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Furaya scopre di essere l'ombra di se stessa

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Giocata di Corporazione

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con Furaya, Kan

16:43 Furaya:
 Nel poco tempo libero tra un lavoro e l'altro, ha scelto di recarsi in ospedale per cercare eventualmente Kan. Gli ha lasciato un messaggio onde evitare che facesse la strada a vuoto, nel caso non fosse a lavoro. Deve indagare a fondo d'una questione piuttosto particolare, invero e non sa con chi parlarne. Però, teme sia giunto il momento di far qualche passo avanti. Attorno alle gambe, calza un paio di pantaloni neri skinny, privi di ulteriori fori ad altezza delle ginocchia, così da restare quanto meno coperta e sobria. Una cintura in cuoio d'egual cromia e dalla fibbia argentata ne stringe l'indumento in vita, onde evitare che le scivoli o che si smuova, al cui fianco mancino viene agganciato un fodero contenente la sua fedelissima katana – l’unica rimasta. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno ben tre kunai. Sul gluteo posteriore dall’opposto lato, sempre agganciata alla cintura di cui sopra, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Ai piedi, calza un paio di stivaletti scuri, dalla suola spessa in gomma ed un tacco quadrato che la eleva per qualche altro centimetro. Sono piuttosto comodi invero, inoltre la slanciano quindi ha preso due piccioni con una fava. A coprire l'addome, invece, v'è un maglioncino bianco infilato nei pantaloni, cosicché sia anch'esso piuttosto aderente al corpo della giovane, dalle maniche lunghe ed il collo tondo. Per ultimo, ma non per importanza, un lungo kimono nero dai fiori ciliegio disseminati lungo tutta la tela - comprese le maniche che vanno ad allargarsi dal gomito in giù, nascondendone persino le mani - ne copre le spalle sin ad oltrepassare i glutei. Sul petto – sotto i vestiti – è stato posto un ulteriore fuda, al cui interno è invece sigillata la sua nuova arma: la spada di Chakra, ch’è in realtà soltanto un manico nel quale è possibile trasmettere il proprio Chakra. Tra i capelli rosei, incurante del tempo e della società attuale, splende il suo coprifronte raffigurante il simbolo di Konoha con tutti i relativi segni d’usura e di graffio. Un pendaglio raffigurante il ventaglio del Clan Uchiha è costantemente presente al collo della donna, mai rimosso per ragione alcuna. S'appropinqua all'ingresso, precisamente nella hall dell'ospedale, lanciando delle rapide occhiate nei dintorni. Non sembra esserci chissà chi or come ora, se non pazienti e medici che si spostano da un punto all'altro. Tuttavia, il periodo di pace pare abbastanza florido da non esservi morti e dispersi ogni tre per due com'era dieci anni prima. S'avvicinerebbe alla hall, così da chiedere quel che cerca - colui, anzi. <Salve, avrei bisogno del dottor Kan Sumi.> Specifica, in attesa d'una risposta che si spera positiva nel breve periodo. [ Chk On ]

16:51 Kan:
  [Lab] In laboratorio in quel di Konoha, armeggia il Sumi in solitaria tranquillità senza, neanche, aver dovuto fare chissà quanta strada. Seduto dinanzi ad un computer il quale sta eseguendo una scansione del DNA e dalla schermata si evince come sia di ratto, forse qualche esperimento? Chi lo sa eppure, a fianco a se, un microscopio con del sangue sul vetrino appena esaminato. La pace dei sensi emerge da tal loco dove nessuno può disturbarlo irrompendo nella quotidianità. Sul capo porta un paio di cuffie, ascolta della musica eppure dall'esterno nulla si evince della tipologia, solamente un ragazzo il cui capo viene smosso a ritmo con quanto udito. Il bianco indossa un paio di blue jeans aderenti agli inferiori arti i quali discendono lungo essi ricoprendo ogni singola zona, stringendosi intorno alle caviglie; bianche sneaker completano la parte inferiore del corpo. Il busto risulta esser coperto da una camicia bianca rigorosamente chiusa, quanto meno fino al petto dove è presente uno spacco a V il quale mette in mostra una porzione del petto; bianco camice a ridosso di braccia e spalle sul cui taschino il cartellino ne identifica la persona ed il ruolo all'interno della struttura medica. Occhiali dalla nera montatura decorano il volto insieme alla bianca chioma nettamente ridotta nel suo volume lasciando trasparire parti di grigio; essi non superano il collo, ai lati risultano estremamente più corti giungendo appena sull'orecchio mentre la fronte è lasciata intravedere. Portaoggetti legato alla cintola del jeans avente all'interno dei fuda e degli inchiostri speciali donati direttamente dal clan, permettendo lo sfruttamento della suprema arte. Infine, non per importanza, la primaria energia attiva, il chakra scorre nell'essere del ragazzo. L'arrivo di Furaya all'interno dell'ospedale viene notificato al genetista tramite una notifica sul computer da parte della ragazza alla Hall la cui risposta alla frase della donna è "Sta arrivando" nulla di più alla volta della Nara. La notifica recepita porta il Sumi ad abbandonare le cuffie sul tavolo fuoriuscendo dal laboratorio con svelto passo per dirigersi all'ingresso dell'ospedale. Percorre i corridoi svoltando svariate volte salutando con cenni del capo i propri colleghi uno dopo l'altro prima di sopraggiungere nel loco in questione; ha tenuto le notifiche con il volume proprio in vista di questo incontro ma nonostante ciò ci mette qualche minuto. Dorate inquadrano la figura della sensei in lontananza aumentando la velocità del passo <Furaya> enuncia il di lei nome cercando di attirarne l'attenzione. Schiarisce la gola tirando su con il naso <Vieni da questa parte> indicandole esattamente il corridoio da cui proviene con banale cenno del capo <E' successo qualcosa?> va a chiedere attendendo di essere raggiunto per poi incamminarsi verso il laboratorio. [C On]

17:21 Furaya:
 Si limita ad annuire per tutta risposta alla receptionist, aspettando semplicemente che il medico appaia da un corridoio o dall'altro, in modo che possa dialogare col diretto interessato. Si discosta dalla scrivania non appena lo intravede, avanzando d'un paio di passi giusto per andargli incontro e ridurre la distanza ben prima che lo faccia lui. <Ehi> Lo saluta - per così dire, pur trattandosi singolarmente d'un modo per attirare l'altrui attenzione più che altro. Lo segue lungo il corridoio, guardandosi comunque attorno per sincerarsi che non ci siano orecchie indiscrete, così da aver la libertà d'aprire bocca quando vuole e preferisce. <no, non è successo niente di che.> Replica non appena avrà imboccato quella via, in attesa che possa capir dove Kan preferisca andare piuttosto che fermarsi in mezzo al corridoio per discuter di qualcosa di delicato. <Volevo un parere medico - o genetista, trattandosi d'un gene.> Insomma, l'innata è di base un gene che discende dal DNA e che si ottiene dalla discendenza diretta dei genitori - eccezion fatta per quelli innestati che devono quanto meno legare col corpo dell'individuo. Ma questa è una faccenda della quale lei sa relativamente poco rispetto al punto principale e focale della faccenda. <Potremmo però... parlarne in un posto appartato?> Si tratta comunque d'argomenti personali, dunque reputa di non chieder affatto la luna. Inoltre, per visitarla - o per qualunque altra cosa possa venirle richiesta - è certa che non potranno farlo lì in mezzo senza gli strumenti adatti. Gli occhietti chiari vengono focalizzati sull'altrui volto, in modo da poter valutare l'altrui espressione - come spesso capita con gli interlocutori d'ogni tipo - e valutar di conseguenza quanto abbia capito o come abbia concepito quel che gli è stato appena detto. [ Chk On ]

17:34 Kan:
  [Lab] La strada non risulta esser molta nonostante i laboratori si ritrovano in una zona a parte rispetto alle stanze ospedaliere. Essi trattano una branca totalmente differente della medicina. Con Furaya al fianco procede in tranquillità portando le mani alle tasche del camice, lancia ad ella varie occhiate scorgendone solo ora l'outfit indossato, leggero il sorriso esibito eppure la curiosità insorge in maniera quasi istantanea innalzando il destro sopracciglio mentre continua a camminare squadrandola da parte a parte <Un gene? Mh interessante> visibilmente interessante alla cosa pur non avendo minimamente idea di cosa stia accadendo alla donna, al contrario, per quanto ne sa può andare fin troppo bene per ella <Si, stiamo andando nel mio laboratorio. Li non dovrebbe disturbarci nessuno> annuendo mentre imboccano la strada sulla destra e dopo una decina di metri sulla sinistra entrando in una zona interamente adibita alla genetica, priva di medici ma solo di genetisti. Avanza ancora senza proferir troppo verbo arrestando il passo dinanzi ad un'ingresso. Varca la soglia spingendo la porta di vetro in avanti; essa è tenuta permettendo alla Nara di entrarvici a sua volta. Il laboratorio è caratterizzato dalla presenza di 3 banconi, su ognuno dei quali vari microscopi, provette, attrezzi del mestiere e computer, spenti od accesi a seconda delle esigenze. Ai lati svariati scaffali e frigoriferi in cui contenere le provette occupate od gli oggetti da esaminare. Uno dei pc presenti è quello utilizzato dal Sumi su cui vi è DNA di ratto; esso mostra come l'esame sia giunto al termine mentre dalle cuffie al suo fianco, proviene della musica, nulla di particolare ma molto rilassante ed appena udibile vista la distanza. Una volta entrati richiude la porta alle spalle della donna assicurandosi la totale assenza di persone nel corridoio così da avere una privacy maggiore. Umetta le labbra, strofinate tra loro rendendole più morbide ed appaganti alla vista. Altri i passi fatti in avanti prendendo uno sgabello, trascinato nei pressi della donna indicandolo con un semplice cenno del capo, sedersi, sostare li <Bene, dimmi tutto> esordendo. Dorate sgranate, estremamente incuriosito da una simile incursione <Mattyse ti ha trasmesso qualcosa durante gli esercizi?> palese l'allusione, divertito nell'esporre quella remota quanto fattibile possibilità. [C On]

17:56 Furaya:
 Sbatacchia un paio di volte le palpebre una volta entrata all'interno del laboratorio, per nulla abituata a quel genere di posti tanto meno all'alta tecnologia che sembra vigere lì dentro. <Non ti tratti mica male, eh.> Ammette a mezza voce, precedendolo e soffermandosi nei pressi del primo dei tre banconi. Non s'avvicina eccessivamente a nessun macchinario, tenendone adeguatamente le distanze. Quei macchinari hanno l'aria di qualcosa che potrebbe rompersi in un niente se toccato da mani prive di conoscenza nel settore. Quindi, porta le braccia dietro la schiena, vagando nel laboratorio compiendo un passo o due. Non comprende poi molto di quel che appare sui monitor accesi, aggrottando appena le sopracciglia e preferendo soprassedere. D'altronde, non è ciò che davvero le interessa e non è quello il motivo per cui ha chiesto d'incontrarlo. Gli rifila un'occhiata sbilenca alla battuta che le viene rivolta, replicando con una certa nota di sarcasmo nella voce. <Spero non un'altra gravidanza.> Le basta una figlia che riesce a vedere quando possibile, che è già abbastanza autosufficiente da non starle costantemente dietro. E sembra essere anche piuttosto intelligente. Sente vibrare il telefono in tasca, la qual cosa la porta ad aggrottare le sopracciglia per un attimo. Apre la foto che l'è stata inviata, sgranando leggermente gli occhi chiari. <Scusa un attimo...> Mormora alla volta del Sumi, digitando velocemente una risposta che sia quanto più sufficiente possibile. Ci infila pure un emoticon alla fine che non guasta mai. Dopodiché va a pigiare subito l'interruttore laterale del telefono, in modo che possa spegnerne lo schermo mandandolo in stand by. <Salto subito al dunque, ma sei libero di pormi le domande che reputi più opportune.> Principia, senza perder tempo e traendo un profondo respiro prima di proseguire, tanto per instillar ulteriore curiosità nell'altro - in testa, ancor la foto priva di grossi indumenti mandatale dal bianco poc'anzi. <Vorrei capire per quale motivo la mia innata naturale è sopita, mentre quella innestata non ha subito particolari complicazioni.> Getta l'amo - la bomba invero, poiché a nessuno se non a Mattyse, Keiga e Tachiko ha rivelato che non è più capace d'usare la Kagemane da quando s'è risvegliata dal suo sonno durato un decennio. [ Chk On ]

18:14 Kan:
  [Lab] Veloce l'alzata di spalle focalizzando le dorate sull'intero laboratorio, altamente tecnologico, fragile, costoso e decisamente delicato <L'ospedale è ben fornito di giocattolini interessanti> breve pausa <Quando ho intrapresa la carriera da Genetista sono rimasto a bocca aperta anche io> ammettendo quella sua condizione primaria una volta ottenuta una mansione differente. Osserva il fare della donna nella stanza, il suo stare attenta, non toccare nulla evitando di creare problemi prima della propria, inevitabile, battuta in merito. Stranito posa le iridi sul viso della rosata <Un'altra? Dubito saresti venuta da me se così fosse, ho chiuso con le situazioni mediche> andando a prendere uno sgabello per su cui sedere, mettersi comodo in modo tale da poter ascoltare la storielle altrui. Annuisce alla richiesta lasciandola andare, totalmente all'oscuro delle zozzate scambiate tra lei e Mattyse, porcellini all'opera e dove trovarli. Per una singola volta il detto beata ignoranza ha un suo vero valore, felice di non esser al corrente di quanto avviene in quei messaggi, in linea puramente teorica. Attende paziente guardandosi intorno, trasportando il pensiero altrove, verso lidi diversi da quello attuale; stranamente, lascia volare la mente alla serata passata con Shizuka ultimamente, una delle poche impregnate di felicità, tranquillità, priva di pensieri ma solo puro divertimento ma ecco che l'argomento principale viene intavolato attirandone l'attenzione. Serrate le labbra, annuisce nuovamente permettendole di parlare e quanto ne viene fuori non porta altro che una curiosità insistente. Fissa la Nara, interdetto, colto alla sprovvista da un simile evento mai udito prima, sicuramente non ha mai sentito parlare di un'innata sopita a favore di una innestata; molteplici le risposte da fornire, nessuna di esse, purtroppo, ha una certa conferma. Solleva se stesso dallo sgabello prelevando un paio di guanti usa e getta inserendoli nelle meni, coprendole interamente per poi prelevare una siringa con fiala già preparata ed un laccio emostatico <Siediti> indicandole nuovamente lo sgabello fornitole, stavolta ordinandoglielo <E scopri il braccio> avvicinandosi, pronto ad effettuare un prelievo per poter analizzare il sangue <Geneticamente parlando, l'innata innestata potrebbe essere più forte di quella naturale andando a surclassarla> parla sostenendone lo sguardo <Da quanto tempo è sopita? E...di chi provengono i geni innestati? Conoscere la fonte può aiutare> si sofferma sulle proprie parole quando l'ennesimo pensiero sfiora la mente, corruccia la fronte <Mattyse è in possesso di un'innata? Se si, ha riscontrato anche lui questo problema?> perchè lo chiede? Non è dato saperlo per il momento eppure risulta chiaro come abbia una sua idea. [C On]

18:32 Furaya:
 Muove il capo per andar ad annuire in merito ai giocattolini che l'ospedale pare potersi permettere. <Mh-mh. Interessante.> Ammette, stringendosi però nelle spalle dal momento che non è capace d'usarli manco volendo, figurarsi se dovesse metterci mano per puro caso. <Sì, non ti ho mai detto d'avere una figlia?> Lo dice con spensieratezza, anche perché la notizia della sua gravidanza fece il giro del mondo a causa d'un paparazzo poco intelligente che ha rischiato il linciaggio diretto. Siede comodamente sullo sgabello che le viene offerto, raddrizzando la schiena per ottenere una postura più composta e comoda possibile frontalmente al Sumi. Solleva la manica del maglioncino, così da scoprire svariate cicatrici disseminate lungo l'arto, ormai di vecchia data e alle quali non fa neanche più caso. Sono lineari, non troppo spesse e non seguono un filo logico - come se fossero messe a casaccio sulla di lei pelle. <Com'è possibile che quella innestata sia più forte dell'innata naturale?> Perché la usi di più? Perché discende da un legame di sangue con una persona abbastanza potente? Le domande e le risposte potrebbero essere innumerevoli allo stesso tempo. Prima di fornirne, sarebbe opportuno indagare proprio come vuole fare il genetista. Poggia il braccio manco sulla superficie del bancone, in modo che possa porgergli l'incavo del braccio in cui dovrà andare a fare il prelievo. <Da quando mi sono risvegliata dal cristallo.> Replica, dandogli una risposta piuttosto soddisfacente. Ha tentato d'usarla, ma sempre con vani risultati. <Ahm...> Il quesito relativo al vecchio possessore di quel gene la fa tossire appena. <Mei Terumi, la vecchia Mizukage. Tuttavia, non ho mai approfondito davvero con delle analisi. Potrebbe anche non essere davvero il suo.> Il che sarebbe quanto meno da sconsiderati se non si conoscono le motivazioni pregresse. L'è stato soltanto detto di non smettere d'usarla perché rischierebbe di bruciar da dentro, non essendo 'naturale'. <Lui riesce ad usarla senza problemi fin da quando siamo usciti dal cristallo. La differenza tra me e lui è che lui ne possiede una soltanto.> Quindi, è un paragone da non prendere nella sua totalità poiché la differenza sta proprio nella mancanza d'un secondo gene nel corpo del Senjuu. Il ping del telefono segna un'altra notifica in arrivo, ma che al momento non può controllare avendo porto il braccio per il prelievo. Il mittente aspetterà! [ Chk On ]

18:52 Kan:
  [Lab] La sorpresa sul volto permane ancora nell'apprendere il suo essere genitore ed in risposta vi è uno scossone del capo <No e il non averlo detto quando si è parlato di Kimi> ovvio quanto palese riferimento alla figlia di Mattyse <Fa supporre non sia la sua sorella maggiore, non naturalmente almeno> deduzione semplice da esporre, non vi è bisogno di un genio per giungerci eppure non indaga, privo di interesse per quanto riguarda la vita personale della Decima, ben più interessato ai risvolti dell'altrui DNA. Attende paziente che il braccio venga scoperto ed adagiato sul bancone prima di legare intorno al bicipite il laccio emostatico, abbastanza stretto da mettere in evidenza la vena nella piega del braccio. Avvicina la punta della siringa, lentamente inserisce l'ago attraverso l'epidermide andando a bucare la vena così da lasciar entrare il sangue all'interno della fiala posta al di sopra. Un'operazione di qualche secondo, non mira a riempirla tutta ma più della metà soltanto; difatti l'ago viene sfilato con la medesima lentezza lasciando solamente un minuscolo buchino appena visibile <Com'è possibile che un bambino erediti solamente un'innata quando i entrambi i genitori l'hanno entrambi? Il principio è lo stesso, applicato in maniera diversa ma è quello> allontanandosi dalla donna <Mantienilo scoperto> stacca la fiala di sangue su cui va a riporre un tappino di plastica applicando anche un'etichetta scrivendoci, con pennarello indelebile "Gallina rosa", giusto per non rendere noto della presenza dell'altrui sangue in tal loco. Cammina per la stanza prelevando da un sacchetto un po' di cotone su cui vi mette del disinfettante, tirato fuori dal medesimo cassetto; ritorna nei pressi della donna adagiando il cotone sul buchino <Tieni premuto qualche minuti> ultime indicazioni fornite prima di tornare a sedersi. Sospira finalmente lasciandola parlare, ne ascolta le risposte ai quesiti <Dunque è un effetto collaterale> breve pausa in cui si permette di pensare qualche momento in più del dovuto <Banalmente potrebbe essere parte della tua debolezza. Da quanto ho capito, i ninja del passato sono tornati più deboli, il mio collega è egli stesso un ninja rimasto congelato e su sua ammissione è molto più debole rispetto a prima, stessa cosa tu> prendendo l'ennesima pausa <Magari ha solo bisogno di tempo prima di tornare essendo, appunto, più debole dell'innesto> stranamente tutto quanto torna, un ragionamento che non fa una piega ma è la spiegazione riguardante l'innesto a lasciarlo esterrefatto. Fronte corrucciata, spaesato <Non hai mai indagato sulla veridicità delle informazioni?> impossibile che una come Furaya non abbia svolto le dovute indagini <Scusa ma come ti sei procurata il DNA di Mei Terumi?> non è a conoscenza dei dettagli ne della storia pregressa della donna, naturale come la domande insorgano. Il sapere di Mattyse non manda in fumo le idee del bianco, al contrario, esse hanno ricevuto risposta preventiva, per via di ciò evita qualsivoglia commento in proposito <Comunque devo fare delle analisi sul sangue, devo capire se c'è qualcosa che non va e cosa ti impedisce di attivare un potere naturale>. [C On]

19:13 Furaya:
 Piega un sopracciglio con fare interrogativo al primo esporsi dell'altro. <Non v'era correlazione, infatti.> Gesticolando appena con la destrorsa - l'unica mano al momento in grado di muoversi, sicché l'altro braccio è momentaneamente occupato da un ago che le perfora la pelle andando alla ricerca della vena principale. <Sono nate più o meno nello stesso periodo, si passano pochi mesi.> Spiega mantenendo un tono di voce prettamente pacato, poiché non v'è motivo di nascondere un'informazione del genere nei confronti di chi - si spera - vien creduto un alleato. Si tratta di mere questioni di fiducia, come al solito. <Tuttavia, non hanno nessun legame di sangue.> Il che è quanto meno ovvio. Escludendo a priori la possibilità che siano sorellastre, che abbiano un padre o una madre in comune. D'altronde, la faccenda relativa a Kimi è di dominio pubblico - tra di loro, quanto meno - quindi avrebbe saputo d'una correlazione qualora ci fosse stata. <Non sono molto ferrata nell'argomento, per questo ti pongo queste domande che, per quanto banali, mi fanno capire un po' la situazione per com'è.> Indirettamente è come se si stesse scusando per le domande stupide, ma che reputa tuttavia utili per sé stessa affinché possa comprendersi meglio a livello genetico. <I miei genitori erano entrambi dei Nara.> Di questo n'è sicura, ma non saprebbe dare altre risposte adeguate sulla madre per ovvi motivi storici. Adocchia distrattamente quel nomignolo che segna sull'etichetta, schioccando la lingua con fare infastidito. <Gallina un par di palle!> Esclama scurrile, manifestando un'espressione infastidita, ma che vien subito distorta da un mezzo sorriso palesando, dunque, anche l'ironia insita nelle proprie espressioni e parole. <Hm...> A quanto pare, non è l'unica ad essere stata cristallizzata. D'altronde, sa di Sango. E al contempo non s'è messa ad indagare su tutti coloro che lo erano. Non ne trarrebbe chissà che vantaggio. <E' bizzarro che sia più debole dell'innesto... Figurarsi ch'ero Capo clan.> Per antonomasia, dovrebbe essere la più forte dei Nara - o quanto meno lo era, a prescindere dalla possibilità d'uso dell'innata o meno. E' un ruolo che non ricopre più. Il volto si fa un poco più cupo, quasi malinconico, con un angolo delle labbra che vien arcuato e la testa appena scossa. Sembra un'ennesima presa per i fondelli da parte di chi gliel'ha innestato. Preme sull'ovatta contro il braccio giusto qualche tempo, così da evitare che continui a sanguinare inutilmente. Si schiarisce la voce, andando a sospirare quando - giustamente - il Sumi le chiede delle ulteriori informazioni riguardo l'innesto del DNA di Mei Terumi. <E' stata una sperimentazione alla quale io non ho prestato alcun consenso né potevo sottrarmene.> Gira attorno alla vera questione. <E quando son riuscita finalmente a domare l'innata, eravamo letteralmente in guerra. Non so se ricordi quel che successe ormai vent'anni fa. Forse non eri neanche ancora nato.> Riporta le iridi su di lui, speranzosa che abbia quanto meno compreso a quale cenno storico vada riferendosi poiché di proporzioni bibliche. <Sta di fatto che non avevo tempo per soffermarmi sulle minuzie, dovevo imparare a domare l'innata prima che mi distruggesse. Per farlo, mi son dovuta recare a Kiri dove Yukio aveva ben pensato di disintegrare l'intero clan Yoton - riuscendo quanto meno a salvare i rotoli delle tecniche. E' stata una concatenazione di disgrazie quel periodo.> Quindi, la necessità di scovare verità sul sangue innestato era un po'... come dire, tempo perso utile per proseguire la guerra. [ Chk On ]

19:35 Kan:
  [Lab] Infatti trova conferma, non sorelle di sangue ma neanche sorellastre, prive di parentela con genitori unitisi per chissà quale desiderio del destino. Informazioni relativamente importanti eppure una domanda sorge spontanea <Tua figlia è in possesso di un'abilità innata? E nel caso, ha ereditato la tua o quella del padre?> se deve comprendere il dilemma, necessita di porre domande scomode, personali ma utili alla risoluzione del dilemma. Scossone del capo con movenza veloce dell'arto destro superiore, scacciando via il verbo da lei proferito <Era per farti comprendere il concetto e non è banale. I geni non sono uguali, di conseguenza un gene è più potente dell'altro> spiegando meglio, con meno saccenza nel tono vocale quanto nelle frasi utilizzate. Entrambi i genitori Nara, questo non risolve nulla, bensì conferma solamente la purezza del sangue di lei, una Nara fino al midollo. Inspira, espira scrivendo il nominativo sulla fialetta udendo il commento altrui, amplia le labbra in un leggero sorriso il quale scaturisce in una piccola risatina impregnata di divertimento <Chiamasi depistaggio, gallinella> bonarie le prese in giro, imbarazzanti sotto numerosi aspetti eppure non può fare a meno di ripetere quel nominativo affibbiatole con il solo scopo di impedire a chiunque di fare domande o analizzare quel sangue al posto suo. Arti superiori incrociati al petto, schiena diritta alzando velocemente le spalle <Un capo clan è l'elemento più forte e preparato del proprio clan ma ciò non lo rende più forte rispetto ad altre realtà> verità cruda e dura sbattutale in faccia eppure denota sul volto la malinconia, qualcosa di inaspettato quanto improvviso prima dell'inizio del racconto. La verità a galla, esperimenti privi di consenso, forzati, la storia si ripete ciclicamente, lei, Ryoma l'amico di Shizuka, tutto quanto avviene in epoche temporali diverse; sostiene il di lei sguardo, pensieroso, ricercando le informazioni storiche a cui ella fa riferimento ed improvvisamente, la missione svolta con Sango e Nejo sopraggiunge. Una rappresentazione teatrale della battaglia finale contro Ryota, una guerra capace di corrodere qualunque esistenza <La guerra contro tuo padre?> rimembra quanto avvenuto nella rappresentazione, la parentela d'ella con uno dei più grandi nemici dell'intero mondo ninja. Ovviamente chiede conferma di ciò non essendo in possesso di assoluta certezza ma il racconto prosegue, dell'assurdo in esso <Ferma ferma> bloccandola <Primo, Yukio ha distrutto il clan Yoton? Perchè?> ovviamente si parla di lei e l'attenzione volge sul Tessai <Secondo, per effettuare un innesto, in particolare di abilità innate, ci deve essere compatibilità nel DNA, cosa vuol dire che ti avrebbe distrutta? Come hai domato l'innata innestata?> tanti i quesiti eppure ne scaturisce una conversazione altamente interessante, quanto meno per il bianco. [C On]

11:56 Furaya:
 Cerca di dare delle risposte quanto più adeguate possibili, in modo che possano comprendere quale sia il problema cardine che abbia fatto sopire l'abilità innata delle ombre. <Suo padre è un taijutser, non possiede alcuna innata. Però lei è riuscita ad usare l'ombra dei Nara.> Non è un segreto di stato, d'altronde se non è zuppa è pan bagnato. Poteva prendere o l'abilità del padre o quella madre, difficilmente entrambe se non un mix delle stesse - la qual cosa non risulta essere comunque fondamentale. <Hmmm, capito.> Segue l'altrui filo logico, pur non essendo del mestiere. Kan si sta dimostrando piuttosto capace nonché comprensibile nelle spiegazioni che le ha rivolto. Fa roteare gli occhi verso l'alto a causa del nomignolo che le ha dato. <Facciamo finta che per questa volta passi.> Ridacchiando sommessamente in modo che comprenda che sta comunque ironizzando e che non è affatto seria - non se la prenderebbe per una minuzia del genere, figurarsi nei confronti di chi le sta dando una mano senza chiedere nulla in cambio. Almeno per ora. <Quest'è assodato, ma è anche vero che negli ultimi dieci anni mi sono concentrata maggiormente sull'uso dello Yoton.> Gesticola appena, provando a spiegare meglio il suo punto di vista, casomai fosse utile al genetista a comprender qualcosa di più. Finora, d'altro canto, si parla di supposizioni. <In guerra, mi ritrovavo perennemente in prima linea. Per utilizzare un'innata come quella dei Nara, però, ho bisogno di qualcuno che mi copri le spalle. Necessita di concentrazione, di particolari attenzioni. Non posso usare altre tecniche durante l'utilizzo della stessa e se l'avversario è forte fisicamente, rischia di rompere quel blocco generato dall'innata.> Si gratta il capo con una mano, aggrottando appena le sopracciglia. Vorrebbe raggiungere una soluzione quanto prima, trovar qualcosa che abbia un senso anche nella sua testa e non soltanto in quella di chi ha chiesto aiuto. <Lo Yoton invece è duttile. Posso usarlo sia per difendermi che per attaccare e, in casi come il mio, diventa eccezionale.> E sinceramente più utile della Kagemane che ha sempre saputo padroneggiare e che, or come ora, risulta essere sopita. Riporta gli occhi color ghiaccio su di lui. <E se... il mio corpo mi stesse dicendo qualcosa? E se mi stesse dicendo che non ho più bisogno dell'ombra?> Potrebbe essere una soluzione? Ha logica anche nelle orecchie di chi ha avuto modo d'ascoltare quel pensiero ad alta voce? Ne attende difatti una risposta, ma tende or lei l'udito alla di lui volta. <Sì. E' stato Ryota ad innestarmi questo gene, dopodiché lo ha fatto su sé stesso.> Inarca un sopracciglio quando lo vede fin troppo interessato anche alla questione riguardante Yukio, sbattendo rapidamente le palpebre con evidente dubbio dipinto sul volto. <Da quel poco che ho capito, gli avevano fatto un torto - il capo clan, penso. Non saprei dirti con esattezza.> Era meglio farsi gli affari propri - specialmente dopo aver appena risvegliato l'innata Yoton, la stessa che lui voleva distruggere e per la quale ha ammazzato gran parte dei suoi componenti, se non tutti. <Quando mi sono recata a Kiri, il capo clan mi ha detto che avrei dovuto usare l'innata, che avrei dovuto quanto meno imparare a padroneggiarla. Non essendo naturale nel mio corpo, temeva che mi distruggesse se non fossi riuscita a capire come usarla e controllarla. Anni fa, avevo ancora problemi qualora fossi troppo arrabbiata, ad esempio.> Col rischio conseguente, di scatenarsi senza neanche volerlo, con attivazioni del tutto involontarie che adesso non sembrano accadere... [ Chk On ]

12:23 Kan:
  [Lab] La discendenza della di lei prole risulta quanto mai inutile all'udito del Sumi <Perciò lei non fa testo> sancisce l'utilità della ragazzina agli occhi della ricerca. Cerca una soluzione indagando persino nel privato, ricerca un tassello chiave, qualcosa di concreto capace di fornirgli la risposta e man mano che la conversazione avanza un singolo pensiero si fa strada, qualcosa di impensabile su due piedi eppure dannatamente adatto alla situazione. Mancina innalzata ad altezza del petto, essa tocca le vesti indietreggiando con il busto <Oh, la grande Kage mi da la sua benevolenza> bonaria presa in giro rivolta alla donna, chiaro come stia cercando di stabilire a propria volta un rapporto. Sono alleati, hanno una missione comune eppure, ella è pur sempre la decima Hokage della foglia, una leggenda vivente dinanzi a se, non può sottovalutare una simile occasione. Seduto sullo sgabello, braccia mantenute conserte in ascolto della storiella sull'utilizzo dello Yoton da parte di lei, un'innata di cui conosce poco e nulla comprendendo le motivazioni che l'han spinta a simile decisione. Inspira, espira <Mh> il pensiero prende piede sempre più, quell'idea ottiene conferma man mano che la conversazione procede <Non ho dubbi che lo Yoton sia più utile di un'ombra in battaglia. A mia volta ho scoperto e confermato più volte di essere inadatto alla prima linea con le mie abilità> commenta soltanto senza proferir risposte eppure, la Nara, lentamente, comincia ad incamminarsi sulla giusta via. Umetta le labbra, strofina esse tra di loro con estrema lentezza tacendo, pensieroso, tranquillo tutto sommato <Non voglio saltare a conclusioni affrettate, voglio prima analizzare il sangue ma credo che non sia il tuo corpo bensì la tua mente> per la prima volta pone una possibilità e non a caso la storia di Ryota risulta una piccola conferma. Svariati i pezzi da unire eppure il filo conduttore non è mai stato tanto visibile per il geniale intelletto dell'albino. Amplia le labbra in mesto sorriso <Questo mi convince sempre di più a temere la nana> ridacchiando divertito seppur la situazione risulti grave. Un Kokketsu ha distrutto un intero clan solo per un singolo torto, cosa potrebbe mai fare di altro? Non ne ha idea, non interessato ad indagare sulla cosa preferendo concentrarsi sulla donna e sul suo domare lo Yoton, sulla spiegazione di quella distruzione intera. Inspira, trattenendo ossigeno nei polmoni, l'aria riempie il petto sospingendolo in avanti <Se hai padroneggiato l'innata vuol dire che le paure del capo clan erano infondate ma se avevi problemi con la rabbia, questo vuol dire tanto> breve pausa <Ma come detto, voglio fare delle analisi senza sbilanciarmi troppo, se ho ragione ho la soluzione al tuo problema o quanto meno una risposta. Mi ci vorranno 3 giorni per analizzarlo, al termine, ci incontreremo ai campi di Konoha per un piccolo esperimento> insomma, vuole giungere alla risposta con calma e, soprattutto, farle capire dove è insito il problema. [C On]

13:46 Furaya:
 Cerca di seguire il filo logico degli altrui pensieri, provando a comprendere qual è l'obiettivo che vuol raggiungere con quelle domande e con quelle constatazioni. E' più complicato di quel che crede se il blocco è davvero a livello mentale - perché ha già lavorato da quel punto di vista per migliorarsi. Il disturbo da stress post traumatico è stata una dura battaglia da vincere, dopotutto. Ha dovuto sacrificare sé stessa per riuscire a vivere serenamente come credeva di meritare. Si limita ad annuire quand'anche Kan le fa notare che lui stesso non è adatto alla prima linea. La situazione è lievemente diversa, ma forse riescono a trovare un connubio tra le due cose che possa avere quanto meno un senso - un filo logico che porti loro alla risoluzione del problema. <Sì, conviene andare per gradi anziché fasciarci subito la testa con delle ipotesi.> L'importante è avere sicuramente un punto di partenza col quale iniziare ad indagare, affinché riescano ad ottenere delle valide risposte nel minor tempo possibile. <D'accordo, allora.> Evita di soffermarsi anche sulla battuta nei confronti di Shizuka, poiché la sua mente adesso è confinata altrove. Sta facendo tutte le varie ipotesi che la sua testa riesce a processare - come al solito - vagliando tutte le possibilità plausibili, nonostante ad alta voce gli abbia appena detto d'evitare di fasciarsi la testa inutilmente. <Ci rivediamo tra tre giorni, non ti rubo altro tempo. E grazie.> Commenta alla di lui volta, alzandosi in piedi e rivolgendogli appena un sorrisetto di ringraziamento. Non ha effettivamente altro da dire sicché quel di cui dovevano parlare è stato menzionato e specificato per quanto necessario ed utile. Attenderà una sua risposta, dopodiché protenderà per allontanarsi dall'ambulatorio e dall'ospedale, tornando direttamente a casa propria nel Quartiere dello Spettacolo. [ Exit ]

14:03 Kan:
  [Lab] Andare per gradi risulta la soluzione migliore evitando di fasciarsi la testa con ipotesi prive di fondamenta nonostante la donna sia sulla strada giusta. Non si tratta di geni, non da quanto emerso bensì di qualcosa più radicato e profondo legato al subconscio; un lavoro da svolgere su di lei più che sul sangue eppure necessita di una certezza scientifica prima di osare ad esporsi. Non è una caso difficile, al contrario, studiando la di lei storia la risposta vien da se ed è tutto legato a quel passato tumultuoso in cui ha vissuto per molto tempo e ora ne paga lentamente il prezzo <Esatto perchè se mi sbaglio, farei più danni che altro> un'assicurazione anche su di se e la propria professionalità la quale non può esser messa in discussione. Inspira ed espira sollevandosi a propria volta dallo sgabello seguendo le movenze della Nara-Yoton; mette a posto il tutto andando a togliere i guanti usa e getta per buttarli in un cestino con veloce moto dell'arto. Scossone del capo all'altrui ringraziamento <Non serve ringraziare> pur non spiegando le motivazioni ma chiaramente in tutto quanto vi è un doppio fine. Nulla vien fatto per nulla, sono alleati, può esserci fiducia ma l'amicizia va guadagnata e per adesso punto esattamente a quell'obiettivo, rendere amica la donna. Ne ricambia il sorrisetto e con un cenno del capo la congeda permettendole di uscire dal laboratorio senza troppi problemi. Per oggi ha dato, si limita a sistemare il tutto il più in fretta possibile, mettere in ordine la qualunque così da potersene andare, tornare a casa e rilassarsi attendendo di poter analizzare quel sangue ben riposto nel frigorifero. [END]

Furaya si reca da Kan per scoprire come mai ella non può più utilizzare l'ombra. Le viene prelevato del sangue mentre delle ipotesi emergono; il Sumi indaga su di lei e sul suo passato cercando un nesso ma senza fornire veramente una risposta attendendo di analizzare il sangue e comprendere se si tratti di un problema genetico o meno.