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Amore e sofferenza, due facce della stessa medaglia

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con Akainu

Stanza Creata: Casa Akainu.

19:30 Utente anonimo:
 Akainu ha forse raccolto i frutti dei germogli seminati nei suoi messaggi, è arrivata ben in anticipo rispetto al loro orario pattuito la Sabaku, con una busta con le due Okonomiyaki nella mano sinistra e la mano destra che sta bussando alla porta di casa altrui. "Sorpresa", anche se potrebbe non esserlo. A sorprendere non è il fatto che sulla schiena la sua Sunodeki copra le nudità della maglia comprata qualche giorno addietro principalmente per il loro picnic, stessa maglia così come stessi sono i pantaloni scuri dai tasconi laterali per Kunai, telefono mattone ed i due tonici. Stesso scarponcino comodo da outdoor e stessi capelli biondi scarmigliati. -Toc toc- Nel pugno chiuso che batte le prime due volte, pausa. Stessa espressione convinta degli occhi senza trucco ma contornati di nero alle palpebre richiamando i tratti canidae. -Toc toc toc- Tre tocchi ed un'altra pausa perchè no, non era attesa, quantomeno non a quell'ora ma aveva minacciato di farlo. -Toc toc- Nel tempo che passa a bussare avrebbe potuto richiamare il chackra e buttar giù la porta a pallate di sabbia ma ha già pagato una multa questa settimana e forse almeno ha la decenza di evitarne un'altra. A sentirla è però la vecchia di fronte che riesce nel meraviglioso intento di andare alla porta prima di un diciottenne in modalità sora impiccetta, come passano le artriti ai vecchi curiosi eh? Sentendo la porta schiudersi la Sabaku si volta ancora con il pugno sollevato. <Signora sa mica se il tizio strano che le abita di fronte è uscito?> Non ha solo il pasto, nella mano sinistra, anche una borsetta di quelle pieghevoli e riutilizzabili di stoffa il cui contenuto, apparentemente morbido come se avesse un cambio, è celato alla vista. <Già che c'è, centocinquanta ryu se mi informa se vede qualcuna entrare di qua.> Abbassando la voce ma se ormai Akainu si fosse dato una mossa dall'altra parte della porta a starebbe udendo. <Duecento?> Pausa. <Duecentocinquanta se succede davvero che la vede entrare e non se ne parli più>

19:54 Akainu:
 Non l'attende in quell'ora così frettolosa, è presto, estremamente presto per vederla ma il genin non è rimasto con le mani in mano, al contrario, ha sistemato il bilocale facendo sparire tutti i manga e le riviste osé, non vuole un'altra incursione di un occhio. Ha lavato il lavabile tra piatti e bicchieri, lavato a terra, sistemato il letto ed il divanetto, spolverato quasi tutto il giorno e solo alla fine ha lavato se stesso, provandoci quanto meno. Per l'occasione si è dato una sistemata, non ai capelli, essi permangono brizzolati e spettinati bensì all'outfit che ora conta una camicia coreana bianca a coprire l'intero busto e parte del collo, maniche lunghe si estendono sulle braccia ricoprendo ogni singola ustione salvo quella sul dorso della mano, pantalone in pelle nera con cinta intorno alla vita ricolma di borchie sulla fibbia e scarponcini neri lucidati a dovere. Non così tanto diverso ma decisamente più adatto ad un incontro di un certo livello, chiaro segno che tiene a far sempre una buona impressione e mostrare un lato diverso, mostrarsi per l'appunto e non nascondersi dietro un cappuccio come suo solito. Inspira ed espira seduto su un lato del divano, non le ha risposto al messaggio avendo iniziato le faccende eppure guarda la chat con il respiro più affannato. Una minuscola sensazione di paura si impadronisce di lui, potrebbe rovinare tutto ma non deve farlo, non può rovinare l'unica cosa positiva accaduta in quasi 20 anni di vita. Tanti, troppi pensieri negativi si affollano nella mente quando sente bussare alla porta più e più volte. Cruccia lo sguardo, chi mai può essere? Si alza incamminandosi alla volta della porta e quando la distanza diviene praticamente nulla ode la voce della Sabaku parlare con la vicina, proponendole denaro per spiare chiunque entri in quella casa. Apre la porta abbassando la maniglia con la mano sinistra, la tira all'indietro mostrando alla ragazza <Se me ne dai 300 ti dico anche nome e cognome di chi entra> replica a propria volta nei confronti della stalker numero uno di Kagegakure <Ciao> chiaramente non si aspettava di vederla tanto presto ma ben venga, più tempo da passare insieme. Si fa da parte permettendole di entrare nella dimora per poi chiudere la porta alle di lei spalle.

20:04 Utente anonimo:
 Akainu si è dato alla vita di fatiche della domestica a quanto pare, la Sabaku non ha però ancora vista del lindo risultato quando la porta si apre e l'Uchiha le appare con...Una camicia, pantaloni, borchie lucide. Lo guarda, da capo a piedi sembra scandagliare la novità: s'è messo in tiro? Quella considerazione appare silente ma presente sul visetto pallido che risale agli occhi verdi sbircianti dalla porta che si apre. <Cià> Inizialmente prima di spingere la lingua contro la guancia destra. <Non interrompere le mie trattative> Torna a torcersi alla volta dell'anziana con un sorrisetto d'intesa ma non aggiunge nulla, i due sembrano discretamente ognuno non volersi far vedere dall'altro, uno per le ustioni e l'altra perchè impicciona ma non così dichiaratamente da farlo legalmente e senza motivo come la Sabaku che invece perfettamente in mezzo si avvicina alla porta schiusa allungando la mano destra verso il bavero della camicia di Akainu, non ne tira, smuove appena un poco mettendosi sulle punte per reclamare un bacio che sarebbe rapido - ma la porta della vecchia non è ancora chiusa, e l'obbiettivo si palesa ben prima che entri in casa totalmente a meno che Akainu le abbia fatto la grazia di abbassarsi alla sua non altezza-. <Sottovaluti il potere della cataratta bimbo. Ho portato la cena!> Non sta entrando, oltre quel bacio riuscito o meno sta facendo irruzione e tutto profuma di prodotto per la pulizia della casa. Le narici si dilatano mentre si guarda intorno, chiaramente la prima cosa che fa per verificare la sua ipotesi è abbassarsi e sbirciare sotto il divano. <Perchè ti sei messo a pulire? Avremmo dovuto cenare fuori in teoria.> Domanda quella vispa quanto non troppo chiaccherona creatura risollevando gli occhi tondeggianti e deflettendo le gambe, che ha pulito quindi l'ha capito dai non porno sotto il divano

20:19 Akainu:
 Tirata a lucido, quella casa è perfetta, ci si può mangiare sul pavimento tanto è pulito. Ci ha dato dentro come un metto per tutto il pomeriggio sudando 7 camice, infatti quella che indossa è l'ottava. Porta aperta si ritrova la nanerottola dinanzi a se con il solito saluto distaccato di chi si crede più grande, cosa effettivamente vera sulla carta ma tolto questo hanno già appurato come mentalmente siano su due piani diversi <Quali trattative? Quelli non sanno neanche chi sono> figurati se vanno a guardare i suoi non ospiti, non è proprio il tipo da invitare gente a casa. Prima di farsi da parte viene preso dal bavero, tirato verso la ragazza; si abbassa consentendo un'azione più facile ricambiandone il bacio, veloce si ma ci mette una certa passione nel donarglielo, dopotutto ora è la sua ragazza. Non ci è per niente abituato, non sa come comportarsi in una relazione come quella, fare del proprio meglio potrebbe non bastare eppure la notte scorsa sa di aver fatto qualcosa di giusto data l'espressione della Sabaku. Breve il momento di non troppa intimità prima del distacco osservandola intrufolarsi in quella casa come un bulldozer <Dici nonnina?> oramai la chiama così, un nomignolo affettivo e niente di più; già in precedenza non ha mai desiderato offenderla, figuriamoci in questo momento ma la domanda appare corretta in superficie salvo che la risposta potrebbe ribaltare il risultato. Inarca il destro sopracciglio scrutandola dall'alto verso il basso, porta chiusa e distanza nuovamente irrisoria standole ancora vicino <Non mi piace vivere nello sporco, ho pulito perchè andava pulita> un ragionamento logico su ogni fronte possibile ed inimmaginabile <Se dovevamo cenare fuori, perchè hai portato la cena?> insomma, qualcosa non quadra in tutto quello <O sei per caso venuta a reclamare un altro momento di relax?> ovvia allusione a quanto accaduto. Quel momento l'ha fatta calmare, l'ha resa felice e tanto basta per rendere sereno il genin.

20:29 Utente anonimo:
 Sulle prime parole di Akainu ridacchia freddamente mentre si separa da quel bacio forse un po' troppo accanito. <Non ci conterei così tanto al posto tuo> I vecchi sanno tutto, solo loro sanno come farlo ma sanno tutto di tutti. Questo il commento con cui avrebbe iniziato la sua ispezione a quanto pare. <Dico...Dico bimbo.> Sentenzia trovandoselo nuovamente prossimo e nuovamente distanziandolo, solo per muovere verso il tavolo, mentre parla ed ascolta iniziando con il posar la sacca della cena sullo stesso. <Perchè sono una creatura imprevedibile Akainu.> Replica in merito alla cena senza guardarlo, un motivo senza realmente donare un motivo quindi, poggiando a terra accanto al divano la busta con il suo cambio e muovendo verso una sedia vuota, inizia a spostarla, sta trafficando palesemente in casa d'altri, per metterla vicino alla parete. <Sono venuta perchè ero felice di vederti, sono arrivata con un'ora d'anticipo, e ne ho approfittato per pensare di stare un po' da soli.> Ha compreso che i luoghi pubblici e soprattutto affollati non sono solo sdegno suo, che odia i contatti casuali, ma a maggior ragione di Akainu che passa il tempo a coprirsi come un emarginato, c'è della cura nell'autoinvitarsi comunque a casa dell'altro, c'è per come la spiega almeno mentre con le mani armeggia a slegare la Sunodeki con delicatezza, la stessa con cui la appone sulla sedia messa da lato e fuori da ogni pericolo, come se fosse punto primo una persona punto secondo un osservatore. Così liberata la schiena nuda di muove come ha fatto per la prima volta in quella casa, per conto proprio. Se Akainu è uno pulito mentre lei va al cassetto delle stoviglie darà probabilmente di matto vedendo come usando il piede sinistro contro il tallone destro spinga via la prima scarpa lasciandosela dietro, per poi fare lo stesso con la scarpa sinistra per restare scalza. Evidentemente no: lei non ha lo stesso concetto di ordine e pulizia. Eppure riesce comunque a trovare sempre quel che cerca curiosando, dalle quattro bacchette ai due piatti piani. <Se proprio insisti però, sono anche una creatura molto stressata> Comunica cercando lo sguardo dell'altro dalla zona stoviglie. <Stai bene...La camicia intendo. Sembra quasi che tu abbia superato l'adolescenza.> Voleva essere un complimento forse, le parole ne rovinano ma il tono resta soffice, quasi rabbonito in quella considerazione.

21:21 Akainu:
 Il sopracciglio destro si alza nel guardarla, lancia una veloce occhiata alla porta come a volerla trapassare fino a giungere alla vecchia spiona <Esiste ancora l'usanza del farsi gli affari propri, sai?> ovvero quello che fanno le vecchie e tutti i suoi vicini, farsi i fatti loro senza intromettersi nella vita di uno sconosciuto. Non replica limitandosi a mugugnare venendo chiamato per l'ennesima volta bimbo, probabilmente deve solo farci l'abitudine. Inspira ed espira osservandola nel suo moto all'interno dell'abitazione, il posare la busta con il cambio, le ha effettivamente chiesto di restare li a dormire, ergo, gli tocca vederla con un pigiama del tutto inconsueto <Così imprevedibile che avevo previsto di rimanere a casa> non così tanto infondo, forse è più prevedibile di quanto vuol far credere. Silente ode l'altrui dire, felice di vederlo, stare un po' da soli lontano da tutti e da tutto, una prospettiva che apprezza e non poco, quel gesto apprezza particolarmente. Capo chino alla volta del pavimento, le verdi iridi l'osservano intensamente facendosi più pensieroso ma cosa la mente stia confabulando, non è dato saperlo; con una veloce occhiata s'avvede del liberarsi della giara da parte di lei mostrando la schiena nuda e rendendo più affaticato il respiro, il battito del cuore accelera particolarmente. Il tutto viene rovinato da quel togliersi le scarpe in maniera improvvisa, lanciate da ogni parte e con i piedi nudi calpesta il pavimento. Poveretto, pieno di pedate e di impronte da togliere l'indomani...no, non gli interessa realmente quel particolare fattore. Le parole non vengono fermate bensì acconsentite una dopo l'altra invitandolo a ripetere l'esperimento. Leggero il rossore sulle gote facendo qualche passo in avanti per accorciare le distanze, giungerle da dietro ad una distanza tanto infima da poter sentire i rispettivi respiri. Le mani ricercando i fianchi di lei mentre si pone alle sue spalle, il viso discende verso il collo baciandone l'epidermide con una primaria delicatezza <Ho fame> sussurra continuando a baciarle il collo, senza specificare, però, di cosa.

21:32 Utente anonimo:
 Alla questione dell'imprevedibilità la fennec sta ancora guardando l'altro con i piatti nella mano sinistra e le bacchette nella destra. <Allora perchè me lo chiedi?> Una domanda che potrebbe apparire più che ovvia posando la sua refurtiva per armeggiare alla ricerca dei tovaglioli, e sa dove sono sia ben chiaro pare aver stampato dalla prima volta la disposizione di tutto ben in mente, mentre Akainu le si avvicina. Sta temporeggiando palesemente, la si vede che le labbra stanno trattenendo un sorrisino bieco, quello di qualcuno che smuove i fianchi quando sente il contatto della mano altrui arretrando i lombi. Di offrire il collo non ha necessità reale i biondi capelli da maschiaccio sono abbastanza corti da dare ampio adito agli intenti tutt'altro che rifiutati di Akainu prima che gli occhi si chiudano, vedendola strozzare un sospiro pieno nel petto per sbuffarlo alle narici che si dilatano. <Per questo ho portato la cena.> Con i tovaglioli nella sinistra che appone sulla sua pila di refurtiva dalle cucine dell'altro, così prossimo ora da concederle smuovendo il profilo, torcendo appena il collo, di straziare il profilo sinistro delle labbra altrui con le proprie, non un bacio, solo un deporvi che tuttavia si mantiene statico. <è ingiusto che tu mi mandi le tue foto mezzo nudo.> Borbotta contro quel contatto. <Sborone.> Akainu è in realtà forse la persona più insicura che si possa conoscere, eppure quell'appellativo pare sincero quanto tutt'altro che maligno nel suo senso reale, che sia davvero sborone con lei? <Mi manchi già quando non ci sei, senza farmi questi colpi bassi.> Pronuncia cercando una lieve pressione contro quell'angolo guadagnato del profilo altrui prima di distaccarsene con risoluta segretezza mentre le mani tornano alla sua pila di posate. <Non tentarmi, dobbiamo mangiare ed ho pensato a una cosa. Dobbiamo parlare.> Due parole che sono sempre una spaccatura alla psiche di qualsiasi uomo, persino il più immaturo ed inesperto sa che dietro un "dobbiamo parlare" potrebbe celarsi un pericoloso preciclo di quelli da far scappare Gaara, Madara ed ogni mito ninja leggendario

21:48 Akainu:
 <Per vedere come ti saresti giustificata> innocente risposta accompagnata da una veloce alzata di spalle, lasciatelo divertire un po', ne ha bisogno e Kore è la cavia perfetta per questo. Vuol il divertimento, vuole spensieratezza. Le si avvicina alle spalle prendendone i fianchi, baciandone il collo, movimenti non rifiutati ma accompagnati, favoriti per facilitare il tutto. Quei capelli corti consentono di raggiungere il collo con estrema agilità, non scosta ciocche ne altro eppure lei può sentire una parte delle labbra tanto ruvide da far paura, le ustioni non gli consentono quella morbidezza che si richiede da un bacio <Non di cibo> replicando ma ben conscio quanto ella abbia compreso il reale significato delle proprie affermazioni. Si distacca appena da permetterle di voltarsi, averla di profilo toccandole appena le labbra; leggero il sorriso manifesto su quel volto, impregnato di un sincero divertimento <Hai chiesto di vedermi. Mi faccio vedere> mantiene fede alle proprie promesse senza troppi problemi; dopo quanto hanno passato è impensabile non lasciarla entrare nella sua vita a 360 gradi mostrandosi completamente, almeno nel personale, nell'intimità <Era solo un incentivo in più per vederci questa sera, niente di che> giustifica in questo modo <Potevo mandare di peggio> non serve spiegare cosa o come, il tutto viene lasciato alla fantasia di lei. Ovviamente, per come è fatto, non avrebbe mai osato fino a tanto, si tratta solo di parole e niente di più, per fortuna. Continua a lasciarle qualche bacio vedendola tornare di spalle, distanziarsi rompendo quel momento in maniera quasi lapidaria grazie ad un "Dobbiamo parlare" piovuto giù dal cielo con la forza di un fulmine. Inspira, espira, aria entra ed esce nel corpo del genin, il petto si gonfia e sgonfia continuamente lasciandole andare i fianchi per far qualche passo indietro <A cosa hai pensato?> inutile procrastinare, meglio affrontare l'argomento immediatamente per togliere questo peso dalle loro vite.

21:55 Utente anonimo:
 Solleva appena il viso, esponendo ancora di più il collo a quel bacio, sulle parole dell'altro in merito alle giustificazioni pare complicato per la bionda cercare il giusto grado di concentrazione ai suoi scopi mentre la schiena nuda pare cercare i lembi della camicia altrui. <Se ti fai vedere così mi distrai.> Un soffio quello, accaldato, palesemente ansato quasi mentre i battiti hanno dei picchi esagitati in quel corpicino minuto. Quando lUchiha arretra ed il contatto viene meno, pur non guardandolo, incassa le spalle, le abbassa alla vista palese dell'altro sulla sua schiena nuda come se le avessero tolto il cibo da davanti alla faccia con un bastone. Eppure non ne richiede altro, nè dice nulla, nè palesa la necessità ferale di quel contatto. Solo ne evita lo sguardo ora lungamente, torna al suo fare e lo fa rimettendo insieme i pezzi della sua logica che quel contatto stava distruggendo malamente:con necessità. Ultimo pezzo mancante un coltello, che prende ed appone alla sua pila portando tutto verso il tavolo, seppur tondo dispone i piatti con sufficiente vicinanza, non sta creando lontananza, così come le bacchette ed i tovaglioli dopo aver messo il coltello da parte. <Mi hai detto che non ti stanno chiamando per le missioni, ancora, ed io ho ricominciato da poco dopo che Kombu è morto> Si è presa qualche annetto, qualche anno palese per invecchiare restando indietro, guardando senza partecipare e ben lungi dalla vita di un ninja che avrebbe dovuto essere. Non sta guardando Akainu mentre parla, nè mentre prende le due frittate e le fa scivolare sui due piatti, il classico esempio di cibo brutto ma buono, ormai sono tiepide ed il tonno sottile ha smesso di muoversi apparendo vivo. <Questo vuol dire che potremmo avere accesso a missioni dello stesso grado. O peggio ancora, alla stessa missione.> Sì, ci ha evidentemente pensato, dopo essersi dovuta far trasportare dal Konohano per dominare l'occhio con una sufficiente consapevolezza che ancora non possiede per guardare due fronti contemporanei. Impugna il coltello iniziando a tagliare le frittate in pseudo rettangoli -essendo tonde non tutti i pezzi verranno quadrati- abbastanza piccoli da poter esser presi con le bacchette. <Non potresti nemmeno dirlo che sono la tua ragazza, e sicuramente non potresti considerarlo per tale, se provassi a farlo ne sarei umiliata...> Sentenzia posando il coltello e sollevando lo sguardo alla ricerca dell'altro, degli occhi verdi, quel verde tanto odiato eppure il verde più bello del suo mondo incastonato lì. <Akainu, non saremo soli per sempre, tu consideri...Una sorta di cosa da nascondere quello che c'è tra noi?> C'è dell'insicurezza di fondo, in quella domanda, ti vergogneresti di prendere la mia mano in pubblico? Sarei comunque la tua ragazza fuori da quella porta? La guarda, la porta, mentre quel pensiero si arrovella si scosta da lui, momentaneamente, prima di scivolare sulla sedia come se si fosse tolta un peso prendendo a guardarlo dal basso, altri momenti, che impegna per impugnare le bacchette. <Ti posso imboccare?> D'emblè, evidentemente è qualcosa che le piace, da come lo punta con le bacchette nella destra sembrano più un'arma che una posata, eppure chiede

22:27 Akainu:
 Mantiene il sorriso stampato sul viso, un sorriso delicato e leggero senza rispondere, non sente la necessità di farlo ne di esporsi ulteriormente. Il momento di tenerezza svanisce con Kore intenta ad apparecchiare la tavola, sistemare le bacchette, i piatti, i quali vengon messi abbastanza vicini, i tovaglioli e tutto il necessario mentre il genin la scruta con le verdi iridi in attesa di una risposta. Devono parlare ma di cosa? Cosa ha pensato talmente tanto da portarla ad interrompere tutto? Cosa può essere successo? Non lo comprende, non ne ha la minima idea e questo inizia a pesare. Lentamente il dire altrui inizia a farsi sentire; annuisce solamente, non ha bisogno di parlare, son cose già dette in passato e ora solamente ripetute eppure non comprende dove esse vogliano andare a parare, non capisce cosa vi sia dietro un inizio simile di discorso <Suppongo di si se la missione lo richiede, questo ti preoccupa?> ha fin da subito messo in conto la possibilità di poter fare una missione con lei, più di una e ciò non gli ha causato problemi nemmeno una singola volta. Purtroppo le cose vengon viste diversamente ma cosa ancor peggiore è la frase successiva, umiliarla nel dire che ella è la sua ragazza. Deglutisce, inghiotte a fatica un boccone amarissimo. Lei potrebbe venire umiliata, potrebbe essere soggetto di offese per le scelte fatte eppure è lei stessa ad aver affermato di provare piacere verso di lui, dunque perchè adesso avviene una simile uscita? Qualcosa non torna palesemente, non è possibile un cambio repentino di idea. Solleva le iridi alla di lei volta, l'osserva silentemente attendendo parecchi momenti prima dar fiato alla bocca schiudendola <No, mai pensato neanche una volta> sincero, schietto e diretto nell'affermare l'ovvio, almeno per lui <Perchè dovrei volerlo nascondere? Per quanto mi riguarda, potrei dirlo a tutti di noi e ne sarei fiero, sarei contento, sarei vivo> cosa vi è da nascondere se lei è la prima a non provare vergona? Si siede sulla sedia intorno al tavolo ed alla domanda scuote il capo <Ti senti umiliata da me?> inevitabile la domanda, inevitabile quel commento sulla precedente frase perchè non può passarci sopra, non può far finta di niente, ne vale della propria serenità.

22:41 Utente anonimo:
 Sulla prima domanda di Akainu si è già lasciata cadere dalla sedia, ciondolando, con le bacchette in mano. <Un po'> Alla preoccupazione risponde con una sincerità fredda quanto lapidaria, è difficile comprendere l'inespressività della pallida Sabaku quando la sabbia non sta parlando per lei, quasi quasi quell'innata è un suo malus, il bonus sta tutto lì nel fraintendimento. Sulle prime parole di Akainu infiocchetta il primo di uno dei suoi rettangolini, l'ascolta calando lo sguardo alla pietanza tiepida ma è al secondo, a quella domanda sull'umiliazione, che per poco con un tossicchio pare vi si stia strozzando, le bacchette si aprono tese tra le dita e gli occhi sollevati con uno scatto insieme al viso. <No, cog***ne!> Una reazione, una reazione molto vera ed istintiva, a quella propria meditazione fraintesa ne cerca gli occhi ma ora è collera. <Mi umilierebbe se tu pensassi di dovermi difendere in missione, e mi sembri esattamente la persona che lo farebbe.> Snocciola come se l'altro avesse dovuto capire, come se quel malinteso la offendesse. Evidentemente il contatto fisico con il Konohano dell'altra sera ha portato a delle elucubrazioni, nuove, indirette. Se Akainu avesse visto? Se il suo fastidio avesse compromesso la missione a prescindere che poi sia fallita comunque? Se avesse dovuto temere di offendere l'altro nell'averlo accanto per quella che è stata una necessità? Ma quella domanda sembra aver distrutto ognuna di quelle cose ad un nocciolo di insicurezza che la fennec non aveva invece meditato. <Come puoi pensare una cosa del genere? A me non importa, se la gente ti guarda. Se non ti vedono come ti vedo io non è un mio problema e non dovrebbe essere nemmeno il tuo.> Le bacchette vengono calate, posate, lo stomaco improvvisamente occluso come se stesse per vomitare quei due bocconi fatti mentre gli occhi vanno alla sua Sunodeki, cercano una distrazione fingendo il controllo. è questo che pensa? Che si sentirebbe umiliata dalla sua vicinanza? Curare un male che non esiste è cosa complessa, doverne affrontare uno che la renda iraconda è anche peggio, quell'incomprensione è qualcosa che deve metabolizzare con maggior lentezza, dimestichezza e soprattutto distanza. Si solleva dalla sedia smuovendo verso la Sunodeki. <Lascia stare.> Ha necessità, mentre la sola man destra compone quel singolo sigillo ha delle necessità che solo qualcuno che non può non comprenderla può darle, un nuovo tarlo, fisso quanto indecentemente compromettente. L'odore di una casa, di qualcosa di accogliente, va oltre il desiderio, mentre focalizza le sfere del suo chackra alla fronte ed all'addome, mentre ne vortica la diversa natura e fonde i due elementi nelle sabbie Sabaku quello è bisogno, stretto bisogno, che si pone davanti alla propria clessidra con una chiusura netta della conversazione, un livore che non sembra destinato all'Uchiha ma che c'è, tendendo l'ultimo grammo del suo richiamo di concentrazione {Chk ON 3/4}

22:19 Akainu:
 L'errore viene compiuto in maniera definitiva, non ha compreso il reale significato di quanto proferito fraintendendo tutto il possibile e portando ad una reazione naturale da parte d'ella. Verdi iridi saettano su di lei, deglutisce nel vedere la rabbia nel corpo, negli occhi, furiosa per aver capito il contrario delle sue intenzioni tanto da venir definito in un modo del tutto nuovo. Un'offesa diretta, senza giri di parole <E allora? In missione siamo compagni, ti aiuterei indipendentemente da ciò che siamo. Una missione ha successo se tutti i membri fanno la loro parte, o sbaglio? E se per portarla a compimento devo difendere te od un qualunque altro membro, lo farei> insomma, lo stare insieme non cambia poi troppo la situazione, la missione viene prima di tutto, questo è vero. <Non hai mai pensato di essere più forte di me?> potrebbe accadere il contrario, lei che difende lui da un nemico o lo salva da morte certa. Tutto può essere possibile e plausibile, mai dire mai. Non ha ancora mostrato le proprie abilità salvo in allenamento, non ha mai visto quelle di lei, di conseguenza è impossibile definire chi sia il migliore tra loro. Continua a deglutire buttando giù grumi interi di saliva, inspira ed espira nel proseguo del discorso socchiudendo appena le iridi. Si, come può pensarlo? Semplice, non può farlo e non deve farlo in maniera alcuna eppure ha posto una domanda inopportuna alla situazione, ha chiesto un qualcosa di inesistente e nel vederla andarsene per richiamare il chakra, il cuore perde un battito, cosa vuol fare? Perchè è vicino alla giara? Deve risolvere la situazione ed in fretta anche, senza commettere ulteriori errori. Si solleva dalla sedia smuovendo i passi per raggiungerla, porsi dinanzi a lei cercando, alzando le mani, di portarle a ridosso del di lei viso <Guardami> alzandole il volto per permettere agli occhi di incontrarsi. <Non ho mai pensato, neanche per una volta di umiliarti perchè i tuoi occhi parlano più di quanto tu non faccia. In essi leggo ogni cosa e ogni volta perdo sempre di più la testa> inghiotte, butta giù quel groppo <Purtroppo la mia vita non è stata rosa e fiori, simili pensieri vengono in automatico anche se non sono veri, anche se non li penso per davvero> un casino, una mente totalmente incasinata. Umetta quel che resta delle labbra tramite un moto veloce della lingua <Non m'interessa più degli sguardi degli altri, m'interessa che sia tu a guardarmi, a volermi> il viso viene avvicinato provando a sfiorare il naso di lei con il proprio <Puoi perdonarmi?> sussurrato, voce decisamente più bassa nel richiedere ciò.

22:19 Utente anonimo:
 L'insulto posto dalla Sabaku sfugge prima che la mente avesse potuto divorarne, esso sarà chiaro quanto palese come tale, la sua necessità l'ha portata a voltar già le spalle nei pressi della giara, una necessità che è l'altro ad interrompere, quella considerazione sulla missione porta il busto a torcere lievemente dai suoi intenti. <Non credo il punto fosse chi è più forte di chi.> Uno sputo infantile ad una considerazione che sembra ritenere tale la fennec ma che non risponde realmente a quella considerazione. Quanto trascinatosi dietro dalla missione fallita permane, cosa farebbe? Non lo difenderebbe? è ovvio, quel che non lo è il grado della propria ossessione, lo farebbe se ciò compromettesse la missione? Per un essere fatto di ossessioni quella domanda è un fulcro bizzarro e la missione da poco trascorsa è un esempio lapalissiano, che non avrebbe priorità in alcuna bilancia mal tarata con Akainu. Se invece di negarsi la cosa a posteriori quel pensiero l'avesse colta a priori gli altri sarebbero andati da soli nel vicolo, lei non avrebbe potuto camminare più di tanto e forse la missione sarebbe persino riuscita, ma quelle non sono che congetture fatte ai tarli ed i tarli della mente hanno una memoria assai più conveniente di quanto non si pensi. Quel richiamo a quella sua necessità, quella protezione di cui sente il bisogno, viene interrotto dovendo seguire le movenze di Akainu che si frappone tra lei e la sua Sunodeki, un errore forse madornale perchè il cuore si ferma, come se vedesse la propria giara minacciata dall'interposizione dell'altro prima di capire che è lei, l'unica tra le due, a subire la minaccia delle attenzioni Uchiha, vedendolo alzare celermente le mani che CERCA di schivare con un mero arretrare del capo, non del passo, non fuori portata ma con un tale gesto secco che sembra eloquente tanto quanto gli occhi che comunque risollevano alla volta di quelli altrui nell'invito con o senza la necessità di quelle dita contro il viso. Ogni parola pronunciata dall'altro è una coltellata, un'accusa involontaria all'aver detto qualcosa di stupido, di fraintendibile, che ne appesantisce le palpebre chiudendole qualche momento prima che quella richiesta di essere visto, voluto, non sia rinnovata riprendendo il contatto visivo con gli occhi verdi dell'altro, indugiando appena il viso in avanti contro una mano rifiutata riuscito o meno che fosse il gesto <Per cosa?> Per essere un co**one tanto per cominciare, visto che gli hai dato del tale cosa che sembri aver dimenticato di fronte a quella vicinanza, laida e subdola, che riporta l'odore sensoriale dell'altro ai pressi delle narici rendendo olfattiva la sua presenza fisica ed uditiva con la morbidezza che sa riconoscerne. Si allunga appena, ancora, sul busto che si stende e sulle braccia che si sollevano cercando l'appiglio delle spalle altrui, più altro e facilmente sfuggente quindi a quella vicinanza se lo volesse, un guinzaglio fatto di carne ed appendici ne intenta l'evitabilità. Non scoppia di tremende amicize e confidenze, ma l'occlusione che si è sfatta sfuggire il nome di Akainu una volta soltanto è pregna del timore del riserbo altrui, che tale sia riconducibile ad un pudore verso terzi. Un innominato, uno squinzio, ma non realmente qualcuno che per forza di cose vorrebbe tenere la tua mano in pubblico, il clangore di quel timore associato alla missione ha così sovrapposto quei concetti, li ha resi nebulosi ed ora ne ha fatica lei a raccapezzarsi su quanto intendesse dire o quel che volesse semplicemente sentire. <Metti che sia io, che non sarei oggettiva in missione...Metti che la tua presenza mi renda incosciente, a questo hai pensato? Perchè lo fai...Akainu. Mi fai sentire incosciente.> E non è qualcosa che capita spesso, non ad un Sabaku clan assai composto di suo, tantomeno lei che invece di coscienza ci potrebbe morire se determinata su un obbiettivo. Quella domanda cerca di allacciare le braccia intorno al collo dell'altro. <Hai tutto il mio sguardo> E la sua ossessione, ma questo non lo rende ancora reale, la portata di quell'ossessione è ancora in crescita e tale livellamento è in realtà assai rapido come pendenza, ogni giorno sente quanto salga la sua mania ossessiva che conquistata la Sunodeki sta convergendo tutta nel legame con la sua giara nel tempo libero ed in Akainu nella restante parte della veglia e del sonno, ossessionata dal pensiero di dover comprare una maglietta o un telefono, da un messaggio, da cosa vuole mangiare, da come e dove sia meglio per lui stare. Un'ossessione appresso all'altra, ognuna piccola ed ognuna dominante l'ereditaria attenzione dei fennec con la loro mentale iperattività. Le narici si dilatano, mentre le pupille hanno fatto il loro decorso fluido contro le iridi, assaggiando la vicinanza complice un'altra volta prima che le parole siano nuovamente ostacolo per la Sabaku, parlare è così difficile che la ricerca che fa è tattile delle sue labbra.

22:40 Akainu:
 Ha scelto il metodo più strano e rischioso, la vicinanza, il contatto fisico che viene schivato ma senza allontanarsi, un semplice movimento del capo per evitarlo eppure il genin non desiste ne si arrende ma resta li, in piedi dinanzi ad ella senza arretrare di un passo. Nel comprendere male ha rischiato di fare un danno enorme e adesso necessita di correggerlo e dimostrare quanto si sia sbagliato affermando nuovamente il vero pensiero. Non parla ne commenta il discorso sul pericolo, non è quello l'effettivo punto e nemmeno gli interessa, al momento propizio ci avrebbe pensato, avrebbe risolto anche quel dilemma esistenziale su come muoversi in una missione, collaborare senza rendere nullo il tutto, senza fallire ma, al contrario, rendere il compito un successo su tutti i fronti. Inspira ed espira, il petto avanza ed indietreggia, agitato leggermente con il cuore in continuo movimento, sempre più forte è il pulsare, sempre più pressante il di lui moto tanto da rendersi insopportabile. Per cosa chiede lei, potrebbe fare una lista lunga, una lista infinita degli svariati comportamenti che lo rendono un disagio umano <Di perdere la testa ogni volta che ti vedo e sento. Quando sono con te penso e faccio due cose diverse. Tu mi scombini Kore> impazzisce su ogni fronte, ovviamente in maniera del tutto positiva, vittima dei sentimenti in continua crescita e delle emozioni che lentamente prendono il sopravvento, predominano sulla logica. Talmente ossessionato, preso ed invaghito di lei da non riconoscere quando una domanda è stupida, da non comprendere come certe cose debbano essere evitato, impregnato di paure e di timori. Le cose belle nella vita sono sempre andate via, morte il giorno stesso ma lei no, lei è ancora con lui nonostante il passato e l'aspetto terrificante, nonostante abbia cercato di evitarla e mandarla via. Lei è rimasta addolcendo una vita amara, portando quel sentimento che tutti ricercano prima o poi. Si lascia aggrappare accogliendo la rinnovata vicinanza, le labbra sul proprio collo, ne percepisce il respiro, il calore corporeo, ogni singolo aspetto di quel loro rapporto; finalmente le iridi tornano ad incrociarsi, le verdi nelle dorate di lei, si immerge nel mare di sabbia del suo sguardo perdendosi tra le dune del deserto <Allora saremo incoscienti in due Kore> così come lei, anche lui lo è. La morte della logica è il cuore, morta e sepolta; ironico come uno votato all'uso di armi e, di conseguenza, delle strategie, possa mandare tutto a monta in favore di qualcun altro ma poco importa perchè ora viene riaffermato l'ovvio. Ha tutto il suo sguardo, la vede, vede quel viso, lei è sua, solamente, incondizionatamente sua. Quanto è difficile essere maturi, quanto è arduo non cedere agli impulsi quando l'intero corpo dice di andare in una direzione, di buttarsi perchè quel desiderio cresce giorno dopo giorno. Il sapore delle labbra viene ricercato abbassando il viso, lo spinge per morderle, baciarle, giocarci con ed inevitabilmente le mani discendono lungo l'intero corpicino fino al bordo della maglia cercando di insinuarsi al suo interno, percependo come le inibizioni stanno svanendo, come gli manchi realmente poco prima di perdere ogni controllo.

23:02 Utente anonimo:
 Sulle prime parole di Akainu le palpebre calano sullo sguardo, palese la perplessità di quell'affermazione, il pensiero e l'azione scorrelati non sono cosa di facile assorbimento ma non si esime la Sabaku da una assai breve riflessione al riguardo prima che le parole seguenti spazzino come sabbia sul marmo ogni barlume lucido. Accusata di essere il dolore e la cura dal loro primo vero scambio di termini, ed ora motivo di quello scombinamento tra le parole e gli intenti dell'Uchiha. Due incoscienti non ne fanno uno sano, e soprattutto non producono nulla di funzionale, ma quanto nato nel dolore del loro primo fortuito quanto fatale incontro ha tutto del disfunzionale in effetti. La consistenza delle labbra di Akainu viene assorbita in silenzio così come era stata cercata, le lesioni dovute alle ustioni su quello inferiore sono carezzate alla lingua, più lisce e per qualche motivo quel che per lui è vergogna al tatto del suo bacio appare persino più desiderabile della consistenza prima che debba privarsi di quella lentezza, morsa e mordente a sua volta pare cedere ad un gioco nato nel più immotivato dei sensi le braccia intorno al collo di Akainu si fanno più rigide e ferree, come se fosse impossibile cadere dabbasso anche l'altro si sollevasse nella sua altezza intera seppur i piedi a spingersi sulle punte non paiano che agevolare quel bacio e le mani dell'altro, in un precario equilibrio in cui non faticano le dita a farsi spazio oltrecute, sotto una maglia praticamente già inesistente per il 50% del tessuto che dovrebbe possedere, una schiena offerta alla vista rara, poichè pochi la vedrebbero senza la sua Sunodeki, il suo pochi è tutto lì, tra le labbra che gemono un p' di più ed un acchitto imperterrito e più rigido della muscolatura che pare volervisi aggrappare. Non pare in realtà, lo fa, piccola e ferale come un fennec sembra volerselo mangiare, quando inizia a ricambiare quei morsi il respiro è udibile ed appesantito, quasi irritato dalla lungaggine della caccia, la sua sabbia non si sta potendo dichiarare per lei o starebbe zampillando ma è l'altro ad averne interrotto il richiamo, l'agitazione tale che il cuore pare voler uscire dal petto e dalla maglia offrendosi ad un battito accelerato che ricorda gli insetti in rapida fuga prima che gli occhi si riaprano, le labbra allentino con fare leggero e le pupille abbiano ridotto la sabbia del suo sguardo ad un minuscolo filo, cercando in quel ritrarsi del capo un brandello residuo di lucidità mentale. <Adesso stai pensando quello che stai facendo?> La logica di quella domanda è improvvisa come una secchiata d'acqua, mentre la muscolatura di allenta la riluttanza ad abbandonare quel contatto è palese. <Scompariresti.> Non ha qualcosa di relativamente piacevole, figurarsi bello, da quando Kombu non è mai tornato e non perchè non avrebbe potuto ma perchè non l'ha voluto, ora che lo vorrebbe la bellezza sembra farle una paura rigida, perchè tale come concetto, qualcosa di impalpabile che una volta toccato dalle sue mani verrebbe rovinato, eppure non riesce a sciogliere del tutto le sue braccia, ad abbassare i talloni scalzi verso il pavimento per prendere distanza dal petto altrui, lei quello che sta facendo in conclusione non sembra pensarlo, ma non sapendo dirlo è tutto basato ad un linguaggio del corpo ed una conoscenza dello stesso che Akainu non possiede sull'orlo di un fraintendimento tutto nuovo da dover gestire. <Potrei non essere capace, o possono succedere mille cose.> Non sei tu, sono io, c'è da capirsele le stronzate quando si prova a dirle ma la paura le sa attanagliare come un bavaglio di ferro. <Non piacerti all'improvviso. Scompariresti.>Vanno via tutti, ognuno con il suo tarlo, nulla sarebbe abbastanza e lei non sarebbe abbastanza quando si impara ad esser bastevoli giusto a sè stessi

23:21 Akainu:
 Ricercato quel contatto e quel bacio, si avvinghia intorno flettendo la schiena al basso per arrivare ad una vicinanza tale da non costare ad ella chissà quanto sforzo. Mangia e gusta quelle labbra, inebriato dal loro sapore, dal respiro, dal calore, persino dall'odore di lei raggiungendo il punto di non ritorno in cui non vuole porre fine al momento. In precedenza si è sempre fermato prima, hanno sempre impedito di andare oltre le mere effusioni eppure in quel momento, quelle catene non sussistono nella di lui mente, spezzate e distrutte; la desidera e la brama più della vita stessa, nient'altro in quella sera sfiora la mente quando la figura di Kore e quelle mani ne carezzano la pelle al di sotto della maglia scorrendo il busto centimetro dopo centimetro, memorizzandolo pur non vedendolo. Prova piacere solamente nel fare ciò, un qualcosa di apparentemente innocente; prova piacere nel toccare lei, nel toccare ciò che è suo ma è il contatto viene meno, il bacio meno intenso con Kore a distanziare il viso. Deglutisce, inghiotte la saliva ricercandone lo sguardo, le verdi iridi sostengono le dorate e mai una singola volta distoglie l'attenzione, mai una volta l'abbassa. L'iniziale e primordiale vergogna, l'innato timore è del tutto assente; con lei è libero di essere se stesso, di mostrarsi per quello che è, libero di non nascondere il deturpamento corporeo di cui è affetto <Non ho bisogno di pensarlo perchè non vorrei nessun'altra qui> solamente lei e ciò conta più di qualunque gesto. Pensare di andare oltre è un insulto ma farlo, sapendo di non volere qualcun altro bensì la persona dinanzi a te, assume un valore del tutto diverso e nuovo. Corruccia la fronte, improvviso il termino usato, preso in contropiede da un'affermazione senza fondamenta alcuna, senza prove di nessun genere. Ci ha messo quasi 20 anni a trovare un pizzico di felicità, 20 anni di sofferenza per sentirsi umano e ora dovrebbe scomparire. I motivi di una tale azione non sussistono, non esistono e mai lo sarebbero. Con una maggiore forza la tira verso di se coprendo la già irrisoria distanza, ci prova quanto meno avvicinando il viso al suo, le labbra in prossimità dell'orecchio <Impareremo insieme> neanche lui è capace, inesperto ed incapace <Le affronteremo tutte insieme> come una coppia quale sono dopotutto. Insieme possono affrontare tutto <Come un'unica realtà> le parole magiche nate nel momento in cui ella ha affermato di voler stare con lui. In quel preciso istante la solitudine del genin è venuta meno trovando una persona in grado di riempire la sua intera vita con poche e semplici parole, di renderlo felice in una maniera inaspettata <Ai miei occhi, nessuna è più bella di te. Ai miei occhi, sei perfetta, sei unica, sei mia> tornando a guardarla, intenso lo sguardo regalatole <I miei occhi sono soltanto per te> breve la pausa <Il mio desiderio è rivolto solamente a te> ed a nessun altra ma non insiste, non procede oltre eppure le labbra vengono ancora una volta avvicinate, sfiora quelle di lei. Non la bacia, non permette quel vero e proprio contatto <Sei mia?> sussurra in maniera delicata.

23:44 Utente anonimo:
 C'è qualcosa negli istinti, di fennec o di donna che sia, che par comprendere il momento in cui si spezzano nell'altro le remore che ne hanno fermato durante i loro incontri. Deglutisce quel sesto senso quando si scontra con quella certezza, una sicurezza che è tinta di verde, intenso e smeraldo, puntinato da due nere pupille che sembrano troppo attente su di lei, una vulnerabilità del tutto nuova quando quel bacio viene debolmente meno è doversi trovare nella gabbia dello sguardo altrui. Ha sospettato più volte si sarebbe potuta armeggiare con il Genjutsu di un Uchiha, eppure non c'è, c'è una distesa verde che è stata promessa al bosco oscuro ma che ha sbarre consistenti in una gabbia che la vede preda. Se all'iniziale verbo dell'altro non giunge risposta quando le braccia si fanno insistenti, uno strattone leggero che non trova resistenza, il fiato si spezza in gola, rauco come una tosse soffocata è quel battito del cuore mancante, perso per sempre, uno scossone d'ala volato via per sempre al suo tempo in quella che era vicinanza dei loro volti obbligata ad assorbire il suono delle sillabe come secondario senso. Il sapore primeggia, ancora duttile alle labbra quando la lingua ne carezza con fare teso, stringendole, c'è il sapore del corpo altrui un gusto che va a farsi permeare dall'odore. Il verbo diviene un secondo, qualcosa che non sa essere guardato a quanto pare perchè le palpebre hanno il loro cedimento palese. Perfetta, unica, sono complimenti che non avrebbero risposto, -mia- ha il suono di una bistecca sanguinante e succosa ai sensi altrui, è un concetto assai diverso da assimilare ed assai difficile da ignorare quando lo scatto degli occhi che si aprono a quella realtà ritrovano nuovamente la gabbia boschiva altrui. Ha solo ascoltato ad ora, mentre le braccia in quella vicinanza si sono fatte molli e cedevoli ed il suo stesso peso appare scalibrato da quell'avvicinamento, una domanda è posa in maniera in realtà nitida. La concezione che qualcuno possa reclamarne il possesso ha ormai lasciato ben poco delle iridi di miele, ma la sua sabbia saprebbe parlare mentre la sua gola è più arsa dei deserti assolati. Il viso si inclina appena, giusto qualche grado di titubanza, non ha memoria di un giorno in cui abbia rischiato l'infarto con tanta facilità, non rispondere ed evadere la questione sarebbe facile per i silenzi della desertica ma è abbastanza adulta da concepire quanto un suo silenzio sarebbe incompreso ed interpretato come un rifiuto, una rottura che non può concedersi. <Sì.>è la risposta forse più facile a quella domanda, ma lo sa la mente arrovellata della bionda che non è una sillaba che può essere un vero esito a quella questione. <Non sono solo tua. Sono ossessionata da te.> Una confessione breve, una memoria di quanto la sua indole sia incline geneticamente all'ossessione, di quanto ne sappia cedere, al punto che la confessione stessa sgrana il suo sguardo tondeggiante e contornato di nero. L'ossessione va oltre l'appartenenza, è infantile, toglie il sonno, diventa capriccio e la mente di un vulpide vi si attacca, la volpe e l'uva, con diversi balzi e tentativi fino a fratturarsi le zampe, come se il suo destino fosse scritto tutto lì. <Ho paura di questa ossessione, di come sarebbe perderti.>Sembra che le parole le costino uno sforzo enorme. <Voglio le tue labbra, il tuo odore, il tuo sapore, il suono della tua voce, del tuo respiro, il tuo corpo...è dolorosamente costante.>

00:09 Akainu:
 Non è facile parlare ed esprimersi in modo tale da non far fraintendere ogni cosa; pur provandoci prova timore nell'aprir bocca dall'alto della sua inesperienza. Essere privato dei contatti umani e dei legami di ogni singolo essere vivente, rende impossibile comprendere il corretto modo di agire. Sta provando a far del suo meglio, sfrutta parole adatte nella sua mente, parole giuste che potrebbero allentare la situazione. Incredibile come la ragazza conosciuta in maniera al quanto fortuita, cole che odia tutti, è impregnata di insicurezze su di se ed il proprio essere; agli occhi del genin, quel corpo rappresenta ogni singolo desiderio possibile, lo brama e lo vuole. Desidera vederlo, spogliarlo di ogni indumento, liberarlo; desidera toccarlo e sfiorare ogni millimetro di tale superficie perchè quanto accaduto giorni prima non gli basta. Le ha fornito piacere ma non è abbastanza. Parla, si esprime e si avvicina ponendo una domanda fondamentale, sei mia? Lo chiede consapevole della risposta, sa già che lo è e che non avrebbe mai detto il contrario. Sa già di possederla eppure vuole sentirlo per l'ennesima volta, sentire come quell'ossessione cresca in lei nei propri confronti, divenire il centro del suo mondo, della sua mente, dell'intera vita, come unica ragione per esistere, superiore persino alla Sunodeki. Giunge il si e non solo, l'ennesima conferma sull'ossessione portano le labbra ad ampliarsi appena in un magro sorriso, felice quanto soddisfatto <E io da te> a ragion veduta <Ti penso costantemente, giorno e notte, in ogni momento> il giorno passa e Kore è sempre presente nella mente del genin, un tarlo fisso, un punto irremovibile. Verdi iridi si perdono nel miele di lei, non riesce a distaccarsene, non riesce a guardare altrove ma le scruta sempre di più trovando in essi una bellezza senza pari, non presente in nessun altro essere vivente da lui incrociato per sbaglio <L'unico modo che hai per perdermi è mandarmi via> una specifica dovuta <Ma fin quando mi vorrai, io sarò qui, con te, tuo> non ha nessun altro, non guarda nessun'altra, da parte sua rasente l'impossibilità più totale il distanziamento. Perderla significa tornare ad essere solo, a temere gli sguardi ed i pensieri del mondo esterno, tornare a vivere una vita pregna di tristezza e disagio continuo <Prendimi, prendi ciò che desideri e annulliamo il dolore> inspira, espira <Lo stesso dolore che provo anche io, fin da quel giorno nel bosco dove ti ho desiderato per la prima volta e con la medesima forza ho resistito> deglutendo, labbra vicine, sfiorate momento dopo momento <Non voglio più resistere> fa male, un dannato male capace di uccidere e far soffrire in modi inconcepibili. Questo è il potere e la maledizione del sentimento tanto ambito. Amore e sofferenza vanno di pari passo, sempre.

00:33 Utente anonimo:
 Le narici si dilatano, fanno proprio l'odore di quella vicinanza, sbuffano oltre la pesantezza di quanto appena pronunciato a fatica che viene corrisposta in termini, sillabe e suoni che compongono parole, parole che compongono frasi e frasi che compongono concetti -ogni momento- mentre quella farfalla fa un altro svolazzo mancandole altre tre secondi del proprio battito irregolarmente veloce. Quanto viene pronunciato oggi va oltre il concetto di una gelosia plausibile, oltre allo scherzo con la vecchia fino a quelle parole di Akainu non deve aver mai riflettuto che perderlo poteva essere per un'altra, per altri occhi con un trucco più femmineo, parvenze più slanciate o enfatizzate, capelli più lunghi e curati. Non ha mai riflettuto sul fatto che avrebbe potuto perderlo non per quello che è ma per quello che non è, in quella gabbia di smeraldo la realizzazione arriva repentina come una spina di rovo su cui ha appena poggiato il piede nudo. <Non voglio mandarti via.> Volere è potere ma non il contrario, potrebbe perderlo ma non è evidentemente quel che vuole a giudicare da come boccheggia quelle prime parole. Qualcuno di preziosamente suo, di seguito (e da stalker ufficiale ben ne sa) bel oltre il mero sguardo, ne dichiara appartenenza stuzzicando qualcosa di atavico nella vulpide. Il pensiero l'altro riesce a farlo correre al bosco, le braccia non si sciolgono ancora, cedevoli il sinistro cala e la mano sembra percorrere dalla spalla la muscolaatura dell'altro sotto la camicia seguendo i polpastrelli con lo sguardo che insieme vi cala, ricostruisce quel braccio intorno al suo corpo malgrado l'impiccio dello zaino d'allenamento, il rifiuto dello sguardo altrui, lo stesso che sembra permeare in questo istante malgrado la mancata promessa che avrebbe guardato. Invece le pupille vanno oltre la manica candida, cuciono un ricordo facendo sarta la propria mente. Il bosco oscuro ha una strana leva alla memoria della Sabaku in quel frangente, in diversi, il colore più bello del piccolo mondo di un desertico, raccolto tutto in un mometo di imbarazzo e silenzio. Il palmo arriva fino al polso dell'altro, la cucitura a fare da limite tra l'ustione ed il tessuto. <Se potessi accarezzare ogni piaga che il fuoco ti ha dato, curarla alla tua mente baciandola, conoscerla per lasciarla esattamente nel posto perfetto in cui trova lo farei...Quello che voglio io, temo ti offenda. Io di te desidero anche quello di cui ti ho visto vergognarti, forse, persino di più.>Commenta strabordando la cucitura, trovando nuovamente la pelle liscia lasciata dalle ustioni, carezzandola come a rendere palese quanto appena detto. <Tutti i segni del tuo corpo, i tuoi occhi che sono una eccezione> L'ha detto anche Iara, non sono neri, non sono Uchiha e non sono soliti questo l'ha compreso ma ora dalla mano di Akainu solleva lo sguardo a cercarli. <Sono la mia eccezione.> Ogni frammento di cui ne ha visto la vergogna sembra esserlo ma quegli occhi si sente di affrontarli nuovamente, sporgendo su quel contatto quasi fino alle labbra nuovamente. Rip alle frittate sul tavolo, praticamente non mangiate. <Non voglio prenderti Akainu, voglio che sia tu a farlo, noi gente dei deserti siamo all'antica te l'ho detto> E ha promesso di abituarsi, ma non l'ha mai inteso sul serio seppur ne cerchi le labbra, tenti di sfiorarne. Ha pur sempre qualche annetto in più e l'inesperienza di una solitudine forzata e voluta dal lutto. <Io voglio il mio uomo, tu...Che lo sia tu.> Dinoccola a fatica estinguendo quel concetto {//Exit}

Il titolo dice tutto. Si soffre per amore ma si ama per soffrire. Un circolo vizioso che i due stanno scoprendo