Camporella e Rasetsu, sempre in mezzo al kokketsu
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Giocata del 28/06/2022 dalle 09:41 alle 18:52 nella chat "Piazza Centrale [Oto]"
09:48
Utente anonimo:
[Piazza] Malgrado l'incontro della sera prima potrebbe già vederla con una taglia sulla testa appesa nel Dojo Uchiha, con il coraggio leonida di Simba al cimitero degli elefanti sta ancora bazzicando la zona di Oto, stavolta però si è spinta verso la piazza con grandissime novità, un vetusto telefono da spacciatore, di quelli ricaricabili usa e getta è riuscito a mandare un messaggio, piuttosto lapidario in realtà, da spacciatore pure quello: -Piazza Oto. Cià- In fondo la zona è quella e lo sa bene, tutta la sua curva di apprendimento è china a quello strumento, nella mano destra, ed ad un ghiacciolo azzurro nella mano sinistra. Il ghiacciolo non aiuta l'aspetto della figura minuta che siede a gambe incrociate sulla panchina, accanto a lei uno zaino nero grande quasi quanto la sua figura, il capo biondo dai capelli corti e scarmigliati chino sul telefono assumendo una posa curva sulla schiena rivestita di una casacca color sabbia apparentemene maschile. Il coprifronte di Suna pende al collo a mò di collana mentre le gambe in pantaloni neri aderenti sono incrociate davanti a sè. Non si vedesse il profilo, mentre ciuccia il ghiacciolo, sembrerebbe un bimbo di otto anni che ha perso la mamma. Evidentemente la notte ha portato consiglio alle nuove ossessioni della vulpide, quella conversazione con la Uchiha sarà riuscita a farle abbandonare il suo obbiettivo dalle improvvise forme di gallina in un reticolato dai fori troppo larghi? Eh no, lungi da dire che Akainu sembri una gallina ma il messaggio l'ha mandato a lui e quella è la zona che le ha detto essere di casa sua evitando il Dojo degli Uchiha per ulteriori analisi e appostamenti. Che cavolo sono gli MMS? Le sopracciglia si aggrottano, nulla alla memoria possa riportare un'utilità del genere mentre scandaglia le non potenzialità del suo nuovo telefono da tossico, per il quale probabilmente è stata scambiata all'acquito quando ha chiesto al negozio cosa poteva comprare con trenta pezzi e non di più. [Piazza] Lapidario il messaggio ricevuto da parte di un numero a lui sconosciuto, un numero mai avuto in rubrica ma chi è? Facendo due più due è facile capirlo seppur un velato dubbio si vada a creare, niente di troppo faticoso da sopportare eppure il dover andare in piazza lo mette a disagio, in pubblico, in luogo dove tutti possono vederlo, scrutarlo, criticarlo. Inghiotte e deglutisce grumi interi di saliva nel compiere quell'atto quando le parole di Kore giungono improvvise, è importante pensare a cosa pensano gli altri? E' importante volersi nascondere per non rovinare la giornata a qualcuno? Stavolta una decisione è necessaria per poter andare avanti il più possibile. Affrontare parte dei propri demoni o restare rintanato nella tana del bianconiglio? Il suo outfit rasenta il minimo indispensabile per non dar nell'occhio con una t-shirt bianca a maniche corte a ricoprire il busto lasciando intravedere un petto ustionato con carne viva esposta insieme alla totalità del collo, pantalone in pelle nera con cinta intorno alla vita ricolma di borchie sulla fibbia e scarponcini neri lucidati a dovere; a ridosso di tutto un cappotto leggero dal nero colore con maniche lunghe ricoprendo l'ennesima ustione, esso discende lungo tutta la figura del mostro fino a metà polpaccio. Il viso, ne vogliamo parlare? Tutta la mascella è ustionata, così come il contorno degli occhi mentre i capelli risultano corti, brizzolati e spettinati, questa volta alla luce del sole, si, non ha il viso nascosto dal cappuccio bensì il viso è liberamente visibile alla qualunque. Una decisione faticosa quella presa dall'Uchiha la quale può portare con se numerose conseguenze e le aspetta, tutte quante, una dopo l'altra. Si avvia passo dopo passo tra le via del villaggio, attraversa le stradine, gli anfratti per dirigersi alla piazza e, difatti, spunterebbe da una di quelle vie cominciando la ricerca della Sabaku; attraversa le varie piazze con le statue dei vari Kage precedenti, ritrovandola seduta su una panchina con un ghiacciolo in mano ed un catorcio come cellulare nell'altra <Allora ne hai uno> esordisce accorciando le distanze con essa fino a giungere a poco meno di un metro pur restando in piedi.10:25
Utente anonimo:
[Piazza] Nessuno sconosciuto si è ancora avvicinato per offrirle delle caramelle, quantomeno. I suoi tonici curativi ed il suo Kunai sono nello zaino, alle tasche laterali di facile accesso, l'unico che potrebbe essere tacciato di pedofilia prima che sollevi gli occhioni mielati ad una voce lei nota è proprio Akainu, mentre tra le labbra già scure dall'alone azzurro del colorante ad acuirne non viene abbandonato il ghiacciolo inizialmente il "catorcio" nella mano destra che Akaino può riconoscere come un prepagato da spacciatore nuovo di zecca viene sollevato alla volta dell'Uchiha. Per qualche momento la bionda sembra ancora abbrancicata al suo ghiacciolo, un gesto che non cela il basimento negli occhi contornati da palpebre internamente scure e tondeggianti nella forma. Il sole alto di cui evidentemente spesso gode a differenza dell'altro nulla sembra voler fare al suo colorito pallido, un aspetto quasi malaticcio vista la magrezza, eppure il rapimento dello sguardo sta percorrendo le vesti di Akainu per la prima volta fuori dal bosco senza cappuccio, ricostruisce sotto la maglia bianca segni di ustione che certo non conosce a memoria ma che ha già visto e li ricuce a quanto visibile alla base del collo, risalendo fino al viso, oltre le ustioni evidenti con termine ultimo sugli occhi verdi. <Cosa sono gli MMS?> Se è troppo giovane lei per saperlo figurarsi Akainu, siamo onesti su questo, a meno che non scoprissimo che la solitudine dell'Uchiha l'ha portato a collezionare passioni retrò, eppure queste sono le parole con cui le labbra rinunciano al ghiacciolo senza ulteriori spiegazioni in merito al telefonino, perchè non è degno d'esser chiamato in altro modo se non apparecchio di telefonia mobile, fissando negli occhi verdi quella dichiarata eccezione. Le parole della Uchiha l'hanno forse spinta lì eppure ora che c'è arrivata sembra non aver più nulla da dire al riguardo, il pensiero si secca come la gola probabilmente, limitandosi a sollevare il ghiacciolo in sua direzione. <Quindi un Uchiha dagli occhi verdi è davvero una cosa rara, non stavi mentendo.> L'offerta del braccio sinistro rimane ma eccole quelle parole, peraltro quindi cosa? Sarebbe legittimo per Akainu porsi delle domande sull'improvvisa affermazione che ha motivato l'acquisto di un telefono. [Piazza] Le verdi iridi discendono lungo l'intera figurina della Sabaku, non ha di certo dimenticato quanto accaduto giorni prima, un incontro particolare, conclusosi in maniera al quanto serena, se così la vogliamo definire. Ha fatto qualcosa per la prima volta da quando è nato, qualcosa di impensabile vista la sua condizione attuale, chi mai si sarebbe avvicinato a tal punto da concedergli un simile atto? Nessuno, questa è la verità eppure è accaduto incredibilmente. Inghiotte la saliva senza parlare, lasciando vagare lo sguardo su ella nel più completo silenzio ripensando al momento precedente, impossibile non farlo, impossibile non pensare ad una seconda volta ritrovandosi, quasi in maniera ossessiva, a volerla. Da parte della Sabaku sopraggiunge silenzio con il ghiacciolo in mano prima che esso venga interrotto da una domanda improvvisa, senza senso per adesso <MMS?> inarca il sopracciglio preso alla sprovvista <Dove l'hai recuperato?> indicando il cellulare nella di lei mano <Non può essere così vecchio> non totalmente ignorante in maniera, ben consapevole di come determinate funzioni risultino totalmente retrograde <Comunque l'MMS è l'invio di immagini tramite messaggio ad un prezzo superiore rispetto al messaggio normale, ergo un truffa al giorno d'oggi> come lo sa? E' molto solo, questa è la verità, c'è poco da fare. La solitudine di un'intera vita porta ad avere passioni di ogni genere od a passare il tempo nei modi più disparati, come vecchie funzioni per cellulari. Lento il passo tentando di sedersi al di lei fianco, non troppo vicino ma neanche troppo lontano, non vuole fare nulla se non accomodarsi, per adesso gli basta quello ed all'offerta del ghiacciolo scuote il capo senza accettare, bensì si premura dell'affermazione di lei, improvvisa come la prima ma molto più intima sotto certi aspetti. Strofina le labbra annuendo <Perchè credevi mentissi?> impossibile non porsi il dubbio, forse non ha creduto ad una singola parola di quanto riferito <E dove hai trovato la conferma?> lecito quesito alla ricerca di spiegazioni per comprendere di più sugli intenti nella mente della genin.10:56
Utente anonimo:
[Piazza] Contempla apparentemente quella spiegazione senza lasciare gli occhi dell'altro con i propri. <In un negozietto qui in piazzetta.>Ricapitolando i pochi lapidari dati, è andata lì, ha comprato un telefonino prepagato, ha lasciato il pacchetto, ha mandato un messaggio -almeno uno-, ha evidentemente comprato un ghiacciolo -almeno uno ma di questo a giudicare dalla visibile lingua puffo c'è da dubitar di più-, e si è messa ad aspettare studiando il nuovo oggetto con una curiosità inopportunamente ignorante. Accetta quella spiegazione comunque facendo cadere l'apparecchio tra le gambe incrociate, quasi a farne un nido, premurandosi di non farlo capitolare a terra. <Infatti è nuovo> Commentando solo sul non esser vecchio continuando a seguire il movimento di Akainu al lato opposto del suo zaino, quel rifiuto dell'altro al suo ghiacciolo la porta a lappare volgarmente quanto infantilmente, scena poco sexy in effetti, la cunetta blu per evitare che coli. <Non ho mai detto che credevo mentissi. Ho solo confermato che non l'hai fatto.> Discutere di logica con una bionda è probabilmente cosa già persa in partenza, seppur Kore stupida non lo sia sembrata mai sia ben chiaro, potrebbe giustificarsene mentre l'occhieggia. <Al vostro Dojo, non ho detto che avrei smesso di pedinarlo mi servivano delle infomarzioni, ora le ho...Però ho come l'impressione che è meglio se non lo dici agli Uchiha che mi conosci dopo ieri sera>Allungandogli nuovamente il ghiacciolo. <Fammi contenta annonna, devi crescere.> Un cenno leggero della mano, un paio di colpetti per fargli oscillare quel composto strachimico davanti [Piazza] Si guarda intorno alla ricerca di quel negozietto, se vende roba retrò può fare affari, questo è certo, circondarsi di roba vecchia da studiare per passare il tempo nella sua solitudine. Non commenta limitandosi alla seduta, l'osserva, denota la lingua totalmente blu, segno che più di un ghiacciolo al gusto puffo è stato consumato nell'arco di pochi minuti, chi è lui per giudicare le abitudini altrui <Un apparecchio di almeno 20 anni prima, non è nuovo> anche se incartato a dovere, questo è certo. Leggero il sorriso all'espressione mostrata per via del rifiuto, l'ennesimo in sua compagnia con la schiena ricurva in avanti, verdi puntate sulla strada non sapendo bene cosa dire. Le parole risultano morte nell'animo dell'Uchiha, decisamente svanite dopo quanto accaduto; come può comportarsi normalmente senza fare almeno un minimo riferimento, senza sapere quali siano le conseguenze di un simile gesto? Per il momento non sembrano essercene ma la giornata è ancora lunga, tutto può venir a galla da un momento all'altro <Non avrei avuto motivo di farlo, inoltre, la storia insegna che gli Uchiha nascevano tutti con lo stampino e con le medesime caratteristiche> capelli e occhi neri, propensione all'uso del Katon e una certa vena per la pazzia incondizionata. Tutte cose che Akainu, ancora, non ha ma è giovane, diamogli tempo. Informazioni al Dojo, adesso le ha eppure l'ultima frase lo lascia interdetto, non dire di conoscerla è al quanto difficile, a tratti risulterebbe arduo <Perchè? Ho qualcosa per cui possono provare invidia finalmente> velato il complimento rivoltole seppur non lo rende chissà quanto palese ma è chiaro si riferisca a lei <Cosa hai combinato? Li hai fatti arrabbiare?> non può far a meno di pensare al peggio del peggio, far arrabbiare un Uchiha non è il massimo, anzi, è la cosa peggiore che un'essere umano possa fare. Nuovamente il ghiacciolo viene donato, offerto, colpito addirittura cercando di convincerlo. Sospira inevitabilmente, destrorsa si allunga cercando di prendere il bastoncino, sfiorandole il dorso della mano mettendo in contatto la propria pelle con l'altrui <Disse colei che mi arriva a metà del petto> colpita e affondata in un moto di ironia che gli appartiene. Il ghiacciolo viene portata nei pressi delle labbra, ingloba la punta, appena il giusto per gustarne un minimo il sapore.11:31
Utente anonimo:
[Piazza] Alla fine Akainu ce l'aveva davvero la passione per il retrò, che colpaccio di fortuna per quel telefono cimelio, al commento tuttavia sull'essere nuovo si limita a scuotere il capo un paio di brevi volte come se stesse scacciando la mosca di quell'argomento. <Sssss-sih>Sibila appena sottovoce in merito alle caratteristiche degli Uchiha, certamente molti di quelli che ha visto pedinando il Dojo rispecchiano quelle caratteristiche, inclusa Iara stessa. <Di cosa dovrebbero provare invidia?> L'unico motivo per cui sembra replicare, per la prima volta, ad un complimento per quanto velato sembra essere il fatto che non l'ha compreso eppure le scapole si incassano curvando le spalle verso il basso. <Non ne sono sicurissima...Però ho convinto una ragazza a venire a cena con me, e poi l'ho interrogata. Potrei...Aver fatto il tuo nome ma non credo se lo ricorderà, è passato in cavalleria quando voleva leggere le mie approfondite ricerche sulle vostre abilità oculari, che non ho mai scritto>Perchè dire di averlo fatto allora?! Immaginiamo già quella taglia sulla testa di Kore che pende all'interno del Dojo e facciamolo con dovuto commiato alla sua anima curiosa di fennec non accettata storicamente, seguita l'attenzione sul profilo di Akainu quando prende il ghiacciolo, solo che invece di lasciarne lo stecco sembra reagire di impulso diverso, complice di quel contatto quelle invisibili orecchie trilatere si abbassano accompagnando la mano altrui con un conseguente allungarsi del braccio in sua direzione, e del busto di qualche centimetro. <A me non dispiace essere bassa, i tuoi moventi infantili non colgono quanto vogliono!> Chioccia schioccando la lingua blu sul palato ed affilando lo sguardo come se avesse appena fatto scacco matto. Le narici si dilatano quando l'attenzione cala dagli occhi dell'altro alle sue movenze con il ghiacciolo, il sospiro che viene incanulato gonfia appena il petto scarno ed appiattito da una fascia da allenamento, le labbra si schiudono come se stesse per dire qualcosa, le pupille si dilatano rapidamente, restano estese e tutte le matrici ferochimiche di un desiderio sommesso sono palesi prima che quella frase da pronunciare sia soffocata nell'aria espirata, non detta, e l'attenzione alla propria mano si renda conto del gesto e della vicinanza prossima e fisica di scarso aiuto quando proverà a ritrarre la mano. <Non ti sporcare non ce l'ho un bavaglino di ricambio> Soffia palesemente rinunciando a qualsiasi cosa stesse per pronunciare [Piazza] E' andato ad incastrarsi in qualcosa a cui non sa dare risposta, o meglio, sa darla ma non senza risultare smielato. Cosa può dire? Come può dirlo senza esprimersi troppo? Schiarisce la voce la quale esce, come sempre, ruvida, gracchiante, simile a quella di un vecchio fumatore di 60 anni <Di te> semplice, diretto e conciso, di lei devono provare invidia e nient'altro. Evita accuratamente di aggiungere dettagli in merito alla questione per non entrare in un circolo di spine in cui è impossibile destreggiarsi senza ferirsi inevitabilmente ma mette tutto quanto da parte nel momento in cui parla del Dojo e di quanto fatto. Silente ne ascolta le parole pronunziate ponendovi una certa attenzione, specialmente sulle menzogne da lei proferite in merito allo sharingan <Indagare sulle abilità di un clan non è reato, basta non renderlo noto al clan stesso. I nostri occhi sono sempre stati oggetto di fascino, ricercati, bramati> si prende una breve pausa <Potresti esserti messa nei guai come potrebbe aver lasciato andare l'informazione nel dimenticatoio...cosa speravi di ottenere?> non vi è rabbia o altro sentimento, solo curiosità espressa con voce piuttosto bassa prima di aggiungere un'ultima cosa <E comunque fare il mio nome non cambia, non sono visto di buon occhio e sicuramente non si ricordano di me> ne le peggiora, ne le migliora, forse può solo portare del compatimento da parte dei fratelli e sorelle del clan, nient'altro. Ne prende il bastoncino eppure, stranamente, la presa di lei non viene meno accompagnandolo fino alle labbra; le verdi iridi notano quel gesto seguendo l'arto di lei, risale nuovamente fino al viso scrutandone le fattezze, l'espressioni, totalmente stranito da quanto ella stia facendo eppure, un pensiero nella mente di lui va a formarsi, forse il medesimo desiderio? Chi può dirlo. Un groppo va a formarsi in gola <Infantili?> staccando appena il ghiacciolo <Stai sbagliando, nonna> ha cominciato lei e quel fare ironico esce per puro istinto ma impregnato di divertimento. Il contatto perdura ancora qualche attimo, giusto il tempo di notare le pupille dilatarsi e poi il nulla, la mano rilascia lo stecco accompagnando il tutto con l'ennesima battutina. Smuove il corpo avvicinandosi ad ella, solleva il braccio sinistro, indice rivolto alle di lei labbra <Ti sei sporcata tu invece> indicando un punto imprecisato della zona <Qui> nel dire ciò ritrae la mano avvicinando il volto nel blando tentativo di lasciarle un bacio a tradimento sulle labbra, veloce, diretto e con una fine prematura <No, devo essermi sbagliato> facendo finta di niente in caso di successo.12:07
Utente anonimo:
[Piazza] Sulle prime parole, due, per la precisione quattro lettere, proposte da Akainu cala un silenzio talmente tombale che si possono sentire le palpebre sbatacchiare sugli occhi, segno che ora che l'ha capito non ha metabolizzato una risposta coerente come tutte le volte precedenti a quella, un mugolio viene soffocato tra le labbra serrate per tutta risposta prima che gli occhi dalle pupille dilatate abbiano una breve fuga dal viso altrui, che fortunatamente continua a pronunciare parola. <Mica ho fatto il tuo nome per avere una raccomandazione, ho dovuto dire che cercavo qualcuno ed una buona bugia deve sempre aver eun fondo di verità> Specifica come se fosse una ovvietà da non discutere in alcun modo, qualcosa che Akainu dovrebbe sapere. <Non credo te lo dirò ma sulla brama al riguardo, per tutti i Kami, beh...Ti ricordo che gli Uchiha sono notoriamente tendenti alla pazzia.> Le raccontano davvero queste cose ai bambini a Suna? Immaginiamo la scena, se non mangi le carote chiamo l'Uchiha nero nascosto nell'armadio, beh si, diciamo che la scena è plausibile e tale insistenza può trovare il suo senso e tale convinzione la porta ad annuire con fare vistoso, è un gongolio quello? <Infantili, si.> Ribadisce con fare secco poco prima, distratte le pupille dal viso altrui, di trovarsi con l'indice di Akainu stampato all'angolo delle labbra. L'istinto è quello di sollevare la mano destra tra loro quando il dito viene meno <Dove?> Per cercare di tamponare tale sporco, non di impedimento a quel gesto che per quanto rubato e breve riporta la vicinanza del suo non detto, un nuovo dilatarsi delle narici viene accolto ed un nuovo sospiro più pieno gonfia il petto. C'è nella seconda volta in quel tentativo una certa palese frustrazione che improvvisamente distorce lo sguardo accanito della bionda, così che l'altro riesce a rubare qualche frammento di secondo le sue labbra mentre lei ancora con la mano appoggiata sopra il mento sembra espirare nuovamente aria pesantemente come una sconfitta. <Infantile.> Ribadisce sillabando la parola, probabilmente avrebbero dovuto parlarne e probabilmente sarebbe anche un buon momento prima o poi per farlo come possibilmente nessuno dei due lo sta apertamente facendo, eppure non vi è disturbo quanto una vaga espressione che torna sugli occhi dell'Uchiha. C'è dell'animosità tra le note color sabbia, qualcosa che palesemente sta divenendo tarlo, che sta dilatando le sue pupille, l'uva a cui la volpe non sta arrivando. <Chiudi gli occhi? Voglio fare una cosa.> Partorisce infine quelle parole senza praticare nulla di quanto sospettamente le si sta dipingendo nella muscolatura tesa e curva al tempo stesso. [Piazza] Scuote il capo <Fare il mio nome può portarti solo più guai, non è una raccomandazione> specifica meglio il vero significato di quelle parole <Concordo> sulla bugia, un fondo di verità è il necessario per mentire spudoratamente, in caso di ricerche si è, in parte, salvi ma il non voler dire la motivazione, oltre lo stalkeraggio, porta in lui il seme del dubbio. Cosa sta cercando realmente nel dojo, qual è l'obiettivo di tutto quanto? Non crede neanche per un secondo agli occhi come obiettivo, troppo scontato, troppo fuori luogo, per quanto ne sa almeno, eppure non può escludere una simile e lontana possibilità. Ci deve essere altro dietro, qualcosa che desidera capire, magari qualcosa che desidera conoscere <Se non vuoi dirmelo d'accordo ma allora perchè dirmi di essere andata da loro?> ovvio, ad una simile rivelazione nascono domande e quesiti a cui non si può non rispondere. La curiosità nasce sempre di più in lui, momento dopo momento brama di comprendere le sue vere intenzioni dai più piccoli dettagli, gesti del corpo, espressioni del viso. Sospira pesantemente <Questo è comunque un luogo comune. In passato abbiamo avuto vari esponenti non lucidi ma il mio clan è molto di più rispetto a quanto venga considerato> prende una piccola pausa <Veniamo denigrati perchè ammettere di essere temuti è difficile. Sappiamo di essere il clan più potente di questo mondo e lo sanno tutti gli altri> non vi sono ne se ne ma, essi sono questo, la potenza in un paio di occhi. Nessun altro è in grado di fare quello che possono fare loro, per questo il genin viene scartato ed allontanato, va a minare la forza di più generazione con la presenza e la sola esistenza. Non ricalca sull'infantile avanzando quel gesto, facendosi avanti, mimando la presenza di qualcosa sul viso di lei prima di lasciare un bacio veloce a tradimento esprimendo un desiderio, forse reciproco, un modo per non parlarne. Devono farlo, prima o poi devono affrontare l'argomento e mettere un punto alla questione, capire la situazione e, nel caso più negativo, risolverla. Solleva le spalle nel venire etichettato ancora come infantile, ha poca importanza, gliel'ha lasciato fare, questo conta più di tutto il resto. Silente acconsente alla di lei richiesta volgendo il viso in tale direzione, prende un profondo respiro andando ad abbassare le pupille e, chissà perchè, si aspetta il peggio provando un certo timore, essere tradito, vedere quel briciolo di fiducia donata venire gettata nella spazzatura, presa a calci.12:45
Utente anonimo:
[Piazza] Alla domanda posta da Akainu solleva le spalle, come se non vi fosse una risposta migliore di un'altra. <Perchè non farlo? Dovrei mentirti?> Vi è una strana logica quando si risponde ad una domanda, e vi è una strana logica nel modo in cui è lei a porla ma ecco lo sguardo di velata disapprovazione, divertita da un sorrisetto beffardo, quando l'altro va a vantare del clan Uchiha. Sembra non riuscire a trattenerlo per quanto breve. <Chiamiamoli vari esponenti non lucidi...Se li chiamiamo con il loro nome per quanto siano stati forti pare brutto non ti pare?> L'ironia è lievemente affilata ma quello non sembra essere un tema importante, nè qualcosa su cui è suo desiderio insistere bensì se quella conversazione trascinerà con sè delle elucubrazioni lo farà quando la sua mente sarà liberata da un'ossessione nuova ed attuale che sta intorpidendo la muscolatura irta della Sunese. Sembra inamovibile la Sabaku, su quella richiesta, malgrado il linguaggio del corpo nella sua tesa immobilità comunichi altro la predominanza del desiderio razionale è quel che distingue l'uomo dalla bestia, è fatto di una pudicizia inespressa che si smaschera e rilassa solo quando vede Akainu chiudere gli occhi, mentre il nero delle sue pupille sembra voler divorare quasi interamente le note desertiche delle iridi la mano destra riabbassata dal volto tra loro, diventa appoggio sulla panchina di uno spazio esiguo che la vede affacciarsi in avanti. Non è faticoso per l'Uchiha percepire anche all'udito il modo di respirare della bionda come mutato, pieno, segno che le narici si stanno dilatando vistosamente nel modo in cui inspira aria, le stesse che nell'avvicinarsi CERCA di approssimare appena al di sotto del lobo sinistro dell'altro, non lo tocca, forse sfiorandone i capelli, non sembra quello del tatto un tentativo che osa ma la pesantezza del respiro rende palese che lo stia odorando, letteralmente. Non ha a differenza delle bestie da cui dovrebbe discendere l'olfatto sviluppato, necessita quindi di una certa vicinanza meditata al bosco per la prima volta che solo in quel frangente trova realizzazione. <Non ti muovere, non li aprire.> -Non ti faccio niente- quello è probabilmente il tono delle parole che soffia espirando contro il collo dell'Uchiha ma magari non vuole apparire come una madre con la ciabatta in mano mentre lo dice. Socchiude appena le palpebre a protezione del pensiero e degli occhi tanto prossimi ai capelli che hanno sfumato il colore nero degli Uchiha con quello della cenere. Tale vicinanza atta a cogliere l'odore non trova una reale necessità tattile ma da quella zona pare concentrare un movimento lento lungo il collo, concepire cosa circonda l'Uchiha dal solo odore è qualcosa di assai animalesco, chiuqnue potrebbe comunque rpovarci ma sfiorarne l'ustione riverbera del dolore da lei provato, motivo di ricerche non indirrenti a quanto pare, quasi fosse possibile al tatto richiamare un odore inesistente della carne bruciata, della cenere e del fuoco arso per farlo proprio alla memoria come una cartina tornasole univoca. Non c'è un determinato momento in cui si può identificare il chiudersi delle palpebre se non quando la lavica sensazione delle vene in fiamme si richiama alla memoria per accendere le note olfattive di un mondo inesistente, passato e non attuale. è una pratica che avrebbe bisogno di tempo, e che Akainu può interrompere in qualsiasi momento perchè dalla zona appena al di sotto del lobo alla base sinistra del collo ne avrà percepito espirare per almeno dieci secondi e sonoramente quattro volte il suono quanto il fiato. Avere qualcuno che ti odora in quel modo è un po' cringe e disagevole c'è da ammetterlo e lo diviene specialmente se la memoria di quelle fiamme nelle vene rende il respiro irregolare, accelerando il battito di una sofferenza assai rude alle carni, come se stesse avvenendo di nuovo, poichè basta che le labbra si ritrovino per meno di un secondo tattili contro la carne liscia ed allo stesso tempo rugosa che è stata baciata dalle fiamme per arretrare con una tale repentinità che la mano destra corre a stringere il polso sinistro e lo sguardo allucinato a controllare che sia stato un gioco della mente e che quelle vene di lava e male non siano realmente tornate a ferirla. L'ultima aria viene rigettata a fatica oltre le labbra, mera necessità del corpo, riluttante a buttare fuori quell'ultimo appiglio che aveva tanto faticato a cogliere. Le note olfattive di Akainu le sono tornate distanti mentre si analizza il polso, non dimentiche ma nuovamente fuori dalla portata dei suoi sensi umani [Piazza] Non risponde, non ne ha bisogno, evidentemente hanno due punti di vista completamente opposti sulla questione o semplicemente ideologie differenti ma il tutto passa in secondo piano quando accetta di chiudere gli occhi con tutte le paure del caso. Al buio dinanzi alla ragazza, inerme ed isolato, senza chakra, alla mercè delle azioni altrui in attesa di sapere il risultato di quella particolare condizione. Si dice che quando la vista è assente, tutti gli altri sensi vengono intensificati, un aumento percettivo non indifferente ma è davvero così? Forse eppure è assai curioso l'andazzo preso dal momento dove percepisce il respiro di lei ad una distanza così irrisoria da far paura. Sono vicini, tremendamente vicini, il calore del respiro, il rumore del respiro delineano lo scenario e la frase pronunziata non fa altro che portarlo ad un irrigidimento. Un senso di violazione si sta andando a creare, a nessuno mai ha permesso una simile vicinanza, a nessuno ha concesso quel "privilegio", tanto indifeso da poter permettere alla Sabaku un gesto del genere. Deglutisce con un afflusso di pensieri non indifferente, essi si accavallano, il timore di qualunque mossa improvvisa si impossessa di lui e le braccia, così come il corpo stesso, divengono dei tronchi inamovibili. Il respiro si arresta qualche secondo seguendo la traiettoria del respiro partendo dai capelli, discendendo lungo il corpo ed esattamente come in lei, anche in lui il bruciore torna a farsi vivo, più vivido che mai, pressante, al pari di quel primo incontro. Le tempie iniziano a grondare di sudore, labbra leggermente tremolanti mentre il dolore diviene incessante, insopportabile, le braccia bruciano, il viso è un fuoco ed il corpo è arso, circondato da fiamme bollenti in grado di sciogliere la qualunque. Affannato ora è il respiro del genin, non si muove, non prova alcun moto brusco eppure resistere risulta arduo, può condurre alla pazzia un uomo normale ed è in quel momento che la Fennec potrà percepire in primis l'odore di bruciato da parte di quelle ustioni, un'odore forte per via della presenza del dolore comune e poi, solo alla fine, insorge quello che è realmente l'odore di Akainu. Un'odore di Erica sopraggiunge nelle narici della genin, un'odore forte capace di impregnare tutto il corpo del ragazzo, un'odore dal significato ben delineato, deciso dalla di lui vita. L'Erica violacea, esattamente come il colorito delle ustioni, rappresenta la solitudine, esattamente come la vita da lui trascorsa e quella condizione è andata a riversarsi sull'aspetto rendendolo un segno distintivo, un particolare non indifferente. La vita stessa è in grado di condizionare qualunque cosa, non solo la mente eppure in pochi si soffermano su ciò preferendo concentrarsi sull'aspetto mentale. Il dolore arriva nel picco massimo fino a quando non è lei a mettere le distanze lasciando scemare il bruciore, il corpo torna alla normalità, il sudore si asciuga in breve tempo <Non hai detto nulla sul...bacio> esordirebbe alzando le palpebre, scoprendo le verdi iridi, cambiando repentinamente argomento, dimenticare la sofferenza provata per lunghi e lunghi secondi.13:54
Utente anonimo:
[Piazza] Quando Akainu riapre gli occhi esordendo con quelle parole in merito a quanto accaduto la mano destra sta lasciando il polso sinistro mollemente, resasi ormai conto che quel gioco della mente è frutto di paura e non di una sensazione tornata a lederle le carni dall'interno come un tarlo di ossessione ed odio. Gli occhi di miele dalle pupille dilatate si risollevano, difficilmente potrebbe distinguere l'odore di Erica violacea, o riconoscerlo sulla pelle di Akainu da quel momento eppure è probabile riconosca l'erica come odore dell'Uchiha se si imbattesse nella pianta dal momento successivo a quello: punti di vista. <Cosa avrei dovuto chiederti, perchè?> Beh, quella sarebbe stata un'ottima questione per esempio, solo che ad ogni parola l'odore di Akainu è più distante dai suoi polmoni, ogni sillaba diventa preziosa e la fennec sembra non volerne abusare, riabbassa lo sguardo al collo dell'altro per qualche frangente come se bastasse a richiamarlo ma la vista è un senso fallace...Ok forse non per un Uchiha ma per il resto del mondo dei cinque sensi è quello meno veritiero e quella consapevolezza ora non rende giustizia ad un sospiro ennesimo. <Non saprei cosa dire se non so cosa vuoi sapere.> Snocciola come se quelle parole le fossero costate sforzo risollevando gli occhi su quelli verdi dell'Uchiha, come se non avesse mai smesso di guardarli dal bosco dopo la conversazione con Iara sono divenuti un'ennesima strana e piccola ossessione nella sua bizzarra collezione. Le gambe che erano incrociate iniziano ad intorpidirsi quando la sua attenzione si sposta sul telefono antidiluviano, scostandolo, per sciogliere gli arti inferiori dall'intreccio ad una posizione più rilassata. <E poi pensavo mi fossi caduto sulla faccia per sbaglio.> Improbabile, ma è bene che ognuno palesi i suoi schemi di difesa con tutti i loro improbabili difetti, anche quando sono così evidenti da tirarsi dietro un sospiro. <Potevo evitarmela, te lo concedo.> Accetta prima che lui possa commentare quella frase risollevando il viso magro in sua direzione. <Scegli allora, possiamo parlare del bacio, o del vero motivo delle mie ricerche al tuo Dojo, ma solo una delle due cose.L'altra dovrà essere dimenticata per sempre> Un bruttissimo modo di incalzare qualcuno, la curiosità o l'ignoranza? Eppure sembra una decisione lucida, per quanto improvvisa, alla determinazione del suo sguardo D100: da 1 a 50, Rasetsu ubriaco e depresso - da 51 a 100, Rasetsu psicolabile ma sobrio
Rasetsu tira un D100 e fa 42
Ha intravisto delle chiappe scolpite da un ottimo artigiano, un'artista che ha saputo compiere egregiamente il suo lavoro. Le fissa come stralunato, sgranando gli occhi verdastri da dietro le lenti dalla rossa montatura. Sospira estasiato. C'è da ringraziare che Dokuhiro non sia nei paraggi, altrimenti quei bulbi oculari starebbero rotolando nei pressi della stessa statua che ha appena intravisto. Ha una bottiglia di gin tra le mani - gin liscio, il nettare degli dei. E' piena per poco meno della metà, ciondola nella mancina del demone mentre questi ondeggia vertiginosamente. Gli occhietti languidi sono circondati da due vistose occhiaie - paragonabili alle bruciature di Akainu, a momenti. Veste con una camicia bianca le cui maniche son ripiegate sin ad altezza dei gomiti, lasciando dunque scoperte le braccia e le vistose cicatrici che ne attraversano i polsi. Le vene nerastre, al contempo, son impossibili da nascondere su quella tela pallida ch'è la sua pelle. Concludendo il vestiario, troviamo un paio di pantaloni neri sorretti da una cintura in cuoio d'egual cromia, dalla fibbia argentata. Ai piedi, infine, un paio di scarpe classiche - le sue, eleganti, laccate. I capelli cremisi son lasciati sciolti, una zazzera scompigliata che gl'arriva alle scapole ormai. D'altronde, Dokuhiro gli ha rivelato che lo preferisce coi capelli lunghi: LEI. Quella dannata smorfiosa. <NON DOVEVA ANDARE COSI, EH, KUNIMITSU?> Urla ad alta voce con un tono lamentoso, affiancandosi alla statua della bella Kage cingendole le gambe con un braccio - quello libero, l'altro è necessario per condurre la bottiglia alle labbra. Si siede sul bordo della base quadrata, ignorando momentaneamente le due anime libere che stanno chiacchierando s'una panchina poco distante. <Come cazzo avete fatto a creare dei cloni ad Oto? Dimmelo Kunimitsu perché non intendo perdere un altro discendente.> Oh... tesoro, cos'è successo a quell'adorato feto in provetta che tanto hai cercato di creare e crescere? Lo sguardo languido e basso, l'espressione persa nel liquore non ancor presente nello stomaco. Diamo il via alle danze. [ Chk On ][ Equip: Depressione + Mezza bottiglia di Gin ] [Piazza] A differenza di lei, lui non sa a cosa ricondurre la sensazione bruciore se non al dolore, una condizione ancor tutta da scoprire ma alla fine ha visto un legame in esso, un legame capace di accomunarlo alla ragazza. La sofferenza lega due persone, il passato tumultuoso eppure sarebbe potuta andare diversamente se solo avesse fatto leva sull'odio nato in quel preciso momento. Per un attimo l'ha odiata per aver risvegliato in lui un simile male, un singolo attimo prima di lasciar emergere un altro tipo di emozione. Il discorso decade, il genin riesce a far cambiare argomento spostando la concentrazione su quanto avvenuto nell'ultimo periodo, riesce a destabilizzarla inevitabilmente perchè nessuno dei due possiede una risposta certa <Beh, immagino di si> una semplice risposta ma l'aver ricambiato quel momento dovrebbe far intuire all'imbarazzato deforme il tutto eppure non ci arriva, non riesce psicologicamente ad arrivarci. Ricerca le dorate di lei con le verdi iridi, vuole incrociarne lo sguardo. Inghiotte grumi interi di saliva, domanda più che lecita, cosa vuole sapere? Non lo sa nemmeno lui, non ne possiede la minima idea, cosa desidera conoscere? Cosa brama di sentirsi dire? Oppure meglio restare nell'ignoranza più totale e continuare così come se niente fosse successo? Problemi su problemi vanno a crearsi. Schiude le labbra in procinto di parlare alla di lei battuta, rispondere per ripicca per poi impedire al verbo di emergere in seguito all'affermazione che rimangia ogni cosa. Papabile l'imbarazzo, tanto da voler distogliere lo sguardo, portarlo altrove per notare l'arrivo di una figura assai strana ed inconsueta con una bottiglia non ben identificata in mano, un rosso orrore della natura in avvicinamento alla statua di Kunimitsu, una discarica umana di nome Rasetsu sta facendo il suo ingresso in quel di Oto mentre il dire di Kore penetra nella mente del gen9n con forza mettendolo dinanzi ad una scelta, parlare del bacio o delle indagini di lei. Persino il fato è beffardo tanto da portarlo a dover operare una scelta, dunque cosa fare? Cosa scegliere? Cos'è più importante adesso? <Parliamo del bacio> protende per quello ma perchè? Non è dato saperlo essendo argomenti ugualmente importanti eppure nella di lui mente qualcosa albeggia, è presente abbastanza da spingerlo ad agire in tale maniera e poi tutto crolla. Il putrido inizia a gridare, inveire contro l'ex Kokukage come un pazzo, tanto da attirare l'attenzione del genin il quale ne segue la figura passo dopo passo, il suo adagiarsi sulla statua <Ora capisci perchè non ho contatti con nessuno? Immagina essere a contatto con uno del genere> indicando Rasetsu tramite la sinistra ma rivolgendosi a Kore.15:21
Utente anonimo:
[Piazza] Per qualche momento la curiosità nello sguardo contornato di nero all'interno delle palpebre si scontra con i silenzi dell'Uchiha. <C'è un motivo preciso per cui lo immagini?> Che avrebbe dovuto chiedergli le motivazioni, sembra cosa che non l'abbia accarezzata fino a quel momento ma occhieggia nella sua direzione la decisione presa dall'altro. <Lo sospettavo> Come se avesse scommesso su quella scelta, dovrebbe parlarne quindi adesso ma il fato è enorme e ha tante braccia come una divinità indiana, quindi proprio quando sarebbe sua manzione dire qualcosa in merito a quanto accaduto il divino soccorso le fa cadere un Rasetsu dal cielo. Nella piazza all'improvviso un urlo, quello di Rasetsu, rompe l'interessante dilemma dell'Uchiha, si allertano i sensi invitati prima da un possibile pericolo a guardarsi intorno, invece di un pericolo però le iridi sabbiose finiscono a sedimentare su un individuo ubriaco, maltrattato nell'aspetto e nelle vesti, che sta scivolando abbrancicato alle gambe di una Kage di pietra fino alla base della statua. <Io te lo dico Akainu, se inizia a farsi la statua che nessuno chiami soccorso, sento che questa è la mia giornata!> Che strano brillio negli occhi, oh, un uomo ubriaco, che bella notizia ma perchè? Il fascino dell'alcool per chi non ne ha mai assaggiato, la reazione sugli altri, è come ammirare un mare inarrivabile, doversi immaginare la mente intrisa nelle fluide volutte di un ebbro vizio pare calamitare tutte le attenzioni della fennec che tuttavia sopprime la sua riluttanza seguendo il fare di Akainu, o almeno quello che lei interpreta, tergiversando, per tale visto che aggrotta le sopracciglia. <Che brutta immagine perchè mi hai fatto immaginare una cosa del genere?>Una smorfia di raccapriccio viene anchilosata tra le labbra e gli occhi, uno sdegno così teatrale che rivolge su Akainu che sembra paradossale. Ovvio che non sia reale, quell'espressione, ma rende reale come non abbia mai guardato con disprezzo le deturpe dell'altro.<L'alcool disidrata, e puzza, e rende tutto sudaticcio.> Palese che non le avesse chiesto di immaginarselo davvero. <Come devo descriverlo come...Umido?> Due samaritani, nessuno dei due intenzionato ad aiutare Rasetsu pare. Ancorato a quell'antica figura mitologica della Kokukage, socchiude per un attimo gli occhi come se si fosse abbioccato di punto in bianco. E' la mano libera - che ancor cinge il collo della bottiglia, quindi tanto libera non pare - a sollevare proprio quel contenitore di vetro e a condurlo alle labbra. Inghiotte un'ingente quantità di liquore come se fosse acqua - ed effettivamente la tonalità del liquido è quella. Sospira pesantemente dopo, riabbassandola con il rischio di lasciarsela sfuggire dalle mani. Per fortuna, riesce a stringere adeguatamente le dita in tempo abbastanza da evitare che caschi. Perde qualche piccola goccia, ma non è propriamente un male. Il suo corpo potrebbe non essere in grado di contenerne dell'altro, d'altronde. <CHE BACIO?> S'intromette di getto, come se le sue orecchie fossero state capaci ESCLUSIVAMENTE di percepire frasi delle quali non dovrebbe importargli niente. Spalleggia la statua di Kunimitsu con l'arto superiore ancor intrecciato alle gambe di lei - una statua, ricordiamocelo. <Kunimì, potresti anche rispondermi però quando ti faccio le domande. Ora capisco che sei un Kage, bla bla bla, fama e potere> Gesticola ancora con quella bottiglia che, bene o male, ha visto giorni migliori e sicuramente ubriachi peggiori d'un povero scienziato pazzo che ha appena perso il suo esperimento e che, ordunque, s'è dato al gin. <però puoi tirartela anche di meno! Sei proprio una f1g4 di metallo.> Ma non si diceva di legno? Tuttavia, la battuta pare aver scaturito nel demone una certa ilarità, tanto da farlo ridacchiare. <NYAHAHAH!> Snudando quelle lunghe zanne bianche da squalo che l'hanno sempre contraddistinto, gli stessi denti coi quali si causa quelle profonde cicatrici. <Non sono così stralunato da farmi una statua. Insomma, ci sono due esseri umani senzienti di fronte a me, perché accontentarmi del gelido metallo?> Si stringe nelle spalle, dando per scontato che ovviamente quei due che ha di fronte possano starci in qualche modo ad andare a letto con lui. Perché mai dovrebbero rifiutare? E' un genetista di fama internazionale - dieci anni fa, forse. <"Uno del genere" è cento volte meglio che star a contatto con uno che puzza di bruciato!> Ubriaco sì, ma quelle ustioni son talmente accentuate e visibili che anche un ubriaco umidiccio come il rosso può notarle, considerate anche le sue abilità e doti mediche. [ Chk On ] [ Equip: Depressione + Mezza bottiglia di Gin + Aggressività ] [Piazza] Oggi è la giornata delle domande scomode, in grado di mettere in difficoltà la qualunque quando non si vuole essere troppo espliciti o diretti. Inspira ed espira velocemente, l'aria entra ed esce dai polmoni, dalle narici <E' successo all'improvviso e...non lo so> non sa realmente cosa dire, visibilmente in imbarazzo, le gote con ancora della pelle addosso divengono colorate di un rosato più marcato. Reggere una situazione del genere senza la giusta esperienza fa di lui un bersaglio facile, diretto e non si direbbe visto il disagio che l'accompagna, l'aspetto da vissuto che porta con se ogni singola volta <Sono prevedibile dunque> come affrontare simili espedienti, con frasi per farsi del male, un depresso, ecco a cosa stiamo assistendo, ad un depresso che continua a vivere. Stanno per iniziare il discorso ma l'arrivo di Rasetsu blocca ogni intento attirando su di se l'intera attenzione. Sbuffa seccato ma non gliela nega, anzi, l'osserva insieme all'altra con solo qualche commento da parte propria mentre dalla Sabaku emerge l'impensabile di punto in bianco <Hai un feticismo verso le statue? Perchè più avanti ci sono Sasuke e Orochimaru> infiliamo il coltello nella piaga con dell'ironia eppure indica veramente la direzione per raggiungere le altre, incuriosito nel capire la serietà di tali parole o meno. Lo sguardo ricade su di lei mentre si solleva dalla panchina riportandosi in piedi in modo tale da poter guardare meglio la scena. Ha fatto un commento ovviamente, preso troppo seriamente, abbastanza da portarlo a strabuzzare gli occhi, sorpreso, specie nel notare la faccia schifata creatasi per via di quel pensiero. Nausea nel sentire la descrizione dell'altrui pensiero arrivando a comprendere cosa quella mente sia andata a creare, un'immagine disgustosa, oscena, priva di alcun tipo di tatto <Non quel tipo di contatto> breve pausa <E' la statua che ti attira o lui?> lecita domanda, tanto, oramai, è già caduto in basso, peggio di così non può andare eppure Rasetsu li sente arrivando addirittura a commentare. Di puro istinto smuove qualche passo per porsi dinanzi a Kore al riferimento sul farsi entrambi, un certo velo protettivo nei confronti della Sabaku per impedirle di toccarla, almeno in principio è quello l'obiettivo ma è il successivo dire a toccarlo veramente. Deglutisce, i ricordi riaffiorano, li sente vivi, presenti come mai prima d'ora ed il discorso intrapreso con la ragazza la volta scorsa, torna prepotentemente. Lo guarda ma senza parlare, il peso di quelle ustioni diventa insormontabile ricominciando a bruciare, un bruciore tanto elevato da sciogliere le carni e la pelle stessa.16:21
Utente anonimo:
[Piazza] Seppur mostri fatica nel distrarsi da Rasetsu gli occhi traballano tra la statua e l'Uchiha, più attenti a quelle prime parole in quella domanda che forse voleva risultare retorica. Inizialmente non risponde a quell'accadimento improvviso, è quando l'altro menziona la prevedibilità che lo guarda di sottecchi. <Non direi. Non pensavo l'avresti fatto per esempio> Dinoccola arricciando le labbra per qualche momento prima che l'interruzione che era solo attrazione visiva diventi irruzione nel discorso. Salvataggio numero 2 per la Sabaku, come può non essere la sua giornata? Se Rasetsu amasse le statue potrebbe fargliene una, almeno inizialmente, quando si rivolge a loro. robabilmente non si è resa conto di aver parlato a voce alta, e nemmeno Akainu, fino a quel momento in cui il rosso si volta chiedendo persino lui spiegazioni su un bacio che sembra il discorso condanna della giornata. <Non ci posso credere> Un mormorio eppure l'appetito della sua curiosità è attratto dal fare dell'ubriaco contro una statua dalla figa di pietra, metallo o rame che sia, che non gliela vuole dare. Ormai anche il suo sguardo è principalmente volto al rosso prima di quella domanda. <Mi attirano le persone ubriache, mi piacciono e basta, mi piace guardarle.> Tre affermazioni, una più fredda e perentoria dell'altra e se stava anche per prendere con ilarità quell'incontro la stessa va scemando in stupore, un odio netto che si assottiglia allo sguardo non alla molestia bensì al commento sulle ustioni, osservando prima Rasetsu e solo dopo trovandosi davanti la parata schiena di Akainu, il braccio sinistro sfila alla bretella del suo enorme zaino che sedeva al fianco opposto iniziando a caricarlo nell'alzarsi in piedi. <Oh, andiamo, nemmeno la materia inanimata ci starebbe e pensi che ci accontenteremmo noi?> Quel disprezzo, non verso Rasetsu che nella voce può sentire l'offesa piccata quanto infantile, ma verso il tutto, consapevole di essere lei la causa dei mancanti drappi sul volto dell'altro pare volgere al mondo ed a sè stessa principalmente. CERCA, sistemato lo zaino, di allungare la mano destra verso il braccio sinistro di Akainu. <è ubriaco>Una verità, certo, ma che non lenisce e non cura quel che si sono già detti <Lascialo stare, e poi il tuo odore è ottimo>L'ha sniffato come un cane poco fa, lo saprà, si ricorderà, no?-No, probabilmente- La tensione palese del gesto per quanto lenta intenta con le dita l'incavo del gomito, una pressione più che una presa <Peccato che che ora c'è un certo olezzo che lo copre.> Affila titubando in quel tentativo, quasi si aspettasse che AKainu stacchi il braccio a lei per una colpa sua, oggettivamente, sua. Solleva gli occhi al cielo, scuotendo poi mestamente la testolina cremisi. E' costretto a strizzar le palpebre subito dopo a causa del fastidio tremendo, la testa che gira tremendamente e che gli annebbia la visione delle cose, l'esistenza degli stessi pensieri che s'accavallano e si mischiano non rendendogli chiaro alcunché. <Che schifo> Mormora in risposta al commento di Akainu, rialzando appena gli occhi verdastri e fissandolo in cagnesco - in realtà, sta combattendo esclusivamente la sensazione di nausea che gl'è salita dallo stomaco. <se mi viene da vomitare, posso vomitare in faccia ad Orochimaru solo per non avermi lasciato degli scritti sufficienti sui suoi esperimenti.> Sospira di nuovo, facendo poi addirittura schioccar la lingua contro gli incisivi - è veramente infastidito da questa cosa, come se tutto gli fosse dovuto, come se tutti dovessero prima pensare a lui. E il qui presente è il primo a fottersene degli altri. Il telefono nella tasca dei pantaloni vibra, il che lo porta a prenderlo e a sbloccarlo con un rapido cenno del pollice. E' costretto a mollare la presa sulla gamba di Kunimitsu, la qual cosa lo fa leggermente traballare. Essendo però seduto, per fortuna, non rischia di cadere dabbasso. Legge ad alta voce: <Puoi comprare il pane?> ... Ti sembra normale? Ora sei diventato anche lo schiavetto di quella piccola rompiscatole che passa le giornate a guardare documentari sui vestiti da sposa. <O v v i a m e n t e> Scandisce lettera per lettera mentre cerca di cliccarle, avendo però come risultato scritto un "obvuiamente". < s ì a m o r e m i o> che diventerà "zì, aborw mip". Non azzecca neanche mezza lettera, ma facciamo finta che sia riuscito anche ad inoltrarlo quel messaggio. <Le persone ubriache sono simpatiche! Tranne quando scatenano una rissa.> Biascica ogni tanto mentre disquisisce a proposito delle fantasmagoriche avventure di qualche pazzo ubriacone che s'è messo a far rissa all'interno d'un locale qualsiasi - magari della sua stessa immaginazione. <No, ma io ci provo lo stesso.> Sventola la mancina, ridacchiando convinto della stronzata appena detta. E' un classico morto di passera che pensa d'aver chance con qualunque essere sia capace di muoversi e respirare. Rettifico, anche solo di respirare. Kan sa benissimo cosa ha fatto alle vecchiette in ospedale. E la loro capacità di movimento era quasi nulla - in coma. <Sentite, ho capito. Tenetevi i vostri segreti!> Di getto, cambia totalmente umore - e quando mai? - ingollando l'ultimo sorso di quel famosissimo gin, tracannandolo manco fosse acqua. <Vergognatevi, dovreste compatirmi per aver perso mio figlio.> Erano cellule, ora non incominciamo a fare l'obiettore di coscienza per piacere. [ Chk On ][ Equip: Depressione + Bottiglia di gin vuota + Incazzatura ] [Piazza] Il discorso bacio viene completamente glissato, Rasetsu ha il potere di attirare su di se azioni e sguardi di ogni tipo, come esso sia possibile lo sa soltanto lui. La situazione prende una piega del tutto diversa, esattamente quella non voluta trasformando una possibile bella e tranquilla giornata in un disastro. Uscito senza cappuccio, senza protezioni per il proprio viso, alla luce del sole solo per mostrare quanto Kore dica il vero, ecco che il Kokketsu distrugge ogni singola convinzione ed affermazione della ragazza. Riferimenti al suo aspetto, a quanto subito in passato, persino le dichiarazioni sul piacere della Sabaku verso gli ubriachi divengono di poca importanza, non servono a nulla. Il danno è fatto. Parole forti, un odio nascente nei confronti dell'uomo seppur non sia settoriale, non odia direttamente lui quanto tutti quelli che come lui l'hanno ferito incondizionatamente; non riesce a replicare, non riesce a parlare ne ad esprimersi, succube del passato, succube della debolezza, dell'essere un'errore. La mente mostra tutta la fragilità possibile nel non riuscire a reagire ad una frase tanto semplice quanto scavalcabile. Neanche l'intervento di Kore riesce a mitigare il provato, il danno è fatto e la mente torna al passato, quei riferimenti sono riusciti ad ammutolirlo; un altra persona le avrebbe dato credito dando la colpa all'alcol ma l'alcol scatena soltanto la verità, non esiste niente di migliore per far sputare il rospo a qualcuno ed il genetista descrive solo la condizione del genin inveendogli contro. Percepisce il contatto con la Sabaku, il braccio preso da ella, il nervoso in lei lo sente quasi come fosse suo mentre il bruciore del corpo non fa che aumentare momento dopo momento. Deglutisce, china lo sguardo, verdi iridi portate nelle dorate di lei, un cucciolo bastonato eppure in quello sguardo non è visibile solo tristezza ma anche rabbia ed odio, il tutto miscelato in qualcosa di innovativo, totalmente diverso dal solito. Nuovamente il genetista attira l'attenzione, parla da solo, inveisce contro Orochimaru <Solo un pazzo seguirebbe la via di Orochimaru> chiaro come non veda di buon occhio il primissimo Kage di Oto ma solo perchè non un Uchiha ovviamente, un'unica e sola frase in merito al discorso, niente di più se non quando l'ennesimo riferimento alle intenzioni verso entrambi vengon fuori <Provaci con un'altra prima che l'amore tuo lo scopra> chissà perchè adesso ha nuovamente voce per difendere lei ma non per difendere se stesso dalle angherie ingiustificate e poi il colpo di grazia. Un lutto, la perdita di un figlio ma non basta ciò a far cambiare lui idea <Io compatisco colei che doveva portarlo al mondo, costretta a stare da sola mentre il suo compagno è qui a bere come una spugna> pura e semplice verità.17:04
Utente anonimo:
[Piazza] Aggrotta confusamente le sopracciglia alle questione di Orochimaru, vagamente visibile quel gesto mentre Akainu gli si è parato davanti, ma alla questione del pane non resiste, si affaccia abbastanza dalla curiosità rendendo visibile e palese la sua curiosità, il malato fascino per gli ubriachi. Se solo potesse leggere il messaggio dislessico, ma non può, può solo sentirlo sillabare e già sembra esserle sufficiente così, ubriaco e pure romantico, un perfetto connubio calamitico per la bionda. Mentre la mano destra ha ingaggiato il braccio di Akainu in quel contatto ecco che senza sapere nulla delle cellule morte di Rasetsu intende la perdita del figlio. <Dovremmo...> Snocciola schioccando la lingua ancora bluastra sul palato, e non è mera mancanza di empatia, è che tutta la sua preoccupazione sembra devoluta alla reazione di Akainu per sua stessa colpa, l'averlo convinto nel mettersi a nudo delle sue ustioni in qualche vago modo ed immediatamente averlo esposto all'insulto di un ubriaco sembra far più leva sulla morale della fennec di un figlio perso. Si può quasi vedere un velo trasparente nel modo in cui la bionda alterna la sua attenzione, all'altezza delle tempie, lì dove si scoprirebbero cigolanti ingranaggi in furioso movimento di chi cerca di pensare ed elaborare in fretta, di metabolizzare una vera risposta però ha poco tempo che pure l'Uchiha le manda a dire alla consorte di Rasetsu. La sua mancanza di empatia si fa curiosa mentre le dita premono leggermente sul braccio dell'altro. <Guarda che ci stava provando con te, temo.> Specifica in un bisbiglio sicuramente udibile anche dal rosso, come chi cerca di cambiare argomento velocemente. <Però...> C'è un ubriaco davanti a lei, ed un matto -ma in quel clan è normale- affianco, cosa può mai andare storto? Nuovamente il viso scosta per spostarsi su Rasetsu. <Sei stato molto scortese, ma comprendiamo il tuo dolore...>Quando mai, probabilmente lei è troppo giovane per aver sperimentato una perdita simile. Eppure il tono è quasi amabile prima di aggiungere una vena vagamente perentoria allo stesso. <Se hai voglia di parlarne magari ti basta scusarti, altrimenti, noi andremmo via. Sono certa che la statua non sarà altrettanto...Chiaccherona>Sollevando gli occhioni verso la neobattezzata " figa di metallo" con espressione da angelica madonnina cucciolissima -anche too much- sarebbe solo il secondo ricatto della giornata, ma stavolta se ottenesse delle scuse potrebbe lenire più che le ferite di Akainu il suo senso di colpa, perchè non dovrebbe essere che puro egoismo a quel punto. <Un pazzo dotato d'intelletto.> Si picchietta pure la mano sulla tempia giusto per restare in tema, palesando il riferimento a sé stesso. Replica esclusivamente nei confronti di Akainu ovviamente, ma non rendendosi neanche conto di star provocando delle scomodità realtà nei confronti del bruciato. Come potrebbe anche solo rendersi conto di qualcosa di simile quando s'è privi di empatia? In verità comunque, il demone non venera in alcun modo Orochimaru, non crede che sia necessario. Non reputa neanche che sia uno dei migliori genetisti esistenti perché - ovviamente - lo è lui. <Non seguire la via di Orochimaru non vi avrebbe portato dove siete adesso.> Il rosso chiaramente non prende parte al complesso poiché non n'è stato fautore. Riconosce i propri meriti, ma non se ne prende di fasulli. Ignora completamente quel commento a favore del provarci con qualcun'altra, citando tra l'altro l'amor precedentemente menzionato dal demone nella stesura di un SMS. Non avrebbe neanche dovuto ascoltare, ma tant'è. L'importante è che non conosca l'individuo a cui era diretto. Deve tenerla nascosta, protetta e il quartiere del Clan Kokketsu è più che perfetto. <Non sono stato scortese.> Ovviamente quando gli si fa notare che ha sbagliato qualcosa è altrettanto ovvio che risponda in maniera negativa. Lui non fa mai niente di sbagliato. Compie solo ciò che più gli aggrada, menefreghista al massimo, ignorando empaticamente il prossimo. Seppur possa danneggiare chi ha davanti, al demone non importerebbe se ciò comportasse il raggiungimento dei suoi scopi. <Sai che c'è?> Chiede all'aria nonostante si stia riferendo agli altri due che ha incontrato, coi quali poi non è che abbia avuto tutta questa grande conversazione. <Io me ne vado.> ...Cioè scusa in che senso, fammi capire. Akainu e Kore sono la parte offesa e quello che s'alza e se ne va è il rosso? Deve sempre comportarsi da primadonna altrimenti non è contento. Poggia la bottiglia ai piedi di Kunimitsu, il che è innaturale dato che tende a romperle. <Beviti questo, putt4n4.> E' arrabbiato dalle risposte che ha ottenuto, motivo in più per prendersela con una statua d'una sgualdrina d'altri tempi. Si stringe nelle spalle, tira su col naso come se avesse completamente ragione - orgoglioso com'è - avviandosi in tutt'altra direzione. Volge la schiena al duo di bruciati - Akainu più fisicamente che mentalmente - e comincia a borbottare frasi sconclusionate da ubriaco spastico qual è. Lo potranno vedere ondeggiare da un lato all'altro come se non sapesse bene quale strada prendere o come se, la più plausibile, non fosse in grado di autoreggersi in piedi. Quel che è certo è che scomparirà ALMENO dalla piazza. Dove sia diretto o se riuscirà a tornare a casa non si sa. [ END ] [Piazza] Neanche lontanamente può immaginare quanto le piacciano gli ubriachi, chi mai può credere ad un qualcosa del genere, nessuno. Ha parlato ed espresso il proprio pensiero non mostrando alcun tatto, non ne ha, non sa cosa sia il tatto ne il rosso lo merita; forse è davvero l'alcol ad aver parlato ma chissene frega dopotutto. Sa bene che quella giornata ha delle ripercussioni, ora non sono visibili ma ben presto lo saranno ma prima Kore fa una piccola precisazione sul chi ci prova con chi; un brivido corre lungo la di lui schiena al solo pensiero, socchiude le palpebre, sospira pesantemente buttando fuori aria, scaccia quel probabile scenario per continuare a concentrarsi sul tizio dinanzi a se e sul dire della ragazza di platina la quale incentiva il rosso a chiedere scusa. D'istinto un minuscolo sorriso emerge sul volto del deturpato, piccolo ma estremamente curioso <Un pazzo resta un pazzo, intelletto o meno> va a replicare, piccato da quell'individuo che con la sua ubriachezza ha rotto un momento quasi perfetto pur facendogli comprendere molte cose su come comportarsi <Se siamo ancora vivi è merito nostro, non di un pazzo. Orochimaru ha solo mostrato cosa non bisogna fare> infatti ha fallito, o sbaglio? Non li dice apertamente non volendo continuare quel discorso, glissarlo apertamente e ci pensa lo stesso Rasetsu a mettere la parola fine al tutto decidendo di andarsene in punta di piedi come una prima donna ed è palese il menefreghismo del deturpato nei di lui confronti, non prova empatia ne prova interesse verso il suo dolore. Non merito niente, nessuno di coloro che han reso la sua vita un inferno merita qualcosa da parte sua, solo disprezzo ed odio. Tra questi, adesso, vi rientra anche lui avendolo segnato in via definitiva, gli ci è voluto poco ma è successo e tanto basta per metterlo nella sua personale lista nera. L'osserva andare via barcollando, attende che svanisca nell'etere del distretto di Oto prima di chinare il capo al terreno, entrambe le braccia vengon mosse verso l'alto, di cui una con ancora la mano di Kore sopra; le dita prendono il borde del cappuccio per tirarlo al di sopra del capo così da nascondere quel viso ustionato per l'ennesima volta. Tanti sforzi buttati all'aria in pochi minuti. Nessuno deve vederlo, nessuno deve guardarlo, ancora troppo fragile per poter accettare una condizione del genere. Si nasconde nuovamente da tutti, dal mondo, da Kore stessa la quale, ora, può vedere solo un lembo del tessuto del cappuccio e niente di più.18:13
Utente anonimo:
Sull'intelletto di Rasetsu pare avere qualche remora la fennec, almeno dal modo in cui aggrotta le sopracciglia con fare tutt'altro che convinto, scuote tuttavia il capo alla questione sulla scortesia, un abbandono che suona quasi di rinuncia, per quanto gli ubriachi possano attirarla la questione grave da lenire è un'altra in quel frangente e di quel delirio che non coglie i frutti del suo ricatto non ha tempo. Pensa bionda, pensa, sappiamo che pare un'ossimoro una bionda che pensa ma pensa. Dovrebbe farlo in fretta per evitare le conseguenze dei PROPRI errori, è ovvio che quei tasti toccati Rasetsu non può sapere di averli scompostamente suonati come un pianoforte scordato. Tanto arrovellamento non le servità comunque, quando sbarra gli occhi il rosso sta comunicando il suo abbandono del campo, sfugge alle labbra scure un sospiro, sollievo, che rilassa le spalle sotto le cinghie dello zainone, se lo guarda allontanarsi ad inveire sulla sua statua ex amante e parzialmente la sua schiena che si allontana. Mentre l'osserva il contatto che aveva stipulato con l'Uchiha ricade, è l'altro stesso a muovere il braccio sotto le dita e l'attenzione degli occhi sabbiosi torna al moro, silenziosamente osservando quel gesto che occlude la vista pure a lei. Per qualche momento le braccia se ne stanno lì, morenti lungo i fianchi. <Devo andare al Dojo, stasera c'è una specie di riunione, temo...> Specifica come se si stesse accomiatando da lui in qualche modo, l'avrebbe ferito e lo starebbe liquidando seppur si sporga in avanti come a cercare l'attenzione dell'altro. <Però prima vorrei una cosa.> Dinoccola ancora centellinando la sua attenzione, qualora vi riuscisse, forse una delle poche cose che una volpe saprebbe fare. Non sembra esser nessuno per chiedere ad Akainu di riabbassare il cappuccio in quel momento, che stia invece per farlo? Se fosse riuscita a cercare abbastanza in avanti quegli occhi verdi da poterli vedere potrebbe riconoscere la loro reazione, se hanno paura o se hanno sdegno verso di lei. Ma ad ora vi sta solo provando, parlando lentamente e sgranulando le capacità di attenzione dell'altro. <Un bacio vero...Non uno che sembri un tentativo, venirmelo a prendere lassù mi viene complicato signor mi arrivi metà del petto.> Ok, ha sbagliato, ok potrebbe ammetterlo, ma diciamolo, l'approccio vulvapower non va comunque sottostimato ed il discorso era pure rimasto in sospeso [Piazza] Finalmente è finita, non c'è più nessuno da sopportare o da scacciare, il rosso è andato via da solo nella speranza che cada in qualche tombino restando paralizzato a vita ma queste sono speranze che lasciano il tempo che trovano. Entrambi sentono un peso in meno data l'assenza del Kokketsu, ciò non toglie che le di lui parole abbiano inciso e parecchio anche. Non può biasimare nessuno ma neanche comprenderli, non ha fatto nulla, la vita l'ha reso così, il suo nome l'ha portato ad odiare tutti, non lui direttamente ed è anche arrivata l'ora di andare, almeno per Kore. Al Dojo per una riunione, un commiato, un saluto e non risponde se non un semplice cenno del capo, ha compreso, può andare, è libera di farlo, tanto lui è già a casa sua, basta girare l'angolo e ci siamo eppure ella non fa altro se non ricercare nuovamente lo sguardo. Le verdi iridi incontrano le dorate della ragazza non appena gli gira attorno, no, non ce l'ha con lei, non prova astio o rancore ma solo rabbia verso una condizione irreversibile ed un mondo crudele che non riesce ad accettarlo <Dimmi> un deja vù a parti invertite; solleva un sopracciglio, curioso dalla possibile richiesta, forse abbassare il cappuccio? No, non può acconsentire a ciò, non può essere così crudele da chiederglielo, da esporlo per l'ennesima volta al mondo esterno e poi vedere quel briciolo di sicurezza sciogliersi al sole come un gelato squagliato. Il cuore batte forte improvvisamente, una fitta colpisce il petto, sgranate sono le iridi nell'udire determinate parole, soffermandosi solo sulle prime parole e, senza nemmeno farle finire la frase, abbassa il viso portando le labbra a contatto con le altrui spingendo il viso contro il suo. Non se lo lascia ripetere due volte; occhi totalmente chiusi, le labbra si muovono a contatto con quelle di Kore adagiando le mani sui fianchi mentre entrambi i visi vengono coperti dal cappuccio. Nessuno, eccetto loro, possono vederli, nessuno deve vederli. Lascia perdurare quel bacio ben oltre la sua naturale fine, lo ravviva ogni volta prima di distaccare il viso, portarlo lontano quanto basta per guardarla <Ti accompagno al confine con Suna, andiamo> esibendo un imbarazzante sorriso, tirato prima di incamminarsi verso il confine con Suna, un lungo viaggetto per tutto il villaggio ma necessario per non farle pesare la giornata odierna. Si, ha scelto bene tra le due opzioni. [END]18:46
Utente anonimo:
Contempla quel lieve annuire, quel saluto che non sarebbe nemmeno un saluto come se venisse liquidata la sua presenza e quell'odio per sè stessa non fa che acuirsi, è doloroso, quasi quanto le ustioni provate a rovistarne le vene a carne viva. è doloroso dover cercare quello sguardo cacciandolo sotto il cappuccio, braccandolo evitante ed a ragion veduta perchè la colpa è sua. L'unico conforto che ne ha inizialmente è che invece di rifiutarla o titubare Akainu le si getta, insospettabilmente per la bionda e si vede da come ci resta secca i primi momenti, addosso in reazione a quella richiesta che forse non fa nemmeno in tempo a finire di formulare. Anche a facilitargli la scoliosi avesse voluto almeno provarci a mettersi sulle punte con tutto lo zaino non ne avrebbe avuto tempo, quando ne realizza è ormai tardi ma quando le narici si dilatano se ne inebria lo stesso. L'impaccio sulle spalle rende difficile per la fennec assecondare il movimento dei fianchi come genuino, o vagamente mellifluo, solo vi si concede tra le mani chiudendo gli occhi e cercando di stendere le braccia nella costrizione delle cinghie verso l'alto il tanto che basta per farsi quantomeno appoggio sulle spalle di Akainu. Il parziale nascondiglio di quel cappuccio non sembra fare esattamente occlusione alla ricerca di quel bacio, percorrendo i confini irregolari del labbro inferiore e quelli più setosi di quello superiore più volte. Stavolta, a differenza della prima, dura abbastanza da concedere la memoria olfattiva e del sapore di un bacio dell'Uchiha, anche se il vulvapower ha il suo perchè, vagamente trovarsi nella posizione distorta di aver dovuto chiedere qualcosa che senza una colpa non avrebbe avuto ardire di fare è assai più che semplicemente accetto, è coinvolto e ricambiato. Ah già il Dojo, quando sbatte le ciglia sugli occhioni sabbiosi, sentendo le parole di Akainu, pare che se ne sta ricordando...No non è vero gli sta guardando il sorriso almeno finchè l'altro non si sarà voltato. <Ma no non serv-> La voce arrochita interrotta da un colpetto di tosse, prima che la mano sinistra si porti alla gola. Scuote il capo e sembra decidere di lasciar perdere la questione iniziando a muoversi. <Vaa bene.> Concede lucidando il pavimento con gli occhi perchè anche stavolta non toccheranno l'argomento adesso, e magari quando lo faranno il fato divino le darà un altro ubriacone {exit}