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Giocata dal 14/01/2022 22:07 al 15/01/2022 01:51 nella chat "Quartiere dei Clan [Ame]"
[Archivi] Non sembra esserci nessuno in quella sala, poche anime, pochi coloro che ricercano la verità nel passato, molti ormai hanno voltato le spalle a quello che un tempo fu la loro stirpe, la loro era, quella degli Shinobi. Adesso decaduta, divenuta cenere, solo nero su rotoli di pergamena sgualciti dal tempo, altri bruciacchiati, ma nulla che par valer la pena di leggere. Non per tutti, non per lei, non per colui a cui ha chiesto di seguirla. Il biondo che si trova sempre invischiato nelle trame della propria mente, eppure da un pò di tempo ormai non vi sono presenti pensieri sulla Shinsengumi, sul potere, su qualsiasi cosa possa riguardare il loro futuro, no, di nuovo il passato è tornato a bussare alla propria porta, e chi meglio di lei che conosce quelle stanze pregne di conoscenza può trovare qualcosa a cui appigliarsi per sciogliere i nodi di dubbi che si fanno sentire? Nessuno. Nessuno si interesserebbe mai a quello che vuole, nemmeno Shinsei dovrebbe invero, eppure si convince a costringerlo a seguirla anche in quella impresa ma certa che l'avrebbe seguita senza nemmeno doverglielo chiedere esplicitamente < Shinsei > calda la voce lo richiama dalle morbide gemelle, le azzurre che si sollevano al suo viso, alto , fiero, elegante perfino nella sua nuova veste. Quella di una mente migliore, non più decadente, frantumata, quello specchio sembra farsi sempre più completo ogni giorno che lo guarda < io..> le parole vengono a mancare mentre sfila via lo sguardo, il rosso crine a carezzar i lembi di pelle del viso pallido e freddo, mortifero quasi nella paura che può scorgerne < ti sto chiedendo troppo forse > a cosa si riferisce? Non tarderà a continuare il suo vociare, dolce, delicato, di un tono che pochi hanno udito in quella condivisione di se che mostra solo a colui di cui può fidarsi, l'unico rimasto, l'unico di cui ne vale la pena fidarsi. < ma.. devo sapere, adesso posso sapere > adesso che s'è infine un poco perdonata per l'atrocità commessa, adesso può indugiare su particolari che le erano sfuggiti via, adesso che il viso di colui che ama più di chiunque altro, più di se stessa, più di Shinsei..ma non più del proprio sangue. Ren. Un nome che si ripete, torna di nuovo su quel mondo orribile a farsi udire. < non voglio andare dagli Uchiha > conferma qualcosa che gli ha già accennato, di voler riavvolgere la mente, riprendere i ricordi sbiaditi ma non perduti < se lo facessi potrei non tornare più io > cosa scoprirà non lo sa e saperlo tramite un genjutsu di uno sconosciuto l'atterrisce come mai l'ha vista il biondo fino ad adesso. Ha paura, di sè stessa, di ricordare, di trovare qualcosa e di non trovarne allo stesso tempo, e sfugge lo sguardo titubante a quei rotoli intorno, a quelli che forse potranno dirle qualcosa in più e donarle anche un pò di pace e un pò di pena, che tra il sangue e il dolore non vi è solo nata, ci ha sguazzato come un infante nel sangue della sua nascita. E' piena d'essi, liberarsene pare [chakra on] Sfoggia un chimono stasera il gigante biondo. Ma non un chimono qualunque. Sfoggia il chimono con cui si è presentato davanti casa sua la prima volta. Scarpe di tela nere ai piedi, larghi pantaloni di seta del color dell’oceano a coprire le gambe, una cintura del medesimo colore con intagli dorati a chiudere, sul torso, le falde del chimono che disegnano una V tanto profonda da incorniciare la parte centrale del petto liscio e la parte alta dell’addome scolpito. Le ampie maniche, del medesimo colore, con preziosi giochi dorati sui bordi, non riescono a nascondere del tutto le mani dalle unghie decorate di nero. I capelli sono lasciati sciolti e sono ancora umidi dalla doccia che ha fatto poco fa. Nasconde i suoi tatuaggi, da un po' di tempo porta sempre più spesso i capelli sciolti. Nonostante la mole, si muove agile al fianco di lei, lasciando che dei suoi passi si sentano solo i fruscii delle vesti. Quasi un suono rilassante, se non fosse che a muoverle è una macchina fatta per uccidere: Il suo corpo. Non ha avuto bisogno di costringerlo, la rossa Ishiba. Appena ha chiesto di accompagnarla, lui ha smesso l’ennesimo di quegli allenamenti sempre più lunghi ed estenuanti e si è infilato in doccia, senza dire una parola, se non un cenno con lo sguardo. Basta quello per comunicare con lei, spesso. Quello stesso sguardo che ora, in quella stanza, quando lei attira la sua attenzione iniziando a parlare. E così quel volto austero, affilato, dai lineamenti duri, lentamente si volta fino a giungere a lei, poco distante. Lo sguardo involontariamente feroce, dal taglio animale, impreziosito da due gemme nere come l’abisso e pesanti come montagne, la raggiunge come ogni volta, senza pietà e senza tatto. La scruta. Nota il pallore. L’ha notato da tempo da quando l’ha raggiunta in sala parto, per la precisione. Ha creduto fosse da attribuire allo sforzo compiuto, ma non se ne è mai andato da quel volto perfetto, se non nelle notti di passione che si sono concessi. Non ha indagato se non sporadicamente, probabilmente sbagliando il momento, ma di sicuro non ha mai insistito. Ne avrebbero parlato, ne era sicuro e probabilmente questa è l’occasione. Nota la paura sul suo volto, ma non ne prova compassione. La conosce troppo bene, è una delle persone più orgogliose che conosce e compatirla per quel sentimento trasformerebbe la paura in rabbia nei suoi confronti. Farà qualcosa di diverso, come spesso fa con lei, proverà a capire. <Sono io a decidere se mi stai chiedendo troppo o no.> è fermo nel tono di quella voce nera e densa come una coltre di fumo. Non è cattivo tuttavia, è basso e mansueto nel parlare, sebbene si colga in quella voce una potenza trattenuta. Perché il tono fermo? Perché hanno già fatto questo discorso, quando lei gli ha rivelato d’essere incinta. Non può prendere certe decisioni al posto suo. Nemmeno lei. <Soprattutto perché non so cosa mi stai chiedendo> Aggiunge poco dopo, senza smettere di guardarla, cercandone, come ogni volta fa, le reazioni emotive, per leggerle, farle sue. <Devo sapere. Voglio sapere.> Ripete <Cosa?> è giunto il momento di affrontare l’argomento. Il riferimento agli Uchiha rimanda immediatamente alla conversazione che lei ha avuto con Matono durante la missione, qualcosa che ha capito poco e che lei ha spiegato ancora meno nei giorni successivi. Quando lei rivela finalmente la paura di non tornare più se stessa, le labbra si assottigliano, le mascelle si serrano, e un lungo sospiro viene esalato tramite il naso appuntito. <Aiutami a capire, così che possa riflettere con te avendo tutti gli elementi.> Non ha intenzione di fare altro, se non riflettere. Non è abbastanza presuntuoso da dare consigli o peggio, da fare la morale. Come sempre lui ri-flette con lei. Non s’avvicina per ora, ha ben capito quanto la infastidiscano le attenzioni in pubblico… in certe occasioni. Soprattutto all’interno del suo dojo. <Da come parli sembra che qualcosa sia tornato a tormentarti dal passato. Che tu voglia saperne di più e che non sappia bene come fare, da chi andare e come reagiresti alla verità… mi sbaglio?> Per adesso non dirà la sua. Ha bisogno di capire quanto sta andando fuori strada, collegando le frasi che la paura che lei mostra evidentemente ha reso sconnesse. Prova ad essere questo, per lei, un filo conduttore dei suoi pensieri. Non ha intenzione d’esser di più. [Archivi] Non vi è sorpresa in quella sorta di rimprovero che riceve, sa benissimo quali siano i pensieri del gigante nei propri confronti, ed ella come suo solito non ha fatto altro che rinchiudersi in lunghi periodi di silenzio per pensare, riflettere nella propria solitudine prima d'esser pronta a rivelar qualsiasi cosa le passi per la testa. Ha apprezzato il suo non voler affondare la curiosità nella propria mente, l'avrebbe stressata di più quando nemmeno lei sapeva cosa volere, ma adesso par che qualcosa sia cambiato. Solleva lo sguardo alla sua calda voce, roca e profonda vibra nel proprio petto, vi affonda con le unghie e con i denti, ma non osa interromperlo lasciando la fiumana correrle addosso per qualche altro secondo, ancora un paio e le gemelle si schiudono ancora < non credo di riuscire ad andare avanti se non recupero i miei completi ricordi di quella notte > riprende dunque anche il discorso fatto dopo il parto, quello che l'ha vista perdere il viso di chi ha amato < ci sono elementi che mi sfuggono e voglio sapere .. > una amara risata esce dalle morbide gemelle < che crudeltà, pensavo che bastasse la mia colpa per rendere pesante il passato, ma i kami non vogliono questo > son stati loro a disseminare altri indizi, cose a cui non ha mai pensato, cose a cui non aveva mai prestato attenzione < i dettagli, io che mi avvalgo di un arroganza tale non mi sono mai soffermata su tutto il resto > stringe i dentini sul labbro morbido scuotendo un poco il capo, mentre i lunghi capelli relegati in quell'alta coda di cavallo si sciolgono lungo la schiena coperta da una semplice maglia a maniche lunghe, scura, e da un paio di short a coprirle le gambe in maniera ridicola. Ha perso quei chili presi, ha ripreso il proprio corpo, snello, agile, e morbido in quei punti da donna < ho sempre pensato a come lo abbia fatto morire, ma mai sulla vicenda in sè > ecco che dunque si addentra per prima tra le fila di quegli scaffali ben disposti, li ove sono impilati diversi scritti. La destra che si solleva carezzandone diverse, fermandosi li ove la guerra civile ne fa da padrone < perchè l'ha ucciso, perchè proprio lui, di chi è la mano che taglio il suo corpo? > ricorda ben poco, solo sprazzi, lampi di luce da riscuotere da una pozza di fango in cui guardare diviene sempre difficile. Si ferma, la mano su uno dei rotoli, solo per tornare agli occhi scuri e densi che la fisseranno < credo di dover tornare nel luogo esatto dove è avvenuto tutto > ritornare alla sua Amegakure, ed ecco anche il prezzo che gli sta chiedendo di pagare, di lasciare le mura sicure di quel villaggio per estendersi molto lontano, in un villaggio distrutto solo per poter riavere qualcosa del proprio passato. < sono un egoista, ma devo chiedertelo > senza di lui quanta strada farebbe? Tanta, poca, inutile dire che non voglia farlo da sola, non in un mondo abitato di bestie e di dolore, non più, non vuol più avanzare da sola < ma.. > si, c'è sempre un ma, e questa notte le parole sono molte da pronunciare, così come le paure < devo chiederti di dirmi chi è l'altro membro della shinsengumi con cui stai..collaborando > potrà egli notare quella punta di vivida gelosia che la sporca? Forse. < devo saperlo.. dobbiamo proteggere Ren > qualcosa le si annoda allo stomaco, un pesante macigno o un buco infinito, non avrebbe sopportato di perdere di nuovo qualcuno di tanto importante, e quello sguardo azzurro e deciso che si pianterà diretto nelle iridi del biondo, quelle di chi non accetterà un no come risposta. Si fottano le promesse tra lui e chissà chi, preferisce metter prima le promesse tra loro due, di quelle mute, mai dette, ma presenti e vivide ogni volta che i loro sguardi osano anche solo incrociarsi per qualche frazione di secondo. [chakra on] La osserva muoversi tra quegli scaffali. Ne osserva i dettagli, anche per lui quella è una donna ritrovata, da assaporare di nuovo, anche con lo sguardo. Ma l’attenzione verte immediatamente sulle sue parole, che ascolterà, lasciando che fluiscano come il fiume che sono, rappresentazione linguistica di quel fiume di ricordi nel quale lei, di nuovo, vuole immergersi. Le conferma, le parole del biondo, senza dirglielo, ma non serve, forse. Gli basta ascoltarla. <mh> pensieroso, la accompagnerà in quel viaggio che lei stessa sta offrendo. <Quella notte, comunque la si voglia vedere, è stata la più importante per te, per la persona e lo shinobi che sei adesso> Questo l’ha capito, profondamente. <E penso che hai ragione> come sempre <se ti addentrerai li dentro, in qualsiasi modo tu decida di farlo, non sarai più la stessa persona> come potrebbe esserlo. Il passato modifica il presente e lui più di tutti, ora, ne è la prova vivente. Un uomo rinato da un passato macabro nel quale prova ancora sofferenze indicibili ad immergersi. <Ma forse è giusto così. Forse ti meriti di essere la persona completa che ora non sei. Completa dei tuoi ricordi.> La osserva di nuovo, forse è questo l’effetto che fa vedere una persona incompleta, resa instabile da qualcosa che non ricorda. Forse può immedesimarsi in ciò che provò la stessa rossa, qualche tempo prima. Ascolta ancora le sue parole, le sue parole riconducono la mente del biondo al nome di un villaggio <Amegakure> Annuisce <Se pensi possa aiutarti, ci andremo.> No, non è opzionale, tant’è che a quel “ma” che lei proferisce scuote la testa <non ci andrai da sola.> Fuori? Ma scherziamo? Nonostante tutto ascolterà ciò che ha da dire, quella richiesta completamente scollegata dalla voglia della rossa di uscire dalla città, al punto da fargli inarcare un sopracciglio. Che c’entra? È una domanda che non farà, la coglie quella gelosia e si limiterà a stendere le labbra in un sorriso. Non ci prova nemmeno a spiegarle quanto inutile sia quel sentimento. La farebbe solo arrabbiare di più. <è Saigo> le risponde tenendo lo sguardo finalmente ricambiato <Con Matono si è infilata negli OtoLab con l’intento di far analizzare il mio sangue e capire se sono o meno un Uchiha.> Perché anche lui ha le sue domande a cui dare risposta. <Mentre erano li sotto hanno trovato una strana macchina che possedeva il chakra, così l’ha descritta Matono, ma non solo.> è lunga la storia, ma d’altronde hanno assai poco tempo di parlare di certe cose. <Gli OtoLab sono stati attaccati da qualcun altro, mentre loro due erano li. Qualcuno che ha rubato dai database le ricerche su due soggetti> Il tono si fa sempre più ringhiato. Nervoso. <Uno sono io, e l’altra è lei.> è chiara la gravità di quanto accaduto? Se non fosse chiara basta leggerlo nei suoi occhi. <In questa storia la minaccia non è lei. Non per ora almeno, e se le cose cambieranno> Serra i pugni <non avrò pietà> E quando mai ne ha avuta. <In ogni caso non ho detto niente ne di te ne di Ren, e nemmeno Matono> ci mancherebbe pure <Devo arrivare in fondo a questa storia. Devo riuscire a capire chi è che mi da la caccia> un fremito di rabbia. Di impotenza. Cosa puù fare? Tornare agli Otolab che ormai hanno poco e niente su di lui? Aspettare che chiunque sia il tizio che cerca informazioni su di lui si faccia vivo? Abbassa lo sguardo, incendiato dall’ira. Anche lui ha le sue domande a cui rispondere. Un percorso da completare. <E non ho idea di come fare> Ammette. Perché dovrebbe nascondersi. Non le ha negato la verità, non lo farà adesso. [Archivi] Se le parole che pronuncia son tante, altrettante saranno quelle del biondo. Le rivolge la sua attenzione, le rivolge ciò che desidera avere, un confronto, una mente che si attacchi alla sua, che i pensieri possano unirsi e mai scontrarsi. O almeno, lo spera. Avrebbe intrapreso quel viaggio anche da sola se necessario, incontrando la morte infine con molta probabilità. Ma chi più di lui può comprenderla adesso? < ho paura di saperlo, ma desidero sapere > che incognita che s'è posta dopo così tanto tempo, e sorride di nuovo, amara < dopo così tanti anni che nemmeno ricordo la faccia di mio fratello.. tornare a casa per sapere chi l'ha ucciso dopo che tutto è stato distrutto mi fa > .. < ridere > no, non sta ridendo, non c'è nulla di divertente se non quel macabro senso d'ironia < avrei potuto farlo molto tempo fa, quando ancora ero in tempo > il tempo, cosa che sempre le è mancanto, quello che le è scivolato via dalle mani in maniera tanto disgustosa, nella clessidra della propria vita. Chissà quanto le resta da vivere adesso. < ma sono stata egoista, lo sono ancora, questo non credo cambierà . Non mi interessa nulla nemmeno della shinsengumi, che muoiano tutti. Nè di un clan morente e privo di orgoglio > eppure è cambiata anche lei, almeno con lui, con Ren, ha messo da parte se stessa per una santissima volta per far qualcosa senza aver nulla in cambio, o meglio, senza chieder nulla in cambio. Perchè qualcosa l'ha avuto, una possibilità seppur piccola di poter avere un poco di quella felicità che ha desiderato. A quel pensiero la mano libera si solleva, l'opposta a regger un paio di rotoli, solo per sfiorarlo nell'avambraccio. Un tocco delicato seppur presente, atto a trarne il calore che desidera avere. Perfino i suoi labili desideri come il potere dentro un governo che non sente davvero suo, il posto in un clan che ormai non è più la sua vera casa, è cambiato molto. < devo tornare, almeno una volta, devo rivederlo > dopo aver passato tanto tempo a cercare di cancellare quel ricordo, a viverlo in sogno notte dopo notte, adesso è giunta dunque l'ora di affrontare quel demone. < e so che non mi farai andare da sola > nemmeno lei l'avrebbe lasciato uscire fuori da quella città senza di lei, sia chiaro. Ma la domanda viene posta infine, scioglie il nodo alla lingua e richiede il nome, e solo quando lo sentirà le iridi si faranno nettamente più grandi , la mascella rigida, il corpo che si tende violento a volerglielo stringere davvero quel braccio se solo potesse < tu ti stai fidando di quella insulsa ragazzetta? > il tono che raggiunge quello dell'isteria, si solleva seppur divenga un mero sussurro rivolto a lui, a quello che gli passa per quella testolina. Ma ascolta quello che le dona, informazioni preziose, di quelle che la fanno tacere per la curiosità morbosa che prova nei suoi confronti < possedeva chakra..? Come..come il cristallo in cui ero rinchiusa? > non comprende, l'unica cosa simile è stato un cristallo risucchia chakra, e di tecnologia e di medicina ne sa ben poco in effetti, una grave mancanza < due soggetti..uno eri tu, l'altro era quella ragazzetta. > non sa molto di quella storia, ha avuto poco tempo per impelagarsi in quella discussione così seriosa < tutti sono un pericolo se vogliamo lasciare questo posto. Non lascerò Ren qui senza sapere di chi mi posso fidare, anche con un intero clan a proteggerla, e il fatto che tu ti fidi di una nullità come quella "cosa" che è ,non mi fa ben sperare > come può separarsene senza saperla davvero al sicuro? Sa di veleno, ovviamente, e di incredulità mista a incomprensione per quel desiderio di cercare davvero un alleanza con quel membro a cui non dona nemmeno l'aggettivo di persona . Sospira, respira, cerca di calmare lo sguardo violento che vorrebbe solo trapassarlo, come se si sentisse tradita nel profondo da quel suo comportamento, eppure viene distratta da una domanda, qualcosa che la riporta al silenzio per qualche minuto, prima di schiuder di nuovo le labbra < non ti viene davvero nessuno in mente che possa darti la caccia? > osserva con un sussurro, il dubbio di qualcosa, di qualcuno che le viene alla mente < e se non fosse morto? > non ha bisogno di dirlo, non ha bisogno di dire il nome di chi potrebbe ancora volerlo. Lo osserva dritto negli occhi, lo fissa intensamente quando quella possibilità macabra viene enunciata, il passato torna sempre a bussare in un modo o nell'altro. [chakra on] La ascolta, è li per questo, l’ha capito ormai. E no, non ride neanche lui, anzi assottiglia quello sguardo nero. Non come fa un predatore, ma come fa chi è attento a ciò che sta ascoltando. Intento com’è a captare le sue emozioni. Lei sta navigando un fiume che lui stesso ha percorso, e per certi versi sta ancora percorrendo. Preme le labbra l’una contro l’altra, gonfiando la cassa toracica ed esalando un lungo respiro dal naso <Penso che, comunque sia andata, quella è stata una notte terribile e scoprire i dettagli non la renderà certo migliore. Anzi, farà male come una ferita coperta di sale> Commenta tentando di avvicinarsi a lei <Ma avere il quadro completo, definitivo di quella notte, potrebbe darti un nuovo slancio, un nuovo obbiettivo.> Un gesto rapido sarà il suo nel notarla avvicinare quella mano, semplicemente piegherà il gomito, sollevando l’avambraccio e toccando la sua mano con le dita calde e solide, piuttosto, tenterà di prendere quella mano e tenersela per qualche secondo. <Se devi tornarci, ci torneremo. Pensavi solo a noi due o hai in mente una squadra più numerosa?> Certo, non c’è da capire solo di chi ci si può fidare dentro le mura, c’è da capire di chi ci si può fidare fuori dalle mura. Scuote il capo, tirando le labbra in un sorriso affilato. No, non andrà da sola. Le lascerà la mano comunque, e lo farà un secondo prima di scatenare quella tempesta incredibile che lo porterà a spostare su di lei uno sguardo sottile ma leggermente sgranato dalla sorpresa <Non lo so ancora se posso fidarmi di lei, ma la tua reazione me lo sconsiglia> certo, lei ha più volte parlato del fatto che con alcuni membri della stessa Shinsengumi non abbia ottimi rapporti, ma questo? <In ogni caso, come ti ho detto, non le ho detto niente ne di te ne di Ren, ho solo cercato di fare in modo che le cose dentro i laboratori andassero per il verso giusto senza che ci saltassimo tutti alla gola mandando tutto a put…> linguaggio, cristo santo Shinsei <a farsi benedire>. Ascolterà la sua successiva frase, e il sopracciglio destro si inarca vistosamente <Il cristallo in cui sei rimasta aveva il chakra?> Domande su domande <In ogni caso, è Matono che l’ha vista con il suo Sharingan, io non so dirti molto di più, non c’ero> Ammette. Per poi di nuovo chiudersi nel suo silenzio e lasciarla parlare. No, non la lascia solo parlare, la ascolta. Resta in silenzio. Riflette. Sull’ultima frase che lei dice sull’argomento <Te l’ho detto, Sango, non mi sto fidando di lei, non ancora almeno, lei non ha ancora fatto gran che per guadagnarsi la mia fiducia e immagino che la cosa sia reciproca. Quindi no, non lascerei nostra figlia con lei nemmeno per idea. Qui dentro secondo me le persone di cui ci si può fidare sono tre. Matono, Jikken e…> Lo sta per dire? Oh si <Quello Hyuga col braccio finto, se ritrova la sua spina dorsale e la voglia di uscire dal suo buco.> Ok l’ha detto. Segno che forse sta imparando ad andare oltre i propri istinti che lo porterebbero a distruggere la faccia del povero Hyuga a suon di pugni. <Piuttosto, ho saputo che lei parla con Rasetsu. Non so in che tipo di affari siano, ma so che Rasetsu sa> Cosa? Sicuramente della loro storia, quantomeno, visto quanto si diverte a fargliela vedere morta nelle loro sedute. Pensoso, distoglie addirittura lo sguardo da lei, fissandolo in un punto lontano e perdendosi, come se la sua mente fosse in grado di viaggiare, di percorrere ipotesi <penso…> un mormorio, ma niente di più, le labbra restano schiuse, nulla ne esce… pondera <…> ma per ora non condivide. Non riesce, evidentemente. Finisce con l’indietreggiare fino ad appoggiare i glutei sul grosso tavolo alle sue spalle, le mani appoggiate sul legno, con le dita a stringere il bordo ligneo, ai fianchi del bacino. Ancora una volta è la voce dolce di lei a richiamarlo alla realtà, inarca un sopracciglio. Chi dovrebbe venirgli in mente? Non lo fa lei il nome. E fa bene a non farlo, perché solo a quell’accenno vedrà quello sguardo sgranarsi, il corpo contrarsi come in uno spasmo di dolore, i muscoli diventano cavi d’acciaio al punto che lei potrà sentire il tavolo scricchiolare sotto la presa che d’un tratto s’è fatta ferrea, sta per stritolare quel legno <No.> quello è un ringhio di dolore, di sofferenza. Di incredulità, di disperazione. E a quella disperazione reagisce in quel modo, ringhiando, come quell’animale che in fondo ancora è. La mascella è serrata, fatica a deglutire <L’ho visto…> Certo che l’ha visto, è una delle poche cose che, in fondo, ancora gli scalda il cuore, ripensando al passato <E poi…> Ecco, lei ha già insinuato il suo pensiero tanto in fondo in lui che adesso lo sta prendendo in considerazione anche lui. Maledizione, la parte dei palmi e delle dita affonderanno leggermente sul legno con uno scricchiolio profondo. Lo stomaco si chiude, contratto. Il colore, lentamente abbandona quel viso dai lineamenti duri. [Archivi] Farà male, lo sa? Sorride, amara, ancora una volta < fa male ogni giorno..> comincia lei, la voce roca ma il tono di chi ancora non ha finito di parlare < ..ma fa ancor più male dimenticarlo > non ha una foto, non ha un ritratto, non ha nulla per rivederlo se non i suoi ricordi. Ma adesso che questi le sono stati preclusi, significa che qualcosa deve ancora cambiare, che il passato deve venire a galla finalmente per poter chiudere quel capitolo. < non so come sia la fuori dopo così tanto tempo > ammette stringendo poco la sua mano, solo un piccolo segno prima di lasciarlo andare < ma da soli? Abbiamo qualcuno che a quanto pare muore dalla voglia di uscire fuori, perchè farcelo scappare > mesto il sorriso s'allarga sulle labbra, non v'è amarezza nel parlare del povero inconsapevole Matono, altra vittima da sacrificare sull'altare del proprio egoismo. Ma il discorso vira verso qualcun altro, in breve l'animo della rossa si scalda e non poco da veder tanto quello sguardo azzurro apprendere una sfumatura rossastra e violenta < ovvio che no. Non fidarti mai di nessuno all'interno della ..hai capito > non nomina la shinsengumi, ma il concetto vuole che sia chiaro : la shinsengumi è la peggiore. Compresi coloro che vi stanno dentro, lei tra questi. < non so se aveva altro chakra all'infuori del mio, in dieci anni la mia potenza è calata drasticamente, ancora adesso faccio fatica a sentire la forza che avevo un tempo. Ciò significherà pur qualcosa ..?> si, dovrà andare a parlamentare con l'Uchiha stesso, cercare di capire cosa significhino quelle informazioni, quel chakra,che abbia davvero qualcosa a che fare con loro che son rimasti sotto la terra? Ma rimane ben più che sorpresa proprio dal sentirlo nominare lo Hyuga. Inarca il sopracciglio, lo fissa intensamente < davvero stai nominando Ichirou? > vi è una nota di divertimento in quello che pronuncia < non so che fine abbia fatto. Sono stanca di veder gente sparire nel nulla > un riferimento anche ad un'altra Hyuga di sua conoscenza. La sparizione di Mekura è quella che le ha lasciato di più di tutti l'amaro in bocca, chissà che anche il biondo se ne renda conto. < oh > si ferma, stupita da quella nuova rivelazione < lei parla con Rasetsu? > ah! Sente il sangue ribollire ma non di rabbia, ma di uno strano perverso piacere < una della shinsengumi che si è infiltrata di nascosto in un sistema governativo alle spalle della Shinsengumi, e oltre questo parla con quell'essere? > malefica, si, può esser questa la parola esatta per descrivere la sua attuale espressione < mi fa piacere saperlo, e mi farà ancora più piacere venderli entrambi > tanto non serve più a nulla ai suoi occhi quella rosata, adesso che sa benissimo cosa ha fatto potrà usare lei stessa quelle info per i propri voleri. < mi chiedo che tipo di esperimenti riguardino lei. Se dovessi saper qualcosa ti pregherei di parlarmene, averla in pugno sarà una cosa divertente > sa cosa gli sta chiedendo, di fare il doppio gioco per lei, di mettersi in qualche casino insomma. Ma qualcos'altro prenderà possesso della sua mente, una possibilità, un nome che non viene pronunciato, qualcosa che farà nascere nel giovane quell'espressione di dolore. Lo regge quello sguardo, regge il suo stesso dolore < non sei da solo questa volta > chi altri potrebbe volere proprio il biondo se non quel passato? Il dubbio ormai l'ha messo, ha posizionato una serpe nel cervello e adesso la sta nutrendo, coi dubbi, con le possibilità infinite. < poi cosa? > s'avvicina, ci prova almeno, tanto da portarsi quanto più vicina al suo corpo ma senza toccarlo ancora < chiunque sia non ti toccherà > son pronti adesso, lui è pronto, la sua mente è pronta a reagire finalmente. [chakra on] Annuirà al dire di lei, più volte in realtà, la prima per ciò che lei ha detto, le lascia capire che comprende benissimo il suo dolore e il suo desiderio, e lo rispetta, al punto da mettersi a disposizione, per lei come non lo ha fatto per nessuno, mai. Animale solitario finchè non ne ha trovato un altro, insieme al quale camminare. La seconda volta, annuisce stendendo le labbra in un sorriso. <Glie ne parlerò. Devo parlarci di parecchie cose in effetti.> Ammette. È un po' che non parlano da soli in effetti. Quel sorriso, lentamente morirà nel sentirla parlare in quel modo dei membri della Shinsengumi. Adesso è lui ad inarcare un sopracciglio <Oh, sembra proprio che mi sia scelto la compagna sbagliata…> E si, il ghigno che gli si disegna sul volto fiero e austero, non ha nulla di raccomandabile. Non risponde sul discorso del cristallo. Ne sa poco sia di cristalli che di macchinari da laboratorio col chakra. Non è quella la sede per approfondire, piuttosto, il sorriso gli muore sulle labbra, sostituito da un’espressione più seria, nel sentirla divertirsi in quel modo. Dura è l’espressione, duri i lineamenti, pesante lo sguardo nero, che s’incendia di qualcosa di violento, rovente e pericoloso, qualcosa che andrà a pizzicarla dietro la nuca <Non dire il suo nome in modo così sensuale.> violento anche nel tono. Perché alla fine è tutta acqua passata vero? Si, come no. Lo sguardo si pianta nel suo, come un doppio Kunai, che affonda nel mare. Pare alleggerirsi, l’espressione, nel sentire la sua frase successiva. Gelosia? Ne abbiamo? Ascolterà poi ciò che lei ha da dire su Saigo. Si prenderà qualche lungo momento di riflessione, prima di annuire <Mi sta bene, ma da te voglio che qualunque cosa dovessi sentire in merito. Rimani lontana da questa storia degli OtoLab, all’infuori di me e Matono, ovviamente.> Lo sguardo rimane su di lei <Se le cose dovessero andare male e lei dovesse rivelarsi la traditrice di cui parli, voglio che tu e la bambina restiate pulite e lontani dallo sguardo della Shinsengumi e dal mirino di chiunque abbia preso il mio file e quello di Saigo.> un momento di pausa <Ti terrò informata, ma voglio saperti lontana da questa cosa, almeno finchè non ne sapremo di più su chi ha preso quelle informazioni e perché. Per adesso io e Matono abbiamo ancora un obbiettivo in comune con lei.> Una richiesta pesante da fare ad una donna orgogliosa e impulsiva come lei. Ma in definitiva lo sta facendo per proteggere lei e sua figlia. Alla fine lui in qualche modo ci è dentro fino al collo, anche perché Matono è entrato negli OtoLab travestito proprio da Shinsei, attenendosi al piano. <Dimmi, ora, perché mi stai mettendo in guardia da lei?> Lo chiede con sincera curiosità. Conosce molto poco di Saigo, avere qualche informazione in più sarebbe utile. In ogni caso, tornando alla supposizione da lei lanciata, non s’avvedrà dello sguardo che lei sostiene, perché non la sta guardando. Fissa un punto nel vuoto, e sembra li, pronto a rompersi di nuovo, lei l’ha visto andare in frantumi, quello sembra proprio il principio di una delle sue crisi, ma improvvisamente, il biondo chiuderà gli occhi, sollevandosi dal tavolo che ha lasciato accartocciato dove l’ha stretto con le mani. Per poi riaprire lo sguardo, vivo, lucido, presente a se stesso <No, non sono da solo> Ammette, solo ora, guardandola. Ha lasciato una frase incompiuta in affetti <Niente, mi chiedo perché Lui avrebbe dovuto prendere le informazioni relative a Saigo e non solo le mie> ecco il dubbio che non è riuscito ad esprimere prima. Lo sguardo su di lei, s’incendia nel sentire l’ultima frase, le penetra gli occhi, come ama fare, ma lo sguardo si sposterà sulle labbra morbide e rosate <Farò a pezzi chiunque ci provi> Chiunque. Shinsengumi, genetisti pazzi del presente o genetisti pazzi del passato. Chiunque. [Archivi] Si, deve parlarci, e lei dovrà mettere in tavola qualcos'altro, qualcosa per comprendere anche di più che semplicemente il passato < devo capire Shinsei, se desidero prendermi il potere dentro un governo a me sconosciuto, o rimanere legata alla mia natura > mukenin, traditrice, sempre contro i governi altrui, sembra quasi compiacersene in qualche modo. < oppure ti sei trovato quella perfetta > dopotutto lei può avere accesso ad una moltitudine di notizie molto particolari, e passarle sotto banco al biondo è la cosa che le viene naturale. Non ha da chiedere nulla in cambio, tantomeno lui da lei, questa volta non ci sono giochi di potere in corso, ci sono solo loro due. E la gelosia dove la mettiamo? La può vedere incendiarlo, decisamente poco avvezzo al pallido Hyuga, e li il sorriso di lei non andrà a morire, anzi < sei davvero carino quando fai il geloso > punzecchia lei stessa quel punto debole che egli mostra, un gioco che le piace, le si addice, sebbene in verità non abbia pronunciato quel nome con la solita voce, nessun doppio senso. < non mi fido di nessuno, tantomeno di chi so di non dovermi fidare. Passi Rasetsu, non lo considero ormai forte come un tempo, ma gli altri? Sono comunque un ex mukenin, e non tutti vogliono vedermi ancora in vita > non sembra preoccuparsene, non eccessivamente della propria vita, ma quando qualcos'altro, o meglio, qualcun altro viene messo in mezzo come la loro bambina tutto cambia. < ero incinta, e adesso son tornata a tutti gli effetti a lavorare per il governo > non sente nessuna pressione su di se in quel senso, la pressione invece aumenta quando immagina anche solo di poter uscire fuori da quelle mura < bene, aspetterò il momento giusto per denunciarla dunque > oh la rossa così incline a quella richiesta? < solo perchè tu sei in mezzo, non voglio che il tuo nome esca fuori > di certo avrebbe dovuto poi risponderne anche lei in qualche senso, e saperlo nelle mani di quel governo ? Un brivido orribile scende lungo la schiena . < perchè mi odia, palesemente, e il sentimento è condiviso. All'interno della shinsengumi tutti tentiamo in un modo o nell'altro nell'affossarci. Saperti tanto vicino a chi può venderti ? Devo avere qualche arma anche io nel caso dovesse accadere > la preoccupazione è viva nei segni della fronte, scava nella sua mente, vederlo venir ucciso di certo non è tra i propri piani, anzi. < non so perchè, non so chi potrebbe volerli. Sapere però che cosa abbia quella ragazzina mi interessa non poco > deve solo attendere, e le informazioni verranno a lei senza doversi nemmeno muovere. Nessuno oltre pochi sanno del reale legame che intercorre tra lei e il biondo. < dunque..> tornerà a voltarsi infine , a recuperare quelle pergamene < se volessi aiutarmi sto cercando di capire cosa è rimasto della guerra civile di Amegakure > andrebbe a porgere un paio di rotoli al biondo, in chiara attesa che li recuperi < voglio capire quali erano le divisioni precise innanzitutto > anche lei andrebbe ad aprirne, vari ed eventuali rotoli < so poco in effetti. Chi era dalla parte di Pain? Chi del governo? I clan si sono schierati dove di preciso? > si, quella è una parte delle info che dovrà prendere direttamente da lì, altre servirà il proprio clan e i suoi rotoli . E li, andrà a leggere cosa vi è scritto, alla ricerca di quelle preziose informazioni che le serviranno per ricostruire innanzitutto il periodo storico preciso, le varie fazioni, i vari sconvolgimenti principali < voglio sapere se ci sono nomi di vittime annotate, e chissà, anche qualche assassino > andrà a cercarne lo sguardo scuro, il proprio azzurro sempre più tetro. Tremerebbe di rabbia, di dolore, ma nulla di lei si muove, solo nello sguardo potrà leggerne lui stesso le paure e le ansie che la colmano interiormente. Deve sapere, la sete di conoscenza che risorge. < e voglio provare a fare il richiamo delle evocazioni, non so se il mio contratto si è .. rotto. > ne ha timore, anche di quello, di aver perduto le sue sorelle in quegli anni. Ecco cosa l'ha frenata, ecco cosa l'ha portata a non tentare ancora un richiamo, la consapevolezza di dover ricostruire se stessa in primis. [chakra on] Ascolterà quella prima frase in silenzio, prendendosi un lungo momento per rispondere, strana la vita. Due obbiettivi opposti albergano in lei, un tao invisibile nel quale lei si trova al centro, e dovrà scegliere prima o poi da che parte stare. Due obbiettivi tanto diversi che potrebbero coinvolgere anche lui in futuro. Lui che si sta costruendo come portatore del chaos tra quelle mura. Potrebbe avere di fianco colei che invece vuole ergersi al di sopra di tutto e portare il suo ordine in quella metropoli. Ed è per questo che non dirà molto. Stende le labbra in un sorriso affilato che le dona, l’unica che ha diritto a quei sorrisi <è un obbiettivo per cui vale la pena lottare, mi sembra> Visto che ne va del suo futuro alla fine. La risposta sul tipo di compagna che sarebbe lei lo porta, senza veli ne misure, ad abbassare quello sguardo pesante, lasciando che lei possa sentirselo scorrere a dosso, rovente come la brace e nero come l’abisso <Perfetta, si> Certo, proprio alle informazioni che potrebbe avere sta pensando. Non risponderà neanche nel sentirsi definire carino, limitandosi ad incrociare le braccia possenti sotto al petto, guardando da un’altra parte. Giusto il tempo che lei cambi argomento. <Se chi non ti vuole ancora in vita vuole rimanere vivo, farà bene a starti lontano> Serio, tremendamente serio, mentre le dona uno sguardo colmo d’ira. Non rivolta a lei, l’ira, ci mancherebbe altro. Che ci provino ad avvicinarsi a lei <Nonostante questo, penso che in questa città sia difficile sopravvivere da soli. Secondo me qualcuno con cui puoi provare a seppellire l’ascia di guerra, almeno per ora, c’è.> Riflette con lei. Annuisce anche nel sentirla acconsentire a quella richiesta <Siamo in una posizione in cui io ora sono a rischio, ma se entri in gioco tu nelle indagini o nella ricerca di informazioni finiamo a rischio insieme. E questa cosa non deve succedere.> Per Ren prima di tutto, ovviamente. Non c’è nemmeno da rifletterci. Meglio che finisca nei guai solo lui, oppure entrambi con rischio che il governo faccia sparire anche la bambina? Molto meglio mantenere lo status quo per adesso. E poi vicino a lui c’è Matono. Forse si fida troppo di lui. No, è una delle poche certezze che ha in quella maledetta città insieme alla rossa, che prontamente cambia argomento. Ascolterà la sua richiesta e prenderà i rotoli, <mh, capisco.> commenta con un filo di incertezza, rivolgendosi anche lui al tavolo, appoggiando i rotoli sulla superficie, e srotolando il primo. <come mai proprio quel periodo?> Curiosità, non altro, anche perché lui non era nemmeno nato probabilmente a quel tempo. Ah che belli i toyboy. Lo sguardo s’allarga quando la sente parlare di evocazioni. Si volta di scatto verso di lei, sopra la spalla sinistra, cercandone lo sguardo <Posso…> cos’è quella, timidezza? Per uno così grande e grosso <assistere?> a quel tentativo di richiamo? E perché? <…> Incerto nel parlare. Quel sogno che ha fatto torna alla mente, prepotente e violento <Io…> Sembra come se stesse cercando le parole nel momento stesso in cui parla. Come se i suoi pensieri si affastellassero nella mente impedendogli di mettere in fila ciò che ha bisogno di dire <Ho bisogno di una mano su una cosa> Ammette finalmente, cercandone lo sguardo. Le sta chiedendo qualcosa che fa parte della sua intimità, invero. <Sai per caso se è possibile stringere un contratto per evocare dei serpenti?> la prende un po' alla larga, forse, ma in realtà forse per lei quella domanda sarà fin troppo diretta. Ad ogni modo, sta provando ad aprirsi, a suo modo. < forse, questo dubbio ormai mi tramortisce. > no, non si è mossa attivamente come membro della Shinsengumi, tuttavia non si è messa ancora contro di loro, ha solo cercato informazioni, cose scabrose, null'altro ancora pur di aver la testa ancora attaccata al collo. Vederla volare via? No, meglio ammazzarsi da sè piuttosto. < vivere per sempre sembra esser ragionevole adesso > un piccolo rimando a quella tecnica di cui ha parlato, quella dell'eterna vita, l'eterna giovinezza, cambiare corpo e farsene uno nuovo < anche se con un corpo nuovo..chissà > che genere di corpo potrebbe scegliere? Che genere di persona potrebbe divenire? O meglio, che genere di mostro potrà diventare. < si, ho sempre bisogno di alleati > no, lui non è incluso in qualità di alleato, sia chiaro che è molto di più per lei, come un estensione del proprio essere, qualcuno a cui donare tutto e di cui prendersi tutto quanto. < ne avevo molti in passato, e pochi di loro avevano il mio completo rispetto > qualcosa di strano che ancora Shinsei non ha potuto vedere, il rispetto che possa provare per certi individui < non penso avrò il tempo per intervenire nelle ricerche, siete già molti, ma di certo se avessi bisogno di qualcosa..> non c'è nemmeno bisogno di concludere la sua frase, è li anche lei per lui dopotutto. Qualsiasi cosa, ecco cosa avrebbe fatto. Lo osserva di tanto in tanto, sollevando lo sguardo da quelle pergamene, prima di esser interrotta da quella domanda < Amegakure ha una storia piena di sangue e morte > comincia quella che par essere una vera e propria lezione di storia del mondo ninja < abbiamo vissuto sempre nella guerra di altri paesi, la posizione che avevamo era perfetta > centro del mondo, via vai di molti, comunicazione per molti altri < quando ascese al mondo il dio Pain, molti si divisero. Furono due fazioni fondamentali a creare la guerra civile > continua la stessa, osservando lui e non la pergamena tra le mani < in quel periodo vigeva una specie di legge marziale, il governo ci impediva di uscire alle ore che volevamo.. e > si ferma, si blocca, lo sguardo vacuo che infine viene portato a riflettere proprio da se stesso < perchè Ren era fuori in quel momento? > si, lei sapeva benissimo di non dover uscire, ma dunque, perchè tutto quell'odio e quell'astio nei propri confronti? Anche il fratello era venuto meno alle regole, lei semplicemente aveva cercato di seguirlo. < lo sapevamo tutti ma..lui era fuori > no, non ci aveva riflettuto su quel punto, non aveva mai davvero riflettuto su quella parte d'accaduto. Cosa aveva portato Ren fuori? Dopotutto era per quel motivo che si era creata quella..morte. < c'è.. qualcosa che non quadra > qualcosa viene meno alla sua terra, gliel'hanno portata via, se l'è portata via solo riflettendo a lungo con fredda logica, non lasciandosi più andare al mero e singolare dolore. Sbatte le lunghe ciglia, per trovarsi a fissare quella pergamena, ormai letta, e con calma cambiarla in favore di un'altra. Sempre sono le stesse informazioni a cercarle, adesso con qualche dubbio Amletico in più. Ma si interromperanno di nuovo le iridi azzurre dallo scorrere sulle parole, volge di nuovo al biondo, lo fisserà per un lunghissimo minuto, completamente in silenzio < dovrai portare rispetto alle tigri > si, è un sì quello < sono creature orgogliose, poco affabili a chi non conoscono e di molte poche parole. Vogliono il rispetto che meritano > vi è quello stesso orgoglio anche in lei, la stessa sfumatura selvaggia nel profondo di quegli occhi color del cielo < odiavano anche loro Yukio > chissà perchè glielo sta dicendo? < mh?> no, non avrà il tempo di tornare a leggere, non quando le viene fatta una richiesta in quel modo, di qualcosa in cui lei potrà aiutarlo forse. E attende, in silenzio, non necessita di certo di un proprio invito per continuare, anzi, ma solo le iridi s'allargano un poco < Si > non c'è dubbio o titubanza nella voce, invece c'è una sfumatura di gioia a sporcarla < so che ci sono stati shinobi con un contratto coi serpenti, ma dipende quali > sorride, lieta ancora come una volta di poter donar qualcosa di lei come in quel modo, alla fine anche lei è diventata un pò Akendo nel corso del tempo < i serpenti giganti di Nemurimasen, e i serpenti bianchi di Mekura > snocciola quei nomi, quelle informazioni, quelle apprese in una vita ad un costo anche alto < come mai proprio i serpenti? > e come ha fatto a sapere della loro esistenza? No, non interromperà ancora, ma è evidente quanto sia interessata a quella parte di lui , a quella ricerca delle evocazioni. [chakra on]
Giocata dal 16/01/2022 18:35 al 17/01/2022 00:56 nella chat "Quartiere dei Clan [Ame]"
Ascolta la voce melodica della rossa. La percepisce come il mare placido che accarezza la terra, quasi rilassante, ma non per questo si scompone, non per questo smetterà di dedicarle attenzioni, acquisendo ogni parola, dalle più futili alle più pesanti. Il sopracciglio sottile s’inarca di nuovo, incurvandosi verso la fronte, a quel dire. Vivere per sempre. Quell’espressione incuriosita s’accompagna, poco dopo, alle labbra che si stendono in un sorriso affilato <Ti sento mormorare di quella tecnica di tanto in tanto> Mormora, scuro e denso il tono di voce, della frase che indirizza verso di lei. <Ne sembri… ammaliata> No, non v’è gelosia in quelle parole, ma restano distese quelle labbra, con gli angoli infilati nei zigomi a creare una deliziosa e spigolosa fossetta. Le piacerebbe ancora con un corpo diverso? Non se lo chiede. Lei sta navigando per lidi in cui non può seguirla. Lui è un mortale, si limiterà a portare il chaos su questo mondo finchè le sue membra stanche non cadranno, nient’altro ha importanza, se non vivere più intensamente possibile il presente. Far ardere ancora e ancora la propria volontà, dare senso a ogni secondo in cui calca quella terra infame. Cambio di argomento, alleati. Annuisce al dire di lei <Cerchiamoli allora. Serviranno> Nuovi alleati, o vecchi alleati, insomma, qualcuno. Tornerà quindi con le iridi scure, vive e splendenti in quella luce abissale. Soli neri incastonati in uno sguardo da predatore. Sguardo che ora dedica a quelle parole, come se stesse cacciandole in mezzo a una savana fatta di pergamena. Ascolta le sue parole, la ascolta offrirsi a lui, in qualità di membro della Shinsengumi. Non toglie lo sguardo dalla pergamena, Ma lei sentirà di colpo qualcosa di rovente, di pesante, appoggiarsi alla sua coscia, sopra la stoffa che copre la pelle, e affondare leggermente su di essa. Lunghe dita a chiudere il muscolo in un abbraccio silente. Non delicato, non doloroso, sempre li, in quella via di mezzo di cui solo lui sa esser capace, la stringe, nel sentire quelle parole, schiudendo le labbra <Lo so> mormorerà continuando a leggere. Lo sentirà, lei, quel tocco, farsi via via meno pesante, più leggero, meno caldo, fino a sparire, se non sarà lei a chiederlo. Perché? Perché lei sta raccontando, e non è sua intenzione distrarla, non per ora. <Mh> Ascolterà tutto il racconto, senza distogliere lo sguardo dalla pergamena. Poco utile in effetti, ma arriverà alla fine, per poi alzare lo sguardo <Immagino che il governo fosse contro Pain…> è una supposizione, giusto per avere il quadro più completo. <Mentre il clan Ishiba lo ha seguito> Chiarire gli schieramenti è importante. Ascolterà la voce di lei, se vorrà rispondere. Pensando a ciò che lei sta dicendo. Lentamente, quel racconto lo porterà ad alzare quello sguardo affilato e a rivolgerlo a lei, voltando anche il capo, cercando, con le iridi nere, pesanti, quelle acquose e vive di lei <Pensi che la sua uccisione non sia stata casuale?> Sosterrà quello sguardo, anche quando sarà lei ad alzarlo, e nel sentire come dovrà comportarsi con le tigri, semplicemente annuirà <Le tue degne compagne, insomma.> Ammette. Non lo dice, che riscontra delle similitudini tra il carattere delle tigri e quello che lui stesso custodisce. Ciò che lo domina ora, è la curiosità di vedere colei che ama insieme al suo branco. Eppure, su questo argomento, anche lui, e quando sarà lei a rispondere, lo sguardo s’assottiglia, come se stesse prestando ancor più attenzione. Due tipi di serpenti, dunque. Due Shinobi che non consce, eppure, quando sente parlare di serpenti bianchi, lo sguardo s’allarga appena. Li sente associati a Mekura. Nome già presente nelle loro conversazioni, probabilmente ha conosciuto anche il compagno di lei, il padre della bambina sparita nell’Ochaya. Sposta lo sguardo da lei, poggiandolo sul tavolo ma senza leggere niente, solo per fissare un punto vuoto e… riflettere. <Notti fa, ho fatto un incubo.> Commenta, scuro in volto, tanto quanto lo è nella voce. <In questo incubo ho capito che i due serpenti che ho tatuati sulle tempie…> Tatuaggi ormai invisibili, va specificato, visto che porta sempre i capelli sciolti e ha smesso di radersi i fianchi del cranio <Sono un regalo di Ona. Una sua… firma> Già, ha sancito la proprietà che ha su di lui. potrà vederlo lei, di nuovo irrigidirsi, potrà vedere quella vene potente, irruenta gonfiarsi sul collo taurino, quella mascella serrarsi fino a far scricchiolare i denti <Ne ho visto uno, Sango. Uno di quei serpenti. Aveva le squame bianche screziate di un colore cangiante, tra il viola e il blu> Un brivido lo scuote profondamente, è paura. <Era con lui, con Ona.> è una frase ringhiata, dalle lettere lacerate dai denti, dalla rabbia, dalla paura, dalla sofferenza, un misto di emozioni tutt’altro che salutare <Cosa sai di questi serpenti?> Chiede, senza guardarla, con un fremito anche nel respiro, cercando di calmarsi. Ne sembra davvero ammaliata, perchè lo è, presa e coccolata dal pensiero di poter vivere per l'eternità, cambiando solo corpo, lei però, sarebbe rimasta la stessa? < ci penso, vorrei davvero averla solo per la possibilità di scegliere, quando e se farlo > ammette candidamente, sarebbe stata una scelta arbitraria, legata solo alla propria sete di libertà. Chissà se davvero un giorno riuscirà ad inchinarsi a qualcun altro, a qualche governo, a qualcun altro, a qualsiasi organizzazione, eppure pare averlo nel DNA questa cosa di esporsi proprio contro di loro, per avere una libertà di scelta, per non esser solo un burattino nelle mani di chicchessia. < hai in mente qualcuno? > chissà chi potrebbe esser per loro un potenziale alleato in quel momento? Di certo molti son da scartare, e di certo non si fida di alcuno a prescindere, pochi sono coloro che può considerare come alleati, o meglio, come amici. La mano di lui cala sulla propria gamba, ne troverà la morbidezza e il calore di un corpo non votato alla forza finchè la stessa non sparirà , lasciando che finisca la storia di Amegakure per come lei la ricorda < il problema di ogni governo è che non sai mai quanti son davvero pronti a seguirlo, o chi sta progettando di farlo crollare > sorride mesta, lei stessa è sempre stata dalla parte di poter far crollare un governo, e adesso s'è solo messa in discussione, ma quanto davvero potrà sfuggire alle proprie inclinazioni, alla propria natura, questo lo comprenderà nel tempo, poco tempo ormai le rimane prima di fare una scelta. < Konan era la compagna di Pain > un'altra piccola informazione < non so cosa fecero i Seiun e i Kakuzu, specialmente sui secondi ho molte poche informazioni > insomma, le mancano vari pezzi da mettere in quel grande puzzle. < non lo so, devo capire perchè era fuori, magari qui troverò qualcosa ma alla fine so che dovrò andare dagli anziani degli Ishiba e capire > lo sa, è conscia di doverlo fare, eppure non prova nè paura nè terrore, è la sua famiglia dopotutto, e che se ne dica ha sempre e solo combattuto per quel Clan, per la sua Famiglia. < no > lo corregge, la voce che si fa lievemente più dura < io sono una loro compagna > ecco infine, a qualcuno, a degli esseri tali, non si metterà mai come sua superiore, ne avrà l'arroganza di dire che loro siano degne di lei. No, è lei degna di poter stare con loro, tra di loro, di averne appreso i segreti di un potere legato strettamente alla natura. E parlano infine di qualcosa che sembra così importante per lui, qualcosa che la ammutolisce, ma solo per donargli lo spazio e il tempo di realizzare ciò che gli sta dicendo, di quelle informazioni fondamentali che sta donando a colui che ama. Lo ascolta ancora, rimane in silenzio ma lo sguardo corre alle sue tempie, li ove i capelli biondi hanno coperto in parte quei serpenti di cui parla, di Ona, di ciò che ha visto. Di un candido serpente a seguirlo. E l'ultima domanda. Non risponderà subito, rimarrà con quelle pergamene in mano ma gli occhi fissi su di lui, intensi ma anche screziati di una sorta d'amarezza che non osa pronunciare. < sui serpenti bianchi.. non saprei. Non li ho mai visti, so solo che Mekura li aveva > hanno troppo poco per le mani < posso dire che forse gli archivi di Konoha sarebbero più indicati, ricercare informazioni anche su Mekura. Era una jonin abbastanza famosa al tempo > e trovare qualcosa su di lei sarà più facile < vuoi cercarli? > la domanda viene spontanea, nasce dalla propria curiosità, ma anche dalla consapevolezza che dovrà seguirlo anche lei in quel suo volere, sempre che lo voglia, sia chiaro. [chakra on] Quella prima frase di lei, lo porterà a premere le labbra sottili l’una contro l’altra, e a deviare lo sguardo sulla pergamena. Alla fine, è giusto che lei segua ciò che la coccola di più. Annuisce appena, ma non risponde. Sa che non sono li per quello, stanno cercando informazioni su altro adesso. Quello è un pensiero che la scalderà ancora per molto, e quando lei capirà che è arrivato il momento, allora lui la seguirà ovunque. Quella domanda lo porta ad inarcare di nuovo il sopracciglio. <Il problema non è chi io abbia in mente, il problema, per come la vedo io, è che l’unico modo che abbiamo per trovare degli alleati è che tu scenda a compromessi almeno con qualcuna delle persone con cui non vai d’accordo> è un’analisi sincera, quella che fa. <Il che non vuol dire fidarsi> Specifica, visto che la fiducia è una questione importante per entrambi <E in questo senso, secondo me ti conviene ragionare su chi ha obbiettivi comuni con te. Con noi> Posa solo ora lo sguardo su di lei, accarezzandola irruento come sempre, per lunghi istanti, prima di tornare sulla pergamena. Annuisce nel sentirla parlare in quel modo sui governi. Lui ha subito sulla sua pelle la caduta si Kunimitsu e ora è di nuovo sotto un governo di cui non si fida. Ascolta la sua storia, la storia del suo villaggio, <mh> Mormora, ma inchioda, di colpo, lo sguardo sulla pergamena, afferrandola con poca delicatezza, ma senza romperla, e porgendogliela <Guarda. A metà pergamena> Cosa? Lei potrà leggere il titolo “Bollettino morti, feriti e prigionieri…” Sarà utile? Deve deciderlo lei, ovviamente, lui è li per dare una mano, anche se non è una questione sua, come lei sta facendo con lui, alla fine. La osserva cercare quei tatuaggi non più visibili. Non tornerà indietro solo per l’estetica. Se potesse se la strapperebbe via, la pelle. Nel sentirla serra di nuovo la mascella, per poi schioccare la lingua sul palato <tsk> scuote piano il capo <Tu non li hai conosciuti e l’unica persona che conosciamo ad aver stretto alleanza con quei serpenti è scomparsa.> Scuote il capo. Prendendo con rabbia un’altra pergamena. È frustrante trovarsi davanti a dei vicoli ciechi. Eppure è di nuovo lei a tirarlo fuori da quel pantano, la guarda, inarca un sopracciglio. <Era una persona importante? Di che famiglia?> Ha bisogno di dettagli, magari qualcosa può venir fuori. Ascolta quella domanda e, di nuovo, s’irrigidisce, non è facile quella serata, per niente. <Si> Ammette, annuendo piano <Quello che mi ha fatto il serpente che ho incontrato è stato…> Stinge i pugni tanto da far scricchiolare la pelle. Oh se li cercherà, e la farà pagare cara a quegli esseri striscianti. <Come funzionano queste evocazioni? Con quale criterio questi animali scelgono di accettare o di non accettare un compagno?> Rimugina, pensa, cerca di capire <Se quel sogno è stato un ricordo, vuol dire che Ona è stato accettato come compagno dai serpenti. Com’è possibile che abbiano accettato una persona così orribile se sono anche i compagni di un ninja famoso di Konoha come Mekura?> Si sta basando sulle sue parole, sta riflettendo, come sempre. Le labbra si stringono, divengono una linea sottile quando mette in discussione il proprio orgoglio, ah, quel maledetto orgoglio di cui non si libererà mai , ma non replica, non ancora < vedrò cosa posso fare > seppellire l'ascia di guerra, qualcosa che non ha mai fatto, qualcosa che le viene tremendamente difficile e troppo distante dalla propria natura < e chi secondo te ha qualcosa in comune con noi? > la domanda è lecita, di certo lui è quello più incline alle relazioni, specie quelle nuove. Si distrae riportando lo sguardo alla pergamena e a quel numero, chissà quanti sono, ma di certo terrà per sè la pergamena per poterla leggere meglio, per leggere eventuali nomi, eventuali casistiche, chissà che non vi sia anche .. < magari i necrologi ci potranno dire qualcosa di più > che sia su suo fratello, ma anche che possa rimandarla a qualcosa di simile . Solleva lo sguardo, ormai è un scendere e salire il proprio da quel viso a quello che legge per sentirne le parole, il suo disappunto sul non sapere molto su quei serpenti < Mekura Hyuga, jonin di Konoha > non ha altro da aggiungere in effetti su quella parte, già il cognome lo riporterà ad uno dei più grandi clan conosciuti, inoltre l'essere un jonin porta con sè una notevole fama, per arrivarci dopotutto si è rischiato la vita troppe, infinite volte. Ascolta il suo dire, nota quei pugni stretti accanto a lui, ne sente i dubbi, ne sente le domande che portano con sè una certa frustrazione. < non so davvero come funzioni il patto con i serpenti > comincia lei, sempre sapendo e non sapendo, quanto è frustrante? La ruga al centro della sua fronte si fa più marcata < ma posso dirti come funziona quello con le tigri > le mani si abbassano, stringono piano il rotolo, quanto le sta costando quella confessione solo lui può comprendere conoscendola < mi hanno messo alla prova, innanzitutto. Hanno voluto comprendere se la mia natura e la loro potessero collimare. Orgoglio, bellezza, forza, tutto doveva esser per divenire una parte del loro branco. Nemmeno mio fratello vi era riuscito > chissà perchè non era riuscito in quel legame, ancora le sfugge < io sono stata orribile per molti, una mukenin, ma ciò non mi ha impedito di avere un legame con loro. > continua quella sorta di spiegazione, di come l'ha vissuta lei stessa sulla propria pelle < perchè ero degna di stare al loro fianco. Sono esseri che trascendono le umane faccende in un certo senso, ma anche uno scambio di promesse. Loro aiutano te, tu aiuti loro. > non è di certo un servizio a domicilio da poter sfruttare quando e dove si vuole, almeno questo l'ha imparato < non so come abbiano scelto entrambi, ma l'unico modo per saperlo è chiederlo a loro. Ma prima bisognerà trovarle > lo aiuta a riflettere su un mondo che gli è stato precluso, un mondo nuovo fatto di nuovi esseri, di nuove regole, e quelle degli umani varranno poco e nulla in confronto a ciò che troveranno nelle Evocazioni. < è un legame stretto con la natura, imparare a muoverti come loro, ad esser come loro. Io stessa vivevo nelle foreste insieme alle tigri > un'altro piccolo tassello per lui, un piccolo pezzo del proprio passato. [chakra on] La ascolta, di nuovo, nella costruzioni di dialoghi che vanno in profondità in entrambi, mettendosi vicendevolmente alla prova. Quasi estenuanti a un certo punto, ma comunque sempre reciprocamente fruttuosi <In effetti è difficile trovarne qualcuno> Ammette sfoderando un sorriso affilato sui lineamenti duri <Ma, a ben pensarci, sappiamo che l’Ochaya è un obbiettivo che condividiamo con qualcuno. Qualcuno che, a quanto pare, non vede proprio di buon occhio la situazione politica attuale> Proprio come lui, a dirla tutta. Sta riflettendo <Magari la condivisione di un obbiettivo può essere un inizio> Un inizio di cosa? Seppellire l’ascia di guerra, ovvio. Ora come ora, l’obbiettivo che ha in testa è di tenere i conflitti lontani da Ren, ma se continuano a farsi nemici con quel ritmo, sarà molto difficile. In ogni caso, lascia a lei la palla. Sa bene che nessuno, tanto meno lui, ha il potere di far fare a Sango Ishiba qualcosa che lei per prima non vuole fare. Deve essere lei a capire cosa viene prima, in definitiva. Nella consapevolezza che lui non si muoverà dal suo fianco. Annuisce nel sentirla ipotizzare qualcosa sui necrologi, è una buona idea in effetti. S’affila un poco lo sguardo, di colpo. Perché? Schiude le labbra sottili di nuovo <Prima parlare di andare dagli anziani del tuo clan…Chiederanno qualcosa in cambio delle informazioni che vuoi?> Una domanda fatta a caso? Ovviamente no. Ricorda bene come ha sentito scivolare via dalle labbra rosee e carnose di lei, i dettagli del giorno in cui è stata riammessa li dentro. Ma torniamo su un discorso diverso. Annuisce a quel nome. Hyuga. Assottiglia lo sguardo a sentire quel cognome. Ne ha conosciuti due. Anzi tre, se contiamo Ichirou che però è scomparso. Potrà notarlo lei, quello sguardo, perdersi nei ragionamenti, nella pianificazioni <Devo cercare> Mormora, quasi a se stesso, richiamato poi all’attenzione da lei. La ascolta ma soprattutto la osserva stringere quel rotolo, appesantita da quella che è la condivisione di informazioni. Forse non avrebbe dovuto insistere. Ma se non può condividere i suoi dubbi con lei, allora con chi? Quelle informazioni sono vitali. L’affinità con gli animali, quindi, non dipende dagli obbiettivi dell’umano, che sono cose troppo infime per essere considerate, da entità naturali di quel tipo… deve essere un’affinità di tipo diverso, elettivo. Che Ona sia riuscito in questo? Solo l’idea lo fa rabbrividire. Ona degno di un simile rapporto, maledizione. <Hai ragione> Ammette <Devo trovare quei serpenti> ammette, prima di concludere l’ascolto con la sua ultima frase <Sango…> Lo sguardo si alza su di lei <Grazie. So che ti ho chiesto tanto, ma non so con chi altri condividere i dubbi che mi assalgono la mente in questi giorni> Ammette. Non ha bisogno di dirle che terrà ogni cosa per se. Pensarla diversamente significherebbe non avere fiducia, ma lei potrà leggere questo sentimento dritto nei suoi occhi neri. <Pensi ci sia altro che dovrei sapere?> Lo chiede lui questa volta, a lei decidere cosa rispondere. Alleati, chi potrebbe volere come alleato, eppure si impietrisce, diviene una statua quando nomina l'Ochaya. Chi altri potrebbe volerci entrare? < Mattyse > mormora, non v'è astio in lei, nulla a nominare quel nome < gli ho insegnato io ad esser uno shinobi > ah quanto tempo è passato dalla vecchia cara guerra a Kiri eh? < ma con lui c'è Furaya > lo sguardo s'assottiglia, feroce, un lampo che passa così, come una nuvola quando oscura il sole prima che esso torni ad ardere < non mi importa di lei, il mio obiettivo è sempre stato Yukio. L'alleanza solo un errore collaterale. > tutto il resto non importava, nemmeno Oto importava davvero, tutto era fatto con un fine più grande < ma adesso Ame è libera, in un certo senso. > si, non più sotto il controllo di Kusa, ma sotto il controllo di qualcosa che non sa cosa sia. Si morde il labbro inferiore, lentamente < proverò a parlarci > come come come? Lei che proverà a parlare di nuovo con l'ex Hokage? Che stia per finire il mondo? Ma sa benissimo che tutto ciò lo deve proprio a lui, a quel biondo che trova davanti i propri occhi, a colui che dona il proprio orecchio per ascoltarlo davvero. < mmh > si ritrova a sospirare < è più complicato. Molti di loro c'erano quando ho diviso il clan, altri sono morti. Alcuni erano ancora dalla parte di Yukio, altri dalla mia. Devo trovare solo.. le persone giuste > dovrà trovare coloro che son rimasti , almeno uno di loro sarà ancora in vita dopotutto quel tempo. Ma sarà una ricerca che dovrà compiere nella propria solitudine, ciò è chiaro ad entrambi. E confessa anche quel legame intimo che ha stretto con le tigri, un legame che ha trasceso chakra e sangue, un legame che l'ha resa sorella d'esse. < lo so > la mano lentamente s'apre un poco a quel rotolo, sa benissimo che non avrebbe parlato a nessuno di ciò che è per lei prezioso, ciò che ha custodito con così tanta gelosia perfino con lui < ma se ti serve a comprendere ti insegnerò > a conoscere quel legame, almeno in parte < C'è un clan a Oto che ha un legame con i serpenti, gli Yakushi. > ha vissuto abbastanza nel suono per distinguere i vari clan che l'hanno abitato < potresti rivolgerti anche a loro, per capire il legame con quelle creature. Io posso insegnarti a muoverti in una foresta, ma se desideri, se vuoi davvero cercare quelle serpi e crearci un legame devi esser pronto alla loro prova > di certo non potrà insegnargli molto su esseri dal sangue freddo, non sono nelle sue corde, non è la sua natura, ma ci avrebbe provato, lo avrebbe fatto per lui < conoscevo il capo clan, si chiamava Kouki.> non l'ha più vista, non la vede da molto, troppo tempo, ma sa dentro di sè che è morta. < chissà che i discendenti di Orochimaru siano migliori dei Doku , mh?> di certo quella parte dei Doku non l'ha mica dimenticata. [chakra on] Di nuovo, lo sguardo s’assottiglia nel sentire quel nome sputato fuori senza esitazione. Ne era sicuro, sta parlando con una persona intelligente, e ormai per lei come per lui menzionare quel locale vuol dire pensare al fatto che non sono gli unici a volerci entrare. Annuisce <Potresti dire la stessa cosa di molti ai quali avresti dato una lezione prima che il cristallo succhiasse via la tua energia> Pensieri ad alta voce che le dona. <Potresti dire lo stesso di Ichirou, per esempio> Riemerge quel nome, perché? Perché è della stessa generazione di Mattyse, perché ha deciso di condividere lo stesso obbiettivo. Dove vuole arrivare, con quelle parole? Lei lo avrà già capito. Non prosegue oltre, si limita ad annuire quando lei menziona l’ex Hokage dai capelli rosa. La ascolta, tenendo lo sguardo su di lei seguendola, tenendola per mano in quel fiume di pensieri, schiude le sue labbra sottili solo quando lei concluderà l’ultima frase in merito all’argomento <Sono lacerazioni importanti, quelle che vi hanno diviso portandovi su due fronti opposti, divergenze che probabilmente non sarebbe bastata una vita per colmare> Comincia, sospirando <Ma d’altronde, non siete più le stesse persone. E non vivete più in quello stesso mondo. Siete donne diverse e vivete in una realtà diversa da quella che vi ha diviso tempo fa. Entrambe portate dentro di voi la ferita del fallimento di un mondo intero> Di Furaya può solo supporlo, con Sango invece, lo vede ogni giorno. Ci è voluto un sacco di tempo, un sacco di energie e una figlia, per farle capire che il suo mondo, la sua vita, non erano alle sue spalle ma davanti a lei <Sto solo pensando che magari questo nuovo mondo può darvi degli stimoli quanto meno per non cercare di ammazzarvi a vicenda> Le donerà un lungo, lunghissimo sguardo, prima di alzarsi da quel tavolo e arrotolare la pergamena che ha in mano <In ogni caso, parlerò con Mattyse.> Continua serio <Questa cosa può funzionare solo se anche Furaya si convincerà a riflettere sulle stesse cose, e soprattutto sul fatto che voi due siete l’anello che può trasformare la spedizione all’Ochaya in una vittoria per tutti, se riuscite a trovare il modo di andare d’accordo, o in una carneficina in cui entrambe rischiate di perdere qualcosa di importante.> Scuro in volto. Non gli piace l’idea di doversi trovare dentro l’Ochaya a fronteggiare, oltre Kemono e il suo servizio di sicurezza, anche Mattyse, Furaya e chissà chi altro si sono portati dietro. Non sarebbe una vittoria per nessuno. Non resta oltre sull’argomento. Alla fine, come lei ha introdotto quel serpente velenoso, supponendo che sia Ona ad essersi impadronito delle informazioni degli OtoLab, così fa lui, lasciandola riflettere sulle possibilità che la vita le sta dando. Passano rapidamente da un argomento all’altro. Annuisce nel sentirlo, nel sapere che lei sa che può fidarsi, porto sicuro in un mare in tempesta. <e io ti accompagnerò ovunque ti serva per ritrovare il legame con le sorelle che hai perduto> Sicuro nella voce. Ha capito che probabilmente lei dovrà affrontare le sue prove da sola, e lo farà, da sola con qualcuno affianco. Nel sentire quel cognome, lo sguardo si sgrana. Stiamo parlando sempre di un ragazzo di Oto, che vent’anni fa era li, che aveva poco meno di una decina di anni quando Kouki Yakushi era ancora viva. Le labbra si schiudono, dalla sorpresa <Kouki Yakushi la serpe?> è il soprannome che veniva sussurrato in accademia, tra i ragazzini <Occhi d’oro, capelli neri?> Il terrore che suscitava è ancora vivo in lui. <Oh Kami hai conosciuto proprio tutta Oto… non sapevo che quel clan avesse un legame simile con i serpenti bianchi> Stupito, ovvio, di quanto profondo sia il legame e la conoscenza che lei ha di Oto, della Oto che lui ha vissuto, anche se per poco. Le dona uno sguardo, uno sguardo con un bagliore diverso, più profondo. Un lungo momento in cui la assapora, con quello sguardo, prima di voltarsi intorno. Non c’è nessuno, è notte fonda, ovviamente. Non farà altro che afferrare una delle pesanti sedie che sono sotto al tavolo, per dare le spalle alla sua rossa. Per fare cosa? Si dirigerà verso il portone dell’archivio, trascinando quella porta con un pesante raspare sul pavimento. Arrivato davanti al portone la lascerà per afferrare con ognuna delle due grandi mani una pesante anta di legno massello e lentamente chiuderle con un tonfo pesante. Si limiterà quindi ad incastrare la sedia in obliquo sulle maniglie, per impedire che qualcuno entri, prima di voltarsi di nuovo verso di lei. Non ha molto da aggiungere su quello che dice, dovrebbe solo dargli ragione ma quelle parole non escono, nemmeno se si sforzasse, sarebbe troppo per lei confessare che forse, forse eh, lui abbia ragione. Non ha più motivo di mantenere vecchi rancori, non quando tutto è finito in malora proprio per quei rancori divenuti una guerra in larga scala. < andrò a cercare Furaya dunque > borbotta a mezza voce, la piccola cicatrice sulla fronte non andrà via, rimane li, pesante sulla sua fronte, come una bambina che mette il muso per qualcosa che sa di dover fare, forse anche giusta, ma troppo orgogliosa e impertinente per ammettere di doverla fare. Si insomma, ci siamo capiti, no? < il luogo l'ho già individuato. Tornerei subito a Kusa per farlo, ma direi che il bosco oscuro può andare bene > per provare a lei e a chiunque che quel legame non si è ancora reciso, che è ancora degna di esser anche lei una compagna per le tigri. Che per quanto sia cambiata sotto certi aspetti, non si può mai cambiare totalmente. < proprio lei, mi stava parecchio simpatica. Devo a lei l'alleanza con Oto > grazie a lei si era intromessa nella guerra a gamba tesa, solo per portare il suo clan alla gloria che merita. Due obiettivi estremamente simili che le hanno unite. < mh?> solleva il sopracciglio a quel dire, non capendo in un primo momento < non ho detto serpenti bianchi > rettifica con calma < ho detto serpenti , non evocazioni > quello che sa lei è quello, che sono legati ai serpenti, ma nulla dei loro segreti è a sua conoscenza, di come anche quella Kouki fu legata da un patto simile. < direi che può essere una tappa per cercarli > per sapere anche dove trovarli magari, fuori da quelle mura e da quella città. Ma il pensiero dsi infrange in un attimo, quando lui lo guarderà andare via ma no, non andrà via, andrà piuttosto a bloccare quella porta con una delle sedie. No, non capisce, ma non ci sarà bisogno di parlare adesso. Hanno detto molto, stanno programmando tanto, e per questa notte diremo che sarà meglio chiudere le tende di questo teatro e lasciare che il sonno arrivi, per noi. Per loro? Non proprio. [end] La ascolta. Annuisce una volta, serio in volto, non sorride. Non all’esterno. Sarebbe come sbatterle in faccia una vittoria, e non vuole. È solo contento di sentirla disposta a ragionare. Come sempre, non è in grado di imporle nulla, quello che ha detto, l’ha detto di sua spontanea volontà. A lui spetta parlare con Mattyse, deve fare in modo che lui faccia lo stesso con Furaya e chissà, magari l’albino avrà la sua carneficina e magari anche sua figlia, Furaya potrà accompagnarlo nella sua vendetta, Sango avrà le informazioni, e lui, il nostro biondo, avrà finalmente modo di misurarsi con qualcuno con cui vale la pena scatenare quanto di più marcio e violento c’è nascosto in profondità dentro di lui. Annuirà anche nel sentirla parlare del luogo dell’evocazione. Una dimostrazione pratica di cosa voglia dire evocare un’animale del genere è qualcosa che lo elettrizza. Ha una sete enorme di conoscenza. Accoglierà anche quella precisazione sul legame tra gli Yakushi e i serpenti. <Per ora, il mio scopo è quello di trovarli e di… chiedere spiegazioni> Stringe i pugni con forza. È un eufemismo bello e buono quello che gli è appena uscito di bocca. Ha un ricordo chiaro dell’illusione che lo ha portato alla pazzia, ad accanirsi contro due innocenti fino a massacrarli di botte. È una cosa che ha fatto più male degli stupri, delle ferite, e degli sconvolgimenti mentali di Ona. Ha bisogno di capire il motivo. Una battaglia personale, forse, ma d’altronde quelli sono i suoi mulini a vento, e lui, moderno Don Quijotte, ci si avventa contro. È tra le cose da fare, insomma. Ma da domani, perché ormai, quell’incendio che trapassa lo sguardo per arrivare a lei, è difficile da spegnere, e con le porte dell’archivio cala il buio anche su questa notte movimentata, una notte di tele tessute e di tessuti abbandonati sul pavimento, pagine di storia lette, pagine di storia scritte, pagine di storia stropicciate. Tutto per rendere il domani più interessante [END]