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con Akainu

09:54 Akainu:
  [Bosco] Loco prescelto per un semplice allenamento da parte del genin, oscuro, privo di vita, di chiunque in grado di distogliere l'attenzione dal solo e unico vero obiettivo preposto. Non può esimersi, lui, più di molti altri, necessita di un addestramento più duro, più marcato per migliorare le proprie mancanze in termini di magia e illusione. In quell'amara solitudine trova pace, conforto, un estremo senso di sicurezza; apatico e sociopatico, odia stare in mezzo alla gente, odia avere a che fare con coloro che l'hanno scacciato per un aspetto non conforme ai canoni tradizionali di presentabilità dell'essere umano. Un povero ragazzo bistrattato dalla vita. Sotto la pioggia, totalmente fradicio scruta un albero dinanzi a se, è giorno all'esterno ma all'interno il nero pece regna sovrano e paradossalmente indossa solamente un paio di neri calzari aderenti agli arti inferiori ed un paio di scarponcini neri. Il busto risulta scoperto, privo di indumenti con la poca pelle rimasta messa a nudo ed è notabile come l'ustione si estenda prendendo in considerazione i palmi delle mani e gli avambracci, parte del petto risalendo per la totalità del collo fino a ricoprire l'intera mandibola e parte delle guance. Sotto gli occhi l'ustione si espande circondandoli e nei pressi della vita è possibili avvedersi di un continuo di ciò. Il resto degli indumenti son adagiati a terra, sotto le foglie i rami di un albero per evitare, circa, di bagnarli mentre la Yari è posizionata al di lui fianco, incastonata nel terreno. Le ustionate braccia compiono un singolo movimento avvicinandosi al petto, sigillo della capra, le due sfere energetiche di mente e corpo son visualizzate nei rispettivi lochi, fronte e sotto la bocca dello stomaco, verde una e gialla l'altra. Ruotano se stesse mentre Akainu non distoglie lo sguardo; ruotano velocemente dando vita ad un movimento dolce e lineare, elegante come l'acqua che percorre il corpo del genin. La prima discende, la seconda ascende, entrambe alla bocca dello stomaco tentando di fondersi al suo interno, intrecciarsi, cercando un contatto per dar vita ad una fusione e provare a creare l'energia bluastra denominata chakra. Potente ed irrequieto, instabile scorre nell'essenza di lui, pieno di domande e di insicurezze ma lo controlla il giusto, quanto basta da smuoverlo nel momento esatto in cui nasce, rinvigorire l'intero corpo. La potenza nel palmo della sua mano. [Se Chk On][Yari]

10:05 Utente anonimo:
 Ad accompagnarla vi è l'enorme zaino, il segno che il contenuto non sia prezioso quanto lo zaino stesso è che la Genin non si sta curando del fatto che sia intriso di pioggia, lo porta comunque in spalla appesantito dal carico della stessa, al di sopra della casacca color sabbia resa umida dalla protezione trovata tra le fronde del bosco oscuro. Dev'essersi accampata lì, quella notte, svegliandosi con la schiena nel fango probabilmente vista la terra che ancora traccia i corti capelli resi più scuri e dalle note più sabbiose dall'essere sporchi quanto bagnati, appiccicati alla fronte ed alla nuca quell'aspetto da pulcino bagnato è accentuato dalla minutezza della sua magra figura. Elemento nuovo il Kunai sul fianco sinistro, rispetto al solito almeno, ed il coprifronte di Suna usato per collana. Gli scarponcini sporchi di fango le permettono un passo sicuro malgrado le intemperie e potrebbe non essere un caso che stia muovendo verso i confini del distretto di Oto passando tra gli alberi fitti e densi di quella ricreazione del Bosco della Morte. Quel dolore non è più tornato eppure la fennec ha percorso il confine di Oto dal giorno precedente, la sua attività di sopravvivenza all'aperto, vista la pioggia che l'aiuta pure a rendere il tutto più estremo, non è che agevolata. La mancanza di sole è un'ottima attenuante per quel bosco, quasi nulla possa essere interessante senza sole, ma la sua missione è la ricerca di un cinghiale armato, accostandosi ad uno degli alberi usa una mano soltanto per quel sigillo manipolato, la capra, che riunisce le due sfere. Il respiro profondo viene regolarizzato mentre gli occhi si chiudono per visualizzare tale disegno della mente, l'una di terra ed una bianca e turbinante si fanno sempre più nitide, l'una all'addome e l'altra appena oltre il capo, dando loro consistenza in una immagine mentale prima che la rotazione oraria e lenta ne inverta la posizione, continuando quella torsione, lancette sempre opposte e sempre più vicine in un moto elicoidale che si restringe in curva di spirale verso il centro del petto dove quella giunzione diventa una mistura di quel marrone fosco alle note candide del vento, sfumature che si mischiano come una pennellata d'artista riprendendo i colori delle sabbie cocenti ed assolate. Se riuscita nell'impasto del chackra andrebbe a riaprire gli occhi prima di tornare a rilassare la mano sinistra per riprendere ora il proprio passo tra le fronde. Ad allenarsi è anche Akainu, inizialmente una figura seminuda e distante che attira la curiosità del suo sguardo, solo secondariamente un obbiettivo, invece di procedere dritta tuttavia alleggerisce il passo, appena cercando di non attirare l'attenzione, usando i tronchi spessi come copertura, segno che sì, non solo l'ha riconosciuto ma inizia pure a spiarlo{Se Chk ON 30/30}

10:23 Akainu:
  [Bosco] Il chakra sto rinvigorendo il corpo dell'Uchiha incrementandone le doti, le abilità, rendendo quel corpo martoriato più utile di qualsiasi altro momento della vita. Il destro arto viene allungato alla volta del bastone della Yari, dita vanno a stringere esso tirandola fuori dal terreno e facendola girare su di esse come una magnifica soubrette ma di stampo shinobistico. Gambe leggermente divaricate con la destra poco più avanti rispetto alla sinistra, busto diretto puntando le verdi iridi contro l'albero gigantesco dinanzi a se e li comincia il suo allenamento iniziando a colpire il tronco con la lama della lancia. Colpi veloci messi a segno uno dopo l'altro a velocità sempre crescente, portando i suoi occhi ad abituarsi momento dopo momento con il chiaro intento di risvegliare i propri poteri, ci prova con tutte le sue forze ad adempiere al proprio compito. Denti digrignati ad ogni colpo assestato, come un cane in preda alla rabbia, mugugni ambigui emergono, per lo più dettati dalla fatica e nonostante la pioggia, fa caldo di conseguenza, il corpo inizia a sudare rendendosi più lucido quanto già non sia; i neri capelli scivolano sulla fronte intromettendosi, oscurando appena la visione eppure non gliene importa, attacca continuamente, colpi diritti, portati sulla destra, portati sulla sinistra, sempre di più intensifica l'allenamento sfruttando una sola in principio e poi entrambe per un migliore equilibrio. Inghiotte grumi di saliva, deglutisce ansimando appena senza fermarsi, la pausa risulta ancora lontana ma notare come non sia più in preda alle bruciature, il corpo si smuove agilmente, movenze fluide di chi ci fa pratica da anni ed anni ma, come nei più classici horror, qualcosa irrompe. Una sensazione emerge, la sensazione di non essere solo, essere guardato; chi è abituato ad evitare gli sguardi sa quando qualcuno lo sta fissando ed in molto momento sente esattamente quello. I sensi vengono attivati, li sfrutta tutti, dal primo all'ultimo, vista, udito, olfatto per carpire la presenza di qualcuno <Chi c'è?> persino la voce emerge andando ad arrestare il moto della Yari pur non voltandosi ma donando le spalle alla piccola Kore non potendo sapere d'ella, per adesso. [Chk On][Yari]

10:39 Utente anonimo:
  [Bosco] Gli occhi dalle note di miele colgono ormai nella prossimità la figura di Akainu come nota, tra gli spessi tronchi della foresta nera scivolano sulle ustioni, ora che le vede per la prima volta quasi integralmente sembra destar quel dettaglio la curiosità di fennec con un fare più analitico che meramente curioso, quasi potesse ricostruire la localizzazione delle fiamme sul corpo altrui ad una tale distrazione che le mani ossute finiscono per toccare ed abbracciare pienamente uno di quei tronchi, fermandosi mentre segue i movimenti dell'altro con la sua lancia. Ne osserva le spalle, dalla sua posizione, fino a che le stesse non cessano quell'irruente movimento, un accanimento contro la materia inanimata. Perchè si è fermato? le dita si incrinano appena contro la corteccia umida -no- ma il motivo è presto svelato, parole quelle dell'altro che la rendono edotta della sua stessa presenza, improvvisamente, richiamano le palpebre a sbarrarsi colta in fragrante da sè stessa ad un punto talmente dimentico di quanto stesse facendo che l'istinto cerca con un passo sinistro la piena copertura del busto spesso del legno. <Uno spettro...è ovvio> La voce raschiata, lievemente, come se non parlasse da troppo tempo e se ne accaldasse ora a farlo, traditrice di un'età non apparente nell'aspetto, adulta e soffice. <Me la fai provare?> Riconoscibile quindi, nella nota vocale e nello scorcio del capo e del profilo che emerge dalla sua copertura boschiva, senza un soggetto a quella domanda. {Chk30/30}

10:54 Akainu:
  [Bosco] La presenza è presto svelata in una voce che tradisce l'apparente età adolescenziale, attimi brevi in cui riconosce la figura della Fennec ancor prima di poterla realmente vedere. Iridi socchiuse dall'abbassamento delle palpebre, sospiro appesantito e capo innalzato al cielo, la solitudine è rotta, l'allenamento è disfatto e deglutisce un amaro boccone ma alla sua presenza sta, adesso, nota ancora una volta l'assenza di bruciore. Il primo incontro ha causato dolore e la nascita di un profondo odio verso colei capace di risvegliare traumi passati mentre il secondo ha portato con se la cura a tutti i mali, scacciando l'odio, condividendo sofferte confessioni di un tumultuoso passato. Seguito? Spiato? Semplice coincidenza? Impossibile saperlo se non dalla diretta interessata ma la domanda lo spiazza appena. Le spalle le vengon ancor donate alla diretta interessata chinando le verdi iridi alla volta della Yari, chiaro come il quesito sia rivolto ad essa ma ella ne è in grado? La consapevolezza che maneggiare un'arma di quel calibro non sia un qualcosa di facile è tanta così come la difficoltà nel saperla utilizzare senza farsi male, senza ferirsi accidentalmente. Una moltitudine di pensieri nascono da quella domanda così come il desiderio di non farle alcun male torna prepotente, se ciò accadesse sarebbe inevitabilmente colpa sua. Solo ora si decide a voltarsi, brevi e lenti movenze dandole dapprima una minima parte del fianco e poi l'intero busto, privo di vergogna alcuna nel mostrarsi in tali e precarie condizioni, non dopo l'ultimo incontro i cui passaggi han portato a galla segreti da entrambe le parti, un passato con vicissitudini comuni; arti superiori leggermente allargati, destro braccio rivolto ad ella con in mano la lancia <Lascia lo zaino e avvicinati> ha preso una decisione e con essa tutte le precauzioni necessarie affinché non le accada nulla, riportandola alla di lei dimora illesa e priva di alcun tipo di danno <Perchè mi spiavi?> inevitabile come la curiosità insorga con una domanda tanto banale e semplice quanto importante ma è sicuro non sia per prendersi gioco di lui od ammirare la presenza di un mostro tra le mura del villaggio. Tono vocale roco, deturpato e gracchiante, una voce che tradisce l'età a sua volta, forse in negativo. [Chk on][Yari]

11:05 Utente anonimo:
  [Bosco] Continua a mantenere la protezione di quello spesso tronco con gli occhi dalle note sabbiose ormai agganciate alle spalle ustionate del Uchiha, occhi che vengono facilmente ritrovati, tale è la fissità dello sguardo, dall'altro una volta voltatosi verso la fonte vocale le cui scure labbra di cui il di sotto appena più in carne mantengono una piatta linea serrata. <Non posso lasciare il mio zaino, fa parte del mio allenamento. Serve per quando avrò la mia giara.> Annuncia come una ovvietà, della serie Akainu che proposte idiote vai facendo? Quella constatazione è quasi fredda, secca e diretta, seppur il passo affiori dal tronco nella sua direzione. <Qualsiasi cosa io debba imparare a fare dovrò farlo con un peso sulla schiena.> Ora è chiaro perchè tratti tanto male quell'enorme zaino eppure non se ne separi mai, probabilmente non c'è nulla di realmente prezioso dentro, capace che oltre la tenda vi siano delle pietre. Eppure si avvicina come se quella ovvietà fosse imprescindibile al suo voler tentare perchè no, non ha mai tenuto un'arma come quella in mano e la sua capacità con le armi è misera quanto minima. La domanda viene accolta, ormai ad una distanza misera dall'altro quanto dalla sua lancia, con un leggero inclinare del capo verso destra quando il passo si ferma. <Per vedere come si fa> Snocciola come se Akainu avesse nuovamente detto qualcosa di stupidamente ovvio. <Il fennec è un essere curioso...Visto che dicono che non sono troppo simpatica qualcosa l'avrò ereditato comunque. Quindi.> Sollevando il palmo destro. <Dimmi che devo fare.> {Chk 30/30}

11:23 Akainu:
  [Bosco] Le di lui domande possono effettivamente sembrare un'ovvietà e stupide, prive di senso logico o di una magra conoscenza ai danni di Kore eppure il proprio dire non viene a caso ma con una semplice quanto fondamentale motivazione di cui, al momento, non è fatta parola lasciando ad ella libertà completa di espressione. Destro sopracciglio inarcato mentre scosta lo sguardo alla volta dello zaino, più del doppio di lei ad occhio e croce, enorme, immenso rispetto ad un corpicino tanto esile <Cosa te ne fai di una giara?> ovviamente non è un Sabaku, non conosce i loro segreti ne le loro arti, di conseguenza l'ignoranza regna sovrana su ciò che per la genin sono questioni di tutti i giorni ma non passa inosservato il di lei tono, freddo, seccato come se avesse colpito un delicato punto dell'esistenza altrui <Come preferisci ma usare un'arma richiede agilità e libertà di movimento, cosa che quello zaino non permette> neanche ci prova a farle cambiare idea, se desidera allenarsi con un'immenso peso sulla schiena, libera di farlo seppur risulti un impedimento in più alla di lei sicurezza. Veloce la mente viaggia a come impedirle di farsi male per via di quell'eccessivo peso, troppo per chiunque non sia abbastanza allenato da risultare veloce anche con due persone addosso; mentre il pensiero avanza, avanza anche Kore arrivando ad una distanza irrisoria potendone finalmente incrociare lo sguardo, guardarla dall'alto verso il basso e lentamente si porta al di lei fianco mentre le risposte giungono <Chi dice che non lo sei?> arrestandosi al fianco ma più rivolto alle di lei spalle, ben attento a non toccare lo zainetto mentre allunga l'arto destro verso il di lei palmo portando, per la prima volta, a contatto la propria pelle con l'altrui. La differenza è abissale, la propria è ruvida, callosa, martoriata, impregnata di cicatrici per via di quelle ustioni eppure mentre le lascia la Yari nel palmo, la mano si porta sul dorso di lei facendole stringere le dita intorno al bastone mentre allunga sinistra cercando di prenderle, delicatamente, la sinistra di lei dal dorso e portarla sul bastone della lancia ad una distanza di circa 30/35 centimetri dall'altra mano. Il contatto permane <Mantieni salda la presa, divarica un po' le gambe> dandole dettagli, informazioni <I colpi vanno caricati muovendo il bacino per dare più forza, così> tenterebbe, mantenendo il contatto fisico con ella, sempre se gli venga concesso, di simulare un attacco smuovendosi e smuovendola, lentamente cercherebbe di farle ruotare appena il bacino verso e poi affondare la lancia ai danni dell'albero senza colpirlo effettivamente. In quell'istante, per puro istinto, le verdi iridi si deconcentrano, perdono interesse nei confronti dell'allenamento andando a chinarsi sulla Sabaku. [Chk On][Yari]

11:44 Utente anonimo:
  [Bosco] Le ciglia smuovono con fare leggero, ormai immobile, sugli occhi di sabbia alla domanda dell'altro, quell'ignoranza tanto dichiarata non la coglie, o almeno non pare offenderla ma viene assorbita così come le poche gocce che filtrano dalle fronde fitte fanno contro i suoi vestiti ed i capelli sparati in ogni direzione plausibile sconvolgendo il concetto stesso di bussola. <Per la sabbia Akainu.> Sillaba appena sottovoce, quasi degnasse l'altro come meritevole di una spiegazione. <La giara serve per la sabbia...Vorrà dire che non sarò agile. Ma non rinuncerò alla mia giara.> Che però deve ancora conquistare a quanto pare visto che ha per carico uno zaino di effetti personali, sassi e bottigliette di sabbia. C'è da credere che in realtà incrementi il peso con oggetti ritrovati a seconda di quanto riesca ad allenare la schiena a resistere ad un greve in modo continuativo, cosa che comunque bisognerebbe aprire lo zaino per capire ma così non è come semplicemente pare accogliere la mancanza di agilità, ferma nel non abbandonare il suo zaino. Non deve comunque essere un peso tale da non consentirle di sollevare appena le spalle alla sua domanda. <Quelli con cui parlo.> Liquida inizialmente seppur il volto smuova a seguirlo con gli occhi mentre l'Uchiha cerca di guadagnare una posizione da affiancata verso le sue spalle, al fianco destro della mano offerta e dominante. Non schiva quel contatto eppure sembra osservare quella mano altrui che la tocca per un momento forse troppo lungo come se fosse un corpo estraneo, cosa che all'effettivo è, tendendo la muscolatura quel frangente che antecede il posizionamento della lancia tra le dita, è lì che lascia che quel contatto possa cullare il proprio di movimento adattando un brandello di fiducia alla necessità di apprendimento. Messa per verticale pure la lancia è più alta di lei di almeno una ventina di centimetri, praticamente un tappo di sughero biondo a confronto tanto dell'arma quanto della figura di Akainu, il 70% dello spazio che occupa, come se fosse un animale che si deve fare grosso per difesa, è in larghezza con il suo zaino. Le dita si stringono contro il bastone ed è breve il momento in cui incrocia gli occhi verdi dell'altro, quanto basta ad eccepire oltre le ustioni che ne deturpano il viso le parole, quasi stesse più studiando il modo in cui le labbra aggrovigliate dal fuoco riescano a formulare una spiegazione. <Mamma sosteneva fosse Kombu quello simpatico...è simpatico, in effetti. Di lui lo dicono tutti>Chioccia continuando parole che aveva relegato al silenzio, a contatto fermo della mano dell'altro, prima di eccepirne la discussione. Che il fratello sia una figura come il gatto di Shroedinger sia viva che morta non vuol dire che non ne parli al presente, quel che manca però è il dettaglio visto che ne fa il nome quasi l'altro dovesse conoscerlo: cosa che non è. Anche quelle parole tuttavia sono pisciate così, una frase fatta e finita prima che divarichi appena le gambe, abituata al peso non è di stabilità che manca, starsene ben salda in terra non è un problema, il gesto spiegato invece conferma quanto supposto precedentemente dall'altro nella mancanza di agilità, è ovvio nel movimento del braccio che la cinghia resistente del tessuto sia di impiccio all'ampiezza del gesto reso stretto dalla movenza guidata dell'affondo in avanti che simula quell'attacco senza colpire il tronco. In quel frangente in cui il volto si concentra sul tremolio iniziale della punta della lama, atto a stabilizzare la trazione delle dita sull'asta mentre il bacino si scompone in avanti per accompagnare l'allungamento del braccio non coglie gli occhi di Akainu su di sè, manco la lama fosse vetro che teme di rompere da un momento all'altro tutta la sua preoccupazione è defluita sulla sua capacità di mantenerne immobile. <Perchè una lancia?> Di tante armi, la domanda, pare più gettata lì quando riabbassa gli occhi sulla sua mano trattenuta nella guida delle dita dell'Uchiha cercando il movimento all'indietro, una resistenza lieve, per tentare nuovamente senza far traballare l'arma.{Chk 30/30}

12:06 Akainu:
  [Bosco] Difficile la comprensione di abilità diverse dalle proprie, le arti dei Sabaku sono a lui estranee, la sabbia come arma può essere vista come una novità, qualcosa di nuovo e mai avveduto prima d'ora ma non continua la sequela di quesiti tenendo a bada la fervente curiosità che lentamente accresce le dimensioni dentro il moro <E se la tua giara si rompesse, svanisse, cosa usi per salvarti se non l'agilità?> chiaro il concetto? Non è difficile da comprendere ne da capire il motivo per cui fa tanto leva su quell'espediente; essere veloci, essere agili serve a tutta una serie di azioni in grado di salvare la vita, evitare attacchi, tecniche, schivare mosse altrimenti fatali. Dal canto suo sa di non essere una cima in nulla per adesso ma ha cercato di allenare ogni parte del corpo il giusto per poter progredire in un equilibrio quasi perfetto. Un giorno deve provare la teoria di lei, portare sulle proprie spalle quel peso, comprendere fino a che punto può muoversi agilmente, combattere magari, mettersi alla prova in un modo del tutto innovativo <Quelli con cui parli non ti conoscono> replicando a tono sul fattore simpatia ed è strano notare come, in maniera velata si esponga in un complimento, senza esagerazioni di sorta ovviamente ma un leggero cambiamento rispetto al primissimo incontro è avvenuto emergendo poco a poco. Di certo non può dire di conoscerla a fondo e bene, sarebbe una menzogna ma ha compreso cosa sta albergando in lei, il dolore, i dubbi e le paure che attanagliano il cuore dello stesso moro, quasi uguali nel negativo, totalmente assente in loro una positività necessaria. Il contatto avviene, non si scosta riuscendo ad adagiare le dita sul dorso di entrambe le di lei mani stringendo appena ma senza forza in una sequela di movimenti lenti per farle prendere confidenza con l'arma in questione. Un semplice affondo verso il tronco, nulla di complicato ma esita a far altro, permettere a qualcuno di sentire l'imperfezione del corpo, oltre che vederla, è già troppo. Deglutisce cessando il verbo ma il nome da lei pronunciato scatena un moto interrogativo, una frase detta al passato, qualcuno non più tra noi, sicuro non più nella vita di lei <Chi o chi era Kombu?> inevitabile la richiesta di spiegazioni, un fratello? Un amico? Un fidanzato? Impossibile decretarlo con estrema sicurezza pur avendo risposte limitate, di certo non si tratta del padre, chiamarlo per nome è infattibile altrimenti, in tale frase, si nasconderebbe ben altro. Le verdi iridi non vengono incrociate, meglio così, libero di esporsi senza esporsi mentre prosegue con l'allenamento e adesso, dopo l'affondo, cerca di spostare la lancia verso destra tagliando l'aria, un movimento ad arco mentre il piè destro scosta appena la gamba destra di lei fornendole maggiore equilibrio, dandola il giusto spazio per stabilizzarsi; la lancia torna, viene riportata verso sinistra tagliando ancora una volta lo spazio circostante <Considera l'arma come un'estensione del tuo corpo, danza con essa> unico modo per spiegarlo, renderlo semplice. Inspira, espira socchiudendo gli occhi <La lancia non è un'arma facile da utilizzare, richiede tanto allenamento, tanta preparazione> cosa vuol dire? <L'ho scelta per dare prova a me stesso di essere in grado di far qualcosa anche senza l'uso di ninjutsu o genjutsu. Essa è la rappresentazione della mia via e del mio destino> il percorso delle armi, ben diverso dai canoni del classico Uchiha. [Chk On][Yari]

12:30 Utente anonimo:
  [Bosco] Lascia che alla mano sia fatta la guida di quella dell'altro mentre la domanda sulla giara accarezza il suo udito, per la prima visibile volta le labbra scure e sottili si arricciano, per qualche motivo quell'ignoranza riesce nell'incredibile atto di delineare un sorriso probabilmente incurante che l'altro da una privilegiata posizione, mentre lei fissa l'arma, possa minimamente coglierlo. <Se la mia giara si rompesse è meglio che io cambi nome, identità, paese, pianeta, e già di Sabaku ne sono rimasti pochi>Snocciola soffocando l'ironia nel tono seppur sembri riappiattire a fatica un sorriso solleva nuovamente lo sguardo a quel velato complimento, che tuttavia non commenta. Probabilmente la sua abitudine a cogliere complimenti di sorta è piuttosto scarsa ed il silenzio, oltre un'occhiata fugace, sembra la migliore delle prospettive che tuttavia riporta qualche momento la consapevolezza dello sguardo altrui addosso, cosa che aveva oggettivamente perso per strada. <Mio fratello.> -Quello riuscito insomma, ma non lo dice- Richiudendo quella risposta alla sua semplicità perentoria e finale ma trovandosi ad evitare gli occhi di Akainu, quasi preferisse depositare lo sguardo sulle sue ustioni che sul contatto visivo prima di ridiscendere sulle proprie mani, osservando quanto salda sia la sua posizione sulla lancia e seguendone la direzione mentre ancora una volta accomoda il movimento a quello della guida di Akainu. <Come il mio zaino!> Qualcosa che scappa, a quanto pare, ma dal modo improvviso con cui le parole emergono alla questione della danza si comprende le parole della Madre sul fratello, se avesse avuto due enormi orecchie da fennec non ci si stupirebbe, dall'espressione colta, se le stesse sarebbero ora tese a parabola tra i capelli biondi, il piede destro scarta leggermente, sospinto da quello dell'Uchiha mentre la lama viene accompagnata più morbidamente, a spaziare smettendo di tremare per l'eccessiva rigidità della presa dando conferma che la similitudine e la spiegazione hanno colto almeno un frutto seppur abbia la rapidità, o quantomeno la capacità di movimento, del gobbo di Notre Dame. La spiegazione sulla scelta della lancia piuttosto che di qualsiasi arma allenta appena la stabilità della mano sinistra. <E se la tua lancia si rompesse?> Una domanda che si fa speculare a quella che riguarda la sua giara, tuttavia le braccia si fermano rigide, il collo si torce ad accompagnare il viso che alla ricerca degli occhi altrui lascia intuire quanto quella domanda, quel concetto, sia tutt'altro che retorico {Chk 30/30}

12:51 Akainu:
  [Bosco] Non s'avvede del sorriso di lei, se lo perde inevitabilmente data la posizione, a fatica coglie un briciolo di ironia in quel tono pur non essendone sicuro ed una domanda sorge spontanea, un quesito per nulla scontato emerge in grado di destabilizzare chiunque <E' la tua giara a far di te una Sabaku o sei tu? La giara è soltanto un mezzo o un fulcro?> da quando si dipende dagli oggetti per dimostrare appartenenza a qualcosa? Perchè la necessità di cambiare nome, identità e tutto di se una volta commesso un'errore? Questo significa il dover fare lo stesso a sua volta per non essere diverso da tutti i propri fratelli e sorelle? Rotto e sbagliato, senza abilità innate, senza nulla a renderlo tale, egli è solamente un'errore di percorso nella lunga storia degli Uchiha eppure è ancora li a far del proprio meglio per essere riconosciuto lo stesso come tale. Non sovviene alcun tipo di risposta al velato complimento, forse non colto o forse fuori luogo ma dal canto suo non non insiste tacendo a propria volta, lasciando svanire quell'errore in favore di qualcosa di più importante, un argomento scottante come il fratello di nome Kombu. L'uso del passato è decisivo nell'apprendere il non detto, costui non è più con lei, in quale misura non lo sa e neanche lo chiede, presto per entrare così nel dettaglio <Non lo conosco ma posso essere il tuo primo sostenitore, invece> il tutto mettendo fino allo sguardo alla di lei volta, concentrandosi sull'allenamento, sull'insegnarle come maneggiare un'arma di quel calibro senza farsi male, sfruttare il corpo come mero mezzo per controllare un'ulteriore estensione di se e li, Akainu, sorride. Un paragone inaspettato che trasporta le di lui emozioni direttamente sul viso, ampliamento di labbra, divertito <Si, diciamo di si> è riuscita in un'impresa a dir poco titanica, farlo sorridere in maniera genuina senza tirargliela, senza fare alcun tipo di riferimento strano, pura semplicità ovvero ciò da sempre mancato in quella vita sofferta. Il moto ai lati viene meno per dare il via all'ultima parte in cui lancia è portata verso l'alto <Sollevala più che puoi> nel mentre cerca di intrecciare le dita con quelle di lei così da toccare il bastone della Yari, muoverlo, piegarlo ed abbassarlo in modo tale che la lama sia rivolta al terreno <E poi affonda> abbassandola verso il suolo in affondo verso un nemico immaginario steso a terra <E metti fine allo scontro> tocca il suolo con la sola punta come se quel breve insegnamento fosse giunto a compimento. Il contatto fisico con essa viene meno, si allontana di qualche passo, scioglie l'intreccio lasciandole la Yari in mano, fidandosi di quella mossa <La ricostruirei e andrei avanti, m'impegnerei affinché ciò non avvenga più. Non basta questo per interrompere un cammino come il mio> cogliendo i riferimenti alla giara. [Chk On][Yari]

13:05 Utente anonimo:
  [Bosco] La domanda sulla giara stavolta non smuove il sorriso. <è la rappresentazione del mio destino, della mia famiglia.> Non dissimile la spiegazione semplicistica che si lega a quella della lancia altrui ma che non si propina oltre, ha colto l'attenzione degli occhi verdi su di sè, nella questione del fratello, ma tornando alla lancia non la commenta così come ancora una volta sembra non rispondere al suo primo, e probabilmente unico, sostenitore di simpatia. Segue le dita altrui tra le proprie attenta alla presa delle mani, studiandone il dorso con un interesse palese prima di stendere le braccia verso l'alto assecondando l'inclinazione dell'arma. "Stendila più che puoi" dall'alto del suo metro e cinquantacinque, quando Akainu si allontana e può cogliere la scena nella sua interezza, con uno zaino che fa da colpo gobbo alla sua magrezza ed il viso che per qualche momento osserva il suo allontanarsi con la preoccupazione di chi si è ritrovato improvvisamente solo, dona lo stesso effetto di un bambino che gioca con le cose dei genitori, come se tutto fosse troppo grande per lei. Le braccia restano immobili qualche momento ed è chiaro che non si attendesse di essere lasciata agire in solitaria, spratica di arma da taglio quale è, o forse è solo quella distanza creata, il contatto che viene a mancare all'improvviso, che trascende la sua sicurezza. <E se mi colpisco i pi-> Spalanca la bocca, un sospiro sonoro che abbandona quella reticenza, dai non PUO' fare così schifo no? sembra doverselo sussurrare silenziosamente alla mente ancora qualche momento prima di abbassare lo sguardo sul nemico invisibile. In effetti fa quello che Akainu le dice, o almeno ci tenta, i movimenti sono quelli giusti è la forza nelle braccia ossute che manca, quando "mette fine allo scontro" abbandonando l'arma con la corretta inclinazione non ha l'energia necessaria a conficcare la lama nel terreno e l'inclinazione dell'asta più lunga di lei è tale che a stretto raggio il bastone rinculi nella sua direzione prendendola pienamente, e drittamente in viso, una bastonata sulla parte destra del naso che coglie pienamente lo zigomo prima che smuova un passo indietro portando la mano libera verso l'occhio ed emettendo uno strano squittio sommesso, un lamento che sembra non voler dare adito al dolore effettivo, più orgoglioso che reale visto che ne esce fuori un rantolato uggiolio. <Non mi guardare, se la tua abilità oculare si svegliasse improvvisamente non voglio essere la prima cosa che ti capita a tiro...> Chioccia sollevando l'occhio sinistro, scoperto dalla mano, nella direzione di Akainu da una parte cercando di ledere la visibilità di quanto successo, ormai tardi, dall'altro pur conscia di quanto detto dall'altro sulla sua abilità sembra sobillarne in una domanda non posta la possibilità. <Non puoi ricostruirti un'arma più maneggevole?> Si trova a dover ammettere. {Chk30/30}

13:25 Akainu:
  [Bosco] <O è solo un simbolo?> replica ancora, non convinto che ella debba dipendere realmente da una giara per essere parte del clan. La sabbia contenuta all'interno di essa è inevitabilmente parte della loro forza, questo gli è parso di capire ma in quale misura, purtroppo non lo sa <Un giorno comprenderai che quell'oggetto non è altro che tale, la vera Sabaku sei tu> una consapevolezza? No, una convinzione nata per evitare di sprofondare in un baratro di depressione totale e totalizzante dove egli non è davvero un Uchiha. Allontana la possibilità di non poter risvegliare i propri poteri un giorno non molto lontano. Li brama con tutto se stesso, brama essere riconosciuto come tale e un giorno avrebbe intrappolato quell'obiettivo nel palmo della sua mano stringendolo in segno di vittoria. Ci vuole ancora tempo, molto tempo e per adesso punta a migliore ciò in cui è capace realmente. Si allontana dandole le ultime indicazioni, osservando da una breve distanza la nanetta usufruire della sua arma. Movimenti semplice, basilari, privi di qualsivoglia difficoltà, un po' come imitare i personaggi dei film di quella nuova epoca e la vede, la lancia sollevarsi ed una domanda interrotta; si fida di lei e della propria presenza per evitare qualunque tipo di danno ma, a volte, la fiducia è mal riposta. La lancia discende senza conficcarsi nel suolo, il rinculo di essa ha come diretta conseguenza una bastonata sull'occhio, immagina il dolore avendolo provato egli stesso anni prima durante uno dei primissimi allenamenti. Socchiude gli occhi, allarga le labbra inevitabilmente divertito, lasciandosi addirittura scappare una mezza risatina prontamente soffocata, nascosta dall'ustionata mano su cui vi poggia il capo. Si, è riuscita a farlo divertire, farlo ridere un po' e li ritrova una delle sue mancanze; il divertimento della tranquillità, il divertimento nello stare con qualcuno capace di vedere oltre l'aspetto. Quanto gli è mancato tutto quello, quanto gli manca la normalità e la Sabaku gliela sta restituendo seppur per brevi frangenti. Avanza il passo del moro cercando di rendere la distanza irrisoria, allontanarle la Yari così da non doversi più preoccupare <Fammi vedere> voce roca mentre tenta di scostarle la mano dall'occhio destro ripristinando il contatto fisico, dare un'occhiata ai danni ma solo un occhio rosso, nient'altro <Domani sarà passato> nulla di grave, lo capisce da se anche senza conoscenze mediche, fin quando non ricerca l'altrui sguardo posando su di lei occhi le verdi iridi <Questi, saranno gli unici che vedrai> verdi, quasi rassicuranti forse oppure privi di pericolo, la si veda come la si vuol vedere. Non abbassa lo sguardo, non lo fa cedere mantenendolo alto, saldo <Se lo facessi, non migliorerei mai. Nella mia situazione non esistono scorciatoie>. [Chk On][Yari]

13:36 Utente anonimo:
  [Bosco] Con la mano appoggiata sull'occhio destro solo il sinistro sembra alleggerire lo sguardo affilando la palpebra. <Non è un simbolo. Non potrei manipolare la sabbia se...non avessi sabbia. Non è che puoi crearla a caso, più pesante è la tua giara più sei> Le labbra si schiudono nuovamente ed il sospiro, un soffio, esce fuori. <Lascia stare.> Cessa quella spiegazione sentendolo ridere, per quanto ne ovatti l'altro in maniera sommessa mentre l'occhio buono lo seguirebbe allontanare la lancia, per la quale ha perso ogni intenzione di avvicinamento -cattiva lancia, a cuccia- talmente è affilata l'occhiata che rifila all'arma in sè. Si lascia scostare la mano con la riluttanza degli imbarazzi e della sconfitta, ma cede palesando quel rossore sullo zigomo che annuncia un ematoma, l'occhio è lievemente richiuso ma quella è mera soggezione visto che non è stato colpito. <E domani sembrerò uscita male da qualche bettola me lo sento.> Sussurra come se stesse bestemmiando più a sè stessa, alle sue magnifiche idee, che verso l'altro mentre lo sguardo si solleva come a voler sperimentare che entrambi gli occhi siano abbastanza buoni verso il flebile Komorebi, una luce fioca sia per le fronde fitte che per la pioggia battente. Si rende conto che l'Uchiha la sta ancora fissando e che la sua mano è ancora trattenuta nella sinistra altrui, quando le parole sugli occhi formulano una effettiva risposta alla domanda in oggetto e mai posta, facendo saettare lo sguardo sugli stessi, evitandone le ustioni per qualche necessario momento al contrario di poco prima come se si sforzasse di cercare pigmenti diversi, magari descritti in qualche storia, nel verde intenso. <Perchè ne sei tanto sicuro? Non dovrebbe essere...Involontario?> La sua domanda da ignorante è scevra di accusa ma ora si palesa curiosa. <Se è così importante per te da ricostruirla tale e quale dovrebbe avere un nome, ce l'ha? Non puoi avere qualcosa di importante e che ti definisce se non le dai un nome.> è cosa certa eh? L'ha detto lei, ed è anche piuttosto perentoria al riguardo. <Non la chiameresti la mia lancia, tanto per cominciare>

13:51 Akainu:
  [Bosco] La spiegazione è più complessa di quanto ci si aspetta ed è normale come una visione come la sua vada in contrasto con quella della Sabaku, clan diversi, ambizioni diversi, stesse mancanze <Comprendo> si limita a ciò non aggiungendo null'altro se non lo stretto indispensabile fornito dai propri occhi. La curiosità di vedere un Sabaku in azione oramai è nata, attende solo il momento di vedere quella giara sulla di lei schiena per poterne ammirare i poteri apprendendo di cosa sia realmente capace al massimo dello splendore e della forza. Quanto ancora ha da scoprire di quel mondo, quanto ancora ha da imparare prima di definirsi pronto ad affrontare ogni avversità esistente come le chimere all'esterno delle mura, esseri temuti da tutti, presenza scatenanti un timore innato nell'animo di ogni essere vivente. Nuovamente vicino, a contatto, trattiene le dita dell'albina tra le proprie squadrandole il viso e l'occhio, forse un'ematoma sarebbe nato da quel colpo o forse solo un rossore e nulla di più, domani avrebbe visto con i propri occhi l'andazzo di quell'incidente <Ne dubito, non ti intaccherebbe per nulla> schiarisce la voce, sguardo or chino nello scuotere il campo <Non ascoltarmi> consapevole di quanto appena detto ed in quel frangente rompe il contatto fisico sollevandosi, effettuando qualche passo indietro per lasciarle il proprio spazio, riprendersi con le sue sole forze. Labbra socchiuse, respiro appesantito mentre una lecita domanda è posta verso la quale non possiede una vera e propria risposta. Non può esserne sicuro, questo è ovvio ma è sicuro della volontà di non farle alcun male <Non so come avviene, nessuno si è mai fermato per dirmelo, so soltanto che non provo il minimo interesse nel farti paura o intimorirti..per quello, basta il mio aspetto> eccolo che torna ineluttabile, l'aspetto di lui equivale ad una presenza nella sua vita impossibile da scacciare ed allontanare. Si sorprende come ella sia ancora li e riesca ancora a guardarlo. I passi si muovono uno dopo l'altro sotto l'incessante pioggia, sosta sotto un ramo prendendo la maglia smanicata andando ad indossarla e successivamente la mantella a maniche lunghe per coprire il più possibile le ustioni <La Yari è solamente un modo per migliorare, il più difficile ma una volta divenuto abbastanza abile l'abbandonerò> qualche secondo si ferma <Vedi, il mio obiettivo è divenire uno spadaccino e quando sarò in grado di maneggiare quel tipo di arma, solo allora, essa avrà un nome e sarà a mia immagine e somiglianza> come un dio dinanzi alla sua creazione, essa lo rappresenterà in tutto e per tutto. Le spalle vengono meno, il fronte donato ad ella mentre aggiunge quell'ennesima rivelazione. [Chk On][Yari]

14:09 Utente anonimo:
  [Bosco] Non può essere consapevole della curiosità che alberghi o meno dietro la comprensione altrui, l'unica di cui è consapevole è la propria distratta da parole rimangiate dalle labbra di Akainu stesso, per la terza volta qualcosa a cui non dona sonoro commento, la mano che era stretta in quella presa callosa e ruvida viene abbandonata sostando qualche momento l'aria fresca prima di riabbassarsi, seguendone la spiegazione sull'abilità degli Uchiha seguita da quel commento sul proprio aspetto. <Non ho detto che mi faresti paura.> Portando polpastrello di indice e medio a massaggiarsi appena lo zigomo. <Ho detto che sarebbe strano, non sono abbastanza informata ma dicono che non ci si accorge nemmeno di essere nell'illusione di un Uchiha.> -è vero?- Non lo chiede apertamente ma sembra che per tutta risposta a quella questione sul suo aspetto si stia sforzando per non smettere di fissarlo, non perchè abbia particolare premura nel voler distanziare lo sguardo, quanto perchè fissare qualcuno costa fatica ed immobilità, così si trova invece a vederlo rivestirsi, coprirsi come se potesse celare ogni centimetro di quelle ustioni. <Non è più successo comunque.> Specifica, di punto in bianco lasciando perdere la questione della spada ad una mera consapevolezza, dopo un lungo silenzio una frase che sembra buttata lì. <Non mi intimorisce il tuo aspetto...Fa parecchio male.> Sembra doverosa quella puntualizzazione, non è compassione seppur ora si conceda di distrarre lo sguardo per assestare le cinghie dello zaino stringendole, è difficile temere qualcosa dopo aver sperimentato solo in superficie ma non meno traumatizzante il dolore che l'ha innescato, e sembra anche difficile che se ne lasci impressionare seppur non si possa dire con certezza che non sia stata questione degli eventi e di quanto accaduto. <Ti conviene allenarti allora, la tua lancia è odiosa, per la cronaca> Mi ha colpito! è stata lei! <E poi se fosse a tua immagine e somiglianza adesso, la tua spada sarebbe alquanto insicura ed avrebbe sicuramente un nome orribile. Oltre al fatto che sei ignorante come la cartapesta sui Sabaku>Snocciola tutta quella passivo aggressività di botto, mentre l'altro si è rivestito. <Se vieni alla casa dei Sabaku ti faccio vedere una delle nostre giare, si chiama Sunadokei> Perchè malgrado il tono mantenga quel calore sia diventata tanto acida nel senso delle parole di botto resta un mistero, nomina una giara specifica dal nome clessidra, e getta lì quel nomignolo relegandolo a semplice fatto eppure solleva l'attenzione dalle sue cinghie, mentre pare prossima al commiato, come se volesse rilevare la reazione a quell'invito

15:48 Akainu:
  [Bosco] Già, qualcosa lo sa pure lui sulla forza degli Uchiha nell'utilizzo di determinate arti, una forza impareggiabile, d'altronde sono maestri illusori, i migliori dell'intero mondo ninja e nessun altro shinobi è in grado di far meglio di loro però, il discorso viene ripetuto per l'ennesima volta, un discorso sofferto. Sospira in via inevitabile nel doversi ripetere <Non sono in grado di usare genjutsu, risvegliare un'abilità non mi renderò automaticamente in grado di sfruttare ciò che non conosco> una specificazione dovuta per forza di cose, non può usarli e lo sharingan non dona lui quella forza nonostante la mole di poteri a cui può, potenzialmente, avere accesso. Palese come da entrambe le parti esista un'ignoranza di sorta ma d'altronde, non è possibile conoscere i segreti di entrambi i clan, sono nascosti, tenuti all'oscuro da occhi indiscreti capaci di sfruttare tale forza per chissà quali scopi. Inspira ed espira velocemente, continuamente ma mantenendo un tono tranquillo tutto sommato mentre il cappuccio viene sollevato sul capo nascondendo parte del viso come è suo solito fare ma quasi rallegrato dalla successiva frase. Non è più successo, neanche a lei e quel bruciare è solamente un lontano ricordo per la ragazza, un terribile e doloroso ricordo. Non sorride, non più, apatico, serioso, fin troppo nello scrutarla <Anche a me, suppongo non sia stata colpa di nessuno e allo stesso modo, colpa di entrambi> lui con il passato, lei con l'odio, un miscuglio di emozioni che han suscitato una reazione forte <Lo so, Kore, fa dannatamente male> girando la mano, mostrando il dorso bruciato un ultima volta. Incredibile ma vero, per la seconda volta ella riesce nel farlo sorridere, un sorriso genuino, per nulla infastidito ma senza dubbio desiderato per continuare il senso di tranquillità <Vuol dire che svolge bene il suo dovere> altrimenti non l'avrebbe scelta come arma primaria. Destro sopracciglio sollevato al successivo dire, insicuro, ignorante, vero, è tutto vero e vi è poco da ribattere dinanzi alla verità assoluta <Parla colei che sa tutto di tutto> non tenendosi quell'ultima precisazione però è così, deve lavorare su quell'insicurezza, gli manca poco per emergere, solo una piccola leva per avere il necessario ad essere completo, in principio. La destrorsa afferra la Yari tenendola salda tra le dita, sospira senza nascondere la sorpresa di quell'invito improvviso e con un'insana sicurezza <Verrò> per un solo attimo riporta le iridi in quelle altrui, un solo momento prima di abbassarle ovvero quando la sicurezza svanisce <Ora devo andare, buona continuazione> qualunque cosa ella voglia fare. Avanza, la supera lasciandola ancora una volta da sola dirigendosi verso il distretto di Oto, a casa propria. [END]

16:21 Utente anonimo:
  [Bosco] Il silenzio lascia perdere la questione del Genjutsu, quella specifica viene semplicemente accolta per la verità che è nè più nè meno, tantomeno mostra motivo di dubitarne così come egualmente accoglie quella conferma sulla reciproca colpa alla quale tuttavia replica <Immagino sia così, sì.> Lo sguardo si affila quando il suo nome viene pronunciato, a memoria dell'ultimo incontro in cui l'altro ha ripetuto più volte, e non per forza tutte necessariamente, quelle quattro lettere come se insistesse nella personificazione di chi gli ha fatto del male riportando alla pelle i vecchi fasti e dolori che l'aspetto deturpato fatica a lasciarsi alle spalle della mente. Gli occhi dalle note sabbiose scendono sul dorso della mano, quando viene esposta e mostrata, così perdendo l'attenzione quel sorriso breve. <Vuol dire che se avesse un nome sarebbe laida.> Schiocca con le due dita che ancora si massaggiano la gota dolcemente risollevando lo sguardo. <Di tutto no...Di te si.> A parte la lancia ma questo colpo basso, che per lei è altissimo, è palese dall'essersi colpita da sola eppure le labbra si arricciano deglutendo, gonfiando il collo come se avesse trattenuto un sorriso lasciando il velo di un tono ilare e discordante rispetto all'espressione. A tradirsi sono invece le palpebre, un tremolio, quando si scontra con gli occhi dell'Uchiha e la consapevolezza che l'invito sia stato accettato. <Oh.> Un soffio, di chi invita la gente ma che si aspettava quasi una scusa. <Ciao Akainu.> Scivola quel saluto, la necessità di un nome a chi ha messo, ora che si accinge a scostarsi nella direzione opposta verso il centro città, tanti di quegli strati di stoffa sulle sue bruciature da non essere riconducibile al nome stesso -Verrà- Rimane sola, passo dopo passo ma non pare avere una precisa meta, lo sguardo basso come se stesse pensando a qualcosa, schiva i tronchi più per abitudine ed istinto mentre cammina -Verrà- Ce li vede gli altri del clan Sabaku, quelli meglio che hanno già le loro giare "accoglienti" come è nella loro desertica natura quando porterebbe un ospite. <Ca**o!> A questo non aveva pensato ma ormai quando si blocca e si volta è tardi, lei ha macinato passi, Akainu altrettanto, e qualsiasi cosa l'avesse portata a voltarsi è rimasta sospesa.{exit}

Akainu si allena e Kore lo spia da perfetta stalker, ella vuole provare la lancia venendo allenata brevemente per poi colpirsi da sola. Parlano, chiacchierano ancora ed alla fine l'Uchiha viene invitato a vedere una famosa giara.