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con Furaya, Akainu

15:06 Akainu:
  [Centro Commerciale] La tristezza della vita è avere contatti sociali quando si effettua l'azione più normale di tutte, andare a fare le spesa. Si, in questo momento il luogo prescelto è un centro commerciale nel centro di Kagegakure, estremamente più rifornito rispetto ai borghi del quartiere otino, seppur meno accessibile ma per fortuna ha poche cose da comperare. Tristezza infinita nel dover girovagare in pubblico a contatto con così tanti esseri viventi dalla vita perfetta, illibati, privi di difetti mentre lui risulta inguardabile alla vista, fastidioso, osceno. Il suo outfit rasenta il minimo indispensabile per non dar nell'occhio con una t-shirt bianca a maniche corte a ricoprire il busto lasciando intravedere un petto ustionato con carne viva esposta, pantalone in pelle nera con cinta intorno alla vita ricolma di borchie sulla fibbia e scarponcini neri lucidati a dovere; a ridosso di tutto un cappotto leggero dal nero colore con maniche lunghe ricoprendo l'ennesima ustione, esso discende lungo tutta la figura del mostro fino a metà polpaccio ed un cappuccio è sollevato sul capo evitando, in tal modo, sguardi di puro disgusto ed impedendo ad esterni di notare troppo nel dettaglio quel viso martoriato. Il visto, ne vogliamo parlare? Tutta la mascella è ustionata, così come il contorno degli occhi mentre i capelli risultano corti, brizzolati e spettinati seppur ben nascosti da un semplice cappuccio. Il passo è veloce, ponderato, silenzioso, distaccandosi da tutti, evitando accuratamente le folle del centro commerciale per dirigersi direttamente nel punto prescelto ovvero il supermercato all'interno.

15:11 Utente anonimo:
  [Centro Commerciale] Dei semplici pantaloni neri e resistenti aderiscono alle gambe magre fino agli scarponcini palesemente fuori stagione, troppo caldi ed in contrasto con la leggera casacca senza maniche dello stesso color sabbia che riveste interamente il busto lasciando scoperte le braccia pallide che rivelano un corpo particolarmente spigoloso e magro. La statura minuta è accentuata dai corti capelli biondi, così chiari da risultare bianchi alla luce diretta del sole ma venati di sfumature sabbiose e dorate. Gli occhi grandi e tondi dalle note color miele hanno accezione brillante e curiosa nel silenzio perdurato tra le labbra serrate, piccole e minute come il volto. Un aspetto più infantile della sua età accentuato da un grande zaino sulle spalle, da viaggio pare, ed i tratti invece scuri e maturi che rivelano l'età piena di quella creatura che altrimenti sembrerebbe infantilizata ad una prepubertà perenne. La necessità di uno strumento di comunicazione sembra esser cosa totalmente nuova a quella creatura che si sposta tra le vetrine dei negozi con la noia di chi non vorrebbe proprio spendere dei soldi, e non ne ha da buttare a giudicare dal logoramento dei vestiti comunque puliti ma palesemente tutt'altro che nuovi. Quasi avesse la vita in quell'enorme zaino trattiene le mani contro le cinghie stringendolo verso sè in un tutt'uno che evitando una coppia di anziani sta per prendere invece in pieno non con il corpo, ma con il gobbo ingombro, la figura di Akainu he si vede il profilo destro dello zaino in quella rotazione dritto alla direzione del petto

15:22 Akainu:
  [Centro Commerciale] L'avanzata non presenta il minimo cenno di cedimento, imperterrito nel mantenere quella velocità costante per dirigersi nel punto prefissato, scelto e deciso con minuziosa cura dove i dipendenti non sono molti ed in cui vi lavora una ragazza oramai abituata alla di lui presenza, ergo non mostra disgusto o altro, solo una semplice distanza. Non può biasimare nessuno se non se stesso, strano quanto incredibile come una situazione passata possa cambiare totalmente la vita di una persona rendendola, se possibile, ancor più ardua e difficile da vivere. La sfortuna perenne, purtroppo, perseguita la figura del moro la cui tranquillità è continuamente messa in discussione, al bando proprio dagli eventi i quali portano sulla sua strada la presenza di una ragazzina alta quanto un nano da giardino ed in possesso di uno zaino grande quanto due di lei. La nota di sfuggita, non per il suo aver fatto qualcosa di particolare bensì per via dell'imponente zaino in procinto di colpirlo ed in quell'istante preciso arresta il proprio passo ponendosi di lato, precisamente sulla propria sinistra, per evitare quell'ingombro fastidioso. Le verdi iridi sostano sulla ragazzina il giusto scrutandone la figura, deglutisce inghiottendo un amaro boccone per via di ciò che sta per fare <Attenzione> voce rauca, gracchiante, sporcata e non limpida e squillante come dovrebbe essere quella di una persona normale o, quanto meno, di un ragazzino della sua età. Entrambi gli arti superiori vengono innalzati, i polpastrelli delle dita afferrano il bordo del cappuccio sospingendolo ancor più avanti coprendo maggiormente il viso prima di ricominciare il cammino avanzando, tentando di superare la ragazza.

15:28 Utente anonimo:
  [Centro Commerciale] Non dovrebbe faticare Akainu ad evitare lo zaino considerata la sua enormità, più che la prevedibilità, fatica invece quello che era alle sue spalle a fare altrettanto quando le parole dell'altro la portano a voltarsi di scatto, troppo di scatto, nella sua direzione. <SKUS!> bum. Non fa in tempo a finire, o forse era proprio finita, quelle scuse che l'urto infastidisce un altro passante ed il passo nuovamente smuove a scartare i troppi presenti. Non è goffa, quando si defila in qualche modo alle spalle di Akainu che solleva il suo anonimato si vede che il suo non è essere maldestra. La voce è affilata, più adulta di quanto non apparisse la figura mingherlina così come i tratti, egualmente caldo è il bisbigliato lamento sulle persone che la circondano Akainu incluso che sente distintamente alle spalle le parole. <Vi odio. Fino alla morte.> Animella allegra, la creatura, che sembra maledire qualcuno abbastanza a caso o forse semplicemente maledire tutti.

15:38 Akainu:
  [Centro Commerciale] Il danno della ragazzina non accenna a cessare, persevera nel tempo infastidendo altri passanti li presenti, urta gente come se piovesse con uno zaino troppo grande per una personcina tanto mingherlina la cui stazza le impedisce fisicamente di osservare con la dovuta attenzione. Le labbra costantemente secche vengono bagnate tramite la salivazione, inumidite il giusto prima di fermarsi sul posto. Affannato il respiro seppur non venga dato a vedere, la voce altrui è manifesta con le verdi iridi a scuotersi; occhiata data di sbieco, con la coda dell'occhio guarda alle proprie spalle come ella professi il proprio odio a chiunque passi <Mh> pensieri su pensieri alimentano la mente del bruciato, strane teorie si formano in lui, strani paragoni con la propria figura <Menzogna> emerge la voce dall'oscurità della gola rivolgendosi in maniera più diretta a chi le sta alle spalle ovvero la figura di Kore. Grande, piccola, adulta, ragazzina, non ha la minima importante ne riesce a comprendere se ella sia realmente più grande o più piccola; dettagli insignificanti rispetto a quanto ha da dire <Se odi, non lo dici. L'odio matura con il tempo ma mai viene manifestato a parole, bensì con le azioni> frase contorta il cui reale significato non viene reso noto, bensì lo mantiene nascosto, dopotutto, perchè parlare di qualcosa di tanto personale. Bocca allappata, schiude le labbra con un leggero scossone del capo richiamando lo sguardo avanti a se, guardare la strada da fare, evitare la gente intorno. Leggero quanto doloroso il sospiro, quelle ustioni continuano a far male anche a distanza di così tanti anni.

15:50 Utente anonimo:
  [Centro Commerciale] I sussurri al vuoto, senza un destinatario specifico, sembrano aver risposta ovattata alla sua destra dalla figura di Akainu inizialmente di spalle come se il suo cervello le avesse risposto, prima che ne realizzi le palpebre hanno un tremito assai breve che sposta il suo interesse sullo sfregiato, gli occhi dalle note calde come i deserti assolati cercano curiosamente parte del profilo che le è rivolto superando difficoltosamente la spalla sinistra dell'altro, alta rispetto la sua portata. <Sei tu che stavi origliando i miei pensieri.> Sentenza la sua palese ed aperta che rigonfia il petto sotto quella casacca leggera lasciando trasparire un sospiro dalle labbra. Quando il passo dell'altro riprende, nella confusione del centro commerciale, la "fennec" abbassa il capo biondo e la sua determinazione muove d'un passo a sua volta come se stesse usando Akainu come scudo umano cercandone le spalle ad una distanza abbastanza ravvicinata da sfruttare quella figura incappucciata come scia del suo passo senza nemmeno chiedersi se abbiano ad ingaggiare la stessa direzione o se sia un percorso temporaneo.

16:00 Akainu:
  [Centro Commerciale] Il sopracciglio destro viene alzato nell'udire quella frase in risposta. Allappa nuovamente la bocca ancora arsa, priva di saliva per via del caldo onnipresente dell'imminente estate seppur l'aria condizionata sia accesa in maniera tale da impedire al calore di inglobare anche quel luogo di svago e ristoro. La mente non elabora nulla in risposta, niente di effettivamente intelligente o concreto, non per una sua impossibilità bensì per l'incredulità della cosa. Sta parlando troppo, sta pensando troppo, necessita di mettere la distanza necessaria per riacquisire la propria indipendenza, tornare ad essere solo, concludere la commissione e riportare la propria persona nel quartiere di Oto dove poter continuare i propri studi <Psicopatica> in tutta risposta mettendo, da parte sua, la parola fine ad una possibile discussione in cui non desidera entrare ne desidera far parte, solo tempo perso, regalato ad una sconosciuta. L'unica parola emerge non tanto come un insulto quanto più come una constatazione dell'attuale situazione altrui; veritiera o meno, ad egli non interessa minimamente. Ansima con pesantezza nel riprendere il cammino ma il destino beffardo ha deciso di mettergli i bastoni fra le ruote. Come non notare la presenza di un'ombra alle proprie spalle, una minuta figurina intenta a seguirlo in quel suo continuo incedere ed in tal momento il passo viene arrestato nuovamente volgendo una minuscola parte del volto all'indietro, mostrando una porzione infinitesimale delle ustioni che lo contraddistinguono <Cosa stai facendo?> lecita domanda e, per quanto la risposta sia più che scontata, chiedere può sempre rivelare sorprese.

16:10 Utente anonimo:
  [Centro Commerciale] Se l'insulto, o definizione, dell'altro sia in qualche modo udito non lo dona a vedere. La voglia impellente di Akainu di voler esser sbrigativo sembra cascare a fagiolo delle necessità della piccola desertica di voler estinguere il suo bisogno rapidamente, senza urtare nessun altro e tornando alla sua solitudine. Le spalle del giovane nella felpa scura non sono nemmeno tra le mire delle sue attenzioni non più di quanto non lo siano scorci di vetrine concessi tra i passanti ove ancora sembra intenta alla ricerca visiva di un qualcosa non così ben definito. I riflessi si mostrano ancora una volta più pronti per la sua persona, che per il suo enorme zaino, quando Akainu si blocca improvvisamente e lei per pronta reazione si immobilizza senza urtarlo, cogliendo in quel leggero voltarsi ora dettagli di un profilo ustionato in parte. <Compro un telefono.> Le mani secche e salde contro le cinghie dello zaino appena sopra l'altezza dei seni ed il corpo per quanto minuto non pare nemmeno respirare in quella silenziosa curiosità che si sofferma sul viso dell'altro ora abbastanza a lungo da poterli eccepire quei segni. <Perchè? Che vuoi?>

E' positivo il fatto che piova. Il caldo intenso di questi giorni è andato leggermente scemando grazie alla temperatura divenuta mite con l'incessante pioggia. Un tuono riverbera lontano, dando dimostrazione di quanto forte possa essere la natura - la stessa che s'è ripresa il mondo per come lo si conosceva. Tra le mura del villaggio di Kagegakure, sembra andare tutto fin TROPPO bene. Non che questo sia un male considerato l'attacco da parte delle chimere di qualche tempo fa. L'odio che Kore avverte montare dentro di sé le farà bruciare le vene delle braccia, percepirà come se queste ultime stessero andando a fuoco, testimone di quanto l'odio possa tramutare anche lo stesso essere - le spoglie nelle quali si vive. Akainu, al contrario, che già di per sé sembra aver subito le pene dell'inferno abbastanza da uscirne vivo ma arso, sentirà proprio quelle vecchie cicatrici bruciare in concomitanza con l'odio generato dall'altra. Che sia un segno del destino? Che siano destinati... forse... a comprendersi maggiormente l'un l'altro? Lo scrosciare della pioggia si fa intenso, le porte dei locali son chiuse ma nessuno vieta loro d'entrare ad asciugarsi. A patto che quei corpi possano cessare d'ardere... star sotto la pioggia potrebbe essere un vantaggio. [ Al Gestore piace dare il benvenuto così - Fino al prossimo incontro tra Kore e Akainu, i due avvertiranno le sensazioni di bruciore sopra descritte esclusivamente quando l'uno penserà all'incontro con l'altra e fin quando non s'incontreranno ancora. Dopodiché svanirà qualunque sensazione a loro correlata. ]

[ Potete continuare in libertà... hellcome ♥ ]

16:43 Akainu:
  [Centro Commerciale] La vicinanza con la ragazzina provoca nel moro una sensazione al quanto strana, piccoli e pochi secondi in cui l'interezza del corpo si blocca sul nascere. Occhi lucidi, sclera arrossata con venature esposte su di essa. I pensieri avanzano, flashback, ricordi di quel tumultuoso giorno in cui la vita è cambiata per sempre. Le fiamme lo travolgono, il fuoco divampa dinanzi alle di lui iridi, la pelle si scioglie al calore dell'incendio scoppiato, le urla riecheggiano surclassando lo scoppiettio nelle fiamme ed in un breve attimo le medesime sensazioni avvolgono nuovamente il corpo del moro. Le parti non bruciate sbiancano, sgranati sono gli occhi mentre il bruciare su braccia, petto, viso e gambe blocca la di lui parole udendo, si il dire altrui, ma incapace di rispondere. Digrignati sono i denti ricercando l'appoggio di una parete mentre il sudore cola lungo il viso e non solo, l'intero corpo inizia a sudare mugugnando con dolore. Dita tremolanti delle mani, braccia smorte pervase dal medesimo tremore, pregno di paura e dolore nel rivivere simili sensazioni eppure, il tutto si è arrivato nel momento in cui l'odio altrui si è manifestato, cosa significa? Cosa vuol dire? Chi sta tirando i fili di quell'incontro per far nascere simili eventi? Adagia la spalla contro il muro, capo chinato ansimante lasciandosi pervadere dal bruciare <Ghghgh> altri mugugni <Argh> desidera scappare, abbandonare quel luogo, tornare alla sua solitudine, evitare ancora una volta l'intero genere umano <Stammi...> biascica con voce ancor più roca di quanto non sia stata in precedenza <...lontana, vai via> scaccia la principale causa di tanto dolore, perchè si, è colpa sua se ciò è successo, solamente colpa sua.

16:50 Utente anonimo:
  [Centro Commerciale] Malgrado l'altro si interrompa nel suo passo quel crescente nervosismo dovuto alla confusione dell'esigenza sembra farsi fisico percorrendole le vene, bruciante, quasi potesse mappare ogni muscolo ad un libro di anatomia che non è ancora stato scritto, più quel bruciore aumenta mentre l'altro volta il profilo più la muscolatura si fa tesa di reazione fisica. <Ah!> Un istintivo adocchiare dei polsi, sottili ed ora brucianti, eppure nulla, come se intravedere le ustioni dell'altro l'avesse bruciata a sua volta, perchè tutta la colpa vien data allo sguardo che si fa aggressivo verso quel volto deturpato che scosta sofferente in direzione della parete trascinandosi appresso un corpo di cui lo sguardo non conosce le pene. L'altro le intima di stare lontana mentre la propria magrezza ha abbandonato lo zaino con le mani, tremolante per il dolore ad ogni vena. <Che mi hai fatto?> Le calure del deserto sembrano nulla a confronto, il sole che sembra volersi mangiare la pelle e le carni dal viso sembra miseria quando realizza la distanza dal suo solitario paradiso di sabbie, una distanza che la pioggia oltre la porta scorrevole rende rumorosa <Dannato> E forse l'altro dannato lo è davvero, ma forse lo è pure lei quando quel passaggio che aveva approfittato fino alla porta le cnsente di schizzare fuori verso la pioggia scrosciante cercando immediatamente con le braccia nude l'acqua, cercando di lavarsi via dalla pelle quella urticante sensazione che è in realtà sottocute e così lasciando l'altro all'interno alle sue pene, dannato e colpevole in quella breve distanza mentre il sollievo unico è dato dalla pioggia ora incurante di scostare i passanti con il suo enorme zaino. Le mani cercano non solo la lunghezza delle braccia, salgono al volto pallido e minuto dai tratti aquilini, percorrono a circondare il collo alla nuca, i capelli che iniziano ad imperlinarsi d'acqua. <Maledetto, maledetto...> Ancora sfrigola mentre la frescura delle acque, per ossimoro alla desertica, sembra l'unico agente mite di quell'incontro

17:03 Akainu:
 Sono passati anni, medici su medici l'han curato in modo tale da poter vivere una vita più normale possibile ed ora, questo. Cosa ha innescato quel bruciore? Quali astrusi poteri son in possesso della mingherlina? Abilità innate di qualunque tipo? Forse no perchè tali sensazioni vengon provato anche dalla controparte vedendola arrovellarsi nel dolore a propria volta, condividono quel bruciore come un'unica cosa. Il discorso sull'odio deve aver innescato qualcosa, forse solo una paturnia mentale manifestatasi a livello fisico, un pensiero doloroso divenuto reale. Inghiotte grumi interi di saliva, incrocia le braccia al petto formando una X, dita s'avvinghiano sulle spalle premendo con le unghie sul cappotto con quanta più forza possibile, penetrare la superficie delle vesti, insinuarsi nella carne, fragile di per sé <Tu cosa mi hai fatto...mostro crudele> il bue che da del cornuto all'asino ma rivivere una simile esperienza, fargliela rivivere è segno di una crudeltà senza, un'insinuarsi nella di lui vita senza rispetto alcuno della privacy ma con il sol desiderio di vederlo soffrire. Le fiamme ardono nella mente, il fuoco si estende continuando a colpirlo, flagellarlo come se non ci fosse un domani e con la coda dell'occhio la vede allontanarsi, verso la pioggia, alla ricerca di un sollievo mentre i tuoni scuotono il rumore del centro commerciale. Alla fine anche le gambe inizia a tremare, cedono sotto il peso, s'inginocchia ed il moto del corpo porta inevitabilmente il cappuccio a dimenarsi fino a ricadere all'indietro esponendo il viso del moro al pubblico, ora nulla più può proteggerlo dagli sguardi, ora niente può impedire alla gente di esser disgustata nel visionarlo; a sua volta, non può far nulla per evitarlo, sottomesso al mondo ed al fato beffardo <Perchè...perchè a me...cosa ho fatto...> domande nate allora e riproposte in data odierna eppure, le risposte, non sono pervenute.

17:17 Utente anonimo:
  [Centro Commerciale] Alle domande dell'altro il silenzio di chi ha cercato la frescura della pioggia pare ignorare quell'accusa, è lei la parte lesa, che ora percorre le braccia prendendosi pure il fastidio delle piogge. <Vi odio.> E ribolle quasi quanto le vene che le stanno ardendo in corpo ora quell'odio, quella misera esistenza che sembra volerle sbattere in faccia la sciagura momento dopo momento in un'interminabile beffa. Persino quella di trovarsi ad ardere da dentro dopo aver quasi urtato uno sfregiato, o ustionato, cosa ne sa lei che concede parte del viso all'acqua scrosciante continuando a cercare un sollievo mite. Non ha avuto nemmeno la premura di accostarsi abbastanza da dar ristoro ai sensori trovandosi davanti alle porte che si aprono in continuazione, sciabordano il rumore dell'acqua all'interno e si richiudono, una volta, de, tre. Finchè non è lei a sentire il brusio alle sue spalle di qualcuno che parla accanto al corpo accasciato e scoperto, alla vista dei passanti ed alla sua oltre i vetri che si aprono e chiudono, di Akainu. Gli occhi hanno un tremulo quanto palese stupore a quella vista, è chiaro che sia colpa sua se il suo corpo sta bruciando. Quell'odio stilla rapidamente, affila gli occhioni di miele su quella coppia vetusta che non sembra voler dare benchè minimo aiuto al dolore dell'accasciato. Il passo che smuove è stavolta scontroso, la mano sinistra che torna alla cinghia sembra pronta a scardinare lo zaino per farne un masso d'attacco. <Non avete mai visto un drogato? Sciò! Sciò...>La figura mingherlina che l'altro si trova davanti non corrisponde nè al tono seccato, nè alla voce matura nè ai tratti affilati che ora sembrano essersi fatti tesi nel dolore, eppure gli gocciola davanti prima di voltarsi su di lui. <Ce la fai a trascinarti fuori? Devi farlo smettere...> La mano destra infatti si sta grattando il braccio sinistro con rossori evidenti quanto palesi ormai cercando di spegnere quel calore interno ed urticante

17:35 Akainu:
 Lo percepisce, il bisogno di andarsene, mettere distanza da tutto e da tutti in quel mondo fatto di dolore perchè è il dolore a manifestarsi, nato da un incidente, a sua volta alimentato da un odio verso l'intero genere umano che fin dalla nascita lo ha detestato. Prima la propria discendenza e dopo l'incidente, anche il resto del creato; ecco perchè il vero odio non viene enunciato ne resto manifesto ma trattenuto, fatto crescere fin quando, per cause di forza maggiore, non emerge sotto forma di gesti, di movenze ed azioni eseguite ai danni di altri. Solleva il capo irrigidendo la gola, occhi sgranati rivolti al soffitto, un povero essere umano sofferente <Basta...> denti ancor digrignati, le braccia si stanno sciogliendo, il viso non è quasi più sentito, le fiamme continuano ciò che hanno iniziato in passato, concludono il lavoro di distruzione. Labbra schiuse, spalancate, ansimante con il sudore a ricadere ancor di più. La voce di Kore è udita appena, un suono fastidioso appartenente alla colpevole di tutto quanto. Se non l'avesse mai incontrata, adesso starebbe bene, avrebbe compiuto il suo e sarebbe tornato a casa in tempo per la cena, invece è dinanzi a tutti, accasciato, inerme, alla mercè di chiunque lo vede, liberi di prenderlo in giro, evitarlo, disgustarsi. Drogato, questa è la parola utilizzata per giustificare un simile comportamento, la più veloce e sbrigativa nonchè la più falsa al mondo, uno del genere non può far uso di droghe, sarebbe troppo facile. Inspira ed espira, velocemente, pesantemente, con sofferenza <Tu devi farlo smettere, allontanati da me, vattene. E' colpa tua> convinto di ciò, dopotutto non ha nessuno altro su cui sfogare il tutto <Perchè...cosa ti ho fatto...> le unghie penetrano la veste rovinandola in via definitiva, la pelle si sgualcisce, peccato.

17:43 Utente anonimo:
  [Vie] Per quanto il fastidio sia bruciante tra le carni nulla sembra in confronto alle pene del corpo ustionato dell'altro. Questo quantomeno la fennec sembra abbastanza in grado da comprenderlo a giudicare dall'occhiata scevra della colpa precedente che ora rivolge a quel corpo accasciato. <Psicopatico> Che l'abbia sentito prima o che sia mera casualità adesso, doppia peraltro, non è dato a sapersi se non quando vedendo l'altro che pare volersi strappare non solo la veste che va logorando ma l'intero strato di cute la sua tensione non si accelera nel battito, il suo grattarsi diviene una presa salda ed opprimente. <Io che cosa ti ho fatto?> Perchè un tizio sfigurato, ustionato e che ha palesemente qualche problema avrebbe dovuto bruciarla a quel modo? Non ne vede un senso apparente la bionda ma gli sguardi dei passanti intorno a loro ed il continuo cigolare delle porte automatiche sembra dare tanto noia a lei quanto non ne stia dando a lui. <L'acqua.> Almeno una cosa buona quel non deserto ce l'ha ed in quel momento piove a catinelle, prima che torni a pizzicare quel dolore più di quanto non sia sopportabile allunga le braccia verso la spalla sinistra di Akainu CERCANDO di spingerlo verso l'esterno. Non ha una grande prestanza fisica, ma stringe comunque le dita intorno alla sua presa per accompagnarla più che risultare uno spintone fine a sè stesso. <L'acqua.> Non serve dire altro, supplicare quasi -muoviti, ci stanno guardando- e li odia, odia tutti quegli occhi e la commiserazione è anche peggio, lei sembra una barbona pulita, l'altro uno sfregiato dei peggio borghi, e tutti li stanno guardando e le braccia vorrebbbero potersi scorticare la pelle da sole in quel momento. <L'acqua.>

17:59 Akainu:
 A parti invertite, adesso è lui a passare per psicopatico e forse lo è se tutto quel dolore si rivelasse una mera invenzione della mente e nient'altro ma come distinguere qualcosa di reale da un'illusione mentale? Una creazione della propria mente per rievocare ricordi, manifestare un sentimento tenuto nascosto, forse è proprio questo ad aver causato ciò, il desiderio di rendere noto a tutti quanto sente e prova verso l'intero genere umano ma no, non può essere. Per anni ha resistito andando avanti, guardandosi sempre al proprio futuro ed evitando qualunque cose potesse riportarlo al passato, perciò qual è la causa scatenante? Qual è il comune denominatore che ha reso entrambi vittima dello stesso, bruciante, male? Si, lei cosa ha fatto? Non sussiste alcun tipo di risposta, ne da una parte ne dall'altra, palese come nessuno dei due sia colpevole ma in situazioni simili, nessuno è in grado di ragionare lucidamente, altrimenti non si chiamerebbe tortura. Anche il capo comincia a tremare, il bruciore sta giungendo al massimo picco mentre la sopportazione ai minimi storici mentre ella tenta di scostarlo, di portarlo all'esterno verso la pioggia ed alla rinvigorente acqua cadente dal cielo. Ogni tocco di lei è bruciante, un dolore crescente ma si lascia spingere, sollevato da terra cammina zoppicante oltrepassando la porta, giungendo all'esterno sotto la pioggia, sempre con il viso innalzato lasciando all'aria fresca il compito di alleviare quelle sofferenze. L'acqua serve a poco, alleggerisce il male senza cancellarlo, rende più sopportabile il bruciore ma esso persiste, continua ad esserci <Devo andarmene, non posso più stare qui...tu...mi fai male> zoppicante avanza di un paio di passi mettendo un pizzico di distanza in più, oramai ella detiene il ruolo di cattiva della situazione ai suoi occhi, causa di mille sofferenze.

18:07 Utente anonimo:
  [Vie] In qualche modo, non senza fatica, sembra riuscire a spingere Akainu verso l'esterno riprendendo subito quel sollievo incurante dell'acqua piovana seppur le vene sembrino ancora voler scavare le carni dall'interno. Non sosta a lungo quel contatto, immediatamente atto quel gesto al suo fine ritrae le mani come se Akainu stesso fosse in qualche modo fatto di lava, occhieggiando l'annaspare altrui nella sofferenza bruciante delle azioni ora che il viso deturpato è qualcosa che la sua coscienza può assaporare e studare mentre il suo grattare si agita lungo le braccia, le costringe e maggiormente le arrossa ora che la pelle va pian piano ammorbidendosi della pioggia. Quelle parole la schiaffeggiano, rauche dalle fauci dell'altro sembrano scavare a fondo di un terrore che sedimenta gli occhi color miele. <Aspetta e io? Non puoi lasciarmi così fa un male tremendo!> Una protesta con cui lo lascerebbe andar via seppur non potrebbe pensare ad altro e di conseguenza almeno nell'immediato futuro continuerebbe a bruciare e maledirlo. Dovrebbe saperlo lui, che sembra un biscotto dimenticato nel forno, quanto fa male ma questo la desertica non lo dice, lo fanno gli occhi che dallo stupore terrorizzato tornano ad una formazione affilata ed astiosa di quell'abbandono, colpevolizzandolo perchè lui sa, e quel viso sfigurato ne è la prova, quanto sente il cherosene farsi spazio tra i muscoli. <Fallo smettere. Io non ti ho fatto niente!Trova un modo ma fallo smettere.> Non che in piedi, sotto la pioggia, tremanti per il dolore chi più chi meno, i passanti perdano meno tempo a guardarli ma quantomeno la pioggia sembra metter fretta a tutti tranne a lei.

18:22 Akainu:
 Quando il dolore raggiunge l'apice o si muore o si ride ed il moro non desidera la morte, troppo presto, desidera dimostrare di essere chi è, dimostrare di appartenere a coloro la cui storia è stata fatta. Il tremore del viso si espande, leggera la risata che ne emerge, un modo del tutto fuori di testa per combattere il male bruciante che l'avvolge inesorabilmente e dinanzi a Kore si lascia andare in quel piccolo moto. Nulla gli interessa, ne i passanti, ne la ragazzina stessa a cui neanche ha chiesto il nome o altre informazione, fisicamente non ha avuto tempo, mentale manca l'interesse nello scoprire qualcosa di un altro essere vivente. Ella parla, impaurita, dolorante, supplichevole di aiuto, si potrebbe fare qualunque cosa ma la posizione del deturpato è una ed una soltanto mentre le dona le spalle volgendo solo di poco il volto mostrando parte del profilo; verde irida guardata con la coda <Di te non m'importa nulla> perchè aiutarla? Perchè portarla con se quando non può interessargli di meno? Non possiede il benchè minimo motivo per starle accanto. Altri passi si susseguono, lento l'allontanamento ma presente lasciando piccole orme sul terreno, oramai fradicio, sabbioso quasi. La consapevolezza che un simile dolore non può veramente svanire è presente, non in Kore però capace di arrestare nuovamente l'andazzo del moro le cui braccia si sollevano a fatica, i polpastrelli prendono i bordi del cappuccio tirandolo al di sopra del capo, nascondendo al mondo la sua natura <Muori o impara a conviverci perchè non svanirà mai. Un simile dolore non svanirà mai.> avanza ora aumentando l'andatura del passo, deciso nel mettere la distanza abbandonandola a se stessa, al proprio destino di morte o sopravvivenza, chissà. Un giorno, in futuro, potrebbe rincontrarla ottenendo la prova della di lei convivenza altrimenti, la morte, rappresenta l'unica strada per mettere fine a qualunque sofferenza. [END]

18:28 Utente anonimo:
  [Vie] Che tanto l'abbia maledetto quel momento ora le urtica le braccia, la pelle ammorbidita inizia a presentare i primi sfregi contro le unghie ed è solo la pioggia che lava via l'offesa non reale di quelle prime parole. Che l'altro abbia negato importanza non sembra cosa rilevante alle sue carni che invece stanno continuando a brulicare. <Crepa.> Semplicemente un augurio quando gli vede issare il cappuccio mentre la mente febbricitante cavalca a chiunque possa avere una soluzione al suo dramma fisico, qualcosa di implausibile perchè quell'incontro sarà la sua fiele nelle ore successive, non potendo non pensare ad altro che quel bruciore finirà a pensarci costantemente così alimentando il bruciore inconsapevolmente. Un circolo vizioso che lascia adito al conforto della pioggia solo alle ultime parole dell'altro. <A te ti odio più di tutti> E malgrado l'altro l'abbia ammonita sembra volerglielo annunciare come se lo stesse maledicendo -di nuovo- e condannando ad una dannazione quasi all'altro non bastassero le proprie. Nella direzione opposta le ci vorrà tempo per realizzare capacità di camminare, senza che le gambe sembrino volerle prender fuoco dall'interno, inizierà a rendersi conto che trovare un posto dove andare a dormire, pensare ad altro, sembra lenire quel bruciore finchè non sarà obbligata per forza di cose a pensare a sonno e pasto estinguendo quella malevola sensazione per almeno un momento {exit}

Akainu va al centro commerciale per fare la spesa, incontra Kore evitando una colluttazione ma quando lei manifesta il suo odio per le persone, entrambi cominciano a bruciare. Non trovano sollievo. Akainu la lascia al suo destino e lei lo maledice mentre entrambi sono convinti che la colpa sia dell'altro.