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L'orgoglio di un Lupo

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con Furaya, Kan

Tumultuoso il tempo odierno, una tempesta si abbatte in quel di Konohagakure, o meglio, nel distretto Konohano. Fulmini, tuoni e lampi illuminano il nero cielo in questa giornata. La vita nel distretto risulta assente, nessuno per le strade, i negozi sono quasi tutti vuoti, nessuno esce con una tempesta simile e le strade si mostrano totalmente fradice, bagnate con numerose pozzanghere nei dintorni. Il destino ha voluto che Furaya si svegliasse con una sensazione straniante, con il desiderio di recarsi al monte dei volti di pietra e, forse, questo può essere un primo sentore. Il richiamo di qualcosa la sta spingendo in quella direzione eppure la sensazione non la vuole al di sopra del monte bensì, arrivato ai suoi piedi, sull'estrema destra, si affaccia l'anfratto di una caverna totalmente buia, prima di qualsivoglia illuminazione. L'interno di essa è umido, le pareti son bagnate ed un freddo insensato si evince non appena la soglia è varcata. All'interno uno strano odore di chiuse emerge oltre ad un leggero odore di putrefazione imminente, probabilmente viene usata come metodo per nascondere i cadaveri di qualche animale, forse anche di qualche essere umano? Non possiamo saperlo con certezza, dopotutto, nessuno vi entra mai. Tale caverna è nascosta da dei cespugli, trovarla non è così semplice nonostante dinanzi alla vista di chiunque ma è proprio questo il miglior nascondiglio. Larga all'incirca 5 metri e alta 3 metri e mezzo, abbastanza spaziosa da ospitare ben più di qualche persona. Il corridoio è lungo, privo di intoppi ed è qui che comincia il viaggio di Furaya Nara alla scoperta della verità. [AMBIENT]

12:33 Furaya:
 Una strana sensazione l'ha svegliata durante la mattinata con la pressione di dirigersi immantinente verso un punto specifico del settore konohano. Non riesce a comprendere chi e cosa possa averla condotta in quel punto, ma un presentimento potrebbe anche averlo. Chiaramente, non vuol fasciarsi la testa come suo solito con qualunque premessa e accaduto la sua mente possano partorire. Per tal ragione, ha soltanto espresso l'intenzione di recarvisi anche al suo corpo, alzandosi, preparandosi ed uscendo. Attorno alle gambe, calza un paio di pantaloni neri skinny, privi di ulteriori fori ad altezza delle ginocchia, così da restare quanto meno coperta e sobria. Una cintura in cuoio d'egual cromia e dalla fibbia argentata ne stringe l'indumento in vita, onde evitare che le scivoli o che si smuova, al cui fianco mancino viene agganciato un fodero contenente la sua fedelissima katana – l’unica rimasta. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno ben tre kunai. Sul gluteo posteriore dall’opposto lato, sempre agganciata alla cintura di cui sopra, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Ai piedi, calza un paio di stivaletti scuri, dalla suola spessa in gomma ed un tacco quadrato che la eleva per qualche altro centimetro. Sono piuttosto comodi invero, inoltre la slanciano quindi ha preso due piccioni con una fava. A coprire l'addome, invece, v'è un maglioncino bianco infilato nei pantaloni, cosicché sia anch'esso piuttosto aderente al corpo della giovane, dalle maniche lunghe ed il collo tondo. Per ultimo, ma non per importanza, un lungo kimono nero dai fiori ciliegio disseminati lungo tutta la tela - comprese le maniche che vanno ad allargarsi dal gomito in giù, nascondendone persino le mani - ne copre le spalle sin ad oltrepassare i glutei. Sul petto – sotto i vestiti – è stato posto un ulteriore fuda, al cui interno è invece sigillata la sua nuova arma: la spada di Chakra, ch’è in realtà soltanto un manico nel quale è possibile trasmettere il proprio Chakra. Tra i capelli rosei, incurante del tempo e della società attuale, splende il suo coprifronte raffigurante il simbolo di Konoha con tutti i relativi segni d’usura e di graffio. Un pendaglio raffigurante il ventaglio del Clan Uchiha è costantemente presente al collo della donna, mai rimosso per ragione alcuna. La strada che ha intrapreso sembra portarla nei pressi d'una grotta, d'un presumibile nascondiglio in mezzo ai cespugli. Si sporgerebbe nel tentativo di adocchiar l'interno o le forme di possibili esseri viventi lì nascoste. Sfrutterebbe maggiormente l'udito e la vista, evitando - almeno per il momento - di parlare, di muoversi o di farsi sentire. La mandritta però volgerebbe al centro del petto, restando pronta all'eventuale utilizzo d'una tecnica o di qualunque altro genere di attacco sia necessario alla sua autodifesa - chiaramente se ve ne sia qualche ragione. [ Chk On ][ Equip alla prossima, giuro]

La tetra grotta si presenta spoglia alla vista ed all'udito di Furaya, dalla propria posizione non riesce a vedere nulla, non perchè non ne sia in grado ma per via della luminosità completamente assente. L'udito al contrario qualcosa riesce a percepire, in maniera distorta, priva di linearità ma cos'è questo qualcosa? Un flebile ringhio proveniente da non si sa bene quale distanza, difficile poterlo capire ma sicuramente ben oltre i 30 metri. Per quanto le facoltà mentali della donna siano elevate ed eccelse, anch'esse posseggono un limite di chiarezza nelle situazioni, questo è uno di quei casi. La prudenza non è mai troppo, decisamente ma la sensazione permane, il proprio corpo spinge per entrare, per varcare la soglia incamminandosi all'interno. La mente ragiona da sola e solo con il passare dei minuti l'udito riesce a percepire qualcos'altro. Come la voce di uno spettro dei tempi andati "Furaya" il di lei nome riecheggia in maniera flebile raggiungendola appena, un richiamo la cui provenienza è impossibile da definire. Qualcuno la sta chiamando a se, qualcosa la desidera ed è a conoscenza della sua presenza, forse può anche vederla o forse no, non è dato saperlo, non a lei quanto meno. Il nuovo mondo ha messo in piedi un piano ben preciso, si sta muovendo verso una direzione definita riordinando tutti i tasselli andati perduti. La pioggia continua a battere, il crine rosato della donna è fradicio, le di lei vesti sono fradice, letteralmente aderenti all'epidermide corporea rendendo i movimenti più difficoltosi rispetti a normali situazioni "Furaya" ennesima volta in cui la flebile voce ne pronunzia il nominativo, dal profondo di quella caverna. [AMBIENT]

13:08 Furaya:
 C'è qualcosa all'interno di quella grotta. Ne coglie le sfaccettature, quelle sottili simili ad un ringhio. Continua a bagnarsi dalla testa ai piedi, scostando infastidita una ciocca di capelli appiccicatasi sulla fronte. La sistema al di sopra del capo, in modo che non le sia di intralcio ulteriormente. Gli occhi di ghiaccio fissano con insistenza l'interno della grotta, come se fossero capaci di tendere l'oscurità che da essa proviene e in essa dimora. Inspira profondamente, avvertendo la sensazione dentro di sé che la costringe ad avanzare, ad entrare, come se vi fosse una calamita dal polo opposto alla sua che la richiama con insistenza. Non si aspetta qualcuno di conosciuto, forse un'entità che vuol prendersi gioco di lei. Ce ne sarebbero di diverse generate anche solo dalla sua testa, d'altronde. Muove i primi passi all'interno della caverna con l'obiettivo di farsi luce. Comporrebbe al centro del petto due singoli sigilli: drago e capra. Dopodiché convoglierebbe il Chakra di tipo Katon lungo la leva superiore destrorsa. Quivi, farebbe letteralmente comparire una piccola fiammella dal palmo della propria mano. Dovrebbe essere in grado di illuminare sia l'interno sia il suo volto al possibile avventore nascosto lì dentro. Chiaramente, l'attivazione della tecnica è da ritenersi successiva all'entrata nella caverna, evitando appunto di dar fuoco a quei cespugli che la nascondono. <Chi mi chiama?> Esordisce, mantenendo l'espressione dura e seria che ha di solito quando la situazione diviene complicata e ha necessità di comprendere dapprima l'entità e l'identità del nemico. <Fatti vedere, non intendo mettere a soqquadro una caverna interna.> Non ha tempo da perdere e detesta particolarmente chi gliene fa perdere. Tralasciando che avrebbe potuto far anche tutt'altro durante la mattinata, come andare avanti coi propri lavori piuttosto che consumare chakra per farsi luce. Grazie alla fiammella generata ovviamente, vorrebbe anche adocchiar meglio le mura interna, tracce, la presenza effettiva di qualcuno tra quelle pareti di roccia. È ovviamente accorta, mantenendo ben alta l'attenzione ed utilizzando l'udito per quanto concerne le sue spalle, così da essere sempre all'erta e non farsi cogliere impreparata. [ Chakra - 6pt ][ 1/4 — Avanzamento + 2/4 — Manipolazione del Katon ]

La donna penetra nella caverna attivando una delle sue tecniche, il fuoco illumina il passaggio, non tutto ma esso permette di avvedersi un po' della strada posta frontalmente. Non vi sono tracce e la caverna è fatta puramente in roccia, scavata nella montagna dei volti di pietra ma essa ha una particolarità. Avanzando la Nara potrà notare come essa si allarghi, divenga più alta e dopo una ventina di metri percorsi si ritroverà in uno spiazzo all'interno della medesima caverna. Tale spiazzo è totalmente buio ma al centro di esso ricade acqua, la pioggia ed una veloce occhiata può permettere di notare un singolo buco da cui possono passare i raggi solari. Lo spiazzo è circolare, privo di vie, difatti, vi è un'unica entrata ed un'unica uscita ma la larghezza? Il raggio di tale posto è di 10 metri per un diametro totale di 20 ed un'altezza pari a 10 metri a propria volta. In apparenza essa si ritrova da sola, senza nessuno ma a davanti a se, improvvisamente, una coltre di fumo si manifesta, un fumo sottile dal quale ne esce una zampa gigante, una zampa relativa ad un cane e la puzza emanata è la medesima, cane bagnato. Lenti i passi della creatura la cui altezza giunge a 4 metri, manto argentato, impregnato di cicatrici su tutto il corpo, Fenrir avanza, fiero ed orgoglioso dinanzi alle iridi di Furaya. Tra le fauci una zampa di una chimera ancora fresca, da poco scattata, muso sporco di sangue le cui gocce discendono sul terreno. Occhi fissi sulla ex Kage andando a sputare sulla sinistra l'arto e soffermandosi ad un singolo metro da lei; in piedi, sospira, in piedi l'osserva ergendosi <La decadenza di Furaya Nara nuovamente davanti ai miei occhi> etichettandola, parla, esprime la propria volontà in quel modo <Credevo fossi morta> nient'altro, un unico commento il suo alla volta della donna sostenendone lo sguardo in tutto e per tutto. [AMBIENT]

14:48 Furaya:
 Grazie alla tecnica pre-attivata, riesce ad osservare meglio la caverna nella quale si trova ospite quest'oggi. Manterrebbe comunque l'arto destrorso sollevato affinché quella luce possa mostrarle la via. La radura - o qualcosa del genere - s'apre davanti ai suoi occhi nella sua maestosità. Poca la luce che filtra dall'alto, anche a causa della pioggia e delle nubi che permangono addensate in quell'anfratto creato naturalmente... o forse no? D'un tratto, una piccole coltre di fumo appare d'improvviso esattamente come quella della tecnica del richiamo. Dalla stessa, sbuca fuori una zampa animale piuttosto grandicella tale da poterla affibbiare a quella d'una chimera - se solo non fosse paragonabile al manto grigiastro d'un lupacchiotto di sua conoscenza. <Fenrir...> Esclama in un soffio d'aria che le svuota i polmoni, sollevando il capo a causa dell'altezza altrui decisamente superiore a quella della fanciulla per almeno due metri e mezzo. Sicché la visuale sembra migliorare, decide di disattivare la tecnica utilizzata per farsi visione poc'anzi. Sorpresa dal trovarsi di fronte il Re dei Lupi in persona - con anche un regalino tra le fauci, sceglie di replicar dapprima con un lieve sarcasmo nel timbro vocale. <Oh, un regalo per me? Non dovevi.> Sfacciata invero, ma comunque rispettosa nello sguardo e nell'espressione che gli rivolge, mostrandogli appena un sorrisetto circostanziale, unendo le braccia dietro la schiena. Sosta di fronte a questi con lo sguardo sollevato poiché incapace di piegare il capo - troppo orgogliosa per farlo, nonostante vi sia una bestia regale a neanche un metro di distanza da sé. L'odore di pelo bagnato ne permea le narici, un odore al quale v'era abituata tempo addietro e che adesso le fa storcere leggermente il naso. <Decadenza un par di palle> Aggrotta le sopracciglia, sollevandone poi di rimando uno con far interrogativo, pur non esprimendo appieno la domanda che vorrebbe fargli - come se s'aspettasse qualcosa da lui. D'altronde, l'ha fatta dirigere sin lì senz'alcuna ragione? Non sarebbe da Fenrir. <ho lo stesso corpo di dieci anni fa.> Ma non la stessa potenza. Quest'è assolutamente un dato di fatto e n'è consapevole, tuttavia non deve dimostrare d'essere debole nei confronti di chi la reputa già in decadenza. Lei è fiera, lei è forte. E' sempre stato un guerriero e non cesserà d'esserlo neanche in faccia alla morte. <Lo credevano un po' tutti, ma nessuno ha avuto l'ardire di venirmi a cercare. Sono stata cristallizzata dieci anni sotto terra. Non la migliore delle tombe, in effetti.> Mormora con una scrollata di spalle, assicurandosi d'aver sempre il collo lievemente inclinato all'indietro così da fissar l'interlocutore in ogni istante - parola dopo parola. <Vedo che te la passi bene. Dove sono gli altri?> Riferendosi ai suoi cuccioli - al di lui branco, ch'era un po' anche il suo. [ Chk On ][ Manipolazione Off ]

Posizione eretta del sovrano dei lupi dinanzi la ex Kage al cui nome non risponde ne all'ironia da lei proferita sollevando appena le fauci mostrando parte delle zanne. Esse sono come lame pronte a recidere la carne del nemico in qualunque momento eppure il dire della Nara riesce a rendere perplesso anche qualcuno come Fenrir le cui iridi non vengono discostate dalla Yoton acquisita. Il silenzio permea inevitabilmente quel momento lasciando passare parecchi secondi prima di rispondere mentre ricomincia a camminare, i passi fatti risultano lenti girando intorno alla donna; le zampate sono relativamente poche, basta un niente a compiere un giro completo <Stesso corpo ma una testa schiacciata, piegata alla volontà del popolo, piegata allo scorrere degli eventi> il tono vocale è calmo seppur mischiato ad un sopperito ringhio nel continuare quel giretto di osservazione. Sbuffa aria dalle narici, un getto abbastanza forte da scostare la rosa chioma altrui e con essa parte del Kimono da lei indossato. L'interruzione ha una fine lasciandola parlare, esprimersi in merito alla di lei presunta morte ma nell'apprendere quanto da lei passato, inevitabile la risposta <Queste sono le conseguenze del fallimento dettato dalla tua innata debolezza, Furaya> ponendo l'accento sul nome, un tempo grandioso, rispettato da tutti ma adesso sinonimo di degrado, di morte, centro del disprezzo comune verso i ninja del passato <Stanno combattendo l'apocalisse abbattutasi su questo mondo a causa vostra> prendendo un piccolissimo momento di pausa <Quegli esseri infangano la nostra terra> papabile il disprezzo nei confronti delle chimere e della presenza sul mondo conosciuto. [AMBIENT]

15:30 Furaya:
 L'ironia e il sarcasmo che hanno fatto capolino pochi istanti prima vengono spazzati via dall'austerità del Re e dalle parole successive. E' come se la sua coda avesse sferzato l'etere assieme a quella patina d'autoironia della rosata. Neppur fosse una posa militare quella da assumere per lei, la donna si pone con la schiena ben diritta e le spalle rilassate. Le braccia vengono piegate sul petto, spostandole in avanti. Le gambe ben divaricate le permettono una postura più equilibrata. <Evidentemente la vecchiaia avanza anche per te, mio Re> No, non v'è assolutamente scherno nelle altrui parole, soltanto un dato di fatto per via del commento che ha appena posto nei confronti della donna. <per non aver saputo interpretare le mie intenzioni.> Solleva il mento, austera a sua volta. Continua ad ascoltarlo, seguendolo con lo sguardo nell'istante in cui lo vede muoversi nei dintorni. Il ringhio proveniente dalla sua voce graffiante la fa rabbrividire - il brivido della battaglia, della caccia, del gelo che permea da ogni suo sguardo incattivito. Si riconosce in quella bestia ben più di quand'egli possa immaginare. <Sono assolutamente consapevole d'aver portato questo mondo alla rovina con la mia spassionata ricerca della pace - fallimentare, certo. Credi che questo mondo possa ritrovare la pace? Pensi che tra le mura ve ne sia davvero?> Sono domande retoriche le proprie, assottigliando lo sguardo poiché ha certamente toccato un tasto dolente l'altro - non per questo vuol dargliela vinta come se niente fosse. <Ho combattuto in virtù dei miei ideali e non me ne pento. La guerra di dieci anni fa andava affrontata e ricordo perfettamente quant'eri felice: è ciò che tu stesso aneli.> E' per questa ragione che sono così simili tra loro. Ambedue desideravano soltanto l'ardore della battaglia, il sangue che cola sul corpo che ti fa sentire ulteriormente vivo, l'adrenalina ch'entra in circolo e che non ti fa sentire alcun dolore. Solleva poi una mano con tanto di indice per correggere l'ultima affermazione ch'egli ha graffiato fuori dalla gola. <Per il branco, sono felice che non abbia perso il suo orizzonte.> Hanno sempre combattuto ed erano bravi nel farlo. D'altronde, Fenrir s'è appena portato dietro una zampa d'una chimera strappata viva dall'essere immondo che impesta le terre esterne. <Se ti riferisci agli umani, nessuno di loro sta combattendo l'apocalisse di cui fai menzione: specialmente chi è sopravvissuto. Credono che vivere all'interno di queste quattro mura sia finalmente la pace che cercavano anni or sono. E nessuno fa niente per ribellarsi alle creature che hanno preso possesso del mondo là fuori.> Asserisce, narrando quello ch'è il suo punto di vista con la solita serietà che ne prende i lineamenti, indurendoli durante il disquisire. Ma non ha di certo terminato. Proseguirebbe qualora non venisse interrotta dalla bestia. <Io, al contrario, voglio riprendermi la nostra terra - intendo ripulirla. Lasciami combattere al fianco del branco!> Allarga le braccia verso l'esterno, sgranando gli occhietti chiari perché ha trovato quella ch'è la sua vocazione. Combattere - come sempre è stato. [ Chk On ]

Solleva il Re un "sopracciglio" al dire di Furaya, un'insolenza avanzata pur con un certo rispetto eppure il lupo tace ascoltando il verbo proferito dalla Nara mentre arresta il proprio passo soffermandosi dinanzi al di lei sguardo. Cessa quel moto dopo averla osservata in tutta la sua interezza. Ovviamente non risponde alla retorica di quei quesiti, la risposta vien da se e non necessita di una voce esterna per chi già la conosce <Oh si e in questi dieci anni non ho fatto altro che pensare al giorno in cui avremmo mosso guerra contro quegli esseri. I miei figli e le mie figlie sono in fermento> lingua fuoriuscita dalle fauci per leccarsi le labbra, la bocca al solo pensiero, visibilmente eccitato nello sguardo con le pupille talmente piccole da risultare forellini <Il branco non è mai cambiato> andando a specificare al meglio quell'affermazione ma poi la conversazione prende una piega del tutto diversa parlando degli umani. Le conoscenze di Fenrir non sono note ma tali parole non scatenano in lui sorpresa bensì consapevolezza sulla veridicità di quelle frasi <Lo so, vedo tutto e sento tutto. Gli esseri umani si sono rammolliti e non passerà molto prima che il genere umano si estingua, di questo passo> pronosticando sadicamente il loro destino, un futuro prossimo praticamente certo se non fanno qualcosa ma è il successivo dire a scatenare qualcosa nel Re. La richiesta di Furaya porta il vociare di lui a divenire un vero e proprio ringhio, famelico, rabbioso <Tu hai smesso di combattere, hai piegato la testa, non sei più degna di far parte del branco> ringhiando, alzando il tono vocale mentre solleva la zampa destra dal terreno. Gli artigli di essa son puntati sulla ex Kage, velocemente l'arto animale tenta di abbattersi sul corpo di lei, precisamente sul busto, poco il tempo a disposizione per poter far qualcosa evitando di prendersi la furia del Re. [AMBIENT][2/4 per la difesa]

16:17 Furaya:
 Si premura di non perdersi alcuna parola del discorso fattole dal capobranco - quello vero, di cui ha preso vagamente il nome al suo ritorno nelle terre dei vivi. <Dunque, durante questi dieci anni non hai fatto altro che combattere, deduco. Eppure quelle bestie non demordono, paiono non diminuire neanche per sbaglio.> Come a sottolineare che pur combattendo avrà necessità d'un supporto, di qualcuno che sia stato forte abbastanza un tempo e che possegga tutti i requisiti necessari per aiutarlo nell'estirpare quelle bestie. D'altronde, ha già preteso di combattere assieme al branco, ma il lupo alpha non sembra essere particolarmente concorde con questa richiesta. Non n'è neppure sorpresa, poiché s'aspettava una reazione del genere da parte sua. <Posso e voglio dare una mano al branco. Voglio rivedere i miei compagni.> Poiché alla fin dei conti son sempre stati questo: delle bestie che collaboravano con lei, che l'aiutavano - un branco, sì, ma dapprima dei compagni che sapeva non l'avrebbero mai tradita rispetto agli umani che, di contro, l'hanno fatto più d'una volta. <E non cambierà.> E' impossibile che cambi perché son nati per far la guerra, per affrontarla con tutti i pro e i contro del caso. Si capiscono - sono entrambi battaglieri e non hanno mai piegato la testa di fronte al nemico, sancendo la sconfitta. Lei, però, al contrario è caduta durante la guerra più grande ed importante, senza morire. <Concordo con te. Per questo, sono decisa ad uscire dalle mura per combatterle.> Glielo ripete, glielo ripeterà sin all'infinito fin quando non l'accetterà di nuovo nel branco, finché non le permetterà di combattere ancora con loro e tramite loro. Sgrana gli occhi color ghiaccio - così simili a quelli altrui - quando Fenrir sancisce in definitiva che non può far parte del branco, che ha smesso di combattere. Un ringhio proviene anche dalle fauci della donna, la quale andrebbe a sguainare senza remora alcuna la katana che tiene al fianco mancino. Stringerebbe salda la presa sull'elsa tramite la destrorsa mano, sollevandola in orizzontale di fronte al proprio guardo. Il piatto della lama sarebbe rivolto verso la zampa in rapida discesa - come se tramite questo gesto fosse sicura di poterla fermare. <IO> Divaricherebbe le gambe, portando la leva inferior sinistra indietro rispetto alla specular opposta. Fungerebbe da sostegno per il corpo che verrebbe spinto all'indietro dall'altrui ferocia, mentre la gemella, col ginocchio piegato a formar un angolo di novanta gradi, ne sosterrebbe il peso e la guardia, affinché non possa e non debba muoversi dalla posizione appena assunta. Il baricentro basso favorirebbe la stabilità del corpo, mentre le braccia alzate porterebbero l'arma in contrapposizione agli artigli e ai cuscinetti della bestia. <VOGLIO COMBATTERE!> Digrigna i denti, provando a spingere il piatto della katana alla di lui volta con la mancina che presserebbe proprio contro quest'ultima così da usarla come scudo, provando a spingerlo via - con quella poca forza d'un tempo che le resta. <E TU> Irrigidisce la muscolatura dei fianchi e dell'addome, tenendola ben contratta. La testa risulterebbe essere incassata tra le spalle, le quali rigide vorrebbero riuscire a contenere la potenza del Re. <NON MI PIEGHERAI!> La testa e lo sguardo... sempre rivolte agli occhi gelidi di Fenrir. [ 2/4 - Parata ][ Chk On ]

L'ira funesta del lupo si abbatte su Furaya la quale negli occhi dell'animale può notare la furia e l'intento omicida. Non importa quanto fossero alleati in passato, non importa il rispetto di un tempo, adesso, dopo dieci anni, le cose sono cambiate. Lei è svanita nel nulla, ha fallito dinanzi al mondo intero e Fenrir non può accettarlo, non può credere al suo professarsi donna di un tempo. La zampa ricade sulla Nara il cui unico intento è difendersi, per tale motivo la katana viene estratta, il piatto di essa puntato verso la zampa nel blando tentativo di arrestare il colpo. I cuscinetti, gli artigli si abbattono sull'arma la cui resistenza risulta sorprendente, capace di spingere il Re a dar sfogo a tutta la propria forza; spinge la zampa contro la lama, un primissimo crack, un secondo ed inevitabilmente essa si spezza a metà sotto gli occhi della Nara-Yoton eppure tale resistenza è bastata a salvarla da una brutta fine, difatti gli artigli impattano sulle di lei vesti strappandole senza troppi problemi, in profondità andando a scoprire il nudo corpo. Il petto viene messo a nudo in parte lasciando intravedere gran parte dei seni, il petto e sprazzi di ventre. Sangue cola dall'epidermide, il graffio avviene ma di poco conto, quella katana ha bloccato l'attacco il giusto evitandole una morte quasi certa. Dinanzi agli occhi del Re ella permane in piedi, combattiva, non piegata. Violento il sospiro dell'animale nel notare un dettaglio fondamentale <Forse qualcosa è rimasto> ringhiando quasi soddisfatto nel constatarlo <Ma voglio una prova di ciò Furaya> prendendo un po' di tempo, lasciandole assimilare tutto quanto <Non ti penti di aver combattuto per i tuoi ideali, non ti penti di quanto hai fatto> parole precedentemente enunciate dalla donna stessa <Dillo anche a loro, a Konoha> ecco la prova da superare <Guardali in faccia, guardali tutti quanti negli occhi, occhi di chi ha perso figli, genitori, di chi si è ritrovato senza nulla e di loro che non ti penti di nulla, che sei fiera di quanto fatto. Di loro chi sei e cosa vuoi fare> una vera e propria prova per l'orgoglio <Dimostrami quanto tu non sia disposta a piegarti e tornerai a far parte del branco> divenendo, poi, silenzioso. [AMBIENT]

17:08 Furaya:
 Incurante dei rischi che corre e che ha potuto correre nel difendersi da un attacco del genere con quell'arma, quest'ultima viene difatti distrutta dalla furia e dall'intento omicida del Re. Le si spezza tra le mani, facendole schioccar la lingua contro gli incisivi a causa del fastidio. Dovrà forgiarla ancora - più resistente di prima. <Non hai perso la tua potenza, mio Re.> Abbassa gli arti una volta constatato che non attaccherà ancora, pur non distogliendo l'attenzione da questi poiché potrebbe rifarlo. Non l'avviserà di certo. Nota un leggero bruciore provenire dalle ferite che le ha inferto, lievissime in effetti, stracciandole soltanto le vesti. <Potremmo farlo più spesso - assieme, sul campo di battaglia.> Ma lui non n'è convinto, quindi a nulla vale il tentativo di convincerlo a parole. Consapevole a sua volta che non ne trarrà vantaggio, si limita a sistemar meglio gli abiti indossati per cercare di coprirsi il più possibile. Difficile a dirsi, figurarsi a farsi. <...> Il test di Fenrir giunge come un fulmine a ciel sereno. Le ha detto che non fa parte del branco, ma sicché s'è dimostrata ostinata, pare voglia metterla alla prova come solo lui sa fare. Le propone di manifestare i propri ideali in pubblica piazza. Deve dimostrare al mondo e al capo branco ch'è ancora capace di quel che dice, che non s'è rammollita e che può continuare a combattere. In special modo, non deve pentirsi di quel che ha fatto - se l'ha fatto per una ragione. Lo reputa un errore, ma era inevitabile alla fin dei conti. Rimugina per qualche istante sul discorso, sulle parole appena pronunciate dall'enorme belva animale. <E' questa la prova alla quale vuoi sottopormi?> Piega la testolina da un lato, tenendo nella dritta ancor l'elsa restante della katana che lui ha appena spezzato con una zampa. Si stringe nelle spalle perché reputa che sia comunque giunto il momento di creare quell'ideale di cui Matono e Shinsei andavano parlando qualche tempo fa. Unire l'utile al dilettevole non è mai stato così facile. Di solito, si creano dei loop temporali, dei magheggi fantastici prima di giungere alla conclusione effettiva. <Accetto, te ne darò prova.> Sicura delle proprie capacità e dei propri intenti, scegli per l'ennesima volta di non piegarsi innanzi all'altro e di dimostrargli - sempre e comunque - quel che vale e ha sempre valso. [ Chk On ]

Fenrir ha dimostrato di essere in possesso ancora di quella mistica forza di un tempo. Il passare degli anni non ha cambiato nulla, forse l'ha solo reso più potente di quanto non sia mai stato. Non risponde a nulla delle frasi di Furaya, zitto come si dovrebbe ha posto le proprie condizioni, una prova è da svolgere prima di riprenderla nel branco rendendola nuovamente un lupo. Consapevole di quanto non sia facile da esaudire la richiesta eppure, poco gli interessa, ha qualcosa da dimostrare la donna e deve farlo <Si> affermativa la risposta al quesito posto. Errore o meno, deve compierlo rendendosi nuovamente degna. I passi vengono nuovamente smossi dandole le spalle, ergendosi, se possibile, ancor di più in una fiera possanza, l'orgoglio fatto creatura <I miei occhi saranno presenti> enigmatica la frase mentre si incammina verso un punto indefinito della caverna. Uno, due, tre passi ed una coltre di fumo emerge nuovamente inglobando parte dell'ambiente, il Re svanisce così come è apparso lasciando la Nara da sola, con i vestiti strappati, in balia di una tempesta e con una missione da compiere. Si, il destino si sta muovendo, posiziona le proprie pedine per dare il via ad una nuova partita a scacchi che ha come campo di battaglia l'intero mondo. I nuovi crescono, gli antichi riprendono le proprie forze ed il mondo sta per subire un nuovo cambiamento, forse definitivo decretandone finalmente le sorti. [END]

Furaya si sveglia con una sensazione che la porta al monte dei volti di pietra. Li trova l'ingresso di una caverna al cui interno compare Fenrir, il sovrano dei lupi. Entrambi parlano, Furaya viene attaccata restando in piedi, dando prova della propria forza ma il Re richiede una prova d'orgoglio ulteriore, ammettere davanti a Konoha di non aver mai sbagliato.

OFF
Nulla da dire, seguirò l'evoluzione!