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Incontro per strada

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con Yukari, Hiruma

04:12 Yukari:
  [Strada] <la pioggia sembra non voler lasciare scampo neanche alla strada ormai prevalentemente deserta, se non fosse per poche, sporadiche presenze che ancora popolano il quartiere dove la vita notturna è ben più attiva. Anime che vagano sotto la furia del cielo riparandosi come possono, illuminate di quando in quando non solo dai lampioni, ma anche da alcuni fulmini accompagnati da un brontolio fra le nuvole. Lei è fra queste presenze, cammina in solitaria con un ombrello di un anonimo color crema, unico scudo ai goccioloni che si infrangono sulla stoffa. Indossa un paio di pantaloni neri, aderenti sulla curva dei fianchi e ben più morbidi dalle cosce in giù, leggermente raccolti sulle caviglie proprio in prossimità degli stivaletti. Il busto è ricoperto da una camicetta bianca, infilata oltre il bordo a vita alta dei pantaloni ed arricchita da tracce di pizzo, priva di maniche e con uno scollo squadrato che le denuda lo sterno fino ad uno scorcio lieve di seno. Sopra al tutto, un lungo cappotto di pelle nera le sfiora le caviglie come in ali di corvo, aperto sul davanti ed ormai lievemente umido. Mento basso e sguardo contro il marciapiede, un procedere deciso ed assorto che dona un'espressione appena crucciata ai lineamenti delicati del volto, i movimenti eleganti, flessuosi, di una serpe che si muove fra le ombre. Le stesse ombre che la luce dei lampioni accentua, e che sembrano voler leccare la sua figura come le braccia di un amante. E' una figura piccola, monocromatica nell'aspetto e nei colori che veste, un equilibrio profanato soltanto da quegli occhi viola la cui dolcezza danza all'unisono con qualcosa che pare bruciare costantemente, lì, sotto la pelle di quel corpicino. Pare borbottare qualcosa di incomprensibile fra sé e sé, di quando in quando, ma niente di davvero decifrabile.>

04:35 Hiruma:
  [Strada] La vita notturna ha sempre avuto il suo via vai di persone, per quanto il maltempo castighi gli avventori dalla decisione di prolungare la loro veglia fino ad ora, tra i castigati troviamo la figura di Hiruma Uchiha. Ex-Sensei. Nella sua altezza di un metro e ottantotto formati da una muscolatura di novantadue chilogrammi si vede la propria figura del tutto coperta dal seguente vestiario; un lungo cappotto bianco dove alla sua estremità presente un motivo dal nero colore risalire fino ai fianchi e morire lì, tale soprabito copre fino a sotto le ginocchia, cela la nera t-shirt indossata, nessuna protezione di alcun tipo sarà presente nello strato di vestiti, visibile invece sarà il pantalone cargo ad avere il nero colore, diverse tasche presenti in ogni dove, mentre ai piedi possiede indossa un paio di scarponi militari adatti ad ogni tipo di terreno. Il cappuccio del cappotto viene tenuto celato e nasconde i corvini capelli ma non il viso o i suoi lineamenti, essi si presentano neutri mentre lo sguardo grigio sfumato di blu si muove in giro, movimenti del viso minimo in ricerca di qualcosa o di qualcuno che possa cogliere il suo interesse o un richiamo al suo passato, una sua ronda notturna, ben diversa dalle solite poiché cerca di seguire le indicazioni della sorella di evitare manovre spericolate e di non sforzare il suo fisico, per quanto sia un genin, dal copricapo tenuto legato di poco sotto la spalla sinistra. Un viso viene osservato, di strada contraria alla sua, l'ombrello color crema viene scrutato, il mento si solleva in un cenno di richiamo non appena nota chi detiene tale strumento. <. . .> schiude le labbra ma nasce il silenzio, ilpasso si arresta e le leve inferiori interrompono il loro produrre falcate ampie quanto lente, ambedue le braccia sono lungo il fisico e le dita sono infilate all'interno delle tasche, se non fosse che la mano destra si sfila per alzarsi ad altezza petto e le dita si proteggono a malapena verso l'alto, un po' incurvite. Una pausa necessaria, pochi secondi, il tutto per arrivare con lo svolgere tale movimento delle dita e il viso serio rimane tale, gli occhi si puntano proprio verso la ragazza e le labbra schiuse ora pongono parola alla stessa. <Yukari.> un nome soffiato in compagnia della pioggia, mentre essa batte sul suo vestiario e ogni tanto qualche goccia colpisce il viso per scivolare diagonalmente dalla guancia verso il labbro inferiore, la lingua cattura l'acqua piovana, in un gesto comune come quello di leccarsi il labbro. Qualora ella si fosse fermata dopo tale richiamo egli, se possibile, manterrà una distanza di tre metri da quando si è fermato e l'ha vista muoversi, il tutto per continuare con un movimento lento del viso per proseguire. <E' un buon momento per una ronda.> commenta e il capo si piega verso sinistra, ad indicare la propria spalla, mentre il resto vaga con lo sguardo verso la stessa. <Ma pessimo per una camminata, alcuni direbbero.> ma ritorna dritto con la testa e ambedue le spalle vengono sollevate in un moto lento per avanzare. <Ma ottimo per temprare il fisico, direbbero altri ancora. Anche se.> una pausa ancora, una speranza di aver riconosciuto tali lineamenti mentre lo sguardo si sposta verso un negozietto, uno dei chioschi aperti ad ogni orario. Si ferma. Rotea con il busto e le gambe verso la sua destra, in diagonale, lo sguardo si posiziona sul chiosco e dopo sull'altra. <Ritengo sia ancora migliore per condividere un buon pasto caldo.> fermo ed immobile. <Tu cosa ritieni sia meglio in una serata di pioggia, Yukari?> tale domanda risulta per lo più retorica, in quella serietà, si potrebbe persino dire di vederci un sorriso sghembo su quel viso incorniciato dai corvini capelli raggruppati sotto il cappuccio.

04:57 Yukari:
  [Strada] un lievissimo rintocco scandisce ogni suo passo sul marciapiede, suoni all'unisono con l'infrangersi della pioggia a ridosso del freddo ed umido cemento. Nonostante le varie luci che in alcuni punti illuminano la zona quasi a giorno, non c'è poi molta vita a passeggiare per le strade. Solo due persone in effetti, che in un modo o nell'altro finiscono per congiungersi fino a pochi metri di distanza, lì dove lui si arresta, e spinge lei a fare altrettanto nel preciso momento in cui il proprio nome viene pronunciato. Non c'è alcuna sorpresa sul viso della ragazza, la figura di lui già entrata nella propria visuale abbastanza da registrarne mentalmente la presenza, e lei mai veramente con la guardia abbassata; eppure non fa niente per diminuire quei tre metri che li separano, quasi fossero effimeri già così. Risolleva il volto, alzando appena il mento mentre quel lievissimo borbottare muore del tutto nel collo sottile della ragazza, gli occhi chiari che si piantano sul viso dell'uomo senza alcuna esitazione. Neanche lei è immune dalla pioggia, alcune gocce ancora le imperlano le tempie ed il morbido arco delle clavicole in una lucida patina, come se un po' di quel tempaccio l'avesse inevitabilmente raggiunta, inumidendole appena le punte dei lunghi capelli corvini che le attorniano il volto in un nero sudario. <Sensei. Buonasera.> cortese, accogliente nel rivolgerglisi, chinando il capo in avanti in un movimento tanto fluido quanto quasi marziali, sufficiente a lasciarle scivolare sul petto alcune ciocche nere. Pochi istanti e torna in posizione eretta, mai impettita, di una regalità sinuosa e spontanea. <Un buon momento davvero, ma temo non si sia trattato di nessuna di queste -piacevoli- occasioni per me. Una cliente temeva che il marito avesse troppa confidenza con qualcuno da queste parti, vista la sua assidua presenza qui...> e già da come una deliziosa smorfietta va ad arricciarle appena la punta del nasino, è facile intuire come il termine non sia particolarmente fruttuoso. <A quanto pare sta solo prendendo lezioni di ballo. Ma lo terrò d'occhio.>. Un lieve sospiro le scivola oltre le labbra piene, liberato da uno spioncino delle stesse. Il suo è un timbro caldo, melodioso, una carezza intima che ben si accosta con l'aspetto delicato della ragazza. Stranamente in contrasto però con quello sguardo, quella luce intensa che pare aumentare nel soffermarsi sull'uomo. Lo scruta così tanto che pare studiarlo, brevi momenti, sì, ma in cui si appropria di ogni suo singolo lineamento, dettaglio, con la stessa avidità di un drago. Solo alla fine si sofferma sul suo sguardo, ricambiandolo col proprio e lì vacillare, impercettibilmente, solo per un istante. Concede e reclama. Volta il viso verso la direzione in cui lui ha ruotato il busto, annuendo alla sua sottintesa proposta. <Un buon pasto caldo, decisamente.> risponde alla sua domanda senza battere ciglio, ammorbidendo i lineamenti davanti al suo sorrisetto sghembo, ricambiandolo con una curva più accogliente sulle proprie labbra. Solo ora inizia a compiere qualche passo verso di lui. Prima uno, poi due, fino a raggiungerlo del tutto se concesso. Vicina ma mai troppo, di certo non abbastanza da toccarlo. Gli offre il fianco con l'ombrello però, sollevando quest'ultimo abbastanza da fare in modo che, eventualmente, possa riparare entrambi. <... Ho voglia di korokke.>.

05:21 Hiruma:
  [Strada verso Chiosco] Impreciso il borbottare percepito proveniente dall'altra ma alla percezione di esso, al riconoscimento di parole imprecise da parte di ella, solleva il mento in un moto fiero mentre lo sguardo viene puntato sulle iridi altrui, serio e fermo, i lineamenti del proprio viso risultano più taglienti tramite il gioco di luce e ombra derivati da un lampione nelle vicinanze ad illuminarne l'interezza della sua figura. Il movimento dell'altra viene studiato in una ricerca, apatica all'apparenza, di qualche imprecisione da correggere e il sopracciglio destro si mantiene alto fino alla conclusione altrui del saluto fatto alla propria persona. <. . .> silenzio, nessuna risposta oltre al singolo pronunciare del nome altrui come richiamo. Ascolta la risposta alla sua prima affermazione e sbatte una singola volta le palpebre ma, all'apertura, esse sono semi-chiuse e solo due linee grigie sfumate di blu sono visibili nel contornare le pupille, pupille puntate sulle labbra altrui quando compie tale smorfia e risale sugli occhi violacei dell'altra. Istanti di silenzio ancora e alla conclusione della storia porta a compimento un debole movimento del capo dal basso verso l'alto per tornare al punto di origine, mostra lo schiudersi delle labbra, un secondo di silenzio dove dopo affonda repentino con la sua parola. <Una sorpresa per la moglie, una passione propria o peggio ancora, un amore verso la sua insegnante? Tradimento.> mormora l'ultima parola con una particolare enfasi, accompagnato però da un colpo delle spalle, un semplice riequilibrare l'emozioni di un tono acceso rispetto la neutralità di cui abitua le orecchie dei suoi ascoltatori. Osserva lo sguardo altrui con attenzione e quando ascolta la sua risposta al quesito, il sorriso sghembo si perde in una espressione più asettica delle labbra, allarga di poco le palpebre, un movimento evidenziato dal debole scatto delle sopracciglia e soffia. <E' nell'animo umano apprezzare concetti simili al proprio ma avrei gradito una risposta diversa. Però, possiamo approffitare di tale pasto.> mormora in un tono più lento della voce per sottolineare la seconda parte della frase rispetto la prima, il sorriso sghembo torna, solo per un secondo e muore nel successivo. La vede avvicinarsi e prima di poterla fare avvicina ben più vicina dei due passi necessari, tenterebbe di muovere la mano sinistra in direzione della parte centrale dell'ombrello, la sua impugnatura e sussurra. <Se permetti.> ma privo di arroganza quanto più un permesso richiesto e se ella permetterà andrà con il "rubarle" di mano l'ombrello così da poterlo tenere sollevato sopra le teste di entrambi data la spiccata differenza di altezza, senza far affaticare l'altra. Ascolta la stessa e annuisce in una nota concorde. <Mi piace. Approfitterò anche io di questa tua volontà.> ammette e snocciola con relativa tranquillità mentre si muove in direzione del chioschetto, qualora l'altra volesse seguirlo, in modo da arrivare all'interno, fa cenno all'altra di ripararsi all'interno e solo se lo avrà fatto si sarà occupato di chiudere l'ombrello, pioggia ad approfittarne colpendo il suo viso più volte, per tale movimento e rientra anche lui, senza ancora sedersi ma lasciando l'altra procedere con le eventuali ordinazioni e punti dove accomodarsi.

05:41 Yukari:
  [Strada] è uno studio silenzioso quello reciproco, tagliente come lame di coltello ed altrettanto affilato, penetrante, affatto alleggerita dalla temporaneità della breve durata. Acquista invece uno stabilizzarsi costante, che prosegue anche durante il loro scambio successivo. E sono le parole di lui a generare qualcosa di nuovo sul viso di lei, qualcosa visto solo di recente e mai permesso fino a due anni prima, qualcosa che le brillare appena di più le ametiste degli occhi, ridotte a due gemme grazie alla luce dei lampioni che artefice di un intrigante gioco di ombre e contrasti sul corpo e sul viso di lei, accentuandone ogni curva, ogni spigolo. <Potrebbe essere l'ottima sinassi per un libro.>. Se il tono mantiene la propria morbidezza, questa viene scalfita da una punta d'insolenza che solo adesso, dagli occhi, le arriva alla bocca in un minuscolo sorrisetto sulle labbra. Una muta, cortese complicità. Ma poi rilassa un poco le spalle, aprendone maggiormente le ali come a sgranchirsi appena le ossa, alla stregua di un gatto intento a stirarsi. <Sospetto che ci sia ben altro dietro, però. Pura e semplice noia, o il bisogno di scappare da quella che è sempre stata la quotidianità. La maggior parte delle persone tiene in sé una silenziosa disperazione...> si interrompe, proprio nel momento in cui lo affianca, scucendogli un'occhiata obliqua nell'offrirgli la linea del profilo. <... forse nel suo caso non può più essere silenziosa.>. Resta su di lui, gli occhi che si adombrano appena con la mente che fugge chissà dove, fino a tornare a focalizzarsi sulle sue parole in un'esclusività totale, aggrottando leggermente le sopracciglia nere. <Che risposta avreste gradito?>. Una richiesta, una domanda in cui è ben percepibile un accenno di curiosità, più che di desiderio di compiacimento. <In ogni caso, un buon pasto lo si apprezza sempre, specialmente con questo tempaccio.> puntualizza in un accenno di fierezza, quasi volesse confermare che la propria opinione corrisponde alla sua per puro caso. <Soprattutto con un buon libro, un fuoco scoppiettante... e qualcosa di caldo, fra le mani.> la voce pare dipingere quel quadro perfetto con la maestria di un artista, abbastanza da illanguidirle un poco il tono. <Niente musica, la pioggia è sufficiente. Non fa in tempo a nascondere come la mascella le si irrigidisca quando vede la sua mano muoversi verso di sé, rilassandosi solo nel notare che è l'impugnatura dell'ombrello la sua meta. Annuisce, un singolo movimento col capo con cui lascia a lui la presa di quella protezione, ritraendo la propria mano fino a riportarla lungo il rispettivo fianco. Una gradevole umidità impermea inevitabilmente l'aria, sufficiente ad intensificare un poco quell'odore di fiori di ciliegio che la pelle di lei porta con sé. Percepibile, data la vicinanza. Si muove assieme a lui, approfittando del riparo dell'ombrello ed accelerando i passetti verso il chioschetto, anticipandolo all'interno. <Buongiorno. Due porzioni di korokke e due di onigiri, per favore. E due tè caldi.> muove la propria ordinazione verso il proprietario del chioschetto, che subito si mette all'opera mentre lei si volta verso Hiruma con un leggero stringersi nelle spalle, in un accenno di giocosa timidezza. <Forse ho voglia non solo di korokke. E poi ormai è ora di colazione, è importante come pasto.> un deciso annuire a confermare le proprie parole, neanche stesse ammonendo un infante che altri non è che lei stessa, un accenno di divertimento nel tono. <Lì?> chiede all'uomo, indicandogli un tavolo vicino all'ingresso con sedie l'una davanti all'altra.

06:17 Hiruma:
  [Chiosco] <Per una novella di sicuro.> concorde si limita ad un lento scostare del capo dal basso verso l'alto per due volte e ritornare fermo in quella posizione dedita ad avere lo sguardo puntato verso l'altra. Il resto delle informazioni riguardo quella vicenda vengono percepite e inspira con le narici per lasciare la bocca schiudersi, nessuna parola esce fuori, solo una comodità concessa alla lingua di pungolare l'interno della guancia destra e il capo si sposta sulla sinistra durante tale movenza. <Tanto da preferire avere un segreto con la propria compagna. Non so se definirlo ammirevole per la sua determinazione o uno stupido nelle mancanze di comunicare con ella.> le parole sono mosse con più indurimento e la pausa altrui, sospende il tempo per un solo istante. Quando l'ascolta pronunciarsi e ambedue le spalle si muovono per inalzarsi in un colpo veloce per quanto i movimenti siano sempre ridotti al minimo, tranne per quando si tratta della sua camminata, ma ora fermo parzilamente frontale alla stessa per procedere. <Se si arriva al punto di definirla disperazione dovuta ad un nucleo famigliare o lavorativo o sociale insoddisfacente da dover scappare significa di non avere avuto la forza delle proprie scelte.> ma quelle parole non sono dure come le precedente, una constatazione amara, ma di cui nell'atto pratico non appare interessato ad approfondire. Alla domanda posta dalla stessa, curva il capo nella direzione opposta all'altra, si allontana e sbatte di poco le palpebre. <In una sera di pioggia, quale sarebbe, per te, la cosa migliore da fare quando si è costretti a star fuori casa.> non la pone più come una domanda e le dona le specifiche necessarie, la lingua viene passata di poco sul labbro inferiore ma si sofferma su di esso per poco e scompare all'interno della bocca ora sigillata. Annuisce, come si è detto in precedenza, concorde all'idea di un pasto caldo, alla fine ascolta anche le aggiunte successive poste dall'altra e inspira con le narici, riempie i polmoni d'aria, li svuota tramite un soffio delle narici e prosegue. <La voce di un accampamento in festa al ritorno dei ninja mandati in missione.> mormora in un tono basso come se fosse un qualcosa addizionale a ciò che l'altra ha pronunciato. <Vederli arrivare per dire che è andato tutto bene.> ricordi lontani di una vita ben diversa da quella che può vivere adesso, ma nessuna amarezza, una genuina e cristallina nota emotiva tendente verso il positivo, non una emozione precisa può essere davvero letta ma un miscuglio di esse nel formare quella sfumatura di voce. Muove dunque quella mano per catturare l'impugnatura altrui e, una volta ricevuto il permesso, sollevarlo sopra le loro teste, falcate ampie quanto lente, si adattano al passo altrui, una volta dentro, una smorfia insofferente delle labbra, uno sguardo cade proprio sugli arti inferiori, indolenziti. Chiude l'ombrello e si rivela verso la figura dell'altra, ascolta le sue parole per andare con l'osservare la zona intorno al chiosco scelta da Yukari, apposita tavola di legno piegabile per garantire di poter guardare l'interlocutore durante i pasti. Una volta fatto ciò prende posizione e pone l'ombrello sul bordo di tale asse di legno, poggiato, mentre attende le ordinazioni, lo sguardo si sposta verso ciò che può offrire lo stesso chiosco e ritorna in direzione dell'altra, occhi grigi repentini con il puntarsi sulle ametiste altrui, conscio di dove esse siano. <Nei prossimi giorni tornerò operativo per affrontare qualche missione.> snocciola in un tono più serio e il mento viene alzato leggermente per continuare. <Non mi ritengo più abile di ciò che ero in grado di fare prima. Tu invece? Sei volenterosa a partire?> chiede in un soffio di voce mentre osserva di come le pietanze non si siano fatte attendere, o almeno, gli onigiri sono state servite insieme ai tè caldi, con chiaro segno di pochi minuti per l'arrivo dei korokke. Ancora non tocca cibo e rimane con il poggiarsi tramite ambedue le braccia sul bordo dell'asse di legno con il separarli.

06:46 Yukari:
  [Chiosco] è leggero, affabile il piccolo sbuffo divertito con cui risponde alle prime parole dell'altro, senza commentare ulteriormente. Si unisce invece al suo disappunto per quanto riguarda il marito della propria cliente, una nota decisa ed impietosa che le colora la voce nel pronunciarsi sulla vicenda. <Un tradimento a sé stante, nella sua mancanza di fiducia. Se non ha niente da nascondere, dovrebbe parlargliene. In ogni caso, dovrebbe farlo. Assumersi le proprie responsabilità.>. Un leggero schiocco della lingua va ad intaccare l'interno della guancia, come una piccola sentenza, offrendogli ancora il proprio profilo mentre lui si pone un po' più frontale rispetto a lei. Un leggero mugolio d'assenso le si riverbera piacevolmente nel petto, proprio mentre lei va a prendere un profondo respiro dal naso, lasciando scivolare subito dopo il fiato caldo dalla bocca in un lievissimo sussurro della camicetta contro la pelle del petto. <Non molti hanno la sufficiente spina dorsale nel mantenere le proprie scelte. Alcuni sono come inamovibili radici, ma altri... sono come petali. Fuggenti, vittime della minima carezza di vento. Purtroppo tendono ad essere più dei primi.>. Non c'è amarezza nella voce, i morbidi lineamenti che si addolciscono per un breve istante, qualcosa che contrasta e allo stesso tempo si accosta perfettamente alla matura consapevolezza dello sguardo. Non aggiunge altro in merito, lasciando che il discorso scivoli via ed andando a concentrarsi invece sul seguente, in particolare la specifica sull'essere costretti a star fuori casa quando piove. Ed eccola di nuovo quella smorfietta, quel leggero arricciarsi della bocca in un minuscolo broncio che le irrora le labbra di una tonalità più rosea. <Mh. La pioggia l'apprezzo soprattutto al riparo, al chiuso. Se dovessi essere costretta a star fuori... direi che dipende dalla compagnia.>. Lo guarda, sollevando appena il mento per arrampicarsi su quella differenza d'altezza e lenirla così, scavando nei suoi occhi con la complicità di chi vuol far intuire un messaggio; e l'intimità, sottile sulla piega delle labbra, chi pare consapevole arriverà a destinazione. Un clima rilassato, sereno persino, che nei riguardi della ragazza si infrange in schegge di ghiaccio nel sentire le sue parole successive. Non lo guarda più, ruota il capo per negargli il proprio profilo, il proprio volto e quegli occhi adesso nascosti dal ricadere di alcune ciocche corvine grazie al movimento, calando così il sipario sull'espressione della kunoichi. <Anche quello è bello, sì.>. Non è fredda, ma il leggero distacco della voce, come ad interrompere lì il discorso, si inanella ad un lieve accelerarsi del respiro. Pochissimi istanti, e torna tutto nella sua quieta stabilità. Difficile dire se si accorga o meno del suo indolenzimento mentre è intenta ad ordinare la loro colazione una volta all'interno del chiosco, di certo non rivela in alcun modo di averci fatto caso quando torna a rivolgersi all'uomo. Raggiunge con lui la seduta prestabilita, fronteggiandolo nell'andare ad accomodarsi scostando il cappotto di pelle così che non sia d'intralcio, mentre la luce ben più calda dell'ambiente getta riverberi piacevolmente dorati sul pallore lunare della pelle della ragazza. Lui ne cerca gli occhi e li trova, accogliendo il suo sguardo nel proprio con quelle sfumature che si mantengono voraci negli abissi ametista, torbidi di un incendio a malapena controllato. E che divampa, solo per un attimo, nell'udire le sue parole. <Sono volenterosa, è tempo che anche io riprenda a pieno regime. E per quanto vi riguarda, tornerete abile come prima. Non ho alcun dubbio su questo.>. Mai rigida o brusca, ogni parola è sempre una melodia, un canto sirenico e rassicurante che attira nelle proprie spire. Eppure, dalla granitica determinazione dello sguardo, non pare proprio volerlo rassicurare; c'è invece una resilienza assoluta, di chi esprime qualcosa che semplicemente Sarà. <Grazie.> e sebbene volti appena il capo verso chi porta loro l'ordinazione, cortese, lo sguardo non abbandona mai quello di Hiruma davanti a sé, sporgendosi impercettibilmente in avanti su quella barriera lignea di non più di mezzo metro. Alla fine il richiamo del cibo è quello più irresistibile di tutti, tanto che con un paio di bacchette ed un sorriso appena più ampio, di gola e compiacimento, si appresta a mangiare. <Vediamo un po', sembrano ottimi. Potrei proprio tornarci, qui.>

07:19 Hiruma:
  [Chiosco] Non si esprime in merito alle parole altrui, accenna solo un annuire del capo, così inspira con le narici per proseguire repentino con lo studiare la stessa tramite il profilo mostrato, non dice nulla, si concentra solo sui lineamenti di lei. Il resto, però, sulla valutazione del coraggio riguardo le proprie scelte, pone con lo spalancare della bocca e le parole escono spontanee. <La paura delle responsabilità è la morte del dovere.> afferma più serio con le sue parole e annuisce in un movimento lento, così stringe le labbra, la lingua si sofferma sul labbro inferiore per pochi secondi, ad assaporare la goccia piovana ad aver battuto sul suo viso ed essere finita lì, ancora una volta. Osserva il broncio altrui in una tonalità più seria e corruga la fronte per un singolo istante, una ruga d'espressione si forma sulla fronte, ma non si pronuncia riguardo le sue parole riguardo la compagnia, solo annuisce concorde alla sua idea, senza approfondirla o arricchirla ulteriormente. Il clima viene rotto. Non ha diretto contatto verso l'altra quando aggiunge i momenti in cui una sera può dirsi piacevoli, si limita solo ad accentuare il sorriso in una nota delicata, piacevole e positiva, ma essa muore subito dopo come un ricordo lontano che sa di nostalgico. Istanti in cui pone il suo interesse verso il chiosco, così anche per la voglia del tanto nominato pasto, frangenti in cui si pone seduto frontale ad ella e ripone dunque dell'ombrello. Il resto si conclude con altri argomenti, argomenti più comuni per l'uomo, missioni o allenamenti sono l'ordine del giorno, ma anche i progressi che hanno portato essi per i suoi allievi, anche se ora rimane solo una saggezza da sensei ma in alcun modo la forza o le capacità per poter tornare a definirsi tale. Movimento del capo in segno di assenso quando ascolta la sua affermazione e solleva il capo per un singolo attimo e così aggiunge. <Bene.> preciso, una sola parola, ad identificare di come abbia trovato una soluzione o qualcosa di cui è concorde, anche se tale parola può anche essere usata in estremo pericolo per non lasciar trasparire tensione data la sua presenza sul campo di battaglia, ma ora, quest'ultimo senso viene meno, oltre che per il contesto, per le sue capacità attuali. Egli ringrazia chi porta loro il cibo con un cenno del mento quando sarà arrivato tutto quello ordinato per limitarsi ad un solo ringraziamento, parola solenne per lui. Quando la stessa compie quelle affermazioni sul cibo va con l'accentuare del sorriso in una nota di poco più ampia, sghembo tale tratto facciale, ma per un attimo in una espressione rilassata così come le palpebre chiudersi e permettere solo all'olfatto e al gusto, oltre che al tatto, di godersi le sensazioni del cibo, almeno per i primi bocconi. Dove tra ancora qualche chiacchiera, come il commento sul cibo o aggiornamenti sulla vita altrui, non avrà pronunciato nulla se non l'invito ad accompagnarla a casa, dove, per quanto abbia concluso il suo giro di ronda, andrebbe comunque con l'avanzare ancora per le strade volenteroso nel suo difenderle. (Exit per due)