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Una nuova vita

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con Sango, Shinsei

22:16 Sango:
  [Stanza 204] La sera è scesa infine, calma e piatta in un inverno freddo e rigido, li in quella parte di mondo dimenticata anche dai Kami ove visi lontani scolpiti sulla pietra stanno ad osservarli con una vaga noia, e con troppi segreti morti insieme a loro. Ma per una volta non si parlerà di grandi eroi o grandi mukenin, solo di qualcosa che accade di tanto in tanto anche in quella nuova città. Una nuova fiamma, una nuova vita, una piccola creatura in un lettino stesa e avvolta in morbide e calde coperte. Ha gli occhi chiusi la creatura, beatamente ignara di un mondo tanto orribile come quello in cui s'è ritrovata a vivere senza il suo permesso e solo quella piccola zazzera di ammasso rosso come la madre è visibile al di sopra di un corredino semplice e azzurrino chiaro, quasi ghiaccio, ma non v'è dubbio che sia una femminuccia. Senza il suo volere, ecco come si nasce dopotutto, solo la morte può esser scelta nel modo e forse alle volte anche nel tempo. Ma adesso è tempo di vedere sbocciare un nuovo fiore, troppo delicato, in grado d'esser spezzato come un ramoscello al primo soffio di vento, e proteggerlo è necessario. La rossa invece si trova al fianco di quella creatura, stesa su un letto più alto, più scomodo, di quelli d'ospedale che detesta incredibilmente tanto da non andarci nemmeno molte volte, ma sono ore che non ne ha la completa visione della stanzetta ove si trova. Una stanza dal numero 204, semplice e asettica, impregnata da qualche disinfettante per pulire i pavimenti, le superfici, di quegli odori sottili ma per chi ha un ottimo fiuto possono esser molto fastidiosi. La stanza si presenta molto piccola, un rettangolo con sulla destra una grossa finestra aperta proprio verso i monti di pietra, ove le tende son state tirate per non lasciar passare se non una fioca luce esterna della luna sottile. Respira, probabilmente collegata ancora a qualche tubo accompagnata da un continuo e costante bip che può sentire in lontananza, ovattata, come fosse in un'altra dimensione. Affogata nella sua mente, tra il fastidio del corpo, della cicatrice del parto avvenuto con successo, e quello di crollare nel sonno dopo pochi attimi di veglia. Ha visto poco della bambina, il corpo ha deciso di ammutinarsi alla forza della mente, pesante come un masso schiacciato su un letto orribile, coperta di quei lenzuoli strani e duri, di un paio di coperte che non fermano i brividi del corpo in quella notte. Ma respira. Respirano entrambe. E la mente vaga nel suo sonno, di quel bip che fa solo da tempo per la sua psiche, a vedere qualcuno voltato di spalle in un antro buio in mezzo una pozza di acqua. Non vi è luce alcuna in quel sogno, non vi è un viso da vedere, solo il corpo del fratello che confonde con quello di Shiroyuki, di capelli argentei che hanno la loro forza, e lei? Cerca solo di raggiungerlo, solo di toccarlo, correre verso di lui e abbracciarlo, sentirlo ancora nel proprio calore, nel proprio sorriso. Ma non riesce a ricordare, il cuore si stringe, si sforza di poter rivedere quel volto e più passa il tempo più la paura si annida nel cuore. L'ha davvero dimenticato? E' riuscita a dimenticare il suo viso alla fine.. oh che orribile realtà, dimenticarsi di colui per cui ha combattuto tanto tempo, colui per cui s'è dipinta come la peggiore delle traditrici..e adesso quel viso non viene visto. Il corpo sempre più rigido, si smuove piano, la testa che cambia spesso posizione e il sudore che aumenta . Le labbra secche si schiudono più volte senza mai davvero pronunciare nulla se non qualche vago lamento e mugugno, tranne che per un nome, un nome che adesso è appeso a quella culla con una cartellina < R-en > fioca la voce, rotta come se avesse la tosse e fosse rimasta al freddo per giorni interi, e il battito che aumenta ancora un pò nella foga di quello che in realtà non è altro che un vero e proprio incubo. < Ren.. > "non andare" continua così quella frase, pregna di dolore nella mente, a ripescare e allargare il buco profondo che porta ancora al centro del proprio essere. Per quanto abbia provato a sostituirlo, curarlo, dimenticarlo, è sempre li pronto a ricordare chi è, qual'è il suo dolore e quanto sia profonda e avvelenata quella stessa ferita.

23:09 Shinsei:
 Che diavolo è successo da quando il messaggio della sua rossa è comparso sullo schermo dello smartphone? Beh sarebbe troppo lungo da raccontare in un’azione. E sarebbe comunque troppo scontato. Sfreccia percorrendo di corsa l’ultima svolta del corridoio che lo condurrà alla porta che gli è stata indicata. È agile come una ghepardo e grosso come un orso, una combinazione che porta chiunque a spostarsi dalla sua strada per non essere travolto e consente a lui di schivare con pochi movimenti studiati chi non ci riesce. Alla fine è notte, quanta gente potrà mai esserci nei corridoi di un ospedale? L’abbigliamento è quello che usa per andare in giro normalmente, Anfibi, ampio pantalone nero dal cavallo basso, canotta nera e un’aori che gli arriva poco oltre i glutei, con le maniche lunghe fino ai gomiti, nero con geometrie bianche a decorare. I muscoli degli avambracci e del collo taurino sono tesi come cavi d’acciaio dalla tensione. Il volto appuntito, dai tratti duri, è dipinto nella solita espressione fiera e austera, seppur qualcos’altro si può leggere su quel volto. La tensione incrina l’espressione portando i muscoli della mascella a serrarsi. La stanchezza appesantisce lo sguardo con un pesante alone di pelle scura intorno agli occhi, ma sotto di essa lo sguardo splende di vita, nero come l’abisso, pesante come una montagna mentre individua quella porta e la fissa come se potesse sfondarla col pensiero. Ci sono inoltre altri dettagli che ad un occhio attento non sfuggiranno. I capelli sono sciolti, ricadono ad incorniciare il viso selvaggi e incontrollati nascondendo i lisci fianchi del cranio. Inoltre, sui polsi sono evidenti dei pesanti segni rossi, presto diventeranno viola. Infine, l’aori del biondo, in alcuni punti è increspato, come se fosse stato afferrato con forza. Ma di tutto questo, lui non si occupa. Aprirà la porta con la solita irruenza che lo caratterizza. Occupando con la sua stazza tutto l’ingresso, sia in larghezza, con le spalle, sia in altezza. Ma non si fermerà li, avanzerà immediatamente, se gli fosse consentito, verso la sua rossa, Quello sguardo nero è solo per lei, non sa, non si rende conto, non vede, non vede altro che il viso stravolto e semi addormentato della sua rossa, ed è li che ogni tipo di irruenza svanirà, per lei, per quell’ovale perfetto, che cercherà di accarezzare con quella mano rovente, forte, dura ma dolce tentando di poggiare il palmo sulla guancia di lei, all’altezza delle labbra, e di conseguenza lasciar scorrere le dita fin quasi all’orecchio, nei capelli. Un tentativo che verrebbe fatto solo con la mano sinistra, mentre lo sguardo illeggibile a chiunque se non a lei, cercherà quello di lei <Sono qui> Non richiesta, quella frase è l’unica cosa che dirà. Che senso avrebbe chiederle come sta? Lo vede che sta di merda, e se quel “bip” per lei è di sottofondo, per lui è un fastidio incredibile, spaccherebbe quella macchina assordante se potesse, se non fosse che ci è attaccata la persona a cui tiene di più. Non chiede niente, ma a lei basterà intercettare il suo sguardo per ricevere l’ansia, la preoccupazione, l’angoscia che ha provato per lei e che ancora prova.

23:25 Sango:
  [Stanza 204] Oh Shinsei, finalmente sei qui, giustamente nemmeno durante l'intervento ti hanno fatto entrare , dopotutto è stata una situazione complessa, in un momento troppo delicato per concedere ai dottori qualsiasi tipo di distrazione. E la rossa dopotutto s'è addormentata subito dopo, non di certo per propria volontà, quel dolore infernale l'avrebbe resa schiava d'un rosso vivido finchè le iridi azzurre non fossero state circondate di sangue. Ricorda ancora quel dolore, ricorda come abbia fatto male eppure è come se si sentisse vuotata, come se non ci fosse qualcosa al proprio posto. Ovvio che non c'è più, ovvio che sia invece al proprio fianco quella bambina. E quella porta che il biondo quasi sfonderebbe con la sua irruenza non è altro che l'attimo perfetto o meglio, imperfetto. Si, sta sognando il fratello, sia chiaro, e nel momento stesso in cui ha creduto di poter rivederne il viso , il momento in cui sembrava che la mano fosse arrivata ad un soffio dal toccarlo davvero, ecco che il peso che la trascinava giù diviene sempre più leggero. Una confusione, i colori dell'oscurità che si imprimono negli occhi che lenti si schiudono di nuovo al mondo, impastati da un sonno non voluto e da sogni rivoltanti. La prima cosa che vedrà è il soffitto scuro, carpito da una fioca luce tenue proveniente da fuori, forse qualche buona infermiera ha deciso di accenderle una piccola luce al fianco del letto per rendere meno tetra la sua stanza isolata. Le ombre sotto gli occhi son violacee, peste come avesse fatto a pugni, nulla di nuovo per lei nel sentirli gonfi tanto da non riuscire ad aprirli completamente. I segni della stanchezza son ben visibili, segni di un tempo che torna a bussare alla sua porta e farla apparire scialba, sfatta nella matassa di rosso intenso che s'aggroviglia come mani orrende su quel cuscino. E infine lo percepisce, il calore di qualcosa sul viso, un calore intenso , violento contro la fredda pelle. Lento il collo si volta, duole anche quello come fosse stato in una posizione inadatta per troppo tempo, per incontrare un viso sfocato < Shinsei? > domanda per prima, la voce gracchiante, impastata dalla mancanza di acqua se non per quell'ago ficcato in vena per permetterle di nutrirsi in qualche modo, di non finire disidratata. Lento quella vista mette a fuoco il giovane uomo, quello sguardo nero e profondo, il taglio felino, i capelli biondi e selvaggi che scivolano lungo le sue spalle. Lo stesso sguardo che diviene più dolce, calmo, il bip che lento andrà a farsi sempre più calmo e normale. Eppure adesso qualcosa sembra donarle una nuova consapevolezza, qualcosa che non le era ancora venuto in mente. E' stata sveglia solo per pochi attimi prima di svenire consecutivamente, merito anche dell'anestesia fatta sul proprio corpo che l'ha costretta, per ricordare il motivo per cui è li. < REN > la voce che trova nuova forza, i polmoni che si sfregano contro la cassa toracica nel panico che le viene addosso, la immerge come onde prepotenti . Il bip aumenta violento, lei stessa che cerca di rimettersi seduta in qualche modo, cercando di spingere non solo con le braccia ma anche con gli addominali. Grave errore < ahn > il dolore della ferita c'è, non è ancora del tutto guarita al di sotto di una medicatura che non sa esserci ancora e che la rimette in quel letto per cercare di far suo il dolore e sopportarlo, per continuare nel tentativo di togliersi quel maledetto ago dal braccio e il sensore legato al dito della mano che stringe piano < dov'è > lo ricerca, lui, con lo sguardo decisamente allarmato, alla ricerca di quella che possa esser la loro bambina. E se non ci fosse? E se l'avessero portata via?

00:12 Shinsei:
 La guancia soffice ma fredda, dall’incarnato liscio ma pallido ad incorniciare quegli occhi stanchi. Per un’istante quella preoccupazione aumenta nel sentirla così fredda. Non può usare l’altra pano per prenderle il viso in una coppa calda perchè la sta usando come appoggio per potersi sporgere sul letto senza pesare su di lei. E sfrutterà questo appoggio per arrivare più vicino possibile a quel viso, per incrociare quello sguardo stanco e coglierne il risveglio <Si> Risponderà immediatamente prendendosi quel blu acquoso e stanco anch’esso. Annuisce brevemente col capo. Il naso appuntito si prende l’odore di lei. Ha mantenuto le sue note di sottofondo, in quel profumo, ma si respira odore di disinfettante, di medicinale. È lui che, non essendo stato medicato, ha mantenuto quella forte nota selvatica, di muschio, di resina, di erba bagnata. <Ci sono, adesso ci sono> Una fitta di senso di colpa colora la voce, che però, nel tono, è esattamente l’opposto di lei. È profonda, vibrata, scura, ma terribilmente fluida e sussurrata, ad insinuarsi nelle orecchie di lei, quasi volesse costruirle intorno una bolla per loro. Ma non è quella voce a donarle nuova energia. No, è qualcosa alla quale lei dovrà abituarsi, così come lui. quel senso di costante apprensione. Abituati mamma, abituati papà. Lo sguardo si sgrana nel sentirle alzare la voce e d’istinto il capo s’allontana un poco. Non per paura, ci mancherebbe, o meglio, paura si, ma non di lei, quel nome rievoca nel biondo lo stesso senso di smarrimento che attanaglia lei. Dov’è tua figlia Shinsei? Lo sguardo nero saetta veloce e reattivo a coprire il perimetro della stanza ma in realtà non deve far altro che alzarlo. Li, vicino al letto della mamma, c’è una culla, una culla gonfia con un fagottino che, a quella voce alzata, si muove, e lo sguardo di Shinsei s’allarga, sorpreso, rapito. È il gemito di Sango a richiamare lo sguardo sulla sua rossa. Conosce bene quel gemito, ma di solito quando lo ha ascoltato insieme al dolore c’era unito anche il piacere. In questo caso no. Lo sguardo nero torna su di lei. Questa volta privo di apprensione però. Lei potrà leggerci dentro un incendio di sentimento puro, intento a divorarsi quel blu con la fermezza che lo caratterizza, uno sguardo comunque ferale. Appoggerebbe il palmo sulla parte alta del suo petto, sulla veste che la copre, da ospedale, lasciandole percepire il calore di quel tocco, ma anche la sua inesorabilità <Hei> Nonostante quello sguardo e quel gesto lascino spazio a pochi dubbi, è con gentilezza che chiede la sua attenzione <Ren è qui. siamo qui. > Un semplice intento, quello di farle provare, forse per la prima volta, un minimo di tranquillità. La tua famiglia è li Sango. È tutta tua. È l’uomo che hai voluto, è la figlia che hai voluto tenere e che hai appena partorito. Quella mano sul petto di lei, qualora fosse stata concessa, spingerebbe un pizzico in più, mentre le labbra sottili si stendono in un sorriso affilato ma puro, qualcosa che perfino lei raramente ha visto su quel volto austero <Te la porto> Commenta con quella ferma dolcezza. Prima di ergersi al fianco del letto, in tutta la sua altezza. Eppure resterà fermo li per lunghi attimi. E se lei vorrà portare il suo sguardo su quel volto, potrà vederlo fisso sul letto di fianco a lei, allargato, come stupito, basito. Lei potrà vedere il suo uomo compiere il giro del letto con lentezza, con lo sguardo fisso sul fagottino sotto le coperte. Le movenze ricordano quelle di un grosso felino quando ha di fronte qualcosa che non conosce. Diffidente quasi, eppure tremendamente curioso. Piano piano arriverà fino al capezzale di quel lettino che, sotto di lui, sembra davvero microscopico. Le labbra si schiudono, lo sguardo si sgrana, di colpo, Sango potrà notare come quello sguardo perda ogni traccia della sua ferocia, della sua irruenza, non più affilato come una lama. Solo quel nero assoluto e violento resta il protagonista di uno sguardo nuovo. Che d’improvviso andrebbe a cercare proprio lo sguardo di Sango. Una nota interrogativa nel guardarla, come se stesse chiedendo conferma, o il permesso. È davvero sua figlia? Aspetterà una reazione, prima di tornare con lo sguardo sul fagotto e, lentamente, allungare entrambe le braccia forti, calde, indurite dagli allenamenti. Con una delicatezza che non ha mai mostrato, tenterebbe di infilare le dita di entrambe le mani sotto la schiena della bambina per tirarla su. Non se ne starà certo zitta a farsi sballottare qui e la lei. Gemiti da neonato si libereranno nell’aria. Chi è sto tizio che ha disturbato il suo sonno? La adagerà sul palmo della mano sinistra, e lentamente la avvicinerà al viso, per osservare meglio quel cuffetto di capelli rossi a decorare il viso, e quegli occhi che sono d’un celeste screziato di nero. Tutti i bambini hanno gli occhi celesti all’inizio. Sango potrà notare qualcosa spezzarsi nello sguardo di Shinsei, che d’improvviso si farà acquoso, piantato su sua figlia, e senza vergogna, due lacrime, una per occhio, scenderanno silenziose sul quei lineamenti così duri e inospitali per le lacrime. E dopo di quelle altre due, mentre le labbra si schiudono un pizzico <R…Ren> è un mormorio spezzato dal pianto, qualcosa di troppo sottile e flebile, quasi inudibile, mentre lentamente avvicinerà quel fagottino al suo volto. Prendendosi lo sguardo di sua figlia. Un colpo dritto al cuore, molto più forte del jutsu di un Tessai, qualcosa in grado di mandare in frantumi i cuore di chiunque la avvicinerà al volto fino a sfiorarle la punta del nasino con la sua <Ren> Un altro sussurro, altre due lacrime. Ma alla bambina quel primo momento padre-figlia non deve esser piaciuto così tanto. I vagiti inizieranno a farsi infastiditi, e per questo Shinsei si riprenderà da quel momento, tornando con lo sguardo nero alla sua rossa, a Sango. Un sorriso imbarazzato <Scusa… eccola> Mormora mentre due linee di rosso si fanno vive sugli zigomi. Le porgerebbe il fagottino e solo quando sarà sicuro che sia lei ad avere la presa sulla figlia la lascerà andare del tutto facendo correre le mani ad asciugare il volto e tirando su col naso. Oh Kami che emozione.

00:42 Sango:
 Panico, agitazione, spaesamento totale rispetto alla stanza dove si trova. Non ha avuto molto tempo per aver davvero visione di quel rettangolo solitario, la notte poi ha portato una certa tranquillità all'interno dell'ospedale sebbene non sia raro vedere i medici indaffarati fino ad orari assurdi durante la notte. Ogni vita va salvata. E' questo il loro motivo di vita, ma non il proprio e comprenderlo diviene sempre tremendamente difficile. Lo sguardo che si pianta li in quel nero vicino, ne cerca un muto aiuto, una richiesta che non ha bisogno d'essere espressa. Solo adesso potrà vedere come il ventre non sia più gonfio, beh lo è ancora un pò, ma non quanto poche ore prima. Non c'è più il pancione tondo, solo una collina che andrà via nel tempo. La sua voce sarà l'appiglio a portarla a non esplodere totalmente, il suo richiamo, la sua presenza calda e vibrante che riempie quella stanza di un calore che non sentiva fino a poco prima. Lo stesso corpo più caldo, proprio li sul viso toccato, proprio li sul petto che lentamente viene poggiato su una spalliera sollevata da qualcuno che ha deciso che era meglio che dormisse così. Sbatte gli occhi, il respiro pesante, le labbra schiuse cercandolo in ogni suo movimento, di ogni sua traccia, del suo odore selvatico che porta addosso come un marchio perenne, di quei polsi macchiati chissà da cosa. La porterà da lei. Si, ma da dove? Lo segue lentamente come non potesse distogliere lo sguardo da lui, per trovare anche lei quella culla in ferro e poco carina ove qualcosa è stato messo dentro. O meglio, qualcuno che non riesce a vedere da li. Lei non potrà alzarsi, non ancora, ma lui è di fronte quell'essere tanto piccolo con un espressione che mai è riuscita a vedersi dipingere tra i tratti del viso. Curiosità, quella la riconosce, eppure quello sgranarsi di colpo nello sguardo, qualcosa che è differente, che richiama anche lei. < è Ren > sussurra a propria volta, certo che è lei, chi mai potrebbe essere? Un modo anche per incoraggiarlo, con un lieve sorriso, sollevata, lieta che sia ancora li con lei, che siano tutti li in quella stanzetta. E il silenzio cala in quel momento, ne osserva le movenze, il suo calarsi lentamente verso qualcosa di tremendamente piccolo rispetto lui stesso, le mani tranquillamente potrebbero reggerla come nulla fosse. Un fagotto chiaro, d'un tessuto che reca il simbolo degli Ishiba creato appositamente per quella nuova vita e poi il lamento. Qualcosa s'accende in lei, un istinto, quello di alzarsi e prendere lei stessa quella creatura per portarla al proprio petto, a sentirle il cuore, a percepirla calda e dolce nelle proprie mani. A volerla proteggere. Un istinto vivo, vigile, eppure..no, è lui, è quello il suo momento e trattenersi è il minimo che può fare, donargli il silenzio e il suo attimo. Ne vedrà quella corazza dura, di dolore, infine infrangersi in quel momento ed esplodere in quelle due perle su un viso tanto duro e affilato. Un cuore, il proprio, che batte più caldo, d'un lieve sorriso sulle labbra nel lasciarlo con la piccola di cui potrà vedere solo un vago rossiccio sulla fronte come una lama veloce e fugace macchiata del sangue di qualcun altro. Nemmeno i vagiti la schiodano dal suo silenzio, finchè non sarà lo stesso biondo a riprendersi ed avvicinarsi con quel rossore violento che si può vedere su un viso che poche volte s'è tinto tanto. Annuisce, incapace di parlare, ma solo allungare le mani verso di lei, dolcemente per prenderla. Non ha mai preso un bambino, toccato ancor di più, è sempre stata lontana dalle nuove vite. Eppure le verrà naturale prenderla e voltarla con calma, cercando di mettere la testa sull'incavo del braccio sinistro, la mano dello stesso a reggergli la schiena e infine il culetto coperto. E adesso potrà donare tutta la sua attenzione a lei. Le azzurre che trova immediatamente quel rosso conosciuto, un rosso parecchio simile al proprio . Scivola incantata verso il basso, verso il naso, le labbra rosee e morbide, piccole e tirate per quei vagiti e infine avere anche un sentore di qualcosa di profondo in quello sguardo innocente. Qualcosa di simile all'uomo, d'un taglio identico e affilato. Rimane in silenzio, il respiro trattenuto nel vederla, la mano destra portata a quella minuscola della stessa per stringerla dolcemente e lasciarsi stringere, per perdersi in quei momenti in lei. E' sua, è loro figlia. Alla fine invece di uccidere, ha dato al mondo una nuova vita. E il petto brucia, si infiamma di qualcosa di intenso mai provato. Nemmeno quello che prova per Shinsei, per quanto simile, può avvicinarsi ad un tale ardore < Ren > sussurra calda, non ci sono lacrime per lei, quelle le lascia nei momenti di dolore, c'è solo quel sorriso e quel calore, quello stringerla al petto iniziando a dondolarla lentamente , non lo sa perchè lo stia facendo, forse l'ha visto fare da qualche madre, forse è un istinto con cui si nasce, ma quanto importa adesso? < hai gli occhi di tuo padre > la stessa donna che s'avvicina per poggiare le labbra a quella fronte, vicina a quei capelli prima di passare a Shinsei, gli occhi lucidi ma il viso radioso come mai l'hai vista Shinsei. Felice, davvero felice, per una volta, una singola volta in quel cuore e in quel corpo non vi è dolore, ne odio, nulla se non la gioia di quell'instante. Se ne lascia trascinare, si trasporta in quella via luminosa di una nuova fiamma. E felice, per una volta, di aver fatto la scelta giusta. Averla tenuta, aver avuto Shinsei, avergli confessato tutto quanto. Felice che infine, una piccola parte del proprio desiderio si sia infine avverata. Cerca quello sguardo nero e pesante, lo ricerca come si cerca l'aria dopo una lunga apnea. Respira davvero, il petto leggero, le spalle morbide, non ha alcun peso da portare, alcuna ferita, alcun vuoto da colmare. Per la prima volta, integra. < grazie > un sussurro per te Shinsei, solo per te.

01:06 Shinsei:
 Non è aggraziato nel tenerla, c’è da dirlo, come la maternità, anche la paternità è qualcosa che ha a che fare con l’istinto, e quindi non viene fuori proprio una presa impeccabile, ma queste sono cose che vengono dopo, lo sguardo torna alla sua normale fierezza, ferale e violento, si ma del più puro dei sentimenti, perché si riempie delle due donne della sua vita, osserva lo sguardo d’una madre, e quello di una figlia. Ma principalmente si tiene su Sango, imprimendo nella memoria quello sguardo. L’ha fatto ogni volta che lei ha deciso di mostrargli qualcosa di nuovo, una nuova emozione. Ogni volta lui ha impresso lo sguardo di lei nella sua memoria, l’ha vista speranzosa, triste, arrabbiata, travolta dal desiderio, dal piacere, l’ha vista preoccupata, determinata, ma ora, può dire di aver visto in lei la gioia più pura. Sentimento forte la gioia, travolgente, inebriante. Le concederà lo sguardo che lei chiede, e come non potrebbe. Ossessivo quello sguardo resta su di lei, fermo nel suo che ora la raggiunge, cadendo senza paura in quel baratro che ormai lei conosce troppo bene, quello dei suoi occhi, per illuminarlo con quella fiamma nuova. E le labbra si stendono in un sorriso che snuda la dentatura. Un sorriso che non esprime altro che pura felicità, generando due fossette proprio sotto gli zigomi affilati, la abbraccia, lui, quella nuova fiamma di lei, con la sua. Nera e rovente, per volare in alto con lei. E non resisterà oltre. Sei lei lo concederà, allungherà lentamente la mano verso di lei, infilando il mento perfetto nell’incavo tra il pollice e l’indice, donandole quel tocco caldo e irruento, che lei ormai conosce come un tocco che solo lei può ricevere, ma che è meno irruento del solito, più delicato. Tenterà di colmare quel gesto avvicinandosi col viso, per poggiare quelle labbra sottili si ma roventi, su quelle morbide di lei. Le vuole per se, quelle labbra. Come sempre e contemporaneamente in un modo nuovo, ma se lei lo concederà si prenderà quelle labbra per se, facendo suo il sapore di lei (qualunque esso sia) per un lungo, lunghissimo momento <Grazie a te> Mormorerà poco dopo, separando appena le labbra, <Hai fatto un capolavoro> Lentamente volterà il capo, abbassandolo sulla figlia. Uno sguardo completamente innamorato. <è bella come te> Perso di quel frugoletto come lo è della madre. E tornerà su di lei con lo sguardo, trasformando quella blandissima presa in una carezza <Mi dispiace non esserci stato. Quando sono arrivato era già cominciato e…> ebbene si, non è ancora abbastanza forte da poter forzare quei blocchi <Sei stata bravissima> le sorride, perché in quel momento non sa fare altro che sorriderle, luminoso si, di luce riflessa, scaldato da quel sole Ishiba e dalla loro creatura.

01:23 Sango:
 La tiene a se, la stringe piano, le mani impegnate a tenerla e trattenerla cullandola dolcemente finchè anche quelle piccole grida infine non andranno a spegnersi. Lentamente, anche quelle palpebre non faranno altro che tremare e nascondersi infine sotto le lunghe ciglia nere. Un piccola O perfetta stampata sulle labbra, poi richiuse, e infine il silenzio. Era stato un momento quello in cui era stata disturbata, adesso che si ritrova di nuovo nel suo sonno chissà quali sono i sogni che pervadono la sua mente. Vorrebbe vederli, conoscerli già da adesso, ma è ancora troppo presto. Lo sguardo che torna a Shinsei, dolce, lieto, di una felicità che nemmeno saprebbe riconoscere come tale, eppure è tanto differente da tutto ciò che prova giornalmente. Ci sono sempre quei guizzi nel vedere lui, eppure il tutto viene mescolato da una dose di malinconia, nel vederlo nel suo dolore, nella sua mente spezzata. Ma adesso non sono altro che la felicità che non hanno avuto. Riceve il suo tocco come lava bollente, le guance già rosee avvampare violente di quel bacio che si prende per se, è pur sempre un egoista, lei. Un bacio troppo breve, ma non è quello il momento per fare altro, probabilmente non potrà farlo al momento per via della ferita ancora troppo fresca, eppure la mente vola subito a quello, ad averlo ancora e ancora. Le labbra che si schiudono a prender quell'aria tiepida, scivolare anche lei in basso al viso paffuto e rotondo della piccola, carezzandola con la mano libera lungo il profilo morbido. La punta dell'indice sarà delicata come quella di una piuma, troppo lieve e troppo breve per tornare a disturbarla < sono contenta che abbia i tuoi occhi > quegli occhi che l'hanno rapita < un giorno sarà lei a rapire qualcuno col suo sguardo > ne è convinta, sicura di quella cosa, che ci sarà sempre una parte viva di Shinsei in lei. < non preoccuparti > solleva il viso alla carezza, la segue come farebbe un felino, tenendosi per se quella dolcezza < è stato tutto d'improvviso, non mi si erano rotte le acque, avevo solo dolore ..> salta la parte dove il dolore stava per farla stramazzare al suolo, non è un dolore che anche lui debba provare con lei, ed è troppo felice anche solo per soffermarcisi ancora < non ricordo niente, mi hanno addormentato > in quella felicità, in quell'attimo qualcosa si incrina, una piccola ombra nello sguardo che s'abbassa di nuovo su Ren < ho sognato mio fratello tutto il tempo > che sia stato davvero un segno quello? < e cosa? Non so chi ci fosse in sala > ricorda la sala, ricorda le tende messe davanti, le mille voci che si confondevano con parole a lei sconosciute, poi il nulla e il buio più totale. < credo di aver minacciato tutti i medici presenti di morte > le gote s'arrossano lievemente di più, un segno di imbarazzo, disagio quasi nel pronunciare quelle parole a voce alta .

01:43 Shinsei:
 Lo può percepire forse, l’intento di lei nell’egoismo che lei pone in quel bacio? Riuscirà a percepire dal tocco delle sue labbra dove si stia spingendo la mente già adesso? In caso, non farà che sorriderle, si, ma con un pizzico di malizia stavolta, e uno sguardo ferale, ma fermo e rassicurante. Rassicurarla che il desiderio è anche il suo, e rassicurarla del fatto che sarà pronto appena se la sentirà. Ma quelli sono messaggi che invia senza parlare. Perché in fondo loro hanno sempre parlato molto di più senza parlare che con la parola. E non ha problemi a farle capire quanto profondo sia il desiderio che prova per lei. In fondo l’ha posseduta con desiderio infinito quando lei non riusciva nemmeno a guardarsi i piedi. Perché smettere proprio ora che di quell’impiccio non c’è più traccia, ora che il corpo della sua Ishiba tornerà quello d’un tempo? Beh probabilmente perché l’altra rossa Ishiba, quella che adesso dorme beata, toglierà loro il sonno… quello si, ma come detto, non è il momento di pensarci ora. Sta guardando sua figlia, lui, quando sente la prima frase che lei gli dedica dopo il bacio, sorride di nuovo <qualcuno l’ha già rapito> Ammette, confessandosi colpevole. Ma come potrebbe essere diversamente? È un padre, ed è completamente innamorato di sua figlia. Annuisce nel sentirla cominciare a raccontare <Ho intuito> Che fosse una cosa successa di colpo. Il rammarico è solo che ovviamente è successo, nonostante nell’ultimo periodo le sia stato sempre vicino, proprio quando lui non c’era. Continuerà ad ascoltare il racconto di quel travaglio, lo sguardo, tornato in quello blu di Sango, non la molla un secondo, ossessionato com’è dal cogliere ogni minimo stato d’animo <Com’è stato rivedere tuo fratello?> Lo chiede seriamente, perché ci tiene a sapere ogni cosa di lei. Terrà lo sguardo su di lei ma lentamente si raddrizza, tornando alla sua massima altezza, ma ponendo entrambe le mani sulle falde dell’aori, che lentamente si sfila. Resta in canotta. Una canotta nera, che lascia libere allo sguardo le braccia scolpite, e le spalle stondate. Lui il suo aori non esiterà a posizionarlo per bene sopra le coperte dell’ospedale che coprono Sango. L’indumento andrà sicuramente a coprire quasi tutta la larghezza del letto, essendo tarato per le sue spalle, e dovrebbe fornire una buona copertura anche in lunghezza. Sa di selvatico, come il proprietario, e soprattutto è ancora caldo.

01:59 Sango:
 Oh beh, li ha rapiti entrambi, ed è il naturale corso delle cose. Non sarebbero potuti essere da meno per lei, in quella loro piccola vita a cui volgono lo sguardo più e più volte, davvero inconsapevoli di come le notti dopo sarebbero state molto movimentate. Non per quel bacio lungo e suadente, alla ricerca del suo gusto, delle labbra sottili , del calore della sua anima, ma anche per dei pianti e degli strilli che li avrebbero interrotti più e più volte. Ma non è di certo questo il posto adatto per parlarne, adesso le voci son calme, calde e basse per evitare una nuova crisi di pianto della nuova Ishiba. Lo leggerà lei quel rammarico? Volgerà la mano destra, libera dalle carezze, per donarne una a lui, più calda adesso per il giovane uomo che le sta vicina < sei qui adesso > questo le importa di più, d'essersi svegliata con lui, di non essersi ritrovata sola e spaesata in preda alle proprie paure ed emozioni. La carezza che scivola verso il basso, raggiungendo il collo, le spalle, ancora più giù lungo l'avambraccio fermandosi poco più in alto dei polsi < cosa hai fatto qui? > curiosa di saperlo, di certo non si perde dettagli del genere, così attenta al suo corpo, così attenta che nessuno possa lasciargli ancora ulteriori cicatrici da rasentare l'ossessione morbosa che cerca di trattenere. Adesso è più facile, il tono rimane basso e caldo, miele in questa notte intima. Accoglie anche quella domanda, sebbene non riesca a trattenere una lieve smorfia < io.. > i denti che si stringono al labbro inferiore, i sensi di colpa, il rimorso che affiorano in piccole quantità, ovviamente niente potrebbe spazzare via quella felicità , non completamente < non ricordo il suo volto > confessa lei adesso, in quello sguardo che ne cerca sostegno ancora, e se ne sente completamente perduta. Non riuscire a vedere il suo volto, non riuscire a ricordarlo, non riuscire a vedere l'unica persona che l'ha amata incondizionatamente e sangue del suo sangue. < mi.. mi diceva di lasciarlo stare, di non inseguirlo.. che adesso avrei dovuto pensare solo a Lei > un piccolo cenno a quella bimba raggomitolata su di se, con le ginocchia sollevate, le braccia piccole strette al petto in posizione fetale < poi ha smesso di parlare > un ultimo sussurro, lasciando che egli s'allontani di poco e che la copra con quel suo haori per lasciarla più calda ancora . La stoffa che s'appesantisce sul corpo, e non la disdegna affatto, anzi < non.. non credi potesse esser un genjutsu? > inutile dire che la rossa non crederà mai che quella possa esser stata una parte della propria coscienza a parlarle. Troppo arrogante, troppo ingenua allo stesso tempo nel credere che la colpa di quegli incubi siano di altri, e non propri.

02:19 Shinsei:
 Continuerà a sistemare l’aori sopra di lei, con tutto l’intento di tenerla al caldo, ma si, ovviamente lei avrà avuto modo di notare il suo rammarico e quella carezza non verrà negata, anzi, farà quel che serve per farle a lei quanto gradisca quei tocchi. <Sono qui> Conferma mentre osserva quella mano che percorre la pelle sottile che cinge i muscoli solidi, non si tira indietro a quella domanda <Qui in ospedale hanno un paio di agenti della sicurezza con una stretta niente male> Ammette guardando il suo polso. È strato trattenuto fino a perdere sensibilità alle mani. Ma ora è tutto passato <Mi hanno trattenuto finchè non hanno reputato fosse sicuro che venissi da te> Lei potrà leggerlo nel suo sguardo. Se avesse avuto la forza li avrebbe spazzati via e l’avrebbe raggiunta in pieno travaglio. Operazione probabilmente inutile tra l’altro. Ascolterà ancora quel racconto. Non serioso, ma nemmeno col sorriso. Ha imparato bene che la questione di Ren, il fratello, sia un argomento delicato da trattare, così si limiterà a tacere finchè lei non gli porrà quella domanda. A quel punto lui tornerà a chinarsi su di lei, una mano piantata sul letto per potersi sporgere su di lei, l’altra semplicemente tenterebbe di allungarsi per appoggiare la punta dell’indice sulla punta del nasino di Sango <Non saprei> Commenta, la voce è sussurro rovente, solo per lei, caldo, quasi passionale. Come al solito cerca la sua attenzione, voglioso di ragionare con lei, di vedere in lei e lasciarsi vedere. <Ma mettiamo caso sia stato così. Se fosse vero dovrebbe essere o qualcuno che conosce la tua storia con tuo fratello> Poco probabile, quantomeno <O qualcuno che abbia usato una tecnica per farti rivivere un tuo momento particolarmente doloroso… tra l’altro durante il parto.> Anche questa, semba poco probabile <E se invece, più che chi o cosa abbia spinto Ren nella tua testa, provassimo a concentrarci su quello che ti ha detto e su cosa hai provato?> Ragionamenti, domande, vuole sapere che ne pensa, coinvolgerla, ragionare con lei <E se, indipendentemente da cosa lo abbia portato nella tua testa, tuo fratello stesse cercando, come faceva sempre, di mostrarti una via?> Lo sguardo la cerca per possederla, assottigliandosi come una lama per penetrala e tentare di capire cosa prova, se sta dicendo castroneria, ha ben chiaro il ruolo di Ren nella vita di Sango, e magari ragionare su queste cose potrebbe aiutarla. Potrebbe aiutare entrambi

02:37 Sango:
 La mano scivola su quella pelle, troppo dura per un uomo così giovane, troppo provata dal dolore. Ne può quasi vedere i segni invisibili adesso divenire artigli graffianti a logorare il suo viso. E quelli vuole carezzare, delicata e stanca nel farlo ma non per questo senza le forze di poterlo fare. Sorride a quel suo dire, non v'è ricerca di vendetta nei confronti di coloro che l'hanno trattenuto, solo di calore < capisco > dopotutto ha avuto il tempo di mandare solo un messaggio, il resto non importa più < passeranno > e nessun altro segno sarebbe stato più tanto visibile ad alcuno. Nessuno avrebbe piantato le sue mani forti nel suo corpo, non con lei vicina. E parla lei adesso, di quei ricordi vaghi, sottili, come cercare di affondare nel fango e trovarne un immagine netta e specifica, ecco cosa stanno diventando i suoi ricordi. Nebulosi come la nebbia, non in grado di afferrarli come dovrebbe e come vorrebbe, perdendo sempre più dettagli ogni minuto che continua a vivere. Lo chiede quell'aiuto, a quella mente perfetta nella sua imperfezione, nella voce calda e profonda, in quel viso sottile e docile insieme a lei nascondendo la bestia che scalpita dentro di lui per altri momenti, e tocca a lei adesso tacere e ascoltare. Davvero qualcuno potrebbe mai genjutsarla? Dentro un ospedale poi, circondata da medici che sono anche ninja, e chi conoscerebbe davvero la sua storia tra lei e Ren? < mi sono sempre ricordata del suo volto.. > la voce si rompe, uno specchio in frantumi, potrà vedere lui stesso quelle iridi azzurre perdersi in quei frammenti di pioggia. Lo ha sempre ricordato lei quel viso tanto caro < l'ho sempre ricordato ogni singolo giorno, l'ho sempre cercato ogni attimo per non perderlo mai > tra le piaghe di ricordi vecchi e confusi, quel viso era stato impresso a fuoco nella propria memoria. Ha pagato col sangue e la vita , lui, e lei avrebbe solo dovuto mantenere alto il suo nome, il suo volto, il suo sogno. Stringe quelle labbra per un attimo, prima di accorgersi d'essersi irrigidita troppo per quella sera, e rilassa di nuovo le spalle < non ho mai dimenticato il suo volto > .. < una volta vidi il suo fantasma.. non mi disse mai parole simili, non mi disse mai di dimenticarlo , di andare avanti, che egli avrebbe vissuto attraverso qualcun altro > le parole si accavallano in ciò in cui non trova alcun senso logico, non per lei. Non ha mai pensato di doverlo abbandonare, andare avanti, di cancellare tutto e vivere per se stessa soltanto. O lui l'avrebbe detto, sin dalla primissima volta del loro incontro.. < mi ha dato le spalle, non riuscivo a toccarlo, raggiungerlo, vederlo > il panico lentamente che prende piede nella propria voce, si fa lievemente più acuta smuovendo un generoso sbuffetto dalla piccola disturbata dalla sua stessa agitazione. Di nuovo lo sguardo a quella creatura, di nuovo uno sguardo impaurito per lei. < credo sarebbe meglio metterla nel lettino > così da non agitarla ulteriormente, eppure lei non potrà alzarsi dal letto, non ancora, ed ecco una nuova richiesta di aiuto per il biondo. < non mi ha più parlato, come se volesse dirmi addio > una lacrima, una singola lacrima scivola lungo quel volto < Ren non mi lascerebbe mai sola , ne sono certa > nemmeno nella morte, ne è sicura, non ha alcun dubbio, e tutto ciò per lei non è altro che qualcosa di inspiegabile, impossibile. Suo fratello l'avrebbe abbandonata tanto da nascondere perfino il suo viso? Il suo sorriso, tutto ciò che è stato per lei potrebbe mai svanire così, da un giorno all'altro?

03:13 Shinsei:
 Resterà in silenzio ad ascoltarla, semplicemente annuendo a quell’accenno sui suoi lividi. Non se ne cura. Non gli interessa e si vede. Ascolterà le sue parole fino in fondo. Annuendo di tanto in tanto, ma semplicemente riflettendo. Quando vedrà quella lacrima, tuttavia, capirà che quello è il segnale per aiutarla, si limiterà a tentare di raggiungere la sua guancia con il dorso del dito indice, per prendersi quella lacrima. Si piegherà su di lei per tentare di stamparle un bacio in fronte, quindi prenderà Ren, come Sango chiede, e la adagerà nel suo lettino. Ha bisogno di riposare. Tutti ce l’hanno. Ma lui non lo farà, tornerà con l’attenzione su di lei, fletterà ora le ginocchia fino a toccarsi i glutei con i talloni, mentre tenterà di prenderle le mani <Capisco che ti sembri strano che per la prima volta tuo fratello ti abbia detto una cosa del genere…> Ammette, con voce bassa ma calda, tenendo lo sguardo su di lei, ora alla sua stessa altezza <Ma tu sei la stessa donna che lo ricordava?> Una domanda retorica <Fino a qualche ora fa tu eri colei che in questo mondo ha portato scompiglio e morte per seguire i suoi ideali. Ideali che non ti hanno fermata mai nemmeno per quello che è successo con tuo fratello> Continua <Sango meravigliosa e terribile> La appella con quel gioco di parole con il quale l’ha chiamata la prima volta <Eri colei che toglieva la vita, Sango> conclude <questo fino a qualche ora fa. Ora sei colei che dona la vita> E non è forse un passaggio di status importante <L’ultima volta che hai ascoltato tuo fratello, se non ricordo male, ti ha condotto dal tuo branco, dalle tigri…> Lo sguardo resta su di lei, chiede la sua attenzione <Forse, per quanto spaventoso, insensato, inspiegabile, strano possa sembrarti… ascoltarlo potrà condurti a costruire una nuova strada, fondata non sul tuo passato, ma sul tuo futuro> Continua, mormorando per lei <futuro tuo e di colei che porta il nome di tuo fratello. Forse ha ragione, magari in lei, nei suoi sguardi e nei suoi modi prima o poi potrai rivedere davvero il volto di tuo fratello> Non dirà altro, anche perché non ha certezze e non ha ne voglia ne modo di imporre alcun che alla sua rossa. Si limiterà di nuovo a piegarsi su di lei, per tentare, se lei lo concedesse, di prendere per se, di nuovo, le sue labbra morbide per un bacio che questa volta sarebbe più lungo, e con più passione, ora che non hanno la bambina di mezzo. Un bacio dal quale, se concesso, emergerebbe solo per prendere fiato <Ora riposati Subarashi> Lo usa adesso, per la prima volta fuori dalla loro stanza, ma comunque nella loro intimità <Dormi, e lascia che la tua mente viaggi libera, resterò con te finchè potrò, poi tornerò a preparare casa> anche nel linguaggio, cerca di essere rassicurante, oltre che nella postura, quasi nel tentativo di abbracciarla pur non potendo stendersi con lei. E lo farà, resterà li finchè non vedrà la porta aprirsi con le infermiere a cacciarlo. Il ritorno a casa si avvicina.[End]

03:29 Sango:
 Le parole del biondo sono come una pugnalata, lenta, inesorabile, eppure non vuole darlo a vedere, non vuole dar mostra di quanto sia profonda quella ferita, solo per proteggersi, per non affondare lei stessa in quello stesso dolore che s'apre come una voragine al centro del petto ora vuoto, non c'è più la bambina con loro, riposerà meglio nella sua culla. La pioggia inizia il suo corso, veloce inizierà ad abbattersi fuori, e quello coglierà la propria attenzione rifuggendola allo sguardo di Shinsei. Non ci sono lacrime da spendere quando il cielo stesso inizia a piangere per lei. < lo vidi a Oto, potei stringerlo e mi disse solo d'esser orgoglioso di me, di chi ero, di ciò che avevo fatto > sussurra senza togliere lo sguardo dalla finestra < quale nuova strada può mai esserci per me? > sussurra più alla pioggia che a lui, come se un kami potesse donarle una qualsiasi vaga risposta, come se potesse tracciarle la via da seguire. Quale nuova via può esistere per lei? < ma non dimenticherei mai il suo viso.. > e ancora adesso non riesce a vederlo, non riesce a distinguerlo dalla foschia che lo prende e lo ruba a lei ancora una volta < non sono mai stata alla sua altezza > non in bellezza, grazia, perfino nella capacità di farsi ascoltare da molti. Lei sempre troppo aggressiva, irruenta, decisa come il branco a cui ha voluto far parte. Solo in quel momento era riuscita per un attimo a superarlo, a divenire migliore, a prendere ciò che gli era stato negato, ma mai s'è concessa un pensiero tanto infimo. Voleva solo il suo ricordo, il suo sogno, per portarlo a termine proprio dove lei lo aveva interrotto. Torna il viso al suo, la violenza della pioggia che batte sulla finestra la fuori ne farà loro da contorno, armoniosa e terribile < non ricordo nemmeno la maschera di colui che lo uccise > non un viso, non c'è quello nei suoi ricordi, ma qualcosa è rinato, uscito fuori da ricordi nebulosi e di dolore, qualcosa che con Ren forse non avrebbe mai potuto vedere davvero. Una maschera, un completo che ha riconosciuto solo ora, qualcosa che le blocca il fiato e il cuore. < anbu > un anbu di Amegakure? Forse, forse no, ma i ricordi sono troppo lontani e poco nitidi per poter essere chiari. E si prenderà quel bacio, lo assapora con quella sorta di disperazione, perduta nel non sapere davvero cosa le stia accadendo, cosa stia succedendo alla propria mente. Un bacio intenso che avrà il suo fine, per ascoltare le sue ultime parole < no, non andartene > non l'avrebbe sopportato, non avrebbe mai voluto vederlo andare via, o sapere che si sia allontanato da quel letto, e per questo andrà a scivolare di lato, verso quello dove i tubi son vicini per fargli posto < dormi con me > inutile dire che non l'avrebbe data vinta, che non l'avrebbe nemmeno lasciato li a terra. Il suo calore, la sua mente, ha bisogno di sentire perfino il suo odore tanto vicino prima di scivolare di nuovo nell'oscurità del mondo dei sogni e continuare a fissare un essere senza volto. E la paura, il terrore, tornerà a vibrare sotto la pelle, nel cuore per tutta la notte. [end]

[extemp. post parto]

Shinsei finalmente riesce a raggiungere Sango, la stessa che è rimasta tra la veglia di pochi minuti e incubi in cui vedrà il fratello senza volto.

Entrambi fanno il loro primo reale incontro con la figlia, Ren, e la rossa si interroga su ciò che le è apparso in sogno, senza sapere se fosse un genjutsu o meno, ma di certo non avrebbe mai dimenticato il viso del fratello.

E in questo attimo di perdizione, ove sente scivolare e quasi spezzarsi il legame col passato, qualcosa torna alla luce, una maschera da anbu di cui non ricorda i segni, ma fu lui la mano a prendere la vita del bianco ormai morto.