Shinsei
Free
Giocata del 03/02/2022 dalle 17:57 alle 23:07 nella chat "Chiosco di Ramen "
La pioggia non ha fermato la sua necessità di cibo - anche durante le ore prettamente pomeridiane. Matt non aveva voglia di cucinare, figurarsi d'uscire e lei non trovava alcuna necessità nel tirare fuori piatti, pentole e scodelle soltanto per sé stessa. Ragion per cui... tanto vale andare da Ichiraku! Non che le servano grosse scuse per andarci ogni volta che le gira, ovviamente. Piove, quindi quale miglior posto per intrattenersi mentre s'attende che passi il mal tempo per di più assieme ad una ciotola di ramen? Siede già innanzi al locale, in attesa di poter essere servita. Attorno alle gambe, calza un paio di pantaloni neri skinny, privi di ulteriori fori ad altezza delle ginocchia, così da restare quanto meno coperta e sobria. Una cintura in cuoio d'egual cromia e dalla fibbia argentata ne stringe l'indumento in vita, onde evitare che le scivoli o che si smuova, al cui fianco mancino viene agganciato un fodero contenente la sua fedelissima katana – l’unica rimasta. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno ben tre kunai. Sul gluteo posteriore dall’opposto lato, sempre agganciata alla cintura di cui sopra, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Ai piedi, calza un paio di stivaletti scuri, dalla suola spessa in gomma ed un tacco quadrato che la eleva per qualche altro centimetro. Sono piuttosto comodi invero, inoltre la slanciano quindi ha preso due piccioni con una fava. A coprire l'addome, invece, v'è un maglioncino bianco infilato nei pantaloni, cosicché sia anch'esso piuttosto aderente al corpo della giovane, dalle maniche lunghe ed il collo tondo. Per ultimo, ma non per importanza, un lungo kimono nero dai fiori ciliegio disseminati lungo tutta la tela - comprese le maniche che vanno ad allargarsi dal gomito in giù, nascondendone persino le mani - ne copre le spalle sin ad oltrepassare i glutei. Sul petto – sotto i vestiti – è stato posto un ulteriore fuda, al cui interno è invece sigillata la sua nuova arma: la spada di Chakra, ch’è in realtà soltanto un manico nel quale è possibile trasmettere il proprio Chakra. Tra i capelli rosei, incurante del tempo e della società attuale, splende il suo coprifronte raffigurante il simbolo di Konoha con tutti i relativi segni d’usura e di graffio. Un pendaglio raffigurante il ventaglio del Clan Uchiha è costantemente presente al collo della donna, mai rimosso per ragione alcuna. Sta leggiucchiando distrattamente il menù, consapevole del fatto che prenderà il cosiddetto solito, ma anche abbastanza ridicola dal credere di non cadere in tentazione. [ Chk On ] In fin dei conti, la vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia, diceva qualcuno. E allora balliamo. Perché stasera quel cielo vivo più che mai nei suoi sprazzi di luce, e scrosci d’acqua e nuvole plumbee che hanno fatto calare anzitempo l’oscurità della notte, è sul distretto di Konoha che si esibisce. Ultimamente pioggia e tempesta, a dire il vero, sembrano seguirlo un po' ovunque, ma c’è anche da dire che il nostro biondo non disdegna affatto quel tipo di meteo, anzi. Anfibi pesanti calcano il terreno morbido dei viali centrali di quel distretto che così poco conosce. Ma c’è un posto la cui fama ha toccato i luoghi più desolati dei distretti più lontani. Croce e delizia, simbolo di vanto e di scherno, il ramen di Konoha e chi lo produce, sono l’oggetto di stereotipi e leggende che rincorrono i mangia-ramen dai tempi dei tempi. Ed è proprio verso il chiosco di Ikiraku che il gigante biondo si sta dirigendo. Ampie e lente le falcate s’alternano. Lungo la via. Lo sguardo ondeggia pigro sull’orizzonte. Pigro sicuramente, ma mai disattento, individuando le figure scure dei passanti che, veloci o coperte dagli ombrelli, corrono a cercar le loro mete, impossibilitate a godersi il percorso. La pioggia, in fin dei conti, non piace a tutti. La figura imponente si presenta, per ora, coperta solo da un pesante soprabito cerato, color grigio piombo diventato nero come la notte per la pioggia che l’ha scurito, maniche lunghe che arrivano fino ai polsi, bavero alzato a coprire quasi del tutto, ad una visione di profilo, il volto, dal naso appuntito in giù l’indumento copre, tra le altre cose, anche il portaoggetti legato alla coscia destra. Non che ci sia molto, se non i soliti tonici del chakra e curativo e lo spray cicatrizzante. Cappuccio sollevato sui capelli selvaggi, da tempo non più curati come un tempo ed ora, completamente invisibili. Inspira con prepotenza l’aria carica del tipico odore che ha la pioggia mentre lo sguardo, dal taglio sottile, feroce, nero come l’abisso, si poggia su quel chiosco, la cui luce fluisce in strada, faro nella pioggia per viandanti e affamati. E lo è, lui? Affamato no, viandante probabilmente, se si può definir viandante qualcuno che, in definitiva, gira sempre nella stessa, troppo grande, città. Eppure è quella la sua meta. È molto probabile che, per entrare nell’ambiente, oltre a scostare le tendine poste a mezza altezza, calanti dalla tettoia, debba anche piegarsi un poco, e lo farà, se deve. Farà dunque il suo ingresso nel posto. Quanti clienti ci siano, a dirla tutta, è un dato irrilevante. Da quando quello sguardo nero affonda nella chioma rosata di Furaya, tutto il resto perde invero di senso. Sottili, le labbra si stendono in un sorriso, che hainoi, vista la conformazione fisica di quel volto dai tratti duri e ostili, e la poca abitudine a sorridere, non potrà sembrar più di un ghigno, è molto probabile che lei non disti più di un paio di passi da lui, e di questi, uno verrebbe compiuto in sua direzione, non è difficile da notare, l’intento di quell’avvicinamento è più che altro restringere a lei le sue attenzioni <si mangia bene sul serio, qui?> Esordire con una domanda, quanta scortesia, quello strano sorriso resta comunque a macchiare l’espressione austera, mentre lo sguardo nero s’alza da lei, piantandosi, rapidamente, sul menù, lascerà passare lunghi attimi di silenzio e, senza scostare lo sguardo dalla scelta del cibo, le labbra si schiuderanno di nuovo, <Speravo di poter scambiare due chiacchiere a quattr’occhi con te> Diretto? Quello sempre. Eppure non si siede, come se stesse aspettando il permesso, o qualcosa di simile, d’altronde l’ultima frase potrebbe anche esser letta come uno strano tentativo di chiedere il permesso.[chakra on] Gli occhi della donna scorrono velocemente le scritte al di sopra del menù, leggendo ingredienti che conosce a memoria e assaporando mentalmente quell'odore di ramen che già permea il luogo e lo spazio adiacente mescolandosi alla pioggia. <Un ramen di manzo e dei takoyaki.> Come volevasi dimostrare, non ha fatto altro che la medesima ordinazione di sempre, variando esclusivamente dai gyoza ai takoyaki. Poco male. Appoggia il foglio sul bancone, cosicché il proprietario possa riprenderlo e sistemarlo altrove. <Un bicchiere d'acqua, grazie.> Nell'attesa, inganna l'idea della fame con un po' d'acqua. Non paiono esserci molto avventori data l'ora e probabilmente anche l'intemperia che imperversa dal pomeriggio inoltrato. <Hm?> Solleva il capo per scrutare l'avanzare di Shinsei, aggrottando le sopracciglia e mettendolo ben a fuoco. Lo riconosce facilmente, prestando attenzione ai capelli dorati e a quell'espressione che fin dall'inizio le ha dato l'impressione appartenesse al cattivo ragazzo. <Mi metti un po' d'ansia se lo dici in questo modo.> Commenta con una piccola risata di circostanza, piegando la testolina ammantata di rosei ciuffi per indicar uno sgabello posto poco distante da sé - ovviamente libero. <Gradisci qualcosa anche tu mentre scambiamo due chiacchiere?> Acconsente indirettamente all'altrui richiesta di consulto - se tale possa definirsi, anche curiosa invero della reale motivazione che potrebbe aver spinto il taijutser nel settore konohano tanto da cercarla e, infine, trovarla. Non si pone interrogativi, non si chiede la motivazione. Se c'è qualcosa di cui parlare, evidentemente è tale da dovervi porre comunque la sua attenzione. Ne attende quindi un responso, qualunque esso sia; un quesito, se tale dev'essere. Dalle sue labbra, non fugge più alcun suono fintantoché non sarà l'altro ad aver risposto alle domande inespresse e ad aver esposto la reale motivazione che l'ha condotto fin lì. [ Chk On ] Lo sguardo affilato come un kunai, si scosta dal menù che la stessa Furaya ha in mano, per risalire fino allo sguardo azzurro di lei, che adesso trova diretto verso di lui, ed effettivamente, d’istinto, quell’occhiata che le dedica sembra proprio un’occhiataccia, qualcosa che lascia un senso di scomodità, ma poco dopo, a quella frase, iniziale che lei dedica al biondo, le labbra si distendono, appena visibili al di là del bavero, fino ad infilarsi sotto gli zigomi snudando addirittura la dentatura <Grrrehehe> cos’è? Al solito, un misto tra un ringhio e una risata esalata col naso, un suono che, per via della cassa toracica dalla quale proviene, assomiglierà molto al ringhio d’un grosso felino. Lo direste mai che tutto sommato è di buon umore e sta ridendo alla battuta della donna? <Strano, non mi capita mai di mettere ansia alla gente> Oh, abbiamo imparato il sarcasmo, cresce continuamente il processo di integrazione in quell’agglomerato urbano pieno zeppo di altri bipedi senzienti. Le labbra tornano a sigillarsi, sottili come un capello, eppure vagamente distese nell’ombra d’un ghigno che rimane sul volto. La mano sinistra, che per inciso è quella più vicina alla rosata, si solleva, ma solo per arrivare ai bottoni di quella cappa e aprirla, rivelando un paio di pantaloni scuri, pieni di tasche a nascondere le leve inferiori, e una maglietta in tessuto tecnico, aderente come una seconda pelle alle linee dei muscoli. Evidentemente ha preso quelle parole come una risposta a quello strano modo di chiedere, ma prima di sedersi afferra lo sgabello e lo sposta un poco verso destra, allontanandolo quindi leggermente da lei, prima di piombarci sopra con un tonfo. Perché? È presto detto, le sue spalle non sono di una larghezza normale. E non ha certo intenzione di invadere lo spazio della rosata, ne di mangiare stretto. A dirla tutta comunque, sarà la stessa stazza dell’uomo a rendere impercettibile quello spostamento ai fini della conversazione <Penso di si. Qualcosa per chi deve stare attento alla linea?> Come? L’apertura della cappa ha abbassato di conseguenza il bavero, rendendo perfettamente visibile il volto dell’uomo, di nuovo dipinto in un ghigno che s’allarga <Scherzo.> Come se ci fosse bisogno di sottolinearlo <prenderò quello che hai ordinato tu.> Risponde tornando serio e allungando di nuovo la sinistra sul cappuccio, snudando ora i capelli lasciati sciolti ad incorniciare il volto. Appoggia entrambi gli avambracci sul bancone, tutte e quattro le dita di entrambe le mani stringono i pollici facendo scrocchiare la cartilagine del dito con uno schiocco tanto forte da far pensare che sia lo sgabello, o qualche componente in legno sotto di lui ad aver ceduto. Resta in silenzio, fissando davanti a se, come se stesse mettendo in ordine i pensieri. Da dove partire? <Kiri> Tiriamo fuori, da quella biblioteca mentale, il faldone, e apriamolo. Il rimando è ovvio. Sono stati alleati contro un comune nemico. Si schiudono di nuovo le labbra <Volevo sentire una voce diversa dalla mia su quello scontro.> Le domande che si è posto lui sono le medesime? E le considerazioni? Lo sguardo, lentamente, virerà verso di lei. Cerca nient’altro che lo sguardo cristallino di lei. E lo cercherà anche se non dovesse riceverlo in cambio. No, non è per niente un tizio che mette ansia, lui [Chakra On] Si limita a guardar il biondo di sottecchi di tanto in tanto, scostando l'attenzione da questi e volgendola ad Ichiraku che ha iniziato a preparare le pietanze nell'attesa che anche Shinsei possa decidere quel che vorrebbe mangiare. <Non si può certo dire che tu non sia delicato.> Rispondendo all'altrui sarcasmo col medesimo, riferendosi a quel tonfo che emana nell'andarsi a sedere di getto sullo sgabello indicatogli precedentemente dalla donna. <Difficilmente quello che ho preso io può servire per chi deve stare attento alla linea - me compresa.> Ridacchia ancor una volta, scostando distrattamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Comprende la battuta, ne coglie l'ironia e risponde in egual maniera. Un tempo, non ne sarebbe stata capace - come il biondo. Si ritrovano inesorabilmente ad aver qualcosa in comune. Sente quelle ossa scricchiolare, ignorandone però la provenienza o non prestandovi abbastanza attenzione poiché non di suo interesse. Sta attendendo il cibo. Ha l'acquolina in bocca e desidera ardentemente quel ramen più d'ogni altra cosa in questo momento. <Sullo scontro con le chimere a Kiri, abbiamo ipotizzato qualche verità scomoda ed interessante al tempo stesso.> Lo ricorda bene quell'incontro ravvicinato, il di lei sangue ancor ribolle - il corpo da guerriero ne vuole ancora, l'orgoglio brama la possibilità di bruciarne completamente una rivestendola di lava incandescente. <Potrebbero essere comandate da qualcuno capace come il Finto Dio di manovrarle, il che lo renderebbe non poco problematico sicché all'esterno pare ve ne siano parecchi ed anche più grosse di quelle che abbiamo affrontato.> Si stringe però nelle spalle perché la constatazione che le vien da fargli è di quanto più ovvia possa esserci in confronto a quant'affermato dallo stesso Shinsei. <Non conosco però il tuo punto di vista.> Incalzandolo nel parlarne, nell'esporsi a sua volta in merito ai pensieri riguardanti l'accaduto - ammesso ve ne siano di diversi come lui brama. Poggia un braccio sul bancone, così da portare il palmo a poggiarsi sotto il mento, il quale ha finalmente un sostegno che le permette di rivolger meglio anche lo sguardo ghiacciato sull'interlocutore. [ Chk On ] Non è troppo avvezzo a quel gioco di ironie e di sarcasmi, eppure quel ghigno rimane a scalfire l’espressione austera e appuntita del biondo, si concederà un ultima volta con un mormorato <Decisamente no.> Secco il tono. Ha il phisique du rol per poter essere quello decisamente indelicato <Anche se inizio a pensare che in questo posto la delicatezza mi avrebbe evitato qualche rogna> Silenzio. Silenzio. Ancora silenzio <GRAHAHAHA> sbatte il pugno sul bancone. Poderosa la risata. Amara? Forse, inconfutabile presa di coscienza che la delicatezza, come la pioggia, non è per tutti? Sicuro. Annuirà un paio di volte, dopo quella risata, al suo cenno. Consapevoli entrambi che tutto sommato chi se ne frega della linea, non per altro, ma si direbbe si tengano informa entrambi adeguatamente. <Comunque> Mormorerà mentre, l’espressione tornerà quella seria e austera di sempre, lo sguardo resta su di lei, la ascolta. Ascolta quelle parole, quelle supposizioni. La lascerà parlare, senza interromperla, restando in silenzio anche dopo essere stato incalzato, pronuncerà un distratto <mmh> col naso, senza distorcere l’espressione, assottigliando un poco lo sguardo su di lei. Si muovono gli ingranaggi sotto capelli, pelle tatuata e ossa <Il mio punto di vista…> Mormora, mettendo di nuovo in fila i pensieri <è lo stesso. Quello è stato un attacco, e chi ha attaccato le mura ha usato le kimere come arma. Mi ha fatto strano anche che le bestie siano riuscite a sfondare la porta in pieno giorno, con i rinforzi che hanno quanto meno tardato ad arrivare.> Inizia, esponendosi come richiesto. Lo sguardo su di lei. In quel nero lei potrà leggere la consapevolezza che se lei, lui e il Sumi non fossero stati li per puro caso, quelle bestie sarebbero arrivate dio solo sa dove. <In ogni caso, più che sul chi sia stato, ho cercato di riflettere sul perché> prosegue il ragionamento, senza scostare lo sguardo dal suo <A chi era diretto l’attacco? Al Mizukage? O al Governo?> Lo chiede. Semplicemente perché non ha ancora le risposte. <Ma non è la sola cosa che mi ha dato da pensare> Ammette togliendo rapidamente le mani dal bancone, per far posto alle ordinazioni che, probabilmente, saranno anche arrivate. Tuttavia non toccherà il suo cibo. Non ancora <Ho visto una donna che mi ha confidato di non trovarsi… proprio a suo agio qui, che nonostante tutto ha affrontato quel bestione, dandomi una grossa mano e contribuendo a salvarmi il culo> Conclude. Beh, si potrebbe dire che la cosa è reciproca, ma ovviamente lui sta esponendo il suo punto di vista. <Per quanto vivo resti il nostro sentimento per questo posto, ci sono troppe persone a cui teniamo per mettere a repentaglio le mura che le difendono e per rimanere indifferenti a un attacco di questo tipo. Mi sbaglio?> Chiede conferma, ovviamente. E si, parla al plurale, il messaggio è chiaro, sta quanto meno confidando il motivo per cui lui si è parato di fronte a quel gorilla chimera. Come detto, si sta esponendo. <…> si schiudono le labbra, ma niente ne esce e lo sguardo vien distolto da lei e piantato nel piatto, come se in quel brodo torbido ci fosse la cosa più preziosa al mondo. Ma si richiudono le labbra. Come se non avesse trovato le parole giuste.. Scatta il muscolo della mascella, ben visibile sotto la pelle, probabilmente è ipertrofica anche la sua faccia, spezzando le bacchette come fossero carta e ficcandosi in bocca un gran boccone di ramen. Furioso con se stesso. [chakra on] L'ultima - ed anche al prima - volta che ha visto Shinsei, non se lo ricordava così goliardico. Si trattava forse della sfiducia dettata dal non conoscersi? E nel giro di così poco tempo, cos'è esattamente cambiato? Non può affermare con certezza che ci sia qualcosa di nuovo in lui - qualche consapevolezza maggiore? - perché non lo conosce a fondo da poterlo sapere. <E' difficile essere delicati con una stazza come la tua, non crucciartene.> Continua ad adoperare quel tono ironico, ma soltanto perché l'altro non se la prende quando lo fa. Altrimenti, avrebbe già cambiato registro. Sicché da parte del biondo non provengono lamentele, perché dovrebbe preoccuparsi delle possibili reazioni avverse? Sarebbero già dovute venir fuori. Si schiarisce la voce, bevendo giusto un piccolo sorso d'acqua. <I rinforzi non sono stati abbastanza efficienti, quest'è vero, ma temo sia a causa della scarsa possibilità d'addestramento.> Spiega a parole sue, gesticolando distrattamente con la mano libera che non ne sorregge il capo - facendo spallucce di conseguenza. <Nessuno esce fuori dalle mura ad abbattere le chimere, quindi le poche volte che hanno potuto averci a che fare è stato dieci anni fa.> Prosegue mantenendo un tono di voce pacato, attenta come sempre alle parole da usare per farsi comprendere al meglio. <Nessuno possiede le capacità belliche necessarie a fronteggiare una minaccia di quel tipo, soprattutto se credono che i ninja siano soltanto il male del mondo e non un esercito in grado d'affrontarle.> Di sarcasmo in una frase del genere ce n'è da vendere ed è tutto sondabile durante la sua esposizione dei fatti. Non perde di vista neanche per un istante l'interlocutore, in maniera tale da poter sondare l'eventuale reazione altrui. <Questo non posso saperlo e malauguratamente non so darmi neanche una risposta. Potrebbe essere diretta al Mizukage - sì, anche perché è l'unico che pare essersi interessato conseguentemente. Al Governo, non ne sono poi tanto sicura, ma non possiamo escludere niente.> Ammette, continuando a ragionare sulle possibili verità dell'accaduto, ma non potendo in alcun modo trovare delle risposte certe. <E se attaccassero anche dagli altri portoni? E poi perché proprio il portone? Se avessero sfondato un muro a casaccio, avrebbero avuto un fattore sorpresa ben maggiore.> Così facendo, invece, sono riusciti ad allertare per tempo chi di dovere, concedendo anche agli Anbu d'intervenire sul posto - pur perdendo del tempo che, nel caso d'un attacco ben più congeniato, sarebbe stato ancor maggiore. E' un altro punto del quale poter discutere. Comprende dove voglia andare a parare con l'ultima constatazione, annuendo prima di replicare ad alta voce - ignora il piatto di ramen appena giunto, lasciandolo raffreddare. <Eri presente tu e Kan, due persone che conosco e con i quali ho rapporti - in un certo senso> Indicando più che altro proprio il biondo che ha di fronte. <quindi, mi sembrava il minimo aiutarvi ad uscire dall'impiccio - un impiccio che avrebbe potuto uccidermi. Quindi, s'è trattata di difesa personale e d'aiuto nei confronti di gente che conosco. Inoltre, non combattevo contro qualcuno che riuscisse a tenermi testa da decenni.> Il sorrisetto s'amplia sul volto pallido della donna, illuminandone gli occhi di rimando - come se quella vivida fiamma continuasse ad ardere giorno e notte, incessantemente. <E ho sentito l'adrenalina ribollirmi dentro, la possibilità d'affrontare una chimera così forte!> Il brivido della morte che t'accarezza la faccia... [ Chk On ] Non dedica alla prima frase più che un altro tagliente ghigno e un’occhiata rapida ma non meno pregna di quella strana forza d’animo che sembra trasudare da ogni parte di lui, qualcosa che sembra animarlo anche quando è tranquillo, agitarlo anche quando è placido, senza mai dargli sosta. Il messaggio è chiaro, non si cruccerebbe mai di una sua caratteristica fondativa. Ma ci sono altri discorsi da affrontare, ben più meritevoli d’attenzioni. La ascolta, ma più che altro la osserva, nella sua capacità di affiancare le parole alle espressioni del volto e infine, ma non meno importante, ai gesti del corpo, le mani, le spalle, la osserva senza interromperla, assimilando le sue parole. Le lascia concludere il discorso in merito alle chimere quanto meno. Sentendola ipotizzare di attaccare in altri punti, le labbra del biondo si schiudono <è qui che secondo me è più debole l’ipotesi che le difese fossero normalmente schierate diventa più debole.> Risponde secco e serio al discorso <I portoni, per ovvie ragioni, sono delle necessarie brecce nelle mura, e proprio per questo sono i punti più sorvegliati. Abbiamo escluso il fatto che le chimere da sole avrebbero potuto attaccare in modo così coordinato da sole, quindi sono state quanto meno guidate. Come giustamente supponevi, se chiedessi a me, o a chiunque probabilmente, avendo a disposizione quel potenziale bellico, dove attaccherebbe, io e tutti risponderemmo che la cosa migliore sarebbe attaccare le mura nel tratto centrale da un portone e l’altro.> Ci vuole un po' per esprimere quel pensiero, ma lentamente ci sta arrivando, alza il braccio sinistro, che si frappone tra il suo stesso torso e la figura di lei, quel tanto che basta per portare la mano a metà strada tra i due, le dita chiuse in un pugno grande forse quanto la testa di lei, tutte tranne l’indice che sfodera un’unghia laccata di nero e modellata ad artiglio, che si poggia sul legno <A meno che…> Assottiglia lo sguardo <A meno che io, oltre a disporre di quel potenziale bellico, non abbia anche modo di indebolire, distrarre il controllo su uno dei portoni. In quel caso, io direi che sarebbe quello, il punto migliore da attaccare> Conclude facendo scorrere via l’indice sul legno, lasciando un lieve segno sul legno. Sta usando un livello di forza veramente minimo in questo momento. <Ma come hai detto, sono solo supposizioni. E il Mizukage è stato ben lesto a intervenire e a chiedere spiegazioni.> Scuote il capo <L’hai notato? La vetrata del palazzo del Mizukage non da sul suo distretto e sul portone, è diretta verso il palazzo del governo.> Dettagli insignificanti, che non fanno altro che aumentare le sue paranoie mentali, ma è quantomeno poetico tutto questo. Ascolterà quindi il dire di lei successivo. <Non è il minimo.> Risponde alle sue parole con veemenza e un’espressione tanto seria da lasciar pensare che si sia arrabbiato <Sappi che è una dimostrazione di fiducia per me. Ci tenevo a fartelo sapere e a ringraziarti> Cooooosa? Devia immediatamente lo sguardo. per niente abituato a pronunciare certe parole, e non c’è niente di meglio da fare che mascherare tutto dietro a un altro grosso boccone di ramen, perché dentro il nostro cervellino bacato il machismo è ancora imperante e chi mostra emozioni che non siano il sacro furore di Odino per la guerra è una checNOOOOOO. Anche perché adesso è lei che parla di quel brivido che… ghignerebbe, se questo non gli causasse la fuoriuscita di tutto il boccone, quindi eviterà, ma lei si ritroverà le bacchette di lui, impugnate da quella mano animalesca e artigliata, a pochi centimetri dalla faccia, con una velocità… invidiabile <l’hai detto, Furaya> Commenterà non appena deglutito ma lei potrà vedere la pelle del polso spesso di lui, scossa dallo stesso brivido che l’ha pervasa. Aver fronteggiato quella bestia è stato qualcosa di… magico <E quel brivido, è esattamente la motivazione che mi ha spinto ad accettare di aiutare il tuo compagno per il suo…progetto> Sono in un posto pubblico, e ha imparato a trattenersi. <che è poi il secondo argomento che volevo trattare con te.> Conclude momentaneamente prendendosi di nuovo qualche secondo per riflettere, riordinare i pensieri, trovare le parole giuste. è un argomento un po' più delicato delle chimere in fondo. <Sappiamo entrambi che quel progetto ha un obbiettivo comune e che può andare in porto solo se riusciamo a collaborare tutti insieme.> Una pausa, inspirando due volte <E sappiamo entrambi che tra le persone coinvolte ci sono attriti che forse conviene lavorare per appianarle, se vogliamo avere qualche speranza di successo. Vivo per il brivido di uno scontro mortale, ma non voglio che sia contro persone che… considero alleate> Inutile nascondere la verità, tuttavia si sforza di fare nomi. <Penso che questa cosa possa trasformarsi in un bagno di sangue per tutti, o in qualcosa di drasticamente più semplice per tutti. Sta a noi deciderlo.> Conclude… <Ma non conosco il tuo punto di vista.> Termina con la stessa frase utilizzata dalla rosata poco prima per spingere Shinsei ad esporsi sull’argomento di Kiri. Rimugina sulle ultime considerazioni sondate. <Poco prima, stavi per dire qualcosa, ma ti sei zittito.> Gli accenna soltanto quel che i suoi occhi hanno potuto vedere, aspettando una possibile reazione - magari una risposta in merito a quanto visto. L'ipotesi vagliata da Shinsei è tra le più consolidate perché è una delle poche che sembra avere veramente un senso. <Le ipotesi da poter vagliare sono troppe - eccessive. Possiamo anche metterci a supporne di ogni, ma ciò non cambierà la mancanza di risposte.> Sospira, rompendo le bacchette a metà. Infila l'estremità inferiore nella brodaglia contenuta nella ciotola, mescolando come si deve. <Buon appetito.> Un intermezzo come un altro durante una chiacchierata importante, assaggiando i primi spaghetti di soia. <E' buone come sempre!> Esclama nei riguardi di Ichiraku, mostrando un sorriso cordiale e genuino - sintomo di chi è ormai un cliente abituale e ha preso un minimo di confidenza col padrone di casa. <Non mi sono soffermata su dove puntasse la sua finestra, bensì allo sfarzo del suo ufficio in contrapposizione alla povertà del suo settore.> Mormora, mantenendo gli occhi focalizzati sul piatto, preoccupandosi di masticare a dovere e dando così tempo al biondo di prender atto di quanto detto e rispondere di conseguenza. <Temo che il Mizukage sappia più di quel che dà a vedere.> Ammette alla di lui volta ancora, sancendo però il termine dell'argomento kiriano, visto e considerato come Shinsei paia ringraziarla... sul serio?! Sbatte rapidamente gli occhietti chiari, guardandolo ingollarsi un bel boccone di ramen soltanto per non replicare ulteriormente, girando anche la testa dall'altro lato. Tutto sommato, quell'aiuto che ha fornito loro era esattamente per consolidare la loro fiducia, quindi non si può dir che indietro non abbia ottenuto alcunché, anzi. <Credo sia un dovere, se vogliamo essere alleati.> Gli risponde, evitando in qualche modo di metterlo a disagio, preferendo soltanto una risposta del genere al sarcasmo di cui ha fatto uso sino a qualche momento fa. Le sfugge un sorrisetto un po' più duraturo, assieme ad una lieve risata che cerca di trattenere con un boccone di ramen. Meglio mangiare che rovinare tutti i piani e i pianeti che finalmente si sono allineati a dovere. <Hm?> Drizza immediatamente le orecchie e il resto del corpo, precedentemente arcuato sulla ciotola sottostante, quando il suo interlocutore balza su con quell'affermazione riguardante chiaramente il bombarolo. <Ho saputo che anche la tua compagna> Evitando comunque di pronunciare ulteriori nomi in un luogo pubblico come quello. <vorrebbe aiutare, ma si ostina a non parlarne coi diretti interessati. Per quanto possa dire di fidarmi di te, stessa cosa non è plausibile con lei. Lo comprendi, no?> L'espressione s'è fatta finalmente seria, ben più di quando hanno discusso poc'anzi dell'argomento di Kiri - poiché v'erano discorsi bagnati dal sarcasmo e dall'ironia, due elementi che in questo frangente vengono totalmente rimossi per ovvie ragioni. <Cos'avete intenzione di fare?> Di sottecchi, gli rivolge un'occhiata interrogativa, ma nient'altro che questo. Vuole fidarsi - ma per farlo deve sapere qualcosa di più. [ Chk On ] Non risponderà alla prima affermazione di Furaya, ma solo perché in realtà quel grazie che non è riuscito a uscirgli dalle labbra poco prima, è uscito poco dopo. E in realtà perché non avrebbe comunque risposto, a dirla tutta. Figurarsi… <Mh> Un mugugno profondo, col tono di voce oscuro e denso che naturalmente fuoriesce da quelle corde vocali grosse come quelle d’un violoncello. <si è vero.> Troppe supposizioni. Troppe domande. Liquida così l’argomento, aveva bisogno solo di approfondire la questione con lei. Lo sguardo si sgrana. Porca miseria le buone maniere! Saranno a casa, da qualche parte. A lui rimane solo quello sguardo nero e pesante, stupito, verso di lei <b…buon appetito> stasera è proprio difficile non sembrare impacciati con le semplici convenzioni sociali. Uno sguardo alla ciotola di ramen, sarà probabilmente oltre metà. La sorpresa lascerà comunque il suo sguardo subito dopo, quando lei farà presente su cosa si è focalizzata al colloquio con il Mizukage <Ti sei soffermata, in realtà, sulla stessa cosa che ha colto la mia attenzione, se ci pensi.> Chiuderà li il discorso anche lui, lasciandola libera di riflettere su quanto detto, come farà lui, anche perché, poco dopo quel suo grande boccone di imbarazzo pocanzi autoinflittosi, sarà lei a sciogliere la tenzione con una frase che si meriterà, immediatamente, uno sguardo e un cenno d’assenso convinti. No, più che convinti, furenti. Furenti non nel senso di carichi di rabbia, quanto nell’esser carichi di furia, ovvero di quel sacro fuoco che lo anima in praticamente ogni azione, e più che mai in combattimento <Lo terrò presente, visto che questa questione non è ancora chiusa. Fallo anche tu.> Riferito alla questione di Kiri, ovvio, ma non solo, quanto meno sa di non esser solo su quel versante, ma in realtà l’affermazione, come vedremo, si rivelerà valida per altri fronti, come quello al quale approcciano subito dopo. Lo nota in cambio di tono. Ma non lo teme. Se lo aspettava, ovviamente. Assorbe quella frase e, come per le precedenti, si prende il tempo necessario a riflettere, a mettere in fila i pensieri, a scegliere le parole. <Lo comprendo> Ammette sincero e chiaro nel tono, respirando due volte prima di continuare <è ovviamente necessario che siate voi due, di persona, a trovare il modo per non saltarvi alla gola ne prima ne durante l’attuazione di questo progetto corale> Le conseguenze sarebbe superfluo menzionarle <Sai, il tuo albino è convinto che potrebbe non essere il caso che tu e lei vi incontriate… personalmente penso sia necessario invece. Non ho idea di cosa possa succedere se non chiarite le vostre questioni prima di trovarci tutti li dentro e scatenare un tutti contro tutti. E non ho intenzione di scoprirlo> Conclude il pensiero, prima di agguantare il bicchiere e trarne un sorso d’acqua che lo dimezzerà <Ho fatto lo stesso discorso anche a lei, che ha compreso che, come dicevi, abbiamo tutti dei doveri, se vogliamo essere alleati. Volevo solo assicurarmi che si troverà davanti una donna con la stessa necessità e con lo stesso obbiettivo> Lo sguardo si sposta su di lei, sostenendo quelle iridi di ghiaccio, senza paura, con franchezza. <Oltre questo, lo comprendi, non posso andare. Ho da pensare ai miei di rapporti tesi. Mi toccherà parlare a quattr’occhi con Kan Sumi e chiarire un paio di cose> La voce, da pacata, per quanto comunque molto profonda, si riduce a poco più che un profondo ringhio, le parole, sempre più dilaniate dalle zanne serrate. <Sul che fare non ho ancora idee particolari, in realtà. Suppongo non le abbia nessuno ancora. Io resto dell’idea che sarei molto più utile come pedina alleata tra le pedine nemiche, se capisci cosa intendo> Parla di shogi, ovviamente. <E credo di avere le informazioni e le capacità per privare il giocatore avversario di un pedina, e propormi come sostituto.> Un ghigno compare, un brivido lungo la schiena. Pregustare una sfida è sempre un’emozione. [chakra on]
Giocata del 10/02/2022 dalle 16:25 alle 19:18 nella chat "Chiosco di Ramen "
Si premura di soffiare prima d'addentare quella prelibatezza per il palato, in modo tale che nel frattempo dia anche spazio al ragazzo per replicare, per spiegarsi e per confermare la motivazione che l'ha spinto sin da lei. Nota come non commenti in merito all'essersi zittito, facendo affiorare un piccolo sorriso sul volto della donna, ma non per questo protenderà per convincerlo a parlare. Inoltre, all'argomento riguardante ancor una volta Kiri, si stringe appena nelle spalle e replica all'affermazione altrui soltanto con un cenno del capo. Ci penserà bene, ovvio. Tuttavia, non è possibile - al momento - comprendere cosa si celi davvero dietro gli interessi del Mizukage e dietro la richiesta di sconfiggere quelle chimere, uscendo dalle mura. Inspira profondamente, prendendosi chiaramente il suo tempo per commentare e per trarre le proprie conclusioni. <E' impossibile chiarire con qualcuno senza vederlo di persona e senza scambiarci due parole.> Di questo n'è ben consapevole. Al tempo stesso, è comprensibile la mancanza d'intenzione da parte propria, la reticenza col discutere con una persona che, fino a poco tempo prima, non n'era affatto in grado. <Tuttavia, comprenderai che la discussione deve essere ambivalente, altrimenti non ne varrà affatto la pena. Posso metterci la mia buona volontà, ma se vedrò che dall'altra parte non v'è cambiamento né voglia di migliorare la situazione, proseguirò coi miei piani e con le mie intenzioni senza tener conto di lei.> Lo mette per iscritto, lo rende quanto più specifico possibile, in modo che nessuno possa aver da ridire in seguito - ammesso la situazione volga al peggio e non migliori affatto, s'intende. <Se vuole aiutare me e il diretto interessato> Evitando opportunamente di far nomi impropri poiché potrebbe risultare sconveniente in casi simili, parlandone all'aperto di fronte a gente che ha troppe orecchie per sentire e una bocca funzionante per parlarne. <deve collaborare con entrambi. Comprendo che tu sia qui per tastare il terreno, ma quant'è esattamente farina del suo sacco questa conversazione?> Gli domanda di sottecchi, assottigliando appena lo sguardo così da rifilargli un minimo d'occhiata nonostante sia particolarmente concentrata nel terminare il suo piatto di ramen nel miglior dei modi - nonché in quelli a lei congeniali. D'altronde, mangiar di fretta ha il suo malus; la sua testa, adesso, è concentrata più che altro altrove com'è giusto che sia. <Come pensi di fare?> La domanda che gli vien rivolta è in riferimento all'idea per la quale egli sarebbe capace di privare il nemico d'una pedina e prenderne eventualmente il posto. A parole, è tutto così facile, ma è nei fatti che bisogna trovar l'inghippo ed eventualmente la soluzione più concreta. La osserva cominciare a mangiare, quasi stesse aspettando di capire se ha fatto qualcosa di grave, rassicurandosi nel vederla continuare. Non esiterà quindi, di rimando, a conficcare le bacchette nella ciotola della zuppa ed estrarre un altro grande boccone, masticandolo con attenzione, mentre la ascolta parlare. Non muta lo sguardo, nel sentire esattamente ciò che si aspettava di sentirsi dire. D’altronde è un discorso speculare a quello che ha già sentito, ma da altre labbra. Le lascerà concludere il discorso, prima di deglutire e graffiare di nuovo i suoi lineamenti duri con un ghigno. <Furaya, non sono qui per tastare il terreno. Questa è la meno importante delle questioni per cui ti ho cercata. Ho solo voluto sapere cosa ne pensassi, e mi hai confermato quello che pensavo.> Ammette in tranquillità, lasciando passare qualche secondo, prima di riprendere <Tutti dobbiamo collaborare con tutti. Ognuno deve metterci la propria buona volontà> Conferma, in sostanza, le parole di lei. <Sulla voglia di cambiamento e di migliorare, Furaya, non dovete andare a convivere ne pianificare chissà cosa. A Mattyse a me a lei, a te e a chiunque sia coinvolto basta che evitiate di darvi addosso per questo progetto. Lo sappiamo entrambi che siete troppo diverse e avete un pregresso troppo ingombrate per qualcosa di più.> è qualcosa nel quale non si addentra. Cose che appartengono a un’altra epoca. Ad un’altra vita probabilmente <Allo stesso SO che siete sufficientemente intelligenti da capire che è molto più vantaggioso e sicuro per tutti che entrambe seppelliate l’ascia di guerra per questa faccenda> Commenta semplicemente <E no, non è lei l’emissario di questo incontro. Non permetterebbe a nessuno di parlare per se stessa in una situazione di questo tipo, e sinceramente, non ci tengo. Come ho detto, dovrete essere voi a parlare> Conclude semplicemente l’argomento, afferrando con le grosse mani i fianchi della ciotola e tirandola su, fino a portarla alle labbra e bere un po' di brodo. <Su come procedere non ho ancora riflettuto, e onestamente devo ancora capire se è una buona idea. Ma non mancherò di farvi sapere> Commenta <Piuttosto, ti ho cercata per una questione più personale e per me ben più delicata.> Ammette, poggiando la ciotola per poi scostare su di lei lo sguardo profondo. <Quanto eri vicina a Mekura Hyuga?> Chiede piano, con la voce resa più profonda da un senso di gravità che prima non era presente <Non parlo di Mekura la madre di Kimi… Parlo di Mekura la Jonin di Konoha> Insomma, non è interessato a quella specifica vicenda, ma evidentemente ad altro. [Chakra on] Concorda, bene o male, con le parole espresse da Shinsei tentennando appena con un movimento della testolina rosea. Non è molto sicura di quel che gli ha sentito dire, tuttavia considera plausibile l'eventualità di discutere con Sango per comprender maggiormente anche le altrui intenzioni faccia a faccia. <Valuterò quando ci avrò a che fare. Una discussione degna di tal nome deve aver come buona intenzione quella d'ambedue i partecipanti.> Non transige poi molto su questo punto in particolare, motivo in più per sottolineare quanto necessaria sia una collaborazione anche dal fronte appena menzionato. <Puoi farci da tramite per organizzare un incontro?> Gli domanda, sollevando un lembo del tovagliolo che usa per pulire i lati della bocca e le labbra sporche di brodo. La domanda vien ovviamente posta col solito garbo, provando quanto meno a far un passo - con la solita capacità di tirar indietro l'intera gamba se vedrà che la situazione non vale la pena. <Non ne dubitavo.> Mormora infine, mostrando un sorriso divertito - come se già s'aspettasse che ciò non fosse opera della Ishiba, bensì di qualcun altro che pensa che l'andar d'accordo sia coscienzioso per tutta la squadra. E deve pur ammettere ch'è vero, anche non pronunciandosi ad alta voce. E' per tal ragione che tenta un approccio con la diretta interessata, chiaramente con le sue specifiche intenzioni e le probabili ripercussioni. <D'accordo, allora tienimi aggiornata. Hai il mio numero?> Non lo ricorda, non rammenta neanche d'aver quello di lui - è ancor poco avvezza all'uso di telefoni cellulari, figurarsi al loro utilizzo per le chiamate e per le applicazioni in generale. <Hm?> L'ultima domanda la lascia un tantino spiazzata, non per l'entità della stessa bensì per il cambio d'argomento repentino e per le due figure citate durante quest'incontro da Ichiraku. <Era la mia Consigliera - anni prima, era anche mia cognata, ma questo è eccessivo se ti stai riferendo esclusivamente al nostro legame.> Utilizza le bacchette per mescolare meglio la brodaglia sotto al suo naso che ancor emana un ottimo odore, il quale le fa venire l'acquolina in bocca pur durante la cena. <Sta di fatto che la conoscevo abbastanza - sia come madre di Kimi e sia come Jonin della Foglia. Perché?> Smette di mangiare, poggiando le bacchette sulle estremità della ciotola così da evitare che caschino nel ramen rimasto, facendo attenzione a non sporcare fuori da essa. Si premura d'adocchiare l'altrui espressione, così da comprendere dove esattamente voglia andare a parare. Se non c'entra l'essere il genitore della bambina che vogliono salvare, allora di cosa ha bisogno e perché è andata proprio da lei? [ Chk On ]