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Giocata dal 11/05/2022 20:41 al 12/05/2022 00:18 nella chat "Mercato dell'Acqua"
[Lungo la via] L'ombra della nebbia d'un passato glorioso, ecco cosa quei ruderi portano alla mente della rossa, i cui occhi paiono esser velati, rimasti indietro in un tempo ove davvero la nebbia insanguinata meritava la sua nomea crudele e ossessa, ove il sangue scorreva lungo le acque a specchio di quel proprio villaggio molto più lontano. Condividere un fato simile così oltraggioso, che spreco non vedere più quell'antica terra i cui ultimi ricordi che conserva sono intrisi di grida e di un falso dio appena sceso in terra, di un pallore vitreo come il fantasma che s'è lasciato dietro di sè. Il calore della notte cade lieto su quel mondo, le ombre scivolano dai vicoli oscuri come mani ossute atte ad afferrare chi non sa come vivere in un villaggio simile, o meglio, quartiere. Perlomeno la via dei fabbri è ancora presente e viva, illuminata da lampade calde ad illuminar quelle bancarelle e le botteghe che sfilano ad ogni passo che l'Ishiba compie, accompagnata dal fruscio d'una veste meravigliosa, perfetta sotto ogni punto di vista e scura quasi quanto la notte. Un kimono corto , semplice nei ricami di un argento vivo che si inerpica come rose lungo la gonna e le maniche che giungono ai sottili polsi , ma di cui presenta un peso meraviglioso all'altezza del cuore : il proprio clan. Uno stemma sottile, elegante, così come lo è stata la propria progenitrice , un angelo che adesso s'è macchiato dello scarlatto della propria chioma lunga e intensa che ondeggia dolce sulle natiche. Il resto del corpo è privo di qualsiasi ostruzione umana, nessun trucco, niente ad accompagnare il viso di una donna che ormai è matura sebbene mostri davvero molti meno anni di quanti ne abbia in realtà - merito di un sonno lungo un decennio - in iridi azzurre stanche e tessute di dolore e angosce, ma anche di migliaia di domande senza risposta. Solo al fianco sinistro, li ove la cintola scura regge il baldacchino delle forme femminee, giace una katana alquanto semplice priva di intarsi o qualsiasi cosa di estroso. Di certo non una comune cittadina, porta con se anche lo stemma del governo centrale in una spada di Democle che rischia di spezzarla completamente. [chakra on][equip:katana] [[Via del mercato]] Le divinità delle notte liberano le proprie vesti lungo il manto etereo, una lenta danza che tinge il cielo di tenebra celeste, la stessa che in modo metaforico attanaglia l'animo e il cuore del giovane genin della nebbia. Il suo abbigliamento quest'oggi è molto semplice seppur tradizionale, eleganti geta in legno scandiscono il suo passo mentre le gambe toniche e il torace sono occultati all'unisono da un lungo yukata maschile bianco, come la purezza che lo contraddistingue nello sguardo smeraldo incastonato nel suo volto. La corvina chioma è racchiusa da un nastro rosso di seta pura, legata in una lunga coda di cavallo che scende fin dietro le scapole nascondendo parte del ricamo che orna il tessuto dietro la sua schiena: un motivo floreale di rosei petali di sakura che costeggiano una grossa carpa koi intenta a balzare verso l'alto, verso la propria libertà! <Tsk> piccolo gesto di stizza, mentre la destra stringe il nodo sulla fascia nera che tiene saldamente stretto in vita il lungo abito. Lo sguardo invece fiero segue la via che i suoi passi percorrono, silente con all'interno del palmo mancino il simbolo in metallo che ne indica l'appartenenza alla nebbia insanguinata, o meglio ciò che ne resta. Nonostante l'animo cupo il suo passo è costante quanto tranquillo, come se stesse passeggiando immerso nei mille pensieri che si scontrano dentro la sua mente, eserciti vigorosi che mai lo lasciano solo a riposare, alimentati da dubbi, forse speranze e preoccupazioni future che affliggono lui quanto ciò che il metallo in suo pugno rappresenta. Le luci dei banchi risplendono nei suoi occhi, specchiando i riflessi di quelle sagome che ormai hanno accettato il loro destino senza opporsi, privi di una forza tale che serve per farlo e quindi da commiserare probabilmente, eppure lui li detesta, li odia con tutto il suo essere per trovar la forza anche solo di sorridere lontani dalla propria terra. <Perchè...> si ferma, stringendo i pugni e abbassando lo sguardo al freddo suolo, come se tutto il mondo intorno a lui in quell'istante si fosse fermato. [Lungo la via] Iridi attente che scivolano su quelle cianfrusaglie che ogni mercante porge loro, armi e armature varie, ma riconoscere il meglio è presto detto, li non avrebbe trovato un armaiolo degno di tale nome, chissà in quanti si sono perduti nelle due guerre consecutive che hanno scosso quel paese. Uno sguardo quasi stanco, di segni che porta nella pelle di un tempo trascorso infimo e imperituro, di un dolore e la ricerca di una verità che pare così lontana dal non volerle lasciare lo spazio di un respiro e di una calma che ormai non le appartiene più. Freme dentro ancora quella bianca tigre, raspa e annaspa per uscire di nuovo a sentire quel collegamento meraviglioso con la natura che una morte apparente le ha sottratto. Ed è in quel sogno, o meglio, incubo che qualcosa desta l'attenzione dell'Ishiba. Dei colori, un viso poco lontano, qualcosa che stuzzica di nuovo la propria fantasia e che porta il passo a fermare il moto contiguo, con i sandali da shinobi che sollevano parte di una polvere invisibile. L'osserva quel giovane poco lontano il cui crine nero l'attrae ma per motivi che presto saranno detti, perchè non perde alcun momento che il corpo ormai s'è mosso di nuovo verso di lui, ignorando segnali momentanei che possano portarla ad errare, che quella non è la sua conoscenza, che quello non è Lui. Un paio di metri scarsi, ignorando il via vai continuo di quelle anime che viaggiano ai propri fianchi < non pensavo di trovarti qui, Hyuga > un sibilo quasi infastidito il proprio, di un cipiglio che affonda nella piccola ruga al centro della fronte, del giudizio implacabile che sporca la voce bassa e calda di una rochezza da ricondurre a qualcosa di estremamente personale < pensavo che fossi direttamente morto > e forse sarebbe stato un bene anche per lei, di non sentire più l'abbraccio di colui che un tempo non fu altro che un proprio allievo, eppur le manca lo sguardo al braccio e alla gamba in metallo, concentrata invero su sentimenti di dubbio gusto, accentuati dall'esser rimasta per un altro infinito tempo da sola. Accusa, giudizio, arroganza, tutto ciò che l'impregna adesso mentre si erge perfetta nella figura intrisa dell'eleganza che solo gli Ishiba possiedono. [chakra on][equip: katana] [[Via del mercato]] Immobile, per lo più impassibile su quelle gambe che ora ne reggono il peso corporeo che lo vede statuario in quei pensieri cupi che lo stanno facendo marcire da dentro come una muffa che si nutre della sua mente, iracondo in quei sentimenti che per quanto rabbiosi lo vedono inerme a ciò che è stato, a quello che è ma non a quello che sarà ed è forse questo che gli dona la forza di andare avanti, continuare a vivere in quel mondo che non sarà mai il suo e che non vede rassegnazione alcuna all'interno del suo cuore. Solo il un flebile alito di vento lo riporta al presente, scosso nelle carni sotto il leggero tessuto da quell'elemento che ne accarezza la schiena in modo dolce, come a volergli concedere una carezza in grado di confortarne l'umore che non è visibilmente dei migliori, soprattutto visto il triste anniversario che proprio oggi cade a ricordo di sciagurati eventi personali. Ma la serata si anima, prende vigore e svolta per il giovane genin che individua la responsabile in una donna, una straniera che con tono forse arrogante gli rivolge toni eleganti come la posa che acquista in attesa di una sua qualche razione. <Dici a me?!> Tono schietto e retorico in quell'inquadrare il volto nell'altra all'interno delle iridi smeraldine e dunque riprender fiato per continuare in sua direzione: <Mi scusi ma non ho idea di chi sia costui... il mio nome è Kuro.> secco e diretto ma con un fare gentile che nulla ha di ostile nel chiarire quel malinteso. <E adesso se non le dispiace vorrei restare solo... non è una bella serata per me questa.> conclude stringendo i denti e nascondendo lo sguardo triste mentre la mancina stringe ancora più forte il coprifronte stretto tra le proprie dita, soffre è evidente. [Lungo la via] Attende nel silenzio che si carica di una sorta di tensione che nemmeno la brezza serale di un estate alle porte riesce a scacciar via . Ripercorre violenta quei mesi, quella guerra, quello Hyuga che aveva preso sotto la propria ala per tentare di portarlo ad innalzarsi oltre mille fiamme che non hanno trovato modo di sbocciare, eppur lui stesso se ne era tirato indietro per una seconda volta, la stessa che si legge nella mascella tesa e dura di una donna che fissa intensamente quel corpo quasi completamente coperto. Eppur le basterà un attimo per comprendere davvero che quegli occhi non siano gli occhi degli Hyuga, pregni di vita si, ma mancanti di quella perlescenza che li accomuna tutti quanti. E la sorpresa, ecco cosa si tinge adesso, rendendosi conto anche di una differenza di altezza che divide un giovane povero sconosciuto da qualcuno che merita la propria ira e il proprio diniego. Un nome che le basterà per far scivolare via la maschera di arroganza di cui s'è investita < oh > già, oh, perchè è evidente la gaffe di cui s'è resa protagonista < pensavo foste qualcuno che conoscevo > perfino il tono cambia, meno stizzito ma più freddo, tanto quanto le parole che volge ad un perfetto sconosciuto come una specie di scusa, ma lei di scuse non ne donerà mai così facilmente, convinta d'esser quasi sempre dalla parte della ragione.. la propria. Scivolano quelle iridi verso un coprifronte relativamente nuovo, ella non ne porta seco nessuno dei tre che ha ancora insieme ad una cappa dalle rosse nuvole < se lo stringete così finirete per sgualcirlo > ha udito il suo dire, eppur non pare abbia intenzione di allontanarsi, quasi a voler imporre la propria presenza anche quando non gradita < non è mai una bella serata tra queste mura.. > ma un cenno, un lieve cambio di ilarità nell'osservare da troppo lontano un enorme voragine che ha buttato via il cancello che li separa dal mondo esterno < almeno non qui, non a Kiri > un attacco potrebbe arrivare in men che non si dica, eppure non ne pare spaventata, quasi entusiasta da quella possibilità. [chakra on][equip: katana] [Via del mercato] Nuovamente per un istante il tempo e lo spazio intorno a lui paiono fermarsi, congelati in quei pensieri malinconici che lo affliggono da tutto un giorno, triste nel costatare anche da quei danni alle palazzine del distretto come la nebbia ormai non sia niente che un lontanissimo ricordo. Leggende sugli antichi Mizukage e leggendari spadaccini sono ormai dimenticate e spazzate vie insieme alla vecchia gloria del villaggio, ciò che dentro il suo cuore era l'orgoglio più grande fin dal giorno in cui conquistò il metallo che ora tiene stretto all'interno della mano sinistra. Ma ancora una volta la voce della rossa lo riporta al presente, spinto a forza da quel tono audace che lo sprona a volgere l'attenzione verso la ninja, qualcosa alla quale per educazione e circostanza non può sottrarsi. <Cosa importa?!> replica a quell'ammonizione che lo sprona a star attento a non stringere troppo il simbolo che tiene in mano, giacché appunto potrebbe addirittura usurarsi in quel fare nervoso che lo attanaglia all'interno delle falangi manche. <Ciò che rappresenta non esiste più falso riflesso di ciò che un tempo rappresentava.> si sigillano le labbra per disegnare sul viso un'espressione cupa e triste, la stessa che lo accompagna da quando ha messo piede fuori casa quest'oggi. <...> Il respiro si stende, prova a restare calmo e non impazzire in quella notte che lo vede cosi indifeso nei suoi sentimenti più nascosti. <Non c'è nulla di Kiri qui... o potrei far visita alla tomba di uno dei miei più cari amici.> accenna riportando lo sguardo per un attimo all'altra e poi facendolo balzare quasi istantaneamente al cielo sopra le loro teste. <Mi manca Erikatome... lo chiamavano John Collins, il suo sorriso e il suo cane rallegravano i nostri giorni, anche in un posto insanguinato per avvelenata nomea... noi sorridevamo!> stringe il pugno destro racchiudendo niente se non l'area nel tentativo di serrare le nocche colme di dolore. <Cosa c'è di Kiri... cosa...> quasi senza darsi pace in quello sguardo che a tratti lascia trapelare l'odio intrinseco che ha per tutto questo, per ciò che è costretto a vivere ogni giorno lontano dalla sua reale casa. [Lungo la via] Solleva quel sopracciglio con eleganza, ma anche con un certo divertimento intrinseco nel sentirlo impettito, ma osservando come i muscoli di quella mano maschile si allenti per un attimo, o forse solo una propria congettura < se non ci tenete gettatelo, o magari tagliatelo di netto , magari potrebbe avere un significato migliore > scivola il veleno della serpe in seno, maledicendo e avvelenando le proprie parole nel sussurro di labbra morbide e femminee che paiono voler trarre via il respiro e la linfa vitale di colui contro cui si erge. Il corpo che si muove dolce e lento per tentar di avvicinarsi a quell'essere nuovo col viso sollevato e l'espressione tornata indecifrabile < ricordo molto bene Kirigakure, è stato un villaggio e una terra interessanti per così dire, importante ancor meglio > parole che forse non troveranno una reale spiegazione, eppur una cosa l'ha detto, lei ha visto il passato della nebbia insanguinata < tutti i villaggi son morti, Kuro > gli dona del tu, intenso quanto lo sguardo affilato che gli volge da così vicino, sempre che non si sia allontanato chiaramente < puoi piangerti addosso e ricordare il passato, forse a qualcuno interessa ancora > astio di nuovo, un'altalena d'emozioni che si susseguono in quel corpo che pare contenere anche fin troppa rabbia < ma in molti non troverai altro che negazione. A nessuno adesso interessa del passato, o meglio.. > sorride di nuovo infine, affettata < a nessuno che non giudichi chi per loro non li ha difesi > un piccolo riferimento a quell'odio che dilaga per gli shinobi congelati nel tempo, quei pochi che come lei hanno avuto il peso di tornare a vivere in una terra non propria, in un mondo e in un tempo che non appartiene più alle loro miserevoli e vuote vite. < un soprannome.. particolare > qualcosa che mai ha sentito dire in effetti, ma per quello, per quel singolo attimo, il sorriso affettato pare ammorbidirsi un poco di più divenendo dolciastro, comprensivo del dolore che si erge davanti i propri occhi < quel dolore, quella tua rabbia, finirà per ucciderti > suggerisce sollevando a sua volta il viso ad un cielo cupo che ha perso la sua bellezza < o finirà per innalzarti oltre le leggende > chissà da che parte del filo sarebbe caduto un semplice giovane come lui? [chakra on][equip : katana] [Via del mercato] Decisamente una serata storta per il genin, un velo di ammarezza che però non può permettersi di contagiare chi intorno a lui ha preferito quell'illusione alla triste realtà, del resto chi sarebbe lui per giudicarli e fargli la morale quando inerme accetta anch'esso per magra debolezza quella situazione, tanto da non poter far altro che reprimersi e urlare dentro. Difatti seppur il suo animo ruggisca, il suo sguardo permane fiero nel suo volto privo di qualsiasi lacrima che se fosse solo sgorgherebbe, immutato nella rabbia che lo divora internamente. Ma non può lasciarsi andare ad ulteriori moralismi, forse per dignità o contegno per ciò che la nebbia rappresentava e tutti coloro che la difendevano fedeli fino alla morte, proprio come il suo amico Erikatome, sepolto in quel che resta delle sue membra all'esterno del vecchio villaggio, loco ormai inaccessibile per molti. <Tagliarlo... già forse dovrei.> sfogare cosi la sua rabbia nell'udire ancora una volta quella voce farsi strada all'interno della sua testa, chiara e saggia di chi ha vissuto e visto tanto, decisamente più di quanto i suoi occhi lontanamente immaginano. <Non mi piango addosso, solamente non posso accettare che tutti abbiano voltato pagina cosi... come se tutto questo fosse normale... non lo è.> secco in quel tono deciso ma calmo che riporta le verdi a penetrare quelle dell'altra in modo delicato, gentili grazie a quel colore prezioso che ne esprime la serenità che solo la profondità di quelle gemme sa donare. <Sono debole e ciò mi disgusta... se fossi più forte proverei a cambiare le cose, io voglio diventare più forte!> deciso più che mai, vecchie promesse a compagni ormai scomparsi che deve assolutamente mantenere. <Posso...> le labbra riprendono a muoversi facendo vibrare le corde vocali che liberano nell'area nuovamente quella voce giovanile ma che sa di uomo. <Posso chiederti come ti chiami?> le dona anch'esso del tu, seppur aspetti di saperne il nome prima di potersi ulteriormente esprimere, sempre che decida di donarglielo. [Lungo la via] No, di certo non si aspettava che quel piccolo suggerimento potesse trovare in qualche modo terreno fertile, al che il corpo andrebbe a muoversi in preda al puro istinto, violenta e veloce nel tentare di avvicinarsi ulteriormente al giovane sfiorandogli il petto coi propri seni, ma l'espressione priva della malizia divenuta in tanti anni un arma a tutti gli effetti. Vi fosse riuscita avrebbe tentato inoltre di sollevar la destra nel tentativo di poggiarla velocemente alle sue labbra nel voler farlo tacere < sei pazzo? > si, probabilmente lo è < o sei stupido abbastanza dal cercare di farti uccidere a vista > conosce i metodi e le motivazioni del governo centrale fin da quando vi ha messo piede in quanto "alleata", o meglio, di nuovo spia per se stessa. Un ammonimento decisamente più forte e privo di gentilezza alcuna, vinta dall'insorgere di quel desiderio di non vedere un nuovo giovane morire < dovrei arrestarti e tagliarti la lingua per quello che dici a voce così alta > pochi secondi, sussurri violenti che nascono dalle gemelle prima di tentar ancora d'allontanarsi per donargli quello spazio che avrebbe appena finito di invadere con così tanta violenza < diventa più forte dunque > suggerisce , seppur non smetta invero di controllarsi attorno, di scivolare con lo sguardo su qualsiasi essere possa anche solo aver sentito il loro scambio < ma anche più intelligente. Non sono parole che possono esser dette alla leggera giovane Kiriano > l'ennesimo rimprovero, ma anche l'urgenza che l'ha portata a sporgersi così tanto per un essere che nemmeno conosce < sempre che tu non desideri morire per mano della Shinsengumi > coloro che sono il braccio destro del governo, coloro che mantengono ordine e disciplina, coloro che hanno anche la possibilità meravigliosa di cancellare menti e ricordi per modificarle a proprio piacimento < .. > il respiro che lento torna alla calma, così come lo sguardo, diretto e violento a inoltrarsi in quelli docili e nuovi di quella creatura < Sango Ishiba, Byakko se lo preferite > eppur attende, chissà che non la conosca, che la detesti pure lui per aver voltato le spalle ad un alleanza passata, ad esser l'ultima mukenin tornata alla vita . [chakra on][equip: katana] [Via del mercato] Quasi con impazienza attende di poter dare un nome a quella saggezza incontrata, una donna che esprime idee e concetti che da anni non sentiva proferire a nessuno, troppo impauriti o abituati a quella nuova vita che in fin dei conti sta bene a tutti i vigliacchi che hanno trovato rifugio all'interno di quelle false mura, di quella falsa sicurezza che altro non li rende che schiavi di un sistema atto a controllarli come bestie. Ma come l'acqua che sfocia infrangendo la roccia viene arrestata nella sua furia da forti dighe, la mano dell'altra si accinge a sigillare le rosee in quell'avvertimento solenne che ne rimprovera parole forse dette con trappa leggerezza. Inutile dire che le smeraldine si sgranano in un simil gesto che non vede alcuna resistenza da parte del kiriano che lascia che quel palmo ne occulti le labbra. <...> Per un istante ormai libero rimane privo di parole, silente nello scegliere le prossime con molta cura mentre entrambi i palmi si rilassano, non più adirati ma calmi, come se quel gesto gli abbia aperto gli occhi ma non in ciò che ha significato, quanto per quello che per lui significa una simile attenzione. <Per quel che so potrei urlare il mio disprezzo per questo sistema e nessuno mi darebbe tanto importanza da chiedermene conto... non siamo che insetti rinchiusi, che importa di quello che pensiamo...> serio in quella sua triste verità, di quello di cui è fermamente convinto. <Uno come me sarebbe solo una perdita di tempo, come uscire di casa in una torrida giornata superando un intero quartiere solo per calpestare una formica.> dona man forte alla sua tesi in quelle parole espresse con troppa serietà ed eloquenza seppur il tono rimanga basso e confidenziale verso la chunin. <Ma un giorno la formica avrà la forza di guidare il formicaio e saranno loro a far razzia!> fiero e orgoglioso come un vero kiriano sa essere, cosa ormai rara di questi tempi. <Piacere di fare la tua conoscenza Sango-san!> un rigoroso inchino fa in modo che un leggero cenno del capo sospinga la nera chioma verso il basso per poi esser scomposta dietro la schiena una volta nuovamente ben dritto. <Sembri un tipo che ha viaggiato molto, ti invidio!> conclude ancora una volta scrutandola con attenzione e rispetto. [Lungo la via] Quel contatto non le ha causato nulla, solo un brivido nel sapere che dovrebbe anche fare il proprio lavoro invero, segnalarlo alle autorità competenti e tutto quello che ne conviene, eppur l'anima è intrisa ancora di quella violenta essenza da mukenin che si è costruita addosso, tanto da divenirne un tutt'uno da cui sembra impossibile scindersi. < Kuro.. > un sospiro semplice il proprio, lasciando che sia il vociare maschile a impregnarne le orecchie di un timbro che inizia a memorizzare, di una voce maschile che ormai manca anche nella propria di casa.. un pensiero fuggente che la estranea per quei pochi secondi, prima di tornare a lui, ancora una volta, al viso simile a qualcuno di conosciuto seppur differente nei modi, nell'espressione, di un'anima che nulla ha a che vedere con quello Hyuga. < faccio parte della Shinsengumi > una piccola ma alquanto vitale informazione che vuole elargire seppur abbia fatto decisamente il contrario di ciò che dovrebbe fare < ma almeno hai trovato .. me > avesse trovato quella rompi scatole di una Saigo si sarebbe ritrovato con venti denunce e un piccolo manipolo di shinobi a controllarlo o anche ricattato, un infinita serie di possibilità che sfumano davanti il proprio sguardo < non inchinarti > sebbene ne appaia quantomeno lusingata < davvero? > ironica la domanda nasce da sè, scostandosi lievemente per scivolare alla vicina bancarella, sfiorando con le punta delle dita sottili e affusolate le lame di quelle armi bianche < invidi una mukenin? > uno sguardo breve, violento che ritorna per scrutarne quel giovane viso forse troppo privo di esperienza, forse arso di conoscenza < questo potrebbe davvero metterti nei guai mio caro > un sorriso beffardo, seppur ne appaia quantomeno divertita da quello scambio docile ma con la sinistra andrà ad afferrare un semplicissimo kunai rigirandolo tra le dita < ho visto molto in passato , quando tutto aveva ancora un senso di esistere e alcuno aveva dimenticato chi fossimo davvero > [chakra on][equip: katana] [Via del mercato] La stretta sul metallo impugnato all'interno della manca viene allentata, il coprifronte con impresso il simbolo della nebbia si scioglie da quel vincolo stendendosi come un vessillo lungo l'esterno del corpo kiriano. Il respiro è regolare e i nervi ormai sono distesi grazie a quell'incontro che ha fatto in modo di poter avere un piccolo sfogo, utile ad evitare che la rabbia repressa lo divorasse dall'interno senza possibilità di scampo alcuna fin quando lentamente ne sarebbe stato consumato. Intanto ecco che nuovamente il proprio nome proferito da quelle labbra lo riporta a lei, a quegli occhi inquisitori che casualmente hanno incrociato il suo cammino per un aspetto che il destino ha scelto per lui, cosi come l'esser questa notte lì in quella via tra quelle armi vendute da gente troppo vigliacca per usarle loro stessi. <Sango-san non ho paura!> lo esprime con forza e vigore seppur il tono permanga basso affinché lei possa sentirlo e nessun altro, non per timore ma per rispetto ed educazione nel non urlare dinanzi una donna per di più adulta, decisamente in là con gli anni, forse troppi sulle spalle e sul viso, una quasi vecchietta probabilmente o magari sono soltanto le luci (?), sicuramente un fascino ed un'eleganza innati le appartengono. <Cosa possono togliermi?! Le vesti che ho addosso, questo pezzo di metallo o la mia stessa vita?!> retorico in quel dire che lascia ben intendere come la pensa. <Una muk...> non lo sapeva ma si zittisce per poi sorridere, sereno in quell'espressione che colora la tela sul suo volto con un'aria sicura di se. <Invidio la libertà si... il far prevalere i propri diritti...> piccola pausa giusto per riprender fiato e dunque continuare il proprio dire <... con la forza se è il caso!> una scintilla illumina lo sguardo. <Io ti invidio si!> rimarca quella dichiarazione <Un giorno sarò forte abbastanza da andarmene da qui, lo giuro!> la determinazione divampa dentro di lui. <Non ho altri scopi che trovare una delle lame leggendaria appartenute al villaggio e farne prevalere la lama contro i suoi nemici!> nuovamente i pugni si serrano tra loro lasciando che le nocche ferree so stringano tra esse. <E lo raggiungerò quanto è vero che un giorno farò pagare a quel ninja della sabbia la sua sfrontataggine!> non si capisce di cosa parli, un'altra storia probabilmente. [Lungo la via] < dovresti invece! > ancora una volta che si infervora, come lo sguardo che diviene intenso modificando il mare che le appartiene in favore di un fuoco violento che sente ardere sotto la pelle, nelle vene che la compongono, nel chakra attivo dentro di sè che sente violarla come onde di uno tsunami perfetto. < possono toglierti la libertà di poter parlare e pensare > la gabbia, quella che sempre le ha dato timore, ben più della morte stessa affrontata come una madre amorevole atta a sollevare le spalle da pesi e dolori che mal porta ancora con sè, come un peso opprimente a toglierle il respiro e la serenità che ancora non è riuscita a raggiungere nemmeno nel creare infine quel nindo che sempre ha desiderato, adesso quasi vuoto ancora una volta < e dove vorresti andare? La fuori non è rimasto che niente, solo morte > sfiancata da quelle parole sentirà le spalle sottili ammorbidirsi, così come la voce trascinata in avanti e l'espressione che diviene umana, quasi materna < per uscire da qui non serve nulla, puoi varcare le soglie di queste mura in qualsiasi momento. Ma il sopravvivere la fuori , è quella la vera lotta > cosa potrebbe trovare al di fuori ? Nulla, solo la natura selvaggia e incontrollata, eppur una smorfia si palesa all'angolo di quelle labbra < non sei il solo che vuole uscire, non sarai l'ultimo di certo > un sussurro caldo, intimo, quasi a volerne violentare l'anima e infilarsi sotto la sua pelle per farne parte, prendere per sè la sua essenza e cibarsene, egoista e orrenda creatura che è divenuta < ho sentito delle storie, di antiche armi nettamente superiori a questi giocattoli > perchè regge ancora in mano un kunai che potrebbe spezzare la vita di quel kiriano in un attimo, eppur lo lascia cadere in un piccolo fragore metallico insieme ai gemelli esposti < Suna ?> solleva interessata quel sopracciglio, delicata nel viaggiare ancora una volta lungo il viso di un giovane uomo, prendendo per se quei lineamenti delicati e dolci , belli senza dubbio < non farti ammazzare prima del tempo.. chissà, magari potresti essere utile un domani > una speranza o semplicemente tessere ancora una volta di nuovo la propria tela, e muovere come un tempo le pedine sulla propria scacchiera. [chakra on][equip katana] [Via del mercato] Che la ninja sia il fulmine che illumina la notte per il kiriano?! Forse è proprio cosi, di certo una figura di spicco che mai sperava di incontrare in quella passeggiata serale che altro scopo non aveva inizialmente se non quello di stendere i propri nervi, conscio di non poter far visita alla tomba di un caro amico il giorno dell'anniversario della sua morte, privato di questa possibilità da una debolezza e un governo che lo tengono imprigionato lì all'interno di quelle mura. <Come me la toglieresti?! Sango-san non ho paura, solo una grande voglia di rivalsa e ci riuscirò o morirò tentando... meglio di essere uno schiavo!> deciso e autoritario in quel dire che mai perde di rispetto verso l'altro che appella con i dovuti modi. <Lì fuori c'è la mia terra, il villaggio dove i miei avi hanno versato il loro sangue e irrigato con amare lacrime i campi della nebbia!> l'osserva per provare ad entrare in qualche modo in empatia con lei, farle provare ciò che il suo cuore in fiamme sente in quel momento. <So benissimo che lì fuori è l'inferno e sarò pronto quando quelle fiamme mi investiranno!> di certo la determinazione non gli manco e lo si legge nel suo sguardo cristallino come gemme preziose incastonate nella roccia. Ad ogni modo il sentir proferire, nominare quel flebile riferimento a delle armi troppo leggendarie per esser perfino nominate nello specifico, il suo sguardo si accende ulteriormente. <Sono loro che cerco, antichi metalli pe ripristinare un'antica gloria.> conclude andando a proferir parola riguardo Suna e colui che cerca. <Un giovane ninja della Sabbia... Garciatsuke!> specifica <indossa sandali scuri con calze bianche, un copricapo in tessuto e strizza sempre lo sguardo... ah è possiede un accento del sud che tralascia le consonanti... te lo descrivo cosi semmai lo incontrassi potresti dirgli che Kuro della nebbia lo cerca!> serio, troppo. <Ad ogni modo cosa ci sia nel mio futuro non lo so... ma so cosa voglio del presente e lo prenderò!> finisce lasciandole nuovamente la parola. [Lungo la via] Un movimento lento, la destra libera quella più vicina alla figura del genin si solleverebbe una nuova volta, lasciando che solo indice e medio rimangano distesi e il resto della mano chiusa dolcemente in quel piccolo pugno privo di forza. Un movimento che può esser visto senza problemi e che giungerebbe a lui, alla sua fronte poco sopra le sopracciglia e al suo centro < meglio che tu non lo sappia > segreti, troppi segreti, e quelle prigioni orrende al centro di un celestiale mondo moderno non sono che l'ultima visione di molti prima di morire nelle atrocità di pazzi maniaci, di esperimenti oltre la moralità umana da dimenticare e cancellare. Si impregna anche lei di quell'essenza così violenta, lasciando il tocco di quella pelle che conserva sulla punta delle dita, quelle che potrebbe utilizzare per togliergli la memoria, cancellarla, cambiarla, esser per lui nulla di più che un angelo divino venuto per salvare la sua anima < comprendo il tuo desiderio > davvero? < è lo specchio del mio > quel flebile sussurro intriso di malinconia ne sporca l voce ancora una volta, violento l'animo nel suo mutare così velocemente, di emozioni che la impregnano totalmente < dunque qualcuno a cui il passato interessa è rimasto ancora > pochi, son veramente pochi coloro che vogliono evadere da quell'ammasso di mura enormi che blocca lo sguardo all'orizzonte più lontano , sorpresa, lieta nel saperlo < sei uno spadaccino dunque? > la sinistra che scivola a sfiorare l'elsa della lama che rimane celata ancora, l'interesse che dilaga per qualcosa che forse può unirli , apprendendo anche a suo modo la descrizione di quel Garciatsuke < cosa ti ha fatto per meritare il tuo astio? > curiosa, impicciona, mai in grado di stare al proprio posto ma finendo per interessarsi a cose che davvero non la riguardano < e cosa volete nel presente giovane Kiriano? > non v'è divertimento nell'appellarlo in quel modo, solo vecchie maniere di un Sensei ormai andato in pensione. [chakra on][equip Katana] [Via del mercato] La notte si fa fonda, autoritaria con quel manto che quasi occulta le luci stesse dei banchi degli armaioli che iniziano in parte a racimolare la merce per ritirarsi alle loro case, stanchi dell'ennesima giornata di lavoro e per come la vede il kiriano, di schiavitù. Intanto il tocco della chunin direttamente sulla fronte ne riporta violenta l'attenzione ad essa, una nuova perla di saggezza che mette in guardia un qualcuno che tutto cerca tranne che starsene buono e tranquillo. <Davvero puoi capirmi Sango-san?!> retorico, come se non lo sapesse che l'altra rispecchia quella volontà che lui grida ai venti senza remore alcuno, ingenuo e incosciente, troppo per i tempi e i pericoli che può correre affermando simili idee, ma la libertà, quella è la più grande vittoria di tutte e dunque non si fermerà. <Il passato è ciò che rappresenta non è altro che il riflesso di quello che siamo... la nostra storia e il sangue versato per i diritti conquistati... come si può dimenticare?! Lo stesso poter essere vivi e respirare è un dono che dobbiamo a coloro che giacciono privi di tomba in quelle care e lantane terre!> lungo, lunghissimo dire da parte del kiriano che esprime ancora una volta il proprio pensiero. <Provo ad esserlo... lo sarò!> uno spadaccino intente, si allenerà molto per divenirlo, il migliore. <Un giorno ti racconterò quella storia, sempre che il mio passo incontri nuovamente il tuo e fossi interessata ad ascoltarla!> la tiene sulle spine cogliendone la curiosità, che quello sia un modo banale quanto efficace per rivederla ancora una volta. <Per quanto riguarda me, io come detto desidero divenire più forte, proverò con le mie forze a farlo e quando ci riuscirò, perché io ci riuscirò, proverò a cambiare le cose a costo della mia stessa vita... ma prima devo divenire più potente per avere il diritto di crearmi questa possibilità!> le nocche della destra si serrano lasciando libero solo il pollice che ora mira il petto. <Puoi contarci!> sicuro di se oltre ogni limite, di certo ancora una volta dimostra che la determinazione è tra i suoi punti di forza. <Ora si è fatto tardi e devo sbrigare una commissione importante!> deve dare del cibo ai poveri gatti randagi al limiti delle mura, solo che forse orgoglioso e virile si vergogna a dirlo, ma è un compito che ormai da giorni svolge con contentezza, il rendersi utile dove altri si rifiutano di farlo. <Spero di rivederla Sango-san!> un leggero inchino in segno di rispetto lo fa concedere dopo averla salutata, un passo lento e deciso che lo porterà man mano verso ovest ove svanirà per i vicoli secondari dello stesso distretto, non prima di aver sentito qualsiasi cosa l'altra abbia da dirgli per arricchire quella che è stata di certo una serata proficua. [Lungo la via] Può davvero capire il suo animo e il suo desiderio? < sì > una singola parola, seppur taccia sulle motivazioni che invece portano lei ancora a incedere sul passato, impossibilitata ad andare avanti, a rendersi libera per vivere una vita quanto meno semplice, priva di rischi e violenza . Ode il suo dire seppur ascolti adesso senza interromperlo, lasciando alla sua voce la possibilità di riscaldare una sera sempre più fresca e sempre più vuota, quando ormai le anime che s'accingono per quelle strade non sono altro che poche, quando la malavita prende piede gli onesti si rifugiano tra le mura delle loro tiepide case. Sorride, forse per la prima volta davvero davanti quella determinazione < spero di non doverti vedere senza vita ,non anche tu > quel suo anche è doveroso da dover pronunciare, quando appare d'innanzi a sè la visione del suo corpo spezzato e privo di vita , volontà, lo spezzarsi di un ennesima anima a cui non vuole dover dare troppo peso, ha smesso ormai di preoccuparsi del prossimo preferendo il puro sano e malsano egoismo per solo se stessa. <vedremo se ci riuscirai, Kuro > un giorno, un tempo avrà modo di vederlo ancora magari < vieni nel quartiere di Amegakure, ti mostrerò parte della storia di un kami > Pain ancora si erge prepotente con il suo rinnegan in una statua degnamente creata in suo onore. Quello sarà il suo saluto, un breve cenno prima di voltargli le spalle nella direzione opposta a quella di Kiri, e il corpo inizierà quella sua corsa naturale, saltando lungo quelle case basse e fatiscenti, l'ultima cosa che rimane di un villaggio antico e prestigioso, ridotto adesso alla più orrenda delle povertà < lo devo a me stessa > un sussurro che si perderà nella corsa e nel vento, quando il manto scuro che cela parte del proprio corpo non diverrà altro che una macchia per pochi secondi. Deve tornare a casa, li un calore immenso l'attende in una culla. [end]