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Le fantasie di Kore

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con Akainu

22:25 Utente anonimo:
  [M.Sabaku-Giardino] Essendo nel suo ambiente seppur attenda Akainu non sembra aver particolare motivo di mantenere l'attrezzatura ninja, ma non per questo rinuncia alla sua Sunodeki, la giara infatti copre la schiena della Sabaku finchè non è la stessa bionda a scioglierne per poggiarne sull'erba del giardino zen accanto ad una sacca di tela di quelle da comunista, a strisce colorate, che sembra avere un esiguo peso e nessuna tasca. La stagione è quello che è, molti che dormivano alla magione in quelle settimane stanno a casa o in famiglia, rendendo quelle stanze non tetre ma silenziose intorno al giardino. Nell'attesa se ne sta a meno di mezzo metro dalla sua giara con le gambe raccolte e ripiegate, incrociate e nude, in quelle vesti inedite che sembrano ben sposare la calura estiva indossa dei pantaloncini di jeans, un modello che sembra esser da bambina 11-14 anni, e probabilmente vista la magrezza del corpo lo è, con striature all'altezza delle tasche. Superiormente una t shirt giallo limone con disegnata una margherita dagli spessi contorni neri pugnalerebbe gli occhi di giorno, ma si rende ancor più evidente nelle luci serali fioche del giardino zen al centro della magione rettangolare. Quel giardino stona con il finto habitat desertico creato nei campi all'esterno eppure spicca per minutezza e semplicità, una sola fontanella zen di cui la bionda non sembra curarsi. I corti capelli sono scarmigliati intorno al viso pallido e smunto come tutta la sua figura attualmente curva ed ossessionata sul suo cellulare, il dispositivo tra le mani è oggetto del suo sguardo con fare attrattivo, probabilmente un gioco che ne anima i pollici, prima che rumori all'ingresso principale risollevino, nel silenzio della sera, gli occhi dalle note del miele di mandorlo verso quella direzione. Il contorno nero delle palpebre si assottiglia scandagliando l'ingresso, aveva avvisato di avere un visitatore, sarebbe stato un suicidio altrimenti, e la sensazione conscia è che le terrazze al secondo piano siano uno scenario teatrale troppo favorevole, ma non ha avvisato che le guardie ed Asuke, il capoclan, di quella visita, profittando del suo sovente discreto silenzio nessun altro potrebbe ancora attendersene, eppure si alza con uno scatto a sciogliere le gambe ossute. <Akainu!>Solleva il braccio ma non serve che l'Uchiha sia davvero guidato, impossibile perdersi in una struttura tanto regolare che immediata si affaccia sul portico del giardino, unica distrazione dell'intera magione. Oltre le statue ha scelto un punto che la vede visibile, a troneggiare Gaara alla sua destra dalla prospettiva di Akainu sembra mille volte più grande del braccio striminzito sollevato che offre un palmo, come un cenno più che un saluto

22:37 Akainu:
  [Giardino M. Sabaku] Una gita inattesa quella della sera, dopo l'invito della ragazza si è ritrovato nella strana posizione di dover decidere se entrare in un mondo del tutto nuovo oppure declinare. Emergere nel mondo significa anche questo, mostrarsi in tutto e per tutto per quello che è. Lento il camminare del genin nei quartieri di Suna alla ricerca di quello dei clan dove risiede la dimora dei Sabaku e, come di consueto, si sente un pesce fuor d'acqua; guardandosi intorno in quello strano calore crescente, il moro posa gli occhi sui vari edifici, decisamente strani e diversi da qualunque cosa abbia mai visto in vita sua. Come vestirsi in un'occasione del genere? Come comportarsi? Non possiede la minima idea di ciò e forse è per questo che ha optato per il solito look, niente di diverso o troppo fuori dall'ordinario, mantenere il proprio stile potrebbe facilitare enormemente il compito. Il suo outfit rasenta il minimo indispensabile per non dar nell'occhio con una t-shirt bianca a maniche corte a ricoprire il busto lasciando intravedere un petto ustionato con carne viva esposta insieme alla totalità del collo, pantalone in pelle nera con cinta intorno alla vita ricolma di borchie sulla fibbia e scarponcini neri lucidati a dovere; a ridosso di tutto un cappotto leggero dal nero colore con maniche lunghe ricoprendo l'ennesima ustione, esso discende lungo tutta la figura del mostro fino a metà polpaccio. Il viso, ne vogliamo parlare? Tutta la mascella è ustionata, così come il contorno degli occhi mentre i capelli risultano corti, brizzolati e spettinati, questa volta alla luce del sole, si, non ce l'ha nascosto dal cappuccio bensì il viso è liberamente visibile alla qualunque. Finalmente si trova nei pressi del quartiere dei Sabaku ed all'ingresso di esso le due guardie il cui sguardo si posa su di esso; imbarazzo presente, sguardo chino al basso mentre con la coda dell'occhio scruta all'interno, tutto diverso da come ha sempre immaginato quella dimora, estremamente strano. Verde, fontane ed una statua di Gaara a troneggiare al suo interno attirando inevitabilmente la di lui attenzione, almeno prima che una voce ne richiami il nome. Le verdi iridi si scotano alla ricerca del suono di miele proveniente dalla piccola biondina <Con...con permesso> verso le guardie dirigendosi alla volta di Kore con passo talmente svelto da assomigliare quasi ad una corsa <Kore..sicura posso entrare qui dentro? Lo sguardo delle guardie non era molto confortante> lanciando loro una veloce occhiata indagatoria.

22:54 Utente anonimo:
  [M.Sabaku-Giardino] Non stenta la Sabaku a credere che le guardie abbiano mostrato reticenza sull'aspetto di Akainu, eppure quando sente quelle parole sul conforto le labbra scure e sottili si sollevano con fare arcigno. <Che guardie sarebbero se fossero confortanti?> L'ovvietà di quella domanda porta la bionda a scuotere appena il capo, mentre ne coglie l'ultimo affrettarsi allunga il braccio sinistro, la mano CERCA di stringerne appena l'avambraccio nel cappotto scuro tra le dita. <Va tutto bene.> Soffia a voce appena più bassa come a mettere a sedare quel timore altrui, momento in cui s'allunga cercandone fugacemente la guancia, un bacio mesto come se fosse riservo del luogo e nulla più prima di sciogliere quel contatto tornando a sedere accanto alla Sunodeki. <Ho avvisato Asuke che aspettavo delle visite...Questa parte della Magione è aperta ai visitatori. Nel dubbio sanno che mi alleno a resistere ai Genjutsu con un Uchiha, sono molto fieri di questa cosa.> Che Akainu non abbia risvegliato il suo potere oculare sembra una bugia bianca non troppo importante per la Sabaku, almeno data la leggerezza con cui confida la menzogna all'altro, prendendosi pure encomi per la sua determinazione per qualcosa che in realtà non fa. Poggiando il sedere contro i talloni si allunga sulla sacca. <Parla piano.> Tirando fuori un vassoietto di legno e due bicchierini che vi dispone sopra, come se fosse in posa per un qualche rituale del tè, prima di prendere un termos di quelli termici e ben fatti. <E poi mi sentivo un po' in colpa...Non hai mai visto dove vivo.> Afferma mostrando il termos giallo all'altro senza palesarne il contenuto, dal basso della sua posizione probabilmente. L'attenzione ancora non sfugge, percepisce già qualche occhio da quelle balaustre, è qualcosa che sente sottocute ma che al momento non si premura di confermare.

23:07 Akainu:
  [Giardino M. Sabaku] Non ha tutti i torti ovviamente, una guarda rassicurante non sarebbe una guardia dopotutto, specialmente quando posseggono il compito di proteggere un'intera dinastia <Nel senso...non mi sento il benvenuto qui, ecco> da parte loro s'intende mentre per quanto riguarda Kore, è tutto un altro paio di maniche, ella non fa testo in simili considerazioni. Deglutisce inghiottendo grumi interi di saliva, butta giù tutto quanto liberando la gola, rendendo il passaggio dell'aria facilitato rispetto al solito ma basta un semplice gesto per rassicurarlo definitivamente. L'avambraccio viene preso percependone la presenza in maniera ancor più vicina; la controparte può notare come il corpo di lui sia più accaldato del normale, lievemente agitato e con il cuore avente un battito più accelerato. Annuisce prendendosi quel bacio casto e veloce fatto solo per rassicurarlo ma ne riconosce comunque il rispetto e la dedizione per il luogo in cui si trovano. Inspira ed espira, riempi e svuota i polmoni di aria in maniera costante e continua, cerca di calmare la leggera agitazione che sta invadendo il suo essere. Inarca un sopracciglio nell'udire come un certo Asuke sia stato avvisato <Ehm...chi è Asuke?> domanda legittima e ottima, non può essere a conoscenza di tutti i capi clan, anzi, a malapena conosce quello del proprio, figuriamoci gli altri <Quindi parte dell'allenamento comprende il farmi imparare ad usare i genjutsu, no?> altrimenti lei si difenderebbe da cosa? Dal nulla cosmico, dal vuoto più totale ovviamente. Il sopracciglio si abbassa lentamente, la calma sta prendendo il sopravvento mentre ne osserva i movimenti, il suo sedersi vicino alla giara ed il prendere un termos con dei bicchierini; pochi passi per avvicinarsi ad essa cercando di sedersi esattamente davanti a gambe incrociate, schiena diritta e verdi iridi incastonate in quelle color miele di lei per poterla scrutare meglio, invaghirsi ancora una volta della di lei bellezza <Questo posto è completamente diverso da come me l'aspettavo> parlando piano, esattamente come su sua richiesta <Pensavo di trovare sabbia...tanta sabbia e invece...> assomiglia a qualcosa di impensabile <Perciò vedi questo paesaggio incredibile tutti i giorni, wow> guardandosi intorno, osservando ancora il giardino della magione, lasciandosi meravigliare ad ogni occhiata.

23:22 Utente anonimo:
  [M.Sabaku-Giardino] La tensione sul corpo di Akainu le si palesa, al tocco del fascio muscolare che stringe appena tra le dita, quel corpo accaldato, iperventilato, salta alla pulce dell'attenzione della bionda ma nulla più che un lieve assottigliare delle palpebre. Sulla domanda dell'Uchiha p già ricaduta sui propri talloni, gli occhioni canidae contornati di nero due torce verso l'alto curiose, animate quasi a rivelarne la natura vulpide. <Il mio sensei.> Una risposta schietta quanto lapidaria la sua, come se fosse una ovvietà da non discutere. è alla questione del Genjutsu che riabbassa lo sguardo sul suo vassoietto, assettando i bicchierini. <Non è che devi per forza raccontare tutto alla gente, sei un Uchiha, e mi stai aiutando...Puoi aggiungere fantasiosi contorni alle tue storie se hanno un fondo di verità.> Da come lo dice o è molto abile a mentire o è molto abile a mettere a tacere le domande per evitarle, in entrambi i casi quella specifica ha una convinzione esperta. Occhieggia l'altro che nel frattempo ha incrociato le gambe andando poi ad aprire il termos, dal quale emerge del fumo segno che il preparato è stato volutamente tenuto più che caldo, bollente, ed è un odore di tè nero e menta che emerge e che viene versato nei bicchierini trasparenti, come tipica usanza beduina aggiungendo al caldo una bevanda tremendamente calda che per conservarsi viene nuovamente tappata e posa a lato del vassoio. <Beh la sabbia c'è...> Sta fuori, in effetti, e nel loro campo e nel loro Dojo, ma l'espressione titubante della fennec in quel frangente sembra quasi incuriosita. <Non ci sto spesso...Ma si, lo vedo quando passo.> Allunga il viso verso la balaustra di fronte a loro. <Lì c'è la mia stanza.> Odia il verde, e già l'odore di erba nella sera è abbastanza pungente per le sue abitudini, eppure al momento il ruscellare della fontana sembra lenire il suo animo, ma forse quello è frutto della compagnia. <Volevo fartelo vedere così ora che lo sai vorrai vedermi più spesso a casa tua.> Solleva infatti l'attenzione dell'altro verso quella stessa balaustra e si vedono un paio di curiosi occhi di sabbia, difficile non riconoscerli per Akainu che ne ha già vista la pastosa aleggiante sostanza per quanto usino la pietra per celarsi. Si allunga verso il bicchierino alla sua sinistra, ed è verso sinistra, su AKainu, che usando entrambe le mani lo porge. <La menta è di questo giardino.>

23:36 Akainu:
  [Giardino M. Sabaku] Secca la risposta dell'altra nei riguardi di Asuke non aggiungendo ulteriori dettagli in merito, mantenendo un certo riserbo nei confronti di quest'ultimo <Oh, allora hai un sensei> commenta preso totalmente alla sprovvista da quell'informazione. Oramai si frequentano da un po' di tempo eppure le novità non fanno che venire a galla <Come mai non me ne hai mai parlato prima della sua esistenza?> incuriosito da quel segreto gelosamente custodito a quanto pare. Non comprende come l'altra possa averglielo tenuto nascosto; nonostante ciò non si sente stranito bensì tranquillo, immerso solamente in un mare di curiosità come il peggiore dei bambini o come il fidanzato geloso che tenta di nascondere in tutti i modi i propri sentimenti. Ai posteri l'ardua sentenza <Posso dire che ti sto insegnando il cucito, in particolare quello su pelle> palese riferimento al loro allenamento ed alla ferita inferta impreziosendo la cosa con un pizzico di ironia. Ancora prova qualche senso di colpa per quanto accaduto, ancora adesso avrebbe voluto fermarsi. Deglutisce inghiottendo nuovamente tutto quanto notando l'apertura del termos e la fuoriuscita di fumo, caldo, vulcanico; sgrana totalmente le iridi iniziando a sudare alla sola visione del tutto. Bere una cosa simile in quel periodo e con quelle temperature è pari al suicidio in una pozza di lava bollente. Inspira ed espira distogliendo lo sguardo e con esso anche l'attenzione verso un punto imprecisato del giardino <Si beh, hai capito> riguardo alla sabbia. Breve e minuscolo il sorriso ad impreziosire il tumefatto viso del genin, talmente deturpato da risultare inquietante sotto ogni punto di vista possibile e solo quando la stanza viene indicata porta lo sguardo in tale direzione cercando di scrutare qualcosa con la poca luce della sera <Pensavo me l'avresti fatta vedere> innocentemente, senza neanche pensarci <Scommetto sarà piena di immagini e poster di Gaara> privo di alcuna presa in giro, la conosce abbastanza da aver compreso quanto la venerazione verso il Kage di Suna sia totale <Io vorrei vederti sempre a casa mia..> arrossendo le gote nel confessare ciò, un rossore intenso, distratto solamente da degli occhi di sabbia presenti, estremamente simili a quello visto nella propria abitazione. Sospira allungando le mani e cercando di prendere il bicchierino cocente con entrambi i palmi <E tè?>.

23:53 Utente anonimo:
  [M.Sabaku-Giardino] Sbatacchia mollemente le ciglia alla domanda di Akainu, come se faticasse a mettere un nesso alla questione, o non vedesse motivo per cui avrebbe dovuto farlo. <Asuke-san è il nostro Portatore di Desolazione, spiega le nostre tecniche a tutti i Sabaku...> Nota come l'altro parli di un sensei come di un legame prezioso come Akainu può notare la sua incomprensione nel non vedere altrettanto in quella questione. Non ne noterebbe la gelosia, anche vi fosse, perchè la questione è più fredda di quanto non riesca altrimenti a contemplare praticamente. Al cenno sulla sua ferita arriccia appena le labbra distogliendo lo sguardo dal profilo dell'altro. <Stupido Uchiha...Sto bene. E poi da malata ho avuto i miei vantaggi.> Soffia in merito a quel senso di colpa dell'altro gonfiando il petto scarno in un sospiro, dopo avergli passato il bicchierino rovente scioglie la posa sui talloni, più comodamente volge il busto verso la propria sinistra allungando le gambe verso quella destra di Akainu, poggiando la propria coscia sinistra quasi contro quella dell'altro, una vicinanza intima, contatto che viene ricercato, ma non audace. <Un solo poster...E a parte che non ci è consentito portare estranei nelle nostre stanze no. Non voglio che tu veda quella grandissima pu**ana.>Samira è sempre nei suoi pensieri in quella magione, a parte i due letti vuoti sembra che quella coinquilina in particolare riesca a mandare ai matti l'ossessività della fennec. Starebbe sicuramente per sproloquiare, per aggiungere altre cattiverie, la si vede iniziare ad arricciare le labbra con fare aggressivo e sguardo acceso prima che Akainu ne interrompa palesemente quelle intenzioni con quella dichiarazione tanto esplicita. Le labbra scure e sottili si schiudono appena a quella dichiarazione. <Akainu...Tu non lo vuoi il mio poster di Gaara fidati> Sdrammatizza con un soffio sottovoce allungandosi al suo bicchierino con fare più vispo. <Tè alla menta, le bevande calde aiutano a raffreddare i muscoli. L'ho zuccherato...Attento a non bruciarti la lingua.> Sembra un ossimoro dire ad uno cosparso di ustioni una frase del genere, eppure vi è tutta la naturalezza che riferisce al tè, come se quelle ustioni non esistessero. Occhieggia l'altro da sopra il bicchierino avvicinandoselo alle labbra tra le dita tenute in alto ed iniziando a soffiare contro il liquido. <Pensi che ti mancherà vivere da solo quando e se andrai nel tuo Dojo?> La mente sembra rimasta lì, alla casa di Akainu in qualche modo

00:12 Akainu:
  [Giardino M. Sabaku] Comprende meglio la natura di questo Asuke pur non arrivando a contemplarlo come capo clan dei Sabaku. Troppo lontano dal territorio del vento per poter immaginare un simile scenario. Non commenta più facendo solamente un cenno del capo mostrando di aver compreso, quanto meno in parte. Si lascia scappare un sorriso, preso nascosto dall'abbassarsi del capo verso il terreno, prova a nasconderlo mentre la mente ricorda la nottata passate insieme ad ella <Viziata> una parolina magica divertente da utilizzare per provocarla. E' viziata, questo lo sa benissimo, è consapevole di come l'altra ami essere impreziosita di coccole nonostante il suo temperamento e carattere in apparenza freddo. La vicinanza tra i due sopraggiunge così come un piccolo contatto tra gli arti inferiori; entrambi rimangono nel casto senza mai andare oltre, senza mai portarsi verso altre zone. All'apparenza possono sembrare due ragazzi invaghiti l'uno dell'altra ma incapaci di compiere il passo fondamentale <Capisco> al commento sul divieto di entrare in stanza da parte degli estranei ma ancor di più resta sorpreso all'insulto completamente gratuito rivolto alla coinquilina. Deglutisce buttando giù grumi interi di saliva <Ti riferisci a quella ragazza di cui mi parlasti?> ricorda un fugace messaggio di settimane fa <Ti darebbe così fastidio se la incontrassi? Di cosa hai paura?> una parte che non riesce veramente a comprendere. Al massimo ella sarebbe scappata per il disgusto o la paura, di conseguenza, nulla può mai capitare; probabilmente, forse, è solamente il fastidio di un possibile incontro tanto è l'astio provato. Innalza entrambe le spalle, sospira tenendo in mano quel bicchiere cocente con una confessione improvvisa, venuta fuori totalmente all'improvviso <...hai un Gaara nudo in camera?> una mente perversa come la sua può non pensare ad un simile scenario? Chissà cos'altro fa con quel poster. Si lascia scappare una risatina divertita <Almeno la lingua voglio che resti sana> soffiando sulla tazzina in attesa che si raffreddi un minimo. Ancora non lo beve, troppo caldo per poter essere ingerito e gustato come si dovrebbe; la domanda di lei lo porta a pensare. Le iridi si alzano ricercandone il viso, pensieroso tace svariati momenti <Non ci ho mai pensato in realtà, non ho mai pensato di riuscire a vivere con i miei fratelli e sorelle> un pensiero lontano anni luce dalla realtà dei fatti <Non mi mancherà essere solo, questo è certo> ma dire altro è al quanto difficile.

00:43 Utente anonimo:
 Quando l'altro fa menzione e leva sulla pretenziosità del suo animo la fennec si limita ad assottigliare le palpebre, tornando a soffiare contro il suo bicchierino mentre la gamba si rilassa contro quel contatto. <Avrei potuto giocare molto meglio la carta del tutto quel che desidero...Hai mandato una formale richiesta di scuse al ragazzo delle consegne?> Porta la provocazione su un altro livello e non è la prima volta che mostra come il pubblico sia esattamente il suo piano di attacco a differenza di Akainu, pur avendo visto quegli occhi conosce forse la portata del senso dell'udito e sembra ben calibrare quel che resta alla curiosità di terzi e frammentario con qualcosa che vuol essere udito. Non manca l'altro infatti di sentire una lieve intonazione più alta nella voce. <Non ho paura di lei, a me dà fastidio che esista...> Dinoccola con freddezza. <é troppo stupida, il suo esame è stato stupido, i suoi commenti sono stupidi. Oltre al fatto che è curiosa e che tocca le mie cose.> C'è da pensare che quella visita lì non sia uno scoglio per Akainu ma per la Sabaku, nulla di strano che dell'Uchiha nemmeno le compagne di stanza sapessero l'esistenza fino a quella sera, ammesso che il chiacchericcio della Magione sia tanto forte e tendenzialmente potrebbe non esserlo. Ora però il pensiero di quell'esame superato si scontra con la possibilità che Akainu possa incontrare Samira, il petto si gonfia ed il nervosismo attraversa una lunga calda sorsata, al punto che quando si ridesta al nome di Gaara il filo del discorso l'altro lo vedrà come perso. <Mh? Che?> Ha sentito forse Gaara nudo e si è persa tutto il resto mentre la mente approda sulle sue ossessioni. Non pensarci, non pensarci. La conversazione ha mosso su un piano distante, aveva dato per scontate le reazioni di Shizuka agli abbracci di Kan con il gentil sesso ma le proprie non le ha mai figurate davvero fino a quel momento. Non pensarci. E fatica palesemente ribollendo a tenersi sul vivo di quella conversazione, sforzandosi di tenersi presente al discorso assai delicato per l'altro del Dojo per quanto le è plausibile. Eppure non ce la fa, la sua mente non si scardina e continua ad approdare nel suo mondo di ossessione, quel pittoresco disegno è ormai opera in larga scala difficile da spazzare in silenzio come polvere sotto un tappeto. <Mai con Samira. Anche un uomo Akainu va bene, ma giurami...Mai con Samira.> Questa la sua risposta, quando l'altro ha invece menzionato solitudine, qualcosa di complesso, la sua mente ha stagnato su qualcosa di stupido e non necessario. <Vi chiamereste fratello e sorella come...Una setta?> La perplessità cerca di prender spazio a quei pensieri, ci prova, anche provando a figurarsi Akainu con un saio che si rivolge fratelli e sorelle al prossimo alla maniera benedettina, ma tutto è fatto con fatica palese. <Non sopporterei se diventaste amici. Non riuscirei a vedere altro che malizia in lei.> Concede infine abbassando il biccherino per metterlo sul vassoio e tornando a fissare Akainu come se gli avesse appena lanciato contro un'enorme palla da tennis infuocata a grandissima velocità. <Non mi va.>Perchè sì, perchè ci sta ancora pensando palesemente.

20:13 Akainu:
 Quel sopracciglio viene innalzato nel sentire l'altrui dire, certamente ha scosso la curiosità del moro con una simile frase oltre all'irriverenza della richiesta <Non hai urlato abbastanza da dover chiedere scusa> ridacchiando da sotto i baffi, forse il divertimento va ben oltre immettendo in quelle parole un misero accenno di malizia <Meglio? In che modo avresti voluto sfruttarlo, sentiamo> meglio di quanto accaduto quella notte non può esserci, non secondo la filosofia del deturpato. Il divertimento del momento svanisce quasi nell'immediato quando osa parlare e domandare sulla ragazza che ella tanto detesta. Lo comprende da ogni singola parola, dal modo in cui si comporta, stizzita, assente, distratta, infervorata alla sola idea che conosca questa Samira. Forse si ritrova più incuriosito da una faccenda del genere piuttosto che dalle loro fantasie notturne <E' così importante per te la sua esistenza? Non riesce ad ignorarla e vivere la tua vita con me?> alla fine ella stessa gli ha fatto un discorso tremendamente simile prendendo come esempio l'intero genere umano. Nel di lei caso la faccenda è molto più piccola e risolvibile e poi comprende. Quell'affermazione, comprende l'implicito significato andando a smuovere i reni propendendosi alla volta di lei rendendo nulla quella distanza iniziata con un semplice contatto degli arti inferiori; non si preoccupa del luogo ne degli sguardi indiscreti mentre ricerca le labbra di Kore adagiando le proprie, un piccolo e veloce bacio ma sentito, accompagnato da una sottile carezza sul viso <Sei e hai tutto ciò che desidero, mi dai tutto ciò che ho sempre voluto. Non potrei mai tradirti o pensare a qualcun'altra che non sia tu> una mera rassicurazione detta con un leggero sorriso sul viso. Labbra appena ampliata quando avviene il distacco ed il breve allontanamento per riportare il tutto ad una situazione più sobria <Non ho amici Kore, nessuno vorrebbe essere amico mio> o non sarebbe rimasto solo per tutto quel tempo. Si dimentica della bevanda e del bicchiere, ella ha bisogno di ogni singolo momento di attenzioni. Glissa persino sul discorso del clan, oro decisamente molto meno importante.

20:24 Utente anonimo:
 Affila l'espressione alle parole di Akainu riguardo all'ultima serata a casa altrui, ma se la mente vaga in pena per l'uomo del cibo a domicilio l'espressione pallida e fredda come d'abitudine non ne dona a vedere, al contrario la provocazione dell'altro sembra lenire quel silenzioso sospetto nella Sabaku, un divertimento che leggero accarezza solo i tondeggianti riflessi di miele delle sue iridi. <Beh.> Il bicchierino posato sul vassoietto di legno viene carezzato dall'indice destro, ne muove un cerchio. <Potrei aver sbirciato qualcuno dei tuoi giornaletti mentre facevi la doccia...Quelli dietro al comò.> Non è solo invadente, cosa che Akainu sa ormai benissimo, è una creatura tremendamente curiosa per sua stessa ammissione. Il punto tuttavia resta tra le righe, arrivare dietro ad un comò vuol dire aver scandagliato gli spazi altrui in più di una occasione e con un certo senso diligente del dovere, cosa che risulta chiara dallo sguardo calato che non affronta la spada di Damocle della verità puntando il proprio indice che disegna il bordo del bicchiere finchè non si trova a ridosso della presenza dell'altro. Sollevando appena il capo ne ricambia il contatto con l'imbarazzo leggero, per lei meno dimentico del luogo, in una fase iniziale prima che distacchi la mano dal vetro per allungarsi, sia mai che Samira sia tra gli spioni, la ricerca contro il collo di Akainu suona più di un "beccato questo laida" che di affetto. <Dormiamo nella stessa stanza, come faccio ad ignorare la sua esistenza?> Soffia quando riapre le labbra ad un distacco leggero, cercando di lasciar ciondolare le dita tra i capelli dell'altro all'altezza della nuca. <Non ho detto che mi tradiresti...Ho detto che è una stronza.> Specifica quasi seccamente seppur il tono sia ridotto ad un sussurro appena percettibile prima che il petto si gonfi appena. Non può ignorare per sempre le parole dell'altro, compromettendo le sue capacità di risposta nel suo riservato silenzio, ed è una realtà che di poche pronunciate da Akainu tutte abbiano avuto un significato che lei sta palesemente alleggerendo seppur il silenzio la porti a ricercare le iridi verdi dell'Uchiha. <Mi mancherà scappare a casa tua di tanto in tanto...>Si ritrova a concedere infine. <Hai mai cercato di avere degli amici?>Una ammissione a cui la domanda schietta e diretta svicola con rapida curiosità

20:47 Akainu:
 Sapere che tutti gli sforzi per far svanire i manga sono risultati vani porta in lui un brivido lungo tutta quanta la schiena. In quella casa non possiede più riservatezza, si ritrova a dover dubitare persino delle pareti ed un profondo respiro viene fatto per calmare la mente ed il corpo, pensare lucidamente <Pensavo di averli nascosti bene> ammette a propria volta il deturpato, convinto di aver fatto un lavoro egregio quando, invece, lo Sherlock Holmes di Suna ha scovato i suoi segreti <Quella possibilità, comunque, puoi averla di nuovo. Sai, magari, possiamo fare un bis, un sequel> arrossendo appena intorno alle gote, un rossore ben più che accentuato per la proposta indecente appena fatta senza neanche sapere se viene accettata o meno. I dubbi di lei la portano quasi all'ira, ad arrabbiarsi, provare maggiore astio e solo grazie al proprio contatto, un singolo bacio riesce a placarla giusto il tempo per poterle parlare, inconsapevole di come tale gesto venga utilizzato come arma contro chissà quale rivale li presente. Le verdi iridi del ragazzo non vedono altro che la Sabaku, le altre ragazze, i ragazzi, gli altri esseri viventi non sono nulla per egli <Buongiorno e buonasera, basta così. Trattala come una presenza invisibile, salutala per mera educazione, niente di più, niente di meno. Ecco come puoi ignorarla> la sua soluzione al dilemma Samira, non facile da attuare ma sicuramente un primo passo per migliorare la di lei vita. Umetta le labbra con un sol movimento della lingua intorno alle carne deturpate così da renderle meno secche e più morbide <E tu puoi essere superiore, più grande> in pratica si sta facendo mettere i piedi in testa dalla rivale, dall'odiosa compagna di stanza. Nonostante abbiano portato una minima distanza tra loro, la destrorsa continua ad accarezzarne il visetto delicatamente sfiorandone la pelle. Il sorriso torna a visitarlo, appena accennato, minuscolo ma presente lo stesso <Quella resterà casa mia e tu...tu potrai venirci tutte le volte che desideri> non ha intenzione, per il momento, di abbandonare quella dimora che per anni l'ha visto crescere e struggersi per la solitudine <Non so neanche come si parla con una persona, come ci si approccia e rapporta> la risposta vien da se a quella curiosità.

21:01 Utente anonimo:
 Le dita secche smuovono intorno ad una ciocca dei capelli dell'altro ai pressi della nuca, il viso in quella carezza non se ne ritrae ma indietreggia come a donar all'altro un'occhiata resa ancor più bieca dalla posa. <Pensavi.> Sillaba quella mera parola come se fosse una minaccia, ma del resto sono circondati da Grande Fratello Sabaku di che stiamo parlando, e seppur regga la visita dell'Uchiha che stia allenando la fennec a resistere ai Genjutsu, le motivazioni per cui lo faccia saranno comunque cosa nota ai meno intenti a sbirciare dopo quella vicinanza palese.<Hai fretta di picchiarmi di nuovo? Che uomo violento...Almeno aspetta il mio allenamento con il Nara. Me ne stavo quasi dimenticando...> Dinoccola sollevando un sorriso freddo, quasi ghignante, palesemnte non avendo colto il doppio senso, ennesima volta, e quindi non potendo assorbire il rossore dell'altro prima di ritirare la mano. <Non intendo essere superiore, se abbassassi la guardia lei toccherebbe le mie cose, metti che mi prendesse il telefono mentre sono in missione e vedesse le tue foto?> Sgrana gli occhi cercando quelli dell'altro come il peggiore degli avvocati in procinto di autodifesa, manca giusto che si metta a fare "EH? ALLORA?! COME LA METTIAMO?" Ma il modo in cui gonfia il petto è pregno di quell'atteggiamento, le spalle arretrano. <Non se ne parla, finchè vive nel terrore io sto bene così, e finchè è lei a temermi convince anche le altre che sono una pazza furiosa e pericolosa.> E a lei la cosa sembra andare stranamente bene, al punto da distaccare la mano dalla nuca altrui e volgere al suo tè ancora caldo ma ormai bevibile e tiepido. Prendendo il bicchierino con la destra si allunga verso la propria sinistra, nella direzione di Akainu, ammorbidisce il contatto contro il suo fianco come un gatto che non vuol esser toccato, sta evitando la mano altrui sul viso, ma gli si sfrega comunque addosso stringendo appena la gamba sinistra verso sè, e quindi constringendo la coscia dell'altro.In quel momento dalla sacca di tela il suo telefono squilla, ma è un bip di messaggio che la Sabaku pare ignorare e soprattutto non è una capra. <Quindi non ci hai mai provato...>Conclude, lasciando perdere il discorso della casa ma sollevando gli occhi contornati di nero in sua direzione mentre le labbra si immergono al bordo del bicchierino che trattiene con entrambe le mani. <Perchè parli con me?> Aggrottando le sopracciglia l'improvviso quesito, che cerca l'attenzione degli occhi altrui. <Sono più grande di te, non sono del tuo clan, e vedo mille altre motivazioni se ci penso per cui tutto sembra urlare che sono l'ultima persona con cui dovresti stare>

21:54 Akainu:
 Già, pensava e ha fatto male. Casa sua non è più un luogo sicuro per colpa di una stalker professionista abituata a scoprire i segreti altrui, farli emergere così da portare a galla ogni sfaccettatura dell'essere umano. Mima il di lei dire con smorfia da presa in giro, palese, fin troppo ma sgrana gli occhi. Non ha colto il riferimento ne il vero senso delle proprie parole <Veramente, non voglio fare un altro allenamento, non di quel tipo> spiegandosi meglio <Già, hai un allenamento con un Nara..trionfa e potrai sfruttare nuovamente la carta del chiedere tutto quello che vuoi> inarcando un sopracciglio, mettendogliela su quel nuovo piano, forse un incentivo, forse una provocazione, sta di fatto che si sta divertendo più del dovuto e ciò gli piace da morire. Strofina tra di loro le labbra provando un fastidio immenso nel sentire quello inferiore maciullato e privo di pelle, non è una condizione umana la sua <Puoi salvare le foto in una cartella privata con password se ti preoccupa questo> la fa facile in quei tempi moderni in cui tutto è possibile <Però, anche se accadesse, avrebbe solo la dimostrazione di come tu sia felice e magari lei no> comprende l'attaccamento eppure cerca e prova a fargliela vedere da un altro punto di vista. Inghiotte grumi interi di saliva, inspira ed espira continuamente aria dai polmoni facendo avanzare ed indietreggiare il petto; la discussione sta entrando sempre di più in argomenti spinosi e difficili da gestire <Vorrei che ti vedessero come ti vedo io> un qualcosa di impossibile, i di lui occhi sono accecati da ben altro, da un sentimento maggiore rispetto alla mera amicizia od alla conoscenza. Non è lucido ne riflessivo od oggettivo nei di lei riguardi. Abbandona definitivamente la tazza di tè lasciandosi avvicinare, accogliendo quei contatti brevi ma significativi da parte di qualcuno che tiene a lui e non si vergogna nello stargli vicino. No, non ha mai provato ad avere degli amici, non ci è mai riuscito e non intende farlo adesso eppure ella non demorde ed una domanda ben precisa emerge. Verdi iridi si scostano alla ricerca del miele con una risposta tanto semplice quanto significativa <Perchè tu mi vedi e mi capisci> non è scontato quello che Kore è in grado di fare, probabilmente è questo ad aver portato il genin ad avvicinarsi tanto a lei, a parlarle, a ricercare una maggiore intimità facendo sfociare il tutto in un sentimento tanto forte da rendere la Sabaku un'ossessione.

22:12 Utente anonimo:
 Ne ascolta le prime parole in silenzio prima che le labbra si ammorbidiscano appena, come l'espressione, meno affilata per qualche istante. <Mmh.> Un mugolio caldo, prolungato, alla prospettiva di quel premio per la propria sfida, ne coglie l'animo che sprona ed esorta in un evento che non riguarda l'Uchiha, eppure quel supporto ha un calore nuovo per la Sabaku, un tifo nuovo di cui gustare il sapore che non le è familiare. è quando il discorso di Samira viene ripreso che lo sguardo si ravviva, si assottiglia e per qualche attimo ha una palese tensione muscolare e nel respiro. <A parte che non c'è motivo per cui debba esser io a nascondere le MIE, cose, nel MIO telefono> Quel possessivo viene rimarcato, aspro e denso. <Cosa ti fa credere che se accadesse le lascerei gli occhi nelle orbite?> Stupido, stupido Uchiha, la spontaneità di quella questione è talmente fuori discussione che sembra quasi vanificare qualsiasi cosa mezza sensata l'altro abbia potuto dire al riguardo passandovi sopra con un colpo di spugna teso, possessivo, come una corda tesa di un violino pronto a frustare. Lo sguardo si scosta da lui finendo il tè in un sorso solamente prima di allungarsi, dal fianco dell'altro, per posare il bicchierino per poi tornare ad addossarvisi immediatamente dopo. Come al vede lui? Non saprebbe concepire nemmeno volendo una sua immagine agli occhi altrui, che quell'astio con Samira porti l'altra Sabaku a temerne come un essere strano e solitario è fonte quasi di orgoglio, per la via di Gaara non se ne scosterebbe agli occhi di chiunque altro eppure per qualche momento pare prender favella delle parole dell'altro in silenzio, di quella volontà annunciata. A distrarla dalla sua momentanea ossessione sono le parole seguenti dell'altro, lo sguardo che si risolleva incontra le verdi volontà dell'Uchiha ed il respiro, la sua tensione accumulata al polmone, traballa con irregolare frequenza come se un battito solo avesse mancato all'appello in presenza ed ora quelli a seguire stessero impazzendo aritmici per colmare la sua mancanza. <Per quanto tu sia adorabile giovane Uchiha non vedrai la mia stanza, sono nel mio calzino di lana rosa con pelo e punta di unicorno.> Tante parole per definire la condizione anti-stupro, come se in realtà la mente stesse approdando a ben altre volontà. Le narici si dilatano qualche momento, un'immersione tra i filamenti verdi delle iridi dell'altro, longeva, silenziosa, prima di uno scatto repentino a voltarsi, i palmi a cercare il suolo per addossare la propria presenza contro l'altro come se ne stesse sospingendo, favoreggiata dal mero effetto sorpresa.<Akainu Uchiha smettila di confondermi!>

22:33 Akainu:
 L'incentivo sembra funzionare, d'altronde vuole che vinca, desidera vederla trionfare su chiunque. Forse avrebbe spiato quel combattimento di nascosto o forse no; probabilmente avrebbe scelto la seconda opzione, troppo ingenuo ed inesperto per poter controllare le emozioni restando impassibile ed inerme dinanzi ad uno scontro che la vede partecipe. Non possiede la giusta maturità per restare fermo a guardare lasciando alla vita di fare il suo corso come è giusto che sia. Si limita, dunque, a sorriderle appena prima che il discorso Samira sopraggiunga nuovamente rubando gli animi <Si chiama privacy, se lo perdessi o te lo rubassero?> pragmatico su questo, puramente logico. Nel mondo di oggi la tecnologia può aiutare molto e molti a nascondere la qualunque, basta solamente essere in grado di sfruttare quello che ci vien dato <Probabilmente se li caverebbe da sola vedendomi> quel pessimismo unito al vittimismo non sono ancora del tutto venuti meno ma come biasimarlo? Non si piace, non si piace per nulla e si sforza di mostrarsi solamente grazie alla Sabaku, alla di lei presenza, alle di lei parole. Palese come i sentimenti vadano ad impregnare le di lui parole, non riesce a parlare senza avere intromissioni da parte di essi, anzi, sono proprio essi a rompere le uova nel paniere eppure riescono nell'impresa di far sentire l'altra voluta sotto ogni aspetto. Desidera che anche altri la vedano come la vede lui, una ragazza del tutto diversa da come si descrive, capace di provare e di essere affettuosa, bisognosa di qualcuno come qualunque essere umano. Non ha ancora imparato come parlare ne come esprimersi, ogni frase pronunziata è dettata dall'istinto lasciandosi guidare da ciò che sente veramente e quell'ultimo dire ha proprio una simile inclinazione <Devi essere adorabile vestita in quel modo, al pari di una bambola> ridacchiando nel prenderla in giro, sfottendola bonariamente. Brevi istanti passano prima di ritrovarsela addosso e con l'istinto sempre presente innalza le braccia per avvolgerla, stringerla contro di se circondandola completamente. Le labbra si avvicinano all'orecchio, la roca voce emerge sussurrata <In questa oscurità in cui ho vissuto per 10 anni> un preambolo <Tu> prende tempo lasciando che ogni sillaba giunga a destinazione <Sei la mia luce> aumenta la stretta intorno al corpicino di lei. Non vuole liberarla, non vuole andarsene, non vuole mollare la presa e non gli importa neanche più del luogo in cui si trova. Brama quel contatto, brama quell'affetto tanto da socchiudere gli occhi lasciando che i gesti parlino più della voce. Non è il modo migliore per non confonderla ma sicuramente è il momento più adatto per dirle cosa prova veramente. La sua luce nell'oscurità. Il faro nella notte. Un toccasana per la vita di qualcuno oramai divenuta una mera ombra, una presenza non vista all'interno di un mondo che non ha fatto altro che disprezzarlo fin dal primo vagito. Questa è la sua rivalsa. [Se END]

22:59 Utente anonimo:
 Gli occhi si sollevano, al cielo estivo sopra il giardino della Magione Sabaku qualche momento di attenzione è dato alle stelle reale e non quelle che si riflettono nella pozza d'acqua del giardino zen. <E va bene non sono capace!> Un mormorio quasi gracchiante quella sua ammissione, non le era mai servito un telefono ed in meno di due mesi è passata da un prepagato da spacciatore ad uno smartphone vero, ha persino imparato a guardare le capre su youtube, ora tutta quella storia della sicurezza inizia a farsi pesante. Pare radical chic, mezza snob, alla sua età il rifiuto tecnologico, eppure la sua ignoranza è reale e fisica, abbastanza da strapparle un sospiro dal petto che si strozza alle parole seguenti dell'Uchiha, osserva il profilo ustionato e rivestito di pelle cicatriziale in quella sua insicurezza come si osserva un gatto molto piccolo che tenta di fare un primo balzo, con la stessa incompresa tenerezza che si riversa a chi non è conscio dei propri gesti, delle distanze e delle conseguenze che essi creano. Non vi replica tuttavia, non è suo lavoro entrare in quelle sicurezze, non dopo l'incontro con Rasetsu, ogni parola può essere sbagliata e se del contributo di Shizuka ha chiara visione di fronte ai suoi occhi del proprio ha la sola consapevolezza di un fallimento. La risposta viene inghiottita nel silenzio, abbastanza a lungo da eccepire quel commento sul vestiario, considerando che per come va in giro praticamente quello è un suo pigiama plausibile. <Non succederà, tzsk> non metterebbe mai calzini rosa e pelosi ma serve davvero che lo dica? La sua semplicità urla ben oltre la parola al punto da apparire come qualcuno con ben pochi vestiti in suo possesso, tale è il disuso degli stessi. Quando quell'infantile margherita sfiora la bianca maglietta di Akainu spingendone la figura non fa impedimento alle braccia dell'altro che intensificano quel contatto rendendo il tessuto bambinesco un ostacolo quasi doloroso ai sensi, le narici si dilatano a ridosso della pelle altrui che ne cerca l'orecchio mentre lo scomodo ginocchio sinistro che inizia a far pressione contro la coscia dell'Uchiha cerca un cedimento nello spazio interno alla conca delle sue gambe, quasi il suo peso esanime potesse ledere o ne avesse minima cura mentre le parole calde ne accarezzano il tatto all'altezza del padiglione auricolare. Altre parole che sarebbero impossibili da ignorare persino nel suo sabbioso riserbo ma che invece di sciogliere la lingua sciolgono i muscoli in quella stretta, cedendovi duttile e lasciando ricadere il peso con lentezza contro il corpo dell'altro fino ad abbandonare le mani dalla loro condizione di perno ad uno strisciare al di sotto della nuca Uchiha. Il viso affonda in quello spazio ritrovato, contro il profilo sinistro altrui, sfregandovi la guancia e parte delle labbra. <Stupido Uchiha.> Un mormorio contro la pelle, un bacio parlante che accarezza l'ustione alla base del collo. <Andiamo in un bar qui vicino stiamo dando spettacolo.> Borbottio reticente il suo, appagato dall'odore prossimo, riempiendosi i polmoni di ogni sillaba pronunciata, come se i sensi contraddissero le parole ed egualmente l'abbraccio che morbido si tende, flessuoso, irrigidendo le braccia per cercare di risalire ai lembi del labbro parzialmente deturpato con il viso. <Sei importante per me.> Abbastanza importante da non essere qualcosa che può scomparire, un ennesima e scomposta cicatrice da realizzare, un'ossessione, la sua piccola ossessione per cui non è mai abbastanza, ogni gesto incapace e freddo, ogni sforzo fatto di poche parole che sembrano concedere all'altro una maggior dimestichezza e maturità di quante non ne abbia lei con il verbo, la vedono meramente manchevole come un coccio rotto e spigoloso, inappropriato, che cede alle amorevoli e calde colate dì oro di un Kintsugi lento senza saperle ricambiare, semplicemente incasellandosi in esse e lasciando che la perfezione riempia di pregio i suoi spazi mancanti. L'intenzione imminente di abbandonare quel giardino resta viva, ma non abbastanza da lasciar cadere quell'abbraccio senza cercare un bacio a quelle parole che tanto sforzo le sono costate, ancora qualche momento, come se un piacere interrotto fosse peccato {exit}

Kore invita Akainu nel giardino della magione Sabaku per mostrargli dove vive e qual è il suo mondo. Parlano di Samira e di clan e si fanno, ovviamente, le coccole molto bonariamente.