Rippete Akainu
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Giocata del 12/07/2022 dalle 09:33 alle 15:27 nella chat "Centro di Kagegakure"
Dopo quella notte ha scelto di mettere un punto alla questione, disfarsi di un piccolo tarlo del passato ed andare avanti. Emergere senza maschere, senza nascondigli, mostrarsi per come è esattamente nell'aspetto; il luogo prescelto non è casuale, il centro intero di tutto il villaggio, il punto più alto, tecnologicamente parlando, dove la vita ha il suo fulcro e dove chiunque passa la maggior parte del tempo. Qui il genin attende l'arrivo di Kore essendosi dati appuntamento per una giornata all'insegna dello svago ma anche per dare una conferma alla loro relazione. Il suo outfit rasenta il minimo indispensabile per non dar nell'occhio con una t-shirt bianca a maniche corte a ricoprire il busto lasciando intravedere un petto ustionato con carne viva esposta insieme alla totalità del collo, pantalone in pelle nera con cinta intorno alla vita ricolma di borchie sulla fibbia e scarponcini neri lucidati a dovere; a ridosso di tutto un cappotto leggero dal nero colore con maniche lunghe ricoprendo l'ennesima ustione, esso discende lungo tutta la figura del mostro fino a metà polpaccio. Il viso, ne vogliamo parlare? Tutta la mascella è ustionata, così come il contorno degli occhi mentre i capelli risultano corti, brizzolati e spettinati, questa volta alla luce del sole, si, non ce l'ha nascosto dal cappuccio bensì il viso è liberamente visibile alla qualunque. Non porta nessuna delle sue armi con se, non ha neanche il chakra attivo, non gli serve in quel momento. Adagiato contro un muro nella piazza del centro, tiene il ninjaphone in mano in attesa di messaggi, chiamate mentre la gente gli passa davanti; è difficile non reggere quegli sguardi, provare a nascondersi eppure tenta con tutte le proprie forze di resistere all'impulso di indossare quel cappuccio, sfrutta tutta la forza di volontà in suo possesso per andare avanti. Deglutisce percependo il disagio crescente nello stare in mezzo alla gente, percepisce come sia arduo vivere una vita normale quando di normale non si ha praticamente nulla, nemmeno il colore degli occhi se paragonati al nome che porta.09:54
Utente anonimo:
Ha comprato un vero telefono e lo tiene in mano, visto che in teoria potrebbe doverlo usare, seppur la schermata sia oscurata al momento sembra cercare qualcuno dal modo fuggiasco con cui si guarda intorno nel punto di incontro pattuito. Pantaloni neri, comodi a vita bassa del suo equipaggiamento, ove al tascone sinistro porta due tonici. Al tascone destro il kunai, seppur quello per lei sia arma collaterale, la sua arma reale è la giara a forma di clessidra dalla trasparenza ambrata che copre interamente l'area della sua schiena, trattenuta alla vita da una fascia verde che le gira intorno al ventre per poi risalire alla spalla sinistra, nuda e visibile di una maglia che semplice sembra l'unico vezzo della sua figura, difatti posteriormente il tessuto è inesistente, per quanto coperto dalla giara, e la maglia è composta da un unico pezzo di tessuto color sabbia, elasticizzato, chiuso da una fascia all'altezza dei lombi ed un'altra al collo, coperta dallo stesso coprifronte di Suna.
I capelli platino che sembrano sbianchirsi sotto il sole alto sono corti e scarmigliati intorno al viso pallido dai tratti vulpidi, come gli occhi le cui palpebre sono internamente contornate di nero. Una figura che di per sè appare bassina, emaciata, magrolina e non femminile, senza trucco o orpelli a contraddistinguerne l'aspetto. Quel che cerca e si aspetta di trovare girovagando per la piazza come un esserino curioso è una figura incappucciata, pur avendo incontro in quella piazza fatica quindi a vedere Akainu inizialmente, la sua attenzione è votata alle zone d'ombra, quelle periferiche, come una sorta di istinto del resto ha parlato di lui come una zona discreta anche se non è certamente solo quello il punto, è solo secondariamente che da lontano riconosce il cappotto, la tshirt visibile ed i pantaloni da metallaro adolescente, quel che non riconosce ma che conosce benissimo è la vista dei capelli brizzolati, incrigiti, scoperti dal solito cappuccio per una figura che va avvicinando rapidamente ma senza scomporsi tra le persone, limitandosi ad evitare contatti fortuiti mentre il telefono viene immerso nel tascone sinistro. <Akainu!> Il braccio destro libero si solleva cercando di intercettarne l'attenzione mentre il cuore ha un palpitio leggero, diverso, preoccupazione. Un'ansia tesa che ne avviluppa lo stomaco nel vedere l'altro esporsi nella sua fragilità dopo l'incontro con Ragetsu. Si sta esponendo alla vista di tutti quanti i presenti, sta mostrando il proprio aspetto mentre rimugina alle parole di Shizuka. Frasi di una forza incredibile, l'ha destabilizzato mostrando quelle cicatrici sotto un'altra luce; non sono uno sfregio ma il simbolo della sua forza e della voglia di vivere in un mondo che l'ha comunque reso sbagliato. Rimugina intensamente sul significato di tali frasi, non può ignorarle, non può far finta di niente; quel che è certo è che la ragazzina dai capelli rossi si dimostra essere ben più matura rispetto all'età, più formata rispetto a quanto si possa dire in superficie. Ella è decisamente un tipetto interessante, diversa dal solito. Socchiude le palpebre stringendo le dita all'interno del palmo sinistro, le cicatrici cominciano a bruciare, a fare male al solo pensiero ma esse sono realmente la sua forza? Sono davvero qualcosa di cui vantarsi e non da nascondere? Come? E' sbagliato, lui è una persona nata sbagliata, diverso da come dovrebbe essere, diverso dallo stilema del classico Uchiha e quel corpo deturpato va ad infangare ancor di più il buon nome che si porta dietro. Inspira ed espira quando ode una voce familiare chiamarlo per nome; l'animo si acquieta immediatamente riaprendo gli occhi ed innalzando lo sguardo alla volta di Kore, scruta la sua figura in avvicinamento esibendo un lievissimo sorriso, rasserenato dalla di lei presenza. Si stacca dall'edificio smuovendo i vari passi per rendere nulla la distanza ed incrociarle nel cammino. Non parla ne dice null'altro, salvo chinare il capo per raggiungere il suo ed adagiare le labbra sulle altrui; la bacia con maggior intensità rispetto al solito mentre la mano sinistra ne carezza il viso. Un saluto atipico ma voluto e ricercato <Buongiorno> una volta distaccatosi con quel sorriso decisamente più ampio; l'ha fatto davanti a tutti, in mezzo alla piazza, dinanzi agli occhi di centinaia di sconosciuti. Ci sta realmente provando a non essere il solito ratto di fogna capace solamente di nascondersi, vuole essere normale, vuole essere umano.10:26
Utente anonimo:
Akainu l'avvicina, la chiara intenzione in quella distanza nulla viene inizialmente assecondata, allunga il collo sollevando il visetto pallido mentre il braccio si abbassa per un bacio, per quanto non sia il primo che si scambiano la tensione è diversa, l'ufficialità dell'incontro dopo quanto successo l'avrebbe comunque reso tale in più si rende rapidamente conto che l'intensità è fuori contesto, tanto che impiega qualche momento nel ricambiare a dovere quelle intenzioni mentre sente la mano altrui contro la guancia, obbligandosi a chiudere gli occhi come se concepisse il suo bisogno quel bacio non fa che farla preoccupare di più e questo risulta evidente nello stranimento dello sguardo sabbioso che cerca quello smeraldo dell'Uchiha con un allarme sospettoso, quando si distaccano le decisioni sembrano prese. <Buongiorno, stai bene?> C'è parecchia gente stramba in giro, di contro mentre gli Uchiha hanno la buon nomea di essere potenti quanto pazzi, i Sabaku hanno quella delle persone scontrose e tutt'altro che simpatiche, avrebbe dovuto prenderla dalla dinastia fennec la simpatia eppure non lo fa, la mano destra si pone davanti al ventre iniziando a comporre il sigillo con lentezza. <Dove vuoi andare? Mi serve qualche momento.> Per chiamare il chackra, è palese quello che sta facendo per l'altro, ha determinato nell'esatto momento in cui Akainu non ha coperto il volto che se avessero incontrato qualche altro matto come Rasetsu l'avrebbe attaccato a vista questa volta, perendo probabilmente, ma resta atavico quell'animo bellicoso di qualcosa che non dice ed è quel pensiero che conduce rapidamente le due sfere, la bianchiccia alla fronte e quella marrone e pesante all'addome, a vorticare dapprima su sè stesse e solo dopo in avvicinamento orario mediante una torsione sempre più fitta a giungere il Chackra Sabaku al centro del petto, con il colore candido di quelle due sfere miscelate nelle note d'oro della sabbia. Non dovendo muoversi dovrebbe avere tempo e concentrazione per quel singolo atto cercando di rimanere viva e reattiva alla mente abbastanza da cogliere la risposta di Akainu {Chk ON 30/30 3/4} La domanda giunge improvvisa prendendolo in contropiede. Nota la preoccupazione nel di lei sguardo, qualcosa assente in lui per la prima volta da quando si conoscono; nota persino come il bacio viene ricambiato a fatica, forse l'ha presa in contropiede a sua volta, senza preavviso <Certo, dovrei stare diversamente?> domanda incuriosito da quel modo di fare <Dovevamo mostrarci, essere una coppia, no? Eccoci qui, davanti a tutti, come tutti> guardandosi intorno, osservando la gente nei paraggi, deglutendo per lo sforzo necessario a compiere un simile gesto. La mente fa mille pensieri, il cuore batte velocemente distruggendo il petto e la serenità del corpo ma deve farlo, deve obbligarsi necessariamente ad agire come una persona comune; non è dello stesso avviso la Sabaku la quale si ritrova intenta a richiamare il chakra, un richiamo che lascia stranito il genin, si ritrova nella posizione di chiedersi il perchè <Andiamo in una sala giochi? O preferisci un aperitivo vista l'ora?> non sa bene i gusti di lei, deve scoprire ancora molto della ragazza. Non ce la fa dentro di se, deve chiederlo deve porre la domanda <Perchè l'impasto? Non stiamo andando in battaglia ma a divertirci> difatti, una volta conclusasi l'operazione ne ricercherebbe la mano cercando di prendergliela, la sinistra per l'esattezza. Essa viene stretta nel proprio palmo iniziando a camminare, volendo starle il più vicino possibile, comportarsi come una vera coppia e non come due sconosciuti o amici che si incontrano per una giornata insieme. La mente continua a ripensa alle parole della Kokketsu, un pensiero fisso nei di lei confronti, in particolar modo verso quelle parole tanto forti quanto distruttive per l'animo di una persona <Sai, giorni fa ho incontrato quel medico di cui mi hai parlato, Shizuka> la informa, non ha bisogno di tenerlo segreto, anzi, deve renderla partecipe <E' un tipetto al quanto particolare, sicuramente unica> ammette in maniera franca e diretta, senza troppi peli sulla lingua dando la propria opinione <Secondo lei le mie cicatrici sono un simbolo di forza e non qualcosa da nascondere> inspira ed espira volendo toccare quell'argomento <Tu cosa ne pensi?> il parere di lei è forse il più importante che ci sia per comprendere in quale direzione andare.11:19
Utente anonimo:
Quando gli occhi si risvegliano dal torbido stato necessario al richiamo del chackra le ciglia sbatacchiano sugli occhioni di miele, risalendo verso Akainu con maggiore presenza. <Certo...> Un'ambiguo mutismo a quelle prime parole dell'altro mentre l'energia della Sabaku viene sospinta alle parti più naturali del proprio animo, cercando di fluirne verso la Sunodeki che da come nome rappresenta inizia a smuovere uno strano gioco ottico, la sua conta del tempo al contrario è sinonimo che l'innata è attiva e quei granelli si vedono levitare verso l'alto seppur sembri un gioco ottico, solo quel tappo si dirada, non si disperde con quei nuovi materiali ma il foro viene allargato ed il sughero inizia a pendere. <Che intendi per aperitivo?> La domanda sorge spontanea, è solo quando sente la giusta direzione delle proprie energie che le spalle si rilassano. <Sto più tranquilla, e poi mi è più facile barare...Sala giochi. Possiamo sempre giocare a Poker e con il mio occhio andare a guardare le carte degli altri, no?> Sembra aver escluso l'aperitivo a prescindere, dal peso che ha mangia a stento agli orari giusti, di bere non se ne parla ma questo non è dato alle altrui conoscenze, mentre il passo destro arretra sembra più risoluta persino in quella evisavia risposta, sollevando la mano sinistra le proprie intenzioni si scontrano con quelle dell'altro ritrovandone la mano prima dell'aspettativa, cosa che richiama il suo sguardo. Inizia a camminare smuovendo le labbra scure in un sorriso che vorrebbe apparire rassicurante ma sembra teso. <Se inizi a seguire le mie amiche sembri tu lo spione...Shizuka è una chiaccherona. Dovrei vederla, qualche sera di queste, deve portarmi una ricetta medica che le ho chiesto.> Sembra di poter sentire ogni granello della sua Sunodeki scivolare contro l'altro, un rumore freddo alla mente di un Sabaku che è controllo di quelle porzioni infinitesimali di sabbia pressochè assoluto. Gli occhi vagano alla ricerca della direzione giusta, conosce una sala giochi in zona ne è certa ma sembra aver dimenticato la via corretta mentre le dita si stringono intorno a quelle di Akainu palesandone la tensione di quanto ne ascolti finchè la domanda non viene posta ed il volto torna a risollevarsi, imbambolarsi, qualche silenzioso momento sul profilo dell'altro. <Shizuka è una ragazzina saggia quando vuole.> Il primo commento è lapidario manco volesse incenerire la Kokketsu, tuttavia il petto si gonfia, sotto la maglia sta palesemente prendendo un sospiro profondo glissando la sua attenzione a trascinar la mano di Akainu nel passo. <Io non penso, magari senza saresti stato un Uchiha comunque pazzo, ma diverso dall'Uchiha pazzo che piace a me. Non è una cosa che guardo è una cosa che sei tu, fine. Concordo sul fatto che non sia necessario nasconderle, ma so che la cosa ti mette strani pensieri. Non mi fa sentire sicura che ne parli se non sei pronto, la gente è stupida, sa essere inopportuna, e sapendo che la cosa può turbarti, turba me.>La conclusione sarebbe quasi di per sè romantica, è la freddezza che l'accompagna che sembra un dato di fatto forse fin troppo lapalissiano al perchè voglia sentirsi confortata dalla sua innata dopo l'incontro con il matto furioso, infatti è lei che sta finendo per guardarsi intorno come un animale aggressivo e scontroso mentre camminano. Le sue ansia sono più adulte, ora palesemente più protettive e tese, non fosse che gli arriva a metà pettorale e che quella difesa del proprio cucciolo della fennec ha delle note di ridicolo.
{Chk 29/30 Inn 2/4} Non è per nulla convinto di quel comportamento, è palese come qualcosa la stia mettendo a disagio dandole estremo fastidio. In un primo momento non si accorge dell'innata e della sabbia che prendono vita dietro di lei, troppo occupato nel camminare e nello starle accanto <Beh, andiamo in un locale, ci sediamo e prendiamo qualcosa da bere, stuzzichiamo qualcosina> una spiegazione veloce quanto frettolosa, sarebbe il suo primo aperitivo con qualcosa in caso ella accetti ma qualcosa viene palesemente frainteso. Il viso indietreggia, sbatte leggermente le palpebre un paio di volte immergendosi nel silenzio più totale; la sala giochi immaginata da lui è ben diversa da quella compresa dall'altra <P-poker?> balbetta appena nel pronunciare il gioco d'azzardo per eccellenza mentre le verdi iridi ricercano il visetto altrui <Non mi stavo riferendo a quel tipo di sale ma a qualcosa di più...innocente?> difatti con la mano libera ne va ad indicare una decisamente più innocente, frequentata da ragazzi in cui vi si può giocare con videogiochi di ogni tipo e sorta. Due menti diverse in questo, qui vien fuori la differenza di età tra i due, uno leggermente più ingenuo mentre l'altra ben più avvezza a simili ambienti <Non la stavo seguendo, ci siamo incontrati per puro caso. Mi stavo facendo gli affari miei quando la sua farfalla si è appoggiata sulla mia spalla; lei è arrivata dicendomi di non toccarla> vorrebbe proseguire ma ripete nella propria mente come quel racconto, se preso nel modo sbagliato, assume un significato del tutto diverso <Cioè, farfalla intesa come insetto> specifica meglio evitando fraintendimenti di qualunque tipo e, di conseguenza, attacchi di gelosia immotivati. Stringe la di lei manina, quasi a rassicurarla di tutto quanto; le parti si son capovolte, lai a disagio, lui a suo agio nel mondo esterno, strano ma risulta esser davvero così ma il lapidario commento vuol dire tutto e di più <Ho notato> prima di udire il pensiero altrui. Deglutisce constatando un diverso avviso da parte di lei, più coinvolta, più preoccupata della sua sanità mentale rispetto alla Kokketsu <Non ne parlo con nessuno, solo con te> la Kokketsu non è stata informata del di lui passato, di conseguenza non sa a cosa siano dovute le cicatrici del corpo <Non c'è bisogno di turbarsi, me l'hai insegnato tu. Viviamo normalmente, per favore, voglio viverti normalmente Kore e non con la costante paura di una critica> prende una breve pausa prima di riportare l'attenzione sulle attività <Allora, sala giochi o aperitivo?> riprendendo la domanda iniziale.12:04
Utente anonimo:
Akainu le spiega le sue intenzioni con il termine aperitivo e la Sabaku lo osserva dal basso con una curiosità che rasenta l'imbarazzo. <Io bevo solo acqua e tè, queste cose di solito hanno un prezzo fisso e non mi va di pagare l'acqua otto volte il suo prezzo per avere due olive fritte in un piattino.> Il ragionamento fila anche ma il fatto che stia glissando sulle sue restrittive abitudini alimentari con fare palese è alquanto evidente. L'innata fa il suo decorso, lungo la colonna vertebrale il soccorso è evidente all'animo, una risatina sommessa vien persino in risposta per quanto contenuta. <Scherzavo, Akainu, non barerò a Poker, comunque sai che adesso hai l'età per entrarci vero?> La questione ha solo il retrogusto ilare, lo sguardo sembra appurare che l'altro abbia considerato la cosa. <Sono un essere incline alle dipendenze, se iniziassi a frequentare le bische non credo ne uscirei tanto in fretta.> Incline alle ossessioni, alle dipendenze, sono eufemismo a quell'animo curioso della vulpide che a quanto pare entra facilmente in fissa con le cose e le persone, privandosene, a dimostrare dal fatto che non beva, con uno stoicismo che agisce a priori. Il racconto dell'altro su Shizuka richiama l'attenzione alla loro direzione. <Sì, la conosco quella farfalla, credo che sia una sorta di animale di pedinamento del suo uomo.> Commenta con fare distratto, puntando la sala giochi finchè non vede una sottospecie di bistrot, l'unica nota che ha attirato la sua attenzione apparentemente sono i cestini di ribs. La sua mente si frammenta, tra il concetto espresso da akainu con la sua giustezza c'è l'ammissione del proprio atteggiamento stupido, nella domanda una scelta. Odia le scelte, e non ammetterebbe mai di esser in torto probabilmente come non sembra voler sedare l'agitazione della sua sabbia che inizia a farsi fumagnola oltre il tappo scoverchiato carezzando il mento della Sabaku come a mettere in luce il dubbio, una mano meditabonda che si gratta da sola, priva di forme. Si pianta, immobile, a guardare l'altro dal basso con le labbra strette in un concetto pensieroso, arricciate verso sinistra. <Va bene...Però se succede me lo dici> Probabilmente gli sparerebbe uno scudo di sabbia in faccia prima che Akainu abbia finito la frase ringhiando da come l'ha detto, ma ha la risolutezza del senno dalla sua, e dell'età seppur non sempre visibile, si allunga tirando la mano dell'Uchiha cercando di strattonarlo verso un bacio di chiusura definitiva dell'argomento. <Quello...Tu prendi la birra, io le puntine.Quella salsa sembra lucida> Indica il posto, con la sabbia, senza usare arti, un serpentino senza testa che accenna al bistrot prima che gli occhi della Sabaku staccandosi da quelli dell'altro confermino la sua scelta.
{Inn Attiva 29/30} Ridacchia, si lascia andare ad una risatina divertita <Non hai mai provato un alcolico in vita tua? Neanche per sbaglio?> persino lui che non beve ha provato qualcosina giusto per soddisfare la sua curiosità infantile <E poi potresti avere più di due olive fritte, basta chiedere. Possono farti anche un pranzo completo sai? Secondo me gradiresti, mangiare qualcosa di diverso dalla mia cucina, per quanto sia sublime> un piccolo vanto? Si, si vanta della propria cucina e del proprio modo di rendere il cibo una vera opera d'arte. Non sa fare molto altro, armi e cibo sono le uniche specialità ma la prima surclassa la seconda in maniera fin troppo decisiva. Inarca il destro sopracciglio, leggera la smorfia creatasi sul viso dell'Uchiha <Lo so ma, non so giocare a Poker> prende una piccola pausa <In verità non so giocare a nessun gioco con le carte> la solitudine porta anche a questo, nessuno gli insegna nulla, nessuno lo coinvolge in questo tipo di attività <Lo so, me ne sono fatto un'idea ultimamente> la confessione sull'essere ossessionato da lui l'ha portato a concepire quel semplice pensiero, per nulla scontato ovviamente ma è così. Lei è incline alle dipendenze come non mai <Probabilmente troverei qualcosa di più appagante a cui farti dipendere> togliendola dalle bische ma a cosa? Non lo sa minimamente, è difficile comprendere cosa potrebbe piacere ad uno dipendente da qualcosa. Inspira ed espira velocemente continuando, seppur brevemente, il discorso riguardante la Kokketsu oramai giunto alla fine, tranne per un particolare al quanto ilare e divertente <Dici che usa la farfalla per spiare il suo compagno?> una psicopatica dunque. Non lo crede veramente, la discussione affrontata e la ragazza conosciuta quella sera risultano ben diverse dalla descrizione fatta da Kore; mostra estrema fiducia verso il compagno, un affetto smisurato, difficile voglia realmente spiarlo. Solo ora nota la sabbia in movimento, agitata, segno nuovamente di come le di lei emozioni stiano contagiando l'innata. Schiarisce la voce, la graffia <A-amore...> prova a chiamarla in quel modo, è così che fanno le coppie, giusto? Si chiamano così? Dilemmi su dilemmi <Va tutto bene? Quella è...troppo movimentata> indicando la giara ed il rispettivo contenuto prima di ricevere un bacio di chiusura a cui va semplicemente ad annuire. Gliene avrebbe parlato ma più di tutti si gode quel piccolo contatto per poi dirigersi alla volta del locale <Tu però l'assaggi, d'accordo? Non accetto no come risposta, pago io quindi non puoi lamentarti del prezzo> se non può sborsare non può neanche provare ad esibire lamentele.12:35
Utente anonimo:
Affila lo sguardo alle risate dell'altro in merito alla sua dieta alcolica. <L'alcool disidrata...Sai come ti serve l'acqua in corpo se sei di carovana?> Non vanno nei deserti da anni, ma a quanto pare deve aver ricevuto un'educazione piuttosto siberiana al riguardo, rimasta orfana del fratello la stessa è rimasta residua e accolta. Si limita a scuotere appena il capo alla vanteria sulla cucina ma quella parte non la commenta apertamente se non con il sollevare degli occhi al cielo un residuo frangente, se si fa attenta è alla questione delle sue dipendenze. <In che senso te ne sei fatto un'idea?> Dopo l'incontro con Kashirama nuovamente l'idea di essere così schiusa verso l'altri l'accarezza con un certo smacco al suo riserbo, seppur sia lei stessa a smuovere sforzi nei confronti dell'Uchiha. <No, ma secondo me è legata a lui...è troppo affezionata> Liquida in mezzo alla farfalla prima che oltre quel breve bacio, tomba dell'argomento, gli occhi si sgranino, pure la sabbia assume per qualche momento le forme stilizzate di un gatto tutto curvo e con il pelo rizzato, o forse è un fennec, difficile a dirsi si capisce solo una fortuita forma animalesca che sta ringhiando silenziosamente in grani. <Pasticcino...> No, è palesemente presto, oltre al fatto che ad Akainu è venuto fuori come se dovesse vomitare qualche lettera a caso, la replica -molto matura- con cui cerca di lasciar intendere la cosa è decisamente passivo aggressiva. <Certo cucciolotto trottolino mio...Ed è escluso. Dovrai fare di più per convincermi a corrompere la mia anima desertica ad una bevanda alcolica.> Sentenzia iniziando a muoversi e CERCANDO di trascinarne il braccio con fare deciso, ora quasi affrettato. <Invece di pensare a farmi ubriacare, metodo un po' troppo postumo per portarmi a letto, mi dici quando fai il compleanno biscottino mio?> Chiede senza lasciare la sua mano ma PALESEMENTE buttando esagerazione ad ogni nomignolo fino a che non sono nei pressi dei tavoli, okay il vivere da coppia normale ma ne sta palesemente puntando uno appartato, il doppio fine però potrebbe essere non di star più tranquilla lei o farci stare l'altro, tanto nascondere una qualsiasi effusione. Dal non mettere il cappuccio al voyerismo con reato non può essere atto così breve {Inn Attiva 29/30} <Non siamo in carovana e non viviamo nel deserto, se hai sete dopo possiamo ordinare dell'acqua> crescere in un certo modo lo capisce, non comprende i paragoni con un passato di cui non ha neanche mai sentito parlare. Mai stato a Suna, neanche ha mai visto il villaggio originale, di conseguenza non possiede le giuste conoscenze per affrontare un simile argomento ne battibeccare con chi ne sa più di lui sulla questione <Beh, l'altra sera hai detto di essere ossessionata da me. Insomma, lascia poco spazio all'immaginazione anche la cosa non mi dispiace, nei miei riguardi ovviamente> essere l'ossessione di qualcuno, perchè dispiacersi? Finalmente è al centro della vita di qualcuno, deve pure scacciarla o lasciarla andare? Non ci pensa due volte, al contrario, desidera ardentemente quel legame tra loro arrivando addirittura a bramarlo come non mai. Tace sul discorso Kokketsu, non molto interessato ma commette un grosso errore, usa un nomignolo e li il danno viene fatto; sta per pagarne le conseguenze, sta per fare i conti con qualcosa di talmente tanto fuori dalla sua portata da risultare ingestibile. Al primo dire sbatte velocemente gli occhi, incredulo porta lo sguardo alla volta di lei <Come scusa?> non ha capito bene, cosa può mai aver detto? La sequela di parole non smette arrivando ad essere così dolce da provare la lenta agonia della carie nei denti, il sapore dello zucchero in polvere sulle dita <Non voglio convincerti, voglio solo fartela assaggiare, è così improbabile signora anima desertica?> prendendola bonariamente in giro eppure il suo dire continua imperterrito, senza censure di sorta <Ubriacarsi per un sorso di birra è grave> neanche lui regge così poco l'alcol nonostante non ne beva mai praticamente <E poi, ho davvero bisogno di ubriacarti per portarti a letto?> ma all'ultimo dire tace. Si lascia trascinare e trasportare verso il tavolino appartato, si siede su di esso sbuffando sonoramente, buttando fuori ogni briciola d'aria <E va bene, è stato fuori luogo, ok? Ora basta per favore, mi sento diabetico> non un offesa quanto più una constatazione di come quella situazione stia divenendo praticamente ridicola. Ha voluto provare una cosa comprendendo di essere giunto troppo presto per simili epiteti.13:05
Utente anonimo:
Non misura la constatazione di lui riguardo al proprio essere maniacalmente ossessiva. Cammina e scuote il capo ad ogni questione che sembra riguardare lei ed il desiderio dell'altro che assaggi dell'alcool. A differenza di quanto fatto a casa di Akainu, ora che lascia la sua mano non si libera della Sunodeki per sedersi, piazzandosi alla sua destra ruota lo schienale della propria sedia verso destra, così creando lo spazio per la sua giara seppur il fianco destro, evidentemente quello che volge alla parte meno interessante della giornata, sia occluso dallo schienale. <Senti battito...Sangue mio. Alito del mio fiato.> Così rompe il silenzio solo una volta sedutasi cercandone gli occhi verdi. <Non è stato fuori luogo...è che non sei tu, si vede quando una cosa sembra un enorme sforzo> dinoccola prendendo il menù ma continuando a guardarlo con la coda dell'occhio mentre la fumagnola di sabbia pare quietarsi intorno al suo collo come una bizzarra sciarpa, appena al di sopra del coprifronte, o un cappio. <E la risposta resta no, non berrò dell'alcool, l'unico modo che hai per farmelo bere è mettertelo in bocca e provare a rianimarmi sputandomelo tra le gengive nel caso dovessi svenire.> Un pelo estremo, anche se il bacio alcolico potrebbe essere una malsana idea da dare al giovane Uchiha. <Prenderò il mio tè al gelsomino, la mia acqua fresca e quelle meravigliose ribs.> Che occhieggia sbavando verso il tavolo più prossimo e che fanno parte di un aperitivo più completo, ma lei vuole SOLO quelle, sta pensando SOLO a quelle, il granello del suo tarlo quotidiano ha preso e l'altro pare aver capito quando la sua ossessività labile sia ora destinata a quello e quando riabbassa il cartoncino torna a cercarne gli occhi con fare pieno. <Non ti serve ubriacarmi per portarmi a letto, nemmeno darmi dei bizzarri vezzeggiativi.> Snocciola con una freddezza appena meno marcata. <Ma dovrai comunque aspettare che io veda Shizuka.> Come le due cose siano correlate lo sa solo loro. <Però avevo pensato di farti vedere una cosa.> Sentenzia estraendo il suo telefonino nuovo, uno smarphone normale grazie agli dei. <Ordina tu per me, devo capire come si apre la galleria.> Borbotta usando il solo indice come i peggio boomer per provare a cliccare sullo schermo, c'è da pensare che ci metta tanto a rispondere per incapacità, è concentratissima, troppo. Se potesse far comparire una corda probabilmente si starebbe già impiccando nell'udir tutti quei nomignoli tanto sdolcinati quanto effettivamente fuori luoghi per i suoi gusti. Una sola parola ha creato un putiferio inimmaginabile ma la spiegazione giunge presto, chiara e concisa, impregnata di ragione. Non è lui, questo lo sa, non è tipo da utilizzare simili nomignoli, non adesso almeno; impensierito se sia la cosa giusta o meno. Inghiotte la saliva sospirando pesantemente, buttando giù tutto quanto mentre china lo sguardo al tavolo e successivamente verso il locale alla ricerca di un cameriere. Il braccio destro si alza lentamente per farsi vedere e notare, non è difficile, l'aspetto non passa inosservato e, difatti, il cameriere mostra l'indice alzato, un minuto e sarebbe giunto li per aiutarli prendendo le ordinazioni <Una volta lessi un manga con scene del genere, a lei non era dispiaciuto> riflettendo dalla sua alta conoscenza di manga di stampo hentai e chissà quante altre cose ha letto in vita sua, decisamente poco pudiche ed estremamente osè per un normale ragazzo. Tutti hanno le proprie fantasie, lui non è escluso dalla massa. Scuote il capo divertito, mostra un leggero sorrisetto senza commentare le di lei scelte, del tutto sobrie ma notando la bramosia verso le ribs, qualcosa di veramente ossessivo nei confronti di un mero pasto. Mano sinistra fa da appoggio alla testa la quale si piega portando le verdi iridi sul viso di lei, osservandola, beandosi di quella vista, guastandosi la di lei compagnia in completa armonia e serenità nonostante si trovino in un luogo pubblico <Cosa c'entra Shizuka con tutto questo?> non ci sta pensando, al momento i problemi derivanti da quanto accaduto non lo riguardano, in apparenza, è solo occupato a guardarla ed a vivere un minimo. Ne segue il moto, il prendere il cellulare alla ricerca della galleria <E' l'app galleria quella da aprire> semplice no? Forse non per lei ma il cameriere sopraggiunge <Un aperitivo, spritz si chiama? Delle ribs, tè al gelsomino e dell'acqua fresca, grazie> dona tutto prima di vederlo andare via con l'ordinazione in mano. Un po' spigliato ma deciso a mandarlo via il prima possibile.13:41
Utente anonimo:
La mancanza di risposta sull'argomento nomignoli sembra segnare un punto chiaro alla partita della fennec ma è la questione sul manga che riesce a guadagnarsi un'occhiataccia bieca, oltre il cappio di sabbia sotto il suo mento un rivolo della stessa sembra battere come il sonaglio di una serpe. <Ti infileresti una bevanda in bocca per iniettarmela come un passerotto ferito? Davvero...> Solleva il sopraccio destro e c'è dell'incredulità prima che tutta la sua attenzione sia rapita dall'indice che tappa lo schermo appoggiato contro il tavolo, ed i suoi occhi vengano meno concedendo la vista del suo profilo alle osservazioni dell'Uchiha. <Le ho chiesto di prescrivermi la pillola, non penserai davvero che sarei andata da uno sconosciuto qualsiasi a chiederla. Sono una persona riservata.> Un eufemismo, considerata anche la conversazione con Kashirama al giorno precedente quello è mero eufemismo, ma la situazione sembra farsi più stabile e la reazione del cameriere all'ordine viene palesemente origliata, l'ordine si svolge senza intoppi ed è solo in quel frangente che la sabbia sembra iniziare a rilassarsi dal collo, ritirarsi verso la sua Sunodeki come se strisciasse nuovamente verso il basso. Il tavolo e la conversazione sembrano aver quantomeno lenito lo stato d'ansia delle sue necessità, tanto più che mentre il suo chackra torna ad essere mera energia sopita allunga il telefono sul tavolo verso l'altro. <So che non è la stessa cosa, ma pensavo ti avrebbe fatto piacere.> C'è una foto di una foto, sembra almeno il sesto tentativo ma è comunque piuttosto sgranata seppur tutto sia visibile, dovuto al fatto che la foto è vecchia, su una pagina bianca che lascia intuire sia incollata su un album o un quaderno. Lei è ben riconoscibile nella foto, tutta abbracciata ad un figuro biondo e spesso che ha più o meno l'età sua adesso, pochi anni in meno. Nella foto lei è palesemente più giovane, non più alta quindi si cataloga ben oltre i 15 anni, ma il viso è meno cresciuto e più acerbo. Non si getta in tantissime spiegazioni del palese, a differenza sua l'altro soggetto è ben piazzato, non sembra altissimo ma dalla foto non si intuirebbe essendo un mezzo busto seduto, i capelli paglierini hanno la stessa consistenza spessa dei propri, un disrodine dovuto ad un pilifero più simile a quello di un canidae per grezzume. <Gli saresti piaciuto.> è una cosa di cui si sente piuttosto sicura da come lo dice, non c'è tuttavia alito di tristezza a parlarne, nè nel modo in cui scandaglia le reazioni dell'altro e la sabbia tornata a dormire non ne potrebbe più comunque tradire. <Se avessi avuto un ragazzo glielo avrei presentato, così ho voluto che lo vedessi.I capelli biondi sono il tratto dominante die fennec, mio padre li aveva rossicci e scuri come quasi tutti i Sabaku, anche i nostri figli avrebbero i capelli biondi probabilmente, non ne mancano uno da tutte le generazioni>Curiosa osservazione, considerato che gli ha fatto un gretto sfottò per aver detto amore, che lei invece abbia menzionato una cosa tanto greve. La differenza è che la sua sembra una verità oggettiva, non un'aspirazione o un pensare troppo in là calpestando i ceci, specialmente dopo aver espresso la natura del suo incontro atteso con la Kokketsu In effetti suona molto strano dirlo così, estremamente strano e molto fuori dal comune <Ehm...> non sa bene cosa dire ne come dirlo, dopotutto ha si le fantasie ma forse sono un po' troppe oltre, sicuramente la sua poca esperienza non gli consente di poterli provare nel breve periodo. Vuole commentare ma non dice nulla, le parole restano fisse in gola senza emergere come dovrebbero lasciando che i discorsi proseguano. Visibilmente a disagio nell'aver osato tanto in quel momento, deve trattenersi, avere meno fantasie per il futuro, parlare di meno di certo argomenti fin troppo caldi e difficili <Uhm capisco e lei? Cosa ha risposto? Di si suppongo> lo spera vivamente altrimenti deve adottare un triplo guanto la prossima volta, andare sul sicuro in tutto e per tutto. Finito l'ordine si protende verso il cellulare e la foto da lei proposta; corruccia la fronte scrutandola con una certa attenzione seguendone le parole di e ciò che vede provoca in lui una stretta al cuore, un groppo si forma in gola alla vista del fratello. Non vi è bisogno di chiedere chi sia, lo riconosce data la somiglianza e la giovinezza. Il tanto discusso ragazzo oramai defunto ed è per istinto che le iridi vanno a portarsi sul viso della Sabaku serrando la mascella, respirando lentamente. La foto di una foto, questo è alla fin dei conti. Gli sarebbe piaciuto? Non lo sa ma il desiderio di conoscerlo ora è presente, esso rappresenta un tassello importante della vita passata e presente di lei, colui che l'ha condizionata più di tutti fornendole ciò che lui non ha mai avuto, affetto, amore. Quanto è infame il destino e allo stesso tempo così preciso e metodico, toglie un pezzo per poi ridarlo sotto diversa forma mantenendo un equilibrio a dir poco perfetto. Pensieri di un certo peso eppure sbianca nel momento in cui dei figli vengono messi in mezzo; occhi totalmente sgranati, il sudore freddo prende piede sentendosi il corpo appiccicoso. Deglutisce, vorrebbe tremare, svenire sul momento e svanire dalla circolazione <Figli? Kore, io..cioè...stiamo insieme da una settimana appena, circa, quasi, non è prematuro? Non metto in dubbio saranno bellissimi ma ecco, si..cioè...ecco...> schiarisce la voce visibilmente in difficoltà, parole a caso vengono pronunciate, agitato, preso totalmente alla sprovvista da una simile affermazione. E adesso cosa si fa? Come dirglielo senza ferirla? Brutta situazione la sua.14:57
Utente anonimo:
Osserva l'altro boccheggiare in merito ed un secondo punto sembra essere metabolizzato alla sua scacchiera. <Se ti fa contento l'assaggio, ma ci bagni tu il dito.> Come i bambini sembra concedere un qualcosa, quasi dovesse ripagare quella richiesta che ha condotto l'Uchiha senza cappuccio ora che le sue ansie sembrano quantomeno mitigate. <In realtà credo mi abbia dato della smandrappona, adducendo che sia troppo presto ma sì, certo che ha detto si è un medico le ho chiesto una cosa da medico, sono maggiorenne, io.> Sancisce cercandone gli occhi qualche breve momento, ancora ben fin troppo attenta alle sue reazioni, la reazione che giunge però è quasi un infarto che vede stampato sul volto di Akainu, le servono le parole altrui per comprendere il suo sudare freddo, il viso che appena si inclina ad una linea piatta. <Ti stavo provocando>Arriccia le labbra come se stesse per dire qualcosa di importantissimo, apre le fauci. <Amore.>Soffia schioccando la lingua sul palato. <A-des-so, siamo pari> Snocciola affilando lo sguardo ma non esimendo un ghignetto di baldoria, altro che nomignoli sembra che l'Uchiha debbano raccoglierlo da terra, e no, non è uno scherzo simpatico, anche se quella naturalezza resta oggettiva evidentemente è un pensiero che da qualche parte della memoria ha pescato, non la parte in cui si evince un desiderio materno con l'altro, qualcosa di cucito al suo genetismo. <E comunque è vero.> Beh, Kombu è oggettivamente biondo questo non lo nega <Gli Uchiha hanno tutti i capelli neri e gli occhi neri, no?> Studi di Mendel fatti al contrario, seppur si riprenda il telefono lentamente, interrotta dall'arrivo delle sue ribs gli occhi si fanno lucidi e brillanti, sembra poter iniziare a sbavare prima che le vengano servite. Vivere in camerata porta a strani sensi di possesso immotivati, specialmente se una cosa ti ossessiona, abbandonando il telefono se ne dimentica quasi come per abbracciarsi il piatto di puntine allungandosi sul tavolo. <Ne vuoi una?> Inclinata in avanti lo osserva con fare guardingo e sospettoso malgrado la proposta Il sopracciglio si alza indagatorio <D'accordo> perchè no? Un assaggio è un assaggio, una piccola porzione per farle comprendere come esso non sia un male se preso a piccole dosi ogni tanto. C'è del lavoro da fare anche in questo caso ma hanno tempo, ne hanno decisamente parecchio. Non può far a meno di ridere di gusto al dire di lei, parole dette con una nonchalance unica ed inimitabile, termini mai uditi prima seppur possa ben capire a cosa si stia riferendo. La destrorsa gratta la fronte e le tempie, le carezza cercando di calmarsi, di darsi un contegno; nonostante ciò non esplode mai definitivamente, sempre limitato per evitare di essere osservato e guardato da tutti quanti <Si certo, maggiorenne> ovvio come l'età sia solamente un numero, mentalmente forse è anche più piccola di lui e poi ecco la vendetta di lei. Pronunciare la parola figli, la possibilità di averne lo agita, lo fa sbiancare, in procinto di un infarto imminente; non ne vuole, è presto. Non ne desidera, è un ragazzo, non un padre, non è neanche così maturo da saper affrontare una relazione, figuriamoci la paternità. Respira in maniera quasi affannata, al limite della resistenza <Preferisco essere provocato in altri modi e campi> borbottando con dissenso ed ecco l'ennesima stangata. Amore viene chiamato, canzonato per il termine sfruttato poco prima; la lincia con una veloce occhiata <Non siamo pari, il tuo è stato un vero e proprio attentato alla mia sanità mentale. Sono troppo giovane per avere un infarto> non fuma nemmeno. Sano come un pesce, allenato fino alle dita dei piedi e poi muore d'infarto per una singola illazione. Per fortuna torna a guardare la foto, scrutare il fratello di lei <Si, in teoria si come ti dissi> ne hanno già parlato nonostante lui sia l'eccezione fatta e finita <Mi sarebbe piaciuto conoscerlo però, avrei tanto voluto parlarci> ammette con leggero sorriso. Anche questo vuol dire far parte della di lei vita, essere in contatti con le figure più importanti. Arrivano le ordinazioni, lo spritz, il tè, l'acqua e le ribs; scuote il capo alla di lei domanda <No, mangiali pure tutti> gli basta quello sguardo affamato ed assatanato per convincerlo a non volerne nemmeno uno.15:26
Utente anonimo:
Il braccio destro si avviluppa intorno alla ciotola delle ribs, rimarcando quel possesso, mentre occhieggia l'altro divertitamente al modo in cui gli piace essere provocato. <Appunto, sei troppo giovane per avere un infarto.> CERCA di allungare la mano sinistra verso la zona del pettorale sinistro di Akainu puntando due dita all'altezza del cuore. <Addirittura la tua sanità mentale...Cucciolo.> Stavolta non è un vezzeggiativo sfottoò, pare che le sia stato tirato dalle gengive, è un canzonatorio ben più affettuoso oltre la spintarella dei polpastrelli. <Effettivamente hai il battito accelerato chiamiamo soccorsi?> Dinoccola affondando la mano destra nel cestello per prendere la prima ribs, iniziando a succhiarla. Sembra acconsentire al fatto che l'altro non ne voglia, seppur si metta a sbirciare lo spritz come se ritenesse il bicchiere capace di farle un attentato. <QUindi non entrambi i tuoi genitori erano degli Uchiha?> Ecco il nocciolo, dopo un larghissimo giro, a quella questione genetica messa in ballo con leggerezza. Si sta sbavando appena, oltre le labbra,della salsa barbecue ma i piccoli morsi sono egualmente composti nella loro voracità. <Se lui avesse voluto fare altrettanto Akainu non sarebbe partito.> Per la prima volta parla di suo fratello apertamente, una nota fredda che non riguarda più lei ma le scelte del consanguineo, ci sono diversi modi di affrontare il lutto e sono passati anni ormai, non ha mai mostrato quella ferita come realmente fresca ma non è nemmeno mai stata tanto asettica: se le avesse voluto abbastanza bene sarebbe rimasto con lei e non l'ha fatto. <Mi faceva piacere che lo vedessi, lui a differenza mia era un gran chiaccherone.Tipo uno Shizuka...Ma più bello.> Succhia il primo osso con le dita della mano destra lercie ed unte catapultando la sua attenzione alla seconda puntina. <Guarda le cose da un'altra prospettiva giovane Uchiha, il fatto che non vuoi figli adesso non significa che non possiamo provare a farli comunque, solo che prenderò la pillola quindi gi guadagnerai in esperienza.> Quell'impudico commento privo di imbarazzo potrebbe risultare sfacciato, non è la prima volta che il suo sforzo la spinge oltre con le parole, è accaduto ed è sempre stato sinonimo di nervosismo, comunque la puntina mezza smangiucchiata la allunga lo stesso nella sua direzione. <So che vuoi un morso> Tremiamo tutti per la maglietta bianca di Akainu adesso
Giocata del 19/07/2022 dalle 09:23 alle 12:49 nella chat "Centro di Kagegakure"
L'ordine è sopraggiunto infine, da bere per lui e da mangiare per lei per un appuntamento vero e proprio, in pubblico, senza nascondersi. Tale giornata, però, assume fin da subito tratti diversi dal pronostico arrivando a toccare argomenti decisamente scottanti od imbarazzanti da parte dell'altra <Non si è mai troppo giovani> inspira ed espira velocemente al solo pensiero mentre ne segue le movenze verso il proprio petto, in particolare il cuore. Il corpo del genin è, difatti, tonico, si allenato con poco grasso in tutta la sua figura, di conseguenza persino il petto si dimostra essere piatto <Cucciolo...> borbotta a bassa voce parole di fattura incomprensibile, palese come siano lamentele sul termine appena utilizzato nonostante in esso vi sia dell'affetto. L'affetto messo in quella singola parola lo porta a divenire lievemente più rosso nella zona delle gote, inaspettato decisamente ma gli argomenti sono diversi e si toccano punte che potrebbero far male, cosa effettivamente messa in scena da Kore. Scuote il capo con dissenso <E' questo il punto, i miei genitori sono entrambi Uchiha, in loro scorre il sangue di Madara> prende l'ennesimo, profondo, respiro <Per questo vengo denigrato, io sono il frutto imperfetto di due puro sangue eppure neanche loro sono riusciti a risvegliare il potere dell'occhio> specificandolo. Probabilmente i suoi problemi sono genetici, impossibili da risolvere se non tramite qualche artefatto magico o tramite la scienza stessa <Cosa è successo? Ti va di parlarmene?> parlare del fratello di lei è qualcosa di difficile ma brama di conoscerne il passato, di sapere più di quanto non sappia e comprendere cosa l'abbia portata ad essere ciò che è; un fratello scomparso, capace di abbandonare la sorellina in virtù di cosa? Non lo sa, forse neanche lei lo sa ma parlarne potrebbe aiutare a venirne a capo <Non sono molto loquace, quando ho incontrato Shizuka, ad un certo punto, ha iniziato a parlare come una macchinetta> deglutisce <Ho provato un momento di disagio> non sapendo neanche lui come rispondere o ribattere a tante chiacchiere del genere. Ritorna in pompa magna l'argomento figli, poi si dice che i giovani non possono avere un infarto; un sospiro di sollievo emerge nell'udire pillola, associata alla sicurezza <Userò precauzioni anche io, non si sa mai> la sicurezza non è mai abbastanza <Ma davvero vuoi dei figli un giorno?> impossibile non chiederlo ed informarsi. Le verdi iridi si chinano sulle ribs, osserva la cibaria andando poi ad immergere il medio destro all'interno del bicchiere dello spritz, lo bagna un po' mantenendo fede a quanto detto prima <Solo se l'assaggi> andando a portare il medio nella di lei direzione, impregnato di alcol.10:04
Utente anonimo:
Solleva appena il sopracciglio alla questione della gioventù posta per il rischio di infarto altrui, sotto i polpastrelli la maglia di Akainu vorrebbe dire il contrario in merito a qualche tattile consistenza che danza appena contro i lamentosi borbottii altrui prima che allontani le dita. Gli occhioni contornati di nero restano fissi sul profilo dell'Uchiha, mentre ne ascolta quel dettaglio genetico che sembra aver dovuto fare un giro lunghissimo prima di essere proposto all'effettiva base del suo interesse che non pare di gretta natura genetica. <Un po' sempliciotto denigrare te se non ci fossero riusciti anche loro non ti pare?> Quella considerazione sfugge, come un'osservazione, scevra di ogni sospettosa cattiveria comunque al tono se non sedata dalla curiosità interrotta dai morsi brevi di quanto Akainu abbia considerato tutto un possibile ventaglio di opzioni in quegli anni. Alla domanda sul fratello, glissato lo sguardo, non replica inizialmente limitandosi al cibo e concedendo la vista del profilo prima di un percettibile sbuffo che arriccia le labbra. <Non avevo dubbi.> L'immagine di Shizuka ed Akainu in fronte l'uno all'altro deve essere in qualche modo un pensiero divertente per la Sabaku eppure non ne commenta occhieggiando il dito medio di Akainu a quella proposta, e ignorando la seconda domanda che viene posta mentre la mano ha avanzato la sua offerta e quell'empasse alla messicana aleggia tra loro in gesti silenziosi. <Non ci ho semplicemente mai pensato quindi direi di no.> Opta in concessione prima di allungare appena il collo come se volesse cogliere l'odore sulle dita dell'altro, probabilmente per evitargli un infarto sul serio stavolta. Una delle due domande passate in cavalleria viene quindi sedata e spenta, quando schiude le labbra per abbracciare il polpastrello di Akainu tra le stesse solleva lo sguardo, quasi fosse più incuriosita dall'Uchiha che dal suo primo infinitesimale assaggio di alcool. Troppo poco per cogliere comunque qualsiasi sapore, sembra concepire il limite del capriccio smuovendo la lingua in carezza e restringendo le guance nell'abbandonare il tatto con la mano altrui. <Contento?> Quasi gli avesse fatto più un dispetto che una cortesia, annoverando a tre il numero mentale di punti in rete di quella mattina mentre l'espressione si affila di sottile malizia con fare breve. <Non dovresti mettermi strani pensieri.> La sua proposta della carne rimane sospesa in sua direzione, verso la pallida maglietta. <Te l'ho detto, noi Sabaku siamo immuni alla follia a differenza vostra, ma la discendenza dai fennec è notoriamente ossessiva. L'ossessione porta all'infelicità alla lunga, era stato così per mia madre prima...Che io stessi bene ad ogni costo non è stata più l'ossessione di Kombu quando ero abbastanza grande da badare a me stessa. Anche a lui sono venuti strani pensieri, sulle mura, sul deserto oltre le mura...Pensieri che sono diventati ossessione.> Non c'è niente da dire, niente da aggiungere. Le parole sembrano lente ed oculate come se stesse cercando di sintetizzare freddamente un concetto che come spettatore per ella stessa deve essere assai complesso ma che non risulta atipico al proprio atteggiamento con la differenza che non ha ancora sfiorato la follia suicida per appagare le sue ossessioni. Cerca gli occhi verdi dell'Uchiha come se quanto detto avesse un senso lato che lo riguarda, eppure in cerca di quella comprensione più silenziosa non aggiunge nulla. Solleva le spalle a quel commento, magari fosse così semplice, magari si potesse tutto ricondurre a quel particolare difetto, non è così <Io sono nato diverso, ho gli occhi verdi, questo non passa inosservato, in più, io dovrei avere affinità con il Katon, dovrei essere versatile con le arti magiche ed in quelle illusorie ma non è così. Non ho nulla che mi accomuna a loro, non ho nulla che possa ricondurmi a loro salvo il nome. Non so usare il ninjutsu ne il genjutsu, non riesco a far emergere alcun tipo di elemento, tanto meno il katon ed i miei occhi sono...vuoti> deglutisce nell'elencare tutti quei difetti <I miei genitori, pur non essendo riusciti nel risveglio, hanno dimostrato di possedere attitudini alle due arti almeno> ergo, non completamente da buttare come lui. Sospira percependo come parlarne risulti ancor difficile, una bolla in cui si è immerso capace di distruggerlo da dentro ad ogni pensiero. Come può essere realmente accettato da loro? Come può divenire parte integrante del clan se il fato ha scelto per lui una via completamente opposta? Non può, la risposta è semplice dopotutto. Non commenta sul fattore Shizuka, non è di suo interesse a conti fatti, è stato un semplice commento di una serata passata in compagnia della kokketsu, molto strano come incontro, atipico eppure, a suo modo, piacevole. Tutto finisce quando il viso di Kore si allunga alla volta del dito impregnato di alcol, accolto tra le di lei labbra, coccolato ma il moto della lingua su di esso scatena in lui reazioni; il battito del cuore accelera, il corpo diviene più caldo, deglutisce arrossendo appena con i pensieri a variare sempre di più discendendo nello sconcio ad ogni secondo che passa. Umetta le labbra al termine del tutto, breve ma intenso <Kore...> sospirando con una certa pesantezza <Strani pensieri? Tu non hai idea dei pensieri che sto facendo> socchiude le palpebre sospirando ancora, cercando di distrarsi, andando ad assaggiare il proprio drink, beve un singolo sorso per gustarlo come si deve, comprendere se sia buono mentre l'altra parla, spiega ancora una volta quelle ossessioni del proprio clan mentre le iridi del giovane vengon portate nelle dorate di lei. L'ascolta, le dona attenzione, supporto <Io non sono soggetto alle ossessioni come te, per questo siamo insieme> semplice come ragionamento nella di lui mente <Per impedirti di lasciarti trascinare, tenerti su, tenerti qui> dando un significato a quell'incontro. Si avvicina al di lei viso cercando di prenderne la mano con in mano la ribs, la solleva avvicinandola alle proprie labbra così da dar un singolo morso dinanzi alla Sabaku, strappare un singolo assaggio.10:44
Utente anonimo:
Non commenta la questione familiare di Akainu, nulla in merito alle sue inabilità finchè le labbra ormai separate dal dito dell'altro con riluttanza non si arricciano di nuovo posando lo sguardo su quello dell'altro nella ricercata reazione. <I tuoi occhi non sono vuoti.> Un soffio che sembra quasi suonare come una determinante minaccia, che tuttavia si interrompe a quel redarguire netto quanto breve. Dal modo in cui vi resta se così fosse realmente forse riuscirebbe finanche la fennec a cogliere quanto torbidamente derivi il pensiero dell'Uchiha. <Akainu> Schiocca in risposta a quel tipico quanto atipico fronte di difesa, fatto di attacchi brevi ma palesi, è strano il moto di caccia di un fennec bisognerebbe cercarne ad un documentario per ricondurvi quell'atteggiamento che arretra, balza avanti, ringhia e arretra con una continuità asfissiante per le prede. La stessa cosa la Sabaku sembra la stia riservando all'Uchiha, ogni volta che pare avere una difficoltà l'attacco viene mosso silenzioso nella forma che dell'altro pare aver riconosciuto come più debole in quel contesto di provocazione. Sta mantenendo quel bizzarro silenzio dal pelo irto seppur si lasci prendere la mano, una lieve resistenza del polso sembra voler fare abbassare l'altro ad una portata considerevole affinchè possa accogliere la carne tra le dita unte, la portata in cui protendendo il busto senza aver dato alcuna risposta cerca la prossimità dell'orecchio destro dell'Uchiha. <Lo sanno pure gli ossessivi che per curare un'ossessione ne serve sempre una più grande> La portata, se ne avesse trovata la vicinanza, è quella di un bisbiglio tiepidamente affacciato a meno di un centimetro dalle pelle del padiglione auricolare di Akainu. Non fa breccia la dichiarazione di quel'ossessione, e non cerca nell'altro palesemente la comprensione di un concetto che è suo, semplicemente troppo intimo per essere apertamente dichiarato. <Prova a darmi un'idea dei tuoi brutti pensieri giovane Uchiha.>Schiocca con il fiato pesante, come se quell'attacco ennesimo le stesse costando uno sforzo greve per quanto spontaneo, arrochito dall'istintivo silenzio. I suoi occhi non sono vuoti? Lo sono, privi di potere, privi di forza, privi di qualsivoglia segno distintivo per il clan ma lei la pensa diversamente. Comprende quel pensiero, lo capisce, sa a cosa si riferisca ma non è quello il punto, bensì un altro <Kore, hai capito> rimbecca <Forse è vero che il clan è la mia ossessione ma non posso farci niente. In me scorre il loro sangue, io sono uno di loro nonostante tutto e come tale voglio ciò che mi spetta, voglio essere considerato un loro pari, un loro eguale> deglutisce, inghiotte grumi interi di saliva. Non riesce ad interpretare i segni del destino, non riesce a comprendere cosa il fato vuole da lui, quale sia il lungimirante piano dei Kami per portarlo avanti. La provocazione di Kore è sentita, replica nuovamente con la pronunzia del proprio nome e le verdi iridi la fissano ancora ed ancora prima di avvicinarsi cercando di strappare un morso da quella ribs; un gesto innocente il suo, trasformato in qualcosa di più osè. Viene fatto avvicinare, la mano di lei abbassata così da ritrovarsi a portata di labbra udendo perfettamente quel sussurro. Servono domande? No. Per fortuna capisce ricollegandosi a vecchi discorsi, vecchie chiacchiere impresse a fuoco nella mente. Umetta la labbra con un moto veloce della lingua sollevando gli occhi, ricercando il di lei sguardo mantenendo il silenzio qualche altro secondo <Io sono abbastanza grande?> desidera ardentemente divenire la sua ossessione, essere al centro della vita di qualcuno, tanto importante da risultare fondamentale, di prima necessità. Si sta mettendo al pari di un bene qualunque, tutto riconducibile alla solitudine in cui ha vissuto per lunghi, lunghissimi anni. Distanza viene messa finendo di masticare, inghiottendo il boccone, varie le espressioni di godimento, butta giù tutto quanto, compiaciuto di aver assaggiato quella pietanza. Arrossisce alla di lei richiesta, un rossore sulle gote abbastanza ampio da scambiarle per parti del corpo con cicatrici <N-non è il luogo adatto questo, magari quando torniamo a casa> indice destro gratta la tempia, agitato, imbarazzato oltre ogni dire.11:12
Utente anonimo:
Accoglie quella determinazione in merito al clan proposta dall'Uchiha, e proprio la determinazione pare cosa che la fennec riesce a comprendere malgrado la ritrovata stretta vicinanza. <Se io potessi fare qualcosa per questa tua ossessione me lo diresti?> Una domanda che sembra postulata in maniera non troppo casuale dopo aver pedinato il dojo per giorni in cerca di informazioni ed averne ottenute più fuori da quella zona che dentro in realtà. La domanda di Akainu è il suo attacco, al punto che quando l'Uchiha arretra la Sabaku si trova a fare lo stesso portandosi quanto rimane della puntina tra le labbra per tranciare quel poco di rimasto attaccato all'osso prima di rigettarlo nel cestino. è il momento della vulpide di arretrare di fronte ad un attacco tanto schietto, così risentito che le note sabbiose dello sguardo non faticano comunque a contraccambiare l'indagine visiva dell'altro. <Suppongo di sì> Una risposta che non è una risposta reale mentre l'altro sfiata imbarazzo da ogni poro ustionato di pelle la mano unta viene portata alle labbra. <Ah, no? Non stavamo parlando delle tue ragguardevoli dimensioni giovane Uchiha?> Indietreggiare per poi saltare, scartare e saltare, saltare e saltare, sembra che la mente della fennec stia attraversando un bordello confuso quel tardo mattino mentre ad una ad una si pulisce le falangi facendole scorrere voluttuosamente tra le labbra, ancora una volta con palese volontarietà a giudicare dal modo in cui segue le reazioni fisiche di Akainu per ogni sua parola e gesto. La realtà delle ossessioni è che una volta soddisfatte ne serve davvero una nuova, ha voluto le ribs, ci ha persino sbavato, le ha avute ed ora sembra non aver più fame. Magari è quello il motivo per cui è tanto magra tra le altre cose. Come se avesse dimenticato il cestello davanti a sè. <Mi avevi promesso che l'avrei assaggiato dalle tue labbra.> Un petulante pensiero che sta facendo evidentemente tarlo dall'inizio della conversazione e che ora occhieggia lo spritz per quanto brevemente con fare eloquente. L'ossessione verso qualcosa, forse anche lui sa cosa si prova, cosa vuol dire avere un tarlo fisso in quella testa bacata ma cosa può mai fare per risolverlo? Non lo sa minimamente, infiniti i tentativi fatti, infinite le domande poste a se stesso senza mai trovare una reale soluzione, l'unica è vivere, continuare il corso della vita. Occhieggia velocemente l'altra alla domanda posta, glielo direbbe? Non sa neanche questo, troppo contorto, troppo difficile fornire una risposta adeguata e giusta, abbastanza da impedire un possibile fraintendimento <Nemmeno io so cosa fare. L'unica soluzione è imprimermi nelle loro menti ergendomi su di loro, emergendo dal villaggio, divenire qualcos'altro> questo è il piano di adesso, il modo per realizzarlo? Sconosciuto. Troppo indietro, troppo piccolo e debole per poter ambire ad obiettivi tanto elevati seppur nella storia vi siano esponenti che ci sono riusciti, ninja di altissimo livello le cui capacità hanno superato i limiti del tempo e della storia arrivando ai giorni nostri, divenendo immortali. E' giunto il suo momento di attaccare, indietreggia con una semplice domanda la cui lama si insinua nelle carni di lei mettendo, forse, il dubbio nella mente, portandola a pensare, a finire l'ultimo ribs ma quel momento di vittoria ha vita breve quando il quesito altrui è più spinto e diretto che mai. Spalanca gli occhi, il rossore si accentua distogliendo lo sguardo, portando il viso altrove ed umettando le labbra borbottando parole senza senso <No, non parlavamo di quelle> si comporta ancora come un piccolo verginello ma poco ci si può fare, non ha esperienze ne sa come reagire se non fosse che lei continua a gettare sassolini uno dietro l'altro. Difficile resistere ulteriormente alle di lei tentazioni, l'ultimo commento è la goccia che fa traboccare il vaso. Avvicina il bicchiere alle proprie labbra andando a bagnarle appena con lo spritz per poi alzarsi dalla sedia, il tavolo viene aggirato portandosi estremamente vicino alla di lei persona; schiena piegata alla ricerca delle labbra, le incontra, le bacia permettendole di assaporare quella bevanda alcolica fornita direttamente da se. Un bacio prolungato fino all'esaurirsi del tutto riportando una lieve distanza <Andiamo a casa> sussurra appena, una richiesta al cui interno sono nascoste intenzioni forse un po' troppo eloquenti.11:53
Utente anonimo:
Sembra aggrottare appena le sopracciglia alla questione posta sull'ergersi degli Uchiha, se non faticava nel comprendere la determinazione le modalità paiono collidere con le abitudini del proprio clan, dietro le proprie dita l'espressione si mantiene silenziosamente machiavellica seguendo i borbottii dell'altro. Il suo attacco torna riuscito a quanto pare ed accoglie in silenzio quella vittoria stavolta seppur abbia del tutto abbandonate le sue ribs, divenute da ossessione a dimenticanza sul tavolo seguendo la risolutezza dei gesti di Akainu, allungandosi per assecondarne, indietreggiando il capo per farsi coccola di quel bacio ora certamente più consapevole del sapore dlel'alcool che però cerca di deglutire senza gustare, non più di quanto non sembri puntare alle carni di Akainu che al mero sorso di spritz. Ridacchia quando sulle proprie labbra strette a cogliere l'ultima nota acidula del prosecco e della presenza dell'altro si spegne quella richiesta. <Neanche per sogno.> Dinoccola spalancando gli occhi alla ricerca di quelli verdi dell'altro in quella negazione. <Non ho lo spazzolino, punto primo, volevi passare la giornata fuori e passeremo la giornata fuori, punto secondo.> Snocciola sollevando un sopracciglio come se quella provocazione fosse solo agli albori. <Punto terzo ed ancora più importante se vuoi essere un vero Uchiha devi diventare pazzo, ed ho appena capito come fartici diventare.> Soffia schioccando la lingua sul palato prima di spingerla appena contro la guancia, chiude gli occhi tendendo la schiena ed inizia a gemere, abbastanza piano da non farsi ancora sentire ai tavoli vicino ma abbastanza forte da far capire distintamente ad Akainu che deve brigarsi a pagare, smuove le gambe accompagnando ai gesti quel suono. <Lo faccio per te...> Mugola gettando probabilmente in vacca quanto resta della loro giornata fuori Quel bacio ha effetti collaterali non previsti ne calcolati, come può immaginare che la pazzia dell'altra sia così pazza da sfruttare un simile gesto per farlo impazzire mettendolo in imbarazzo totale? Si, vuole tornare a casa con ella, ha raggiunto il suo limite dopo aver passato un'intera mattinata ad esser provocato, preso di mira senza poter ribattere e cosa ottiene in risposta? Un dissenso. Inarca il sopracciglio destro a quella risposta, ancor di più a quanto segue schiudendo le labbra totalmente preso alla sprovvista <Ah si?> domanda mentre la mente cerca una soluzione a questo estremo dilemma. Lei non vuole tornare, stare fuori è ciò che desidera. Può resistere fino ad allora? Probabilmente si ma perchè? Una sofferenza in più da sopportare. Inspira ed espira cominciando a farsene una ragione pur mantenendo la vicinanza, continuando ad osservarla, le verdi impresse nelle dorate di lei ma è il dire successivo che lo porta al definitivo infarto. All'inizio non comprende l'assonanza con gli Uchiha salvo poi vederne i gesti nascosti di sfuggite, sentire i versi emersi dalle di lei labbra, veri e propri gemiti fatti in mezzo alla gente, al pubblico. Il rossore sul viso di lui riempie totalmente il viso, il corpo si irrigidisce guardandosi intorno preso dall'imbarazzo più totale; si, lo sta facendo diventare pazzo ma non nel modo voluto, prima o poi si sarebbe sotterrato. Scappa velocemente all'interno del locale per pagare il conto, una manciata di secondi, tanto da lasciare persino il resto, non gli importa. Torna all'esterno verso Kore, completamente agitato, leggermente più nervoso in quanto, adesso, vari occhi vanno a posizionarsi sulle loro figure; se prima ha ignorato tutti, ora risulta particolarmente difficile tenere banco con questo atteggiamento <Alzati e andiamo, ci stanno guardando tutti> parla piano senza mai esporsi più di quanto stia facendo l'altra <Devi proprio? Fallo quando siamo a casa, non qui davanti ad altri> cerca di convincerla a smettere, di andarsene verso la propria dimora ma ci è riuscito? Chissà, unica certezza è l'altrui pazzia.12:26
Utente anonimo:
Cessa quel suo fare con una risatina quando vede Akainu prima avvampare poi scattare verso l'interno come un fuggitivo. L'animo della fennec trotterella crogiolandosi di quanto ottenuto con il fare subdolo di chi ne è consapevole ma è quando tornato fuori inizia a redarguirla che la risatina sembra non riuscire a trattenerla. <Non ci sta guardando nessuno... Anche fosse il mio è tutto rischio calcolato vecchiaccio pudico.> Dinoccola tirando fuori la lingua con dispetto palese. La preoccupazione di Akainu dell'essere guardato, seppur il tono fosse abbastanza misurato da evitarlo, trascende ora le ustioni sulla pelle dell'Uchiha e seppur non ne dica apertamente quel rischio calcolato sembra ben contenere tale concetto mentre sfila in piedi più aggraziatamente di quanto la spessa Sunodeki non dovrebbe concederle. <Due condizioni però...Intanto mi devi un bacio, adesso.> L'indice sinistro punta avanti allo sterno verso il basso come a rimarcare l'esatto momento in una nota spaziale e tangibile. <E poi non ho comunque uno spazzolino.> Che non è un bel modo di chiederlo, non il ricatto quantomeno, visto che sta chiaramente delimitando un territorio, potendosi accontentare delle magliette dell'altro non porterà uno spazzolino nuovo in giro dalla propria abitazione a quella dell'altro ma in questo la gioventù pudica e poco maliziosa di Akainu potrebbe essere un punto a favore di una pisciata sull'albero tanto subdola quanto diretta. <Ho deciso che entro mezzanotte sarai pazzo abbastanza Uchiha.> Ci sta sguazzando sul volto divenuto paonazzo dell'altro, malissimo e con fare quanto greve tanto divertito. Si avvicina abbastanza da cercare di appropriarsi del bacio che aveva chiesto, e non vi pone dolcezza, per quanto breve vi pone un chiaro segnale ma la mano usata a sancire il tempo scende alla ricerca di quella opposta, non vista mentre insinua le proprie dita dal dorso tra quelle del giovane fino a sancirne. <Hai detto tu che volevi una mattina come un ragazzo normale, te lo ricordo...Tu però normale non sei, tu sei mio.> Dinoccola separato quel bacio se riuscisse a trascinarsi la mano dell'altro appresso per prendere a camminare. La giornata fuori in cerca di una normalità sembra terminata, ma del resto la normalità è cosa che si cerca pian piano e se la sua ossessione sono state brevemente delle puntine di maiale ora sembrano delineate a ben altri tipi di carne. All'altro la scelta quindi, di come assorbire quella fame, con uno spazzolino ben oltre mero simbolismo. {exit} Incredibilmente riesce a farla smettere, non sa come, non sa in che modo ma le parole arrivano abbastanza da rendere l'inferno meno caldo. Il rossore permane sul viso, l'imbarazzo anche <Calcolato? A me non sembra e non sono io il pudico, solo prudente> borbottando, visibilmente contrariato in tutto e per tutto. L'osserva scendere dalla sedia in modo fin troppo aggraziato mentre detta le proprie condizioni, la prima è un bacio e su questo non ha nulla in contrario se può impedirle di parlare. La seconda riguarda ancora quello spazzolino, ciò vuol dire passare dal distretto di suna per prenderlo o comprarne uno del tutto nuovo da tenere in casa, in entrambi i casi si tratta di una seccatura bella e buona da risolvere. Sospira prendendo fiato, lascia lentamente svanire l'imbarazzo del momento, ricerca una certa calma interiore per poter andare palesemente avanti ma le di lei affermazione portano nuovamente in alto tali sentimenti oltre alla nascita di pensieri del tutto diversi. Deglutisce spalancando gli occhi, mille le fantasie che aleggiano in quella testa oramai completamente andata per i fatti suoi, una testa che sta viaggiando verso altri lidi, altre situazioni e prima di potersene accorgere si ritrova con le labbra avvinghiato alle sue in un bacio breve ma diretto di chi sa quel che vuole, un segnale forte e chiaro di quanto l'aspetta alla fine di quel giorno. Ansimante, impregnato di desiderio ode le ultime parole, non solo ossessione bensì possessione emerge ritrovandosi invischiato in qualcosa di nuovo. Essere soggetto di possessività rappresenta qualcosa di estremamente diverso da quanto fatto fino ad ora, da quanto provato. La mano è stretta, il cammino iniziato <Tu sei mia> replica in un sussurro come a voler sancire una reciproca appartenenza ma adesso la fame risulta incontrollabile. L'abitazione è troppo distante ed il tempo necessario decisamente elevato per sostenerlo ma resiste, deve resistere non cedendo a qualsivoglia impulso. Leggere tutti quei manga di stampo osè non gli ha fatto bene, la fantasia viaggia troppo, verso situazioni difficili da applicare nel mondo reale a dispetto di quello fantasy ed immaginario della carta. [END]