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con Nairoshi, Shizuka, Tenjiro

09:50 Nairoshi:
  [Campo d'addestramento] Nuvole impietose che si stagliano sulla colossale cittadina di Kagegakure: nembi oscuri occultano i raggi di sole e mille aghi di pioggia si schiantano sul suolo, formando pozzanghere in ogni dove. Le fronde della piccola area verde si agitano sotto le scosse impartite dal vento, lo stormire delle foglie è l'unica compagnia che rompe il silenzio imperante. Alcune di queste minuscole gocce impattano su un takuhatsugasa di paglia, uno dei tipici cappelli buddhisti utilizzati dai monaci e che, in quel frangente, risulta utile anche per ripararsi da quel temporale. La replica del campo d'addestramento, poco distante dall'accademia di Konoha, oggi ospita una sola persona a causa di quel meteo infausto: un individuo sul metro e ottanta dai capelli argentei, le cui punte delle ciocche a volte vengono bagnate dai piccoli filamenti acquosi. Se la sua testa è per la maggior parte coperta dal cappello, lo stesso non si può dire del resto del suo abbigliamento: il suo gi bianco dalle lunghe maniche è quasi interamente bagnato, così come una grande collana che gli cinge il collo, formata da enormi sfere tipiche dei monaci in preghiera; i suoi igabakama neri, per fortuna, nonostante siano inumiditi, si mimetizzano bene con l'acqua scrosciante; le suole dei sandali ninja calcano quel terreno fangoso e inumidito dall'acqua con un passo lento e cadenzato. Tali passi sono scanditi dal picchiettare di un bastone, sulla cui sommità si trovano vari anelli: era da tanto che non si lasciava andare ai riti che il suo tutore gli aveva insegnato. Sfortunatamente, non c'è una tomba su cui pregare. Ma, se avesse dovuto scegliere un luogo, Nairoshi non avrebbe potuto recarsi in nessun altro posto se non la copia del campo d'addestramento: un tempo, quello era il punto in cui si recavano coloro che dovevano piangere i defunti, uno spiazzo vicino al grande monumento ai caduti. Nella loro opera di ristrutturazione della vecchia Foglia, sembra che abbiano dimenticato la cosa più importante. Il suo incedere termina dinanzi ad uno degli alberi, vicino ai quali si trovano vari tronchi sparpagliati: spesso sono usati dai novizi per imparare l'arte della sostituzione, per poi venire lasciati lì. Non essendoci largo uso, potrebbe anche sfruttarli per ciò che ha in mente, ma per il momento i suoi occhi lividi si guardano in giro senza alcuna vera animosità. Così tanti ricordi di un passato che non tornerà più: si sente come se quel luogo non gli appartenesse. Come se quelle repliche fossero tutte imperfette e senza alcun rispetto verso chi è venuto prima di loro.

10:31 Tenjiro:
 [Campo d'addestramento] Piove. Il cielo, ammantato di grigio, riversa la propria tristezza sul creato con delicata costanza. Il suono delle gocce che picchiettano sulle superfici solidi è l'unica cosa che spezza il silenzio, su questo palcoscenico che oggi si presta a narrare le gesta di due ninja apparentemente giovani, ma con l'animo del tempo che fu. Un prato verde ed umidiccio si staglia in sottofondo. Non ci sono ninja ad allenarsi. Non ci sono ragazzini che giocano a fare gli Shinobi nella speranza di poter andare all'accademia un giorno. Tutto ciò che era un tempo, ormai è stato quasi totalmente soppiantato da una nuova realtà. Eppure, se da un lato c'è chi rimpiange ciò che è andato, dall'altro c'è chi ha imparato a farsene una ragione ed apprezzare ciò che di bello il Nuovo Mondo ha da offrire. Ebbene, in quel silenzio tombale c'è qualcosa che stona. Si tratta di Tenjiro... e lui stona per definizione! Solo che questa volta risalta meno all'occhio perchè nascosto. E' steso su un ramo di quell'albero alla cui base si è avvicinato il giovane Nairoshi. Il lungo cappottone rosa con il motivo a fiori è stato riadattato e riqualificato come copertina, mentre il Kasa di paglia giace sulla sua faccia e lo copre completamente. Li, tra le fronde del maestoso albero, quella debole pioggerella fatica ad arrivare... e si vengon a formare le condizioni perfette per un pisolino umidiccio! I preferiti di Tenjiro, pare. <Mh?> Mugugna interrogativo tra se e se, volgendo per un istante la coda dell'occhio alla base dell'albero. L'arrivo di Nairoshi lo ha destato, quindi non può fare a meno di soffermarsi sulla sua figura. Non si sente minacciato o che... dopotutto si trova nel suo villaggio natale. Chi mai lo attaccherebbe in piena Kagegakure? e sopratutto... perchè mai? Tenjiro non ritiene di aver conti in sospeso con nessuno. Semplicemente è incuriosito dal vestiario dell'altro. La mano destra vola al Kasa e lo solleva per qualche istante, così da poter puntare l'unico occhio buono sul nuovo arrivato. Dopo di che il capo torna a sostare contro il fradicio legno e il cappello di paglia vien riposato sul viso. <E io che pensavo di esser rimasto l'unico pazzo a preferire uno stile più... classico.> Glielo hanno rinfacciato in molti, ma lui non vuole saperne di adattarsi ai nuovi tempi. Indossa un lungo kimono nero, infatti, fissato in vita da una fascia di tessuto bianco. Su di esso inforca il giaccone bianco della famiglia Hyuga, che tuttavia di solito viene a sua volta sormontato da un giaccone rosa a fiori semplicemente poggiato sulle spalle. Lo stesso giaccone che ora lo ripara dalla pioggerellina e lo tiene caldo. Ad ogni modo non interviene oltre nei confronti del monaco, ne si mostra nella sua interezza e compostezza. Non è maleducazione. E' solo che... <Zzzzzz...> E' molto pigro.

10:58 Nairoshi:
  [Campo d'addestramento] Sotto quella pioggia scrosciante, il riparo fornito dal tetto di foglie è l'unica sicurezza. Non molti, fortunatamente, ne stanno approfittando: una sola persona si trova lì oltre a lui, un individuo abbigliato di uno strano haori rosa. I due sostano nel medesimo spiazzo verde, ma sembra non esserci alcuna interazione tra loro. Gli occhi grigio acciaio del Mikura si posano per un misero istante su quell'individuo. A quanto pare, Nairoshi non è l'unico essere umano che preferisce un abbigliamento tradizionale a delle pratiche magliette a maniche lunghe o degli impermeabili. Entrambi indossano un cappello di paglia, seppur la loro forma e il loro uso sia radicalmente diverso: quello dello Hyuga è un semplice kasa, il Takuhatsugasa del Genin è usato perlopiù dai monaci per le loro preghiere. Del resto, con ciò che porta indosso, lo si potrebbe scambiare per un monaco vero e proprio. La differenza sostanziale sta nel coprifronte che l'argenteo reca vistosamente legato al collo e che lo identifica come ninja. E'bizzarro trovare uno della sua risma vestito da uomo di religione, ma tant'è. Il guardo del giovane torna a posarsi su quel lembo di terra libero da alberi ed esala un sospiro paziente. Ci sono vari tronchi, ma a lui ne bastano solo tre. Per questo motivo il suo incedere dirotta nelle immediate vicinanze dell'enorme fusto di legno sotto cui sosta l'uomo. Le distanze si riducono sempre di più e quello sguardo sempre severo e torvo si posa sul copricapo di Tenjiro, che, posato sulla sua faccia, ne cela quasi completamente i lineamenti. <Le chiedo scusa...> Rompe il silenzio con quella frase, usando un tono formale che stona terribilmente con la serietà minacciosa che gli solca il viso. Purtroppo, quella è la sua espressione standard e vederlo sorridere non è una bella cosa: lo sa anche lui. Di fatto, una volta portatosi ad appena due metri dall'uomo, appoggerebbe il bastone cerimoniale allo stesso tronco e si chinerebbe su uno dei ciocchi di fronte a lui. Molti di questi erano perforati da strumenti d'allenamento, come kunai e shuriken, piantati sulla corteccia. Cerca di sfilarli uno ad uno, dopodiché, disponendo di adeguata forza, non gli sarebbe troppo difficile caricarselo sulle spalle per posizionarlo in verticale. Dunque è venuto lì solo per allenarsi e disturbare la quiete di un povero pigrone? No, perché non appena avrà compiuto quel gesto, replicherà la cosa per ben due volte: cercherà di disporli con un eguale distanza tra loro di circa due metri. Tre tronchi, che molto probabilmente verranno di nuovo spazzati via dai ragazzini irrispettosi. Eppure, essi erano un simbolo imperituro, quello del terzo campo d'addestramento della vecchia Konoha, qualcosa che non è stato riportato alla luce. Come non è stata ricostruita l'enorme stele memoriale a forma di kunai, come non è stato ricostruito un vero e proprio cimitero dove piangere i caduti. A quel punto si avvicinerebbe all'albero di Tenjiro. <Spero che una preghiera non la disturbi, signore...> Asserisce placidamente, scoccando verso di lui una breve occhiata in tralice, mentre recupera il suo bastone.

11:24 Tenjiro:
  [Campo d'addestramento] La situazione è oltremodo inusuale. Tenjiro vorrebbe continuare il suo pisolino, ma non riesce a ripristinare quello stato di calma necessario per spegnere il cervello. L'operato del monaco sotto di se lo incuriosisce, specialmente nel momento in cui accenna ad un momento di preghiera. <Mh?> Riapre l'occhio, ovviamente attirato dalle parole che gli vengon rivolte. <No, nessun disturbo. Anzi...> La mano destra torna al Kasa ancora una volta, ora allontanandolo dal capo in via definitiva. Nel mentre, dandosi uno slancio e contraendo la fascia addominale, si rimetterà a sedere sul comodo ramo e si volgerà in direzione dell'interlocutore. <... se la mia presenza è fonte di disturbo alla preghiera, posso andare via.> E' tranquillo. La sua voce è calda e tipica di un uomo della sua statura e stazza. Quasi un metro e novanta per novantadue chili di muscoli e virilità. Un armadio con i capelli neri raccolti in una coda di cavallo disordinata, una benda sull'occhio destro e l'occhio sinistro tinto di un perlaceo inconfondibile. <Mi rendo conto che questa nuova realtà non lascia molto spazio a chi vuole dedicarsi alla preghiera e alla meditazione.> Una considerazione inevitabile, visto che Tenjiro ha perfetti ricordi di quello che era un tempo... e in questa nuova società non ci si rispecchia più di tanto. <Quindi... penso che il minimo che possa fare è lasciarle lo spazio di cui ha bisogno!> E con un colpo di reni andrà ad abbandonare quel ramo e cascare verso il basso. L'atterraggio avverrà per mezzo del molleggiamento degli arti inferiori, perfettamente in grado di reggere il suo peso nonostante l'età. Agli occhi del giovane Nairoshi sarà palese che quel corpo è allenato e prestante... anche perchè quei villosi pettorali che sbucano dall'apertura del kimono(?) non lasciano spazio a fraintendimenti nonostante il vestiario molto lasco. All'improvviso, quindi, Nairoshi si ritroverà di fronte ad uno Hyuga in carne ed ossa. Uno dei pochi rimasti ad essere un diretto discendente di sangue della casata principale. L'occhio bianco passa in rassegna il monaco da capo a piedi, mentre l'haori rosa sosta piegato sull'avambraccio sinistro e la mano destra riporta il Kasa sul capo. Affabile e pacifico, non cercherà mai lo scontro verbale con qualcuno se non strettamente indispensabile. Figuriamoci con un ragazzo tanto cortese da chieder scusa per le proprie preghiere. Quel tipo gli piace.

11:43 Shizuka:
  [Accademia -> Campo d'addestramento] D'estate da caldo, è vero, non le piace il caldo eccessivo, però se c'è qualcosa che le piace ancora meno è la pioggia! Infatti quel faccino è assolutamente indispettito dalla situazione attuale, per qualche stra maledettissima ragione è stata nuovamente convocata all'accademia di Konoha, per chiarire qualche dettaglio sul proprio rapporto riguardante l'allenamento con Shiroichi e ora si ritrova a dover affrontare un acquazzone. Indossa dei pantaloncini corti e neri, lisi in più punti, delle scarpe da ginnastica blu, così come quella tinta si ripropone sulla maglietta, a maniche corte con una scollatura a 'V' che mette in mostra il davanzale ben più che pronunciato della Chunin. Al collo porta la propria collana con il pendente a forma di farfalla dalle ali blu brillanti, il resto degli ornamenti si coglie di tanto in tanto quando il crine rosso si smuove scoprendo le orecchie. Sui lobi due piccoli orecchini dalla forma sempre di lepidottero, due per ogni lato, uno blu e uno dorato e in cima all'orecchio sinistro c'è anche un anellino dorato. I capelli come detto sono sciolti, anche se su ogni lato presenta un fiocchetto che nuovamente ricorda le ali di quell'animale delicato. Gli occhi blu sono leggermente truccati, mascara e un filo di eyeliner per renderli ancora più grandi di quanto non siano già. Entrambe le manine per ora sorreggono un ombrello nero enorme che copre la figurina nella sua interezza, consentendole di rimanere all'asciutto il più possibile. Passeggia lontano dall'accademia costeggiando il campo di addestramento al quale butterebbe un occhio distratto, cogliendo quindi la presenza di qualcuno di noto all'interno di esso. Non vuole sporcarsi le scarpe perciò prima di addentrarsi in quello che potrebbe essere un luogo imbrattante andrebbe a far confluire il proprio Chakra verso gli arti inferiori, facendolo scivolare fino ai piedi, andando quasi a ricoprirli con una patina sottilissima che dovrebbe consentirle di camminare senza troppi intoppi e senza soprattutto inciampare come una polla. Poi soddisfatta da quel risultato andrebbe ad avvicinarsi di soppiatto alla coppia che intravede. Cercherebbe in qualche modo di farsi notare il meno possibile, aiutata dal rumore della pioggia magari, perchè l'idea che ha è quella di fare un piccolo scherzo innocente all'omone in rosa, sempre che questi non si accorga dell'altrui presenza o che l'altra figura non dia l'allarme. [Chakra ON][Controllo Avanzato del Chakra]

11:52 Nairoshi:
  [Campo d'addestramento] Il Genin accenna ad un moto d'assenso con la testa, prima di dirottare la propria attenzione verso i tre ceppi issati verticalmente. L'unica cosa che nota è quell'occhio completamente bianco, quasi fosse privo di pupilla. Tuttavia, seppur la sua curiosità duri alcuni, irrispettosi istanti, cerca di voltarsi <La ringrazio, vuole unirsi a me?> Una proposta semplice: recitare dei versi in compagnia è una cosa che non gli dispiacerebbe fare. Non si gira a guardarlo, ma si limita ad alzare la mano destra e, con il palmo mezzo aperto, forma un gesto di mezza preghiera. L'arto libero sorregge ancora il bastone, perfettamente rigido. Il vento che stormisce tra le fronde fa oscillare e tintinnare gli anelli che compongono l'asta cerimoniale, quasi come se il meteo stesso volesse partecipare a quella ritualità. Che l'altro abbia deciso di accompagnarlo o meno, inizierà... <Tutte le cose sono effimere.> Sussurra, iniziando quella preghiera. Si tratta di una piccola esequia in favore dei morti e dei caduti. <E’ loro natura sorgere e spegnersi...> Socchiude gli occhi e lascia che le frasi fluiscano fuori dalla sua bocca. E'un mantra dedicato principalmente alle esequie, senza fronzoli, che racchiude molte massime del credo religioso. <Una volta nate, possono solo morire.> Si lascia andare ad un sospiro paziente, dando ad ogni strofa la sua importanza. Si prende tutto il tempo. <Nel loro tramonto trovano la pace.> Le strade sono tante e portano ad un'unico grande sentiero che conduce al sole calante. Del resto, l'unica certezza nella vita è la morte. Tanti avranno sicuramente provato a sconfiggerla, ma essa arriva per tutti in un modo o nell'altro. <Di certo ogni essere incontra la morte: sempre scomparso, sempre si estinguerà.> E'un cantico molto diffuso tra i monaci, anche tra quelli che un tempo componevano il tempio del fuoco, per quanto oggi sia difficile ricordare eventi simili. <Proprio com'è sicuro che io morirò.> Servirebbe dell'incenso, ma non è riuscito a trovarlo con facilità. <Non esiste alcun dubbio a riguardo.> Recita così l'ultima strofa di quel poema religioso, per poi battere delicatamente la punta di quel bastone alcune volte a terra, come se gli spiriti dei defunti potessero udirlo. Una volta terminato, riporterà finalmente le sue iridi color acciaio su quelle dell'uomo: è molto più alto di lui, con una prestanza fisica non indifferente. Laddove potrebbe sembrare minaccioso, tuttavia, la sua espressione affabile rinsalda il sentimento di quiete. <Purtroppo, non molti ricordano cosa fosse il Terzo Campo d'Addestramento di Konoha...> Forse il più importante, tra tutti quelli che siano mai esistiti. Ecco a cosa servivano quei tronchi, a replicare qualcosa. <Non abbiamo più nemmeno la vecchia stele funeraria.> Schiocca la lingua al palato, lamentando un po'di mancanza di rispetto verso quei ninja caduti. <E'difficile abituarsi ad una nuova realtà, quando senti di essere ancorato al passato.> Abbassa lo sguardo, prima di tornare a fissarlo sul volto. <Mi chiamo Nairoshi Mikura, buon uomo.> La differenza d'età è palese, ma i suoi modi di comportarsi sono decisamente da adulto maturo.

12:19 Tenjiro:
  [Campo d'addestramento] Starebbe per abbandonare la zona, quando ecco che l'altro lo invita a partecipare alla sessione di meditazione religiosa. <Mh?> Si, Tenjiro mugugna tanto nell'arco della giornata. <Effettivamente non prego da un po'.> Forse non è così religioso da reputarla una cosa fondamentale. Allo stesso tempo, rendere omaggio ai caduti è una cosa ritenuta doverosa. <Massì... forse è il caso.> E così facendo, si disporrà al fianco del neo interlocutore, ignorando completamente il fatto che nel campo d'addestramento stia facendo la propria comparsa anche la sua adorata Kokketsu. Una nipotina a tutti gli effetti, che proprio in virtù di tale titolo si appresta a tirargli un brutto scherzetto. Purtroppo lui è troppo concentrato sulla preghiera e sulle parole proferite da Nairoshi. Parole che in qualche modo sembra ricordare vagamente, ma che non pronuncia. Il silenzio, per lui, è il modo migliore di render omaggio ai caduti. Ad ogni modo, il rito prosegue senza intoppi sottolineando la grande contraddizione che lo Hyuga rappresenta. Come tale, infatti, dovrebbe essere uno degli uomini più lungimiranti e consapevoli del mondo che lo circonda. Letteralmente, considerato il potere che intrinsecamente si cela nel suo codice genetico. Eppure, lui sembra non volerne abusare. Quell'occhio perlaceo raramente viene chiamato a svolgere la funzione per cui è naturalmente portato. Di conseguenza, l'uomo con la vista più acuta e precisa dello scenario, è anche l'uomo più cieco e incosciente. Per Shizuka sarà un giochetto da ragazzi avvicinarsi senza farsi scoprire. Anche perchè il buon Nairoshi non manca di ravvivare la discussione una volta terminata la preghiera, passando alle presentazioni formali che Tenjiro tanto ama. <E' un immenso piacere conoscerti, Nairoshi Mikura.> Non ha mai sentito quel nome prima d'ora, ma sembra essere desideroso di ricordarlo a dovere. <Io mi chiamo Tenjiro. Erede del clan Hyuga e medico dell'ospedale di Konoha.> Aspirante medico, in realtà... ma shhhh. <Per quanto abbiano cercato di ricostruire il nostro villaggio nei minimi dettagli, non è la stessa cosa. Mi chiedo se la stele sia ancora lì.> Nel vecchio villaggio intende. Tuttavia, non v'è tristezza o ripensamento nelle sue parole. A modo suo, pare essere estremamente in pace con la cosa. <Il Passato sa essere una zavorra estremamente pesante, Mikura.> Gli da del tu senza fare troppi complimenti. Tenjiro è un tipo affabile che si prende confidenza molto facilmente. <Può essere monito e insegnamento, ma non deve diventare una limitazione. Te lo dico per esperienza personale.> Invero. La sua zavorra era pesantissima e ci ha messo un bel po' a disfarsene. Quasi 30 anni, effettivamente. <Che rapporto hai con la tua ancora?> Domanda con una serenità devastante, mentre la morte sopraggiunge alle sue spalle.

12:35 Shizuka:
  [Campo d'addestramento] Con le proprie potenzialià non ha nemmeno bisogno di avvicinarsi troppo alla coppia, pare che stiano conversando amabilmente quindi il suo piano può proseguire indisturbato. Alla fine si sta comportando come la diciassettenne che è, un piccolo scherzo non guasterà sicuramente la giornata a quei due e potrebbe ravvivare un pochino il momento. Purtroppo per eseguire quel trucchetto deve utilizzare dei sigilli perciò a circa una quindicina di meri da loro andrebbe a fermare il passo, posizionando l'asta dell'ombrello fra la spalla e la testolina che viene inclinata cerso destro per sorreggere quell'ombrello in modo che non si lavi a causa di uno spettacolino. Andrebbe a concentrare la propria mente sulla manipolazione delle acqua, cosa che dovrebbe uscirle semplice considerato quanto è avezza ormai all'utilizzo del suiton. Le manine andrebbero a compiere in sequenza due sigilli: topo e capra. La mente verrebbe concentrata nel creare un getto d'acqua che dovrebbe aver origine da terra, in particolare in un punto che sta fra i due conversanti, questo getto dovrebbe poi salire verso l'alto, in una posizione tale per cui entrambe le persone possano vederlo, prendendo infine verso la cima la forma di una grande mano aperta, che si muove a destra e sinistra, come un saluto. E' chiaro come sia qualcosa di inaspettato, dato che la pioggia cade dall'alto e non proviene dal basso. Oltre al fatto che a causa della potenza della ragazzina nelle arti magiche la pressione di quel getto potenzialmente è molto alta e quindi comparirebbe repentinamente. Tuttavia è un qualcosa di ironico, niente che voglia ferire in alcun modo i due presenti, soprattutto non lo Hyuga. Se fosse riuscita nel suo intento a seconda della reazione altrui sarebbe probabilmente scoppiata a ridere divertita, muovendo qualche passo in più per raggiungere il duo, affiancandosi in particolare all'amico. << Ciao Dottor Ten! Scusa per la sorpresa ma era molto divertente! >> Ovviamente il grande ombrello è stato ripreso dalle manine, non vuole certo rischiare di lavarsi! Solo dopo aver salutato il collega andrebbe a osservare colui con il quale sta facendo conversazione, diventando un poco violacea sulle guance prima di fare un piccolo inchino in sua direzione: << Scusi per l'interruzione. Sono Shizuka Kokketsu, piacere di conoscerla. >> Educata come sempre, mantenendo quel lei di distanza, anche considerato che la nostra nanerottola è la più giovane fra i presenti oltre che dover tenere il testino tirato in su per osservare in volto entrambi. Quel metro e cinquantacinque di altezza non la aiuta in queste cose. [Se Chakra 44/50 -> 6 per manipolazione del suiton][Controllo Avanzato del Chakra]

13:26 Nairoshi:
  [Campo d'addestramento] Terminata la preghiera, ascolta con pace dei sensi le parole del medico, spesso lasciandosi andare in cenni d'assenso della testa. <Il clan Hyuga.> Ripete alzando le sopracciglia con un sincero stupore. <Uno dei più rinomati e, forse, il più forte di Konoha.> Questa, del resto, è la fama e il fardello che circonda la gente dall'occhio che tutto vede. Schiocca la lingua al palato e, inalando aria dalle narici, si lascia andare ad un sospiro paziente. <Chissà...> Principia il discorso, scuotendo leggermente il capo. <A meno che non sia stata distrutta dal tempo o da altro.> In quel caso, ci sarebbe poco da fare. Gli manca la sua vecchia casa e il suo vecchio villaggio, ma non può vivere di rimpianti da quando è uno shinobi: ha una responsabilità alla quale ottemperare. Quando l'altro gli dà quel consiglio, il Genin decide di ascoltare saggiamente le sue frasi. <Me ne rendo conto, Tenjiro-san.> Ammette circa la pesantezza che può essere una simile vita. <Il clan Mikura non ha mai dato alla luce individui dotati di capacità innate...> Non qualcosa che fosse degno di nota, almeno. Del resto, non avevano neppure dei cimeli che potessero identificarli come qualcuno di importante, a differenza dei maggiori clan konohani. <Nonostante ciò, mio padre e mia madre erano Jonin del villaggio.> Denotando, quindi, delle notevoli capacità. Konoha ha sempre dato origine a ninja di alto spessore, al di là del loro lignaggio. <Come tanti, ho perso molto durante questi dieci anni, compresi loro...> Socchiude le palpebre, ma il pensiero di dover annegare nuovamente nei ricordi di quegli eventi che lo hanno portato a Kagegakure glieli fa riaprire subito. <Vedendo cose che un ragazzino di 14 anni non dovrebbe vedere.> La devastazione, la morte dovunque ci si girasse. Una fuga e poi una nuova vita iniziata dietro le mura di un colossale villaggio, che raccoglieva tutte le popolazioni scampate al cataclisma. <Il fatto che non ci sia qualcosa per cui ricordare il sacrificio delle persone che hanno reso Kagegakure possibile, mi rende inquieto.> Sembra quasi che tutti si siano dimenticati di cosa voleva dire vivere all'esterno, circondandosi di una quiete innaturale. <Come mi rende inquieto l'idea di essermi diplomato all'accademia solo qualche settimana fa, a causa degli eventi che ci hanno portato qui.> Non può farsene una colpa, ma è chiaro che il risentimento traspare dalle sue parole. <Queste preghiere mi erano state insegnate da un monaco vagabondo che avevamo accolto.> Probabilmente uno dei tanti del paese del fuoco. <Mi ha insegnato la lettura e la scrittura prima di iniziare l'accademia...> Insomma, era partito in vantaggio rispetto ai suoi coetanei ed è riuscito a terminare solo dopo. <Come i fondamenti della religione e le quattro bestie guardiane delle stagioni.> Seiryu, Suzaku, Byakko, Genbu. <Anche se, quella che abbiamo vissuto, sembra un epoca dimenticata come la quinta bestia guardiana.> Prosegue, incurante del pericolo che si sta per mostrare dinanzi a loro, sotto forma di bambina esuberante. <Conosce la leggenda di Ōryū, il drago dimenticato?> Verba, prima che qualcosa interrompa quella quiete e quella discussione metafisica: una mano d'acqua che affiora dal suolo e che fa sobbalzare il ninja, tanto da costringerlo a spiccare un saltello di un metro per allontanarsi e mettersi in postura da guardia. <HAH!> Inizia a guardarsi intorno, sgranando gli occhi. <Chi è?> Sempre sul chi va là il Genin. Fortunatamente la responsabile si mostra dopo poco, in formato mignon: una ragazzina gioviale dai capelli rosa che si presenta a Tenjiro. <Oh...> I battiti del cuore, che erano schizzati alle stelle, si calmano piano piano. <Uh-uhm...> Una schiarita di gola, prima di presentarsi alla ragazzina. <N-Nairoshi Mikura, piacere.> Cerca di riacquistare la sua compostezza.

14:37 Tenjiro:
 [Campo d'addestramento] Mugugna, ascoltando le parole dell'altro. <Si... una nomea che spesso ha un peso anche eccessivo per chi nasce erede di quel lignaggio.> Si stringe nelle spalle. <Sai... il mondo che ti circonda ha sempre delle aspettative nei tuoi confronti.> A prescindere da dove o come nasci. Condivide la curiosità dell'altro circa la stele, ma non vi si cruccia più di tanto. <E' importante?> Che fine abbia fatto, intende. Lo guarda negli occhi con il proprio dalle tonalità perlacee, per poi donargli un sorrisino quasi affettuoso. <Le anime dei caduti non sono vincolati ad un oggetto di pietra. Ne sono particolarmente convinto.> Sposta lo sguardo sui tronchi usati precedentemente. <Persino un tronco da allenamento può diventare catalizzatore delle tue preghiere, se lo ritieni degno di essere il tuo messaggero.> Quell'oggetto o entità che le custodirà finchè non saranno recapitate a chi di dovere. <Per quel che mi riguarda... potresti piantare una nuova stele commemorativa proprio qui, proprio ora, e riversarci tutta la tua devozione. Non sarebbe meno importante di quella che abbiamo lasciato nella suddetta -zavorra-.> Ovviamente si riferisce al passato. Il suo è un esempio casuale! Non sia mai che il monaco decida di prenderlo in parola. Tira un lungo sospiro, ripensando alla storia del Mikura. Vorrebbe spendere qualche parola in più alla sua volta, ma il destino sembra essersi messo di traverso. Schiude le labbra per proferir un pensiero <Dieci anni fa, a-...> ma le parole gli muoiono in gola quando una mano d'acqua si materializza avanti a loro e si muove in maniera sospetta. Tenjiro va in allerta, seppur senza scomporsi e con l'occhio buono cerca di scrutare in lontananza chi possa essere l'artefice di tutto ciò. Ignora che la minaccia arrivi dalle sue spalle e, nel momento in cui Shizuka si affianca alla sua destra, non se ne accorge neanche. Eh si... il fianco destro è il punto cieco di Tenjiro, per via dell'occhio! Ed ecco lo scherzone: zio Ten sussulta di botto quando sente la voce della ragazzina così vicina. <Oh cielo!> Porta la mano destra al cuore, sobbalzando appena e strabuzzando l'occhio. <Shizuka!> A metà tra la sorpresa e il rimprovero, pronuncia quel nome quasi per sfogar il sussulto. <Mi hai fatto prendere un colpo! Non ho più l'età per queste cose...> una gocciolina gli casca dietro il capo, mentre si inarca leggermente verso avanti preso un po' dallo sconforto. <Nairoshi-san... temo che la prossima preghiera sarà per il sottoscritto.> Ci scherza su, prima di riportarsi retto con la schiena e dedicare le dovute attenzioni anche alla nipotina. <Mi hai tolto altri dieci anni di vita, Shizu-chan. Lo sai vero?> Ridacchia, posandole la mano sulla spalla con il suo solito fare paterno. <Mh?> Torna su Nairoshi, invece, che si diverte a parlar di divinità e bestie sacre. <Ōryū? E' curioso che tu me lo chieda...> Non risponderà propriamente alla domanda del monaco, ma si appresterà a fare un paio di passi in avanti. Con le mani comporrà i sigilli necessari ad impastare il proprio Chakra e, una volta pronto, si lascerà avvolgere istantaneamente da una nuvoletta bianca. Da questa nuvola [SWOOOOOOSH!] fuoriesce e si allunga quello che sembra essere a tutti gli effetti un grosso drago nero ad iconografia orientale. Corpo lungo come quello di un serpente, ma di dimensioni decisamente maggiori: quasi quindici metri di lunghezza e due di spessore, per l'esattezza. La testa presenta due lunghi baffi bianchi, barba bianca e due lunghe corna, mentre tutto il resto del corpo è ricoperto di scaglie nere lucide, dai riflessi dorati. [STOMP! STOMP!] Poggia tutte le zampe per terra al termine della propria trasformazione, ergendosi per quasi cinque metri di altezza al di sopra del duo che lo osserva. <Per me... quella di Ōryū è più che una leggenda... e meno che mai è stata dimenticata.> La sua voce è cavernosa. Grave e quasi demoniaca. Tuttavia non spiegherà ancora il perchè.

14:56 Shizuka:
  [Campo d'addestramento] Quello scherzetto da nulla a quanto pare ha messo sull'attenti entrambi i due konohani che saltellano uno indietro mentre l'altro sul posto, portandosi una mano al cuore. Non pensava di creare tanto scompiglio per così poco, lo sguardo da divertito diventa immediatamente colpevole, il faccino diventa sempre più viola su quelle guance, e le scuse non si contano più. << Mi dispiace molto scusate... Non era mia intenzioni spaventarvi tanto. Scusi signor Mikura. Mi dispiace Ten. >> Sembra disperata a tratti, fortunatamente il tono ironico dello Hyuga le consente di non voler sprofondare nella melma, cosa che non sta facendo solo grazie al controllo del proprio Chakra. A quanto pare i due stavano parlando di preghiere, anche se spera vivamente di non aver interrotto qualcosa di serio con la sua bravata. Inutile dire che finchè quella mano non si poggia sulla spalla altrui il faccino è rivolto al terreno, come a mostrare un profondissimo rammarico per quanto accaduto. << Altri dieci diventano tanti! >> Il tono della voce femminile è abbastanza alto, lamentoso, come se si stesse preoccupando davvero troppo per quanto avvenuto. Però a quanto pare uno dei discorsi che lei non ha avuto modo di udire portano lo Hyuga ad allontanarsi da loro, di qualche metro e di eseguire qualche sigillo. Difficile non riconoscere quella sequenza utilizzata molto durante l'accademia e vista utilizzare infinite volte gironzolando con Akaya. Tenjiro decide quindi di prendere le fattezze di un drago gigantesco, tutto nero con dei riflessi dorati, la barba bianca e baffi idem. Una forma decisamente nota alla ragazzina, quella di un drago orientale ma che lei non conosce in queste fattezze. << Ōryū? Io non conosco questa storia.. >> Lo osserva dalla distanza, ne sente il tono di voce modificato, tuttavia non ne sembra particolarmente spaventata, sarà che quella nanerottola di demoni ne vede ogni giorno gironzolare per le vie del proprio quartiere. Però quella nera versione di Tenjiro sembra ispirare ben più forza del solito bonaccione, oltre al fatto che è praticamente la prima volta che vede il dottore eseguire una tecnica che non sia per la cura di un paziente. [Chakra 44/50][Controllo Avanzato del Chakra]

15:17 Nairoshi:
  [Campo d'addestramento] Le frasi dello Hyuga continuano a fluire nella testa del giovane: l'incipit iniziale del clan Hyuga è molto profondo. Ognuno ha la sua croce e l'orgoglio che di un clan può essere un grande fardello. <Posso immaginare...> Ma non comprendere, seppur sia molto vicino all'egoismo e alle aspettative personali che ha per sé stesso. E'molto pressato e sente di aver sprecato il suo tempo, ma non può lasciare che quella pressione lo spezzi come un ramoscello. La piccoletta ha, tuttavia, interrotto la loro conversazione e Nairoshi deve ancora riprendersi ed esalare dei sospiri pazienti. <S-si, ma chi la farà per me?> Domanda, tastandosi il lato sinistro del petto. A momenti, il cuore potrebbe schizzargli via dal petto e gli occhi lividi sbarrati sono un segno del suo essere avvilito. Tuttavia, il tono della ragazza, a tratti disperato e sinceramente dispiaciuto, dirottano la sua attenzione su di lei. <Mh-mh... Nessun problema, non preoccuparti.> Il fatto che abbia un'espressione perennemente piatta e torva lascia pensare il contrario. Per questo motivo il suo modo di parlare accondiscendente stona così tanto. Ed è un bene che a tali verbi non abbia abbinato un sorriso, altrimenti solo il cielo potrebbe sapere l'espressione demoniaca che ne sarebbe scaturita. <Il tuo nome è Shizu, dunque?> Nota che ella non si è ancora presentata, per questo si rivolge a lei con il soprannome che usa solitamente con le altre persone. Una frase un po'ingenua e con la quale non intende prendersi confidenze che non gli meritano, per quanto ella sia di età più piccola di lui. Tuttavia è ben altro che attira lo sguardo del Genin. <Mh?> Difatti, Tenjiro comincia a muovere dei passi in avanti, prima di comporre dei sigilli. Il suo sguardo è tutt'altor che ostile, anche perché il gesto formato sembrerebbe essere unicamente quello della capra. E la nuvoletta che ne scaturisce poco dopo dà la sua conferma. Tuttavia è ciò che fluisce di lì innanzi a stupire il Mikura: egli alza la testa, sgrana gli occhietti e schiude le labbra in segno di sincero stupore nel vedere quelle scaglie nere che rifrangono le gocce di pioggia. <Cielo!> L'unica esclamazione a cui si lascia andare il giovane uomo. <E'incredibile!> Una forma così complessa non riuscito a replicarla in nessun frangente. <Una Trasformazione è tanto più dettagliata quanto più si studia il soggetto...> Del resto, se si ricordano solo pochi tratti fisiognomici è impossibile generare una copia perfetta dell'entità o dell'oggetto che si vuole imitare. Questo vuol dire che Tenjiro deve conoscere aver studiato bene quella figura. Persino la sua voce risulta essere imperiosa e intimorente. Le pupille color acciaio, poi, scendono verso la piccola Shizuka. <Nella religione esistono quattro bestie guardiane, ognuna simboleggiante uno tra i quattro punti cardinali...> Si umetta le labbra, prima di proseguire con il racconto. <Esiste anche una quinta creatura, tuttavia: Ōryū, un drago asceslo al cielo e simboleggiante il centro di tutti questi punti, oltre che il giorno e la notte.> Insomma, mica ramen e fichi. Alcuni passi verrebbero mossi verso la nuova forma di Tenjiro. <Ma, proprio per la sua natura, spesso tende a venire dimenticato.> Incuriosito, Nairoshi cercherebbe di allungare la mano in direzione di quel manto nero e resistente. <E queste scaglie sono...> Reali? In realtà, nel momento in cui le toccherebbe, la trasformazione potrebbe aver termine da un momento all'altro.

15:43 Tenjiro:
 [Campo d'addestramento] Permane in quello stato senza troppe difficoltà. Non richiede chissà quale dispendio energetico, ma tutto ciò ha delle controindicazioni. Segue con l'occhio buono Nairoshi, che dal canto suo si avvicina e prova a toccare le scaglie. Il risultato è la reversione totale e indiscriminata della trasformazione, che porta Tenjiro a sbucare nuovamente in forma perfettamente umana dalla stessa nuvoletta da cui era sbucato il drago. <No, non lo sono.> Lo corregge, prima che possa finire la sua domanda. La riproduzione di quel drago è estremamente fedele. Anche troppo. Vuole dire che Tenjiro ha avuto modo di vedere da vicino quella creatura o di studiare a fondo la tecnica. Una cosa è sicura... non è qualcosa che ha immaginato adesso, nell'ultimo secondo. Ad ogni modo, la verità verrà a galla subito dopo. <E' una trasformazione tanto bella, quanto inutile. Mi ha garantito un discreto effetto sorpresa in varie occasioni, ma niente di più.> Ammette portando la mano dietro la nuca e massaggiandosela. <E' ben lungi dall'essere la tecnica segreta di mio padre.> Ed ecco svelato il mistero. Ecco dove l'aveva visto così da vicino, quel drago. <Il suo non era uno spauracchio.> Era un drago vero a e proprio. Con zanne e artigli. Che sputava chakra in forma elementale dalle fauci. Ad ogni modo si stringe nelle spalle e continua a raccontare. <Perfezionò la tecnica della trasformazione del corpo sulla base di quella leggenda.> Del drago dimenticato. <Voleva diventare un punto di riferimento ed equilibrio, oltre che simbolo di maestosa forza.> Tutti valori che quel drago rappresenta. <Ed in parte lo invidio. Il mio, all'effettivo, è solo il vago spettro di ciò che lui era riuscito a diventare. Erano tempi diversi...> la guerra incalzava molto più spesso di adesso. Ora a cosa servirebbe trasformarsi in un drago gigante? Si muoverà verso Shizuka, ora che è nuovamente umano... e le poserà una mano sulla testa, come è solito fare, per scompigliarle un po' i capelli. <Suvvia, non mortificarti ora.> Ci scherza su, per sdrammatizzare. <Sei riuscita a prender di sorpresa uno Hyuga...> che non usa i suoi poteri e cieco, ma questo non lo diciamo. <... dovresti esserne fiera.> Cercherà sempre di tenerla su di morale. <Ad ogni modo... credo che il tempo stia per peggiorare e per quanto io ami la pioggia, non ho più l'età per girovagare sotto i temporali.> Ed eccolo sbattere le mani innanzi a se in un unico plauso, per poi muovere la sua proposta con entusiasmo. <E se vi offrissi uno spuntino da Ichiraku? Sono abbastanza sicuro che continuare a chiacchierare in un posto più asciutto sarebbe più piacevole. Senza poi parlare del ramen...> E con lo stesso entusiasmo, aspetterà che i ragazzi diano un esito alla sua proposta, così da guidarli subito dopo verso quel chiosco dove lui, ormai, è praticamente di casa. ||

16:04 Shizuka:
  [Campo d'addestramento -> Ichiraku (?)] Alla fine quel suo dispiacersi in maniera totale comporta che le scuse vengano accettate e che il genin le si rivolga in maniera più colloquiale domandandole ancora quale sia il suo nome, accennando a quell'abbreviazione che la mette in imbarazzo se pronunciata da qualcuno che nemmeno conosce. Le guance divengono violette, quel sangue nero tinge quella parte del corpo in maniera diversa dai comuni mortali: << Shizuka Kokketsu >> Non sembra infastidita dal ripeterlo, forse quello spavento ha fatto dimenticare tutto il resto al povero Mikura. Però il tutto passa notevolmente in secondo piano di fronte a quel drago nero così possente. Gli occhi blu della ragazzina ne ammirano le fattezze, mentre le orecchie ascoltano la leggenda narrata da quel tipo che conosce solo per il nome. Anche quando questi si avvicina e spezza la trasformazione altrui quegli occhioni restano incollati sulla figura dello Hyuga che con un pizzico di malinconia, nuovamente menziona il padre. << Non devo ricordarti che sei in grado di fare tutto quello che vuoi vero? >> Lo sguardo si è affilato un poco, in fondo è proprio quell'esserino rosso di capelli ad aver dato la forza a Tenjiro di iniziare la carriera da medico. In qualche modo la positività e decisione della Kokketsu sono una miccia per far partire le migliori idee. << Oltre che al Re dei Rospi sono sicura che riuscirai a ricreare questo enorme drago. Per quanto i tempi siano cambiati, serve sempre l'equilibrio no? >> Quello sguardo che prima risultava quasi indispettito si distende, lasciando che un sorriso molto dolce le si stampi in faccia. Forse anche per questo l'omone le si avvicina scompigliandole i capelli, cosa che solo a lui è consentito fare praticamente. << Io sono favorevolissima ad evitare la tempesta! >> Praticamente si sta già muovendo in direzione di Ichiraku. << Un po' meno che sia sempre tu ad offrire! >> Questa è una lamentela in qualche modo, ha sempre una scusa per essere lui quello che paga. << Signor Mikura se a lei non piace la pioggia può stare sotto il mio ombrello se vuole! >> Si sente ancora decisamente in colpa per averlo spaventato così tanto, in fondo non se lo meritava. Una volta definito il modo in cui spostarsi, insieme agli altri due, dirigerebbe il proprio incedere nella direzione di Ichiraku, pronta a riempire la pancia e riscaldarsi un poco. [Chakra 44/50][Controllo Avanzato del Chakra][//END]

16:18 Nairoshi:
  [Campo d'addestramento] Nel momento in cui il ninja prova a sfiorare le scaglie della creatura, questa scompare nel nulla, rivelando l'inganno per quello che era realmente. <Oh...> Le palpebre calano leggermente e l'espressione diventa decisamente più rattristata. Per un attimo aveva avuto l'impressione di trovarsi dinanzi ad una vera e propria divinità. <Se questa trasformazione potesse essere più duratura...> Il volto si lascia andare ad una smorfia. <Sicuramente sarebbe un'arma fenomenale, anche senza i poteri di Ōryū.> La sola stazza e gli artigli affilati potrebbero essere in grado di disperdere orde di nemici. Naturalmente, ciò verrebbe al prezzo di essere un bersaglio straordinariamente più facile da colpire. Ma la realtà viene rivelata poco dopo dallo stesso Tenjiro: quella tecnica non è una semplice trasformazione, ma uno studio che anela a diventare pari a quella del padre. <Sta cercando di raggiungere suo padre, dunque.> Ora capisce cosa intendesse dire con quella frase circa le aspettative. Non può fare a meno di capirlo: i suoi genitori avevano delle grandi speranze per lui, per questo motivo deve riuscire a risalire la scala gerarchica. Tuttavia, non può mettersi fretta: sa che deve acquisire la saggezza necessaria e che la semplice forza non basta a dettare il grado che si ricopre. <Ma devo dire che questo uso della tecnica mi ha impressionato.> Anche se, fino ad ora, è riuscita ad usarla solo come diversivo. Eppure, nulla vieta che in futuro possa usarla nuovamente. Il suo sguardo cala nuovamente su Shizuka. <Giusto, Shizuka! Ti chiedo perdono: mi ero dimenticato un istante.> Accenna ad un leggero inchino con la testa per farsi perdonare nel vederla imbarazzata. Anche se non aveva mai visto le guance delle persone diventare viola. Si vede che lo spauracchio ha colpito duro il povero giovane, se ha anche le allucinazioni cromatiche: del resto, non aveva mai visto utilizzare una simile mossa così da vicino, soprattutto non in maniera così goliardica. Ode poi le parole della Kokketsu nei confronti del quarantenne. <Tutto quello che vuoi, eh?> Distoglie il guardo e lo abbassa al suolo. Chissà se è veramente così e se lo sarà anche per lui. La decisione di Tenjiro, poi, è quella di recarsi a mangiare da Ichiraku. Nairoshi sgrana un secondo gli occhietti. <Ah, dal vecchio Teuchi! Hah... C-certo!> Lui, che di ramen non se ne intende e preferisce ingurgitare ravioli e takoyaki, non è mai stato ben visto in quel locale. Ichiraku è sempre stato determinato a fargli capire le meraviglie del ramen, mentre Nairoshi si è sempre opposto. E'una battaglia che dura da tempo. Gli occhietti viaggiano per un istante verso il cielo nuvoloso, prima di posarsi sulla ragazza che gli chiede se vuole usare il suo ombrello. <Non preoccuparti, non mi dispiace la pioggia!> Ribatte reclinando la testa e, seppur abbia sempre quell'espressione torva, il suo tono è decisamente più serafico e accondiscendente. Potrebbe mettere paura a chiunque lo veda per la prima volta, ma è fatto così. E poi, almeno per la pioggia, ha il suo largo cappello a ripararlo. Recuperato anche il suo bastone cerimoniale, quindi, si avvierà assieme al resto della bizzarra compagnia. Potrebbero sembrare un'allegra famigliola felice, se non fosse per le grandi diversità dei loro aspetti. Ma, almeno per Mikura, l'avventura in quel campo d'addestramento oggi si ferma lì: nuovi incontri, uno dei quali gli ha dato molto su cui riflettere in vista del futuro. ||

Nairoshi si reca nella zona del campo d'addestramento vicino all'accademia ninja per meditare e pregare. Qui incontra dapprima Tenjiro Hyuga, con il quale ricorda in parte il passato della vecchia Konoha. Dopodiché si incrocia con Shizuka Kokketsu. La ragazza si presenta al duo mediante uno scherzo che, per poco, non provoca un infarto nell'uomo e nell'argenteo. Nonostante questo, viene perdonata dopo poco. Durante la conversazione, Nairoshi accenna ad una vecchia leggenda sulla bestia guardiana Oryu, a cui Tenjiro risponde usando la trasformazione per tramutarsi in un enorme drago nero. Viene poi rivelata che quella mastodontica trasformazione è solo un illusione. Tenjiro narra che tale aspetto è il retaggio di una tecnica del padre, parlando della propria come una pallida imitazione. Nairoshi e Shizuka cercano poi di fargli forza, in particolare la ragazzina.
Del resto, le pagine di queste storie sono ancora tutte da scrivere.