Tatoo per Kan
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Giocata dal 15/12/2021 16:21 al 16/12/2021 00:20 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Cucina] E' stato un inaspettato colpo di fortuna svegliarsi prima della sua dolce metà, di solito è lei che dorme di più, già normalmente, figurarsi ora che il Sumi è teso come una corda di violino. Però a quanto pare la carenza di sonno questa mattina le ha concesso di essere la prima ad aprire gli occhi, così da poter sgattaiolare indisturbata in cucina e attuare il piano progettato a puntino per cercare di aiutarlo a tornare un poco in se. Si è infilata uno dei suoi maglioni extra-large portati da casa, in particolare quello di questa mattina è di un colore blu oltremare, con dei ricami natalizi, qualche fiocco di neve candido nulla di più eccentrico. Non ha pensato di indossare altro se non delle calzine bianche per non far si che i piedini si raffreddino eccessivamente e ovviamente il grembiule da cucina di casa Sumi annodato con un fiocco dietro la schiena. I lunghi capelli rossi sono raccolti in una coda molto alta, solo alcuni sporadici ciuffi sfuggono al tutto, contornandole il visino. Le orecchie sono adornate dai soliti orecchini, che sono celati dalle cuffie enormi e blu che indossa, la collana dorata con il pendente a farfalla dalle ali blu brillanti si trova al solito posto. Il cellulare poggiato sul tavolo della cucina, impostato sulla riproduzione dei soliti brani di Yasuhiko. In questo momento si trova in cucina, ormai al compimento ultimo della preparazione dei pancake, quindi indaffarata con la padella e il composto ormai bello che pronto. Inutile dire che una prima fila di pancake è già stata costuita quasi alla perefezione e il profumo si sta spandendo tranquillamente in tutta la casa. Deve assolutamente ricordarsi di ringraziare Rasetsu se quella ricetta dovesse aiutarla nel raggiungere il proprio obbiettivo personale: far tornare un poco di serenità al fidanzato, se non addirittura rimetterlo in pista. In sala, poggiato sul tavolino si trova un sacchetto con all'interno il materiale per tatuare personale della ragazza, portato anch'esso da casa Kokketsu. [Camera] Sdraiato sul letto della propria stanza, ancora immerso in quel dolce sonno che da tutta la notte lo culla sensibilmente, una delle poche in cui riesce a dormire in maniera tranquilla, forse per via della permanenza della Kokketsu con se. La compagnia di lei ha l'incredibile potere di tranquillizzarlo, renderlo meno incline ad attacchi di tristezza risollevandogli il morale quanto basta per vivere l'ennesima giornata. Non sogna, gli incubi son cessati, per una volta, quella mattina, il risveglio non risulta essere traumatico, difatti le palpebre vengono sollevate, dorate fisse nell'oscurità della stanza smuovendo d'istinto il sinistro arto per poter sentire la presenza della rossa ma ciò non avviene <Mh?> volge il capo in tal direzione constatando la di lei assenza. Sbadiglia schiudendo le labbra, lasciando fuoriuscire aria dalla bocca mentre scosta la coperta portando i piedi a contatto con il suolo. Occhi lucidi, assonnati, bianca chioma scompigliata, corpo totalmente accaldato. Indosso porta, come sempre, un singolo paio di pantaloni del pigiama di color blu scuro e una maglia bianca come il latte a maniche corte nel ricoprire il busto. Inspira, espira innalzandosi dal letto, in piedi comincia il proprio cammino in direzione della porta afferrando la maniglia, abbassandola, lasciando entrare la luce che l'investe riducendone la visibilità. Socchiude le palpebre attraversando il corridoio, ennesimo lo sbadiglio manifesto giungendo nei pressi del salotto il quale si affaccia sulla cucina. Velocemente adocchia la busta sul tavolino e successivamente la Kokketsu alle prese con i fornelli, le cuffie sul capo di cui, oramai, ha ben capito l'utilizzo. Sospira ampliando appena le labbra in un leggero sorriso accorciando le distanze da ella ma senza annunciarsi, passo dopo passo cerca di raggiungerla alle spalle adagiando le mani sui di lei fianchi, labbra avvicinate al collo rilasciando su di esso un bacio prolungato, il proprio buongiorno verso chi ha l'udito occupato nel sentire altro. Per quanto il morale sia a terra ed i timori avanzino, ella non merita di entrare in quel vortice ricercando in tutti i modi la serenità della di lei compagnia, provando a farla sorridere nonostante tutto donandole le dovute attenzioni. [Cucina] La seconda pila di pancake è quasi ultimata quando sopraggiunge l'altro. Ovviamente non si accorge del suo sopraggiugnere finchè quelle mani non si appoggiano sui fianchi femminili e si allunga a baciarle il collo. Un brivido le percorre la schiena in un attimo e un sorriso si stampa su quel faccino che era tutto concentrato nell'ultimare l'ultimo pancake da impilare. << Buongiorno Mio! Dammi un secondo! >> Probabilmente il tono di voce è un poco più alto del solito dato che la musica nelle orecchie è ancora presente. Finirebbe di impilare l'ennesimo pancake per poi riappoggiare la padella sul fornello spento e con le mani libere abbassare le cuffie attorno al collo e interrompere la riproduzione della musica stessa. Si volgerebbe con il corpo verso di lui, le braccia portate attorno al collo del bianco: << Colazione con i pancake! >> Gli rivolgerebbe un sorriso molto ampio per poi sollevarsi sulle punte dei piedi e provare a baciarlo dolcemente. Qualcosa di rapido per poi tornare con i piedi ben piantati al suolo: << Pancake con miele, crema alla nocciola, crema al pistacchio, marmellata? Che cosa vuoi Mio? >> Si vede che è estremamente serena, la testolina rossa solo volta al pensiero di farlo distrarre un poco, portarlo lontano dalle ansie e le paure di quei giorni. Hanno avuto entrambi la loro dose di spaventi, entrami si sono infastiditi e hanno battibeccato per una situazione di tensione che sta stretta. Però a quanto pare, nonostante la giovane età, entrambi hanno deciso di affrontare il tutto con testa alta e presenza di spirito, in maniera più o meno diretta. [Cucina] Mantiene quella vicinanza con la Kokketsu staccando le labbra solo per un attimo, giusto il tempo di esser finalmente notato distraendola dalla musica e dalla preparazione della colazione. Purtroppo il volume del tono vocale risulta essere ben più alto del normale giungendo all'udito con maggior forza. Corruccia la fronte socchiudendo le labbra allontanando il viso, evitando di divenire sordo <Buongiorno> persino il contatto con le mani viene meno, mignolo portato all'orecchio massaggiandolo appena nell'inserirlo al suo interno. Osserva incuriosito il di lei fare, l'affaccendarsi tra le pentole, il fuoco e la preparazione dei pancake con l'odorino atto nel risalire sempre di più in tal stanza inebriando le narici, coccolandole, dando un anticipo di quanto avrebbe assaporato da li a pochi minuti. Il fare di lei giunge al suo naturale termine ritrovandosi abbracciato, bacio ricambiato pur trattenendola più del dovuto cercando di prolungarlo maggiormente, rendere quel contatto significativo. Il battito del muscolo cardiaco aumenta incredibilmente ad ogni interazione con la Kokketsu, ogni giorno il medesimo effetto e, se possibile, anche di più <Non mangio pancake da prima del coma> pupille lentamente si dilatano scostando le dorate, portandole sulle pietanze li presenti. Un singolo momento di silenzio in cui è possibile udire lo stomaco brontolare, chiaramente affamato, desideroso di essere riempito eppure, tale rumore permette al viso del chunin di arrossarsi appena inserendo in esso un certo colorito, non troppo acceso ma presente <Crema al pistacchio. Se devo ingrassare, facciamolo con stile> goliardico quanto ironico avvicinando nuovamente le labbra al visino, baciandone la guancia interamente, il collo, la fronte, ogni singola zona senza tralasciarne nessuna <Prendo i piatti, bimba> ponendo l'accento sull'ultima parola, consapevole della possibile reazione di lei. Tono provocatorio palese, desideroso a sua volta di riportare un po' di normalità nelle loro vite, un po' di quiete. Scosta se stesso da esso dirigendo il passo verso la credenza da cui preleva un paio di piattine e un paio di forchette, il tutto viene velocemente adagiato e portato sul tavolo nel salotto, loco di pranzi, ceni e colazioni <Sai Mia, pensavo..> effettua una breve pausa <...sta succedendo di tutto e di più in questo periodo e mi manca la nostra tranquillità> ammette in maniera franca <Perchè non ci prendiamo una giornata solo per noi? Annulliamo tutto, lavoro, impegni e quant'altro e la dedichiamo solamente a noi? Possiamo andare a cena fuori, al bosco dei ciliegi a disegnare, a fare colazione in quel posticino che ti piace tanto oppure stare a casa, farci le coccole> palese come in quell'ultima possibilità risieda ben altro pur non dicendolo in maniera esplicita. Tono quanto mani gioviale, a proprio modo cerca di riprendere un controllo, ritrovare se stesso, ricreare la serenità mancata. [Cucina -> Salotto] Nemmeno si accorge di averlo quasi stordito con quel saluto, non era sicuramente sua intenzione in ogni caso. Come sempre quando l'attenzione è volta ad altro si scorda di tutto il resto. Si abbandona attorno al collo altrui, si scambiano quel bacio, restando un poco più di quanto immaginato all'inizio ma senza che la cosa la infastidisca minimamente. La frase che ottiene in risposta a quella proposta di colazione è singolare, il sorriso si spegne un poco, come se quell'idea fosse improvvisamente fosse stata pessima. Segue lo sguardo dorato sul cibo, poi è lo stomaco a fare il resto, quel rumore anche se non enorme denota come non abbia un pessimo ricordo della pietanza e come la necessiti, soprattutto in questo momento. Lei scoppia a ridere, una risata divertita, che non punta a prenderlo in giro ma è sicuramente liberatoria, lo osserva arrossire un poco, quel rosato sulle guance che tanto le basta a capire che un poco si vergogna, ma che a lei non può che piacere. Sceglie il pistacchio e ci fa una battuta e dopo aver preso quella pioggia di baci è la nanerottola a sbilanciarsi con le affermazioni, mentre le manine punzecchiano appena il ventre del bianco: << Beh basterà fare un poco di esercizio per smaltire no? >> Il tono è volutamente ambiguo, lascia facilmente intendere all'altro che tipo di movimento intenda, soprattutto a un ragazzo di 18 anni che non aspetta altro che essere invitato dalla donna che ama. Per tutta risposta però lui, prendendola in giro si allontana da lei, muovendosi per recuperare i piatti. << Hey! Non è certo il mio stomaco ad aver brontolato eh!!! >> Il faccino si gonfia, imbronciato mentre si volta a recuperare la crema e i pancake che vengono poi portati sul tavolo in sala, dal quale viene spostato il sacchetto contenendo il materiale da tatuatrice. Viene raggiunta poco dopo, con quell'introduzione particolare di un discorso che sembra quasi serioso e al quale la rossa risponde con una semplicità forse a tratti disarmante: << Beh perchè tu hai altro da fare oggi? >> Gli sorride automaticamente, come se per lei il piano fosse sempre stato quello. Poi però il visino si rabbuia un attimino, quasi avesse realizzato qualcosa che possa interrompere quella tranquillità che aveva appena proclamato fosse possibile ottenere oggi stesso. << Però io in realtà avevo pensato di fare un lavoretto oggi... Mi dispiace Mio. >> Sta cercando in ogni modo di far sembrare la cosa assolutamente impossibile da spostare, in fondo deve pur iniziare a fingere un pochino no? Altrimenti con Hime sarà un disastro! [Salotto] Il brontolio dello stomaco porta in lei una sonora risata, pur non sentendosi ne offeso ne a disagio; nonostante ciò scosta appena il viso borbottando indispettito, ha fame, molta fame e tale rumore non è altro che una conseguenza di una condizione fisica a cui non si può venir meno. Il rossore per l'imbarazzo emerge, mai una singola volta è riuscito ad esser se stesso come in quel momento, a casa, con ella, scacciando qualche momento delle preoccupazioni in favore della quiete nella tempesta che stanno vivendo. Tanti gli eventi, le novità, i timori e le paure, il tempo per la semplicità sembra svanito di punto in bianco; non ci sta in questo, ha bisogno di recuperare il tempo perduto, i momenti passati lontano da lei. Innalza il destro sopracciglio nel venire punzecchiato, dimena appena il busto esibendo un leggero sorriso dato dal solletico, lo soffre, può farci davvero poco in merito eppure l'allusione viene colta con sorpresa, avviene di rado un simile sbilanciamento da parte della rossa <Io credo ce ne vorrà parecchio> occhiolino alla volta di lei, insomma, perchè accontentarsi di un po' quando può prendersi tutto il tempo di questo mondo? Un invito a nozze accettato, voluto ed espanso seppur non venga preso in esame in tal momento, la colazione ha la priorità, movimenta la mattinata tanto da spingerlo a prendere i vari piatti necessari, provocandola bonariamente. Con la coda dell'occhio s'avvede di quel broncio, il muscolo cardiaco perde l'ennesimo battito, un'espressione visibile sempre più rado, la prima avveduto sul visino, la medesima capace di portarlo ad avvicinarsi <Vuol dire solamente che sto bene, nana bisbetica> lingua emerge in sua direzione, palpebre socchiuse. Infantile il comportamento dimostrato, non da ragazzo bensì da bambino mettendosi al pari di un infante qualsiasi senza cerca di primeggiare in modo alcuno. Il tavolo risulta apparecchiato, pronto per esser sfruttato e le pietanze messe al di sopra; il brontolio dello stomaco prosegue nonostante quella prima disamina sugli intenti del Sumi, esprimendo una volontà non di poco conto <Nulla in effetti, potrebbe essere oggi quel giorno> le dorate vengono illuminate, il piano procede spedito, la giornata giunge prima del previsto, dedicata interamente ad entrambi eppure, il rabbuiarsi di lei, inevitabilmente, porta oscurità sul volto del bianco. Osserva i lineamenti della ragazzina, quella frase con il potere di distruggere tutto quanto. Sospira, serra le labbra, sorriso svanito <Non fa nulla, troveremo un giorno libero> alzata di spalle, veloce, impercettibile, palese come ci sia rimasto male. Lentamente scosta la sedia adagiando le natiche su di essa <Intanto, ho fame> senza fare troppi complimenti attende il sedersi anche dell'altra prima di prendere il pancake con il pistacchio portandolo sul proprio piatto <Mi stavo facendo una domanda> schiarendo la voce <Secondo te sono troppo protettivo nei tuoi confronti?> pur risulti essere un quesito di un certo peso, viene avanzato con leggerezza, tranquillità, evitando di farlo pesare. [Cucina -> Salotto] L'invito viene accettato, se lo aspettava dal'altronde ma non le dispiace, dirlo ad alta voce risulta molto complicato ma le piace passare il suo tempo con il ragazzo, e sotto le coperte anche di più di altre cose. Ma questo viene messo da parte per quel finto battibecco che viene intavolato, con lui che scherza, le offre una linguaccia e si comporta forse ancora più infantilmente dell'età che ha. Rarissime le volte in cui capita a lui, probabilmente solo quando è solo con la rossa. << Gne gne gne... >> Lo canzona solamente con la voce, mentre entrambi si spostano lentamente in salotto, con i piatti e il cibo. Lì inizia il discorso di lui, quel desiderio di riposare, mente e corpo, di staccare dallo stress di quei giorni. La risposta femminile attira l'attenzione del bianco che ammette di non avere granchè da fare in quella giornata. Ed ecco che la trappola della rossa si concretizza, il faccino rattristato, l'ammettere che un lavoretto da fare in maniera imprescindibile c'è, fa inevitabilmente rattristare anche lui. Però la reazione altrui è pronta, subito accantona la cosa, anche se gli dispiace notevolmente ed è scritto su quel visino giovane. Difficile vederlo così in effetti, non avrebbe voluto farlo restare così male solo per un piccolo momento da attrice. << Sono proprio contenta che non sia una tragedia per te Mio! >> Il tono assolutamente sereno, decisamente su di giri per quel permesso che lei gli ha concesso rapidamente. Lo vede recuperare quel pancake tutto imbronciato per poi recuperare due posate e tagliarne un pezzo, allungando la forchetta verso il viso dell'albino come per imboccarlo. << Ho portato qui il materiale per i tatuaggi apposta per te! Così posso lavorare sull'altro polso! >> Un sorriso a trentadue denti le si stampa sul viso, come a suggerirgli che il lavoro di cui stava parlando era proprio quello e nessun altro. << Fai aaaah... >> Se lui non si fosse ancora impadronito di quel pezzo di pancake lo avrebbe imboccato a dovere. << Allora com'è? >> Le manine verrebbero portate sotto il mento, gli occhi illuminati in attesa del responso riguardante la ricetta di Rasetsu. Dovrebbe poi però sopraggiungere quella domanda, dal nulla, inaspettata che la farebbe riflettere un pochino prima di dare una risposta: << Mmmh che significa troppo? Penso sia normale che ti preoccupi per me no? Anche io lo faccio con te. >> Si interrompe, una scena avvenuta proprio in quella stanza le ritorna in mente, come se fosse accaduta due secondi prima. << Forse sono io ad esserlo però. Ho sempre paura che qualcosa possa romperti.... >> Non è mancanza di fiducia, è pura preoccupazione per non vedere l'altro soffrire in alcun modo, però effettivamente potrebbe anche risultare in quel modo ad occhi esterni, o a quelli di lui. [Salotto] Canzonato per le proprie parole, quanto sono mancati quei momenti di scherzo e goliardia spontanea, battibecchi innocenti capaci di riempire la giornata colorandola, rendendola luminosa sotto ogni aspetto. Quella piccoletta possiede il potere di rendere l'oscurità tanto luminosa da accecare persino un cieco. Non sopraggiunge alcun tipo di replica limitandosi a sorridere, prendere posto a tavola per poter gustare la colazione nonostante rimanga male per l'altrui affermazioni. I progetti sfumano in un battito di ciglia, quella giornata si trasforma da positiva a solitaria con ella impegnata e lui totalmente libero di far ciò che desidera, ovvero nulla. Se non può passare del tempo con lei, allora null'altro ha importanza; i videogiochi sono, con estrema probabilità, il futuro di tal giorno, una partita online per sfogarsi un attimino. Veloce l'occhiata lanciatagli, destro sopracciglio innalzato <Non è una tragedia, avrei solo voluto passare del tempo con te> alla fine non può imporre la propria presenza ne impedirle di vivere la propria vita. Inspira, espira, l'ossigeno entra ed esce dalle narici riempiendo e liberando i polmoni, petto si gonfia e sgonfia in quella respirazione regolare ma lenta. Nota gli altrui movimenti, il pancake tagliato, il pezzettino avvicinato e poi la rivelazione sulle vere intenzioni, il lavoretto da fare quel giorno. Labbra schiuse per la sorpresa, totalmente dimenticato della richiesta del tatuaggio, passata completamente in secondo piano privandola di importanza <Ah...> difficile poter dire qualcosa, preso in contropiede, all'improvviso. Non fa in tempo a proferir parola, lieve il sorriso prima di schiudere totalmente le labbra inglobando il pezzo di dolce iniziando a masticare, degusta la pietanza, assapora ogni sua parte concentrando le dorate nelle azzurre della rossa, illuminata, felice, in attesa <Delizioso> ammette in maniera diretta e franca <Buonissimo> nel dire ciò allunga il destro arto superiore alla ricerca del piatto riempito in precedenza, come un piccolo ladro tenta di avvicinarselo per averne ancora e ancora <Se non fossi la mia ragazza, ti assumerei come cuoca personale> ridacchiando divertito mentre taglia un altro pezzo portandolo alla bocca, mangiando di gusto, saziando il proprio stomaco, rendendo se stesso felice, appagato per poi porre tale quesito. Un pensiero vola nella mente del bianco, volatile, necessario da apprendere <Si, è normale ma a volte credo di essere...opprimente?> alzando le spalle velocemente. D'istinto solleva il busto, avvicina le labbra al visino di lei lasciandole un piccolo bacio sulle labbra, casto, veloce <Nessuno si è mai preoccupato per me come fai tu> deglutendo, confessando i propri sentimenti con poche frasi, veloci sguardi <E poi, cosa può rompermi? E' vero, sto passando un periodo schifoso ma tu sei con me, è solo questione di tempo, tornerò quello di un tempo. Son più forte di quanto credi, abbastanza da resistere agli aghi> indicando la busta contenente tutto il materiale necessario <...son davvero squisiti...> intanto i commenti si susseguono. [Salotto - Tavolo] E' indubbio che il Sumi ci sia rimasto effettivamente male di non poter spendere quella giornata insieme. Le parole che gli sfuggono lasciano trasparire quanto però la presenza della rossa sia fondamentale per stare bene, per non lasciarlo sprofondare nella disperazione più completa, o nella paura ora. E' anche per questo che lei fatica a mantenere il segreto troppo a lungo, disvelando immediatamente il piano che aveva in mente, destando però in lui una reazione abbastanza blanda. Forse lei vede quel gesto in un modo completamente diverso da lui al momento ma, glielo spiegherà più tardi! Ora il momento è tutto per quell'assaggio sui pancake, coi quali lo imbocca e vede quel faccino riprendere luce, soddisfatto mentre recupera altro cibo, senza attendere che sia la Kokketsu a servirglielo. La scena è decisamente rincuorante per lei, ogni volta che lui sorride, che sembra essere meno teso, lei non può far altro che esserne felice a sua volta. Le fa un complimento diretto, che lei non sente come suo dato che ha semplicemente seguito la ricetta di Rasetsu alla lettera: << Anche tu sei bravissimo in cucina. Non avresti bisogno di una cuoca personale! >> Rispedisce tutto al mittente divertita, e nel frattempo andrebbe ad assaggiare anche lei quel dolce soffice, restando effettivamente stupita del risultato. Dovrà davvero ringraziare il genetista anche per questo! Però mentre i due si saziano il pancino lui se ne esce con quella strana domanda riguardo all'essere sempre troppo apprensivo nei di lei confronti. Dopo la risposta della Genin se ne esce di nuovo con parole che le fanno letteralmente sgranare gli occhi: << Non mi sei mai sembrato opprimente. E sai anche che te lo direi se stessi esagerando. Sai che non mi piace sottostare a trattamenti che non apprezzo. >> Già non si è mai limitata nell'esprimere la propria opinione e ad ogni modo fa sempre quello che preferisce, anche quando va contro quello che ritiene giusto è lei a effettuare la scelta. Si avvicina a lei, le rifila un bacio rapido veloce che quasi non riesce a ricambiare. Però quell'affermazione di lui è una menzogna. Lo sguardo blu si fa serio, ricercando quello dorato per chiarire il pensiero femminile: << Non è vero che non ti rompi Mio. Sei solo molto bravo a tornare in piedi. >> Indubbio come lui si sia spezzato piiù volte da quando si conoscono, lei stessa ha rotto le sue barriere infiltrandosi sottopelle, piegando quella struttura solida che lui aveva creato attorno a se, forse aiutando la trasformazione dell'albino da macchina perfetta a fragile bellissima bambola. Nonostante lui torni sui pancake, nonostante faccia quella battuta sugli aghi, ormai la mente della rossa è su quelle frasi che lui ha detto a voce alta, come per convincersi che siano vere. << Non tornerai quello di un tempo. Ma questo non significa certo che sia una cosa negativa. >> Gli sorride, uno sguardo dolce, come se volesse essere di supporto, << Sarai diverso ma avrai imparato una cosa in più. Quindi migliore probabilmente! >> Detto questo infilerebbe fra le labbra un pezzo di pancake, per poi mugugnare a bocca piena: << Pevchè cvedi di esseve oppvimente? >> Lo sguardo interrogativo su quel faccino che mastica fa effettivamente ridere al momento, sembra un cricetino confuso. [Salotto] La dimenticanza del tatuaggio è data dai numerosi avvenimenti, esso è importante ma non risulta la priorità al momento. Tanto hanno da fare, da mettere in atto ed il tempo da dedicare alla vita privata diviene sempre di meno, sempre più contatto e quei pochi momenti a disposizione sceglie di passarli con lei senza fare effettivamente nulla che riguardi un lavoro, persino marchiare la propria pelle. Si dedica all'assaggio dei pancake complimentandosi più volte, assaporando ogni pezzo come fosse oro, percependone il gusto decisamente più forte rispetto al normale eppure si dimostrano dolci e soffici come non mai; ella ha svolto un lavoro egregio, una cucina di ottima qualità pur essendo all'oscuro della vera provenienza di quella cibaria. Poco importa, lei è l'artefice della bontà, non il genetista <Vero ma mai quanto te. Questa volta mi hai davvero superato e poi, parliamoci chiaro> si prende una piccola pausa <Vederti con un grembiule da cucina addosso, insomma, mi fa un certo effetto> malizioso, allusioni dirette, prive di freni seppur censuri le reali parole con cui vorrebbe affermare tale concetto. Conscio di come ella tendi ad arrossire divenendo un peperone, per quanto può, cerca di non metterla in imbarazzo, non che ve ne sia realmente tra quelle mura. Mangia tagliando vari pezzi, immergendoli nella salsa al pistacchio, dolce, diabetica, buonissima; ogni morso è un esplosione di sapori, socchiude le palpebre godendo ad ogni singolo boccone <Lo so Mia> replicando all'altrui verbo, incastonando le dorate nelle azzurre <Ho solo paura di esagerare con la mia preoccupazione, tutto qui> preoccupato ogni secondo della propria vita da quando l'ha coinvolta nella storia delle gang, dell'Ochaya e delle chimere, l'ha resa partecipe di molti pericoli provando un senso di responsabilità ancor più ampio rispetto al solito. Le rifila in piccolo bacio senza esagerare, un gesto simbolico atto a rincuorarla <Appunto, so tornare in piedi e lo farò ogni volta. Sono abbastanza forte da sopportare e assimilare> deciso nel non lasciarsi andare alla tristezza od alla paura di quanto visto e accaduto. Necessita di forza per andare avanti, di una maggiore potenza non solo fisica ma d'animo in grado di spingerlo avanti, renderlo adatto ad ogni missione. Ricambia il sorriso, dolce al medesimo tempo <Lo so, l'ho imparato quando mi sono innamorato> quell'evento l'ha cambiato per sempre, impossibile tornare indietro ed essere il Sumi di un tempo, non ora che i sentimenti hanno preso piede nella di lui vita rendendolo qualcosa di diverso <Beh, migliore. Sono già perfetto, cos'altro possiamo migliorare? Guardami...anzi no, non voglio che sbavi mentre mangi> buttando il tutto sull'ironia, lasciandosi andare ad una risata divertita, di pancia, voluta e ricercata <Non lo svo, dubbvi esistenzviali> facendole il verso, prendendola in giro bonariamente per l'ennesima volta. [Salotto - Tavolo] Lui continua a ripetere quei complimenti, mettendola definitivamente in imbarazzo e facendola arrossire sulle guance: << Ho solo seguito una ricetta che mi hanno passato! >> Nuovamente cerca di sviare l'attenzione su qualcosa che non sia lei, cosa che riesce a fare lui in qualche modo, parlando del grembiule che lei effettivamente indossa ancora. L'allusione non viene colta appieno ma le manine istintivamente andrebbero a sfilarsi l'indumento, appoggiandolo poi sul poggia schiena della sedia. Lui sembra non stancarsi mai di quei pancake, li mangia veramente di gusto, soddisfazione dipinta su ogni angolo del volto. << Esageri sicuramente con la preoccupazione! Anche tu, come me, pensi che sia facile rompermi. >> Non nega di non essersi accorta di quanto l'altro sia preoccupato per la compagna, sa benissimo che la ritiene come un oggetto prezioso, qualcosa di intoccabile. Quella frase ripetuta da lui ad alta voce riguardo alle affermazioni seriose di lei, le danno da pensare, ma i cricetini nella testolina questa volta non danno aria alla bocca. Non può dirgli che ogni volta che lo vede cadere teme che non riesca a sorregerlo abbastanza. Forse è perchè lui le si è presentato come forte e intoccabile che ora, ogni volta che si dimostra diversamente da così, lei si preoccupa molto di più. Quella maschera da lui adottata al principio non può essere dimenticata, resta comunque parte di ciò che il bianco è. Quando è la rossa a cercare di mettere in risalto la positività del cambiamento riceve indietro una risposta inaspettata, che la fa arrossire nuovamente. Di nuovo al centro del cambiamento altrui, di nuovo complice di quelle fratture. Eccola però quella vena di egocentrismo che si ripresenta, venendo accolta con sguardo disilluso salla nanerottola: << Non sono un cane, mal che vada macchio di pistacchio da qualche parte perchè sono impacciata! >> Non gli da la soddisfazione di dirgli che è bellissimo, persino con quei capelli spettinati e in pigiama, però ammette di essere un poco un danno. Lui però rincara la dose prendendola in giro perchè ha parlato con la bocca piena. Il faccino si imbroncia istantaneamente, le guance si gonfiano, l'ultimo boccone viene buttato giù prima di lagnarsi: << Vedi di non farti venire dubbi su di me Bakan! >> Frase dai molteplici significati che lei vorrebbe solo riferire all'ultima frase di lui. Nel frattempo tutta arrabbiata andrebbe a rubare un altro pancake. [Salotto] Scuote il capo a quell'affermazione, vederla arrossire in quel modo lo scioglie, l'addolcisce <Ma sei tu ad averla preparata, quindi è merito tuo, non della ricetta. Sai quanti seguono ricette alla lettera e poi fanno schifo? Un esempio? Kushina, in cucina era veramente impedita, una volta cucinò una ciotola di ramen...non so cosa fosse più orrendo se la carne o l'uovo. Capisci? Come si fa a sbagliare la cottura di un uovo> nel mentre la mette al corrente del passato, mangia manifestando quel gusto, notando come il riferimento non venga colto, forse quasi per nulla. Poco importa, il fine è un altro dopotutto, quel momento da passare insieme sta dando i suoi frutti, lentamente si rilassa, ritrova serenità, voglia di stare in pace con l'unica. Il grembiule viene tolto, la magia interrotta sul momento <In realtà non l'ho mai pensato. La mia paura è che ti accada qualcosa, per questo sono costantemente preoccupato> un atto di egoismo fatto e finito quello di lui il quale, però, cela anche altro dietro, un motivo ben più grande di cui non viene messa al corrente, non per il momento. Le proprie risposte, il proprio verbo porta in lei ulteriore rossore, quel visino assume colore lasciando che il sorriso si manifesti sul viso del Sumi, felice nel vederla in quella condizione ma esso non è altro che la verità nuda e cruda. Non può negare quanto accaduto, quanto la presenza di lei l'abbia cambiato profondamente senza dargli una via di scampo rendendolo quello che è ora. Il pensiero permane, non lo scaccia rendendo manifesta quella parte di se a tratti seppellita, a tratti mostrata. Un ego onnipresente, smisurato <No infatti, sei una rospetta> lingua fuoriuscita assumendo per l'ennesima volta quel comportamento infantile di poco prima, chiaro come si stia divertendo, il tutto con una semplice colazione <Se ti macchi tu di pistacchio, posso pulirti io> innalza il destro sopracciglio con l'ennesima allusione, sempre censurata per quanto nella mente del bianco essa sia diretta, palese con un significato ben preciso. In una certa maniera vuole vederla sbloccarsi quasi quanto lui <L'unica su cui non potrei mai avere dubbi sei proprio tu...tranne uno> inghiottendo il boccone <Ti sporcherai adesso o tra 10 minuti? Questo dubbio non mi lascia in pace> ennesima presa in giro ora che il piatto è totalmente vuoto finendo la propria porzione. Ne desidera ancora eppure si contiene, sta mangiando troppo ed il fisico ne risente così come lo stomaco, troppo pieno, decisamente affaticato <Sono arrivato> ammette adagiando il destro braccio sul tavolo <Allora signorina tatuatrice, sono alla sua mercè> ridacchiando ancora. [Salotto - Tavolo] Il complimento iniziale passa totalmente in secondo piano quando il bianco inizia a raccontare tranquillamente del'amica d'infanzia, senza che perda la sua serenità. Gli occhi blu che stavano poggiati su di lui si addolgiscono immensamente, il fatto che lui si senta libero di parlare della scomparsa rossa significa che in qualche modo abbia accettato il fatto che non ci sia più, che ora possa ricordare con nostalgia e un poco di serenità a quanto passato. Non commenta però, lascia che quel racconto sia un paicere per entrambi, sottolineare il cambiamento potrebbe distruggere la magia al momento. << D'accordo te li preparerò di nuovo! Però smettila coi complimenti! >> La butta sull'ironico, cercando di prenderlo un poco in giro. La serietà del discorso torna a farsi leggermente percepire e a quanto pare lui ha una visione diversa da quella della Kokketsu: << Baka.... Cosa vuoi che mi succeda? >> Si scosterebbe in avanti, ricercando le labbra altrui, rifilandogli un bacio non invasivo ma sicuramente passionale che permane per parecchi secondi. Però di nuovo il divertimento e lo scherzo fanno capolino, torna a essere la sua rospetta, fa allusioni sul pulirla facendo si che lei arrossisca di nuovo e borbotti risentita: << Mi pulisco da sola....Se no va a finire che non ti tatuo nemmeno oggi... >> Il broncio è presente ma solo per poco, finchè lu non osa di più, prendendola in giro sullo sporcarsi, cosa che miracolosamente non è ancora avvenuta. Per ripicca allora la ragazzina andrebbe volutamente a infilare un dito nella crema al pistacchio per poi sporcargli la punta del naso. Subito dopo ripulirebbe il proprio arto infilandolo fra le labbra: << Alla fine ti sei sporcato tu! >> Il tono è infantile, canzonatorio, proprio di una bambina che ha appena fatto un dispetto e ne va fierissima. Lui pieno, lei pure ma uno dei due ha il naso verde! Però il richiamo a quel lavoro viene fatto nuovamente, facendo si che la rossa si alzi, si infili brutalmente fra la sedia e il tavolo, poggiandosi sulle gambe del Sumi per quanto possibile. Così facendo andrebbe poi a leccare via quella crema restante dal naso del malcapitato albino, le manine poggiate sulle guance altrui per farlo restare fermo. << Lo sai perchè voglio farti quel tatuaggio Mio? >> Vuole che lui sia consapevole del motivo per cui, in quel momento di caos quel marchio sul polso risulta così significativo almeno per lei.
Giocata dal 17/12/2021 16:46 al 18/12/2021 00:19 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Salotto] Senza neanche accorgersene sta parlando di Kushina in maniera tranquilla come se ella fosse li, presente insieme a loro godendosi un momento di pura ilarità. Il dolore per il lutto non è passato, ovvietà eppure la tranquillità permane nel Sumi, probabile segno dell'aver compreso come stiano realmente le cose, impossibili da cambiare, accettando quella condizione permanente. Un racconto del passato, di uno dei non talenti della rossa taijutser mettendo al corrente la nanetta, raccontandole appena di lei senza approfondire il discorso. Nel parlare le immagini di quella giornata si susseguono una dopo l'altra nella mente del bianco, il ricordo di tale evento fa capolinea portandolo ad ampliare il sorriso, lasciandosi trasportare dalla nostalgia. Una vita spezzata, ancora non vissuta, un affronto che non può restare impunito troppo a lungo e un giorno la vendetta avrebbe fatto capolinea richiedendo il giusto tributo <Mai, altrimenti non potrei vederti arrossire come un pomodoro> librando in una piccola risata impregnata di divertimento, felice di poter assaggiare nuovamente i pancake preparati dalla rossa, gustarsi quella pietanza nella di lei compagnia. Inspira, espira, aria presa e rigettata all'esterno lasciando che la serietà prenda piede per un singolo momento <Non lo so, nulla spero> ricevendo improvvisamente quel bacio, ricambiandolo senza troppe storie. Palpebre appena socchiuse lasciandosi trasportare dal momento, dalla passione di tale gesto senza mai eccedere troppo ma come suo solito, le parole emergono riportando l'ironia in mezzo alla stanza, alludendo <C'è sempre il dopo, non durerà all'infinito e poi ho proprio bisogno di un po' di esercizio, dopo questa colazione> ammiccando, facendole un veloce occhiolino il quale vuol dire tutto e nulla. La mattinata risulta essere al quanto piacevole, leggera, priva di pesantezze di ogni sorta; necessita di questo, stare in pace, non pensare a nulla per qualche momento e la Kokketsu fa di tutto per avverarlo. Brevi attimi e il naso si ritrova sporco di pistacchio, incrocia gli occhi osservando la macchia, l'arriccia <Gne gne> mimando, smuovendo la mano imitando la bocca di una paperella; il divertimento perdura anche nel vederla alzarsi per sedersi sulle proprie gambe, in pochi secondi se la ritrova addosso, tanto vicino da poterne percepire il calore, il battito cardiaco. Il cuore perde un battito nel venire pulito dalla di lei lingua, lentamente inizia quel processo di eccitamento bramandola, desiderandola, arrossendo appena <Perchè racchiude noi?> deglutendo, lasciandosi prendere, incastonando le dorate nelle azzurre altrui, immergendo l'intero sguardo nel meraviglioso mare dinanzi a se. [Salotto] Gli occhi vengono alzati al cielo all'affermazione altrui che prevede il non ridurre il numero di complimenti verso la ragazzina, anzi forse aumentarli, giusto per godere di quel rossore che compare ogni volta. Però il tutto viene interrotto da quella serietà da quel bacio, labbra che si allontanano da quelle del Sumi per poi permanere li davanti per pochissimi secondi: << Sarò invincibile. Ho fatto una promessa davanti alla statua di Yukio e lui l'ha accettata. Ho la benedizione del progenitore per il mio progetto. >> Il sorriso le si stampa in viso, quella frase molto sensata per la piccoletta ne potrebbe avere ben poco per il bianco che in fondo non conosce minimamente le storie tramandate all'interno di un Clan che non è il proprio. Tuttavia come sempre dalla serietà si passa all'ironia, perchè in fondo sono due ragazzi ed è giusto che si divertano. Le battute di lui sono troppo esplicite per non farla arrossire vistosamente: << Guai a te se mi rovini il lavoro eh! Dovrai startene fermo con quel polso! >> E queste brevi frasi non fanno altro che metterla ancora più a disagio, perchè possono significare che sarà lei a doverlo fare, ma meglio non intensificare la discussione altrimenti si sfocia in altro e ci si perde. Lo sporca di crema, si prendono in giro, giocano a fare i bambini e all'improvviso non lo sono più, lei seduta sulle gambe di lui che lecca via quel dolce, generando in entrambi un qualcosa di più, un richiamo diretto a un contatto più intimo. << No non è quello che mi interessa ora. >> Le manine scivolano giù dalle guance altrui, mentre quel contatto visivo diretto e intenso viene mantenuto. << Perchè sono le tue iniziali. Sono quello che sei, la persona che amo. Il ragazzino egocentrico che nasconde a tutto il mondo quanto sia infantile, dolce e alla disperata ricerca di tranquillità. Perchè rappresenta il tuo essere, pieno di dubbi, paure, angosce ma voglia di vivere, di ridere, di essere libero in ogni senso. >> Si interrompe con le labbra ma non con gli occhi. << Tu sei quell'insieme speciale di cose, nemmeno una di esse deve essere buttata o ignorata. Deve solo essere accolta e tu devi essere fiero di essere Kan Sumi. >> Era da tanto che non pronunciava a voce alta il suo cognome, in realtà non lo ha mai detto senza un'accezione prettamente negativa forse. Quel tatuaggio vuole in qualche modo dargli coraggio, dargli la forza di guardarsi il polso e dire, io posso tutto. [Salotto] Una promessa effettuata dinanzi alla statua di Yukio effettivamente, per lui, non ha senso non avendo la minima idea di quanto accaduto e di quanto lei abbia visto. Serioso osserva il viso della ragazzina, attimi brevi prima di lasciar emergere un sorriso grande tanto quanto quello di lei rimembrando le parole di Rasetsu, lasciarla crescere, non trattarla più come una principessa, avere una maggiore spina dorsale; forse lei è molto più potente di Kushina e di lui stesso, estremamente forte in un modo difficile da immaginare e di cui ancora non comprende pienamente la potenza <In questo caso, chi sono io per dubitare?> ridacchiando, scoccandole un altro bacio, estremamente simile al primissimo datole quella notte dopo aver appreso della morte dell'amica di infanzia <Hai anche la mia adesso. Fai quello che devi fare, io ti supporterò sempre e comunque Mia, anche se ciò volesse dire mettersi contro il mondo intero> permane il sorriso prendendo la decisione difficile in quel processo. Ha compreso fin troppo bene quale sia il suo progetto <Promettimi soltanto che, quando supererai Yukio, non mi farai troppo male> innalzando il destro sopracciglio prima di scoppiare a ridere divertito per via di una frase palesemente ironica, priva di intenti seriosi, avente solamente il compito di stemperare il momento. Si lascia andare ad allusioni non troppo velate seppur censurate nelle parole, parla, richiama situazioni intimi <Non preoccuparti, non sarò io a dover muovere il polso> a quel rossore cerca di aggiungerne altro, incrementarlo con allusioni decisamente più dirette e specifiche nonostante i termini sfruttati siano praticamente innocenti. Il tutto viene messo da parte, nuovamente la situazione diviene priva di ironia ritrovandosela addosso, il naso pulito con un gesto capace di suscitare sensazioni più incisive, provocare un desiderio esistente fin dal primo incontro. Cessa di parlare votando se stesso all'ascolto di quanto ella abbia da dire concentrando la spiegazione su di se. Egli è al centro della motivazione. Ascolta parola dopo parola permettendo alle iridi di divenire lucide, serra le labbra udendo di essere amato dall'altro, un inno al Kan nascosto, al Kan veduto solamente dalla Kokketsu e da nessun altro. Groppo in gola formatosi, inghiotte a fatica innalzando la destrorsa per accarezzarne il visino <Grazie di avermi visto, Shizuka> a sua volta pronuncia il nome di lei ma il tono vocale si mostra commosso, spezzato, a tratti gracchiante. La voce non squilla, è tenuta bassa, calda, pregna di calore <Sono fiero di essere chi sono e sono fiero di averti come mia compagna, di amarti e sostenerti, sempre> tira su con il naso. Capo scosso, ride appena passando l'indice sinistro sugli occhi scacciando qualche lacrima intenta ad uscire, ripulisce il viso rendendolo presentabile <Direi che possiamo procedere, sono tutto tuo> pronto per imprimersi un nuovo messaggio su quel corpo. [Salotto - Divano (?)] Non importa che lui non abbia capito nulla del discorso, senza nemmeno fare domande la asseconda, probabilmente complice quel discorso fatto dal consanguineo che lei nemmeno sospetta essere avvenuto. Però si associa alla benedizione ricevuta da una statua, promettendo di affiancarla sempre, contro chiunque si frapponga ai di lei desideri, al suo benessere. Non ci legge il suggerimento riguardo allo smettere di preoccuparsi di Sango, di ferirlo con quelle sue scelte contro una persona che non si merita la stima di nessuno a giudizio della rossa. Si prende quel bacio delicato, quasi impercettibile e commenta quella frase ironica, con altrettanto spirito: << Dipende se ti comporterai bene oppure no! >> Il faccino si fa altezzoso quasi, come se si desse delle arie, vantandosi di un potere che per ora risulta totalmente inesistente. L'ironia prosegue con quello sfondo un poco più spinto, più allusivo, il rossore diventa totale mentre distoglie lo sguardo e borbotta qualcosa di incomprensibile, applicando poi la sua vendetta sporcandogli il naso. Il tutto risulta in un contatto più intimo, che risveglia i sensi ma che viene portato su un piano totalmente diverso dalle parole della Kokketsu che distruggono quel velo di irrealtà creato dal mattino. Non tace su quanto accaduto negli ultimi giorni, non nasconde nulla, gioie e dolori, affanni e sorrisi. Di nuovo come un treno abbatte quelle barriere che lui stesso costruisce ogni volta, lasciando che realizzi fino in fondo che sono inutili, almeno non di fronte a lei. Nonostante tutto viene ringraziata, lui sembra commosso da quanto pronunciato dalla rossa che gli sta seduta di fronte. Tira su con il naso, scaccia le lacrime che minacciano di rigargli il volto: << Per questo lo scriviamo li! Perchè dovrai sempre, in ogni momento essere fiero di chi sei. Così se mai dovessi dubitarne ti basterà leggerti il polso! >> Le braccia verrebbero portate dietro il collo del ragazzo, stretto a se, le labbra a ricercare quelle del compagno, un bacio intenso passionale verrebbe ricercato e se possibile esteso, la lingue della ragazzina a infilarsi nella bocca altrui, ricerca della gemella per scambiare quel bacio portatore di sentimenti inesprimibili a parole. Ciò perdurerebbe qualche secondo, quasi un minuto, troppo presi probabilmente da quello che entrambi si stanno dicendo silenziosamente. Quando sarebbero riusciti a sganciarsi, il tono femminile avrebbe raggiunto le orecchie maschili: << Fila sul divano che se mi svieni almeno non mi tocca curarti! >> Lo prende un poco in giro, conoscendo ormai quella sua fobia degli aghi, ignota fino a poco tempo prima, fino a quei piercing che hanno deciso di fare coordinati. Lei nel frattempo si sarebbe alzata dalle sue gambe andando a recuperare i ferri del mestiere portando una sedia in prossimità alla di lui posizione per poi poggiarvi il materiale. << Sai che questo è il terzo tatuaggio che eseguo a casa? >> Chissà se sia una buona idea dirglielo... però la notizia può essere letta in vari modi, un pezzo in più che lo accomuni alle persone più importanti della sua vita. [Salotto] Non rivela della discussione avvenuta con il genetista, non ne sente il bisogno pur consapevole ci avrebbe pensato lo stesso Rasetsu a spiattellare tutto quanto, deve solo attendere un futuro incontro tra i due. Le domande vengono meno, non sente il bisogno di farne altre fidandosi ciecamente della ragazza, dei suoi intenti, delle sue ambizioni nonostante ciò voglia dire ferire l'Ishiba. Ha scelto di sostenere la ragazzina, come conseguenza deve procedere in tal direzione fino in fondo evitando di intervenire o far qualcosa a favore d'ella <Ma davvero? E sentiamo, cosa intenderesti farmi?> tono malizioso, evidente come pensi a tutto fuorchè al vero dolore. Consapevole di essere perfettamente al sicuro con la ragazzina, non avere nulla da temere da lei o dalla di lei rabbia eppure nuovamente, lascia scemare l'ironia vedendola divenire totalmente rossa, ancor di più rispetto a prima. Parole dette con il cuore da parte della nanetta il cui intento è abbattere le barriere, consolarlo, unica persona in grado di riuscirci veramente. Bastano poche ma semplici parole per farlo sentir meglio, ristabilire una certa quiete nell'animo distruggendo ogni tentativo di apparire forte, distruggendo le paure ed il timore seppur non totalmente; di base non può scacciare un sentimento come quello dopo essersi scontrato con un'essere enorme come una chimera ma, grazie al verbo altrui, riesce a mitigarlo fino a commuoversi. Eclissa le lacrime impedendo loro di scendere, asciuga le iridi privandole dei liquidi di cui son composte <Lo farò> ridacchiando ancora con quel tono di voce tenuto basso <E mi ricorderò di chi me l'ha fatto> dopotutto le due lettere volute rappresentano le iniziali di entrambi i loro nomi, una piacevole coincidenza. Non passa molto, si ritrova stretto in un abbraccio, labbra aderenti alla controparte, di nuovo quel bacio, più passionale e desiderato con le lingue intrecciate l'una nell'altra. Giocano tra di loro, si muovono, si desiderano e vogliono. Ansima, s'eccita momento dopo momento, secondo dopo secondo in quel contatto; spera di non dovervi porre una fine eppure la rossa effettua esattamente quello. Sorride al sussurro, una presa in giro comprensibile <Ma se continui di questo passo, mi risulterà difficile non mandare tutto all'aria> respiro pesante, deglutisce lasciando percepire tutto il desiderio di cui è in possesso. Lentamente solleva se stesso dalla sedia incamminandosi verso il divano, passo dopo passo fino a sedersi su di esso adagiando il destro arto sul bracciolo, pronto a subire quella piccola tortura momentanea <A chi hai fatto gli altri due? Spero ti sia fatta pagare> stirando gli inferiori arti, incuriosito nell'apprendere di non essere l'unico a subire un lavoretto casalingo. [Salotto - Divano (?)] L'unica risposta che riceverebbe a quella domanda ironica e maliziosa è una linguaccia e qualche parola per posticipare il tutto: << Non so penso che mi farò ispirare al momento opportuno! >> Non lascia nemmeno il tempo di immaginare qualcosa in merito, ci sono infinite possibilità e anche la piccoletta potrebbe cambiare idea nel frattempo. La scena cambia di nuovo, l'intimità lascia spazio alla serietà, ai setimenti. Il verbo della Kokketsu spazza via parzialmente i timori altrui, i dubbi sul presentarsi come un guscio ripieno di sentimenti disparati che non sembrano essere adatti alla figura di perfezione che lui stesso aveva creato di se. Eppure a lei sembra perfetto così, con tutti quei difetti e dubbi che giorno dopo giorno sembrano voler distruggerlo e che invece lo rendono migliore. Accetta quei complimenti fatti con decisione, senza che suonino come tali, accetta quell'affetto incondizionato, lasciandosi avvolgere, cadendo inevitabilmente nel desiderio di lei, come unica in grado di risvegliare ogni cosa buona che possiede. Lei comprende quanto il distaccarsi sia complicato, quanto desidererebbe proseguire in quei gesti, ma la mente femminile decide che non si può aspettare oltre, lui ha bisogno di un gesto, un simbolo che gli ricordi chi è. Il resto può attendere ed essere vissuto intensamente più tardi. Lui si sposta, lei recupera il tutto e si riavvicina, preparando gli strumenti per il successivo lavoro che ha disegnato apposta per lui. Alla domand di lei riceve solo altre domande, che la mettono un poco in difficoltà tant'è che cercherebbe di non guardarlo direttamente negli occhi lavorando sul posizionamento del disegno sul polso e la disinfezione: << Non sono stata pagata, non in maniera canonica. >> Lascia che quella sia la prima risposta, lasciando intuire come ci sia qualcosa di particolare sotto. << Il primo è quello che mi sono fatta da sola... >> E non c'è bisogno alcuno di specificare che siano quelle quattro lettere, il soprannome dell'amico di infanzia nonchè ex ragazzo. << Il secondo è un tribale che sta sul spalla, pettorale e parte alta del braccio di Yasuhiko >> Lascia che quell'affermazione faccia il suo corso, attendendo la reazione altrui. [Salotto] Un brivido percorre la schiena del bianco a tale frase, farsi ispirare dal momento vuol dire tutto e nulla, cose positive e negative. Insieme ad esso una piccola dose di eccitamento che non guasta mai ad onor del vero. Non replica nulla limitandosi a sorriderle divertito, oramai gli argomenti vengono tutti quanti meno in favore dei sentimenti più puri di cui sono dotati. Effusioni, paroline dolci, complimenti rivolti alla ragazzina ma non solo, in essi emerge un desiderio da sempre presente, difficile da spegnere e far venire meno. Far avvenire il distacco dalla figurina è difficile, restare su quella sedia avvinghiati, continuare quanto cominciato portandolo su un livello superiore, più intimo ma il tatuaggio ha la precedenza, non può essere più rimandato e la volontà di lei di imprimere quel concetto risulta essere più forte di qualunque altro intento. Schiarisce la voce, graffia la gola sedendosi sul sofà con estrema tranquillità mettendo a disposizione il braccio e la possibilità di inciderlo; capo adagiato contro lo schienale dello stesso, palpebre appena socchiuse portando in se una maggiore serenità, rilassa il corpo intero mentre pone quelle domande dettate dalla curiosità. Essa è capace di mettersi in soggezione da sola, senza permettere al bianco di fare praticamente nulla e naturalmente l'intrinseca curiosità dell'essere umano giunge a galla chiedendo dettagli del passato. Con la coda dell'occhio nota il non essere guardato nel fornire le brevi risposte; non in maniera canonica, vuol dire tutto e nulla eppure qualche idea bene o male se la fa, dubbi che spera non siano propriamente veri, troppo geloso e possessivo <Oh quello> palese riferimento al nome dell'Uchiha sotto il seno <Ti sei pagata in Takoyaki immagino> un lavoro fatto su se stessi può avere mille tipi di pagamenti, tra i quali l'amore di lei per le polpette di polpo fritte ma la seconda rivelazione porta a conferma i vari dubbi creatisi. Comprende il modo in cui è stata pagata. Sospira gettando all'esterno tutto l'ossigeno presente all'interno del corpo <Quanta esagerazione, per un lavoro del genere devi averlo tenuto inchiodato a letto per una settimana intera> schioccano le labbra ponendo in tale frase una palese ironia, goliardia. Tale nome non suscita in lui chissà quali sentimenti, rappresenta il passato, deve cominciare a mettere una pietra sopra <Se è così, preparati a tatuarmi tutto il corpo. Voglio pagarti anche io così> innalza la destra palpebra, curioso di vederne la reazione, l'ennesimo rossore sul visino di lei. [Salotto - Divano] Ormai la pistola è pronta per essere utilizzata anche se quel discorso intavolato da lei stessa viene a galla, riceve risposte che sono velate di ironia, ci vede dietro tutta la difficoltà di affrontare un argomento scomodo però lui coglie in maniera più spinta del solito quei pagamenti, interpretandoli nella maniera che forse a lui è più congeniale. Diviene rossa, completamente in viso, cogliendo il senso di quanto richiesto infine, il visino si corruccia un pochino però quasi indispettita dal fatto che lui consideri così poco quel gesto. << I pagamenti non sono stati questi. >> Lo dice quasi arrabbiata, indispettita. Lo sguardo blu torna su di lui, quegli occhi grandi capaci di liberare e ferirlo in un solo istante. << Il pagamento per il primo è stato essere riuscita a fare qualcosa per me stessa a cui tenevo molto e aver imparato qualcosa di nuovo. >> Troppo pura, troppo ingenua allora come ora per ricevere un premio per aver raggiunto un obbiettivo importante. Poi però lo sguardo perde di rabbia, si rattrista quasi, non chiaro se sia perchè in fondo quello che è stato le manca parecchio o perchè il Sumi ha supposto immediatamente che le cose fossero andate in maniera più spinta. << Io e Hiko non eravamo fidanzati quando gli ho fatto il tatuaggio. Il pagamento è stato passare del tempo insieme, più vicini del solito e la sua fiducia incondizionata nonostante fosse solamente il secondo lavoro della mia vita. >> Qualcosa di molto meno fisico, qualcosa di sentimentale e profondo che è molto complicato da vedere e sentire. Quel velo di tristezza si scansa, lasciando spazio alla decisione: << Non ho la minima intenzione di lasciarti pagare questo tatuaggio in quel modo. >> E sta facendo ovviamente riferimento all'atto fisico in se, al rapporto che lui ha ben pensato stesse alla base dello scambio. << Sarai costretto a ripagarmi con la fiducia in te stesso che non ho più intenzione di veder crollare da ora in avanti. Chiaro? >> Duro il tono di voce, non è arrabbiata ma vorrebbe fargli capire quanto determinate cose abbiano più peso di altre. Il loro rapporto sessuale è qualcosa che è interessante ma non l'unico aspetto di quella relazione, molto più complicata del semplice sesso. Senza dire altro azionerebbe la macchinetta, il rumore di fondo di quegli aghi a farla da padrone mentre senza verbiare più si poggerebbe sull'arto del Sumi, partendo proprio in prossimità del carpo, con la lettera del cognome altrui. Il proprio verbo risulta essere sbagliato, parla troppo, pronuncia parole sbagliate, forse per la prima volta. In completo difetto schiude le palpebre portandole sulla ragazzina vedendo in lei la rabbia prendere piede, restando stranito da tale reazione; deglutisce preferendo tacere, evitando ulteriori commenti così da non peggiorare la situazione ma se la rabbia riesce a gestirla, il velo di tristezza finisce di spiazzarlo in maniera definitiva. Parlare di Yasuhiko in quel modo porta in lei ricordi spiacevoli eppure, per un singolo attimo, ha creduto di star facendo la cosa giusta, lasciare tutto quanto alle spalle parlando in modo spensierato dell'altro. Non è così, ha peccato di saccenza, troppa sicurezza senza effettivamente sapere la verità sul passato dei due, non conoscendo nulla di una storia finita in malo modo. Capo chino, labbra schiuse per tentare di avanzare un verbo meno stupido, più coerente con la situazione ma la rabbia torna a visitare la ragazzina le cui parole mostrano decisione. Ennesimo spiazzamento dal parte del bianco, labbra nuovamente serrate. Muscolo cardiaco in fermento, batte senza sosta in preda alla totale agitazione; necessita di trovare una soluzione al proprio danno, rimediare all'errore commesso riportando il tutto ad una dimensione più serena, meno tesa mentre la costruzione del tatuaggio sul polso ha inizio. Percepisce gli aghi attaccare l'epidermide, penetrare la pelle permettendo alla prima lettera di prendere forma; paura assente, dolore appena presente, sopportabile ovviamente, niente di cosa strano <Mi dispiace Shizuka> tono abbassato, quasi sussurrato nel proferire tali semi scuse <Lui...ti manca?> difficile porre tale quesito, timoroso della risposta, consapevole dei sentimenti da lei provati in passato e dell'affetto ancora presente nell'animo <Prima di conoscerti, la mia fiducia era data da ben altro. Passavo il tempo a divertirmi senza sosta, non davo retta a niente e nessuno e la mia carriera di ninja era solo un di più> sorridendo appena <Non ho mai provato interesse nell'essere forte ma quando questa è divenuta necessaria e ho visto come io sia...più debole del previsto si, sono crollato> tira su con il naso <Ma non sarei mai caduto veramente perchè adesso ho qualcuno da cui tornare. Questo tatuaggio sarà la prova di ciò e ogni giorno mi ricorderà che devo alzarmi in piedi se voglio tornare> annuendo, distogliendo lo sguardo dalla ragazza, portandolo altrove, in una parte opposta della stanza per scrutare l'arredamento. [C On] [Salotto - Divano] Lui non dice nulla, resta silente davanti allo sfogo altrui, di fronte alla realtà dei fatti che lei non tace ma palesa come sempre con una forza disarmante. Quando si toccano i punti giusti l'umore cambia, si trasforma e in un attimo quello che c'era prima si plasma sulle nuove condizioni, che possono essere ovviamente molto diverse dalle precedenti. Questo turbinio di emozioni di cui vive la ragazzina viene scaraventato senza sosta su chi le sta attorno, soprattutto quando la tranquillità non esiste più. Il bianco si ammutolisce di fronte a quel cambiamento, tra la rabbia, la tristezza e la testardaggine mostrate. Lei si perde nel lavoro, forse meglio in questo caso, sfrutta quella sua capacità di concentrarsi totalmente per calmare quel tifone all'interno. Sente le scuse di lui, che forse sono le prime che riceve in maniera seria dall'albino da quando si conoscono, anche se la rossa non sente che siano necessarie, in fondo è lei ad avere un problema in questo caso. << Immensamente. >> quella singola parola come risposta è pesante da gestire, soprattutto per il Sumi che ha il potere di leggerla nel modo che più gli aggrada, ma è la risposta più sincera che potesse dargli. << Immagina di vivere ogni giorno della tua vita con qualcuno per dieci anni. E poi questo qualcuno sceglie di escluderti. Di tagliarti fuori da tutto, di non salutarti nemmeno più. >> E' uno scenario complicato, lui è stato separato da Kushina per cause di forza maggiore, lei è praticamente stata abbandonata per scelta. << Non mi manca lui come ragazzo. Come potrebbe? Non provo più assolutamente quel genere di affetto per lui. >> Lo specifica, così da distruggere eventuali dubbi del chuunin li presente. Intanto quella lettera prende forma, bordi interni i primi generati, poi passerebbe alla lavorazione arzigogolata esterna. << Semplicemente mi manca il fatto di avere un amico che mi conosce talmente tanto da non aver bisogno di parlare. Siamo cresciuti nella stessa famiglia, è come se fosse un fratello per me anche se ha degli altri geni e non sanguina nero. >> Si ricorda benissimo quando giocando ai giardinetti tornavano a casa con le ginocchia sbucciate, lui rosse e lei nere semplicemente per il diverso colore del loro sangue, del quale a nessuno è mai importato nulla. Lui cerca comunque a suo modo di giustificare la sua risposta superficiale. Di come essere umano fosse più importante di essere ninja, più interessante svagarsi che non allenarsi; decisamente opposto alla Kokketsu, frustrata di non essere in grado di dominare quel sangue nero fin oltre ai suoi sedici anni. Di nuovo la mette in risalto, importante più di ogni altra cosa, il motivo per cui rialzarsi e combattere. << Sei un idiota. Se invece che bighellonare per tutto il tempo ti fossi allenato adesso non ti bagnerebbe il naso una ragazzina! >> Lo sgrida in qualche modo, rimprovera il suo non applicarsi, sminuendo se stessa insieme a lui. Il tono di voce però si fa un poco meno teso, forse leggermente più addolcito, mentre una mano passa sopra la prima lettera ultimata, disinfettando la zona e pulendola dall'eccesso di sangue e inchiostro. << Sono contenta che tu abbia un motivo per tornare in piedi comunque. Altrimenti sarei dovuta venire a prenderti ogni volta! >> Un sorriso a trentadue denti verrebbe mostrato al ragazzo: << Come ti sembra? >> La prima lettera incisa, le sembra abbastanza particolareggiata ma vuole le impressioni del portatore. La risposta risulta quella pronostica, Yasuhiko le manca, più di quanto possa immaginare e non può fare molto per aiutarla, non in quel senso. Ha cercato di essere suo amico, per quanto possa definire riuscita la cosa, non raggiunge i livelli dell'altro il quale l'ha vista crescere passando dieci anni della vita in sua compagnia. Insieme rappresentano due figure diverse, il migliore amico e il fidanzato, sopraggiunto, forse, per pura fortuna; resta in silenzio preferendo ascoltare quello sfogo da parte della ragazzina, deglutisce lasciando che i pensieri si accavallino uno dopo l'altro senza la minima sosta. Non prova dubbi, consapevole degli altrui sentimenti ma quella mancanza, quel dispiacere, quella tristezza nel viso, nella voce risultano essere macigni difficili da sopportare <Ascolta...> un profondo respiro è preso, il petto si gonfia in maniera esponenziale <...se dopo questo...> indicando con un cenno veloce del capo il tatoo <...andassimo a trovarlo? Non può evitarti se andiamo noi da lui e poi, volevi che lo conoscessi, no? Questa potrebbe essere un'occasione e potrei capire cosa gli passa per la mente, sono bravo a capire le persone> gliene ha dato una prova quel giorno del gelato, di come ha descritto la sua figurina in pochi secondi senza troppe difficoltà. Oramai non esercita più tale abilità, salvo questa volta in cui è deciso a farlo. Volontariamente sceglie di rinunciare alla giornata da passare da soli per aiutarla, risolvere una faccenda la cui durata è fin troppo eccessiva <Comunque, lo so che non provi più nulla per lui, non ho mai dubitato di questo> rassicurandola a propria volta, ha compreso gli altrui sentimenti e con ella si trova perfettamente in tranquillità non dovendo temere nulla. Il problema proviene da Yasuhiko, lui l'ha dimenticata? E' andato avanti? Quella visita serve a comprendere anche ciò. Il tatuaggio prende sempre più forma, la prima lettera è in procinto di esser completata assumendo un aspetto migliore di quanto immaginato <Si dia il caso che prima dell'arrivo di questa ragazzina non m'interessava allenarmi> replicando a tono, facendole la linguaccia <E poi, sono un medico, circa, non ho mai bighellonata, nana bisbetica> borbottando parole incomprensibili, forse imprecazioni di qualche sorta ma difficili da udire venendo avanzate con tono basso, sussurrate. A sua volta addolcisce lo sguardo incastonando le dorate nelle azzurre <Potrebbe essere una scusa per farti correre da me anche quando non puoi> fintamente pensieroso vaglia quella possibilità prima di portare l'attenzione sulla prima parte del disegno; pupille vengon dilatate, sorpreso, felicemente sorpreso <E' meravigliosa, i dettagli sono fantastici> ennesima sequela di complimenti per quella rospetta con del talento. [Salotto - Divano] Difficili quelle parole da assimilare per il bianco, un sospiro viene preso, pronfodo, pesante come l'idea che sta per esporre. Lei resta decisamente a bocca aperta, quasi letteralmente, le labbra si schiudono appena, gli occhi blu si piantano sul viso dell'albino. << No >> la risposta è secca, decisa, irremovibile. Ci sono vari motivi per cui non si è già avventurata da sola in quella missione, perchè non vuole restare ferita di nuovo da lui. << Non sappiamo nemmeno se sia a casa o al lavoro. I suoi saranno alle mura come i miei. E non so come la prenderebbe se andassimo noi due. >> Sa che da sola sarebbe diverso, ma con Kan? Presentarsi con il nuovo ragazzo dopo essere stata rifiutata completamente dall'Uchiha non le sembra la mossa più saggia per sondare quel terreno pericoloso e potenzialmente doloroso. << Ho troppe cose da pensare, lui mi creerebbe solo problemi ora. Sarebbe una distrazione. >> Hime, Sango, il veleno Doku, Shin...tutti piccoli tasselli complicati che si sommano uno dopo l'altro, Yasuhiko non deve far parte di questi non ora. Quando viene sgridato risponde a tono, dicendo di essersi focalizzato sulla parte della medicina. << Aspirante genetista! >> Gli fa un poco il verso di rimando, con un faccino che sembra insoddisfatto quasi, ma è solo apparenza. L'ironia che lui dimostra invece di contro alla serietà altrui le fa storcere il nasino anche se i complimenti per quel lavoro appena iniziato la fanno arrossire leggermente: << Allora faccio la prossima... Il filo in rosso poi lo vuoi sempre? >> Non ne avevano più parlato seriamente ma lei aveva continuato a ipotizzarlo in quel modo. Nel frattempo tornerebbe fisicamente a lavorare su quel polso, disinfettandolo prima e poi riprendendo a incidere, come prima la definizione interna della lettera per poi abbellirla con quei ghirigori esterni molto particolari, rendendo il tutto unico. Una proposta difficile quanto sofferta, andare dall'amico di lei per conoscerlo, parlarci e, in qualche modo, risolvere la situazione creatasi per rendere meno triste quel visino, risollevare il morale della rossa. Vede la sorpresa sul di lei volto, di certo è qualcosa che mesi prima mai avrebbe osato proporre eppure, ora, pur con difficoltà, ci prova; invero è la risposta a spiazzarlo, indietreggia appena con il capo con quel no secco, inatteso per davvero, non messo in conto nella marea di possibilità vagliate. Non un semplice procrastinare, un vero e proprio dissenso verso quel piano; sta per parlare, dire qualcosa ma si blocca, una frase, una domanda va a crearsi, potenzialmente pericolosa, in grado di gettare nuovamente tutto nello sconforto e nella tristezza <Prima o poi ci vedrà insieme comunque> solo quello come commento, niente di più, niente di meno. Un giorno anche lui li avrebbe visti come una coppia, presentandosi ufficialmente al bianco ed il bianco all'Uchiha cercando di stabilire, quanto meno, un rapporto di reciproca sopportazione <Niente distrazione allora, ci accontenteremo di un pranzo al ristornare, noi due soli solette con una candela ad illuminare il tavolo> fornendo l'atmosfera dell'idea di riserva per passare la giornata rendendola più movimentata, allegra, leggera. Schiude le labbra all'altrui ironia, una lampadina si accende inevitabilmente quando gli vien fatto il verso sulla propria attuale professione <Giusto, mi è passato di mente ma non sono più aspirante genetista> tirando su con il naso <Ora lo sono in maniera completa, ho fatto qualche giorno fa il mio primo turno in laboratorio perciò possiamo dire che non sia più un medico> alzata veloce di spalle mentre le da quella notizia <L'attacco delle chimere ha portato tante novità una dietro l'altra> la promozione, il cambio di lavoro, la convocazione del Mizukage, l'incontro con Tsuki. Non ha idea di cosa il futuro possa riservargli ancora ma, oramai, si aspetta di tutto da parte del fato, il destino ha deciso di mettersi in moto nella maniera più astrusa possibile. Impregna l'opera della rossa di complimenti, palese come sia la verità del proprio pensiero, non ha bisogno di mentire <Si amore> avvicinando il viso per poter guardare meglio la sua ragazza al lavoro ed il lavoro stesso notando ancor di più i numerosi dettagli di cui è composto. [Salotto - Divano] La risposta che riceve da lui è una verità assoluta, come se il procrastinare che sta mettendo in campo sia solo un'illusione che vuole concedersi. << Lo so. Ma vorrei che ci vedesse insieme in un momento in cui sia in grado di essere felice per me e non indifferente. >> Non vuole che li veda tanto per, vuole che li accetti. Vuole che le sorrida come sempre e che stringa la mano al Sumi sicuro di aver lasciato la sua Baka in buone mani. Non vuole che lui venga rifiutato come l'Ishiba invece si è permessa di fare con lei. Presto o tardi Yasuhiko tornerà a essere lo stesso simpaticone di sempre, non immerso nel lavoro e allora sarà tutto molto diverso. Sarà tutto normale. Questo quanto meno quello che la mente della rossa spera di ottenere. La proposta che sovviene dal Sumi le piace decisamente più dell'idea di andare fino a Oto. << Questa mi sembra un'ottima pensata! >> Il sorriso le torna sul viso, allontanare il pensiero dell'Uchiha sembra essere al momento il modo più efficace per farla stare serena. Mentre si canzonano l'un l'altra arriva poi quella rivelazione riguardo al passaggio ufficiale a Genetista, cosa che la rende molto fiera di lui. << Sono contenta per te! Finalmente riuscirai a fare quello che vuoi! Devi lavorare con Rasetsu? >> La domanda sorge spontanea, in effetti è la cosa più logica dato che l'unico altro che si applica in quella materia che ella conosca è proprio il consanguineo. Tuttavia l'attenzione torna prepotentemente sul lavoro, rifinendo per bene anche la seconda lettera, interrompendosi solo per dinfettare di tanto in tanto e a conclusione smontare la macchinetta e pulire anche quella, cambiando perfino l'ago utilizzato. Una mano viene passata sulla fronte poco dopo aver ultimato quel cambiamento di strumentazione e aver recuperato il colore rosso dell'inchiostro. << Pensa Mio, anche il tuo secondo tatuaggio è a colori! Come il mio! >> Effettivamente entrambi sono partiti con qualcosa in bianco e nero, per poi passare ad aggiungere il colore. Il polso dovrebbe essere già discretamente arrossato, anche se lui dovrebbe essere ormai abituato alla sensazione dopo due lettere intere. Riprenderebbe a lavorare per aggiungere quell'ultimo piccolo dettaglio alla composizione finale, così da completare quel lavoretto casalingo. Sospira riuscendo a comprendere gli intenti della ragazza, avere il proprio amico vicino nei momenti di felicità, essere felici per coloro a cui si vuole bene è una grande soddisfazione. Purtroppo non sempre ciò può avvenire, specialmente quando le cose prendono una piega diversa, passando dalla semplice amicizia ad un sentimento ben più profondo <Se è l'amico che mi hai descritto, lo sarà> felice per lei, della relazione da lei messa su e di tutto quello che sta costruendo giorno dopo giorno. Non desidera altro per la Kokketsu, deciso più che mai ad impegnarsi per realizzare quell'intento, a costo di andare nel distretto di Oto da solo per poter parlare con quel ragazzo mettendo in chiaro le cose, carpire la reale motivazione per cui ha deciso di assumere un simile comportamento nei confronti di una persona tanto importante per lui. Non riesce ad entrare nella mente di un simile essere umano, come può esser in grado di abbandonare Shizuka? Forse il viverci così tanto tempo insieme ha creato una concezione diversa eppure, dal canto proprio, prova una dipendenza vera e propria nei di lei confronti. Svia l'argomento facendo dell'ironia, pronosticando il proseguo della giornata con un pranzo al posto della fuga ad oto e con esso trova il consenso da parte della Kokketsu <Modestamente è una mia pensata, geniale come tutte le altre> lasciando emergere l'egocentrismo ed il narcisismo di cui è dotato senza alcun freno inibitore pur sorridendo, ricambiando il sorriso della ragazzina, contento di esser riuscito almeno in quello. A quanto pare il divertimento torna a visitare entrambi, la tensione viene meno, il momento di rilassatezza perdura tutto il necessario <Già, ho in mente tante cose da fare e non vedo l'ora> dorate brillano alla possibilità di mettere in pratica nuove arti, nuovi modi per lavorare sul genoma umano lasciando in disparte la medicina in favore di qualcosa di più interessante <Si, sai, sto seguendo una piccola missione ma il cazzone può essere un discreto insegnante> lo segue anche per imparare qualcosa di più, incrementare le proprie conoscenze rendendosi completo da qualsiasi punto di vista. Anche la seconda lettera è completata, intorpidita la mano, il polso stesso risulta essere dolorante ma niente di insopportabile <Un'altra cosa in comune> ridacchiando divertito <Sei bravissima Mia, davvero. Sei un'artista> dolce il tono, morbido nello squadrare il tatoo non ancora completato. Manca il filo rosso il quale viene iniziato in tal momento, l'ultimo passaggio prima di mettere la parola fine a quel lavoro fatto con estrema cura. [Salotto - Divano] Complicata è la relazione che permane ancora accesa e viva fra la Kokketsu e l'Uchiha, qualcosa di impossibile da spezzare almeno per la ragazzina che continua nonostante tutto testardamente a aggrapparsi alla speranza. Però fortunatamente l'idea viene abbandonata velocemente dal Sumi, ne ha notato l'immenso sforzo, lui contrariamente all'Ishiba sarebbe disposto davvero a qualsiasi cosa per lei, per renderla felice. Anche se forse l'essere accettati dall'amico d'infanzia scrollerebbe delle preoccupazioni di dosso anche al bianco probabilmente. Quando il consueto egocentrismo si innalza, anche le blud ella rossa fanno lo stesso, ma solo per un attimo, perchè quel sottile filo rosso che dovrebbe collegare le due lettere necessita della più totale attenzione. << Sono sicura che sarai molto più soddisfatto di questo lavoro che del precedente. >> Ne è convinta, lui ha una mente brillante, sicuramente troverà soluzioni a problemi esistenziali della massima importanza e soprattutto non torturerà la gente. << Rasetsu è un tipo strano. Se non avesse idee folli potrebbe quasi essere a posto. >> Insomma, ha difetti e pregi come tutti, ma sicuramente il problemino con le torture non è una cosa da poco, così come il fatto che fosse implicati in traffici illeciti. Va beh non parliamo del parente, meglio lasciar perdere. Quando il disegno viene ultimato, viene concessa un'ultima passata di disinfettante, rimuovendo quel sangue e inchiostro in eccesso ancora una volta. Rapidamente verrebbe poi impacchettato il tutto con la solita pellicola trasparente, così che lui possa muoversi in libertà. << Sai già come funziona quindi inutile che ti rispieghi tutto. Non dovrebbe metterci molto a guarire, è molto meno articolato dell'altro! >> Il sorriso su quel visino è sicuramente più disteso, felice di essere riuscita a creare qualcosa che lo soddisfi in pieno, come la volta precedente. Quel complimento che le viene rivolto la fa nuovamente arrossire. Si concentra a risistemare il materiale, reinserirlo nella borsa che ha portato con se, focalizzandosi su altro e concentrandosi su qualcosa di nuovo: << Allora siccome parlavi di pagamento direi che il pranzo lo offri tu! >> Ci scherza, ovviamente non le importa però doveva pur trovare un modo per cambiare argomento. Tuttavia ecco che viene compiuto un passo falso. Si muoverebbe in direzione del divano, portandosi esattamente di fronte a lui, quel maglione che le copre giusto le natiche lasciando le gambe completamente scoperte. Se lui non si fosse scostato la ragazzina avrebbe cercato di sedersi in braccio al Chuunin, una gamba per lato del corpo, il sedere adagiato comodamene sulle gambe dell'altro, fronteggiandolo, le braccia della Kokketsu ad allungarsi dietro al collo del Sumi. << Ti amo >> La testolina rossa si farebbe avanti, andando a ricercare per l'ennesima volta in quella mattina le labbra del compagno, un bacio tutt'altro che discreto, invadente e pretenzioso, decisamente intenso e in grado di accendere gli animi di un morto. Il problema sta proprio nel fatto che non sia molto vestita e innocentemente lo abbia giù tentato più volte in una sola mattinata. Difficile prevedere se riusciranno ad alzarsi dal divano ora oppure fra parecchio tempo, ma prima o poi andranno a pranzo.... forse (?)[//END] Abbandona gli argomenti spiacevoli il prima possibile, desideroso di non vedere più la tristezza sul visino della Kokketsu, bramandone il sorriso ben più di ogni altra cosa. Immetta il proprio egocentrismo, il narcisistico modo di fare per stemperare ogni cosa rendendo la situazione meno spiacevole, più leggera quanto affabile <Mi piaceva anche fare il medico, dopotutto sono io ad aver scelto quella professione però, si è aperta anche questa possibilità e ho scelto> insomma, non si tratta comunque di una scelta dettata dall'ignoranza bensì dal desiderio di conoscenza, di voler imparare qualcosa di nuovo ampliando le proprie capacità. Si parla di Rasetsu, un discorso breve incentrato sul carattere dell'uomo senza entrare nello specifico <Dici? Secondo me sarebbe pazzo ugualmente> non ha una buona idea del genetista nonostante sia a tutti gli effetti il suo sensei nonchè proprio superiore in quel ramo. Inspira ed espira fin quando il tatoo non raggiunge il completamento anche con la linea rossa, perfetto in ogni sua parte. Deglutisce osservando l'operato della ragazza, un lavoro ottimale, non c'è che dire. Umetta le labbra stringendo la mano, facendo forza con essa provando una piccola sensazione di dolore non troppo accentuata ma pur sempre presente. Ritira la mano smuovendo appena il braccio, l'agita girandolo quanto basta per farlo sgranchire. Schiarisce la voce <Si, tranquilla. Se sono riuscito a non far peggiorare l'altro, questo sarà una passeggiata> scostando definitivamente lo sguardo dalla rossa focalizzandolo interamente sul tatoo appena compiuto. Non desidera rovinarlo, assolutamente, anzi, deciso nel prendersene cura fino in fondo per renderlo un vero a proprio simbolo di quanto hanno vissuto, di chi è e di chi è la ragazza. Innalza il destro sopracciglio osservandola con la coda dell'occhio sorridendo alla di lei frase, divertito ovviamente <Non ho mai pensato di farti pagare> non per altro ma l'invito proviene da lui ed è colpa sua se si è intristita più del dovuto eppure la situazione prende una piega diversa. In pochi attimi se la ritrova a cavalcioni sopra di se venendo troneggiato. Dorate incastonante nelle azzurre di lei, permane silente qualche momento; il muscolo cardiaco incrementa il proprio battito, lentamente comincia ad eccitarsi <Ti amo> ricambia due semplici paroline, le più importanti e significative prima di unire le labbra alle sue, un bacio più passionale, più spinto riprendendo il discorso iniziato prima del lavoro. Arto superiore sinistro sollevato andando ad adagiarsi sul fianco, scendendo lentamente verso il bordo del maglione portando la mano all'interno di esso, sfiorando la nuda pelle. Spinge il volto verso quello di lei richiedendone la lingua. Difficile dire se il pranzo sarebbe avvenuto oppure no ma quel divano, sicuramente, non li avrebbe visti distaccati per un bel po' di tempo. [END]