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con Akainu

09:13 Akainu:
  [Letto] Dopo la missione ed aver accompagnato Nairoshi nel suo distretto, è tornato a casa in compagnia della Sabaku. Nulla serve a dire di come lei abbia nuovamente dormito da lui, non che gli dispiaccia ma avere qualcuno in casa dopo anni di solitudine è strano, ancora del tutto anormale per un'essere come lui; di punto in bianco si ritrova la vita piena, appagato quasi dalla moltitudine di presenze in esse. Non può lamentarsi, lentamente sta ottenendo tutto ciò che desidera ma i veri obiettivi sono ancora lontani, distanti per poterli considerare realizzati. Attualmente si trova a letto ancora, le braccia risultano piegate con le mani al di sotto del capo a sostenerlo, verdi iridi rivolte al soffitto a fissare un punto imprecisato di esso. Indosso non porta nulla salvo un paio di boxer rigorosamente neri a tinta unita, privi di disegni o scritte, semplice, anonimi all'inverosimili. Il fisico dell'Uchiha si presenta allenato, formato mettendo in evidenza le varie parti del corpo eppure, quelle bruciature son ancor più visibili ora che non indossa praticamente nulla. Esse ricoprono gran parte del corpo, deturpano la pelle e la visione di chiunque. La stanza è leggermente buia con pochi fasci di luce che penetrano da una finestrella, il letto è sfatto con un misero lenzuolo a coprirgli le gambe, troppo caldo per poter dormire con qualcosa di più pesante. La mente è altrove, non al momento ma a tutto quello che sta accadendo, tutta la sua vita passa davanti, riflette e pensa, il clan deve iniziare a vederlo, riconoscerlo come un loro membro ma come? Non ha fatto niente per emergere agli occhi di tutti, non ha compiuto nulla di eclatante abbastanza da farsi contattare o da poterli contattare. Nel suo atipico percorso deve dimostrare di essere un'erede di Madara tanto quanto lo sono loro, anche di più padroneggiando le armi come mai hanno fatto nella storia del mondo ninja. Sospira pesantemente, rigetta aria all'esterno liberando i polmoni percependo, per la prima volta, una pressione non indifferente, pressione che lui stesso ha creato. Le palpebre si abbassano lentamente fino a chiudersi, non vuole alzarsi, non vuole fare nulla, solo riposare e dormire.

09:42 Utente anonimo:
  [Letto] Si è imbucata di nuovo in quello spazio, uno spazio privato che dovrebbe essere dell'Uchiha e invece...Eccola lì. Con una t-shirt bianca che le arriva a metà delle cosce a mò di vestaglia, e che quindi non è sua, i capelli biondi gettati nelle direzioni più disparate come un fascio di nervi incontrollato e nient'altro. La Sunodeki ha la sua sedia in quella casa ormai, seppur faccia in modo di averla sempre nella stanza come se fosse una pare di lei imprescindibile resta un bizzarro osservatore per chi ne veda dall'esterno. Le gambe sopra il lenzuolo sembrano giocare all'opposto con la figura di Akainu, coperto solo dalla vita in giù, mentre se ne sta sul fianco destro dona all'Uchiha le spalle, quando la veglia ne coglie quindi schiudendo gli occhi dalle note sabbiose in quella camera silenziosa, come la sua camerata non sarebbe mai a quella "tarda" ora, non è consapevole dello stato altrui, sveglio o dormiente si torce puntellando il gomito destro, concedendo al viso di spiare la direzione dell'altro, trovandolo con le palpebre chiuse. Ha inizio la missione fennec piedileggeri, le gambe scivolano verso l'esterno del letto cercando di sgusciare con silenzio oltre lo stesso per puntare il suo feticcio del mattino. Di cose la fennec ne ha realmente poche ma alcuni feticci rendono facile capire l'invasione a casa d'altri, mentre altre ragazze avrebbero già portato la fida piastra per capelli lei ha sul comodino una borraccia di vetro trasparente dove ogni sera puntualmente prepone un litro d'acqua con cinque fette di limone, la notte lascia a macerare il tutto e la prima cosa che cerca aperti gli occhi è quel litro d'acqua. Nessuno le ha mai chiesto perchè lo faccia, probabilmente neanche Akainu ma a lei sembra stare bene così, quando cerca di agguantare in silenzio la sua borraccia a mò di biberon mattutino apre il beccuccio e torna sulla schiena. Si è troppo appena svegliata per essere meditabonda, il modo in cui si guarda intorno è confuso, lievemente sperduto. Sa di essere appioppata in quella casa perchè sta facendo il giro largo di un discorso, ciò non toglie che tra il pensare e il fare c'è di mezzo il mare ed il momento sembra non esser mai quello opportuno. Lqa coda dello sguardo circondato di nero sbircia verso Akainu, alla propria sinistra, con la borraccia alle labbra tenuta con entrambe le mani come i bambini

09:57 Akainu:
  [Letto] Avere gli occhi chiusi non vuol dire effettivamente dormire, per questo motivo le movenze della fennec non passano completamente inosservate. Sente lo smuoversi del letto e parte del lenzuolo, nonostante pesi come una piuma, lo stare al di sopra delle copertine rende palese la presenza altrui. Le verdi iridi vengon smosse, le palpebre appena sollevate per vederla districarsi con la borraccia preparata la sera prima; non ha mai chiesto il motivo di ciò ne gli interessa, alla fine, si tratta di dissetarsi, con acqua con o senza limone, poco importa. Sospira nuovamente e lentamente schiude completamente gli occhi iniziando ad alzare il busto, trascinarsi all'indietro per poterlo poggiare al poggia letto alle proprie spalle; movimenti silenziosi quelli dell'Uchiha mentre le verdi iridi permangono fissi sulla ragazza. Braccia vengono incrociate all'altezza del petto senza mai distogliere l'attenzione da essa, limitandosi, dapprima, ad un lievissimo sorriso che ne increspa appena le labbra. Tutti hanno i propri feticci, le proprie abitudini strane alla mattina, le comprende, fanno parte della propria intimità e va bene così, accetta tutto ciò che proviene dalla Sabaku, anche il suo fare bambinesco <E' in questi casi che comprendo la tua estrema infantilità, nonnina> prendendola bellamente in giro come buongiorno, un gesto estremamente atipico e votato al puro divertimento goliardico. Inspira ed espira, l'aria entra ed esce dai polmoni in maniera continua, senza intoppi; il petto avanza ed indietreggia sempre più. La doccia della sera prima gli ha restituito tutte quante le energie, ha ristabilito ogni mancanza ed ora si sente scoppiare, deve fare qualcosa, trovare un modo per sfogarsi tornando nella norma <Come hai dormito?> giusto per spezzare il ghiaccio ma la voglia di alzarsi è pressochè nulla, un controsenso vero e proprio. Pieno di forza ma con poca voglia di fare seppur lo necessiti per stare bene con se stesso <Te lo bevi tutto quel biberon? O ne lasci un po' per dopo colazione?> cenno del capo alla borraccia, sempre con l'intento di prenderla in giro.

10:06 Utente anonimo:
  [Letto] Le parole di Akainu di cui eccepisce i movimenti, portandolo a guadagnarsi la sua attenzione, la colgono in fragranza di reato, con le labbra che si distaccano dal beccuccio stringendosi per ripulirle dall'acqua residua. <Non sono infantile, fa bene ai reni, alla pelle ed alla linea.> La voce rauca di chi si è appena svegliato eppure si solleva appena, non dovendosi curare di non fare rumore districa le gambe fino ad incrociarle mettendosi seduta per tornare alla sua borraccia, producendo un leggero rumore di risucchio ora che non deve preoccuparsi di far trapelare l'aria all'interno per minimizzare i rumori. <Mh?> Alla sua domanda gli occhioni sbarrati e ancora assonnati puntati su Akainu come due fari di sabbia hanno un vago brillio. <Ho sognato che ti vedevo dalla finestra del Dojo Uchiha con quella Iara, che bisbigliavate qualcosa tra di voi che non riuscivo a sentire.> Da che non era il momento giusto a che la butta giù pesantemente. <Sogno spesso di queste cose ultimamente.> Aggiunge con una strana leggerezza fredda nella voce, come se non le importasse, ma è chiaro a cosa si riferisca il suo ultimamente e non lascia adito di poter esser malcompreso. Non c'è traccia di menzogna eppure sembra troppo ad hoc, potrebbe averlo sognato realmente ma non quella notte come proprio in quella notte specifica, fatto sta che agita appena la borraccia già ammezzata del suo contenuto. <A meno che tu non voglia iniziare una buona abitudine va bevuta tutta a stomaco vuoto, ma potrei togliermi l'acqua dalla bocca per te...> Non è esattamente così che si dice ma, l'acqua è importante, soprattutto in siccità è vitale quindi c'è da accettare il bene prezioso a cui non sembra stia facendo reale rinuncia.

10:18 Akainu:
  [Letto] Annuisce con varie smorfie sul viso, persino una risata viene trattenuta quando parla di linea, proprio lei, troppo magra persino per la sua condizione. Dovrebbe mettere qualcosa sotto i denti più spesso nell'arco di una giornata, non solo acqua <Sicuramente la linea non è un problema per te> mera osservazione dell'ovvio mentre la vede alzarsi per mettersi seduta a gambe incrociate su quel letto capace di ospitare almeno altre Kore <Fate così a Suna? O è solo una tua abitudine?> magari i sunesi adottano quello stratagemma per combattere la sete e resistere tutta la giornata o semplicemente per impedire alla pelle di seccarsi stando troppo a contatto con i raggi solari, più forti del normale ma essi risultano essere discorsi futili alla luce della rivelazione altrui. Questa Iara viene tirata in ballo ancora, il giorno prima e adesso, in maniera più prepotente e marcata tanto da invadere i sogni altrui eppure non comprende, non capisce minimamente il motivo. L'essere parte della medesima famiglia c'entra qualcosa ma cosa in particolare? Sa bene come non abbia rapporti con il resto del clan, come sia allontanato e scacciato al pari di un traditore o una malattia, un virus con cui è meglio non avere a che fare per paura di essere contagiati <Cosa ti preoccupa?> semplicemente questo, è esplicito come vi sia qualcosa a turbare la di lei tranquillità rendendole il sonno irrequieto, difficile, non sereno. Deve conoscere questa persona, deve comprenderla e capire cosa abbia di tanto speciale da rendere oscuri i sogni della compagna ma non può andare a cercarla da solo, non ha idea di come sia fatta ne del di lei aspetto eppur possa immaginarlo. In quanto Uchiha possiede capelli ed occhi neri, con molta probabilità vive anche nel quartiere del clan eppure vi sono tanti esponenti li con le medesime caratteristiche. Mugugna dalle labbra senza schiuderle ulteriormente, smuove il corpo sul letto a quell'ultima frase per potersi avvicinare, accorciare le distanze dalla ragazza. Scioglie l'intreccio delle braccia, la destrorsa è innalzata all'altezza del di lei viso per carezzarne l'epidermide lentamente, adagiare il palmo sulla guancia mentre le labbra ricercano la controparte lasciandosi andare a quel bacio mattutino, sentito, voluto e ricercato, il vero buongiorno.

10:33 Utente anonimo:
  [Letto] Parlare di linea mentre annega in una maglietta con una borraccia tra le mani e potrebbe esser presa per un manifesto di emergency ha un che di paradossale eppure le sopracciglia della fennec si aggrottano. <Sono una donna, tutte le donne hanno problemi di linea Akainu.> Determina con un'affermazione quasi secca, persino seria se così può apparire in quella specifica condizione. Eppure su quell'abitudine nega smuovendo il capo orizzontalmente ma senza troppa enfasi. <Abbiamo sempre fatto così in famiglia, ma da qualche parte sarà pur venuto fuori.> La tradizione però non sembra nè Sunese nè Sabaku, bensì ristretta ad un gruppo familiare ormai ridotto solo a lei, una tradizione che è l'unica, di quattro, a perdurare. A ringraziare per quell'abitudine però potrebbe anche essere Akainu quando ricambiandone il bacio l'alone di limone ed acqua a lavar la bocca evita la fastidiosa ed imbarazzante fiatella, un punto netto di vittoria per la borraccia, seppur non abbia risposto alla sua domanda vedendolo muoversi infatti si addolcisce di quella coccola allungando il busto in avanti contro quella carezza, strofinandosi appena in quel bacio di saluto più reale delle parole appena scambiate. <Tu hai dormito bene?> Ha attaccato pesantemente un discorso ed ora se ne sta allontanando, quando torna a fissarne il profilo e riprende il suo beccuccio tra le labbra le caratteristiche di caccia dei fennec sono reiterate, piccoli atti di attacco, febbrili ritirate e nuovi attacchi rapidi ed improvvisi, muovendosi in maniera forsennata i fennec sono predatori di alcuni dei serpenti più aggressivi e velenosi del deserto, fuffole impazzite persino per loro, altrettanto imprevedibile pare lo scartare di quell'argomento che non viene affrontato concedendo un sorso pieno, fino ad un quarto residuo del suo beverone al limone. <Hai risvegliato il tuo sharingan, e non me lo hai detto, Akainu...> Non c'è nessuna domanda, difficile definite quella come un'accusa, sembra un'esposizione di un fatto, come se stesse leggendo la CA di un incidente dentro un ufficio assicurativo "i due convengono sul tamponamento", pratica timbrata e si passa alla successiva. Non sta passando però a nuova pratica, lo osserva, non maschera l'offesa ma nemmeno la sfoggia nel voler instillare colpevolezza, dona tempo all'altro di eccepire quanto da lei pronunciato ed a sè stessa di cogliere le reazioni altrui. <Ho studiato il vostro Dojo per settimane, ho cercato testi nella biblioteca dell'accademia, ho allenato il mio occhio, da sempre, per te... Perchè non dirmelo?>

10:52 Akainu:
  [Letto] Mai scusa può essere più errata in un simile contesto, tra tutte le donne viste nell'arco degli anni, sicuramente lei è colei con meno problemi di linea del creato <Tu no, Kore> replica nuovamente restando fermo sulla propria posizione mentre ella spiega da dove derivi l'abitudine della borraccia, non parte del clan ma di quella famiglia specifica. Alza appena le spalle senza commentare, se è di famiglia, chi è lui per poter dire qualcosa? Si limita ad avvicinarsi per baciarla, coccolarla a prima mattina con una flebile carezza; il bacio prosegue incessante, desideroso di lei ma più di tutti con l'obiettivo di consolarla, farla stare meglio prima del distacco con una domanda all'apparenza innocente <Come ogni volta che resti qui> con lei dorme bene, sta bene sempre, ogni giorno, ogni minuto seppur noti lo sviare il discorso. Deglutisce, inghiotte grumi interi di saliva <Non hai risposto alla mia domanda> cosa la sta preoccupando? Gli interessa, vuole saperlo, vuole aiutarla più di ogni altra cosa ma tutti i nodi alla fine vengono al pettine. Solo questione di tempo prima che il proprio occhio arrivi al centro di una discussione, così è venendo tirato in ballo. Lentamente si distacca tornando sul proprio lato del letto, non seduto bensì sdraiato con lo sguardo rivolto al soffitto, le braccia piegate e le mani al di sotto del capo. E' consapevole di quella novità, di quel potere risvegliato e di come non ne abbiano mai parlato prima di quel momento ed in quel viso s'avvede dell'offesa, dell'accusa nei propri confronti ma non si sente in colpa, non prova simili sentimenti, specialmente quando la ragione è dalla sua <Perchè non lo sapevo> ammette francamente, senza nascondere la verità <Settimane fa sono andato al bosco oscuro per allenarmi, non so bene cosa sia successo ma ho visto un incendio avanzare ed un coniglio moribondo che stava per essere investito dalle fiamme. Ho cercato di portarlo via e mentre fuggivo dal fuoco ho iniziato a vedere il mondo in maniera distorta, il fuoco era più lento, lo vedevo a rallentatore prima di ritrovarmi fuori dal bosco. Quella visione è scomparsa, l'incendio era scomparsa così come il coniglio> si prende una breve pausa facendo un riassunto molto stretto <Non so cosa sia successo e non ho realizzato, sapevo solo di aver provato numerose fitte agli occhi> inspira ed espira <Poi, durante la missione, nel vedere tutti quegli attacchi arrivare, ho ripensato a quel giorno, mi serviva vedere tutto nuovamente a rallentatore così ho cercato di rivivere quelle sensazioni di dolore e terrore per scatenare una reazione e...è successo, durante lo scontro ho realizzato cosa è accaduto> concludendo la spiegazione facilmente, senza guardarla ma attendendosi una reazione da parte di lei.

11:05 Utente anonimo:
 Non è certo un'appassionata di interpretazione dei sogni, discorso a cui non ha mai fatto menzione fino a quel mattino, ma le parole si collegano in modo chiaro a quel senso di esclusione, alla segretezza mostrata da Iara, al coinvolgimento e sconvolgimento altrui di qualcosa che non le appartiene, che può solo osservare, e tecnicamente può farlo solo grazie ad un occhio di sabbia, altrimenti non potrebbe fare manco quello. Lo sguardo viene distolto all'ultima sorsata del suo beverone, mentre ne ascolta dandogli spazio fisico di allontanarsi al suo spazio del letto, si allunga per posare la borraccia vuota sul comodino senza guardarlo, c'è un che di militare in quella strana abitudine, nel modo in cui appena sveglia si idrata sì, ma con l'atteggiamento di chi perseverando in una abitudine sta meramente assolvendo un compito, e questo rappresenta il primo gesto di una giornata in ognuna delle sue giornate. Quando torna sull'altro sembra più alta del solito, raramente le capita di guardare qualcosa dall'alto e mantenendosi mollemente seduta a gambe incrociate Akainu sdraiato diviene una di queste rarità. Il profilo sinistro dello sfregiato viene scandagliato dal suo occhio abitualmente indagatore senza un riserbo speciale. Qualcosa non va nel lungo silenzio della Sabaku, non tanto perchè non ne interrompe ma perchè continua a non parlare e fissarlo, le cose sono due, la prima alternativa è che kore.exe abbia smesso di funzionare, la seconda è che stia ancora attraversando la fase di elaborazione dati per pianificare una risposta. Già che di suo non è un'anima particolarmente istintiva, talmente pesa quel silenzio che prima o poi Akainu sarà obbligato a guardarla, quantomeno per capire se sia ancora viva. <Sembravi tenerci, sembrava una cosa che ti faceva stare male, ho interrogato Iara per ore per cercare di capire come risvegliare la tua abilità oculare> La freddezza che ripete quanto detto in precedenza è ora più diretta, sono le parole stesse a renderla un'accusa. <Pensare che avresti preferito parlarne con una simile cretina che con me solo perchè è una Uchiha mi ferisce, Akainu. Io mi sono allenata per non dover fare temere a te la tua abilità oculare, con me, nemmeno Asuke-San ha un occhio di sabbia splendido come il mio e sa usarlo camminando, e tu mi hai ripagato con il silenzio. Hai idea di quanto sia fottutamente difficile guardare contemporaneamente a destra e sinistra per ore? Di quante sere ho mancato la sedia o il letto per...>La sua fatica ribolle quando gli occhi si chiudono, v'è un fremito palese di nervoso che è cosa assai preziosa quanto rara nel suo essere incontenuta, un tremore delle spalle che scarica lungo i muscoli delle braccia. <Lascia stare, ognuno il suo immagino.> Dinoccola voltandosi verso la sua Sunodeki con l'aria di chi cerca un volto amico nella stanza.

11:24 Akainu:
  [Letto] Dopo quella spiegazione il silenzio cala su tutta la stanza, un silenzio pesante mente osserva il soffitto. Per i primi attimi non ci fa caso permettendole di elaborare il tutto attendendosi una reazione eppure più si va avanti più quel silenzio continua a dividerli. Umetta le labbra, le strofina tra loro sentendo il battito del cuore accelerare, qualcosa non va eppure ha spiegato come sono andate le cose, il motivo per cui tale argomento non è mai venuto fuori prima. Inspira ed espira in maniera regolare quanto continua <Ci tengo tutt'ora Kore> capendo il motivo per cui questa Iara è nella di lei vita, sapere come risvegliare lo sharingan al solo scopo di aiutarlo a risolvere un problema non da poco. Il dire di lei, però, suscita nel deturpato un certo straniamento insensato, non capisce il motivo di simili parole, di quel suo essere ferito quando ha appena fornito la spiegazione di tutto. Il capo si gira, le verdi iridi ricercano quelle di lei pregne di dolore e nervoso <Ti ferisce?> alza il busto di scatto dal letto ponendosi seduto a propria volta <Ti ferisce che avrei parlato con una completa sconosciuta invece che con te? Neanche la conosco, ho sentito questo nome ieri per la prima volta, cosa dovrebbe ferirti esattamente?> non riesce a capirlo, non ci arriva <L'ho scoperto nell'esatto momento in cui l'hai scoperto tu, sei stata testimone quanto me, cos'altro dovrei dirti? Dovrei sentirmi in colpa e dispiacermi per una colpa che non ho? Tu sei stata la prima a vederlo e saperlo, ad essere presente nel momento della sua nascita e mi accusi che avrei preferito parlarne con un'altra? Ma ti senti quando parli?> seccato andrebbe a darle le spalle scostando il lenzuolo per liberare le gambe ed alzarsi dal letto. Volge l'intero busto adagiando la pianta dei piedi sul pavimento, movimento di reni ritrovandosi più alto, in piedi intento a camminare per la stanza, verso una sedia su cui ha lasciato i propri vestiti <Anzi, vogliamo dirla tutta? Te ne avrei parlato ma senza mai fartelo vedere in virtù di quella promessa che ti feci nel bosco. Non l'avrei mai rotta, non consapevolmente e sentire la propria ragazza accusarti di qualcosa che non è mai avvenuto, beh...non sei tu a doverti sentire ferita adesso> prende i pantaloni indossandoli, inserendo in essi gli arti inferiori, la cinta viene inserita sistemando il tutto dandole non più le spalle bensì il profilo.

11:52 Utente anonimo:
 Lo sguardo si affila sulla Sunodeki quando Akainu nella sua incomprensione, anche giustificata, parte con uno sbrocco magistrale, quella prima domanda crea infatti tensione mentre lo scenario che la mente dipinge nella sabbia visibile alla trasparenza della Sunodeki già delinea qualche formosa mora dai capelli lisci e gli occhi neri. Il secondo passo diviene evitare intenti omicidi verso la propria stessa giara, la mano destra si solleva racchiudendo tra pollice e medio le tempie per strofinarle, qualche momento in cui medita a quanto sia dura la vita e peggio ancora la comunicazione, non doveva trovarsi un Uchiha, colpa sua, doveva prendersi uno Yamanaka, così le sarebbe potuto entrare in testa e non avrebbe avuto bisogno di spremersi le meningi. Altro pensiero non-sense, altro stanco sospiro. Accoglie quella valanga di recriminazione con la pelle che si arriccia, d'oca, sillaba dopo sillaba fino ad uno scatto del volto, degli occhi, sulla promessa fatta che trovano l'altro intento e di profilo a mettersi i pantaloni. <Mi hai fatto una promessa per non farli vedere a me e qualcun'altra si?> L'ossessione è un sentimento strano, al punto che un argomento tanto importante sembra annichilito da un tarlo fisso tremendamente stupido di cui la Sabaku deve esser in qualche modo consapevole ma senza riuscire a staccarsene come un polpo aggressivo su una accozzaglia che ha scambiato per scoglio, e lei sta fissando un enorme granchio in avvicinamento in quel momento, atto decisamente poco lucido. <Sì, Akainu, mi ferisce pensare che avrai più a che condividere con una cretina piuttosto che con me perchè:> Si tende portando indietro le spalle. <Il potere oculare degli Uchiha, gnè.> Molto maturo, con tanto di verseggio, da parte della Sabaku sembra non potrebbe toccare punto più basso di quello mentre affila lo sguardo su di lui iniziando a sciogliere le gambe, come se fosse intenzionata a seguirlo solo per fargli pesare la sua presenza ora che lo vede rivestirsi, ma senza alzarsi dal letto. Si limita a distogliere lo sguardo da lui, come se stesse arrovellandosi nel suo silenzio, controllando la respirazione torna a fissare la Sunodeki. Maledetta Sunodeki, avrebbe dovuto dirglielo prima, parleranno più tardi delle epifanie tardive con la sua giara, non ha tempo ora per mostrarsi più folle di un Uchiha. <Quando ho risvegliato la mia innata non sapevo cosa creare con la sabbia, avevo Sunodeki davanti e non sapevo che forma dare. Ho pensato fortemente a qualcuno che avrei tanto voluto potesse vedermi, così quel fennec ha iniziato a formarsi, era enorme, quasi quanto la mano di ieri, e Kombu sarebbe stato con me in qualcosa che mi aveva vista con lui all'epoca.> Cerca quel profilo dell'altro con fatica riluttante. <Ho continuato a pensare fortemente a quanto volessi esser vista da lui, ho immaginato i suoi occhi e mi sono sforzata e tutto si è sporcato, vedevo solo quegli occhi verdi, il fennec ha sviluppato degli occhi strani, la sabbia ha iniziato a deformarsi, era un fennec pieno di sfregi, di cicatrici...Tu sei stato parte del mio risveglio. Samira mi ha presa in giro, hanno pensato tutti che quel fennec sfregiato fosse stato un errore, solo Asuke-san ha compreso che era volontario, quello che la mia mente voleva davanti a sè era fatto così.> La sta di nuovo prendendo un po' larga, nervosamente pare aver perso il filo di dove voleva arrivare iniziando a strisciare fuori dal letto per afferrare la sua borracci vuota con un gesto di stizza. <Tu non vuoi nemmeno farmelo vedere volontariamente, me lo sono trovata davanti altrettanto all'improvviso, mi dai almeno il diritto di sentirmi ingenua in questo momento?> Abbassa le braccia lungo i fianchi, trattenendo la sua borraccia nella destra, quando si volta in sua direzione cercando quel punto alla questione

12:16 Akainu:
  [Letto] I discorsi fatti hanno dell'assurdo mentre l'Uchiha continua a rivestirsi indossando la canotta smanicata bianca coprendo il busto per poi passare alle scarpe, si, le mette senza calze e non perchè si tratta di un'abitudine quanto più non ci fa caso cercando solo un mero modo per distrarsi. Kore non facilita quel compito continuando a ferirlo, magari inconsapevolmente ma lo fa mostrando una gelosia ingiustificata, incomprensibile <A qualcun'altra?> si volta di scatto per posare le verdi iridi su di essa <A chi esattamente? Coraggio, fammi un nome, dimmi chi cazzo vorrebbe vedermi> la rabbia inizia a prendere il sopravvento, si sta infuriando perchè un evento come quello, il raggiungere un simile traguardo viene totalmente vanificato da quel comportamento <Quindi sei gelosa di quello che sono, è questo il punto. Ti da fastidio quello che è successo perchè ti faceva comodo la mia situazione di prima> sorride incredulo alle proprie parole, non riesce neanche a pensare ad una simile evenienza, troppo brutta, troppo scomoda. Viene persino preso in giro <Lascia che ti dica una cosa allora, qualcosa che dovresti sapere meglio di me> mentre indossa anche la giacca per completare il proprio outfit <Avrò sempre qualcosa da condividere con loro perchè abbiamo lo stesso sangue. In queste vene scorre il sangue di Madara e con esso tutto il suo potere> non può cambiare questo <Ma se non riesce a capire che sei tu al primo posto, allora c'è qualcosa di sbagliato> nuovamente le vengono date le spalle definitivamente rivolgendo lo sguardo alla porta della stanza <Cazzo Kore, come puoi essere così egoista> si sbilancia persino con i termini, lui che fino a quel momento ha sempre dimostrato di essere pacato, mai una singola volta su di giri. Mille i pensieri che si susseguono, uno peggiore dell'altro, ben attento a non farli uscire, impedendo alla Sabaku di venire a conoscenza di essi. Il respiro aumenta, inspira ed espira ad una velocità maggiore, innaturale mentre alla racconta la genesi del suo risveglio, della creazione di un fennec deforme come simbolo, l'avere il genin con se, al proprio fianco. Deglutisce, la mancina viene racchiusa all'interno del palmo, dita strette, nocche sbiancate, per quanto possibile <No, non te lo do perchè tu più di tutti sai quanto ho sofferto, quanto la mia situazione ha reso la vita un inferno e invece di sostenermi ora che le cose stanno cambiando, mi remi contro> avanza alla volta della soglia della porta, essa viene aperta, oltrepassa la soglia sbatte la porta alle proprie spalle per andare nel salotto/cucina della casa. Infervorato, forse fin troppo tanto tremare leggermente. Le ustionate braccia compiono un singolo movimento avvicinandosi al petto, sigillo della capra, le due sfere energetiche di mente e corpo son visualizzate nei rispettivi lochi, fronte e sotto la bocca dello stomaco, verde una e gialla l'altra. Ruotano se stesse, ruotano velocemente dando vita ad un movimento dolce e lineare, elegante come l'acqua che percorre il corpo del genin. La prima discende, la seconda ascende, entrambe alla bocca dello stomaco tentando di fondersi al suo interno, intrecciarsi, cercando un contatto per dar vita ad una fusione e provare a creare l'energia bluastra denominata chakra. Potente ed irrequieto, instabile scorre nell'essenza di lui, pieno di domande e di insicurezze ma lo controlla il giusto, quanto basta da smuoverlo nel momento esatto in cui nasce, rinvigorire l'intero corpo. La potenza nel palmo della sua mano. [Se Chk On]

12:34 Utente anonimo:
 Akainu reagisce con la gioventù adatta, a quel capriccio infantile, la sua reazione è fatta di stiletti brevi ma non per questo meno acuminati, è quando l'altro parla di comodità, però, che la lingua schiocca sul palato e lo stupore che si dipinge sul suo volto sembra acceso d'ira, un'emozione che la sabbia non ha bisogno di raccontare per lei come raramente accade. <Lo pensi davvero?> Sentire quelle parole una volta sembra abbastanza eppure due appaiono quasi come necessarie al campo di assorbimento della mente nella Sabaku, il concetto che inizia a dissipare è quella convinzione dell'altro, un attacco che sembra andare oltre quell'argomento specifico. <Tu non vuoi accettare il fatto che tu a me piaci, io voglio vederti Akainu e lo fai sembrare come se per te mi stessi accontentando e l'egoista sono io? Discendo dal Kazekage Gaara> Parole che sembrano un monito gettato contro le spalle che le vengono rivolte, ma che allo stesso tempo si bloccano, quelle spalle altrui tese mostrano una deriva che non può migliorare la loro situazione, uno stallo che diviene un silenzio improvviso, ammutolito, incassando la non concessione dell'altro ancora con la borraccia in mano, oltre il braccio morto lungo il fianco, muscoli che non si sbattono di vita neanche quando il tonfo della porta chiude lei dentro una stanza e la conversazione come sua compagna. Non replica quindi all'accusa di remargli contro, non dice nulla, resta sola con quell'assurdità e con le sue conseguenze. Impiega qualche momento a rendersene conto, quando inizia a ciondolare verso il suo zaino con un cambio d'abiti ed una busta con quelli impolverati della sera prima vi mette dentro la borraccia e prende i pantaloni neri e la canotta color sabbia gettandoli sul letto. Non aggiunge più nulla iniziando a vestirsi, come se quell'accusa di non sostenerlo abbastanza avesse toccato corde troppo distanti ed enormi per essere affrontate, indossando i pantaloni cerca di affollare mente locale, come dovesse ricordarsi cosa vuol dire sostenere qualcuno, sicuramente ha creduto di averlo fatto, ha tentato, in un qualcosa che alla mente riduttiva della sabaku non potrebbe che riassumersi come semplicemente "non abbastanza". è la volta della maglietta di Akainu, di toglierla in favore della propria, a torso nudo se ne trova tra le mani come un pesce che finisce di sguazzare nella rete tre volte più grande di lei, la osserva qualche attimo come se fosse uno straccetto bianco ed infine immotivatamente la mette nello zaino aggiungendo il furto ai reati commessi nei confronti dell'Uchiha.

13:00 Akainu:
  [Letto] La situazione è definitivamente degenerata, parole non pensate vengono proferite e pensieri fatti non ammessi. Quel motivo di gioia per il deturpato finisce per essere il motivo di una discussione, la loro prima discussione in cui nervoso e rabbia si manifesta da entrambe le parti, chi per un motivo, chi per un altro <No, non lo penso e non voglio pensarlo> di lei non ha mai pensato qualcosa di negativo, non una singola volta. Ascolta quelle parole, le ode ma non vi replica niente, non saprebbe cosa dire, troppo arrabbiato, troppo nervoso per parlare lucidamente senza ferirla ulteriormente; conscio di averlo fatto, consapevole di aver usato frasi pungenti e probabilmente in una diversa occasione avrebbe evitato. La conseguenza di ciò e lo sbattere della porta, lasciarla in camera da letto da sola mentre si porta nel salotto. Respira, respira ancora con maggior frequenza cercando di calmarsi, placare il tremore degli arti. Sa bene che quell'attrito creatosi è deleterio da entrambe le parti ma allora come risolverlo? Fino ad ora si è sempre dimostrato il più maturo nonostante l'età, si è reso più grande di quanto non sia realmente e forse, forse deve fare l'ennesima volta la parte del maggiore. Il chakra inizia a smuoversi nel corpo del genin, esso viaggia partendo dalla bocca dello stomaco per risalire il petto, il collo concentrandosi nel viso ed in particolare nella zona degli occhi; all'interno dei bulbi oculari il chakra agisce infondendo in essi energia, un afflusso continuo tentando di risvegliare quel potere sopito, mostrarlo al mondo. In caso di successo, le iridi da verdi cambierebbero divenendo rosse come il sangue, la pupilla nera ed una goccia, una tomoe nasce intorno ad essa, una per occhio. Deglutisce inghiottendo grumi interi di saliva per poi volgere il proprio corpo in direzione della porta della camera da letto, passi vengon fatti per aprirla insinuandosi nuovamente nella stanza, portando le iridi su Kore, farsi vedere nuovamente, farle vedere lo sharingan una seconda volta <Si dice che gli Uchiha provino sentimenti più forti rispetto agli altri> esordisce in tal modo <Durante la missione, nel vederti attaccata e ferita ho desiderato ardentemente un modo per aiutarti, per salvarti e quando quel ramo stava per colpirti, non ci ho più visto. I miei occhi sono nati per proteggere te, li ho perchè tu sei qui> aggiungendo piccoli dettagli omessi prima <Senza di te, non mi sarei mai reso di conto di quanto ho ottenuto> anche lei, in fondo, ha i suoi meriti indiretti. Chiude la porta alle proprie spalle vedendola vestirsi, mettere cose nello zaino eppure non commenta, avanza cercando di accorciare le distanze da essa, renderle completamente nulle, abbastanza da sentirne il calore ed il respiro. Tenta di alzare le mani, di adagiare entrambi i palmi sulle guance altrui <Guardami Kore perchè a me non interessa nient'altro. Tu sei tutto per me e questi occhi sono per tenerti al sicuro e non voglio dar loro nessun altro compito perchè, come me, anch'essi sono tuoi> non distogliendo per un singolo attimo lo sharingan dalle iridi altrui <Dire che mi piaci è riduttivo, io ti amo e so quanto provi lo stesso> per poi cercare di baciarla, un bacio trasportato ben più di prima, decisamente più spinto rispetto al buongiorno precedente. [Chk On][Se Sharingan]

13:32 Utente anonimo:
 Quando sente la vicinanza alla porta dell'altro, il meccanismo di apertura, ha ormai arraffato la maglia nello zaino non visibile all'altro, forse, cimentandosi con la propria maglia a canotta color sabbia e dando le spalle alla porta quando Akainu rientra. Non ne vede quindi l'arte oculare attiva, non ha potuto percepirla, non ne è consapevole, tantomeno la conosce e la sua principale operazione resta coprire le nudità. Eppure ne ascolta quell'esordio borbottando qualcosa sul fatto che si dica anche che gli Uchiha sono pazzi, come non esser invidiosi. Akainu può sentirla ma non è totalmente reso partecipe di quelle lamentele, sembra piuttosto fiera di essere una Sabaku eppure non abbastanza da trincerarsi dietro quella piccola accusa nella mole enorme di quelle che l'hanno circondata, ma nemmeno abbastanza poco da non ripensarci brevemente. Un respiro si trattiene a rigonfiare il petto scarno mentre ne ascolta, le mani spingono i lembi della maglia fino ai lombi, quando la questione della missione viene ripresa. Quelle parole sono un colpo basso più delle accuse di prima, ora è lei a sentirsi in colpa, e lo fa espirando pesantemente l'aria oltre le labbra scure, iniziando a voltarsi mentre percepisce il passo altrui più vicino. <Senti Akainu, scusa, non è vero che ti remo contro e tu lo dov-> Ora che si gira lo sta effettivamente guardando, non che ne stesse puntando gli occhi ma indirettamente quando entra nel suo campo visivo un cambiamento di colore così radicale su un volto che le è intimamente familiare diviene capace di richiamare l'attenzione catturandola prima di ogni altro dettaglio, qualunque altro cui si sarebbe avvezzi, tanto più che la presenza fisica altrui le è a ridosso trovando spazio limitato a quel raggio percettivo le parole vengono divorate e strozzate come se quel tomoe su ogni iride altrui le avesse appena dato un pugno alla bocca dello stomaco. Dev'essere quantomeno strano trovarsi di fronte occhi tanto diversi, estranei per lei, assecondandoli intimamente più di quanto non riesca ad ammettere non significa che nell'intimità della loro relazione entrarci in contatto non sia estraniante, la sua reazione non è di timore ma quella che si avrebbe se il tuo ragazzo ti mettesse le mani in faccia dopo essersi tinto i capelli di verde acido, e quella rassicurazione non sembra in grado di sedare del tutto quell'impressione sconosciuta nel viso dell'altro. Non è così, il cuoricino di fennec che sembra voler spaccare lo sterno per scappare a suon di battiti furiosi lo sa e vorrebbe urlarlo, ma non lo fa, si limita a sapere che quegli occhi non servono a lei, che dovrebbe esser capace di auto proteggersi e non di essere un peso, che quegli occhi serviranno a governare la spada di Akainu un giorno, quella che avrà un nome, che lo farà sentire completo nel suo uso delle armi. La sua presenza che ora si disperde ad uno studio dettagliato di quella modifica oculare da un punto di vista prettamente estetico è un collaterale. Nessuna di quelle consapevolezze però trova voce, se Akainu sembra trovare un compromesso a quella lite quello della Sabaku sembra essere il silenzio, non cambia il senso compiuto della parte vera di quelle parole, che ama profondamente l'Uchiha, più di quanto forse potrebbe prevedere una logica coscienza, interfacciando modi di odiare assai novelli e gelosie sconosciute che rendono quegli occhi il minore dei problemi che si era posta. Il timore di un Genjutsu che aveva ipotizzato difatti non la sta accarezzando, si rende conto di quella mancanza come quando ci si aspetta qualcosa sotto una cloche e poi si trova un piatto vuoto: tutto sbagliato, non ci ha azzeccato nemmeno per cinque secondi. <Scusa.> L'altro ha appena detto parole meravigliose, e lei riesce a borbottare solo quella parola, con l'insicurezza di chi cammina su vetri rotti a piedi scalzi, sbagliando sempre tutto, dalla storia del coniglio a quel mattino. Solleva le braccia mollemente, come se fossero alla guisa di un marionettista esterno finendo con il fare delle labbra dell'altro l'unica separazione che ha dai suoi occhi, fissati così a lungo da poterli immaginare oltre il buio delle palpebre chiuse mentre assaggia un bacio di una sorta di riappacificazione. Quando le braccia iniziano a stringersi quel bisogno diventa inclemente, serrandosi intorno alle spalle dell'altro a mò di collana come se l'idea di una separazione fisica fosse dolorosa. è difficile dire qualcosa di sensato mentre nella sua testa continua a martellare l'idea di Akainu che se ne va con una Uchiha formosa e coi capelli neri, lisci, curati, e gli occhi neri. Sta lì, un punto doloroso piantato tra le palle degli occhi della Sabaku che non ha senso ma che non se ne vuole andare, quel bisogno si fa fisico diventando quasi roccioso, attaccandosi all'altro con l'esigenza die bradipi coi rami e sporgendosi sulle punte dei piedi scalzi per riuscirci. Quando riapre gli occhi, quando si ridesta da quel bacio, non si riaprono le braccia, lo osserva soltanto con curiosità genuina. <Com'è? cosa vedi?> Immaginarlo è complicato, ma non avrebbe nemmeno mai immaginato di vedere due posti contemporaneamente quindi sembra che se la senta di farlo uno sforzo di fantasia

10:08 Akainu:
 Per la seconda volta ha infranto quella promessa fattela, questa volta con consapevolezza. Costretto dalla mole del discorso, per riuscire a fare quel primo passo altrimenti impossibile. Lo Sharingan ha portato quella discordia e lo stesso sharingan può avere in se il potere di risolverla; enuncia parole dirette, veritiere, svela il significato di quell'occhio tanto agognato e mai una singola volta ha pensato di assoggettare il potere del proprio clan per un obiettivo simile, diverso dal portare prestigio ad essi. Avrebbe sviluppato l'arte oculare in ogni sua parte governandone le capacità al meglio delle proprie, si sarebbe reso degno del nome che porta ma alle sue condizioni senza il peso di un'eredità sulle spalle. Come Madara prima di lui, imprimere il nome nelle menti degli altri è l'obiettivo, divenire parte effettiva di quel popolo e un giorno, forse, il loro capo. Per adesso si limita a lasciarsi guardare, permettendole di ammirare il fulcro della di lei paura in maniera innocente, sicura, provandole come non debba temerlo e che mai tale occhio si sarebbe avvicinato a lei con intenti malevoli. Il silenzio permea la stanza alla fine del discorso, fissato, osservato come desidera e nulla vien fatto per romperlo attendendo, aspettando i di lei tempi, lasciando alla mente il necessario per metabolizzare ogni singola cosa. Fa male litigare, fa male quando il seme del dubbio viene instillato arrivando a pronunziare parole non pensate, creare pensieri non veritieri ma con il solo scopo di ferire e pugnalare con una forza non indifferente. Delle scuse provengono eppure non sorride, non è soddisfatto, percepisce la tensione salire ancora, non bastano semplici parole per risolvere ogni cosa, servono fatti ed essi giungono al ricambio del bacio in una semplice quanto necessaria dimostrazione di affetto. Possessività ed ossessività si fondono nell'incrociare le labbra, all'abbraccio di lei intenzionata a non lasciarlo andare; d'istinto le mani discendono lungo i fianchi, le braccia avvolgono il busto di Kore spingendola contro il proprio, coprendone le nudità con il corpo, stringendola, tenendola per se come unica fonte di desiderio verso il genere femminile e mentre sopraggiunge il distacco, l'afflusso di chakra cessa lentamente. Le iridi si schiariscono riacquistando il solito colorito, quel verde impressosi nella di lei mente per poterla guardare come ha sempre promesso di fare <E' strano, è come guardare il mondo a rallentatore in bianco e nero, tutto assume tonalità diverse. E' difficile da descrivere ma ti senti potente, ti senti...superiore a chiunque. Quando lo sharingan si manifesta, il sangue inizia a ribollirmi> la presa intorno al corpicino di lei viene meno cercando di allontanarsi, di provocare un leggero distacco per camminare all'interno della stanza <Percepisco la forza nella mia mano, nel mio braccio, nel mio corpo sentendomi invincibile> il sorriso si estende sulle labbra, il viso riempito di rughe <Ora capisco perchè gli Uchiha venivano temuti, io sono solo all'inizio e non riesco ad immaginare quale potenza debba aver raggiunto Madara. Se ora mi sento invincibile, lui doveva essere un Dio tra gli uomini> innalza lo sguardo al soffitto pur socchiudendo le palpebre. Respira lentamente, in maniera regolare <Ora che ho la sharingan dalla mia parte, nulla potrà impedirmi di prendere tutto ciò che mi è stato negato per anni e chiunque osi opporsi o frapporsi, proverà lo stesso dolore che ho provato io> parla ancora, si lascia andare, si confida con ella <Diventerò anche io...un Dio>. [Chk On]

10:35 Utente anonimo:
 Per quanto quel silenzio sia pesante a lei che ne ha chiesto sembra favorito, non ha nessuna fretta visibile mentre osserva gli occhi dell'altro tornare al verde consueto e familiare, osservandone quella mutazione con una naturalezza che dovrebbe riconoscere, come se la sua sabbia stesse andando a dormire. Il silenzio però è rotto, mentre si scioglie contro quell'abbraccio lascia che sia il conforto di quel possesso altrui a cullare il proprio, un concetto quasi oggettivizzante. Quella sensazione iniziale cerca di esser compresa, dalla cromia di quel potere oculare alla rapidità che ne deriva, è però quando Madara viene tirato nuovamente in ballo che le sopracciglia si aggrottano lievemente, parlando dell'altro come un Dio tra gli uomini alla fine la curiosità si fa viva. <Perchè Madara e non Sasuke? Ci sono pezzi della storia del tuo clan che mi mancano?> La domanda sorge, spontanea, smuovendo i piedi sulle punte in quell'abbraccio per arretrare, tirando appena con le braccia contro le spalle altrui, cerca la seduta del letto senza sciogliere il contatto, cercando di ammorbidirlo mentre le gambe nel pantalone sagomato si arricciano, la sinistra a pendere contro il letto passa sopra la caviglia destra, arto ripiegato che si pone interamente sopra il materasso. La domanda mette in dubbio pezzi di storia, o di come viene tramandata, ma l'osservazione che fa dell'altro ha una bizzarria tra l'ostile ed il misto. <Avere un riferimento è una cosa, Akainu, cercare di essere un Dio è un'altra...Considererei un onore essere scelta un giorno come involucro di Shukaku, ma c'è un limite tra l'ambizione e la beatificazione.> Inclina appena il capo, l'osserva come se cercasse di capire quanto di quelle parole è frutto di un eccesso di gioventù, ma lo fa curiosamente mantenendo quella nota confusa, sbagliare parole potrebbe risultare la mancanza di sostegno che l'ha vista tacciata così brevemente da non poterne certo aver poca memoria eppure, quella domanda resta. <Ho perso tutta la mia famiglia per desideri troppo alti per una singola persona, Akainu...Le ambizioni sono fatte di scale, si muore se si prova a salirle a cinque a cinque, generalmente si rotola giù.>Immatura nelle relazioni, lo uò concedere, ma le parole sono frutto di sensatezza in un certo qual modo e di timore nell'altro, il timore di una perdita è trincerante, limitante e quel tetto limite per la Sabaku è ora definito all'altro

10:58 Akainu:
 Conscio di star parlando in grande, di maturare ogni giorno ambizioni sempre più alte ed all'apparenza impossibili da realizzare eppure è riuscito a compiere l'impossibile. Ha annullato il proprio essere nullità padroneggiando un'arte, per lui, quasi innaturale fino a sviluppare lo sharingan, ritenuto impossibile fino a pochi giorni prima. Sono questi particolare ad aver fatto nascere nel genin il desiderio di arrivare più in là di chiunque altro ma le domande di Kore non tardano ad arrivare, anzi, sopraggiungono con una puntualità millimetrica <Perchè senza Madara non esisterebbe Sasuke e perchè neanche Sasuke ha raggiunto un simile livello> spiega brevemente la propria venerazione nei confronti del primo del suo clan, colui che li ha creati e ha reso famoso il potere degli Uchiha. Il genin non si ferma qui e nemmeno la curiosità della Fennec ne le di lei obiezioni. L'ascolta, in silenzio, la lascia parlare, disquisire, anche andargli contro eppure assimili tali parole in maniera diversa rispetto a prima ora che i toni sono decisamente scesi. L'osserva camminare, muoversi alla volta del letto per sedersi, mettersi comodo; non distoglie le verdi iridi da lei, dal di lei corpo, da quel viso <Ma senza l'ambizione cosa siamo? Null'altro che involucri senza scopo> chiunque, bene o male, ambisce a qualcuno ma alcuni lo dimostrano con maggiore fervore rispetto ad altri <Io non morirò nella scalata e sai perchè? Perchè fino ad ora ho compiuto l'impossibile> inspira ed espira <Non ho intenzione di bruciare le tappe ne di mettermi in situazioni insostenibili per il mio attuale livello> non è un genio ma non è neanche così stupido da rischiare la vita inutilmente senza prima avere e possedere le giusti doti per affrontare ogni singolo pericolo della vita <Sono nato diverso, inetto nell'arte magica, inetto nell'arte del katon, privo di sharingan e dell'aspetto del classico Uchiha. Sono stato trattato come un reietto persino dai miei stessi genitori ma non mi sono mai arreso> la mancina viene stretta, digrigna i denti prima di sorridere <Ho sviluppato da solo le mie capacità, ho fortificato il mio corpo, mi sono impadronito di un'arte totalmente opposta a quella del mio sangue. Sono divenuto un ninja contro i pronostici di tutti e ho dato prova di che nelle mie viene scorre il sangue degli Uchiha. Lo Sharingan ha scelto di manifestarsi e se ho potuto fare tutto questo nonostante le mancanze, allora posso ambire ad una posizione che nessuno, fino ad oggi, ha mai più raggiunto e l'intero clan chinerà il capo al mio passaggio dandomi il rispetto che merito> sospirando alla fine di quel discorso lungo e tortuoso. Piccoli i passi fatti in quella stanza per raggiungere il letto, porsi frontalmente alla Sabaku; il busto è piegato in avanti avvicinando il viso all'altrui, verdi iridi incastonate nelle dorate. Destrorsa sollevata per carezzarne la guancia in una piccola coccola <E tu sarai al mio fianco in tutto questo> no, non si è dimenticato di lei perchè desidera averla con se in quel percorso. [Chk On]

11:24 Utente anonimo:
 Sulla risposta riguardante Madara il capo arretra appena, un gesto istintivo e schivo che dona una visibile conferma, pezzi di storia a quanto pare mancano all'educazione Sabaku, come probabilmente è giusto che sia tra i vari villaggi, tutti sanno per esempio chi sia Gaara ma raramente le è capitato che qualcuno si azzardasse a riconoscerla come Sabaku dalla sua giara, oggetto che sarebbe altrimenti inutile ma fatto che a quanto pare non è così notorio. Non fatica dunque a comprendere quella discrepanza ma nemmeno vi insiste in qualche modo. L'attenzione resta, mentre scivola a sedere, sul viso dell'altro. Non interrompe quel discorso altrui ed è fugace il momento in cui lo sguardo cala al pugno nervosamente chiuso, una tensione quindi visibile, eccepibile mentre la vicinanza viene ritrovata con lentezza la mano sinistra si porta al ventre, componendo il simbolo della capra si dona tempo nel silenzio per visualizzare e materializzare alla mente quelle due sfere, i due elementi, la pesante terra e la corrosiva quanto dolce aria, rispettivamente alla bocca dello stomaco ed oltre la fronte, cercandone una rotazione su sè stesse prima di una più leggera a fusione, all'altezza del petto, del tipico colore delle sabbie. Quando la mano si scioglie invece di riabbassarsi si solleva, cerca l'appoggio sul dorso di quella di Akainu. Non ha detto nulla, quella longeva promessa dell'altro, quell'accompagnare che suona di un futuro non previsto, non meditato, si scontra contro quegli occhi verdi che sono determinati in quell'affermazione. Akainu probabilmente si attende una risposta ma nell'immediatezza è lei che non sembra trovarla, troppi concetti in un cervello troppo piccolo. <Cosa ti aspetti che faccia se un giorno scoprissi che per realizzare le tue ambizioni non devo esserlo? Se mi rendessi conto di essere un ostacolo, Akainu?> La domanda è soffiata con una certa serietà, prima che la mano destra si allunghi cercando da quella posizione ribassata il fianco dell'altro per cercare di spingerne con gesto lieve a sedere alla sua altezza, sul letto. <Se il morbo dei fennec mi cogliesse, se dovessi raggiungere quel grado di confidenza con la Sunodeki e mi ammalassi della mia sabbia come è successo alla mia famiglia, cosa farai? Fuori dalle mura ci saranno comunque le chimere, ed io ci vorrò comunque andare, a pena della mia felicità...>Può permettersi di pensare al futuro con una simile prospettiva? A qualche punto deve voler arrivare, ma sembra interessata all'opinione altrui perchè qualsiasi cosa sia le serve anche tempo per prendere il controllo delle sue sabbie {Chk30/30 3/4}

11:44 Akainu:
 Pensare a Kore come un ostacolo è impensabile eppure vaglia quell'ipotesi mentre richiama il proprio chakra dal torpore. Non coglie tale gesto come offensivo, forse intende mostrare i sentimenti tramite la sabbia, forse necessita di un aiuto come in precedenza ma il punto resta. Socchiude le palpebre voltandosi, portando se stesso a sedere al di lei fianco mentre il viso permane rivolto sull'altrui. La domanda posta è difficile da contemplare ma la risposta lo è ancora di più; hanno già affrontato quell'argomento in passato, la follia che ha colpito la sua famiglia potrebbe riversarsi anche in lei con il crescente desiderio di tornare alla Suna originale richiamata dalle sabbie <Tempo fa ti promisi che sarei divenuto la tua unica ossessione e intendo mantenerla così da riversare quel morbo verso di me> essere al centro dell'altrui mente e pensiero impedendole di rivolgere l'attenzione altrove ma sa che questo non basta. L'evenienza della follia potrebbe sopraggiungere da un momento all'altro, anche adesso per quanto ne sanno e deve prendere una posizione <Per essere un ostacolo vuol dire che il tuo intento è impedirmi di raggiungere la vetta> quello lo considera tale <Ma, se quel morbo ti colpisse, farei qualunque cosa in mio potere per farti rinsavire, per proteggerti e riportati a casa, da me> il viso viene nuovamente avvicinato a quello di lei, stavolta è la mancina a cercare un contatto con ella, per poterla carezzare, coccolare in maniera intima. Labbra avvicinate all'orecchio altrui, le parole calano di intensità arrivando a sussurrare <Nonostante le mie ambizioni, tu sei parte di me, mi completi. Non voglio rinunciare a una parte di me, non voglio rinunciare ad una parte del mio cuore> inspira ed espira lentamente, il calore del corpo è in continuo aumento data la vicinanza arrivando persino ad ansimare appena <Tu sei il primo e più importante sogno che ho realizzato, Kore Sabaku> discendono quelle labbra ricercando la pelle del collo, cominciando a baciarla. Leggero l'appoggiarsi delle labbra, piccoli tocchi, piccoli baci in quel continuo coccolarla e rassicurarla. [Chk On]

11:52 Utente anonimo:
 Attende che Akainu si sia seduto, concedendo il fianco destro in offerta e cercando con il dorso della propria mano destra di percorrere l'addome dell'altro, una carezza al di sopra della maglia mentre ne ascolta. Non ha bisogno di vedere la propria sabbia o di gestualizzarla ma la mano sinistra libera comunque si solleva come se volesse non creare sorprese in Akainu più che a sè stessa, le dita appena schiuse. Inizia a promulgare il richiamo del suo chackra verso la materia inanimata, sulla sedia la Sunodeki non giace più come osservatore passivo, quando il tempo della sua clessidra ambrata viene conteggiato al contrario granello dopo granello affiorano dal meccanismo di foro superiore, seppur il tempo continui a scorrere inverso quella che ne esce fuori non è che una manciata, una quantità di sabbia informa della grandezza del proprio pugno e nulla più, in spostamento verso il letto. <Fare qualunque cosa richiede tempo, io ho bisogno del tempo per correre appresso alla tua pazzia di Uchiha, tu staresti sottraendo tempo a tè stesso...Non sempre si è capaci di essere importante per qualcuno e con questo renderlo comunque felice, credo.> Il futuro sembra un concetto assai complesso da concretizzare. <Come puoi pensare di amarmi se non sei capace di concepire che io possa amare te? Che tu possa semplicemente piacermi?> Smuove le dita della mano sinistra poggiando il palmo destro contro la gamba dell'altro in quell'intima vicinanza. Una nube sabbiosa che si mantiene e che non esattamente densa l'avvicina al punto che cerca di carezzarne con la stessa la guancia destra. Granelli separati, leggeri, eppure ruvidi, percorrono la parte ustionata del viso come quella sana. <Parlami di cosa senti, com'è al tatto, come ti fa sentire.> Depone in merito di quella sabbia apposta addosso all'altro, comunque elemento della sua innata e non di una mera carezza. Vuole arrivare evidentemente ad un punto ma non senza quella risposta. {Chk29/30 Inn Attiva 2/4}

12:09 Akainu:
 Dubbi, ancora dubbi radicati in essa, domande da debellare e problemi da risolvere. Evidentemente quella discussione ha portato in auge problemi sepolti, nascosti sotto una falsa maschera di perfezione. A sua volta ha dimostra, forse, di non concepire l'amore altrui, in parte vero perchè chi potrebbe mai desiderare uno sfregiato del genere? Chi proverebbe empatia e simpatia nei suoi confronti. Sospira cessando di baciarle il collo, sollevando il viso per incrociarne ancora una volta le iridi immergendosi in quegli occhi <Ti sbagli se pensi che non lo concepisca o capisca. Non sono le tue parole a farmelo capire ma i tuoi gesti, il tuo sguardo. Nessuno mi ha mai guardato come mi guardi tu, per questo non ho mai avuto dubbi su quello che provi> inspira ed espira, anche adesso vede nelle dorate di lei il sentimento predominante <Sei la prima persona ad avermi fatto assaporare la felicità, da quando sei entrata nella mia vita essa è cambiata e sta tutt'ora cambiando perciò non c'è bisogno che tu faccia nulla. Non ti ho mai chiesto nulla e mai lo farò, perchè sei importante e voglio che tu faccia ciò che hai sempre fatto con me, essere la Kore di cui mi sono innamorato e non la Kore che pensi sia giusta per me. Non sarebbe la stessa cosa> esiste una sola Sabaku, ella desidera, non una banale ricerca di perfezione <E poi non sono pazzo, so perfettamente quello che dico e faccio e so che non è impossibile da raggiungere. Difficile si, arduo anche ma non impossibile> perchè etichettarlo ancora così, non lo comprende seppur non ci dia molto peso. La sabbia si avvicina, l'accarezza e percepisce quella nuova presenza toccargli la parte deturpata del viso; deglutisce smuovendo le iridi tentando di seguirne il tragitto non riuscendo a comprendere gli altrui intenti in quell'operazione. Dove vuole arrivare? Cosa spera di ottenere con quelle domande <E' ruvida> banalmente è sabbia, è così, ruvida, quasi fastidiosa <Sento la tua presenza, mi fa sentire protetto e al sicuro, forte perchè sei con me, ti sento con me> parlando, ovviamente, con cognizione di causa. Non è sabbia qualunque ma la sua, unica ed inimitabile eppure ancora non riesce a comprendere il fine ultimo di tutto questo. [Chk On]

12:36 Utente anonimo:
 Quella concessione morbida del collo, cessa, non impassibile, ma comunque ne ritrova gli occhi con l'enfasi che la serietà di quel discorso ne richiede, vi si perde ancora una volta nell'unico giardino verde in cui per lei ha albergato qualcosa di realmente positivo e lo fa ascoltandone le parole, quella richiesta di onestà intellettuale e coerenza. Le narici si dilatano prendendo un profondo sospiro. <Lo so che è così, Akainu> Conviene, confermando che non è quel tipo di cosa che ha messo in dubbio malgrado le parole siano volate da parte di entrambi. <non dovresti ridicolizzare la mia gelosia su quello che tu pensi di te, ma su quello che penso io di te. Io ti trovo bello, quando parlo con te mi sento completa e so generalmente che non parlo ad uno stupido.> La mano destra percorre la gamba altrui, ne fa un gesto leggero, morbido, perdurato come la sabbia che mantiene quell'appoggio morbido e mobile contro la sua guancia. <E tendenzialmente chiunque mi trovi a parlare lo ritengo tale, ho detto più parole a te in poche settimane di quante ne abbia pronunciate a chiunque altro negli ultimi cinque anni, e ci includo gli ordini al Tako-Yattà tra le parole che pronuncio.> Ed ora ne sta pronunciando tantissime, se ne rende conto, uno sforzo che ha richiesto tempo per formulare un concetto e metterlo in termini, ma il cambiamento e lo sforzo sono una finzione se portano ad una miglioria? <Non sarei diventata amica di Shizuka, se non avessi incontrato te, mi sforzo di andare oltre.Non è sempre facile. Altre persone potrebbero vedere te come ti vedo io, potresti davvero aver più a che raccontarvi con quella Iara Uchiha che con me, solo perchè decidi di tenermi a parte di qualcosa che ritieni intimo e tuo, a me non interessa il tuo Jutsu, pazzoide, a me interessa la tua persona.E si ti ritengo pazzo, leggermente.> Inclina appena il capo mentre lo dice. <Ma non ho mai detto che fosse un difetto.> Concettualmente anche questo è vero, non ha mai parlato di una tara mentale con il concetto di follia. <Ora...>Schiocca le dita distogliendo la carezza di quella sabbia, cumulo che si materializza nuovamente informe, agitato. <Sono fiera di essere una Sabaku, non dirmi mai più che provo invidia del tuo potere. è ruvida...è vero> Immerge la mano nella sabbia, mostrando cosa intende, se ne ricopre come un guanto, muovendola con la stessa leggermente in apertura come se fosse un saluto. <Non è un difetto che lo sia, è il mio potere, il suo essere ruvida mi fa sentire a casa, e graffia...Ma tu te ne sei sentito protetto, al sicuro, perchè pensi che per me con i tuoi occhi debba essere diverso? Ho sviluppato il mio occhio di sabbia per fare sentire te al sicuro da qualcosa di involontario, non di volontario, hai idea del vantaggio che questo apporterebbe in missione se dovesse accadere?> Ci sta arrivando eh? Sembra sia così, quelle volte che parla il giro che fa sa essere piuttosto largo ma sembra stia scegliendo con cura i concetti rispetto a come quella conversazione è cominciata. <L'altro giorno ho realizzato un enorme potere della mia sabbia, qualcosa a cui noi Sabaku teniamo molto è la memoria. Per divenire sabbia la roccia sopporta anni di usura, noi Sabaku siamo quei sassi> Certamente non grandissimi parlatori a quanto pare. <Quello che ti fa sentire al sicuro allo stesso tempo è intriso di sangue, è la prima volta che uccido qualcuno in missione con la mia sabbia.> La menzione al gattotigreleopardopumaghepardolince torna nel tema, stavolta apertamente. <Non puoi lavare la sabbia così bene, parte di quel sangue sarà sempre con me. Ti ha appena toccato la faccia ma ti ha fatto sentire protetto.> Cerca negli occhi verdi dell'altro un segno vago che l'Uchiha stia continuando a seguire il filo logico delle sue parole. <Il nostro potere non è la sabbia, come un'arma, il nostro potere è la sabbia come essere che vive e ha eterna memoria, io sono sicura che un giorno desidererò rivedere quella memoria fuori dalle mura, e più la mia Sunodeki mi rafforza più quel legame sta aumentando, io questa cosa la so già.Se un giorno non dovessi renderti più felice, Akainu, non vuol dire che potrei dimenticarmi, i Sabaku non dimenticano nulla, io non dimenticherei te nemmeno volendo, e ti ci dovresti mettere davvero di impegno con qualche formosa Uchiha per farmelo desiderare, te ne assicuro.>Sentenzia spazzando via la mano dalla sabbia che riconduce verso la propria giara, al suo interno.
{Chk28/30 Inn Attiva}

13:01 Akainu:
 E' l'istinto a farlo muovere nello scuotimento di capo che ne consegue quando la gelosia viene tirata in ballo <Io non la ridicolizzo, non voglio che tu ne abbia motivo per averne> guardando lei e soltanto, in quel villaggio grande come cinque di essi, le altre non rappresentano nulla se non esseri viventi, niente più di questo. Tace lasciandola parlare, notando come la mole di parole si visibilmente aumentata; in tutto quel tempo, da quando si sono conosciuti, ella ha parlato estremamente poco ma questa volta si lascia andare in un discorso più articolato e completo il quale mira a raggiungere un fine particolare. Lieve il sorriso creatosi sul deturpato viso, almeno fin quando non irrompe il nome di Iara per l'ennesima volta; non la conosce eppure ritorna ancora come un tarlo nella mente della Sabaku, ha davvero fatto una tale impressione in lei? Chi può mai essere? Deglutisce <Anche se portiamo lo stesso nome, non è te. Sicuramente ho in comune tante cose con tante altre persone ma non sono te, perciò neanche m'interessa confidarmi, metterli al corrente di qualcosa di mio, di certo non prima che lo sappia tu> esattamente come accaduto con lo sharingan, ne sta parlando con lei ora per la prima volta, nessun altro è sceso tanto a fondo nei particolari. Si comincia a giungere al punto focale del tutto quando descrive quello che sente a contatto con la sabbia impregnata di chakra e non dice nulla. Quel pensiero merita di essere ascoltato fino in fondo dandole tutta l'attenzione necessaria. Non china il capo, non si sente in difetto ma assimila quella prima frase, quella serie di domande retoriche che non ricercano una reale risposta, solo un mero modo per arrivare ad un dunque. La sabbia è intrisa di sangue per aver messo fine ad una vita durante la missione, vero eppure non gli interessa. Sono ninja e tra i loro compiti vi è quello di porre fine a delle vite se la situazione lo richiede, si tratta della dura realtà dei fatti ed ognuno di loro ha le mani sporche di sangue. Di recente ha privato della vita un uomo, l'ha ridotto in polvere consapevole di quello che stava facendo. Ode fino in fondo quel dire e alla fine cosa accade? Nulla, il silenzio avvolge il genin, privato del potere della parole si ritrova senza sapere cosa dire o come commentare tutto questo. Hanno davvero toccato più tasti di quanti avrebbe voluto, hanno espresso pareri, messo a nudo delle verità per troppo tempo celate. Striscia sul materasso avvicinando il corpo a quello di lei, le braccia si alzano cercando di avvolgerla tirandola a se, un semplice quanto significativo abbraccio, più stretto del dovuto con il capo poggiato al di sopra dell'altrui <Forse sei davvero più matura di me> sorridendo nel dirlo, ammettendo, per la prima volta quanto lei sia più grande ed oggi l'ha effettivamente dimostrato destabilizzandolo, facendolo sentire piccolo, inerme dinanzi all'anima messa a nudo di lei <Quando arriverà il richiamo della sabbia, io sarò con te e se non potrò impedirti di andare, allora verrò con te affrontandola insieme. Non sarai sola in questo viaggio> perchè solo lei deve renderlo felice? Vuole a sua volta portare felicità in lei, sostenerla, avere un ruolo centrale in quella vita, accompagnarla in quel lungo viaggio fatto di sabbia a cui ella sta andando incontro. Inspira ed espira lentamente mantenendo quell'abbraccio, desiderando quel tipo di contatto molto pacato ma necessario. [Chk On]

13:17 Utente anonimo:
 Iara potrebbe non essere l'esempio appropriato, non pare la Sabaku averne la necessaria stima per ritenerne un pericolo seppur le abbia apertamente ed oggettivamente detto quanto sia bella, altrettanto apertamente le ha detto quanto la ritenga stupida, ma in quel fulcro sembra più una Uchiha per punirle tutte, una sagoma rappresentativa di un concetto e non della realtà. Concetto che viene replicato dall'altro con una logica a cui finalmente lei arriva, giunge, comprendendo in più di un'occasione quanto nei Sabaku persino per lei non vi è alcun confidente reale ed effettivo. Non è improbabile che la segretezza mostrata dalla Uchiha, insieme all'aver visto lo sharingan all'improvviso per lui quanto per lei, abbiano accresciuto la sua ossessione in un senso di inadeguatezza e di esclusione, ma ora che ha formulato quel concetto adeguatamente la fondatezza della risposta dell'altra diviene una verità accettata in un trincerato silenzio. Un libro che può essere chiuso definitivamente, almeno per il momento. Spiegare a parole il legame atavico che condivide con la sua sabbia non deve esser stato facile per la Sabaku, la stessa sabbia tornata alla pallida trasparenza della Sunodeki ivi si agita mollemente come un turbinio, un piccolo vortice che carezza quelle pareti curve senza fretta, in moto antiorario, ma comunque inquieta in qualche maniera mentre si trova ad allungare le braccia intorno ai fianchi di Akainu per ricambiarne l'abbraccio, puntando il peso sulla gamba destra e piegata in sua direzione.Smuove il capo strofinando i capelli corti e ispidi contro il mento dello sfregiato. <Non lo sono, pazzoide.> Solo questo inizialmente mugola in risposta strofinandosi contro il collo dell'altro come un gatto in cerca di carezze. <Credo di averti appena dato un nomignolo.> Meglio di "battito"? La questione sembra offuscare la rassicurazione altrui ad una realtà accolta in silenzio. <Sì...Sì mi piace pazzoide.> {28/30 Inn}

13:34 Akainu:
 Adesso è il turno del silenzio a farla da padrone. Dopo tante parole, dopo tutti quei concetti, esso pretende il suo posto ed entrambi l'accolgono. Nessuno dei due replica più a niente lasciandosi andare in quell'abbraccio voglioso solo di coccole e nient'altro, difatti è il genin a tentare di trascinarla con se lasciandosi cadere lungo il letto, sdraiato mantenendo quel contatto fisso e continuo. Inspira ed espira stringendola il più possibile a se, capo adagiato sul suo, verdi iridi a viaggiare per tutta quanta la stanza immergendosi nella tranquillità. Hanno chiuso i numerosi argomenti aperti dopo averli sviscerati, giunti persino al primo vero litigio, si possono definire una coppia in tutto e per tutto giunti a questo punto. Il sopracciglio destro viene inarcato a quelle ultime parole in cui viene definito pazzoide, schiude le labbra in un mesto sorriso. Non ribatte ne cerca di farle cambiare idea, accoglie quel nomignolo tutto suo, dato in intimità ed è questo a donar a tale parole un certo tipo di valore <Se ti piace, bimba> non detto a caso. Ella è piccola, minuta e dimostra meno anni di quanti in realtà ne abbia, un appellativo perfetto e che ci sta tutto. Attualmente non saprebbe come chiamarla ma poco importa, ha compreso ancor di più quanto i sentimenti provati verso di lei siano intensi e fondamentali per proseguire la propria vita in totale tranquillità; non desidera perderli ne perderla, non vuole vivere senza la sua presenza, così come ha compreso quanto avrebbe condiviso con ella. Aspetta loro un futuro strano, un viaggio articolato e pieno di insidie da sconfiggere ed evitare, tanti ostacoli da superare ma il tutto si sarebbe affrontato la prossima volta, sicuramente non adesso, non oggi. Sceglie il silenzio ed il contatto, sceglie quell'abbraccio decidendo di passare così tutta quanta la giornata. [END]

13:45 Utente anonimo:
 Si lascia trascinare sul fianco destro, con la gamba sinistra che ciondola fuori dal letto ammucchia la sua non enorme persona contro il torace dell'altro mentre la Sunodeki allenta il deposito della sua sabbia, segno che ha smesso di mantenere attiva la parte della mente coinvolta nel controllo del suo chackra. Da quella posizione riesce ad imprimere parte di cute contro il collo dell'altro, strofinio leggero che raggiunge lembi delle sue labbra permettendo all'Uchiha di sentirle schiudere e soffiare appena sentendo quel "bimba". <Basta che non mi chiami amore in pubblico come i vecchi.> Discorso già affrontato e poi...Pazzoide è meglio di battito no? Non vi è ironia in quelle parole mormorate dilatando le narici alla nota olfattiva dell'altro come memoria della prima volta in cui ha avvicinato quel senso alla pelle ustionata, su una panchina non troppo lontana nè geograficamente nè nel tempo.Le fauci si schiudono maggiormente tentando un morso leggero contro la cute dell'altro. <Non so più se te la voglio presentare Iara Uchiha.> Quanto detto in missione viene contraddetto, pare, probabilmente risorto quel momentaneo pensiero dall'aver troppo a lungo fatto quel nome facendolo divenire facile tarlo per la mente ossessiva della fennec, tarlo che continuerà ad esistere e galleggiare di tanto in tanto alla lucidità probabilmente. Quando prova un altro morso quelle parole rendono le stesso più aggressivo, le mire con cui stringe le braccia provandoci appaiono già chiare ma è quando non ne stacca le labbra insistendo che le sue intenzioni, sia quella di marchiarlo come le mucche che quello che ne seguirebbe appresso, diventano inconfutabili persino per Akainu.

Dopo la missione di pulizia del sentiero tra Suna e Kiri i due si svegliano a casa dell'Uchiha, affrontano la discussione rimandata dello Sharingan di Akainu, cosa che porta ad una prima litigata dove se ne mandano a dire, scenate di gelosia incomprese, riappacificazioni e tentativi di chiarimento toccando anche discorsi intimi e profondi. Alla fine Kore sceglie un nomignolo per Akainu, che chiameremo Pazzoide in the following.