Tuoni e pioggia. Kiri non conosce pietà o pace, dal momento che persino il meteo sembra essere in combutta contro il settore. Il pesante banco di nubi che sovrasta il Grande Villaggio riversa il proprio astio sulla popolazione sotto forma di piccole goccioline d'acqua. Innocue, se prese in considerazione singolarmente nella loro essenza più semplice e banale... eppure la pioggia scava la roccia. Eppure la pioggia fa straripare i fiumi. La pioggia allaga le città. Non tutto ciò che è banale andrebbe sottovalutato. Anche i rumori più piccoli... quelli meno roboanti... possono preannunciare una valanga. Ebbene, c'è qualcosa che si è messo in moto in quel di Kirigakure. L'abbattimento del Cancello della Nebbia da parte delle chimere ha dato il via ad una serie di eventi che la popolazione probabilmente ancora non può considerare. Ha attirato l'attenzione di occhi indiscreti... e non solo l'evento in se, ma anche chi vi ha preso parte. Di chi siano questi occhi, beh, è da vedere... ma tanto per iniziare, i volti più noti presenti sulla scena sono stati richiamati personalmente dal Mizukage per un incontro formale alla magione. Per questo motivo Shinsei ora si affaccia sulla soglia del grande palazzo signorile, ove ad attenderlo vi sono due guardie del Mizukage in persona. <Fermo lì.> L'avviso preliminare di una delle due. Fiere e composte, non permettono agli sconosciuti di passare così facilmente, a meno che non siano in possesso di un pezzo di carta recante la firma del Kage in persona. Cosa che, quando si dice la Sorte, Shinsei possiede eccome. Lo sguardo della guardia passa dal pezzo di carta al viso di lui, senza indugiare troppo. <Prego.> Commenta senza fare troppi giri di parole, mentre è l'altra guardia a sbottonarsi un po' di più. <Quanti ancora ne mancheranno?> Una domanda che non troverà risposta alcuna, se non una scrollata di spalle. Piuttosto, le nuove parole della guardia a sinistra sono proprio per Shinsei. <Entra e continua dritto. Prendi le scale in fondo al corridoio e sali al piano di sopra. Troverai un'altra guardia vicino alla porta del Mizukage.> Una spiegazione ben precisa, che segnerà la fine del loro colloquio. Shinsei sarà libero di entrare, quindi, e sfilare lungo i tanti uffici che occupano il piano inferiore. Le attività di amministrazione non sono ancora cessate, seppur parecchie stanze siano ormai spente. Il flusso di gente, ovviamente, è ridotto al minimo. Una volta al piano superiore, Shinsei potrà superare la guardia ed entrare in un grande stanzone che, esattamente come il resto del palazzo, ricalca lo stile classico orientale. Non uno stile qualunque, tuttavia... ricchezza e sfarzo trasudano da ogni tatami. La netta contrapposizione tra il lusso del palazzo e la povertà del resto del settore sarebbe evidente anche per un cieco. Eppure, nessuno sembra farne un problema. In fondo alla stanza, dietro una scrivania, un grosso trono di legno è di spalle e non permette a nessuno di adocchiare chi vi è seduto. Questi, presumibilmente il Mizukage, pare essere intento a fissare un'immensa vetrata che riflette in maniera poco attendibile la sua figura, mentre drappeggi dorati e il grande emblema di un sole d'oro fanno da decorazione al muro di vetro. Che decida come annunciarsi, Shinsei. Il tempo di un Kage è prezioso.
Shinsei fa il suo ingresso nel grande androne del Mizukage, dove ad accoglierlo v'è così tanto sfarzo che, probabilmente, nel resto della grande Kagegakure non sarebbe possibile trovarne uno più splendente. Nel momento in cui le sue labbra si schiudono e la sua voce riecheggia per la grande sala, l'attenzione del Mizukage viene inevitabilmente richiamata, e la notifica di ciò sopraggiunge direttamente dall'interessato. <Mh?> Mugugna interrogativo, girando la grande poltrona di legno su un lato e mostrando il proprio profilo al ragazzo appena entrato. Lo sguardo affilato di Shinsei, quindi, potrà finalmente posarsi su una figura altrettanto affilata e longilinea. Il Mizukage, Ashura Yoton, si palesa come un uomo molto giovane o, in ogni caso, su cui il tempo sembra non aver esercitato chissà quale effetto negativo. Gli occhi del Taijutser incontrano per qualche istante i pozzi dorati del protettore del villaggio della Nebbia, prima che possano soffermarsi su quel sole tatuato sulla fronte e la pelle talmente liscia e perfetta da rendere poco credibile il fatto che si sia guadagnato quella carica per meriti di guerra. <Oh, si. Vieni pure.> Il tono è abbastanza caldo, ma non trasmette quella sicurezza e quel tepore che un Kage dovrebbe far percepire. Anzi, il suo sguardo e il suo modo di atteggiarsi sono decisamente altezzosi. Al limite del sopportabile. Poggia entrambe le mani sui pomelli della sedia sfarzosa, facendovi forza e sollevandosi. Si mostrerà al nuovo arrivato in tutto il suo splendore, avvolto in un lungo vestito dai ricami dorati e di fattura palesemente pregiata. Il lungo crine color oro scorre fino al fondo schiena, curato ed impeccabile... esattamente come si conviene per chi pensa di essere legittimato al comando da una qualche sorta di divinità. <Immagino che tu sappia perchè sei stato convocato, vero?> Avvia direttamente il discorso, senza donarsi a formalità eccessive... almeno fin quando l'impressione di esser stato troppo diretto non lo porterà a riformulare l'incipit della trattazione. <Mi è stato riferito che hai combattuto in prima linea contro quelle creature immonde, qualche giorno fa. Che hai messo a rischio la tua vita per il bene del villaggio...> Con passo lento e fiero, aggira la scrivania in maniera tale da potersi portare frontale a lui e guardarlo negli occhi. Alto un metro e ottantatré, per circa settantacinque chili, non teme il confronto faccia a faccia. <Ci tenevo a ringraziarti personalmente, a nome di tutto il villaggio.> Oh si, adesso suona decisamente meglio. <Come hai detto che ti chiami?> Non lo ha detto, semplicemente. <Asuma, lasciaci soli.> Ordina alla guardia sull'ingresso, che di tutta risposta abbandona la propria postazione e chiude la porta dietro di se. Da questo momento in avanti, saranno soli. <Raccontami un po' dell'accaduto...> Borbotta, poggiando il regal sederone sulla scrivania e facendo volare la mano destra al calice pieno di vino ivi presente. Ovviamente non ne verrà offerto uno a Shinsei... ma doveva aspettarselo, visti i presupposti.
<Shinsei.> Ribadisce con tono calmo, cercando di fissare quel nome in mente, seppur le aspettative a riguardo siano oltremodo scarse. Intanto quelle labbra raggiungono il bordo del calice e si bagnano del fermentato rosso rubino contenuto al suo interno. Lo sguardo ambrato non si stacca neanche per un istante da Shinsei, che d'altro canto si prende la libertà di raggiungere la vetrata e guardarci attraverso. La vetrata della magione volge verso il centro di Kagegakure. Certo, i vari tetti del distretto fanno da sottofondo e occupano parte della visuale, ma a svettare è decisamente la torre del consiglio. <Ti sorprenderebbe conoscere il quantitativo di versioni dell'accaduto ho raccolto in questi giorni.> Ammette, senza voltarsi. Resta poggiato con il sedere sulla scrivania, donando le spalle a chi ha donato le proprie per primo. <Esattamente come ti sorprenderebbe sapere che di tutte queste versioni, nessuna mi soddisfa realmente.> Poggia il calice sulla scrivania, incrociando poi le braccia al petto e preparandosi alla propria trattazione. <Supposizioni legittime, ragazzo.> Che si sia già dimenticato il nome? <A tal punto che, nonostante la tua tracotanza, non sento la necessità di dissentire.> Ammette di aver isolato la stanza per garantire a quel discorso la segretezza che merita. Ammette di avere pensieri più particolari e profondi di quelli che potrebbe avere un uomo qualunque... ed è presto detto il perchè. <Pur provando a rimettere insieme i pezzi della vicenda... Pur cercando di intrecciare le versioni per poter ottenere una storia ponderata che accomuni tutto e sia quanto più veritiera possibile, continuano ad esserci cose che non mi tornano.> Eppure, non sembra essere particolarmente incline a dire cosa nello specifico. <Le mie fonti sono diverse.> Il tono è forte, ora. Fiero. <Non è la visione nel dettaglio che mi manca, bensì la capacità di collegare tutti i punti di questa vicenda.> Insomma, sembra quasi alla ricerca della chiave di lettura della faccenda. Quel piccolo indizio senza il quale non è possibile dare un senso agli eventi. <Confido nel fatto che tu sappia che le chimere non hanno mai osato così tanto, da dieci anni a questa parte.> Finalmente si schioda dalla scrivania, voltandosi verso Shinsei e fissandolo. Le mani si raccolgono entrambe dietro la schiena, in una presa solidale ad altezza della fascia lombare. <Tanto meno lo hanno fatto in pieno giorno.> Momento in cui le difese della cancellata, teoricamente, sono più vigili e reattive. <Quindi mi chiedo: cosa è cambiato? Perchè hanno attaccato in pieno pomeriggio e sono addirittura riuscite ad entrare?> Ovviamente restano domande volte al vento. Non si aspetta che l'altro abbia le risposte definitive. <In definitiva... il motivo della tua presenza qui si riassume in una domanda molto più specifica.> Che adesso può fare, ora che sono soli. <C'è qualcosa che desideri dirmi? Qualcosa di strano che ritieni sia degno della mia attenzione?> Chiede a lui l'eventuale chiave di Volta. Invece lo rassicurerà circa la sua incapacità di vederci chiaro. <Non temere.> Saccente. <Non sta a te valutare se si tratta di un vaneggio o di una visione nitida. Devi solo dirmi tutto ciò che sai... e per il resto potrai smettere di indugiarvi su.> Ashura è un tipo molto particolare. Difficile averci a che fare... specialmente quando i caratteri tendono a cozzare. <Certo che puoi parlare liberamente.> Ghigna, quasi mefistofelico. <Ti ho dato l'impressione che non fosse così sin dal principio?> E lo lascerà libero di rispondere alle sue domande.
Nel momento in cui l'altro ammette di essere arrivato in città da poco, lo sguardo del Mizukage si assottiglia e si fa più indagatore. Shinsei potrà sentire il peso di quello sguardo su di se, alla pari di un uomo ritenuto colpevole e tenuto sotto i riflettori. Ad ogni modo, non lo interromperà fino a quando non si dimostrerà necessario esternare i propri pensieri. <Esattamente.> Incalza, ma non per assecondare i pensieri dell'altro. Bensì per difendere quella che può essere la reputazione del villaggio. <In mancanza di elementi per giudicare o della sola completezza di informazioni circa lo stato dell'arte del Cancello, al posto tuo mi guarderei dallo sbilanciarmi in commenti di questo tipo.> Lo dice con estrema fermezza, quasi come se abbia preso le perplessità dell'altro come un attacco personale. <Gli Shinobi c'erano eccome.> E' chiaro che nel clangore della battaglia, ognuno ha pensato più a se e al proprio stretto giro, rendendo impossibile avere una visione completa e concreta dello scenario. <E' di quegli Shinobi il sangue che ha macchiato la terra quel giorno.> Certo, c'erano anche civili volontari di mezzo, ma la maggior parte della resistenza era caratterizzata dai Ninja dislocati in difesa del cancello. <Il mio arrivo con gli Anbu...> glielo conferma indirettamente, escludendo l'intervento della Shinsengumi. <... è stato il più celere possibile. Appena avvisato, mi sono diretto al cancello con tutte le forze necessarie per respingere l'attacco.> Gonfia il petto, non propriamente disposto a tollerare questo genere di insinuazioni. <La difesa del -mio- villaggio...> e scandisce bene il concetto di possesso. <... ha indubbiamente un'importanza incontestabile. Tuttavia, non tutti abbiamo la fortuna di trovarci nel posto giusto al momento giusto, Shinsei.> Lo sta rimproverando? Forse. <Quel ritardo che la situazione ti ha fatto percepire come immenso, non è stato altro che il semplice tempo di reazione necessario all'organismo per realizzare di esser stato violato e per organizzare una risposta immunitaria efficace.> Utilizza una semplice metafora, per lasciar intendere all'altro come dinamiche di questo tipo siano abbastanza fisiologiche, laddove non è la volontà del singolo a dover essere gestita, bensì un'orchestra di persone. Ad ogni modo, il discorso prende finalmente una piega che soddisfa il Mizukage. Quando si parla dell'intruso e di quel coprifronte, l'uomo dalle tonalità dorate riempie il petto con un ampio respiro, forse finalizzato al mantenere la calma. <-Questo-... è quello che volevo sentire.> Il tono è tale da fargli intendere che delle sue congetture circa l'inadeguatezza delle difese del villaggio non gli interessa praticamente nulla, sicchè ritiene che la chiave di Volta sia insita proprio in questa figura di cui ora si sta parlando. <Un coprifronte tipo questo, per caso?> Ne tirerà uno fuori dalla vestaglia, che vien lanciato sulla scrivania e [DING!] con rumore metallico palesa la sua esteriorità. E' esattamente come Shinsei l'ha descritto: un frontalino apparentemente appartenente a Kirigakure, ma con segni differenti incisi a mano. <Ora ti svelerò qualche dettaglio in più, in onor dell'onestà che mi hai riservato.> Avrebbe potuto omettere l'evento dello Shinobi e non lo ha fatto. La sua onestà sarà ripagata, pare. <E' da un po' di tempo che qui a Kiri succedono cose strane.> Sbatte le palpebre, riportando le mani dietro la schiena e ponderando bene le parole da usare. <Eventi di cui non riuscivo a comprendere la natura, ma che ora cominciano ad avere un senso. Nelle ultime settimane ho raccolto informazioni e pare che ci sia un intruso nel Villaggio della Nebbia.> Assottiglia le palpebre e lo guarda con sguardo inquisitore. <O forse più di uno.> Considerando che uno dei frontalini è in suo possesso, mentre Shinsei ha parlato di averne visto un altro. A tratti gli sembrerà quasi di essere sotto accusa! Ed è anche naturale che sia così, considerando che a quanto dice, il suo arrivo a Kagegakure coincide con l'inizio delle vicende. <E sempre collegati a questo ipotetico intruso vi sono delitti sanguinosi ed avvistamenti... particolari.> Non parlerà delle chimere avvistate quella notte di un mese prima, ma lascerà all'altro il dubbio sulla questione. <Quello che io penso...> Pensieroso, si prende frazioni di attimo necessarie a formulare per bene la frase. <... è che qualcosa di specifico abbia indotto le bestie a varcare il cancello quel giorno, e che il tuo avvistamento non può essere una pura coincidenza.> Cala il silenzio per qualche istante. Il Mizukage sembra riflettere rapidamente e trarre delle conclusioni. <Se davvero l'attacco dipende da questo Shinobi, allora non resta che trovarlo e scoprire di più. Va trattato al pari di un Mukenin... e come tale, è legittimo l'utilizzo della forza.> Astioso e forte, emana l'ordine definitivo. <L'importante è che venga portato -qui-.> Categorico. <Bada bene. Non voglio che la Shinsengumi venga tirata in ballo per queste faccende. Ciò che succede nel mio villaggio è di mia stretta competenza.> Della serie: i panni sporchi si lavano in casa. <L'incarico richiede la massima segretezza e non dovrai farne parola con nessuno. Intesi?> Severo, non gli ha neanche chiesto se effettivamente vuole farlo. Ashura non sembra il tipo a cui interessa se ti va di fare una cosa o meno. Se il Kage chiede, lo shinobi esegue. Questo è l'approccio del despota. Starà a Shinsei decidere se accettare o meno quest'imposizione, consapevole del fatto che il Mizukage potrebbe nutrire dei dubbi circa il suo coinvolgimento diretto e illecito nella faccenda.
Lo sguardo del Mizukage non si scosta dalla figura di Shinsei, neanche quando questo continua nelle sue considerazioni circa i tempi di reazione delle difese al cancello di Kiri. <Ribadisco. La difesa del cancello e l'intervento delle forze armate era perfettamente ponderato in funzione della minaccia.> I suoi occhi, che ora si riducono a delle fessure, indugiano Shinsei con un'affilatezza rinnovata. <Non farei troppo leva su una singola vittoria, ragazzo mio. La tua presenza al Cancello è stata d'aiuto, ma non significa che senza di te, i ninja di guardia non avrebbero retto comunque fino al mio arrivo.> Figura controversa, quella del Mizukage. Un discorso che era iniziato elogiando al ragazzo e alla sua presenza, lentamente scivola verso lo sminuire delle sue azioni in favore dell'esaltazione del settore Kiriano e delle sue difese. E' palese, oltremodo, che il Mizukage sia abbastanza vanaglorioso e questo si riflette indirettamente sul perchè la Shinsengumi non è intervenuta per difendere il Cancello, lasciando spazio agli Anbu del settore. <Governo o meno, questo resta il -mio- villaggio.> Lo ribadisce. <La sua difesa è subordinata unicamente al mio volere.> Magari i membri del consiglio potrebbero dissentire, ma finchè la cosa resta tra quelle mura, non c'è di che preoccuparsi no? E' probabile che la cosa sia stata già discussa nella grande torre, e che Ashura abbia legittimamente ampio spazio di manovra. La discussione muore lì. Piuttosto l'interesse del ragazzo si accende nei confronti della targhetta, che viene immediatamente raggiunta e visionata. A primo impatto non sembra essere particolarmente differente da quella tipica dei ninja del settore Kiriano. Metallica, con una fascia blu per permetterne l'equipaggiamento. Liscia sul retro e con un unico difetto: è stata incisa a mano, al centro tra le onde di Kiri, una circonferenza con un punto nel mezzo. L'incisione è regolare, seppur non sia stata fatta evidentemente da un fabbro. Chiunque abbia deciso di segnare quel frontalino, lo ha fatto dopo la sua creazione con metodi poco ortodossi. Un frontalino che non racconta molto, in se... ma che sembra essere un elemento scomodamente ricorrente nelle vicende più recenti. Ad ogni modo, Shinsei torna a dare la propria versione dei fatti e la cosa non smuove il Mizukage neanche un po'. <E' per questo che devi portarmi uno di loro qui. Vivo.> Imperioso e categorico. <Se avessi la certezza che l'intruso fosse solo uno, avrei già posto rimedio alla cosa.> Non lascia intendere come. Le vie del Mizukage sembrano essere svariate. <Invece ho lo strano sentore che siano di più... e per questo motivo ho bisogno di acchiapparne uno, per scovare tutti gli altri.> La domanda sorgerà spontanea in Shinsei... e il Kage gli donerà la risposta prima ancora che possa porla. <Ti starai chiedendo perchè non ho chiesto ai miei Anbu di occuparsene.> Legittimo. <Penso... che ci sia qualcuno, tra la popolazione, che opera per occultare la mia vista.> A buon intenditor, poche parole. E' risaputo che il Mizukage è visto come un despota anche dalla sua stessa popolazione. Basti notare la differenza che c'è tra la sua casa e il resto del villaggio, in termini di agio. E lui sembra esserne consapevole. <Per questo motivo mi servi tu.> Qualcuno che possa scendere fin nei meandri della società kiriana senza -spaventare- la gente. Senza indurla ad arroccarsi e negare l'evidenza. Il Mizukage, poi, annuirà senza vergogna alla deduzione del ragazzo circa la missione. <Esattamente.> Se fallirà, sarà solo un altro soffio nel vento. Se avrà successo, Kiri avrà un problema in meno di cui occuparsi. <Non dirmi che è la gloria che cerchi...> E un sorrisino compiaciuto e mefistofelico nasce sul suo volto, prima che il ragazzo esiga altre informazioni. Informazioni che non tarderanno ad arrivare. <La maggior parte dei delitti ha avuto luogo nel distretto povero. Gli Anbu non hanno rivenuto nessun prigioniero vivo. Solo morti e scie di sangue che non hanno portato a nulla.> Cosa significa? Che qualcuno si è salvato, oppure i cadaveri sono stati occultati. <E' inutile dirti che ogni domanda posta alla popolazione ha avuto esito negativo.> Altrimenti non sarebbero lì a parlarne, ora. <Posso restringere il campo d'interesse, ma non ho contatti da offrirti.> Figuriamoci se lui conosce gente di ceto così basso. <Dovrai muoverti da solo.> Ed infine arriva il momento della ricompensa. Shinsei ha l'ardire di esigerne una. Lo sguardo di Ashura si fa affilato e mefistofelico, esattamente come il sorriso a tratti beffardo che gli nasce sul viso. <Potrei dirti che, tanto per cominciare, ci guadagneresti la possibilità di girare a piede libero senza pensieri, senza che una mia guardia Anbu ti segua come se fosse la tua ombra.> Lo vuole render dotto del fatto che, a conti fatti, lui è ancora un potenziale sospettato e che gli sta dando enorme fiducia. <Potrei dirti che il servigio che ti viene richiesto dovrebbe essere compiuto in nome dell'onore ninja che tanto viene decantato ed inneggiato all'accademia, oltre che in nome del Grande Villaggio e della sua sicurezza...> Ghigna ancora, divertito dalla situazione. <Ma sappiamo entrambi che queste sono solo parole vuote, si?> Almeno le ultime. Sulla scorta Anbu non ci sarebbe da scherzare con lui. <Avrai una lauta ricompensa.> in termini economici, s'intende. <E il Mizukage in persona... ti dovrà un favore.> Un token. Un Jolly importante. Inoltre, non sembra esserci ulteriore spazio per parlamentare o mercanteggiare. Le condizioni sono queste. <Accetta o rifiuta l'incarico, tanto in ogni caso lo saprò. Il nostro incontro... si conclude qui.> E con un sonoro [SNAP!] schiocco di dita, sancirà la fine della discussione e l'apertura della porta del suo ufficio. Lì sosteranno due guardie che, volente o nolente, scorteranno Shinsei fino all'ingresso.[The End]