Un locale da comprare.
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Giocata dal 28/11/2021 22:20 al 29/11/2021 01:20 nella chat "Quartiere Notturno"
È una serata tranquilla. Tutto sommato. Non è tardissimo, le strade iniziano a riempirsi di coloro che hanno finito la loro cena fuori, che si incontrano con coloro che stanno cercando baldoria. E lui? Lui non fa parte di queste due persone. Lui non fa parte proprio di quel mondo. Un mondo fatto si palazzi alti, di luci al neon, di lampioni, di tacchi alti, di cravatte e capelli imbellettati. La corporatura, il portamento e soprattutto l’espressione, ne fanno un essere che cammina una spanna sopra le persone intorno a lui, sia fisicamente, dal momento che emerge almeno di tutta la testa e le spalle dalla folla, sia metaforicamente. Ha deciso, inoltre, di marcare la distanza con quel mondo, anche con l’abbigliamento. Per questo, non indossa gli anfibi e i pantaloni logori. Ha in dosso un elegante chimono. Scarpe di tela ai piedi, leggere, l’ampio pantalone nero, di stoffa delicata, dal cavallo basso con le profonde pense copre la forma scolpita dei muscoli delle leve inferiori. La spessa spessa cintura di seta lucida, nera anch’essa, è bordata d’argento sopra e sotto e cinge i fianchi del giovane, sottili rispetto alle ampie spalle stondate. Da essa emerge la parte superiore del chimono, divisa in due falde che formano una profondissima V sul petto del biondo, scoprendo la pelle lucida e tirata sui muscoli. Eleganti e sinuose decorazioni argentate su di essa rievocano animali mitologici. Le maniche ampie arrivano fino a metà dell’avambraccio, lasciando scoperta l’ultima parte degli arti. Al collo, elemento puramente decorativo, un collare di seta si adegua alle forme dei muscoli tesi come cavi d’acciaio sotto di esso. A coprire tutta la figura un’aori rosso sangue, con eleganti fiamme dorate, stilizzate, che emergono dal basso, tenuto al petto da un piccolo drappo di stoffa dorata. Ne emerge dunque, il volto appuntito, dai tratti duri, dipinto nella sua solita espressione austera, fiera, così distante dalla vita quotidiana che stanno attraversando, da sembrare di un altro pianeta. Ad impreziosire il volto, uno sguardo dal taglio ferale, affilato come un kunai, custode delle iridi del color dell’abisso, che ora s’adagiano pigri tutt’intorno. I capelli sono riuniti in un’elegante treccia, tenuta insieme da un drappo rosso che congiunge le ciocche di capelli, snudando i fianchi del cranio, dipinti con quei serpenti d’inchiostro dannatamente visibili, che fanno girare la gente dalla curiosità e dal ribrezzo. Ovviamente non si avventura mai fuori da casa senza il chakra. Avrebbe quindi tentato di portare la mano sinistra all’altezza del petto, chiusa in pugno con solo l’indice e il medio, congiunti, a svettare verso il mento, disegnando il mezzo sigillo della capra. Ampio sospiro sarebbe servito al biondo per tentare d’andare oltre la coltre nebbiosa dei ricordi frammentati per attingere alla preziosa energia psichica, che in lui assume la forma d’un globo scuro, elettrico e vibrante, che tenterebbe di spostare al centro del plesso solare, insieme alla gemella e opposta, l’energia fisica, globo chiaro fluido e costante. Avrebbe quindi tentato di unire questo suo personale Yin/Yang, impastando le due energie per tentar di ottenerne una più forte e irruenta delle due: Il prezioso chakra che tenterebbe, se fosse riuscito, di spingere nel sistema circolatorio apposito, senza reprimere un brivido di piacere nell’atto. Avrebbe quindi riposto l’arto sinistro, placido a camminare coperto dall’Aori che sembra più un mantello. Su quella figura. Ma ovviamente, in questo quadro non è solo. Non s’allontana più di mezzo centimetro dalla figura della donna al suo fianco. Lasciando che quello sguardo pesante, ogni tanto, cada su di lei, quasi distrattamente, ad accertarsi che tutto proceda. <Partirei dall’edificio di tre piani. È quello che mi interessa di più ma non so se la zona è adatta.> Diretto come sempre il parlato, il tono è basso e vibrato, come un basso ringhio. Colei che ha diritto di leggere in quelle iridi nere potrà scorgere qualcosa di sommerso ad agitarle, come un lento, continuo maremoto a rendere quell’essere dai capelli biondi costantemente agitato. La pelle scurita sotto agli occhi testimonia il fatto che non dorme gran che. Sono giorni complicati.[Se chakra on] Cosa può portare un duo tanto particolare in quella notte tra le strade di quei locali notturni? Di certo non il divertimento, parliamo di una donna incinta che sta viaggiando verso il settimo mese, e un giovane uomo che prova disgusto e paura per il tocco di chicchessia, insomma, non la coppia adatta ad andare in un locale di incontri, scambisti e chissà cos'altro. Non per niente la mano della rossa trattiene tra le dita un foglietto sottile con poche informazioni scritte sopra. " Via della Prima Guerra - 24 - Locale di 20mq con allegato numero telefonico o mail. Via del Tanzaku Gai - 135 - Locale di 100mq" anche questo seguito da un numero o mail che sia "Via della Grande Guerra - 242 - Edificio a tre piani da ristrutturare" vale lo stesso dei primi due, mail o numero allegato. < mmh direi che il locale di pochi metri quadri sia da scartare non credi? > non solleva immediatamente le azzurre dal foglietto, assicurandosi di calcare le giuste vie che li porteranno con molta probabilità alla seconda via e al locale di 100 metri quadri, non il più grande, ma quello decisamente più vivibile e immediato. Le azzurre che si scosteranno poco dopo sul viso dell'amato, per osservarne il profilo dritto, il naso sottile e affilato, la mascella e la sua stretta solida. La rossa che porta con se ancora quella cappa nera pesante, non la stessa delle altre volte visto che è rimasta sulle spalle di una sconosciuta di Amegakure, ma più pesante con tanto di cappuccio e pelo di qualche animale a contornarlo sullo stesso. I capelli rossi son stati legati in una cosa e dunque nascosti da quel cappuccio sollevato e dalla zip sollevata anch'essa fino al mento. Insomma, andranno a vedersi solo gli occhi. Il resto del corpo è coperto da quella cappa nera fino ai polpacci, le maniche lunghe fino a metà dei palmi, solo le dita lunghe e sottili , di cui le unghie laccate di nero, saranno visibili. Le gambe fuse con un paio di morbidi pantaloni neri , e alla fine i soliti stivali ninja. Ovviamente la protuberanza del pancione sarà visibile anche così tanto coperta, ma che almeno non sia completamente visibile è già qualcosa. < non mi piace questo freddo > non è umidità ne pioggia, è quel freddo che si intrappola nella pelle come la neve. Disgustosa. Ma lui invece s'è vestito magnificamente, almeno ai propri occhi, di un tessuto rosso sangue che apprezza infinitamente e che può vedere tanto vicino, talmente vicina dallo strusciare ogni tanto il braccio contro il suo, la mano a sfiorare senza pensarci le dita calde di lui con le proprie decisamente più fredde. < va bene > per il terzo edificio sia la loro attenzione, eppure andrà a leggere qualcosa di più impegnativo, qualcosa di violento come un animale in gabbia. < cosa ti turba? > docile la voce, calda, roca, bassa solo per lui cercando di scostarsi dalla marea e fiumana di corpi mezzi nudi e atti al piacere meramente carnale di quella notte.
Continua l’incedere, spostando distrattamente lo sguardo sullo stesso foglietto che sta guardando lei, ma per molto meno tempo. Solo l’abitudine. C’è lei a leggere a guidare entrambi. E si, quel tessuto rosso è un marchio, che lui sta vestendo. Un marchio che parla della rossa Ishiba al suo fianco. Scelto appositamente. Sembrano due opposti. Lui sta imparando ad emergere dalla mediocrità nella quale s’è trovato ad esistere, lei invece è per ora costretta ad immergersi nella sua cappa nera. Quella condizione è qualcosa di troppo delicato. Ed è anche per questo che lui non la molla un attimo. A guardarlo, da fuori, sembra non ci faccia quasi caso, a lei, eppure con cadenza regolare le dona un’occhiata con la coda dell’occhio. E soprattutto niente è in grado di allontanarlo dal fianco di lei, anche se, nello stretto marciapiede, lui sta invadendo in parte la “corsia” nella quale cammina chi si dirige nella direzione opposta. Eppure chiunque si sposta. Chi vorrebbe mai ricevere una spallata da un tizio del genere? Qualche distratto, forse, ma finirebbe spinto lontano da quel tocco. <Decisamente.> Un giudizio tombale, sul primo locale. Decisamente troppo piccolo. Scartato da subito. <Quello di dimensioni intermedie non sembra male.> Commenta veloce, con voce bassa e vibrante <Ma.> Ovviamente sarebbe arrivato, nel suo discorso. <Se questo di tre piani è anche in una posizione decente mi sembra il migliore per quello che c’è da fare> Ha preso seriamente la questione. E quando ne parla, non è il fuoco del furore che si porta dentro ad animare lo sguardo nero, ma è il freddo e lucido calcolo. Anche perché presto to tardi dovrà metterci la faccia in prima persona. Si vede che ha una strategia in mente. Quale sia, è ancora tutto da scoprire. La voce della rossa è gli arriva alle orecchie, e prima ancora che abbia finito la frase, lei potrà sentire di nuovo quello sfiorarsi rovente con la pelle dell’altro, che come al solito la supererà, per poi però tornare indietro, infilando le ampie dita sul palmo di lei e quindi tra le sue, sottili, fredde. <Facciamo questa cosa e ce ne andiamo> C’è un tono diverso, in quell’oscura voce grave e mormorata, una nota di dolcezza altrimenti inudibile. Il volto è voltato di tre quarti verso di lei, le dedica uno sguardo ben più presente, fermo e pesante di quello con la coda dell’occhio. Può vederle solo gli occhi, ma per quello sguardo è più che sufficiente per entrarle dentro e trasmettere solo calore e sicurezza. Con la consapevolezza che lei non ne abbia bisogno, ma con il piacere di voler trasmettere ugualmente quelle sensazioni. Quella domanda arriverà inaspettata. Al punto che lei potrà vederlo allargare leggermente quello sguardo aguzzo come un’arma, che verrà leggermente abbassato, non alla sua altezza, quindi sopra ogni individuo presente, ma poco più in basso. Passeranno lunghi momenti di silenzio prima che le labbra sottili si schiudano <Solo qualche pensiero di troppo> Risponde, mantenendo, come prima, quella nota dolce nel tono <Gli incontri con Rasetsu e il recupero del mio passato, la questione dei ragazzini trovati nelle fogne… ora l’attacco al portone di Kiri…> Scuote il capo <Sono stato raggiunto due Anbu che mi hanno consegnato una convocazione urgente> Qualcosa che è giusto che lei sappia, leggermente meditabondo mentre parla <Sono stato convocato dal Mizukage. Dovrò andare la settimana prossima.> Non è preoccupato il tono, anzi. Sembra incuriosito, la faccenda di Kiri gli sta dando parecchio da riflettere, a dirla tutta. <Piuttosto. Tu come stai?> Le chiede, donandole un nuovo sguardo più intenso del solito, più mantenuto.[chakra on] Si sfiorano, si toccano, le mani che si uniscono delicate quasi invisibili a molti. Di certo gli sguardo saranno molto più per quel giovane uomo, meraviglioso in quella veste, meraviglioso in quello sguardo fiero e freddo che dona a molti, ma che quando finiranno su di se, sul poco viso visibile, allora renderanno il proprio viso un pò più vivo. Lo sguardo che si perde con lui, incedendo per inerzia sebbene non faccia altro che continuare a leggere quelle strade che ha studiato, conosciuto, non dovrebbero poi esser molto lontani invero dal locale di tre piani. < concordo > sussurra bassa, lasciando che sia lui invero ad avere qualche strategia in mente. < per i soldi non dovrebbero esserci problemi > non quando lei guadagna discretamente bene, anzi, ma anche dal fattore che il suo solo status le apre molte porte. Ma ancora non si avvede quell'enorme edificio, almeno tale dovrebbe apparire loro in modo tale da poterlo trovare quanto prima < oh è questa la via > un sussurro in una delle strade che noterà, semplice sarà da leggere, come al solito all'angolo iniziale della stessa. Per quanto riguarda il numero dovranno giusto continuare il loro cammino. < non preoccuparti > sussurra roca, sebbene apprezzi quella sua presenza, per nulla conscia del fatto che egli non la molli nemmeno un attimo proprio in virtù di quella sua nuova debolezza. Dopotutto lei stessa lo richiede con se, sapendo di potersi fidare ciecamente e del piacere che ne trae in quella presenza. Pone la domanda, ovvia, lo conosce abbastanza da sapere quando qualcosa bolle in pentola, e oggi non farà eccezione, ascoltando piuttosto quei risvolti ultimi. Li ha già sentiti, ha potuto appurare molto, di come egli riacquisti sempre di più i suoi ricordi ma ciò che è non cambia. La sua essenza rimane uguale, sebbene creda di vedere una sicurezza in più in lui, consapevole di ciò che è, mettendo sempre di più pezzi in quel puzzle per riavere ciò che gli appartiene. Ma si ferma, se quelle mani saranno ancora legate allora si sentirà tirare lui stesso in modo debole < una convocazione dal Mizukage? > di certo non è qualcosa da ignorare, un kage che convoca è sempre qualcuno di importante. Sebbene non abbia la stessa paura semmai un giorno fosse la stessa Shinsengumi a richiamarlo a se. < questa cosa.. > stringe le labbra, il viso sollevato ed egli potrà vederlo snudarsi fino al mento, il collo ancora protetto < non mi piace per niente > sussurra con quello sguardo che si sgrana, allarmata. Che desiderino fargli del male? < non permetterò che ti tocchino > come non lo saprebbe dire, ovvia la propria inettitudine attuale, tanto da dover costringere lui a cercare un locale li da prendere e rilevare per i propri scopi. < forse anche questa storia è troppo pericolosa > ovvio che stia parlando del locale, del loco stesso ove si trovano, a lato di una delle strade di quel postaccio.
Prenderà per se lo sguardo acquoso di lei ogni volta che lo incontrerà. Un muto contatto costante che congiunge due anime prima ancora che due corpi. Annuisce piano nel sentirla concordare, lasciandole comprendere quanto importante sia per il biondo avere il parere della rossa li di fianco <Non lo so...> Commenta il dire di lei, quello sguardo austero e fiero si tinge di meccanico pensiero <Non lo so se è una mossa saggia lasciare traccia di un pagamento simile.> Conclude il pensiero. <Forse c’è un altro modo. Ma voglio sapere che ne pensi> Come sempre. Eppure non avrà modo di esporre la sua idea, poiché lei intercetta la via per entrambi. La seguirà ovviamente, deviando nella via in questione, e immediatamente quello sguardo nero, pesante e gelido inizierà a scivolare tutt’intorno. Com’è l’afflusso di gente? è una via centrale? Che tipo di posti ci sono vicino? <Che te ne pare?> Chiede immediatamente a lei un parere su ciò che li circonda, insomma, la valutazione della zona è importante nell’acquisto di un locale. Ha i suoi pro e i suoi contro, avere un locale troppo in vista ed esposto può non essere un bene, averlo invece troppo nascosto può non essere un bene in senso opposto. Ma di questo, lui s’intende decisamente poco. <Impossibile.> Risponde secco al suo invito a non preoccuparsi <Ma so che non ne hai un reale bisogno> Di cosa? Di quel tocco caldo che lui le sta donando, si volta di sguincio, mentre le labbra sottili si distendono donandole un ghigno divertito <è che ho le mani che mi sudano e volevo un po' di fresco> ghigna per lei. Sta scherzando ovviamente. Un modo diverso per dirle che non smetterà neanche per scherzo di preoccuparsi per lei. Le darebbe quindi tregua da quello sguardo pesante, tornando sulla strada, sui passanti, cercando di capire che tipo di persone circoli in quella zona. Ma non per molto. Lo sguardo torna presto alla rossa, perché si sentirà tirare all’indietro, e quindi il suo incedere terminerà, lasciando ora che l’aori rosso sangue cada perfettamente perpendicolare al suolo, sostenuto dalle ampie spalle. Il busto si volta insieme alle spalle e al volto, dando a lei la frontalità ora e diventando per lei, di fatto, una diga che la protegge dalle persone che passano e che sono costrette a evitarlo come l’acqua passa intorno alla roccia piantata al centro del corso del fiume. Lo sguardo nero si pianta su di lei, in quello sguardo che s’allarga e si fa preoccupato. Assottiglia un poco lo sguardo già affilato e feroce come quello d’una belva, nel sentire come quella convocazione non le piaccia. Eppure quando la sente manifestare quella ferrea volontà, nonostante il suo stato e quell’inquietudine manifesta, un brivido d’orgoglio e di passione percorrerà quella lunga schiena e arriverà ad incendiare lo sguardo incastonato in quello occhiaie scure. Vivo come non mai, come se la stanchezza non fosse in grado di raggiungere il fondo di quell’abisso. Davanti agli occhi la scena del portone sfondato, delle chimere guidate da quel gigantesco mostro a forma di gorilla che ha deciso di fronteggiare da solo, prima ancora di capire di non esserlo. Poi gli assalitori della vecchia nonna, che ha fronteggiato insieme a Rasetsu. Le situazioni delle fogne. Sono tanti gli scenari in cui si è trovato a dover agire da solo. Non risponde subito, restando li a fissarla con quello sguardo incendiato e pesante. Ma quando lei proferirà l’ultima frase, sarà lui a tirare, con forza decisamente maggiore, il braccio di lei ancora agganciato tramite quelle dita. Userà tuttavia solo la forza strettamente necessaria a farle compiere mezzo passo in avanti, verso di lui <Hei.> La richiama da quell’inquietudine. Con voce ferma. Come l’ancora di duro acciaio che si pianta sul fondale, garantendo a quella nave dal crine color sangue di andare alla deriva. <Non piace neanche a me. Ma non mi tirerò indietro.> è giusto che renda chiara anche a lei la sua volontà <il Mizukage vorrà sapere com’è andata quando quel branco di chimere ha sfondato il portone.> Vederlo crollare è stata una scena che non dimenticherà facilmente, ha deciso di intervenire spinto dalla preoccupazione di avere quei mostri nelle stesse mura dentro le quali si trova l’Ishiba… ma questa è una cosa che ha tenuto per se. <Per quanto riguarda questa cosa, ancora non c’è niente di pericoloso. Stiamo solo guardando dei locali. E quando ci sarà da metterci la faccia… Sarò all’altezza.> Conclude, tenendo sempre lo sguardo dentro quello di lei <E in ogni caso, se qualcosa va storto, sei con me.> E tanto basta per lui. [Chakra On]
Giocata dal 03/12/2021 20:57 al 04/12/2021 01:37 nella chat "Quartiere Notturno"
Sarebbe saggio tenere traccia di un simile pagamento fatto a proprio nome? < no, hai ragione > si ritira indietro, avrebbero trovato un altro modo per pagare e andare avanti con quel piano , di certo non desidera che possano risalire a lei direttamente, sarebbe qualcosa di inopportuno. Lo sguardo che si ferma immediatamente sui tre piani, sullo stato completo dell'edificio , dell'esterno della facciata in primis < non sembra male, ma non so quanto lavoro ci potrebbe esser dietro per rimetterlo in sesto > quanto lavoro e quanto tempo soprattutto. Insomma, non è qualcosa che possano aprire dall'oggi all'indomani , ci vorrà tempo e metodo, e soprattutto la parte più pericolosa toccherà al biondo, mentre lei se ne starebbe dietro le quinte ad osservare e tirare le fila di qualcosa di nuovo, differente. Oh lo sa bene Shinsei che non potresti non preoccupartene, specialmente adesso quando ancor più è delicata la sua condizione, e un tempo, in un momento differente, con qualcun altro, se ne sarebbe stizzita. L'avrebbe evitata quella mano che adesso stringe. Il cambiamento è papabile, visibile ad occhio nudo perfino per chi l'ha conosciuta per poco, pochissimo tempo. Come abbia sempre evitato un contatto troppo stretto, specialmente in pubblico. Adesso non se ne priva, lo accarezza, lo tira a se per enunciare invece quelle che sono le proprie paure. Lo sguardo lievemente aperto, in stato di ansia per la sua persona, per quella richiesta di convocazione avvenuta da un kage, dei pericoli che corre, del dolore che provocano altri volendolo sfiorare, toccare, quasi quanto lo sta facendo lei.Tira lui, avanza lei, finchè il pancione non finisce per toccare il suo addome dal basso, che lei si costringa a sollevare il viso su di lui col cappuccio che scivola poco dal viso mostrando anche qualche ciocca ribelle dei capelli sfuggire al proprio controllo. < si > sorride mesta, l'orgoglio di lui papabile e sentito anche in lei, in uno specchio che riconosce bene, anche se le sfumature che compiono le loro vite si distaccano dall'altro per divenire unico e solo. < ma potrebbe diventarlo > ammonisce, stare li non ha un vero senso di pericolo per lei al momento, ma quando avranno fatto un primo passo .. beh si, li avrebbero attratto problemi. < ma.. > c'è sempre un ma giovane uomo < mi fido di te > della sua mente, della sua forza, se ne fida ciecamente. < l'unico che potrebbe fare qualcosa di simile sei tu > sospira, spostando di lato lo sguardo per esser sicura di non esser seguita, sia mai < andiamo a vedere anche l'altro? > l'appartamento, ovvio. Ascolterà replicare ragionando sull’effettiva scomodità di pagare in quel modo, annuisce a quella prima frase, ma si renderà presto conto che la rossa non chiede niente in merito al modo diverso per acquisire il locale che lui avrebbe voluto proporre, assottiglia appena lo sguardo nel non notarla chiedere. Ma non si farà scrupoli. Non con lei, parla comunque <I modi che mi sono venuti in mente per procedere sono due, e in ogni caso penso sarebbe sconsigliabile che tu mostri il tuo viso. Credo sia meglio per entrambi che il volto di un’agente della Shinsengumi non resti invischiato in queste cose.> Troppe le ragioni. Prima fra tutti il fatto che se venisse coinvolta in prima persona il loro asso nella manica verrebbe svelato, ma questo avrebbe potuto rappresentare un problema anche per lei all’interno della sua organizzazione. <I primo metodo consiste nel tirare il proprietario dentro l’affare.> Parla piano, al punto che la voce è un basso e vibrato mormorio atto a scuotere solo lei che sta ascoltando. Lo sguardo si alza solo ora sulla struttura, analizzandone i dettagli, soprattutto eventuali collegamenti con i palazzi limitrofi, ma anche la struttura in generale. <Verrà pagato sostanzialmente con parte dei profitti del locale. In questo non ci sarà un reale pagamento da tracciare, semplicemente il vecchio proprietario riceverà direttamente dai profitti la somma pattuita, e, una volta ricevuta, quando sarà stato pagato, farà una gentile donazione della struttura> Non schioda quello sguardo pesante dalla struttura, analizzando ogni singolo dettaglio, le vetrate, i piani superiori con le finestre sbarrate, tutto. Effettivamente non sembra sia in un ottimo stato <Il vantaggio di un simile metodo è sicuramente il fatto che non necessita l’utilizzo della violenza, e poi è una soluzione che accontenta tutti, noi ne usciamo puliti, lui con i soldi che chiede.> MA. Dov’è il ma? Arriverà <Lo svantaggio è che ci vorrà del tempo, e soprattutto il fatto che sarebbe necessario tirare dentro un’altra persona e l’idea non mi fa impazzire.> Scuote piano il capo, spostando gli occhi neri sulle rifiniture, sul portone d’ingresso, la struttura sembra ideale, ma effettivamente c’è del lavoro da farci sopra. <L’altro modo è quello di convincere il proprietario a firmare la generosa acquisizione del locale… con le cattive> Lentamente, mentre parla, lo sguardo torna sul volto perfetto dell’Ishiba. Lasciandola entrare in quelle pozze nere, qualora volesse, per leggere la profonda determinazione che lo muove. Quanto tempo ha passato a riflettere su queste cose? Ci sarebbe da sorprendersi di quanto sappia essere determinato quando ha un obbiettivo, e lei, ora, può avere un assaggio di quella forza interiore che lo ha sempre mosso, ma che ora par esser più matura, non più puledro impazzito, ma stallone liberato nelle praterie di una mente che si sta ricostruendo, e quegli aloni scuri intorno agli occhi aumentano la carica di quello sguardo.<Ma anche questo modo di procedere ha i suoi rischi> pericoli che in questo secondo caso sono ben più evidenti. <Hai un parere?> E quella lucida determinazione si tinge di curiosità, per ascoltare il suo dire. Annuirà infine al dire di lei, <Sicuramente va rimesso a nuovo> Accogliendo quell’obbiezione. Spazio poi al discorso precedentemente intrapreso. A quella tensione che lei a quel tocco che lei ora ricambia, e che lui acquisirà per se. Stretto in quel legame che non stringe. Vincolato da quella catena che lo rende libero. Fiero e orgoglioso di quella inesistente prigionia. E proprio in virtù di quella, l’intento è l’unico possibile, tentare di trasmetterle si la consapevolezza della pericolosità, ma anche la profonda sicurezza che nessuno dei due è solo ora, e che insieme, forse, c’è qualche possibilità in più <Lo diventerà> Pericoloso, è una certezza, non una possibilità. <Se voglio infilarmi in questo mondo di infami dovrò schiacciare qualche piede a qualcuno. È inevitabile.> Il primo a cui pensa in realtà è Kemono, prima ancora che al governo. Ma non sono gli unici problemi che dovrà affrontare. <Ma voglio farlo. È il primo passo per raggiungere ciò di cui abbiamo già parlato> E che non verrà certo ripetuto in pubblico <Posso farcela, se mi coprirai le spalle quando servirà, come abbiamo progettato.> è ancora una volta un sussurro vibrante e niente di più, atto ad infilarsi oscuro e denso, nelle orecchie di lei, lo sguardo, invece, di quel blu marino, lo vuole per se <Andiamo.> Annuirà.[chakra on] No, non ha chiesto, e non perchè non gli interessi, ma perchè si vede che ha già qualcosa in mente, ma non troppo importante dal doverla pronunciare ad alta voce. Difatti sarà proprio il biondo a prendere in mano la conversazione, andando a snocciolare quel che possono fare entrambi, quello che possa esser migliore . La mossa giusta che devon compiere, e si limiterà momentaneamente a parlare lui, e ad ascoltare lei, in totale silenzio osservando quel palazzo < non voglio immischiare nessun altro qui in questa cosa > sarebbe troppo pericoloso, potrebbe venderlo in un secondo a qualcun altro, come un comune pezzo di carne. Eccole le azzurre che si andranno a scostare su di lui, fissandolo intensamente < pensavo a qualcosa di molto più semplice invece > parlerà solo alla fine, dopo che le maniere cattive son state enunciate strappandole un lieve sorrisetto sulle morbide gemelle < comprarlo tu, semplicemente > ecco il suo piano, molto semplice, molto più realistico ai suoi occhi < dopotutto comprare un locale per far soldi non vuol dire nulla agli occhi di nessuno. Nessuno sa cosa vogliamo fare, stai solamente comprando un locale vecchio.. > un indicazione all'edificio a tre piani < o uno nuovo > solleva le spalle in un gesto morbido . < la vedo come la soluzione migliore al momento > semplice nel dirlo, semplice nel farlo. Dopotutto complicarsi ulteriormente la vita sarebbe solo una perdita di tempo. < ovviamente se sei d'accordo > deve sempre rendere conto all'uomo, il cui cervello l'ha sempre affascinata come pochi altri. E rimane in attesa del suo di responso questa volta. I corpi che s'avvicinano, si toccano oltre quelle vesti, tra rosso e nero, come le loro anime, a sfiorarsi con le mani, a tentare di carpire l'anima altrui. Ne ascolta le parole, di certo non prova paura lui, come potrebbe? Quell'orgoglio è un riflesso che ben conosce. < ti coprirò sempre le spalle > dopotutto non è proprio lei a volerlo gettare in quella gabbia di leoni? Si. E' lei. E si nutre a sua volta del pesante sguardo nero e scuro, facendolo suo come la prima volta, seppur adesso ne noti significative differenze. Come il tocco della mano, la stessa che stringerà lievemente, per iniziare a camminare in un'altra direzione, alla ricerca di un altro edificio < dovremmo chiamare e vedere come sono messi dentro, e soprattutto quanto vogliono per questi locali > beh il prezzo è anche qualcosa su cui dovranno trattare, probabilmente a lungo. Ascolterà il suo dire. Assottigliando inizialmente le labbra, che verranno premute fra di loro. Sembra prendere in considerazione quell’idea, distogliendo lo sguardo da lei e fissandolo su un punto neutro. Ha bisogno di concentrarsi. Di prenderla in analisi Annuirà. <Si, immagino tu abbia ragione, non credo rappresenti reato acquistare un locale> Commenta <Ma presto il posto che acquisteremo inizierà ad attirare sguardi> Ovviamente sarà un processo lento, ma lui sta guardando avanti, evidentemente <E soprattutto, non mi preoccupa solo che sia il governo o la Shinsengumi a fare le indagini… Le altre organizzazioni di questo quartiere potrebbero voler affossare il progetto prima ancora che sbocci. E qualora loro dovessero andare a fondo sul proprietario del locale, saremmo comunque in pericolo> Bel dilemma, la mascella si serra, facendo danzare i serpenti d’inchiostro che ha sulle tempie. <Potrei effettuare l’acquisto sotto falso nome…> è una possibilità. In questo modo riuscirebbe ad evitare che il suo nome finisca su quel pezzo di carta che potrebbe finire nelle mani sbagliate. Sembra ponderare per lunghi istanti. Ma verrà richiamato dalla sicurezza che lei riesce a dargli. Avrà le spalle coperte. E non è poco. Annuirà piano tornando nel suo sguardo, a farsi possedere da quel blu. Si lascerà condurre, da quella mano che ora è diventato il loro legame. E tornerà di nuovo al suo fianco, elegante come raramente lo è mai stato, al fianco di quella donna che invece stà cercando di celarsi. Che strana coppia sono. Eppure lui non può non constatare quanto a suo agio si trovi in quelle vesti che, per quanto eleganti e sfarzose, mantengano una comodità invidiabile. Resterà in silenzio per qualche minuto, ordinando i pensieri <Sto pensando di coinvolgere i ragazzini che io e Matono abbiamo incontrato nelle fogne> Diretto come sempre nel dire le cose <Più ci penso, più mi rendo conto che probabilmente loro potrebbero essere un ottimo punto di partenza. Sanno passare inosservati, conoscono molto bene il sistema delle fognature e lo usano per spostarsi. Per il reperimento delle informazioni dai bassi fondi potrebbero essere l’ideale… Se non fosse che ci odiano> Sposta piano lo sguardo verso di lei, guardandola di profilo. Ha bisogno del suo parere anche su questo, tra le cose di cui vuole parlarle. Attenderà il suo dire, spostando di tanto in tanto lo sguardo sull’intorno per capire dove diavolo sia il secondo locale.[chakra on] < Sotto falso nome > ripete quelle parole, cercando di elaborare la possibilità, con tutto ciò che ne consegue. < perchè no? > dopotutto potrebbero farlo, un paio di documenti falsi, un pagamento un pò ambiguo, un passaggio di un locale fatiscente. Niente di impossibile da fare insomma. Non ai propri occhi. < per la Shinsengumi ci penso io , cercherei ovviamente ogni modo per depistarli nel caso dovessero capire qualcosa, ma sono fiduciosa che non gli importa nulla > stringe un poco le labbra, il naso sottile che nasce fuori dal cappuccio e viene mosso in un chiarissimo segno di stizza per la questione. Ma molto meglio per loro. < e poi noi sappiamo il nome di colei che ha acquistato il locale e tutto quanto > di certo quella donna non ha avuto nessun motivo per nascondersi, se nessuno la stava cercando. SI spostano dunque, camminano leggeri sull'asfalto, i movimenti che si susseguono con armonia, lui più di lei in questo caso, meraviglioso nel suo abito rosso sangue che porta con un certo orgoglio. Lo osserva di tanto in tanto, stringendo delicata quella mano, quando la propria figura rimane celata e nascosta ai più, cercando il riparo delle ombre per ritenersi ancora al sicuro. Camminano, il foglietto ancora nella mano libera, di tanto in tanto verrà rivisto per tenere bene a mente la via e il numero esatto del nuovo locale. Molto più piccolo, si, ma anche nuovo e ristrutturato. < preferirei sempre quello più.. grande > solleva lo sguardo con un bagliore particolare, un rosso intenso e caldo, di qualcosa che le è venuto in mente e di indicibile, non ad alta voce per la strada, sia chiaro. E invece si troverà a dover cambiare direzione dei pensieri per quello che egli pronuncia. Coinvolgere dei ragazzini di strada < non ti spaventa che i ragazzini sono più facilmente.. costringibili a parlare? > non lo sa, non conosce molti ragazzini, specialmente quelli che della strada e delle fogne ne hanno fatto la loro casa. Sposta anche lei lo sguardo < guarda, dovrebbe esser.. quella? > non indica nulla, sia chiaro, ma sembra proprio esser quello il locale, magari per un bellissimo cartello con la scritta "vendesi" appoggiato sopra? E di quanti piani è composto , cosa c'è intorno, quanto è principale quella strada. Osserverebbe tutto alla ricerca di risposte alle proprie domande < dovreste riconquistarli se volete coinvolgerli. Suppongo che se ci proviate adesso andrebbero a vendervi a chissà chi solo per qualche soldo > torna di nuovo a lui , lo sguardo più calmo < sono sicura che troverai il modo > fiducia, su quella si basa la loro relazione. Fidarsi ciecamente dell'altro e delle altrui capacità. Non tentenna nel dirlo, quello mai.
Annuisce al dire di lei. È deciso. Agire sotto mentite spoglie è comunque più sicuro per tutti. Lo sguardo si fa appena più denso, viscoso, quasi come il catrame liquido, nel sentirla parlare in quel modo, sentirsi protetti è una sensazione che scalda il cuore. Nonostante questo però agirà comunque come se non avesse un aggancio simile all’interno della Shinsengumi. Un modo per tutelare entrambi. Agire nel modo più sicuro possibile con la consapevolezza che in caso di errori avrà le spalle coperte. L’intento è anche quello di esporla il meno possibile, ovviamente. Meno è costretto ad usare la sua protezione, meglio è per entrambi. Seguiterà a camminare con lei finchè non raggiungeranno il locale di medie dimensioni osserverà dapprima le sue reazioni. A quella struttura, coglierà quel bagliore rosso. Non ha modo di capire il motivo di quel bagliore, ma ha imparato che assecondarlo di solito porta a… piacevoli conseguenze. Ascolterà la sua preferenza, tenendo lo sguardo nero sul suo blu, prima di spostarlo sulla struttura, decisamente più piccola, si, ma apparentemente con meno lavori da fare <mh> Meditabondo le risponderà, quasi perdendosi in chissà quali pensieri, come se stesse cercando di immaginare quei locali nel futuro. Per lunghi momenti resterà in silenzio <Si.> Annuisce concordando con lei <è vero, ci sono più lavori da fare, ma almeno potremo apportare tutte le modifiche che servono e… dargli l’aspetto che vogliamo> Botole, scompartimenti segreti… le rotelle della sua mente girano. Mentre si sofferma comunque, su quel locale più piccolo <Cosa ne pensi di questo? La zona.. tutto.. ti sembra comunque migliore il primo che abbiamo visto?> Chiederà curioso, prima di ascoltare le risposte sui ragazzi che intende coinvolgere. Annuisce <è un rischio, certo. Per me espormi con loro così come per loro esporsi con me. Ma pensaci. Potrei offrire loro una condizione molto migliore di quella in cui si trovano ora. Un lavoro, soldi puliti che loro non hanno mai visto. Un posto in cui poter avere la loro base al centro del quartiere notturno, e tutto questo in cambio solo di quello che già fanno. Andare in giro nei vicoli, ascoltare e portarmi informazioni.> Sposta lo sguardo su di lei, la voce è sempre mormorata, ma il fervore aumenta. <Se, come penso, neanche a loro piace il governo, abbiamo anche un nemico comune… non avrebbero nessun motivo per tradire> Un ben discorso, si, e lei potrà vedere ora il quadro completo dell’idea, eppure lo sguardo resta teso <è vero, però, ora come ora loro non hanno la minima fiducia in noi. Riconquistarla non sarà facile.> Scuote il capo, amareggiato. È stanco di sentirsi in colpa per quell’errore. Ha un estremo bisogno di lasciarsi la cosa alle spalle, e lei potrà notare quel disagio. Nuovi momenti di silenzio <Un’altra faccenda in cui voglio immergermi in prima persona è quella del Doku. Rasetsu ha portato avanti un’altra seduta con me, e per quanto da quel momento io non riesca più a dormire, devo dire che sta facendo un ottimo lavoro. Devo portargli un Doku.> Senso del dovere, qualcosa che ha sempre provato. Soprattutto per quel patto che ha stretto. Riporta ora quello sguardo, affetto dalla stanchezza, su di lei. Curioso di sentire cos’abbia da dire.[Chakra On] Non è ne il luogo ne il momento adatto per parlare del motivo di quello sguardo intenso, chissà, un giorno l'avrebbe detto o meglio, fatto. Ma nella mente della rossa tutto è chiaro, ma nulla pronunciato. Solo lo sguardo parlerà per lei, solo il cammino silente che si concede per pochi altri passi, prima che anche lui finalmente torni a far sentire la sua voce. < esattamente > concorda sul poter dare a quella struttura tutto ciò che desiderano. Un posto tanto grande può avere molte cose, tante cose. < ho qualche..idea > di nuovo quel bagliore, ma ancora tutto tace, lascia solo piccoli pezzettini per accendere la curiosità altrui, ma già sicura che non avrebbe parlato nemmeno sotto tortura. < non saprei > deve pensare, riflettere, comprendere la cartina del posto, tutto quanto, degli altri locali vicini, di quanta gente passi di li, quanta ne venga attratta. Insomma, è un mix perfetto di cose che devono rimanere in saldo equilibrio. < se li trattassi meglio di tutti gli altri penso che potresti avere la loro fiducia per sempre > non è forse quello che hanno fatto loro due? Trattarsi in un modo unico, speciale, che li ha legati a doppio filo dopo. Ed entrambi si son trattati con una sorta di delicatezza, non quella fisica, ma più quella dell'animo. < trova il punto debole di quei ragazzini e sfruttalo > oh che crudeltà rossa ishiba, ma è quello che conosce in fondo. Usare le debolezze altrui come meglio desidera. Che sia per amare o distruggere poco importa adesso. Ma viene scossa adesso, da un cognome , un Doku, e Rasetsu che viene a lei. Si, lo ha visto non dormire, ha perfino provato a restargli vicina per quanto il sonno glielo permettesse < non mi piace che stai così > senza sonno, preda dei suoi ricordi, eppure non ne ha sentito nemmeno uno, e non sarà di certo lei a premere su di esso per farlo parlare. Ma qualcosa le viene in mente, qualcosa legato a quel DOku < sai, credo di averne trovata un'altra Doku > mormora riflettendo < la prima volta che ho toccato uno di loro nel clan mi hanno avvelenato toccandomi > ricorda molto bene la sensazione duratura e strana di quella sorta di veleno < e una delle sere in cui sono andata in sede alla Shinsengumi ho incontrato una mia.. collega > incredibile come non provi astio per quella ragazzina dai corti capelli neri < mi ha baciata, e mi sono sentita come quando mi hanno toccato la mano > sorpassa bellamente su quel bacio, per lei invero poco importante, non vi è sentimento, ne di amore ne di rabbia, solo la sorpresa di averlo ricevuto da una ragazzina così piccola e maledettamente testarda. < potrei parlare con lei > lo propone, incredibile come alle volte dimentichi la natura del biondo. Ossessivo, possessivo. Annuirà al dire di lei, per le idee verrà il tempo. Ora bisogna concretizzare la cosa <Chiamerò il numero e prenderò contatto con il proprietario> è deciso. Ancora deve capire, tra l’altro, se si tratta di un locale in vendita o di uno in affitto. Ma sono informazioni che prima o poi acquisirà. Annuirà anche sulla questione dei ragazzini <è esattamente questo che ho in mente> Ammette, sia in merito al trattarli meglio di chiunque altro, sia in merito allo sfruttamento delle debolezze altrui. Bisognerà darsi un gran da fare. Il sussurro successivo, tuttavia, riuscirà, come solo lei sa fare, ad addolcirgli lo sguardo. Non piace neanche a lui stare in quel modo. <Lo immagino> Confessa con un tono diverso, più sottile, solo a lei. <Ma è necessario.> Ancora una volta, nello sguardo fiammeggia una forza di volontà che incendia ogni cosa, andando oltre la stanchezza, gli incubi, qualsiasi cosa. Un’insormontabile forza di volontà e la consapevolezza della rossa al suo fianco. Tuttavia lo sguardo torna ad affilarsi, come una lama, penetrando il blu di quello di lei. Serio in volto. Ascolterà tutto il racconto, la sua espressione non varierà, ma lei potrà notare il collo irrigidirsi, con quei muscoli che spingono all’infuori la giugulare, come un grosso serpente di sangue sotto la pelle <Cosa?> No, non aspetterà un’altra risposta ormai, qualcosa è scattato in quella mente ancora affetta dall’ossessione più morbosa, come spire d’un serpente che gli si stringono addosso impedendogli il ragionamento. Ma non del tutto <La voglio conoscere. Ci voglio parlare. Deve avere la consapevolezza che le sto offrendo un’occasione. Anche di profumato guadagno. Non che deve farmi un favore.> Secco nei modi, la mascella s’irrigidisce. Ha capito ormai che quello è l’unico modo per pagare quel debito. Quello oppure usare le maniere forti. Ma lo sguardo resta su di lei, infiammato si, ma non di forza di volontà, quanto d’un furore che lei ben conosce, reso ancora più feroce dalla pelle scura intorno agli occhi. <Mi racconterai com’è andata.> Nel dettaglio, come sempre, come ogni volta. <Abbiamo finito qui.> Non ha intenzione di stare li fuori un secondo di più. Inizierà a muoversi, ma verso casa, manterrà la mano saldamente intrecciata a quelle di lei, portandola con se. Sarà una lunga notte. [End]