemmeno un tentativo per prenderlo vivo.> Concede con una innaturale freddezza quella verità su quanto accaduto. <Simbiotico vuol dire che non potrei vivere sensa, nè viceversa. Non credo sia così> Simbiotico è qualcosa di materiale, fisico, quell'ossessione che ha invaso la Sabaku da quando ha visto la sunodeki per la prima volta ha invece caratteristiche ataviche non sono semplicemente rapporti di naturale dipendenza. Si avvicinano ai due shinobi di guardia all'ingresso, non lascia tuttavia la mano dell'Uchiha, la sua copertura su un Uchiha che la allena ai Genjutsu è andata a farsi friggere da quando hanno passato la sera lì, in più nessuno ha potuto dirle niente perchè il suo occhio di sabbia si è dimostrato al pari di quello dei più anziani, e la sua mobilità è ormai divenuta indipendente da quella seconda visuale, quindi non hanno potuto nemmeno negarle il costante allenamento dovendo accettare l'utilità di un Sabaku che conoscerebbe difesa contro un Uchiha senza poterci indagare realmente sopra. Un cenno vien rivolto alle guardie, come se nessuno si fosse accorto che non rientra alla magione da due giorni muove verso il giardino zen, alla tettoia coperta ed all'ombra il tavolo con il tè e l'acqua, qualche biscotto buttato là che sicuramente non toccherà. <Posso lasciarti Sunodeki mentre vado a lavarmi? Devo darmi una sistemata prima di andare> Dinoccola sollevando la mano destra sulla fronte per sfregarla, trovandola calda più di quanto non si attendesse al suo stesso palmo seppur almeno la sonnolenza sembri scemare a vista d'occhio [Campo] La presenza di lei viene sentita percependo la forza immessa nella presa, non si allontana, non la lascia andare cercando di fornirle quello di cui ha bisogno adesso, qualcuno a cui aggrapparsi, di cui fidarsi permettendosi di essere debole senza alcun tipo di paura. Le domande vengono fatte e la risposta giunge esaustiva dando adito alla prima ipotesi, ella non controlla la propria sabbia ma ancor di più, non controlla la propria forza, questo l'ha spinta a non fermarsi. Solo i Kami sanno quanto sia elevata la potenza della Sabaku, forse questo è il punto dell'intera questione, ella non riesce a dosarsi ne a comprendere quando deve trattenersi oppure lasciar andare ogni cosa; la prova lampante dev'esser Shiroichi ma anche lui, non è qualcuno a cui tiene seppur non desiderasse fargli del male <Io credo che tu non abbia un problema con la sabbia ne con la tua innata. Il tuo clan possiede un potere forte, lo stesso di Gaara ma non è esso il problema> prende un po' di tempo permettendole di metabolizzare il tutto <Da quanto hai detto, hai difficoltà nel controllare la forza e questo si riversa anche nella tua innata rendendoti più pericolosa di quanto non desideri essere> il ragionamento, dal suo punto di vista, non fa una singola piega eppure resta sempre il solito problema, egli non è un ninjutser, non può comprendere a pieno cosa prova. L'Houjutsu è un'arte fatta di controllo e autocontrollo, sa dove attaccare, sa quando attaccare e quanta potenza mettere in ogni singolo colpo <E tu riusciresti a vivere senza? Sei una discendente di Gaara, essa ti scorre nelle vene, è una parte di te per diritto di sangue. Non sfruttarla, rinchiuderla, vuol dire non essere te stessa al 100%> ecco cosa intende con quel particolare termine sperando di venire compreso. Giungono nei pressi della magione superando le due guardie all'esterno, entra nel giardino zen, il medesimo dove hanno passato insieme una serata rendendo, forse, nota la loro relazione. Inspira ed espira guardandosi intorno, ritrovandosi nuovamente in un posto non suo, un luogo a lui poco consono <Si> accetta di badare alla giara <Ma, forse dovresti stenderti a letto e riposare. Noi possiamo vederci più tardi o domani, almeno curi un po' la febbre> si, è decisamente preoccupato per lei e il tono fa emergere tutto questo senza nasconderlo. [Katana]12:34
Utente anonimo:
[M.Sabaku] Affila lo sguardo quando il Kazekage Gaara viene immesso in quella conversazione, l'istinto superato l'arcata è di destinare il proprio sguardo proprio alla statua dello stesso sotto la quale qualche giorno prima ha dovuto misurarsi con la sua visionaria follia ai danni di un giustamente confuso Noribiki. <Non è quello, non è la pericolosità...> Una cosa è uccidere, un'altra è disconnettere l'empatia, c'è spietatezza nel modo in cui lei usa la sabbia, la stessa secchiata fredda che l'ha colta quando ha visto con quale scarso controllo ha impalato il felino ad un albero appendendolo per il collo. Quello non è uccidere, quello è infierire. Lascia la mano di Akainu per aiutarsi a poggiare la sua Sunodeki su uno dei bassi e piatti sgabelli futon di legno di quella zona. La domanda posta è greve e non riceve alcuna risposta, con lo sguardo basso sembra pensarci prima di avventarsi sulla caraffa di acqua versandosene un bicchiere dal tavolo comune, lo butta giù senza respirare, un unico sorso, e lo fa per due volte rabboccandone il contenuto. <No, vengo con te. Non sto bene qui.> Non sembra star bene da nessuna parte ma è solo alla fine che risponde, così mancando del quesito principale posto dall'altro, per poi mettere il bicchiere di carta nel cestino apposito accanto al tavolo e usare un tovagliolo di pezza che bagna con l'acqua nella caraffa per tamponare la fronte accaldata, immediatamente il sollievo del fresco rende il fazzoletto intriso di sabbia. <Dammi solo qualche momento.> Essere sè stessa al 100% richiederebbe effettivamente tempo ma ha la sensazione che la collisione si stia avvicinando, aver evitato per anni di procedere nelle sue abilità l'ha resa apatica nei confronti di tutti e tutto, l'aver ripreso dopo tutti quegli anni dalla morte di Kombu ha riportato alla motivazione madre di quel rifiuto. <Sembra che ogni persona che incontro non riesca a parlare d'altro che di andare fuori dalle mura.> è vero o è la sua paranoia? Entrambe? <Tutta quella sabbia, senza nessuno...Provo a non pensarci e più ci provo.> Più se ne arrovella, come è natura delle ossessioni in piedi torna ad osservarlo con il panno contro la guancia sinistra [Campo] A sua volta porta lo sguardo sulla statua di Gaara la quale si erge tra quelle mura come un capo intento a sorvegliare la propria dinastia, vederla crescere e divenire più forte giorno dopo giorno. L'imponenza del Kazekage non ha eguali in quel posto, egli stesso non può negarlo e mentre lo fissa comprende le passate parole di Kore. In lui vede un simbolo, in lui vede il proprio destino e la propria dinastia. L'essere umano è dannatamente complesso, loro due, forse, più di tutti, non hanno un bel passato e le convinzioni che li attanagliano non fanno altro che peggiorare tale condizione; deglutisce cercando ci comprenderla ma non ci riesce, risulta difficile dare un proprio parere quando non si è presenti sulla scena. Per tal motivo non dice nulla, evita di aggiungere parole scomode facendola avvicinare a quel tavolino; l'osserva bere, dissetarsi, recuperare un po' di quei liquidi persi durante tutta la notte e tutto il giorno. Sospira alla di lei decisione, li non sta bene, strano, davvero strano <Prendi qualche vestito allora> commenta solamente ora quella decisione <Stai da me per un po'> ha scelto lui per lei, non desidera vederla star male, non desidera vederla soffrire e se con se può essere felice, allora, perchè non proseguire su quella linea. Per un po' avrebbe vissuto con lei, non si lamenta, ciò gli fa piacere e avrebbe avuto l'opportunità di prendersi cura di Kore come si deve, senza dover andare a letto preoccupato. Annuisce alla richiesta facendo un singolo passo indietro per non destare sospetti verso i clannati di quella magione, cercando di apparire quanto più innocuo possibile e non attirare troppi sguardi indiscreti <E' il fascino dell'ignoto, il desiderio di vedere di più, di vedere quanto ci è stato tolto> pensa, presuppone sia quello il motivo <Un giorno quella sabbia tornerà ad essere di proprietà del tuo popolo ma, ancora, non è arrivato il momento a quanto pare> altrimenti sarebbero già fuori da quelle mura intenti a conquistare e riprendere le varie terre sottratte dalle chimere. Le verdi iridi ricercano le dorate altrui sforzandosi di sorridere, allargare appena le labbra, un qualcosa che ancor adesso gli riesce difficile. [Katana]12:56
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[M.Sabaku] L'altro sembra stabilire una durata alla sua permanenza ad Oto. Non replica, soltanto se lo guarda da quell'innocua ed educata distanza nello spazio comune della Magione della propria dinastia. Gli occhi sono intrisi di una questione inespressa, seguono le parole di Akainu come se sbirciassero il movimento delle sue labbra, l'ignoto ha il suo fascino è reale ma resta appeso a qualcosa che sembra più truce nell'espressione della fennec, per lei quell'ignoto è un tarlo genetico al quale non può permettersi di cedere ma che sta dipanando alla propria mente con inesorabile continuità. <Mi fa fare delle cose che non voglio, in un modo che non voglio...Che solo io e Sunodeki sappiamo. è come essere in un mondo in cui non c'è nient'altro.> E sta iniziando a diventare il troppo che aveva evitato dilatando i suoi studi e la sua crescita come Shinobi. Distoglie lo sguardo da lui poggiando il panno tra quelli sporchi, un cumulo di fronti che devono essersi rinfrescate allo stesso modo pare. Non approfondisce quelle parole, pulire la sua sabbia non ha fatto che acuire quella gradevole sensazione di piacere provato nel costringere il corpo dell'Akimichi, al punto da sentirsi quasi complice delle parole di Rasetsu al suo auricolare piuttosto che ad un preoccupato Shiroichi. <Posso lasciarti qui con Sunodeki qualche momento?> Per qualche motivo la prospettiva di lasciare Akainu a guardia della Sunodeki in quel momento ha un certo sollievo, un bisogno di distacco che ha con la sua giara, solo qualche minuto di mente rinfrescata, ma che non oserebbe lasciare alla custodia di nessuno se non dell'Uchiha. Tenta di coglierne le labbra con un bacio leggero mentre aspetterebbe quella risposta. [Campo] La sua teoria di simbiosi ha sempre più prove, prende piede momento dopo momento trovando nelle parole della Sabaku una certezza. Il legame creatosi tra loro è forte e la la giara sta portando a galla, forse, una lato del carattere della genin mai visto prima. Inspira ed espira in maniera continua, costante prestandole la dovuta attenzione senza mai distogliere lo sguardo <Tu sei la sabbia e la sabbia è te. Questo è il tuo mondo Kore> indicando tutta quanta la magione, il giardino, l'essere parte integrante di Suna e del suo clan <Sei una Sabaku e solo tu possiedi il potere di controllare la sabbia, solo tu hai il potere di decidere se camminare al suo fianco come alleati o soggiogarla al tuo volere come un padrone controlla il proprio schiavo. Come Gaara a suo tempo, anche tu, riuscirai a controllarla> a quanto pare il Kazekage è l'unico punto in grado di scuoterla abbastanza, l'unico su cui può far leva. Non ha la necessaria esperienza per controllarla ed i propri poteri innati non hanno bisogno di controllo ma solo di una concentrazione marcata. Nonostante la distanza messa, non è lontano, anzi, è molto vicino, il giusto per non invadere lo spazio vitale da lei ricercato. Desidera capire cosa prova, carpire i suoi pensieri uno dopo l'altro per poterla aiutare meglio di così ma alla sua richiesta il viso si scioglie appena. Il sorriso diviene meno forzato, più leggero e sentito accogliendo quel bacio leggero, ricambiandolo spingendo appena il viso contro l'altrui <Si, vai pure> avrebbe badato a quella giara per tutto il tempo necessario se ciò serve a farla sentire meglio e tranquilla. Inspira trattenendo l'aria dentro di se, la mancina si solleva ricercandone il viso <Kore> richiamandola all'attenzione <Ti amo e qualunque la supereremo insieme> una promessa già fatta in passato e ora riproposta, superare i problemi di qualunque entità insieme, impedendo all'altro di affrontarli da solo. La mano viene abbassata, lasciata cadere perpendicolarmente al fianco così da permetterle di allontanarsi. [Katana]13:26
Utente anonimo:
[M.Sabaku] Sulle prime parole di AKainu sembra stesse per controbattere ma nuovamente il Kazekage Gaara viene portato in ballo dimostrando che l'Uchiha sa bene quale punto molle colpire per toccare il giusto nervo, cosa che il silenzio e l'esclusione di quei due giorni non le hanno portato, quando non una cura certo, ma così poco serviva all'altro per un sollievo. Già solo la consapevolezza di lasciarlo con Sunodeki, di potersi prendere del tempo senza avere costantemente sott'occhio la sua sabbia come un canidae guardiano e geloso, è un grave in meno sulle proprie spalle quando si allontana da quel bacio mollemente. A doppia prova che la sua copertura inizialmente avallata sull'Uchiha in quella magione sia saltata, evidentemente conseguenze che all'altro non sono state dette. <Ti amo anch'io.> Un soffio che sembra quasi sospirato fuori dal petto scarno sciogliendo la mano destra dal fianco sinistro altrui su cui appena poggiava il proprio tocco in favore di un passo indietro sempre meno malfermo rispetto a quelli di quel mattino. <Scusa se non ti ho chiamato.> Pure lei si sarebbe preoccupata iniziando a scandagliare l'occhio di sabbia per tutta Oto probabilmente ed alla fine sembra che almeno quello debba concederlo all'altro. Ora che la sua mente torna a satellitare in quelle poche parole scambiate con l'Uchiha sembra tornare presente, un'ancora pesante che l'altro rappresenta a tenerla lungi dal galleggiare alla deriva delle sue ossessioni come un mare in tempesta. Deglutisce la Sabaku, che dovrebbe andarsi a lavare ma che forse sceglie di aver tempo, o forse la febbre, invece di andarsene si allunga nuovamente in avanti stendendo le braccia oltre i fianchi di Akainu cercando di aggrapparsi, più piccola del solito contro il suo petto, in un abbraccio che suona di necessità. Ancora qualche momento prima di mettere i pensieri in ordine e potersi lavare {exit} [Campo] Gaara è sempre una certezza per poterla calmare, metterla a paragone con lui toglie qualsiasi dubbio e volontà di ribattere. Non solo, in quelle parole vi è un fondo di verità non indifferente, deve imparare a controllare il potere e non farsi controllare da esso e solo lei ha la forza per farlo seppur, nella mente del genin, un'idea inizia a balenarsi, altamente rischiosa e fuori controllo. Non sa bene se attuarla, ne come ne quando ma potrebbe essere utile alla causa, aiutarla in quel compito arduo nel caso non riesce a farlo da sola. Inspira ed espira dopo la confessione fatta, ribadendo il sentimento nato e provato nei di lei confronti, un'amore strano, cresciuto dopo un evento traumatico come la condivisione del dolore provato nell'infanzia <Non preoccuparti, mi basta sapere che stai bene> in fondo è viva, è con se, tra le proprie braccia e vista la situazione, non ha minimamente intenzione di fare scenate. La lascia andare ma gli occhi si incrociano nuovamente, brevi attimi di pausa ed i due si ritrovano abbracciati li, in mezzo al giardino, davanti a tutti gli occhi indiscreti dei conclannati di lei. Deglutisce, per qualche secondo l'abbraccio non viene ricambiato, preso alla sprovvista dal gesto impregnato di affettuosità ma poi, alla fine, si lascia andare avvolgendone il corpicino con le proprie braccia; la stringe contro di se adagiando il mento sull'altrui capo, la tiene stretta come un tesoro, come la cosa più preziosa al mondo ma quel gesto ha anche un altro significato. In quel modo dimostra di esserci e non soltanto a parola a fisicamente, costantemente, una presenza indissolubile che l'avrebbe aiutato e sostenuta. [END]