Il ritorno di Furaya
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Giocata del 13/07/2022 dalle 21:29 alle 22:59 nella chat "Luogo Sconosciuto"
E' un giorno importante e spera davvero che gli occhi gelidi di Fenrir - così simili ai suoi - possano guardare quel che sta per succedere. Sa bene che rischia tanto a far quel che sta facendo, esattamente come è consapevole delle conseguenze ben più dei rischi. Non deve scappare, deve combattere. Quindi, punta saldamente i piedi a terra perché non si smuoverà da quel punto fintantoché non avrà terminato il suo dire. Il vestiario da lei scelto per la serata è composto da un paio di pantaloni neri ben aderenti alle sue inferior leve, di finta pelle lucida. I ricami dorati delle tasche vengono poi riportati anche sulla cintura in vita che ne sorregge l'indumento. Una camicia bianca ne circonda il petto e l'addome, concludendo nell'orlo nei pantaloni. Alcuni dei bottoni superiori sono slacciati così da far intravedere una lieve scollatura ed il pendaglio con il simbolo del Clan Uchiha in bella vista. Una giacca nera dai bottoni dorati e dall'interno cremisi giace sulle spalle della Judai, come a mascherare l'assenza d'un haori degno del suo nome rappresentante il grado che portava prima della caduta. Ai piedi, calza un paio di scarpe nere con tacco, molto semplici invero che lasciano le caviglie scoperte. Tra i capelli rosei, spicca il consueto coprifronte che porta sempre - e per sempre - con sé. E' privata della katana ch'era solita portarsi dietro poiché l'incontro con Fenrir dopo dieci anni non è stato certo rose e fiori. Per difendersi dall'altrui furia, l'arma bianca è andata praticamente distrutta. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno ben tre kunai. Sul gluteo posteriore dall’opposto lato, sempre agganciata alla cintura di cui sopra, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Sul petto – sotto i vestiti – è stato posto un ulteriore fuda, al cui interno è invece sigillata la sua nuova arma: la spada di Chakra, ch’è in realtà soltanto un manico nel quale è possibile trasmettere il proprio Chakra. Drago e Capra sarebbero i due sigilli che andrebbe immediatamente a formare una volta raggiunto un punto centrale della piazza konohana. I capelli svolazzano dietro le sue spalle sin quasi ai glutei, adagiandosi sulle spalle e sul petto della fanciulla mentre inspirerebbe a pieni polmoni prima d'agire come deve. Porterebbe l'arto mancino superiore verso il cielo, rivolgendo ad esso il palmo ben aperto. Convoglierebbe una discreta quantità di Chakra Katon lungo l'avambraccio, espellendolo subito dopo sotto forma di fiammata contenuta. Sarebbe diretta verso il cielo in uno spiazzo libero onde evitare che qualcosa o qualcuno prenda fuoco, dunque ben distante da mura, alberi ed edifici con finestre. Cerca di far in modo che la fiammata non sia eccessivamente potente, allargandosi di mezzo metro e proseguendo esclusivamente per otto verso il cielo. E' sera. Le fiamme dovrebbero essere abbastanza simili proprio per questa ragione. Non avrebbe potuto scegliere elemento migliore per rompere il ghiaccio. [ Vestiario: https://i.pinimg.com/564x/02/4a/96/024a964dd2e4d8c98e49f45dfabdb391.jpg ][ 2/4 - Manipolazione del Katon ][ Chakra: 49/55 ][ Equip? ]Calata la sera in quel di Konoha, il caldo estivo non dona tregua a nessuno dei presenti, non un alone di vento, non un singolo fiato. Una tempesta di sudore si abbatte su tutti quanti, difficile è resistere a quel clima ma ciò non impedisce alla popolazione di uscire e girovagare per il centro del distretto della foglia, una copia del fu villaggio di Konoha. Tutti, nessuno escluso, camminano in compagnia privi di alcun tipo di pensiero e le figure sono tra le più disparate comitive di ragazzi e ragazze, coppie di fidanzati e fidanzate, famiglie, anziani seduti alle panchine tirando bestemmioni giocando a tresette. Un ambiente sano e sereno, non trovate? Peccato che il destino oggi abbia deciso diversamente nei loro confronti e l'arrivo di Furaya è provvidenziale. La decima Hokage ha un compito importante da svolgere, donato direttamente dallo stesso Fenrir per testare il di lei orgoglio, far ammettere dinanzi a tutti di non essere debole ma risoluta come sempre; famoso è l'odio verso i ninja del passato, fautori di un destino apocalittico, creatosi di un distopismo impensabile e privo di qualsiasi senso eppure ella deve ammettere l'esatto contrario. Chi è lei se non la loro vera Kage? Devono ricordarselo, devono comprendere come la realtà non sia poi così tale. La teoria dell'impresa è semplice, sulla carta fattibile ma in pratica? Ella si pone in un punto centrale di quella piazza attirando fin da subito l'attenzione con una gloriosa fiammata verso il cielo; pochi gli attimi, tutto risplende, il calore s'intensifica e gli sguardi indagatori si posano tutti quanti verso la rosata. Brevi momenti di silenzio prima dello spargersi delle voci, molti la riconoscono additandola come Furaya Nara, parlano sottovoce, impensieriti dalla presenza di lei, presi alla sprovvista dopo l'eclatante gesto appena fatto. Bene Furaya, hai la loro attenzione adesso ma cosa dire? Gli occhi ti sono addosso e non cesseranno di fissarti fin quando non svanirai. [AMBIENT]
Prende un grosso respiro. Disattiva la tecnica precedentemente usata per attirare l'attenzione, dissolvendo immediatamente le fiamme che ha generato con così tanta facilità. Gli occhi glaciali fissano gli interlocutori sottostanti, non dimenticando affatto le parole di Fenrir. I suoi occhi saranno lì a fissarla, ma lei deve dapprima guardare in quelli dei konohani sottostanti. Il grande Lupo potrà intervenire soltanto quando lei avrà fatto abbastanza per attirarne la curiosità e l'attenzione. Il battito del cuore aumenta poiché l'ansia generata dal momento inizia a farsi sentire tutta assieme. Non è la prima volta che s'affaccia allo sguardo d'altre persone pronta per pronunciare qualcosa di mai sentito prima. La sua figura era ben nota e non aveva alcun timore della fama. Dunque, perché preoccuparsene adesso? A causa delle parole di quel vecchio? Le parole fanno sempre male, ogni parola ha un suo peso nei confronti di chi viene pronunciata. <Sono Furaya Nara> Annuncia a gran voce, gonfiando il petto d'orgoglio e manifestando la sua presenza in mezzo a cotante persone. Qualcuno potrebbe anche andarsene, qualcun altro ne risulterà incuriosito e ancora potrebbero esserci taluni a cui ciò non interesserà se non per insultarla. <e sono qui per fare un annuncio.> Non vuole sprecare troppo tempo, tanto meno è certa che la voce possa raggiungere un ampio spazio nonostante ci si trovi in piazza. L'importante è riuscire quanto meno ad avere l'attenzione giusta, portando a compimento ciò che Fenrir le ha detto di fare. <Intendo riconquistare i /villaggi esterni/ e liberarli dalle chimere. Intendo ripartire da Konoha, caduta a causa mia.> Porta la mano destra al centro del petto, impuntandosi come causa di quella caduta - ovviamente, d'altronde è quel che ha sempre professato, addossandosi colpe su colpe solo per far piacere a terzi; soltanto per fungere da capro espiatorio in quanto Kage. <Sarei dovuta cadere con Konoha, ma mi è stata concessa una seconda opportunità e la sfrutterò per ridare a voi - al mio popolo - la terra che meritate d'avere.> Non vuole vederli rinchiusi tra quelle quattro mura di cemento, non vuole che passino tutta la loro vita in un perimetro delimitato che non permetterà mai loro di vedere il mare. <Non sono qui per chiedere a /voi/ di prendere parte a questa lotta contro le chimere, ma sono invece /qui/ per mostrarvi che non mi nascondo, che sono consapevole dei miei sbagli. Le scuse non possono bastare per far cambiare l'opinione che avete della sottoscritta e dei Ninja del passato. Ve lo dimostrerò portandovi delle prove tangibili.> La testa di una chimera. Avete presente quando pensate qualcosa di estremamente figo ma due secondi dopo riaprite gli occhi e vi chiedete 'ma che cazzo sto facendo della mia vita'? Ecco, la Judai però, pur sbattendo gli occhi un paio di volte, non ha perso la compostezza e la sicurezza con cui ha pronunciato il suo verbo. Che torni allora il Tiranno della Pace...? [ Chakra: 49/55 ]Può sembrare una banalità ma pronunciare il proprio nome dinanzi a così tante persone ottiene un responso, non da loro in quanto l'hanno riconosciuta ma, bensì, da un'entità superiore. In quella serata, tra quelle luci del centro del villaggio, Furaya potrà avvedersi di una nuvola argentata muoversi leggiadra, silenziosa e da essa due occhi luminosi si aprono, occhi di lupo. Tale figura viene vista solamente dalla Nara, chiaro come Fenrir sia definitivamente arrivato li ad ascoltarla, a seguirla, comprendere se possa ancora essere degna di far parte del branco, di evocarli in battaglia contro le chimere dimostrando il suo valore. I cittadini ascoltano tra un sussurro e l'altro il verbo della ex decima hokage; la prima reazione è stupore per quell'annuncio, allibiti e sorpresi, tacciono tutti perchè affermare una simile impresa non è cosa da tutti i giorni ma ogni parola porta con se del rancore da parte di qualcun altro. Agire per il popolo, motivazione usata come principale ed è a quelle parole che un'uomo sulla cinquantina avanza tra la folla, veloce si fa largo scostando tutti con forza <Ah si? Oppure lo fai per lavarti la coscienza> esordisce nel silenzio totale in cui è caduta l'intera piazza. Gli occhi di tutto la fissano con la stessa intensità con cui si fissa la propria donna od il proprio uomo, concentrati nello squadrarla. Occhi addosso da essere tanto pesanti da rappresentare un macigno e mentre il suo dire prosegue, riprende anche il chiacchiericcio <Noi non vogliamo prove, noi non vogliamo te> gridano in massa attaccandola da ogni lato <In tutta la storia di Konoha, anche il peggiore dei Kage è riuscito a salvare il villaggio mentre tu sei colei che l'ha portato alla sua definitiva rovina> il vociare ed i commenti <Ora siamo al sicuro ed intendi portarci in quel posto dominato dalla morte? Konoha è defunta e lo sei anche tu> mentre quest'ultima frase viene pronunciata, Furaya vedrà un bicchiere di plastica con un cocktail all'interno venire lanciato ai suoi piedi. Non è colpita ma il liquido all'interno ne sporca i calzari. Odio visibile in gesti e parole da parte degli ex abitanti della foglia <I nostri figli, mogli e mariti sono morti per nulla. Hai rovinato decine di famiglie per niente, strega> sancisce una donna in mezzo alla folla, qualcuna di non ben identificata <Non c'è posto per te a Konoha, non sei più una di noi, sei solo una sporca Mukenin traditrice> non si sprecano le parole di intolleranza nei di lei confronti. Si potrebbe andare avanti all'infinito ma è questo quello che sente e vede, tante gente agitata contro di lei, contro la sua persona, la sua figura. Dov'è il Kage Furaya? [AMBIENT]
Giocata del 07/08/2022 dalle 11:59 alle 15:19 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Non s'irrigidisce. Impassibile continua a guardare le persone davanti a sé. Non ha timore del loro odio, sa bene che sarebbe riuscita ad attirarsi soltanto quello addosso. Eppure non demorde. Nota gli occhi glaciali di Fenrir fissarla mentre è pronta a mostrarsi innanzi a quella gente impaurita, arrabbiata e infastidita dalla sua presenza. Non lo saluta, fa finta di non vederlo perché adesso deve restare fermamente concentrata sulla situazione che ha davanti agli occhi. <Posso farvi una domanda?> E non aspetta veramente una risposta dalla folla prima di poterla fare, dal momento che quasi sicuramente l'aggredirebbero e non vorrebbero sentir proprio un'altra parola fuoriuscire dalla sua bocca. L'espressione è ancor pacata su quel volto candido, fermatosi all'età di trent'anni anziché invecchiarne d'altri dieci. Si permette d'alzare soltanto un sopracciglio mentre pone il quesito preannunciato. <Voi cosa avreste fatto al posto mio? La Yugure stava arrivando a distruggere i nostri portoni e quelli degli altri villaggi. La scelta era arrendersi e concedere loro la vittoria oppure combattere per non lasciarli avvicinare.> Continua, inspirando profondamente. Lascia decorrere qualche istante prima di riprendere la parola, giusto per guardare la reazione che quella domanda e la successiva risposta hanno avuto su di loro. <Potevo lasciarli entrare a Konoha senza opporre resistenza e il risultato sarebbe stato la cattura dei cittadini, la morte dei ribelli e la conquista del villaggio. Ci sarebbero stati meno morti? Sì, senza dubbio. Ma contro la calamità divina cosa avreste fatto?> Perché contro quella non potevano fare assolutamente n i e n t e. Neanche con tutta la buona volontà che avevano o hanno ancora in corpo, non avrebbero potuto veramente far alcunché. Vuol metterli davanti al ragionamento, facendo loro capire le dinamiche di quant'accaduto e sperando che comprendano che non c'era molto altro da fare se non combattere. Non c'era nessun compromesso da prendere o cercare. <Io /non/ intendo portarvi da nessuna parte. Voglio recuperare il vecchio villaggio e ricostruirlo, ma starà a voi decidere se farvi ritorno o restare tra queste mura. E queste mura non vi proteggeranno per sempre. Quando il portone di Kiri è stato divelto dall'ingresso delle chimere, indovinate chi c'era a difenderlo?> Lei. Di nuovo. Nonostante tutto. E che non si dica che lo faccia per il bene di qualcun altro o per fare ammenda perché si trattava di Kiri, non di Konoha. Poteva tranquillamente lavarsene le mani, eppure non l'ha fatto perché non lo reputava idoneo. E' stato invero anche molto divertente. Non è altezzosa nel parlare, comunque. E' soltanto sicura di quel che dice, poiché altrimenti non si sarebbe mai permessa. Non aggiunge altro alle accuse. [ Chk On ]Gli occhi del lupo si muovono nella nuvola argentata, si alternano in quella folla non distaccando lo sguardo da Furaya, prestando ascolto alle sue parole, alle repliche dei cittadini, allo scambio ed al confronto tra odio e devozione, tra vecchio e nuovo, tra senso di colpa e rancore. Lo scontro che sta avvenendo in quel luogo non è fisico ne mentale bensì spirituale, ideologico ed su questo che Furaya deve concentrarsi. Il chiacchiericcio continua imperterrito tra la folta gente ed ogni minuto che passa, la piazza del villaggio si riempie sempre di più, vede visi conosciuti, visi sconosciuti, volti di tutti i tipi si accostano e si uniscono al coro per sentir parlare l'ex Decimo Hokage della foglia. Una domanda viene richiesta con una risposta giunta in fretta e furia senza permettere loro di parlare o replicare ma è troppo tardi. Quando il malessere si unisce al rancore, quando la stima e la fiducia diventano odio, nulla può servire a far cambiare idea <Un vero Hokage avrebbe anticipato le loro mosse, avrebbe impedito il disfacimento della società, avrebbe impedito a due minacce di unirsi> grida una voce dal coro <Avete battuto quella calamità in passato, come mai è tornata? Perchè non vi siete assicurati della sua dipartita? Perchè siete stati superficiali?> d'altronde, come può un Kage permettere alle minacce di tornare. Non vogliono sentire nulla, hanno ragione loro e Furaya questo lo vede, nei loro occhi s'avvede di tutto il loro odio, di tutto il rancore nei di lei confronti. Ricostruire Konoha è un progetto ambizioso e necessita dell'aiuto di molti, necessita di un popolo su cui fare affidamento <Ah davvero? E chi ti appoggerà nel ricostruirla? Sarai tu da sola? E ne sarai nuovamente il Kage dopo il genocidio che hai causato?> ed è il riferimento a Kiri a distruggere completamente tutto <Certo, per 10 anni non abbiamo avuto problemi, torni tu e le chimere sfondano le mura. Sei tu ad attirare i guai, vattene> l'ennesima voce all'interno della piazza. Quel "vattene" viene accolto da tutti, tutti lo ripetono a gran voce, gradano VATTENE, lo richiedono e l'esigono ed è in quel momento che il tempo si ferma. Tutto assume una patina giallastra color seppia, parole e gesti avvengono a rallentatore quando una mano si appoggia sulla spalla destra di Furaya, una figura ammantata e trasparente, Daiko Hyuga si presenta al di lei fianco ed una luce l'avvolge. Il sorriso sul volto dello Hyuga è piccolo ma sentito. Un eco dal passato torna dopo molto tempo a visitarla, una visione? Un momento di estasi? Non si sa a cosa è dovuto eppure lei ne percepisce la presenza, percepisce il calore di quel contatto <Insieme abbiamo affrontato enormi pericoli e difficoltà. Puoi farcela. Tu sei Furaya Nara> stringendo appena le spalla di lei ma non è da solo perchè un'altra figura si manifesta, ugualmente ammantata e trasparente, questa volta seduta ai piedi di lei. Arancio il color della chioma, corti ed il fisico snello e slanciato di qualcuno scomparso e traviato tempo orsono. Kurako Senjuu i cui occhi son fissi sulla folla <Per anni ti abbiamo guardata senza interferire ma devi sapere che non sei mai stata sola> non la guarda, le dona le spalle eppure il calore di lui emerge avvolgendola totalmente <Furaya, solo tu puoi guidarli. L'era dei ninja non è ancora finita, ricostruisci la nostra dinastia, mostra loro cosa siamo stati e cosa siamo stati in grado di fare> solo adesso il volto si smuove mostrando gli occhi, privi dello sharingan, non neri ma arancioni come quelli di un tempo. Il Senjuu deve aver trovato la pace con il tempo <Combatti> in coro entrambi gli uomini la esortano prima di svanire mettendo fine a quella patina giallastra, riportando la donna al proprio tempo. [AMBIENT]
Vorrebbe mettersi ad urlare. E dentro la sua testa lo sta anche facendo. Stava partorendo in quel momento, aveva deciso di mettere su famiglia. Quindi, scusatela se stava pensando ad altre tremila cose, tra le quali sfasciare anche il matrimonio prima ancora di poterlo organizzare. E poi Orochi, l'Ochaya, la bambina rapita, Mattyse che cercava di far esplodere il villaggio. Doveva difendere da Konoha da assalitori esterni ed interni. Aveva così tante cose a cui pensare che la divinità è diventata fortemente secondaria. E le sale la rabbia anche al sol pensare che se la stiano prendendo con lei soltanto perché è viva e vegeta, mentre gli altri Kage non vengono neanche per errore menzionati proprio perché son morti sul campo di battaglia. Conosce le conseguenze del non essere morta come un guerriero, fanno male anche ad una come lei che dell'orgoglio ne ha fatta un'armatura più grande del suo stesso essere. <So che qualunque parola io possa dire adesso, non verrà presa in considerazione senza delle prove sostanziali.> Ammette, incrociando le braccia al petto e mantenendo ancor una volta quella posa statuaria assunta all'inizio della conversazione. Non s'è crucciata neanche del bicchiere che gli è volato contro i calzari sporcandoli. Si sarebbe arrabbiata, di solito. Ultimamente, si arrabbia per molte cose poiché troppo nervosa ed incapace di far uscire fuori quello sfogo del quale, invece, necessiterebbe ed anche tanto. <Quindi, l'unica che posso dirvi davvero è di restare a guardarmi. Guardatemi mentre riconquisto i territori e vi riporto alla pace che meritate davvero. Questa che state vivendo adesso è soltanto effimera e non durerà finché là fuori vi saranno delle chimere.> Dovrebbero capirlo anche loro. Dovrebbero comprendere come risulta essere impossibile continuare a vivere tra quelle mura senz'aver qualcosa per cui combattere, senza estendersi verso l'esterno. Ben presto, le scorte finiranno. Le chimere continueranno a crescere e a procreare, aumenteranno di numero e non potranno essere difesi per sempre dalle angherie di queste ultime che, aumentando esponenzialmente, avranno anche troppa fame. E dove andare a cercare il cibo se non in quattro mura che fungono da confine dalle quali non sarà poi possibile scappare? Non darà altre risposte al pubblico. E' questo il suo volere. Lo ha esternato, ha fatto quello che doveva fare. Si limita soltanto ad aggiungere quanto segue: <No, non sarò da sola. C'è chi segue e crede nei miei stessi ideali.> Non sono in molti, questo è vero, ma è comunque un buon numero di persone quello che ha messo su in questo momento. Devono soltanto lavorare come si deve e riusciranno ad ottenere tutti gli obiettivi che si sono prefissati di raggiungere. D'un tratto, però, tutt'attorno a sé assume una colorazione giallastra. Che stia invecchiando di botto? Un genjutsu da parte della folla? Sente una mano sulla spalla. Dapprima una sola voce, dopodiché una seconda che s'aggiunge alla prima. E non ha il tempo per stare a chiedersi cosa diamine ci fanno le vestigia della sua memoria (o dell'OFA). Cerca di restare impassibile. Non deve dare modo alla folla di credere d'essere anche pazza. Il suo cuore accelera il battito, non riesce a credere a cosa sta realmente succedendo. <Grazie.> Un unico sussurro quello che esce dalle labbra della Judai, mostrando un sorriso ritrovato, battagliero, sicuro di sé. Lo mostra anche alla folla, lasciando che le due figure scompaiano non prima d'aver dato loro un'occhiata di sottecchi. Non vuole dimenticarsi d'entrambi. Sono stati due capisaldi nella sua vita e lo saranno per sempre. [ Chk On ]L'incontro con due volti del passato ha portato in lei una rinnovata sicurezza, un sorriso battagliero si forma sul quel viso, una sicurezza ritrovata grazie all'intervento propizio di chi ha percorso la sua strada permettendole di crescere. Ella non è mai morta, soltanto perduta dalla mole degli eventi, dall'incredibile sequela di battaglie affrontate e se quelle parole vengono ascoltate dalla folla, è il sorriso ad attirare le attenzioni del fumo argentato. In quel preciso momento, tra il chiacchiericcio e la disapprovazione generale, dalla cima di una misera panchina si erge un ragazzo di non più di 20 anni insieme ai suoi genitori i quali dimostrano rispettivamente tra i 50 ed i 60 anni <Noi siamo con te, decimo Hokage> gridano tra la sorpresa generale di tutti quanti, un'intera famiglia si schiera con la Judai <Ci uniremo alla tua missione> a quelle parole un potente ululato spezza il rumore facendo calare il silenzio su tutta la piazza di Konoha. Quel fumo si è scostato velocemente e sulla cima di un palazzo alla destra di Furaya la possanza di Fenrir spadroneggia sull'intero distretto, gli occhi fissano la donna, ringhia mostrando i denti. Il capo si abbassa, le palpebre si chiudono in segno di rispetto e la voce del capobranco riecheggia nella testa della Nara "Bentornata nel branco" unica e sola la frase pronunziata con Fenrir intento a svanire così come è comparso, in un fumo argentato. Tutti i presenti sono attoniti non capendo quanto accaduto ma nello stesso giorno hanno visto un ex Kage dichiarare i suoi intenti mostrando il suo ritorno definitivo, una famiglia schierarsi con lui ed un'animale in cima ed un edificio. Si parlerà per tanto tempo di questo giorno, di questi eventi e dell'avvistamento. Furaya Nara sta tornando, piano piano sta recuperando tutte le forze andate perdute e non è più da sola, la sua missione inizia in questo preciso momento mentre le figure di Kurako e Daiko vegliano costantemente su di lei in attesa del giorno di poterla rivedere. [END]