Si prospetterebbe essere un grande giorno... Lo è per qualunque genitore, per qualunque madre che avverte dal basso ventre delle contrazioni che, via via che vanno avanti, diventano sì più dolorose, ma che lasciano comprendere quanto prossimi si sia alla nascita della vita. Ed è il caso di Sango Ishiba, un agente scelto della Shinsengumi, ancor lontana dal termine della gravidanza. Difatti, mancano poco meno di due settimane. Un bambino è sicuramente già formato, capace di sopravvivere fuori dal ventre materno avente gli organi perfettamente formati. Due settimane son comunque necessarie alla sicurezza. Sta di fatto che Sango s'è alzata con quelle contrazioni, a fatica può essersi trascinata alle porte dell'ospedale di Konoha. Le acque non si sono ancor rotte, ma via via che il tempo passava, il dolore si faceva lampante - più forte. Forse... troppo forte. Le basta contar circa i giorni per comprendere che non è al termine esatto della gravidanza, ma questo è un particolare che interesserebbe ad una mamma curante del bambino. Alla rossa... importa davvero di quel nascituro? Paradossalmente, non è neppur una brutta giornata all'esterno... il sole splende come non ha mai--- no, ascolta, torniamo al discorso di massima importanza che stavamo poc'anzi costruendo, anziché prodigarci alla coniugazione dei verbi. Sta di fatto che la strada fino all'ospedale è spianata e non è innaturale che qualcuno s'allontani, andando di già a chiamare un medico, un infermiere - chiunque possa dar una mano ad una donna naturalmente incinta che s'appropinqua all'ingresso dell'ospedale. [ Ambient per Sango ]
E' complicato camminare in quelle circostanze, non è vero? Un peso d'una anguria che ti preme sullo stomaco e sulle viscere, un bambino che scalcia perché ha bisogno che venga alla luce - stanco, probabilmente, di star all'interno di quel sacco amniotico. Se potesse, starebbe già urlando a squarciagola - come a richiamar la madre, a pretendere d'uscire da quel ventre, ad invogliarla a sbrigarsi. Durante quest'orario, le persone presenti nella sala d'aspetto son in verità poche. Alcune preferiscono andar a prendere qualcosa da mangiare piuttosto che attendere delle ore inesorabili affinché qualche medico possa prendersi cura di loro. Tuttavia, qualche ferito lieve, magari di ritorno da qualche missione, è ancor seduto sulle sedioline grigiastre della sala d'aspetto. Un uomo si tiene il braccio manco che pare non riuscire a muovere, forse spezzato in una colluttazione. <UN DOTTORE, PRESTO! UNA DONNA STA PER PARTORIRE!> Insomma, è intuibile notare quali sono le complicanze della signora appena giunta alle porte dell'ospedale, arrancando a malapena sulle proprie gambe. Un'infermiera dai capelli afro sbuca immancabilmente con una sedia a rotelle dalla porta sulla destra, poco prima del banco della reception e poco dopo le sedie poste sul versante destro. <Venga con me. Stia tranquilla, andrà tutto bene.> L'infermiera, al contrario dei vari presenti allarmati all'interno della hall, si premura di tenere serena la paziente per ovvie ragioni. La prende da sotto le braccia, attenta a non trascinarla, bensì ad aiutarla nei movimenti che dovranno condurla alla sedia dove verrà, in seguito, fatta sedere. <Stringa i denti, la porto immediatamente in ambulatorio.> Nel frattempo, attiva con un rapido cenno della mancina la ricetrasmittente all'orecchio, iniziando di seguito a parlare con qualcuno dall'altro lato: <Donna incinta, presumibilmente sulla trentina--- è al termine, signora?> Le chiede innanzitutto, pur continuando a trainarla per il corridoio che la condurrà all'ambulatorio, prendendo la via dritta parallela all'ingresso. <Dice che non le si sono rotte le acque, ma ha forti contrazioni. Meno d'un minuto l'una dall'altra.> Si sta lamentando troppo per avere delle contrazioni così lievi, quindi sta a significare che non ha un tempo molto lungo durante il quale rilassarsi e riprendere fiato. E' molto sudata, per altro. Un medico - o un infermiere - di queste cose se ne rende conto ben prima. <Okay, ascolti, deve respirare profondamente. Tra una contrazione e l'altra, provi a contare con calma. Adesso, la porto in ambulatorio. Lì, verrà visitata.> In primis, non possono andare alla cieca, specialmente qualora vi siano delle complicanze durante il parto. Sarà questo il caso? [ Ambient per Sango ]
La borsa vien presa in custodia dalla stessa infermiera, appioppandola sul retro della sedia a rotelle, ma pur sempre nei pressi della futura madre. <Sarò sempre al suo fianco durante il parto. Il padre? Devo contattarlo?> Le chiede, come a voler fare in modo che i pensieri della fanciulla vadano altrove, anziché restare concentrati sul dolore che, malauguratamente, avverte al basso ventre per via delle contrazioni. <Okay, mi scusi, signorina> L'infermiera, dentro di sé, sta alzando gli occhi al cielo con un lento sospiro; si sta ripetendo lettera per lettera di star calma a sua volta se non vuole ammazzarla con il cordone ombelicale del bambino prossimamente. Il di lei tono di voce, in confronto, permane sempre pacato e tranquillo, come se scene del genere le avesse viste così tante volte da restarne immune. <perfetto, poche settimane.> Parla tramite la ricetrasmittente, avvicinandosi alla porta dell'ambulatorio che viene spalancata poco prima dell'arrivo effettivo sulla sedia a rotelle. All'interno, è già pronto un medico. E' munito del camice bianco con tanto di badge che lo rappresenta come un ostetrico e ginecologo. E' un vecchietto che s'aggira probabilmente sulla settantina, privo della maggior parte dei suoi capelli - pover'uomo. Ha un paio d'occhiali rotondi dalla lente spessa ed indossa i normali e bianchi indumenti d'un medico in sala operatoria - ma pur sempre privo delle contromisure necessarie, essendo in ambulatorio. Or come ora, è possibile notare la mascherina chirurgica abbassata sul mento e i guanti in lattice bluastri alle mani. Tutto sommato, non sarà più alto d'un metro e cinquantacinque. <Bene, signor--> L'infermiera, da dietro la schiena della rossa, lo fulmina con lo sguardo, sillabando tramite la mimica delle labbra il 'signorina'. <---ina!> E l'altro prosegue correggendosi, per l'amor del cielo, evitando una strage di medici prima del parto. Durante quest'ultimo, molto probabilmente, dovranno somministrarle dei calmanti, viste e considerate le minacce che provengono dalla Ishiba fin dall'ingresso nell'ospedale pochi minuti prima. <Okay, spostatela sul lettino. Sono contrazioni troppo ravvicinate tra di loro, le acque si sarebbero già dovute rompere.> Giusto per non allarmare il paziente, seppur stia parlando coi colleghi all'interno dell'ambulatorio: nella fattispecie, l'infermiera coi capelli afro ed un'altra donna che assiste il ginecologo. Si tratta d'una signora dai capelli verdi raccolti in una piccola coda dietro la testa, alta non più del medico poc'anzi citato, dalla corporatura robusta - forse, anche un po' sovrappeso. Sembra una bonacciona. Aiuta l'infermiera a sollevare Sango per essere poggiata delicatamente sul lettino, il quale viene conseguentemente rialzato sol quando la rossa sarà ben distesa. <E' al termine, vero? Sa già se sarà una femminuccia o un maschietto?> L'infermiera dai capelli verdi tenta di tenerla impegnata a parlare, mentre poggiano delicatamente le gambe sui divaricatori, cosicché possano aprirle le cosce e constatare la dilatazione. Sempre ammesso che Sango non obietti... [ Ambient per Sango ]
Una volta stesa sul lettino, il medico si premura di controllare la dilatazione. <Hm...> Mugugna, mentre l'infermiera ne sbottona l'abito, così da mostrarne la pancia a cui attacca alcuni elettrodi bianchi, collegati ad un macchinario poco distante. <Non so se ha mai fatto un'ecografia> Mormora colei dai capelli afro, la donna che l'ha portata nell'ambulatorio. <ma è come se riuscissimo a scorgere il bambino all'interno. E' indolore e non causa alcuna ripercussione. Dobbiamo soltanto capire cosa succede.> Che stia partorendo è di quanto più ovvio possa esserci, tuttavia il fatto che le acque non si siano rotte vuol dire che sono sorte delle complicanze: le complicanze, come dice il nome, portano però delle pessime conseguenze. Nel frattempo, il medico tasta con un dito, la qual cosa genera una sensazione di fastidio nella rossa che, tuttavia, riceverà un'altra contrazione - questa volta molto più forte delle precedenti - che le spezzerà il fiato. L'infermiera, nel frattempo, s'occupa di controllare il feto. <Battito cardiaco lento> Annuncia, mentre è proprio l'unico uomo presente nella stanza a stabilire le conseguenze di quanto pronunciato. <e cordone ombelicale attorno al collo. E' comune nelle gravidanze, ma questo sta a significare che dobbiamo giocare immediatamente d'anticipo. Se le acque si rompono e il feto inizia a muoversi per uscire, rischiamo che il cordone s'attorcigli eccessivamente.> Spiega alla rossa, la quale pronuncia il nome con cui hanno deciso di chiamare la bambina - colei che sta rischiando la vita già da dentro il ventre materno. <Preparate la sala operatoria il prima possibile. Lei, invece> Rivolgendosi alla Ishiba. <deve restare immobile, evitare di fare sforzi e tranquillizzarsi il più possibile. So bene che le sto chiedendo qualcosa di impossibile, ma il bambino percepisce la sua tensione, la sua ansia e la sua voce preoccupata. Quindi, cerchi di farlo almeno per la piccola Ren.> Sancisce, alzandosi in piedi mentre le due infermiere le tolgono con delicatezza gli abiti che ha indosso, aiutandola persino a mettere il camice bianco e azzurro che si dà ai pazienti. Ovviamente, la donna può rispondere, replicare, omettere, urlare e tutto quel che vuole, ma il dottore non è molto transigente in merito. Se c'è qualcosa da fare, va fatta ed una madre questo dovrebbe anche riuscire a comprenderlo, nonostante per Sango sia ancor presto essere definita una vera madre. Deve riuscire a portare a termine quella gravidanza nel migliore dei modi. [ Ambient per Sango ]
Tutt'attorno a lei, il mondo diventa irrimediabilmente confusionario. E' difficile capire che corridoio stia attraversando per raggiungere la sala operatoria. Anche le parole che provengono dalle due infermiere e dal dottore sono ovattate e di difficile comprendonio. Senza dubbio l'aiuta a non percepire neanche il dolore, poiché è quest'ultimo, talmente forte, ad indurla in quello stato comatoso. L'ultima scarica di dolore è stata decisamente troppo forte: è la risposta del corpo, la pretesa d'aiuto che giunge direttamente dal feto. Perdere ulteriormente tempo, significa rischiare di perdere anche la vita del nascituro. La porta della sala operatoria viene immantinente chiusa dietro le loro spalle, mentre tutta l'equipe medica s'è ormai preparata ed è pronta al cesareo d'urgenza. Un parto naturale, in una situazione del genere, è del tutto fuori discussione. Qualunque movimento inconsulto, rischierebbe soltanto che la vita del bambino - e quella della madre - venga messa in pericolo. Una maschera trasparente le viene poggiata sul volto, andando a coprire bocca e naso. Nel giro di pochi secondi, le palpebre diventano irrimediabilmente troppo pesanti per restare aperte. E inizierà a sognare. Mentre tutt'attorno a lei inizia a muoversi con celerità per riuscire a sopperire a quella problematica durante il parto, qualcuno ha la brillante idea d'andarla a trovare - e no, non è Shinsei. Inutile nascondere l'identità del fratello che, forse, menzionato poc'anzi proprio dalla donna, è il primo desiderio di quest'ultima da rivedere. <Se per tua figlia, potessi scegliere coraggio, bellezza o amore... cosa le regaleresti, Sango? Puoi sceglierne soltanto uno.> La voce di Ren Ishiba permea il suo sogno, ma non riesce a scorgerne più il volto. E' come se la sua mente l'avesse dimenticato, come se facesse fatica a ricordarlo, come se debba sostituirlo prossimamente con una faccina tonda e paffuta, d'una prossima donna pronta ad affrontare il mondo con le unghie e coi denti. Esternamente... iniziano la delicata operazione di recupero della bambina, prima che sia troppo tardi. [ Ambient per Sango ]
Le prime incisioni vengono effettuate con successo, monitorando adeguatamente gli impulsi vitali della madre e della bambina. L'operazione deve svolgersi in tempi brevi, ma la fretta non è mai un'ottima amica. Nel frattempo, la rossa è libera di sognare, ma il volto del fratello non torna ancora a farsi vedere. Ella s'avvicina, gli parla, risponde alla domanda che Ren le ha rivolto. La sua risposta è il coraggio, spiegandone la motivazione. L'uomo s'irrigidisce appena sul posto, ma coglie l'altrui risposta con un lento sospiro. <Il coraggio racchiude entrambi, sia l'amore che la bellezza. Perché la bellezza d'essere arroganti verso se stessi è la miglior cura per lo spirito.> Mormora, sollevando il mento come a volersi distanziare ulteriormente dalla donna che ha davanti, evitando di mostrare il volto. <L'amore vuol dire coraggio, perché bisogna essere coraggiosi per amare, per aprirsi a qualcun altro, per mostrarsi deboli.> Che voglia essere un insegnamento, questo, nei confronti della rossa? I medici lavorano, eseguendo attentamente quell'operazione che, grazie ai macchinari prodigiosi e alla tecnologia avanzata, sta proseguendo assolutamente nel migliore dei modi. I valori sono perfetti e possono andare avanti, preoccupandosi per quel futuro nascituro che rischia però la vita. <Devi riuscire a sopravvivere anche senza di me> Da qui, il motivo per il quale il volto di Ren non viene mostrato. Perché deve andare avanti, non deve restare ancorata ad un passato che non fa per lei. Perché se parla di coraggio, deve essere altrettanto coraggiosa. Ha una vita alla quale pensare finché vi sarà bisogno, finché vi sarà vita nell'una o nell'altra. <io potrò continuare a vedere il mondo attraverso di lei.> Riferendosi all'infante che, proprio in quell'istante, sta per venire portato all'esterno. L'ultima incisione... Siamo così vicini da poter vedere il corpicino paffuto d'un pargolo ch'è prossimo ad esternare il proprio pianto. Nel sogno, non v'è un tocco, non v'è uno sguardo né un sorriso. A rigor di logica, potrebbe trattarsi quasi d'un addio. In questi anni, del resto, non ha fatto altro che incontrarlo: sotto forma d'anima, nei suoi sogni e nei suoi ricordi. [ Ambient per Sango ]
L'operazione procede spedita, senz'alcun intoppo né nessun'altra complicazione al momento. E mentre tutto ruota in quella sala operatoria, all'interno della mente della donna continua a perpetrare lo stesso sogno. Sango persiste nella richiesta nei confronti del fratello, pretendo ch'egli rimanga, che faccia parte della sua vita, che torni a vivere - ma i capricci d'un bambino non sempre devono essere assecondati. Si rischia di viziarlo, di renderlo inutile nella società odierna poiché dipendente costantemente da qualcun altro. Ed è questo che succede alla Ishiba, la quale, viziatasi dal sogno e dalla presenza di Ren, pretende adesso che riesca a tornare in vita, che torni da lei e che continui la sua vita come se niente fosse. <Guarda nei suoi occhi e mi vedrai, ma io non appartengo a questo mondo e tu non appartieni al mio.> Criptico ma conciso. Fanno parte di due mondi diversi: quello dei morti e quello dei vivi. La bambina viene estratta dal ventre materno con cautela, ma non emette alcun vagito. E si sa che il primo pianto è quello più importante, quello che dà dimostrazione del fatto che il bambino stia bene. Un piccolo schiaffetto è quello che il medico rivolge al sederino della nascitura, tenendola tra le braccia con la pancia rivolta verso il basso. E nell'istante in cui Ren scompare, il pianto della bambina permea la sala operatoria. Per Sango, risulterà essere assurdamente ovattato a causa dell'anestesia, ma sancirà anche il termine di quell'incontro. Durante il passare delle ore successive, sarà un continuo sognare e svegliarsi, ma mai al cento per cento. Deve restare in osservazione per almeno ventiquattr'ore, la bambina per qualche ora in più a giudicare dal traumatico parto. Durante quel riposo, la Ishiba sognerà ancora Ren, ma questi non le risponderà. Ha sancito una linea di confine. Se vuole essere un'ottima madre, deve accantonare quel tratto egoistico, quei capricci da bambina che pretendono il ritorno del fratello. Ma qualora non voglia, non la tratterrà dal comportarsi come stava facendo. L'insegnamento che vuole darle non è nient'altro che questo. Viene condotta nella stanza 204, al secondo piano. Potrà ricevere visite, ma dovrà restare a riposo forzato finché la ferita sul ventre, causata dall'operazione, non è guarita del tutto. Buonanotte, grande Ren... Buongiorno, piccola Ren. [ END ]