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Sii il cambiamento che vuoi essere nel mondo

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con Furaya, Hayate

10:32 Furaya:
 Un po' per fortuna e un po' per mera meteorologia, il cielo è soltanto ammansato da qualche nube. Non piove, la qual cosa la tranquillizza abbastanza. Non rischia di non sentir rumori che con la pioggia verrebbero attutiti. Può continuare a mantenere i sensi all'erta evitando l'eccesso. Il quartiere notturno è un motivo più che valido per essere lì anche di giorno. C'è meno gente, i locali sono chiusi e lei può indagare meglio, con minori occhi addosso rispetto ad un giro durante le ore notturne. Al momento, bazzica per la via principale, non costeggiando né un lato né l'altro, ma tenendosi nel centro della strada. Non deve dar troppo nell'occhio, quindi, fa finta di guardarsi attorno — che sia a destra o a sinistra, non ha importanza, purché non punti eccessivamente gli occhi sull'Ochaya in particolare. Attorno alle gambe, calza un paio di pantaloni neri skinny, privi di ulteriori fori ad altezza delle ginocchia, così da restare quanto meno coperta e sobria. Una cintura in cuoio d'egual cromia e dalla fibbia argentata ne stringe l'indumento in vita, onde evitare che le scivoli o che si smuova, al cui fianco mancino viene agganciato un fodero contenente la sua fedelissima katana – l’unica rimasta. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno ben tre kunai. Sul gluteo posteriore dall’opposto lato, sempre agganciata alla cintura di cui sopra, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Ai piedi, calza un paio di stivaletti scuri, dalla suola spessa in gomma ed un tacco quadrato che la eleva per qualche altro centimetro. Sono piuttosto comodi invero, inoltre la slanciano quindi ha preso due piccioni con una fava. A coprire l'addome, invece, v'è un maglioncino bianco infilato nei pantaloni, cosicché sia anch'esso piuttosto aderente al corpo della giovane, dalle maniche lunghe ed il collo tondo. Per ultimo, ma non per importanza, un lungo kimono nero dai fiori ciliegio disseminati lungo tutta la tela - comprese le maniche che vanno ad allargarsi dal gomito in giù, nascondendone persino le mani - ne copre le spalle sin ad oltrepassare i glutei. Sul petto – sotto i vestiti – è stato posto un ulteriore fuda, al cui interno è invece sigillata la sua nuova arma: la spada di Chakra, ch’è in realtà soltanto un manico nel quale è possibile trasmettere il proprio Chakra. Tra i capelli rosei, incurante del tempo e della società attuale, splende il suo coprifronte raffigurante il simbolo di Konoha con tutti i relativi segni d’usura e di graffio. Un pendaglio raffigurante il ventaglio del Clan Uchiha è costantemente presente al collo della donna, mai rimosso per ragione alcuna. Le braccia costeggiano i fianchi, inermi. D'altronde, non deve destar alcun sospetto in quel piano che ha ideato senza alcun consenso dalla mente dell'organizzazione. [ Chk On ]

10:47 Hayate:
  [Via Princiopale] Lentamente, guardandosi intorno guardingo e curioso, si avvia per quella che sembra essere la via principale del quartiere notturno. Kagegakure ancora lo lascia stranito, sebbene siano passati diversi giorni dal suo arrivo al villaggio dal suo vagare nomade per sfuggire alle chimere e ai pericoli che lo stare nel mondo esterno comporta. Come se non bastasse, le insistenti voci circa un omicida annidatosi nel villaggio non lasciano esattamente riposare tranquilli, specie quando da dieci anni dormi con un occhio aperto e un occhio chiuso, con la paura che ti stringe ogni muscolo del corpo... e le chiappe. La tuta sportiva nera che indossa è di ben altra fattura rispetto a quella logora e sporca che indossava nel suo girovagare: incredibili i progressi che la scienza ha compiuto, anche in queste piccole cose come il vestiario. Fa scorrere la mano accarezzandone il tessuto, scivoloso come l'acqua di un fiume, perdendosi nell'azzurro delle due strisce che attraversano la manica della giacca dalla spalla fino ai polsi. Il quartiere non sembra essere particolarmente vivo a quest'ora del giorno: del resto, se è chiamato quartiere notturno ci sarà un motivo. Avrebbe voluto ringraziare i ninja che lo hanno soccorso all'esterno del villaggio, conducendolo sano e salvo al di qua delle mura, ma di loro non sembra esserci traccia. Chissà che non stiano dormendo in qualche angolo del quartiere con un po' di alcool in corpo; del resto erano ninja di Kusa, non sarebbe così improbabile come cosa. Non porta nessun'arma con sé, né ha attivato il chakra, ancora.

11:03 Furaya:
 Il di lei vagare non è poi molto veloce. Si preoccupa di muovere il piede manco susseguito dallo specular opposto, ma senza mai eccedere. Non essendovi chissà chi in giro per il quartiere, tanto vale godersi il panorama di quegli edifici tanto alti quanto spenti. Dato proprio il basso movimento in quella zona, la figura di Hayate dovrebbe balzarle all'occhio il prima possibile. Un ragazzo che avanza, camminando per quelle vie in pieno giorno, esattamente come lei. <È tutto chiuso, eh?> Le sorge spontanea una domanda pronunciata ad alta voce, ma fatta affinché chi è nelle vicinanze possa sentire e, in tal caso, anche protendere per attaccare bottone. Del resto, la sua non è una normale passeggiata, bensì una raccolta di informazioni. I locali sono sorvegliati anche durante il giorno in cui non c'è nessuno per quelle vie? Non sarebbe poi molto impensabile, poiché la Yakuza non dorme mai. Non s'arresta poiché non è sicura che l'interlocutore verso cui si è rivolta possa risponderle, ma ridurrà quanto meno l'andatura per non superarlo qualora giunga il suo verbiare. Porta le braccia al centro del petto, così da incrociarle ad altezza del seno, stringendosi maggiormente gli abiti attorno al corpo. D'altronde, l'inverno è letteralmente giunto e le temperature si son fatte sempre più rigide giorno dopo giorno. Certo, non risultano essere un problema per lei che può diventare una stufa umana, ma ehi, mica ha lo Yoton perennemente attivo. I sensi permangono comunque abbastanza vigili, alimentati dal Chakra precedentemente attivato, assicurandosi che tutto sia sotto controllo e che non ci sia nessun altro nei dintorni a poter danneggiarne la tranquillità, per quanto momentanea possa essere a giudicare dall'incarico che le ha affidato il Mizukage. [ Chk On ]

11:18 Hayate:
  [Via Principale] Lascia vagare gli occhi azzurri in cerca di un volto familiare, ma sembra essere un'impresa troppo ardua per chi ha lasciato Konoha da bambino per tornare da uomo a vivere nelle mura di un villaggio che ancora fa fatica a percepire come suo. Sta posando la mano nella zip della sua tuta, per alleviare un urgente senso di formicolio alle parti più basse, quando la domanda di una voce femminile lo fa sobbalzare. <Direi di sì> direbbe, constatando la resistenza della zip e allontanando subito la mano onde evitare ulteriori figuracce. Potrebbe anche scambiarlo per un pervertito a vederlo con una mano nei sacri lidi della pioggia dorata, ora asciutti. <Ringraziando il cielo> Sussurrerebbe, alzando gli occhi in alto. Si avvicinerebbe verso la ragazza, con passo più certo, come di chi finalmente ha una meta da raggiungere dopo tanto peregrinare. <Anche tu cerchi qualcuno?> Domanderebbe, senza riconoscere ancora quella che a Konoha era ben più che un volto familiare nella sua infanzia. <Temo di aver sbagliato orario a incamminarmi qui a quest'ora. Esiste un quartiere diurno nel quartiere notturno?> Domanderebbe, sentendosi un po' stupido a domandarlo. Ma del resto, cos'avrebbe da perdere? Non ha alcuna reputazione, eccetto che quel gigantesco piccolo dettaglio di essere un discendente dei Senju, uno dei clan di shinobi più antichi in un mondo che sembra troppo immerso in cose da poco conto come... ninjagram! I passi delle sue scarpe sportive nere scandirebbero il tempo necessario a raggiungere ed affiancarsi alla Kunoichi dai capelli color fenicottero.

11:46 Furaya:
 Apre gli occhietti chiari, arcuando persino le sopracciglia nell'istante in cui nota l'altrui mano scivolare dabbasso. Non che dica qualcosa, nel senso... Non che gliene importi, ma l'espressione sorpresa che le si è dipinta in viso dovrebbe già poter dire tutto. Si schiarisce la gola come a voler cambiare argomento, replicando difatti alla prima frase che sente pronunciare al moro. <Peccato.> Commenta a sua volta per quanto riguarda la chiusura di tutti i locali, appropinquandosi ulteriormente nei pressi dell'Ochaya — la sua destinazione ultima, pur cercando di non destare inutili sospetti. <Più che qualcuno, cercavo un locale aperto. Sai, per passare un po' il tempo in questa gelida mattinata.> Le temperature son basse per davvero, quindi non sarebbe impensabile per qualcuno cercare un posto abbastanza caldo e chiuso nel quale fermarsi a prendere un drink. <Anche se credo che avrei dovuto prendere alla lettera il nome "Quartiere notturno".> Alcune cose non puoi comprenderle finché non ci sei dentro e, alla fine della fiera, tentar non nuoce — s'è detta. Chiaramente, per lei è tutt'altra la motivazione che la spinge a ritrovarsi per quelle vie durante un orario mattutino, tuttavia non è tenuta a rivelarlo al primo che passa. Potrebbe anche trattarsi d'un dipendente dell'Ochaya, per quanto la riguarda. Le sfugge una risata all'ultimo quesito posto da Hayate, una risata che comunque si spegne abbastanza in fretta per non infastidire l'interlocutore. <Sai, non credo. Forse qualche sala da tè. Temo proprio che abbiamo sbagliato orario.> Ammette, stringendosi nelle spalle, potendo invece notare qualche ubriacone sparso ai lati della via — qualcun altro che ormai è tornato sulle vie di casa dopo una nottata passata all'insegna della miglior sbronza della loro vita. Talvolta, dovrebbe sbottonarsi anche lei e sfruttare una di queste serate per fare baldoria. <Tu, invece, chi stai cercando?> Approfittando della domanda che le ha precedentemente rivolto, così da ribaltargliela. Qualunque informazione può essere utile, no? Secondo il bianco no... Secondo lei sì, poiché possono essere elaborate. Differenti vie di pensiero. [ Chk On ]

12:04 Hayate:
  [Via Principale] Rivolge uno sguardo lievemente perplesso alla kunoichi e alla sua prima esclamazione. Forse nel villaggio vi è qualcuno che appare più pervertito di quanto lui non possa mai sembrare. O quel "peccato" si riferiva forse ai locali chiusi? <Sala da me?> Sussurrebbe, piano, confuso. <Oh, certo, qualche sala da TE'...> esclamerebbe a voce più alta, enfatizzando l'ultima parola, come a fugare ogni equivoco dalla sua mente. <Sarebbe troppo bello per essere vero. Non entro in una sala da tè da... beh troppo tempo.> La mente disegna ricordi lontani nelle sue memorie. <Cercavo coloro che mi hanno permesso di entrare tra le mura del villaggio, non ce l'avrei mai fatta senza di loro. Volevo ringraziarli.> O biasimarli, per averlo costretto a vivere ancora nonostante quel latente di desiderio di raggiungere colei che ha scandito i giorni da quando ha lasciato Konoha ancora imberbe. <Forse però, sto anche cercando me stesso.> Esclamerebbe, quasi sorpreso dal suono della sua stessa voce. Alzerebbe le spalle, ora più larghe di quand'era appena il genin quattordicenne del clan Senju. Infila la mano nella tasca, stringendo il coprifronte di Konoha, ancora restio ad indossarlo, come indeciso se considerarsi ancora uno shinobi, dopo essersi nascosto così a lungo invece che affrontare il pericolo e gettare così la sua vita come altri hanno fatto. <Diciamo che sono nuovo qui, al Villaggio. Devo ancora capire il mio posto, ammesso che ve ne sia davvero uno per me!> Direbbe, laconico, piantando i suoi occhi azzurri in quelli di lei, cielo su cielo.

12:21 Furaya:
 L'altrui sguardo perplesso riceve la stessa ed identica reazione da parte della rosata, la quale solleva nuovamente un sopracciglio. <...da thè, la bevanda...> Cerca di correggersi per quanto possibile, dato che nella pronuncia - purtroppo - non è poi molto differente dal pronome. <...sì, esatto!> Esclama di rimando, contenta per fortuna di non doversi ripetere - e di non dovergli fare un disegnino. Sia mai che ce ne fosse stato bisogno... <Io non penso d'esserci mai stata, invero.> Riferendosi alla sala da thè, poiché fin troppo impegnata a godersi la vita da Hokage che per commettere qualche strappo alla regola. Eccessivamente ligia ai doveri per permettersi di bere qualcosa, salvo quelle rare eccezioni in cui ce la portavano quasi di peso - per presenziare, per dovere legato comunque alla carica e sol lì, lasciandosi un minimo andare. <Oh?> Sorpresa dalla di lui rivelazione, non s'aspettava certo d'aver davanti qualcuno che ha appena messo piede nel villaggio. <E' sorprendente. Com'è là fuori?> Non che lei non ci sia già stata all'esterno, tuttavia è sempre bene informarsi nei riguardi di chi è letteralmente appena entrato. Non si sa mai cosa possa accadere fuori dalle mura, è questo il fulcro della cittadina delle ombre che è stata creata nel bel mezzo del Paese del Fuoco. <Beh, quando ti trovi davanti ad un nuovo mondo, totalmente diverso da quello a cui sei abituato, è normale prendersi del tempo per trovare sé stessi e per capire cosa voler fare della propria vita: restare a guardare il progredire del mondo attorno a te o esserne parte integrante? Far qualcosa per esso o contro esso?> Mormora con far cheto, pronunciandosi in tal senso, ma non mostrandosi né favorevole né contraria, bensì esclusivamente comprensiva nei suoi confronti. D'altronde, chi meglio di lei può capirlo? E' tra quelle mura da meno d'un anno, ha imparato a conoscere quel posto, a viverlo - ma mai ha desiderato restarci per troppo tempo. <Se non ce n'è, createlo. Che sia qui o fuori.> Perché lei pretende di star all'esterno - un giorno. Mai dentro le mura per tutta la vita. Mai bestia in gabbia, lei ch'è il capo branco. [ Chk On ]

12:37 Hayate:
  [Via Principale] Stringe le sopracciglia, arricciando le labbra davanti alla curiosa rivelazione di lei in merito al non aver mai visitato una sala da the. Tralascia e lascia correre volutamente l'equivoco in cui stava capitombolando, onde evitare di fare una ulteriore figura da stercoraro. <Là fuori... è... diverso!> Esclamerebbe, vago, quasi a voler prender tempo per raccogliere i pensieri e inscatolare gli ultimi dieci anni della sua vita. <Senza certezze, senza punti fermi, solo un passo dopo l'altro, con la consapevolezza che uno di quei mostri può apparire da un momento all'altro e porre una fine al racconto della tua vita. Diciamo che il solo fine, è la fine stessa. Scusa il gioco di parole!> Poi, continuando ad affiancare la rosea kunoichi, aggiungerebbe una risposta ulteriore al dire di lei. <Non credo che il fato mi consenta di stare a guardare a lungo.> E nel dirlo, estrarrebbe il coprifronte di Konoha, mostrandolo alla kunoichi. <Non so se ha ancora valore in questo mondo e in questo tempo. Ne aveva per me, quando l'ho ricevuto. Ma oggi?> Alza le spalle, quasi sperando di trovare una risposta da lei, ignaro del fatto che fosse una Hokage. <Il mio retaggio mi imporrebbe di seguire quelle che sono le mie radici; del resto, la foglia non cade lontana dall'albero.> Si fermerebbe, portando la mano destra alla tempia. <O era il frutto?>

13:39 Furaya:
 Si limita dapprima ad un mero annuire nei di lui riguardi quando parla dell'esterno. Lo ascolta, attendendo con impazienza il prosieguo della sua spiegazione. <Concordo> Nei riguardi dell'esterno. <devi vivere con il costante timore d'avere a che fare con delle bestie che potrebbero divorarti.> O peggio. Non si limitarono a divorare i ninja sul campo di battaglia durante l'ultima guerra, bensì anche a tranciarli di netto, facendo sgorgar sangue neppur fossero delle fontane. <E' per questa ragione che i sopravvissuti hanno preferito rinchiudersi tra queste mura.> Ammette, stringendosi nelle spalle. Come ha sempre pronunciato, lei comprende le motivazioni che hanno portato le persone a vivere tra le mura di Kagegakure. Ciò che non ha, invece, mai compreso è la ragione per la quale non abbiano, susseguentemente, cercato di allargarsi, di riprendersi i territori all'esterno e provato a spazzare via le chimere. Abbassa lo sguardo in direzione della tasca dalla quale tira fuori il coprifronte, sospirando con un mesto sorriso al sentire delle sue riflessioni. A sua volta, conduce la mandritta in direzione della fronte, laddove lei ancor indossa quell'oggetto con assoluta fierezza. <Sii il cambiamento che vuoi essere nel mondo: per quanto mi riguarda, è questo il mio credo.> Indica la placca metallica graffiata e usurata dal tempo, ma ancor scintillante con il simbolo della Foglia in bella mostra sul davanti. <Preferisco decidere io chi voglio essere, anziché lasciarlo fare alla società o agli altri. Quindi, se vuoi indossare quel coprifronte fa pure. A molti non piace l'idea del ninja a causa di dieci anni fa> Come presumibilmente l'altro non farà fatica a comprendere restando tra quelle mura qualche altro giorno ancora. <ma voglio dimostrare loro che agli errori sappiamo rispondere.> E correggerli, laddove necessario. Espone quel che è il suo pensiero con una facilità disarmante perché in lei non vi sono dubbi d'alcun genere. Ma, del resto, è pur sempre stata Hokage: è questione d'onore, onore legato alla storia nella quale ha scolpito anche il suo nome. <Il frutto!> Esclama alla sua domanda, permettendosi di nuovo una piccola risata di circostanza, come a smorzare la tensione scaturita dal discorso precedente. [ Chk On ]

14:17 Hayate:
  [Via Principale] <Il frutto, giusto!> Esclama annuendo convinto. Il dubbio del resto gli si era presentato. <I sopravvissuti che hanno potuto intendi dire. Là fuori ci son persone che non hanno scelto di stare là, semplicemente si adattano a decisioni prese da altri.> Poi, osservando meglio il coprifronte della Foglia di lei, osa esclamare: <Mi manca Konoha. Non tanto per le mura, quanto per la vita che avevamo lì. Forse l'abbiamo data per scontata, non l'abbiamo vissuta come una grande conquista.> Lascia che il silenzio li avvolga per qualche istante, prima di osare domandare: <Sapresti dirmi se... Kaori e Azrael sono ... qui?> Il pensiero che possano essere morti in battaglia lo ha sfiorato più volte, sebbene non abbia mai dato adito a quella voce dentro la sua testa. E se fossero vivi poi? Si presenterebbe da loro come l'allievo che è stato via per 10 anni a nascondersi dalle chimere senza alzare un dito per difendere i suoi compagni? O forse andrebbero fieri del fatto che sia sopravvissuto nonostante tutto, facendo ritorno? Non chiede nemmeno alla kunoichi se li conosce o meno: tutti li conoscevano alla Foglia. Pianta gli occhi in quelli di lei, studiandone l'espressione, quasi a voler captare la verità. <Il cambiamento che voglio essere... mi piace!> Esclama poi, convinto, soppesandone il significato, con l'intento di rifletterci meglio con più calma in seguito.

14:37 Furaya:
 Comunque, ha potuto non poco constatare che, a quest'orario, lì non c'è praticamente nessuno. Potrebbe essere sicuramente a suo vantaggio, ma fin quando? <Come ti dicevo, ognuno deve essere in grado di decidere per sé stesso e di essere chi vuole.> Gonfia il petto d'orgoglio, sicura di sé come lo è sempre stata, tanto da prendere anche decisioni sbagliate - pentendosene, una volta averglielo fatto notare. E' come se vivesse coi paraocchi, talvolta. <Manca anche a me, è per questo che vorrei tornasse ad esistere.> Ammette senza troppi fronzoli, poiché non è qualcosa che intende nascondere - d'altronde, nascondersi a cos'è servito se non a tastare il territorio? Mekura aveva loro detto ch'erano in pericolo in quanto ninja del passato, ma nessuno ha mosso un dito per incarcerarli - o peggio. <Kaori e Azrael si sono ritirati a vita privata quand'erano Consiglieri, quindi non li vedo letteralmente da allora.> Dieci anni, forse di più. <Tra queste mura, non ho sentito echeggiare il loro nome, tanto meno ho visto il loro volto.> Sono letteralmente spariti dalla circolazione. L'ultima informazione che aveva su di loro è che la Hyuuga stesse per diventare madre. Quest'è quanto. Non che se ne sia davvero informata, poi. Anche lei aveva il suo bel da fare. Dopo aver risposto a questa domanda, si sofferma su di lui, squadrandolo meglio. <Temo sia arrivato il momento di andare> S'è fatta una certa e il suo telefono vibra nella tasca posteriore dei pantaloni. Con molta probabilità, qualcuno si starà chiedendo che fine abbia fatto durante la mattinata. <ci vediamo, allora.> Non che si siano presentati... ma quella coppia di zaffiri non sono da dimenticare, non con quel coprifronte tra le mani che le ha precedentemente mostrato. S'allontana, in seguito, dopo aver sentito l'altrui replica, dirigendosi verso il settore konohano. [ EXIT ]

14:46 Hayate:
  [Via Principale - Exit] Annuisce, con fare pensoso. Non trova nulla da obiettare a quanto detto da Furaya: del resto, anche lui avverte il forte desiderio di tornare a Konoha e riprendersi ciò che sarebbe potuto essere e non è mai stato, diventare l'Albero che il suo seme prometteva di essere. <Sì, lo vorrei anche io!> Aggiungerebbe, a voler dare voce ai suoi pensieri e desideri. <Quindi anche loro non sono più nella mia vita. Capisco.> Non le prime persone che perde del resto, per quanto un velo di tristezza si affacci sui suoi occhi. I suoi maestri non ci sono più: chi seguirà ora? <Grazie per il tempo insieme. Mi hai dato di che riflettere. Magari ne parleremo ancora, in una sala del thè!> Con quali soldi non si sa, ma questi son dettagli più facilmente risolvibili. Un lavoro si trova sempre, laddove c'è la volontà di ricostruire un villaggio e dove ci sono mostri che minacciano di distruggerlo ogni giorno. Sospira. <A presto!> E anche lui, mani in tasca, riponendo il coprifronte, si avvia ad esplorare nuove zone del villaggio. [Exit]

Hayate è appena entrato tra le mura di Kagegakure, cercando il suo posto nel mondo.
Incontra Furaya nel Quartiere notturno, consultandosi a vicenda sul da farsi.