La Tigri della foresta
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Giocata dal 17/01/2022 23:01 al 18/01/2022 00:48 nella chat "Bosco Oscuro"
La notte è giunta, amica per coloro che non voglion esser visti, meravigliosa la luna che snuda il proprio bel viso da delle nuvole alte, ma troppo alte per quelle fronde scure e dense che si allungano, mani di morte, oscure, ma per loro ? Anche, dopotutto anche con il chakra attivo non posseggono chissà quanta visuale quando la luce è così poca. Sta cercando qualcosa, non parla, ma di certo non è sola adesso. Non sembra fuori posto li, non si sente fuoriposto nel silenzio tenebroso, rotto solo da due paia di piedi umani a calpestare le foglie secche e quelle umide di lei e del suo compagno. Annusa, sposta lo sguardo violento nella penombra, ma il cuore rimane calmo, caldo nel suo petto, ma ogni tanto batte poco più veloce, merito dell'eccitazione che si impregna nell'etere come una corrente sottile. Le penetra i polmoni, ma ancora non parla, solo cammina alla ricerca di una piccola radura seguendo la luce, alla ricerca di qualche posto intimo per poter parlare, per poter fare quello che vuole fare. Un tempo avrebbe fatto tutto da sola, ma adesso come allora un altro essere l'accompagna, un altro uomo decisamente differente dal portatore del rinnegan. Adesso è lei ad insegnare, adesso è lei a pronunciare segreti a qualcun altro. < Fermiamoci > mormora infine, pestando i piedi sulle foglie secche. Il lungo e scuro mantello oscilla poco avanti, un mantello vecchio, logoro in alcune parti eppure completamente nero alla vista di chicchessia. Le maniche giungono alle dita, le stesse laccate in nero sulle unghie, il collo sollevato fino al mento coprendo in parte le labbra, ma la voce è chiara, scura, densa, pesante. La stessa veste che scende fino alle caviglie, da cui nascono solo i sandali ninja. La veste è sporca, logora in alcune parti, segno che ha vissuto molte battaglie anche lei. L'odore che la imprime però è di passato, un odore differente, quasi maschile ma ormai quasi completamente andato via. Si sofferma all'apertura di una dei piccoli spiazzi presenti, pochi metri in cui la luce potrà penetrare la coltre di nubi e fogliame. Non lo osserva, ma la destra sale al petto, stringe la veste con violenza per un attimo quasi a spezzarla..ma non lo farà, mai. Sul fianco sinistro infine potrà il biondo stesso notare la propria Katana, senza nome e senza anima ancora. [chakra on][equip: Katana][Vesti Akatsuki] Si muove silenzioso, fluido e agile come un’ombra nella notte, come se fosse parte di quegli oscuri disegni che le nuvole disegnano sulla terra passando davanti all’argentea luna. Si muove con la leggerezza d’un grosso felino. È al fianco della sua rossa, ma un passo dietro a lei, non più due metri li separano, e non certo perché non possa raggiungerla. Al contrario. Trattiene se stesso. E perché mai? Per rispetto. L’ha fatto capire lei quando l’ha chiesto. Non è una serata normale. Eppure, che lei abbia prestato attenzione o meno, lui ha tenuto quello sguardo ferale, affilato come un kunai, nero come l’abisso, pesante come un macigno, sempre su di lei. Sui rossi capelli, su quella parte del viso candido e liscio che comunque vede, su quella katana che pende proprio dal fianco che può scorgere, e su quella veste. E così, quando lei deciderà di fermarsi, al rumore dei suoi passi sulle foglie, si uniranno quelli, più pesanti e rumorosi, perché prodotti da zampe più imponenti, del biondo poco dietro. Cosa indossa? Anfibi neri immersi nel fogliame, alti fino a sotto il polpaccio, nel quale sono immersi larghi pantaloni di tessuto pesante, color grigio piombo. Tenuti alla vite, sottile rispetto alle larghe spalle stondate, da una semplice cinta, il torso è coperto da una maglietta in tessuto tecnico che si adagia sui muscoli come fosse una seconda pelle, rendendo offuscati, ma comunque presenti, gli effetti dei raggi argentati che si infilano tra i fasci muscolari, creando opachi giochi di luce. A maniche lunghe, e con il collo alto, la maglia lascia evidente solo la carnagione viva delle mani solide, adornate da unghie colorate di nero, e quella del viso dai lineamenti duri, dipinto in quell’espressione austera, incorniciato dai capelli che, lasciati liberi, arrivano ormai quasi alla base del collo taurino. Descritto l’uomo, torniamo a noi. No, non gli è sfuggito l’odore di quell’indumento, considerando che stava per fare a botte per un odore molto, molto più lieve, quello dello Hyuga. Non le risponde. Non è che ci sia molto da rispondere, semplicemente si ferma quando lei lo comanda. Spostando lo sguardo dalla figura della sua rossa, per dare uno sguardo in giro. Non si sa mai, meglio esser prudenti <Cos’hai in mente?> Chiederà, riportando quello sguardo pesante su di lei. Cos'ha in mente? Tace, il silenzio, vuole quello adesso lasciando che gli ultimi passi del biondo possano frenare poco dietro di sè. Nemmeno per lui se ne sente violata nello spazio e nell'intimità di ciò che vuol provare a fare , e infine anche le proprie morbide gemelle rosse andranno a schiudersi < per ritornare una tigre > mormora, calda la voce, poco più di un sussurro solo per lui, tanto vicino da poter sentire perfino il suo cuore battere < devo tornare quella che ero un tempo > lenta la mano sinistra andrà a sciogliere il legame tra lei e quella katana. Un tonfo ruvido sul terreno ed essa non sarà più al proprio fianco. < sono fuggita per troppo tempo alla natura > a quella che la circonda, da quando ha sentito mancare quell'unione perfetta s'è sentita perduta. C'è voluto tempo, molti mesi , una gravidanza, una figlia, lui per riuscire a rimetter piede di propria volontà dentro un bosco come quello. < ho vissuto nel vero bosco della morte ..> procedono le parole, poche, rarefatte, in attesa del momento perfetto in cui mostrarsi, mostrare anche a lui quello che significava per lei avere quel vecchio nome : Byakko. < ..e adesso vi ritorno dopo undici anni > un altro anno è trascorso prima che potesse di nuovo poggiare i piedi su quella terra, undici anni per sentire di nuovo l'aria fresca e frizzante dritto nei polmoni come un pugno. La musica del vento sussurra alla propria anima, rinfresca il viso , ne muove il rosso crine con calma, anch'essa in attesa che qualcosa si compia. E' tempo dunque di tornare a casa, di tornare ad esser se stessa, con tutte le contraddizioni, con il desiderio di conoscenza, con la curiosità ad ardere dentro di lei . Le mani sollevate al petto stringono piano la stoffa, la aprono con estrema lentezza mostrando parte della pelle nuda delle braccia. Ma con un singolo, lungo e sinuoso movimento non farà che una cosa : lasciarla scivolare fino alle mani, la destra andrà a mollar la presa ma la sinistra a trattenerla. Ma prima che possa anche solo cadere, prima che possa sporcarsi di quella terra, verrà girata con un colpo veloce delle braccia e di nuovo infilata al suo posto. < questa notte le nuvole di Amegakure torneranno > così come fu allora, tornerà a possedere per una notte di nuovo quelle rosse sanguinolente nuvole. Svettano sul proprio corpo, forse lievemente più grande per lei, ma ciò non è mai stato un impedimento, ma una gioia, un orgoglio da portare sempre con sè. Scenderà in basso per riprendere la propria katana da terra. < per esser come loro, Shinsei, devi vivere come loro > il punto è quello, deve trovare la sua strada, lei avrebbe solo indicato la via, smussato gli angoli e donato la sua conoscenza, ma la prova? Non sarà di nessun altro che sua. [chakra on][equip: katana][vesti akatsuki] Come sempre con lei, ascolta. Ritto come una statua, manufatto umano, eppure dalle fattezze e dall’atteggiamento d’una fiera. Lento e violento batte il cuore piantato sotto quella grossa cassa toracica. Pompa il sangue, sulle vene, irruenta linfa vitale, rovente fluido che lo anima, come il chakra, che scorre nero e denso nel suo sistema circolatorio. Le mani, leggermente schiuse, restano ferme. Tiene per se ricordi ben più dolci che, tramite gli alberi, vengono portati da quella brezza dritti al cervello. Ricordi selvaggi, che coinvolgono anche lei. Se li gode, prima di tornare ad ascoltarla. Non commenta. Le sue parole lo portano a quando era un bambino, e sentiva solo parlare di lei e dei felini che la accompagnavano. <Sei pronta?> Il tono della domanda, lei potrà percepirlo, non è volto a mettere in dubbio che lei sia pronta per quello che sta per fare, ma a sondare, nel profondo, ciò che la muove. Lei sta percorrendo sentieri che lui non ha mai provato. E no, non stiamo parlando del vivere all’aperto. Ha vissuto anche lui in quel bosco, quando era percorso dalle chimere, per avvicinarsi a Kagegakure. Un periodo oscuro, ma non è di quello che parliamo. Parliamo di confrontarsi con forse della natura per averle come alleate. La osserva. La invidia? No, perché dovrebbe, sta osservando la sua fiamma elevarsi, e in fondo è questo che fanno loro due. Ardere l’uno per l’altra, alimentare quelle loro fiamme fino a bruciare con esse, o bruciare il mondo. La osserva snudarsi della sua katana e della cappa. No, non se ne sta snudando, la sta girando. Lo sguardo s’allarga, sorpreso, certo, reprimendo un brivido lungo la schiena <Quel simbolo> mormora schiudendo le labbra sottili, sorpreso. Da quanto non lo vede? Quanto ha fantasticato su quel simbolo? Quanto lo ha temuto? Sogni e incubi di bambino che tornano alla ribalta. Ha sperato, in quel laboratorio, di veder comparire quella cappa. Quanto ha sperato. <Fa impressione vedere quelle nuvole ancora. In questo nuovo mondo> Mormora
Giocata del 18/01/2022 dalle 18:36 alle 23:08 nella chat "Bosco Oscuro"
Non risponderà a quella domanda, ma la mente elabora, lavora, è davvero pronta? Le labbra non si stringono, rimangono morbide fissando davanti a sè un punto indefinito, vivendo, rivivendo ricordi come se davvero i fili di una vita si stessero stendendo davanti i propri occhi. Un bosco più colorato, caldo, rosato di petali di ciliegio, lei a correre in quella natura, a sentire il vento tra un viso non deturpato dal dolore e dalla rabbia, delle mani graffiare il legno, dei palmi a cercare l'energia stessa di tutto ciò che la circondava < non posso sfuggire al mio passato > non quando non lo desidera. Pronta finalmente a pensare davvero a quella notte, pronta a rivivere ricordi di un passato lontano altrettanto doloroso, ma adesso deve affrontare ciò che ha temuto dentro di sè, il sapere se davvero sarà ancora degna di un legame tanto unico . Volta la cappa, mostra di nuovo le nuvole, Amegakure che torna a vivere così come sarebbe dovuta rinascere, tra il sangue di un alba accencante e violenta < le ho portate per così tanto tempo..che non mi infastidiscono > un caldo dire, un lieve sorriso, chissà che lui non senta quel brivido e quel battito accellerato che la stessa rossa prova interiormente, sotto pelle, la stessa che si risveglia così come il rosso dentro le proprie iridi < sono nate per Ame, devono morire per Ame > non avrebbe permesso ad alcuno di indossare quelle vesti, non quando significano così tanto per lei. Per il passato, per Akendo, per la propria casa, inconsapevole in effetti di quanto sia davvero vicina a Ren in quel momento. < non devi solo seguire ciò che fanno le evocazioni > inizia, non è li solo per tentare quel richiamo dopo così tanti anni, ma anche per insegnare ciò che le è stato insegnato < senti la natura, chiudi gli occhi. Percepisci ciò che ti sta intorno, ogni albero, ogni filamento d'erba, la terra, l'aria stessa. Riempitene, falla tua, lasciala scorrere dentro il tuo corpo e divieni suo figlio > lo sguardo infine, plumbeo come l'oceano in tempesta, sorgerà a lui per un attimo, a voler imprimere anche solo con lo sguardo quelle parole prima che le proprie iridi si celino al mondo. Il respiro, sentirà quello per prima, ogni movimento di lui, ogni movimento umano, il proprio cuore, il sangue dentro le vene < non pensare al mondo degli uomini > un suggerimento, un sussurro caldo, il silenzio. [chkara on][equip : katana][vesti akatsuki] Una risposta secca e diretta, quella che voleva. Annuisce alla frase che gli arriva in risposta alla sua domanda. Non dice altro. è ovvio che sia pronta, e che sappia di esserlo. Ma pronta per cosa? Questo ancora non l’ha capito. Ancora una volta si ritrova a dover mettere insieme frasi che incarnano emozioni, desideri, sensazioni della sua donna. Ma cosa vuol dire, nello specifico, tornare alla natura? “Tornare una tigre” è stata la risposta che ha avuto quando ha chiesto perché sono li. Una risposta che, ad un giovane uomo ignaro del mondo delle evocazioni, non possono non sembrare criptiche. Ma ha capito anche una cosa. Non è il momento di tempestarla di domande. È li come osservatore. Certo, apprenderà tutto ciò che potrà con gli occhi come con le orecchie, lo sta già facendo in effetti, ma è li per assistere a qualcosa che riguarda solo e soltanto lei, anche se non ha capito bene cosa. La ascolterà parlare delle nuvole di rosse, simbolo dell’Akatsuki <E perché dovrebbero infastidirti> Non è una domanda, è un’affermazione che vuole semplicemente darle atto del fatto che è giusto che non si senta infastidita da quel simbolo <chissà che quelle nuvole non trovino il loro posto anche nel presente.> Serpentesco, sussurra con voce densa e scura. Un post diverso per un mondo diverso, chissà. Dovrà essere lei a deciderlo, lui non può che tenere lo sguardo su di lei. No, non su di lei, su quelle nuvole, piuttosto. Affascinato, decisamente, dalla potenza di un simbolo del passato che ritorna. Ma non siamo qui per questo, giusto? È lei a ricordarlo, tornando a parlare di altro. e il sopracciglio, per la prima volta, si alza <Evocazioni.> Ripete con la scura voce l’ultima parola che ha sentito. Ma non dirà altro, la lascerà parlare, fino all’ultima frase. Resterà in silenzio per dei lunghi momenti, assaporando parola per parola quanto sta dicendo, come ripercorrendo le sue frasi e stampandole a fuoco nella mente, mentre una folata di vento più impertinente accarezza i suoi lineamenti duri. Le iridi si socchiudono, staccandosi ovviamente da quelle nuvole, per portarsi al cielo, accettandone il tocco <è questo che siamo qui per fare? Evocare una di queste forze della natura?> Unisce i puntini piano piano. Una delle obbiezioni che stava per farle, era che quello non è il vero bosco oscuro, ma una riproduzione dentro una città, difficile ci fossero delle tigri da cercare li dentro. Ma lei ha risposto. Evocarle, dunque <Come.>[chakra on] Perchè non le da fastidio quella veste, ma solo quel senso interiore di rabbia, malinconia, odio perfino che zampillano al centro del proprio petto? < perchè non ho compiuto il mio ultimo passo. Perchè non sono riuscita in quello che volevo portando con me queste nuvole > le parole risuonano affilate, un ringhio sommesso, una rabbia che cova interiormente nei confronti di sè stessa. Ha fallito, nemmeno tanti anni della propria vita spesi per quel sogno son bastati per riuscire a raggiungere un sogno. Tanto grande, troppo grande, e nemmeno il proprio sogno, quello che crede essere quello di qualcun altro solo per potersi pulire la coscienza, solo per dire, alla fine della propria vita, in punto di morte, d'esser pronta a lasciare quel mondo e riposare in pace. Ma quale pace troverà una mukenin? Il proprio corpo sarebbe arso per millenni dentro l'Ade, al suo centro, ripagando i peccati commessi, ma li avrebbe accettati solo a quel punto, quando avrebbe messo fine ad una storia durata troppo a lungo. < devono sempre tornare ad Amegakure > per lei è quello, un legame indissolubile che la riunisce alla propria terra, o meglio, acqua. Vederli separati è impossibile, non quando ha scoperto che quel portatore del potere di un Kami è anch'esso figlio della pioggia. Tutto li ricondurrà sempre lì, anche se quella casa non esiste più. Non ha parlato chiaramente, probabilmente sono rari i momenti in cui lo farà, ma lentamente il proprio disegno viene messo in mostra, i dettagli a cui dare maggiore importanza, quelli a cui appellarsi nel momento in cui di nuovo la propria vita andrà a cambiare, a dover scegliere difatti una via, vecchia o nuova dobbiamo ancora scoprirlo. < un legame con un evocazione è un legame per la vita. Fatto di sangue e chakra, di una tecnica proibita. Solo loro ti daranno il permesso di firmare il contratto, ci saranno per te, tu ci sarai per loro > gli occhi son chiusi, le iridi celate al mondo, il respiro che va calmandosi andando alla ricerca di ciò che conosce. Sulla pelle sentirà il vento freddo pizzicarla, strusciarsi sulle foglie e sui rami con la dolce mano della madre inverno. La respira, se ne riempie i polmoni, immagina la connessione del mondo esterno a tutto quanto. Un flusso unico di energia tempestarla , ma deve anche accoglierla di nuovo, liberarsi delle costruzioni umane ancora una volta, tornare alla vita selvaggia scelta. I muscoli son rilassati, per adesso, ne sentirà la terra sotto i propri sandali, ogni movimento, cambio di postura si tradurrà in un linguaggio nuovo ma conosciuto. Gli alberi, il loro oscuro sussurro, la vita scendere e salire lungo la loro corteccia fino al ramo più piccolo e sottile. Vorrebbe di nuovo accogliere tutto questo, liberare la mente, liberarsi delle preoccupazioni e dei costrutti fittizzi, e il corpo che si stringe, ogni muscolo che spasma per la voglia di agire. Si piega lievemente, come pronta a correre, ma ancora non si muove, vuole accogliersi di nuovo tra la vegetazione. Un punto decisamente fondamentale da riaprire, uno squarcio atto a comprendere se sia ancora davvero degna di loro. < unisciti ad ogni elemento, poi .. segui l'istinto > [chakra on][equip : katana][vesti akatsuki] Ancora una volta la ascolta. Ancora una volta ascolta il peso di quel fallimento. Vorrebbe sollevarla da tutto questo, farle capire che ora, è in un nuovo mondo e può permettersi di non pensarci. Ma d’altronde, non pesa sulle tue spalle il tuo passato, Shinsei? Non essere ipocrita. Alla fine anche lui, anche il biondi dagli occhi troppo neri, verrà sempre richiamato da un passato che vive solo dentro di lui. Ma questo non renderà meno vivo il legame con esso. Tutti loro, non sono altro che esseri che camminano in avanti, con il capo che guarda all’indietro. Non servirà nemmeno la figlia che ora hanno per liberare quei due dalla presa ferrea degli artigli del passato. Non è vero che essere genitori ti cambia la vita. Per loro, ancora non è successo. Troppo a fondo son piantati quegli artigli nelle loro menti. Annuisce una volta, nel sentirla parlare. <mh> Un mormorio lento, denso, vibrante. Riflette. Lei non è in quelle serate in cui è interessata alla altrui opinione, questo è chiaro, non su cose che non ha visto, in ogni caso. Non su cose che rappresentano il passato di lei, e non di lui. Su questo saranno sempre divisi, eppure lui è li, al suo fianco, inamovibile e silenzioso gigante. Preso nei suoi pensieri. La ascolta cambiare di nuovo argomento, tornare su quel legame con la natura, su quelle tigri, ma non solo. Sta parlando in generale, lo percepisce. Assottiglia lo sguardo, anche se non la sta guardando. Non per questo la sua attenzione è altrove. No no, è lì alle sue parole. <il contratto.> memorizza dettagli, e riflette, è una serata importante <Quindi, venendo accettati, si firma un contratto…col sangue?> Sono gli elementi che ha colto. Ma questa volta, per la prima volta dopo molto, lo sguardo nero torna su di lei, compie addirittura un passo avanti, facendo frusciare le foglie sotto di lui <Non è solo un legame spirituale, vero? C’è anche…fisicamente, un contratto da firmare, giusto?> luminose, quelle due stelle nere, brillano d’interesse. Eppure, non è solo per quello che è li. Lo percepisce. Lei sta cercando di impartirgli una lezione più profonda, e la osserva cercare di connettersi con quel mondo naturale a lui estraneo. La affiancherà quindi, puntando lo sguardo in avanti, nella sua stessa direzione. “connettersi con la natura”, “trascendere il mondo degli uomini”, “unirsi con gli elementi” concetti difficili, eppure ci prova. Ci prova a percepire il vento, a sentire la terra, l’odore degli alberi. Anche per lui sono cose familiari. Ci ha vissuto in un posto simile, per parecchio tempo, prima di conoscere la civiltà. Le iridi, lentamente si schiudono, il respiro, lentamente accelera. Eppure, non appena le palpebre si appoggeranno le une sulle altre chiudendo al mondo lo sguardo, improvvisamente due grandi occhi da rettile si apriranno nell’oscurità davanti a loro, e dietro di loro, le tre tomoe dello Sharingan. Sgrana lo sguardo trasalento e facendo un passo indietro. I muscoli contratti, i pugni serrati tanto da far scricchiolare la pelle <io…n..non sono capace.> Ringhia abbassando lo sguardo. Che diavolo era? Un altro ricordo? Una scheggia di quel sogno che ha fatto giorni fa?[Chakra on] E' li per insegnare questa notte, per mostrare un mondo che lei ha conosciuto bene, un mondo ove in pochi hanno avuto il lusso e la fortuna di arrivare, ma ancor di più da cui tornare vivi e vegeti e non statue di pietra morte. Lo sente il gigante con sè, e le parole questa notte sono proprio per lui, per impartirgli una lezione differente, particolare se vogliamo definirla in questi termini, aprirgli la mente e il corpo a qualcosa di nuovo, di istintivo e naturale. Le foglie si smuovono, ed ella andrà a riaprire lo sguardo, la vista dopotutto le serve insieme agli altri sensi < sangue e chakra insieme, il contratto va firmato quando e se ti giudicheranno meritevole > deve esserlo, meritevole, ma questa è la battaglia che il biondo dovrà affrontare da solo, una prova che non riguarda lei , una prova che potrebbe anche fallire miseramente. < fu il Re delle tigri stesso a darmi il rotolo > confessa quei segreti, oscuri , celati, ma conscia che tra loro due quelle parole non avrebbero più raggiunto altri esseri . Sono solo per loro, e gli sta donando una conoscenza quanto più ampia la stessa rossa possa donargli < non devi pensarci, Shinsei > lo ammonisce bonaria, lo richiama e rievoca a sè, ne cerca la totale attenzione, ne cerca l'oscurità che si cela nel suo sguardo. Due soli che si tingono di un passato, ancora e ancora. < non pensare, percepisci con ogni tua fibra ciò che ti circonda. Immaginala nella tua mente, tutta la natura è attraversata da un flusso di chakra continuo e particolare, un flusso differente da quello che abbiamo. E' unita in tutto quanto, sarai capace di percepirla?> no, non gli chiederà mai di unirsi ad essa, non gli chiederà mai di far qualcosa che non è nelle sue corde. Il Senjutsu è un arte per pochi, e finchè non avrebbe trovato il modo di donarsi al passato senza traumi, allora avrebbe scelto le sue di evocazioni. < sentila..> un sussurro ultimo, il corpo che si tende in avanti, le gambe che inizieranno a muoversi lungo una via nuova. Una corsa che la sospingerebbe per addentrarsi ancor di più in quella foresta oscura, una corsa inizialmente quasi timida, dolce, elegante.. ma qualcosa cambia, qualcosa cambierà nell'atteggiamento del corpo, nell'espressione del viso. Gli occhi poco più sottili, intenti a scorgere qualsiasi cosa intorno a sè, i muscoli contratti in quella che diverrà una corsa sempre più istintiva, aggressiva, quella di un animale. Saltando sui rami che troverà, sostando brevemente con le unghie a conficcarsi nel legno per sbriciolarlo un poco, acquattandosi come un felino. Le foglie rinsecchite a decorarle i capelli, i brevi tagli di rami invisibili a lambire il viso, le nuvole di Ame a tuonare selvagge come l'espressione fiera e distorta. Il corpo si muove, lei esegue solo ciò che l'istinto potrà donarle.. chissà, il biondo la seguirà in quella corsa? [chakra on][equip : katana][vesti akatsuki] Ascolta come un bravo scolaretto. Forse più come una spugna. Due lezioni differenti. Una gli consente di addentrarsi nel suo passato, l’altra gli dovrebbe consentire di aprirsi a qualcosa di nuovo. Si dedicherà alle due cose con l’ordine che la conversazione impartisce. Quindi c’è un contratto. Anzi un rotolo. Assottiglia ancora lo sguardo. Se quello che dice è vero per tutti i tipi di evocazioni… <sai per caso se esiste un rotolo simile per i serpenti bianchi e chi lo possiede?> è chiaro l’intento. Approfondire quei dettagli che dovrebbero portarlo a capire che diavolo ci faceva uno di quei serpenti nei suoi ricordi e perché ha quei marchi sulle tempie. Ma non solo quello <Quindi tu sei stata nominata custode di questo rotolo, dal re delle tigri> Alza le sopracciglia, letteralmente impressionato. Ogni volta che emergono nuovi tasselli del passato di lei, si sorprende. Potrebbe smetterla in effetti, eppure è come se scoprisse ogni volta delle nuove, piccole sfaccettature di quel rubino che è lei <e…trovare il contatto con la natura è… necessario per rivedere le tigri, giusto?> cerca di completare quel disegno fatto di puntini. Per poi ascoltare i suoi consigli. Forse dovrebbe dirglielo. Confidarle ciò che ha visto, quanto il suo carnefice sia penetrato tanto in fondo alla sua mente da incatenarlo. In fondo, lei dovrebbe saperlo quando è che riesce a lasciarsi andare meglio. Ma non lo dice, si tiene tutto questo. Annuisce alle sue parole, percependo lei invece, sul punto di lasciarsi andare. Non la priverà di quel momento, anche perché ha bisogno di concentrarsi su di lui. La lascerà andare, tornerà a chiudere gli occhi, profondi respiri, concentrandosi sul vento anche lui, sul muschio, sulla resina, sulle foglie, sulla terra. Un brivido lo coglie, questa volta è il vento a tradirlo, lo accarezza, infilandosi nella sua mente non come sibilante melodia della natura, ma come voce del suo stesso carnefice, scuote violentemente il capo due volte, lasciando volare i capelli dorati, poi comincerà a camminare, reprimendo un brivido <non vincerai> è un mormorio solo per se stesso. O meglio, per colui che ancora alberga in lui, mentre lentamente, l’andatura aumenta, s’infila nel bosco, senza sapere dove sta andando. Il cammino rompe in una corsa, la mascella si serra, le zanne vengono sguainate in un ringhio, mentre il corpo si lascia prendere da un’ondata di violenza. Dovrebbe lasciarsi andare? Forse no, non dovrebbe, ma d’altronde, quella belva che ha dentro, preme per uscire. Istintivamente caricherà il braccio destro all’indietro, scagliandolo contro il tronco di un povero albero finito sulla sua strada, troncandolo in due. [chakra on] < non lo so , ma suppongo che possa esistere anche per loro > una supposizione basata su quello che conosce, ma è lontana dalla sicurezza che vorrebbe dargli < non proprio > non ha con sè alcun rotolo in effetti, non porta niente se non poche cose, gli abiti e la katana, e la sua pelle < loro lo custodiscono, spero solo che dopo tanti anni non si sia rotto il legame > la morte è ovviamente un modo per interrompere tutto, ma l'esser ancora viva, l'aver vissuto per dieci anni dentro un cristallo, questo potrà esser considerato ancora vincolante per entrambe le parti? < per me è l'unico modo che ho conosciuto per trovarle > suggerisce qualcosa in più, ma a lui capire se quelle parole saranno adatte anche a lui, o se semplicemente dovrà trovare una via nuova e inesplorata. Ha tutti gli elementi che gli servono per capire come fare, cosa fare, che ormai la rossa è partita . Corre, si muove, avanza, ma non per distanziarlo, quanto più per ritornare a quella sorta di libertà che le donava vivere dentro una foresta, lontana dai dettami umani, vicina ad un mondo sconosciuto. Corre, salta, s'aggrappa agli alberi con foga udendo anche il correre molto più agile e veloce del biondo, decisamente più performante rispetto al suo corpo, ma per lei non è una gara. Un mezzo sorriso, infine andrebbe a rivedere un'altra piccola radura, e sull'ultimo albero andrà a fermarsi, acquattata , le mani sulla ruvida corteggia umida. Uno sguardo a lui, un richiamo a star lontano adesso, come lei ai confini di quella piccola parte di luce, prima di scendere assorbendo l'impatto con le leve inferiori, piegandole a se, e arrivare esattamente al centro di quella radura. < spero solo che funzioni ancora ..> sibila mentre solleva entrambe le mani al petto per formare dei sigilli in rapida e precisa sequenza : tigre, drago, tigre, capra, tigre. La sinistra alla fine di quel processo si solleverebbe alle labbra, i denti a mordere il pollice, il sangue colare e venir impresso sul palmo completamente opposto, adesso macchiato anch'esso. Tenterebbe adesso di poggiare la mano a terra, la destra sporca di sangue, lasciando che il chakra inondi la stessa terra, che si sposti dentro di sè raggiungendo il braccio, la mano e infine il terreno : il legame di sangue e chakra. < Kuchiyose no Jutsu : Kamachiteki > la regina, è con lei che vorrebbe parlare. Ma accadrà davvero qualcosa? Le tigri risponderanno come un tempo a quel richiamo? Loro sono li proprio per scoprirlo. [end] Libero? È così che si sente davvero? Probabilmente no. Ne ha di strada da fare, e in realtà, paradossalmente, finisce per lo stare dietro di lei, non per altro, ma perché la sua corsa non è lineare, ma a zig zag. Più libera, senza una direzione particolare, eppure si ritrova, a un certo punto, inconsciamente, a deviare per tornare nella direzione della rossa. E in effetti è anche molto più rozza di quella di lei, la corsa. Soprattutto molto più distruttiva. Non si solleva quasi mai da terra, e quando lo fa, è per artigliare e strappare via, come fossero carta, grossi rami dai loro alberi. Ben presto la maglia aderente riporterà i segni laceranti di quegli alberi distrutti, eppure niente che possa scalfirlo. Impulsi rabbiosi lo animano. Si sente solo libero di lasciarli andare. Qualcosa di embrionale, sicuramente, rispetto a quello che starà provando lei, ma lui non può saperlo. Si ferma, di nuovo, dietro di lei quando la osserva fermarsi. Non ha nemmeno bisogno di ansimare. Ciò che può fare, è riflettere. È davvero così che bisogna sentirsi? No, probabilmente no, e quasi sicuramente, nel suo profondo, lo sa anche lui. Avrebbe bisogno di chiederlo a lei ma… assottiglia lo sguardo, assistendo a quel rituale. Quindi è davvero questo, sangue e chakra che si mischiano insieme. Memorizza il nome di quella tecnica. Il tassello mancante, probabilmente. Potrebbe avere un pacchetto completo di informazioni su cui riflettere, quantomeno, eppure le sue ricerche non possono certo esaurirsi li. Lo faranno, ma solo per stasera, perché ancora una volta, è lei la regina della scena, è lei che sta ritrovando se stessa, lui la sta solo seguendo, annaspando in acque troppo profonde e sconosciute per lui. Cosa succederà? A cosa assisterà? I kami sapranno dirlo [END]