Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

Ashura vs Shinsei

Quest

0
0
con Tenjiro, Shinsei

20:14 Shinsei:
  [Ingresso] Non ogni nube porta tempesta, direbbe un drammaturgo ormai troppo lontano nel tempo e nello spazio. Eppure quelle che coprono il cielo di Kiri, portano proprio questo. Tempesta che rende desolate e placide le strade, tempesta che, per contrappasso, riempie gli animi di irrequietezza. Serve la luce d’un lampo per dare il via alla scena. Una luce che, per un battito di ciglia, illuminerà l’ampio vialone che conduce alla magione del Mizukage, fiancheggiato dalle due alte colonne di case, si presume non troppo mal messe, insomma, siamo nella parte bene del villaggio. Ma non solo. Verrà illuminata una figura che incede solitaria, al centro dell’ampio viale. Una figura d’una certa imponenza, avvolta da un manto nero, con il volto coperto da un cappuccio. Graffiano il terreno morbido e fangoso gli anfibi neri, imbrattati d’acqua e fango. Tonfi resi acquosi dal terreno troppo morbido per quel peso. Lascia pesanti impronte al suo passaggio, eppure non se ne cura, il nostro biondo. Niente è visibile del suo abbigliamento, tutto è coperto sotto quel manto cerato, nero e logoro sul bordo inferiore, sul quale la pioggia si raccoglie in piccoli rivoli e finisce spazzata via. L’unica cosa che sarà visibile a chi portasse lo sguardo su di lui, è il volto affilato, dai lineamenti duri, lo sguardo dal taglio affilato come fosse anche quello uno strumento atto a offendere, e non una porta verso l’anima in perenne tormento di quello che, nonostante le apparenze, alla fine è un giovane uomo. Iridi nere svettano, luminose e vive, piantate sull’ampio portone, come se potessero aggredirlo, scavalcarlo e dirigersi al suo interno da sole, senza l’ausilio del corpo. Non si cura di ciò che lo circonda. Quella nei suoi occhi, in fondo è già stata definita una forza inarrestabile. Ed è forse proprio questo che manifesta. Troppo concentrato su qualsiasi cosa ci sia oltre quel portone, o su chissà cosa altro agiti la sua anima e il suo sonno da giorni ormai, scavando solchi neri intorno agli occhi, per rendersi conto di quelle due bisento elegantissimi che si incrociano fino al centro delle loro aste di legno, sbarrando il passaggio proprio davanti al suo naso. Le armi inastate son tenute dai due ninja a guardia del palazzo, ognuno a custodire un fianco di quel portone, ora entrambi con lo sguardo piantato su di lui e un’espressione tutt’altro che amichevole sul volto. Ne sceglie uno, quello di sinistra, piantando su di lui quello sguardo nero e pesante. Reso ancora più profondo e scomodo da sostenere da quella pelle scura sulle palpebre e sopra gli zigomi. Lentamente la mano sinistra sbuca dal manto, mostrando un foglio già aperto e alzandolo fino a portarlo davanti al volto della guardia <Sono stato convocato> Un ringhio basso e roco fuoriesce dalle labbra sottili. Nient’altro. darà alla guardia il tempo di leggere, aspettando il da farsi.

Tuoni e pioggia. Kiri non conosce pietà o pace, dal momento che persino il meteo sembra essere in combutta contro il settore. Il pesante banco di nubi che sovrasta il Grande Villaggio riversa il proprio astio sulla popolazione sotto forma di piccole goccioline d'acqua. Innocue, se prese in considerazione singolarmente nella loro essenza più semplice e banale... eppure la pioggia scava la roccia. Eppure la pioggia fa straripare i fiumi. La pioggia allaga le città. Non tutto ciò che è banale andrebbe sottovalutato. Anche i rumori più piccoli... quelli meno roboanti... possono preannunciare una valanga. Ebbene, c'è qualcosa che si è messo in moto in quel di Kirigakure. L'abbattimento del Cancello della Nebbia da parte delle chimere ha dato il via ad una serie di eventi che la popolazione probabilmente ancora non può considerare. Ha attirato l'attenzione di occhi indiscreti... e non solo l'evento in se, ma anche chi vi ha preso parte. Di chi siano questi occhi, beh, è da vedere... ma tanto per iniziare, i volti più noti presenti sulla scena sono stati richiamati personalmente dal Mizukage per un incontro formale alla magione. Per questo motivo Shinsei ora si affaccia sulla soglia del grande palazzo signorile, ove ad attenderlo vi sono due guardie del Mizukage in persona. <Fermo lì.> L'avviso preliminare di una delle due. Fiere e composte, non permettono agli sconosciuti di passare così facilmente, a meno che non siano in possesso di un pezzo di carta recante la firma del Kage in persona. Cosa che, quando si dice la Sorte, Shinsei possiede eccome. Lo sguardo della guardia passa dal pezzo di carta al viso di lui, senza indugiare troppo. <Prego.> Commenta senza fare troppi giri di parole, mentre è l'altra guardia a sbottonarsi un po' di più. <Quanti ancora ne mancheranno?> Una domanda che non troverà risposta alcuna, se non una scrollata di spalle. Piuttosto, le nuove parole della guardia a sinistra sono proprio per Shinsei. <Entra e continua dritto. Prendi le scale in fondo al corridoio e sali al piano di sopra. Troverai un'altra guardia vicino alla porta del Mizukage.> Una spiegazione ben precisa, che segnerà la fine del loro colloquio. Shinsei sarà libero di entrare, quindi, e sfilare lungo i tanti uffici che occupano il piano inferiore. Le attività di amministrazione non sono ancora cessate, seppur parecchie stanze siano ormai spente. Il flusso di gente, ovviamente, è ridotto al minimo. Una volta al piano superiore, Shinsei potrà superare la guardia ed entrare in un grande stanzone che, esattamente come il resto del palazzo, ricalca lo stile classico orientale. Non uno stile qualunque, tuttavia... ricchezza e sfarzo trasudano da ogni tatami. La netta contrapposizione tra il lusso del palazzo e la povertà del resto del settore sarebbe evidente anche per un cieco. Eppure, nessuno sembra farne un problema. In fondo alla stanza, dietro una scrivania, un grosso trono di legno è di spalle e non permette a nessuno di adocchiare chi vi è seduto. Questi, presumibilmente il Mizukage, pare essere intento a fissare un'immensa vetrata che riflette in maniera poco attendibile la sua figura, mentre drappeggi dorati e il grande emblema di un sole d'oro fanno da decorazione al muro di vetro. Che decida come annunciarsi, Shinsei. Il tempo di un Kage è prezioso.

21:16 Shinsei:
  [Ingresso]  
Una sola parola. Annuisce e fa per avanzare quando s’arresta, ascoltando, senza guardarla l’altra guardia. Una domanda che non troverà risposta, ma è una domanda che qualcosa dice a colui che sta ascoltando. Non è stato l’unico convocato. Ne il primo, e probabilmente non sarà l’ultimo. Una cosa che avvalora le ipotesi che si è posto su quel colloquio. Torna la mente alle immagini di quello scontro, allo sguardo finale che ha avuto con Furaya e con Kan, e a tutti gli altri ninja che ha distrattamente percepito adoperarsi intorno a loro per occuparsi delle bestie minori, prima che arrivasse chiunque sia arrivato a salvarli. Tanta gente ha partecipato alla difesa di quel settore, tante voci da sentire. Un semplice cenno d’intesa con la guardia che ha fornito le informazioni necessarie a raggiungere il Mizukage. Nient’altro. S’addentrerà dentro quel palazzo. Non appena si troverà all’asciutto, si limiterà ad aprire i bottoni che tengono chiuse le falde del suo logoro mantello cerato, che rimarrà quindi appeso solo per il bottone centrale, alla base del collo, con le falde a coprire ora solo le ampie spalle stondate. Abbasserà inoltre il cappuccio, snudando finalmente quel cranio nudo e liscio ai fianchi, decorato con neri serpenti d’inchiostro a seguirne il profilo fino al collo. I capelli son racchiusi in una treccia bionda che scompare dentro il mantello. Lo sguardo nero e pesante, mentre segue lui segue le istruzioni ricevute, spazia su quelle porte, tentando di leggere distrattamente e senza fermare il passo le targhette degli uffici, qualcosa di noioso probabilmente. Roba burocratica. La sensazione che lo pervade è che stia superando un denso muro di gomma atto ad allontanare il Mizukage dai problemi e dalle difficoltà quotidiane, stante il fatto che poi a capo di quel carrozzone c’è sempre lui. Continuerà spedito finchè non incontrerà la seconda guardia, alla quale mostrerà di nuovo la lettera di convocazione firmata dal Kage, per avere finalmente accesso a quello che è lo studio del Kage. Si limiterebbe ad attraversare la porta aperta dalla guardia e a guardarsi intorno, mostrando, oltre a quell’atteggiamento per sua natura fiero e orgoglioso, una nota di circospezione, soffermandosi prima sui dettagli di quella stanza, poi sullo scranno di legno ruotato per osservare quell’ampia vetrata. Fine della corsa, quindi c’è da dedurre che quello sia il Mizukage.. si schiudono le labbra <Sono stato convocato.> Voce scura, greve, arrochita del poco utilizzo. Il manto, aperto ora, rivela un vestiario tutto sommato semplice. Anfibi, pantaloni neri e una felpa a coprire quella figura, ma da entrambi gli anfibi spuntano fasciature bianche abbastanza visibili per via del contrasto con il colore buio degli indumenti. Anche la mano sinistra, snudata per via del fatto che le maniche della felpa sono tirate su fino oltre il gomito, si presenta fasciata fino a metà dell’avambraccio spesso e pallido. S’è rattoppato come poteva per quell’incontro. Dovrà trovare un medico prima o poi. Resterà quindi fermo, in attesa.

Shinsei fa il suo ingresso nel grande androne del Mizukage, dove ad accoglierlo v'è così tanto sfarzo che, probabilmente, nel resto della grande Kagegakure non sarebbe possibile trovarne uno più splendente. Nel momento in cui le sue labbra si schiudono e la sua voce riecheggia per la grande sala, l'attenzione del Mizukage viene inevitabilmente richiamata, e la notifica di ciò sopraggiunge direttamente dall'interessato. <Mh?> Mugugna interrogativo, girando la grande poltrona di legno su un lato e mostrando il proprio profilo al ragazzo appena entrato. Lo sguardo affilato di Shinsei, quindi, potrà finalmente posarsi su una figura altrettanto affilata e longilinea. Il Mizukage, Ashura Yoton, si palesa come un uomo molto giovane o, in ogni caso, su cui il tempo sembra non aver esercitato chissà quale effetto negativo. Gli occhi del Taijutser incontrano per qualche istante i pozzi dorati del protettore del villaggio della Nebbia, prima che possano soffermarsi su quel sole tatuato sulla fronte e la pelle talmente liscia e perfetta da rendere poco credibile il fatto che si sia guadagnato quella carica per meriti di guerra. <Oh, si. Vieni pure.> Il tono è abbastanza caldo, ma non trasmette quella sicurezza e quel tepore che un Kage dovrebbe far percepire. Anzi, il suo sguardo e il suo modo di atteggiarsi sono decisamente altezzosi. Al limite del sopportabile. Poggia entrambe le mani sui pomelli della sedia sfarzosa, facendovi forza e sollevandosi. Si mostrerà al nuovo arrivato in tutto il suo splendore, avvolto in un lungo vestito dai ricami dorati e di fattura palesemente pregiata. Il lungo crine color oro scorre fino al fondo schiena, curato ed impeccabile... esattamente come si conviene per chi pensa di essere legittimato al comando da una qualche sorta di divinità. <Immagino che tu sappia perchè sei stato convocato, vero?> Avvia direttamente il discorso, senza donarsi a formalità eccessive... almeno fin quando l'impressione di esser stato troppo diretto non lo porterà a riformulare l'incipit della trattazione. <Mi è stato riferito che hai combattuto in prima linea contro quelle creature immonde, qualche giorno fa. Che hai messo a rischio la tua vita per il bene del villaggio...> Con passo lento e fiero, aggira la scrivania in maniera tale da potersi portare frontale a lui e guardarlo negli occhi. Alto un metro e ottantatré, per circa settantacinque chili, non teme il confronto faccia a faccia. <Ci tenevo a ringraziarti personalmente, a nome di tutto il villaggio.> Oh si, adesso suona decisamente meglio. <Come hai detto che ti chiami?> Non lo ha detto, semplicemente. <Asuma, lasciaci soli.> Ordina alla guardia sull'ingresso, che di tutta risposta abbandona la propria postazione e chiude la porta dietro di se. Da questo momento in avanti, saranno soli. <Raccontami un po' dell'accaduto...> Borbotta, poggiando il regal sederone sulla scrivania e facendo volare la mano destra al calice pieno di vino ivi presente. Ovviamente non ne verrà offerto uno a Shinsei... ma doveva aspettarselo, visti i presupposti.

22:28 Shinsei:
  [Ingresso] Le nere iridi incastonate in quello sguardo affilato decorato dall’alone scuro intorno agli occhi, si portano immediatamente alla figura del Kage. Ne memorizza subito la voce, sia nel timbro che nel tono, per poi concentrarsi sulla figura, l’aspetto, l’altezza, la corporatura, il tipo di abiti e il colore dei capelli e degli occhi. Ogni cosa viene opportunamente schedata nel suo cervello. Impossibile non notare la disparità tra i due. Soprattutto in merito all’eleganza dell’estetica. A quelle stoffe preziose si contrappongono abiti logori, infangati e gocciolanti. A quelle onde color oro si contrappone quella cresta racchiusa in una coda. Uno l’emblema dell’eleganza, l’altro il simbolo dell’irruenza. Anche la voce, per quanto calda, trasmette altezzosità, supponenza. Eppure arriverà alle orecchie di Shinsei apparentemente senza effetto, lo sguardo nero e animalesco, nero come l’abisso ma vivo, vivace, anzi, animato da una costante e profondissima irrequietezza che però solo da quei punti neri emerge. Annuirà una volta, confermando di sapere il motivo di quella convocazione, o quantomeno di ipotizzarlo. Annuirà di nuovo anche al resoconto dell’accaduto. Si potrebbe puntualizzare sul motivo profondo per cui ha combattuto. Ma non siamo li per questo, giusto? Forse è conveniente per ora tenere per se le proprie intenzioni, lasciando che il Mizukage ipotizzi ciò che crede. Il sopracciglio sinistro si inarca quasi impercettibilmente nel vederlo alzarsi, ma soprattutto nell’avvicinarsi e nell’acconsentire quel contatto visivo. Tenterà di scavare nel profondo di quel mare dorato per lunghi istanti, prima di rispondere <Shinsei.> Secca la voce. Non ci mette il minimo sforzo per fornire calore al Kage, non ne ha bisogno, insacchettato in quelle belle stoffe. L’invito alla guardia d’ingresso tuttavia, parla ancora, dicendo cose materialmente non dette, ma comunque presenti. E a quella richiesta di raccontare, presterà per ora solo silenzio. Lo osserverà indietreggiare verso la scrivania, prendere quel vino. Lui di rimando tenterà di compiere qualche passo, ma non verso di lui, da lui distoglierà anche lo sguardo per portarlo all’ampia vetrata dietro di loro, alla quale tenterebbe di avvicinarsi, tanto per rendersi conto di quale panorama si vede. Dove si punta l’occhio del Mizukage? È rivolto verso il centro di Kagegakure? O verso il suo distretto? Curioso si, ma niente di tutto ciò emergerà dai tratti duri del volto <Credo che cosa sia accaduto lo sappiate benissimo. Chissà quante volte avete sentito il racconto che i presenti quel giorno da voi convocati vi avranno già fatto. La sirena, le esplosioni, la porta che crolla, la chimera gorilla…Bla. Bla. Bla.> Scuote il capo piano. La voce, bassa e roca, appare tranquilla, per quanto il parlato sia indubbiamente spigoloso e schietto <Penso che state convocando tutti qui perché sapete benissimo che la vostra posizione vi consente un ottimo sguardo d’insieme, ma vi priva della prospettiva dal basso. Dei dettagli> Il parallelo è chiaro, tra quello che quella vetrata consente di vedere, e quello che invece impedisce di vedere. È una metafora. <E sospetto che se avete allontanato la vostra guardia, rendendo il colloquio con uno sconosciuto completamente privato, credo sia perché sospettiate qualcosa che nemmeno i vostri collaboratori più stretti hanno la possibilità di sapere> Lunghi attimi di silenzio <Ma non siamo qui per i miei sospetti, quanto per la mia prospettiva sull’accaduto. E la mia prospettiva è che pur essendoci degli elementi che non mi quadrano, non ho gli strumenti per capire se sto vaneggiando o se c’è qualcosa di cui preoccuparsi.> Il capo si volta, tornando con lo sguardo su di lui, cercando il suo <Posso parlare in libertà?> è bene saperlo, questo.

<Shinsei.> Ribadisce con tono calmo, cercando di fissare quel nome in mente, seppur le aspettative a riguardo siano oltremodo scarse. Intanto quelle labbra raggiungono il bordo del calice e si bagnano del fermentato rosso rubino contenuto al suo interno. Lo sguardo ambrato non si stacca neanche per un istante da Shinsei, che d'altro canto si prende la libertà di raggiungere la vetrata e guardarci attraverso. La vetrata della magione volge verso il centro di Kagegakure. Certo, i vari tetti del distretto fanno da sottofondo e occupano parte della visuale, ma a svettare è decisamente la torre del consiglio. <Ti sorprenderebbe conoscere il quantitativo di versioni dell'accaduto ho raccolto in questi giorni.> Ammette, senza voltarsi. Resta poggiato con il sedere sulla scrivania, donando le spalle a chi ha donato le proprie per primo. <Esattamente come ti sorprenderebbe sapere che di tutte queste versioni, nessuna mi soddisfa realmente.> Poggia il calice sulla scrivania, incrociando poi le braccia al petto e preparandosi alla propria trattazione. <Supposizioni legittime, ragazzo.> Che si sia già dimenticato il nome? <A tal punto che, nonostante la tua tracotanza, non sento la necessità di dissentire.> Ammette di aver isolato la stanza per garantire a quel discorso la segretezza che merita. Ammette di avere pensieri più particolari e profondi di quelli che potrebbe avere un uomo qualunque... ed è presto detto il perchè. <Pur provando a rimettere insieme i pezzi della vicenda... Pur cercando di intrecciare le versioni per poter ottenere una storia ponderata che accomuni tutto e sia quanto più veritiera possibile, continuano ad esserci cose che non mi tornano.> Eppure, non sembra essere particolarmente incline a dire cosa nello specifico. <Le mie fonti sono diverse.> Il tono è forte, ora. Fiero. <Non è la visione nel dettaglio che mi manca, bensì la capacità di collegare tutti i punti di questa vicenda.> Insomma, sembra quasi alla ricerca della chiave di lettura della faccenda. Quel piccolo indizio senza il quale non è possibile dare un senso agli eventi. <Confido nel fatto che tu sappia che le chimere non hanno mai osato così tanto, da dieci anni a questa parte.> Finalmente si schioda dalla scrivania, voltandosi verso Shinsei e fissandolo. Le mani si raccolgono entrambe dietro la schiena, in una presa solidale ad altezza della fascia lombare. <Tanto meno lo hanno fatto in pieno giorno.> Momento in cui le difese della cancellata, teoricamente, sono più vigili e reattive. <Quindi mi chiedo: cosa è cambiato? Perchè hanno attaccato in pieno pomeriggio e sono addirittura riuscite ad entrare?> Ovviamente restano domande volte al vento. Non si aspetta che l'altro abbia le risposte definitive. <In definitiva... il motivo della tua presenza qui si riassume in una domanda molto più specifica.> Che adesso può fare, ora che sono soli. <C'è qualcosa che desideri dirmi? Qualcosa di strano che ritieni sia degno della mia attenzione?> Chiede a lui l'eventuale chiave di Volta. Invece lo rassicurerà circa la sua incapacità di vederci chiaro. <Non temere.> Saccente. <Non sta a te valutare se si tratta di un vaneggio o di una visione nitida. Devi solo dirmi tutto ciò che sai... e per il resto potrai smettere di indugiarvi su.> Ashura è un tipo molto particolare. Difficile averci a che fare... specialmente quando i caratteri tendono a cozzare. <Certo che puoi parlare liberamente.> Ghigna, quasi mefistofelico. <Ti ho dato l'impressione che non fosse così sin dal principio?> E lo lascerà libero di rispondere alle sue domande.

23:31 Shinsei:
  [Ingresso] È interessante che dall’ufficio del palazzo del Mizukage, se voltato verso il centro del villaggio, sia conseguentemente molto più difficile scorgere la porta del distretto. Resterà quindi con lo sguardo nero a spaziare tra i tetti e quell’enorme torre luminosa. Una linea di astio nello sguardo, mentre le parole del mizukage già riempiono la stanza con quella voce fluida e altezzosa. Non sorride quando scopre d’aver colto nel segno. I segnali c’erano tutti. A questo punto non resta che continuare ad ascoltare il discorso del dorato, le sue variazioni di tono, i suoi spostamenti. Quando l’altro si degnerà di spostarsi dalla sua scrivania e fronteggiarlo si sposterà semplicemente ruotando anche il corpo insieme al volto fino a donargli la totale frontalità. Il primo cenno di reazione lo dona quando l’altro parte dal comportamento delle chimere. <Penso sia giusto far presente che sono arrivato in questa città solo in autunno.> Non specificherà altro del suo passato, la dichiarazione è funzionale, non un semplice sfoggio <Le chimere difficilmente attaccano col sole, è vero, ed è molto più facile che a riunirle in branco sia il rumore di una battaglia o il richiamo di qualcuna di loro…> Quello era un branco organizzato, con un capobranco, non un’accozzaglia di bestie riunite insieme da un rumore. <A questo primo elemento che non torna aggiungiamo che la guarnigione mi è sembrata impreparata. Su questo punto però, non ho elementi per giudicare la stranezza della cosa, ma che i portoni d’ingresso alla città siano il punto debole di tutta la baracca sembra evidente anche a me che non conto nulla, Mi sembra strano che su quelle mura e in quelle torri non ci fossero shinobi a sufficienza per sventare un attacco in pieno giorno. Ma non ho elementi per spingermi oltre> alla fine a capo di quel distretto c’è il suo interlocutore e nessun altro. Il tono non è piatto, anzi, segue il parlato dando enfasi alle cose importanti, e per rafforzare i concetti, s’alza la mano sinistra, con l’indice e il medio svettanti verso l’alto e le altre dita chiuse in pugno. Due. Come gli elementi di dissonanza. Ai quali, presto s’aggiunge anche l’anulare, formando un tre con le dita centrali. <Il terzo elemento che mi ha stranito è il ritardo dei soccorsi. L’ingresso di quel branco nel distretto è stato limitato sostanzialmente da shinobi capitati li per caso. Non ho idea poi se alla fine siate giunto voi con gli anbu o è intervenuta invece la Shinsengumi… ma in ogni caso il ritardo mi è sembrato strano. In altre occasioni sono stati molto più celeri a intervenire… e non si trattava certo di uno degli ingressi della città raso al suolo.> Un lungo periodo, sicuramente per i suoi standard, e la voce roca è testimonianza plastica di quanto poco spesso parli. Ma la situazione lo richiede. Tre dita che svettano al cielo, tre indizi, che dovrebbero fare una prova, eppure, inspiegabilmente, se ne aggiunge un quarto, il mignolo si solleva. Quattro. Quattro indizi, e qual è il quarto? <C’è un’altra cosa che mi sembra giusto voi sappiate. Quando sono arrivati i soccorsi e il branco è stato costretto ad invertire il proprio percorso uscendo dalle mura, ho notato qualcosa. In uno dei vicoli c’era una persona. Uno shinobi credo. Era ammantato e mascherato, ma sfoggiava un coprifronte. Quando si è accorto che lo stavo guardando si è dileguato e non sono riuscito a riprendere le sue tracce.> Racconta brevemente. Non che abbia tanti dettagli in più in effetti, se non uno forse <Il coprifronte era strano, ritraeva il simbolo di Kiri con un cerchio al centro> Descrive, come se avesse quella placca d’acciaio li davanti a se <Mi è sembrato un atteggiamento particolare, i ninja di un distretto penso darebbero la vita per proteggerlo… passi la paralisi per la paura… per quanto disdicevole sia in un ninja… ma non mi è sembrato spaventato dalle chimere, quell’individuo, quanto dall’essere scoperto> Conclude. Compiendo un mezzo passo verso il suo interlocutore, niente di più, la loro distanza resterà ben più che considerevole. <Per farla breve, Mizukage, mi sembra che l’unico modo sensato per collegare questi quattro elementi è che quelle bestie siano state attirate al cancello da qualcuno all’interno che si è premurato di farlo trovare sguarnito e senza rinforzi, e che si è dileguato quando ha rischiato di essere scoperto, ma infondo avete ragione voi, non è compito mio giungere a conclusioni> Serio in volto, per quanto quelle iridi brillano di profonda curiosità, dentro quell’espressione quasi austera. Resta concentrato sul suo interlocutore, come se null'altro avesse importanza.

Nel momento in cui l'altro ammette di essere arrivato in città da poco, lo sguardo del Mizukage si assottiglia e si fa più indagatore. Shinsei potrà sentire il peso di quello sguardo su di se, alla pari di un uomo ritenuto colpevole e tenuto sotto i riflettori. Ad ogni modo, non lo interromperà fino a quando non si dimostrerà necessario esternare i propri pensieri. <Esattamente.> Incalza, ma non per assecondare i pensieri dell'altro. Bensì per difendere quella che può essere la reputazione del villaggio. <In mancanza di elementi per giudicare o della sola completezza di informazioni circa lo stato dell'arte del Cancello, al posto tuo mi guarderei dallo sbilanciarmi in commenti di questo tipo.> Lo dice con estrema fermezza, quasi come se abbia preso le perplessità dell'altro come un attacco personale. <Gli Shinobi c'erano eccome.> E' chiaro che nel clangore della battaglia, ognuno ha pensato più a se e al proprio stretto giro, rendendo impossibile avere una visione completa e concreta dello scenario. <E' di quegli Shinobi il sangue che ha macchiato la terra quel giorno.> Certo, c'erano anche civili volontari di mezzo, ma la maggior parte della resistenza era caratterizzata dai Ninja dislocati in difesa del cancello. <Il mio arrivo con gli Anbu...> glielo conferma indirettamente, escludendo l'intervento della Shinsengumi. <... è stato il più celere possibile. Appena avvisato, mi sono diretto al cancello con tutte le forze necessarie per respingere l'attacco.> Gonfia il petto, non propriamente disposto a tollerare questo genere di insinuazioni. <La difesa del -mio- villaggio...> e scandisce bene il concetto di possesso. <... ha indubbiamente un'importanza incontestabile. Tuttavia, non tutti abbiamo la fortuna di trovarci nel posto giusto al momento giusto, Shinsei.> Lo sta rimproverando? Forse. <Quel ritardo che la situazione ti ha fatto percepire come immenso, non è stato altro che il semplice tempo di reazione necessario all'organismo per realizzare di esser stato violato e per organizzare una risposta immunitaria efficace.> Utilizza una semplice metafora, per lasciar intendere all'altro come dinamiche di questo tipo siano abbastanza fisiologiche, laddove non è la volontà del singolo a dover essere gestita, bensì un'orchestra di persone. Ad ogni modo, il discorso prende finalmente una piega che soddisfa il Mizukage. Quando si parla dell'intruso e di quel coprifronte, l'uomo dalle tonalità dorate riempie il petto con un ampio respiro, forse finalizzato al mantenere la calma. <-Questo-... è quello che volevo sentire.> Il tono è tale da fargli intendere che delle sue congetture circa l'inadeguatezza delle difese del villaggio non gli interessa praticamente nulla, sicchè ritiene che la chiave di Volta sia insita proprio in questa figura di cui ora si sta parlando. <Un coprifronte tipo questo, per caso?> Ne tirerà uno fuori dalla vestaglia, che vien lanciato sulla scrivania e [DING!] con rumore metallico palesa la sua esteriorità. E' esattamente come Shinsei l'ha descritto: un frontalino apparentemente appartenente a Kirigakure, ma con segni differenti incisi a mano. <Ora ti svelerò qualche dettaglio in più, in onor dell'onestà che mi hai riservato.> Avrebbe potuto omettere l'evento dello Shinobi e non lo ha fatto. La sua onestà sarà ripagata, pare. <E' da un po' di tempo che qui a Kiri succedono cose strane.> Sbatte le palpebre, riportando le mani dietro la schiena e ponderando bene le parole da usare. <Eventi di cui non riuscivo a comprendere la natura, ma che ora cominciano ad avere un senso. Nelle ultime settimane ho raccolto informazioni e pare che ci sia un intruso nel Villaggio della Nebbia.> Assottiglia le palpebre e lo guarda con sguardo inquisitore. <O forse più di uno.> Considerando che uno dei frontalini è in suo possesso, mentre Shinsei ha parlato di averne visto un altro. A tratti gli sembrerà quasi di essere sotto accusa! Ed è anche naturale che sia così, considerando che a quanto dice, il suo arrivo a Kagegakure coincide con l'inizio delle vicende. <E sempre collegati a questo ipotetico intruso vi sono delitti sanguinosi ed avvistamenti... particolari.> Non parlerà delle chimere avvistate quella notte di un mese prima, ma lascerà all'altro il dubbio sulla questione. <Quello che io penso...> Pensieroso, si prende frazioni di attimo necessarie a formulare per bene la frase. <... è che qualcosa di specifico abbia indotto le bestie a varcare il cancello quel giorno, e che il tuo avvistamento non può essere una pura coincidenza.> Cala il silenzio per qualche istante. Il Mizukage sembra riflettere rapidamente e trarre delle conclusioni. <Se davvero l'attacco dipende da questo Shinobi, allora non resta che trovarlo e scoprire di più. Va trattato al pari di un Mukenin... e come tale, è legittimo l'utilizzo della forza.> Astioso e forte, emana l'ordine definitivo. <L'importante è che venga portato -qui-.> Categorico. <Bada bene. Non voglio che la Shinsengumi venga tirata in ballo per queste faccende. Ciò che succede nel mio villaggio è di mia stretta competenza.> Della serie: i panni sporchi si lavano in casa. <L'incarico richiede la massima segretezza e non dovrai farne parola con nessuno. Intesi?> Severo, non gli ha neanche chiesto se effettivamente vuole farlo. Ashura non sembra il tipo a cui interessa se ti va di fare una cosa o meno. Se il Kage chiede, lo shinobi esegue. Questo è l'approccio del despota. Starà a Shinsei decidere se accettare o meno quest'imposizione, consapevole del fatto che il Mizukage potrebbe nutrire dei dubbi circa il suo coinvolgimento diretto e illecito nella faccenda.

01:06 Shinsei:
  
Ascolterà le sue parole. Resterà in completo silenzio, soprattutto dopo il tono estremamente fermo con cui è stato redarguito. Non che ne emerga un qualche tipo di paura, o di soggezione particolare, anzi, resterà piuttosto piatta l’espressione, fiera in quei tratti rigidi, solo lo sguardo sarà più mobile, vivo ed espressivo, le iridi più che lo sguardo. Sosterrà quello dell’altro, guardandolo leggermente dall’alto. Non che abbia mai fatto troppo caso a queste cose. In generale, per nulla interessato all’etichetta ne ai ruoli di quella società che ancora fatica tantissimo a sentire sua. Le labbra si schiuderanno sottili e veloci immediatamente dopo la fine del suo dire sulla prontezza delle difese. <Non sto parlando del -tuo- intervento> mormorerà sottolineando quell’aggettivo possessivo con un tono leggermente più alterato di quello tutto sommato placido sfoggiato fino a quel punto, cosa che lo farà assomigliare un po' di più a un ringhio. Non ha nemmeno fatto caso di aver perso l’uso del “voi” che gli era stato tanto caldamente consigliato. Un respiro profondo prima di riprendere a parlare, gonfiando l’ampia cassa toracica. <Sono sicuro che voi abbiate reagito con il massimo della celerità possibile. Penso però che il crollo di uno degli ingressi al villaggio avrebbe dovuto scatenare l’intervento repentino di quell’elite di guerrieri che il governo tanto si diverte a sfoggiare> Continua semplicemente. Chiaro il riferimento alla Shinsengumi. Non è una cosa che si è chiesto solo lui a dirla tutta. Ha sentito lo sbraitare di Furaya, che si è divertita a dare ordini tutto il tempo. Ma questo non aggiungerebbe nessun valore alla sua deduzione, e quindi non ha senso dirlo < Ma come avete detto anche voi, è sicuramente vero che non ho elementi per valutare ne la consistenza della guarnigione ne la velocità dell’arrivo dei rinforzi> Due elementi su quattro che sarebbe stato meglio non considerare e forse nemmeno rivelare al Mizukage. Ma non è tipo da tenersi le cose per se. Schietto fino al limite dell’impertinenza. Quello sguardo che gli viene riservato in seguito tuttavia, lo accende. Un bagliore di curiosità più sordo e profondo arriverà ad illuminare quello sguardo pesante da sostenere, eppure anche il Mizukage non scherza. Quello sguardo lo sente e come, e quando quella placca di metallo viene lanciata sulla scrivania, lo sguardo si sgrana, piantato su quel pezzo di metallo. Tenterebbe, di bruciare ad ampie falcate, quelle che servono, la distanza con il pezzo d’arredo, tentando, se gli fosse concesso, di afferrare il pezzo di metallo con la mano fasciata, avvicinandola allo sguardo, tentando di captare meglio qualcuno dei simboli incisi a mano. cosa noterà? Quali forme sono state incise su quella placca? Su quale parte del metallo? Il retro è liscio o ha qualcosa da rivelare anche lui? Tenterà di acquisire ogni tipo di informazione quel pezzo di metallo possa rivelare. Ascoltando al contempo le parole del Mizukage. Solo quando quell’esame sarà concluso tornerà con lo sguardo sull’altro, raddrizzandosi, tenterà, sempre se concesso, di compiere qualche passo ora verso di lui, donandogli la <Sapete. Se fosse vero che parliamo di più di una persona..> è ragionevole pensarlo, visto che lui stesso ha già visto più di uno di quei frontalini che adesso stringe in mano <Rischiate di avere a che fare con qualcosa di peggio di un tizio che si diverte a creare casini> Risponde, maledettamente serio in volto, ascoltando ora l’ultima frase del Mizukage <Mh> Annuisce <Capisco. Un incarico segreto, così se fallisco nessuno lo saprà mai, ma se ho successo avrò risoldo un problema per il distretto di Kiri.> Fornisce la sua visione di quell’accordo. A questa considerazione seguiranno lunghi momenti di silenzio, sta riflettendo, ma lo fa con lo sguardo piantato nel suo <Accetto.> Secco, infine. <Ma ho bisogno di due cose> Commenta alzando la mano libera dal coprifronte con indice e medio alzati e le altre dita chiuse in pugno <Ho bisogno di altre informazioni. Luoghi in cui io possa cominciare le ricerche, e soprattutto contatti utili da poter…> Spremere come arance mature? <Sentire> Un lieve ghigno a stendere quelle labbra sottili. Si abbassa un dito, mentre parla, e per amor di Shinsei faremo che sarà il medio il dito che si abbasserà e non quello che rimarrà da solo a svettare in un gesto osceno che un Kage di quel tipo potrebbe prendere nient’affatto bene. <E poi, voglio sapere cosa ci guadagno.> Ovviamente. Ascolterà ciò che il Mizukage avrà da dire per poi girare i tacchi e uscire dall’ufficio, non prima di aver donato al mizukage un semplice cenno d’intesa. Qualcosa di non udibile quando è tanto vicino alla porta e ad orecchie indiscrete.

Lo sguardo del Mizukage non si scosta dalla figura di Shinsei, neanche quando questo continua nelle sue considerazioni circa i tempi di reazione delle difese al cancello di Kiri. <Ribadisco. La difesa del cancello e l'intervento delle forze armate era perfettamente ponderato in funzione della minaccia.> I suoi occhi, che ora si riducono a delle fessure, indugiano Shinsei con un'affilatezza rinnovata. <Non farei troppo leva su una singola vittoria, ragazzo mio. La tua presenza al Cancello è stata d'aiuto, ma non significa che senza di te, i ninja di guardia non avrebbero retto comunque fino al mio arrivo.> Figura controversa, quella del Mizukage. Un discorso che era iniziato elogiando al ragazzo e alla sua presenza, lentamente scivola verso lo sminuire delle sue azioni in favore dell'esaltazione del settore Kiriano e delle sue difese. E' palese, oltremodo, che il Mizukage sia abbastanza vanaglorioso e questo si riflette indirettamente sul perchè la Shinsengumi non è intervenuta per difendere il Cancello, lasciando spazio agli Anbu del settore. <Governo o meno, questo resta il -mio- villaggio.> Lo ribadisce. <La sua difesa è subordinata unicamente al mio volere.> Magari i membri del consiglio potrebbero dissentire, ma finchè la cosa resta tra quelle mura, non c'è di che preoccuparsi no? E' probabile che la cosa sia stata già discussa nella grande torre, e che Ashura abbia legittimamente ampio spazio di manovra. La discussione muore lì. Piuttosto l'interesse del ragazzo si accende nei confronti della targhetta, che viene immediatamente raggiunta e visionata. A primo impatto non sembra essere particolarmente differente da quella tipica dei ninja del settore Kiriano. Metallica, con una fascia blu per permetterne l'equipaggiamento. Liscia sul retro e con un unico difetto: è stata incisa a mano, al centro tra le onde di Kiri, una circonferenza con un punto nel mezzo. L'incisione è regolare, seppur non sia stata fatta evidentemente da un fabbro. Chiunque abbia deciso di segnare quel frontalino, lo ha fatto dopo la sua creazione con metodi poco ortodossi. Un frontalino che non racconta molto, in se... ma che sembra essere un elemento scomodamente ricorrente nelle vicende più recenti. Ad ogni modo, Shinsei torna a dare la propria versione dei fatti e la cosa non smuove il Mizukage neanche un po'. <E' per questo che devi portarmi uno di loro qui. Vivo.> Imperioso e categorico. <Se avessi la certezza che l'intruso fosse solo uno, avrei già posto rimedio alla cosa.> Non lascia intendere come. Le vie del Mizukage sembrano essere svariate. <Invece ho lo strano sentore che siano di più... e per questo motivo ho bisogno di acchiapparne uno, per scovare tutti gli altri.> La domanda sorgerà spontanea in Shinsei... e il Kage gli donerà la risposta prima ancora che possa porla. <Ti starai chiedendo perchè non ho chiesto ai miei Anbu di occuparsene.> Legittimo. <Penso... che ci sia qualcuno, tra la popolazione, che opera per occultare la mia vista.> A buon intenditor, poche parole. E' risaputo che il Mizukage è visto come un despota anche dalla sua stessa popolazione. Basti notare la differenza che c'è tra la sua casa e il resto del villaggio, in termini di agio. E lui sembra esserne consapevole. <Per questo motivo mi servi tu.> Qualcuno che possa scendere fin nei meandri della società kiriana senza -spaventare- la gente. Senza indurla ad arroccarsi e negare l'evidenza. Il Mizukage, poi, annuirà senza vergogna alla deduzione del ragazzo circa la missione. <Esattamente.> Se fallirà, sarà solo un altro soffio nel vento. Se avrà successo, Kiri avrà un problema in meno di cui occuparsi. <Non dirmi che è la gloria che cerchi...> E un sorrisino compiaciuto e mefistofelico nasce sul suo volto, prima che il ragazzo esiga altre informazioni. Informazioni che non tarderanno ad arrivare. <La maggior parte dei delitti ha avuto luogo nel distretto povero. Gli Anbu non hanno rivenuto nessun prigioniero vivo. Solo morti e scie di sangue che non hanno portato a nulla.> Cosa significa? Che qualcuno si è salvato, oppure i cadaveri sono stati occultati. <E' inutile dirti che ogni domanda posta alla popolazione ha avuto esito negativo.> Altrimenti non sarebbero lì a parlarne, ora. <Posso restringere il campo d'interesse, ma non ho contatti da offrirti.> Figuriamoci se lui conosce gente di ceto così basso. <Dovrai muoverti da solo.> Ed infine arriva il momento della ricompensa. Shinsei ha l'ardire di esigerne una. Lo sguardo di Ashura si fa affilato e mefistofelico, esattamente come il sorriso a tratti beffardo che gli nasce sul viso. <Potrei dirti che, tanto per cominciare, ci guadagneresti la possibilità di girare a piede libero senza pensieri, senza che una mia guardia Anbu ti segua come se fosse la tua ombra.> Lo vuole render dotto del fatto che, a conti fatti, lui è ancora un potenziale sospettato e che gli sta dando enorme fiducia. <Potrei dirti che il servigio che ti viene richiesto dovrebbe essere compiuto in nome dell'onore ninja che tanto viene decantato ed inneggiato all'accademia, oltre che in nome del Grande Villaggio e della sua sicurezza...> Ghigna ancora, divertito dalla situazione. <Ma sappiamo entrambi che queste sono solo parole vuote, si?> Almeno le ultime. Sulla scorta Anbu non ci sarebbe da scherzare con lui. <Avrai una lauta ricompensa.> in termini economici, s'intende. <E il Mizukage in persona... ti dovrà un favore.> Un token. Un Jolly importante. Inoltre, non sembra esserci ulteriore spazio per parlamentare o mercanteggiare. Le condizioni sono queste. <Accetta o rifiuta l'incarico, tanto in ogni caso lo saprò. Il nostro incontro... si conclude qui.> E con un sonoro [SNAP!] schiocco di dita, sancirà la fine della discussione e l'apertura della porta del suo ufficio. Lì sosteranno due guardie che, volente o nolente, scorteranno Shinsei fino all'ingresso.[The End]

Shinsei, dopo esser stato convocato dal Mizukage, si reca alla magione per scoprire cosa abbia da dire. Il discorso inizia con degli elogi, ma presto si trasforma in uno scontro orgoglioso e in una proposta di collaborazione. Ashura vuole agire nell'ombra per risolvere i problemi di Kiri... e per questo motivo non sembra essere intenzionato ad usufruire delle forze militari comuni del villaggio. Svela qualche segreto a Shinsei, per permettergli di agire in solitaria, indirizzandolo verso il quartiere povero di Kiri. Il giovane Taijutser dovrà scegliere se aiutare il Kage, guadagnandosi la sua riconoscenza, oppure se rifiutare l'incarico ed attirare su di se attenzioni indesiderate.