Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

Vivi con me

Free

0
0
con Shizuka, Kan

15:56 Shizuka:
  [Strada -> Ingresso] Ciò che indossa ormai è completamente fradicio, la tuta nera con un bordino bianco laterale, sotto la giacchina una maglietta semplice bianca con stampare delle farfalle colorate, sciarpa che aveva messo al collo, il cappotto nero con il cappuccio con il pelo marroncino, persino lo zainetto! I gioielli non fanno eccezione: orecchini su lobi, uno oro e l'altro blu, due per lato a forma di lepidottero, il piercing sulla parte alta della cartilaggine dell'orecchio, la collana dorata con il pendente a farfalla dalle ali blu brillanti. Nonostante i due ragazzini ora stiano sotto il grande ombrello blu, è indubbio che entrambi siano lavati da capo a piedi, la farfallina resta nella sua posizione in alto, tra le stecche dell'ombrello. Sono finalmente giunti davanti alla porta di casa del Sumi, è la Kokketsu stessa ad estrarre le chiavi dalla borsa che ha sulle spalle, chiudendo l'ombrello e abbandonandolo appena fuori dall'ingresso, decisamente inutile allo scopo. Chiavi infilate nella toppa, porta principale aperta lasciando entrare per primo il bianco, che se si fosse mosso verrebbe seguito a ruota, da lei stessa e dalla farfalla che senza chiedere permesso entrerebbe non appena possibile, stanca della pioggia come tutti i presenti. Se fossero entrati tutti, la nanetta si sarebbe volta all'uscio, chiudendolo a chiave per bene, per poi appoggiare l'ombrello nell'apposito spazio e andare a sfilarsi il cappotto, lasciando almeno quello appeso all'ingresso, grondante: << Su Mio, via le scarpe che andiamo a lavarci! >> Il tono non è perentorio, è come un suggerimento effettuato caldamente, come se volesse spronarlo dolcemente a recuperare un poco di presenza di spirito. Nel frattempo lei andrebbe a togliere gli anfibi, muovendo poi i piedini, coperti da due calzini bianchi e bagnati, verso il corridoio, puntando ovviamente al bagno. La sanguinea farfalla in tutto ciò semplicemente svolazza in tondo, sopra le teste dei fidanzatini.

16:09 Kan:
  [Ingresso] La pioggia ha continuato a cadere imperterrita per tutto il villaggio accompagnandoli fin sotto casa. Bagnato fradicio, la bianca chioma è totalmente appiccicata al capo, priva di splendore, di lucentezza, di qualunque altro espediente possibile. Silenzioso peggio di un morto, il bianco non avanza alcun tipo di suono lasciando alla Kokketsu il compito di comandare ogni singola operazione, tanto ad essere lei ad aprire la porta di casa dopo aver chiuso l'ombrello. Le dorate fissano l'ingresso qualche momento di troppo prima di oltrepassarlo passando dinanzi ad ella senza guardarla o pronunciare ringraziamenti di sorta. Al caldo, all'asciutto lancia una veloce occhiata alla porta venire chiusa a chiave insieme alla farfalla la quale penetra nella propria dimora. Scuote il capo sospirando mentre innalza il destro sopracciglio alle parole della ragazzina. L'outfit odierno del Sumi risulta profondamente cambiato, un modo radicale per decretare il nuovo modo di vestire, totalmente opposto al precedente, diverso nei colori, nei tessuti e nelle stesse vesti prescelte per l'occasioni. Nera maglietta a maniche lunghe, di sottile fattura, sovrasta l'intero busto in maniera aderente delineando il fisico, collo alto coprendo il collo per circa la metà di esso; pantaloni di un nero leggermente più chiaro sugli inferiori arti ricadono fino a metà della coscia essendo inseriti in calzari, anch'essi del medesimo colore seppur presentino il bordo di un grigio chiaro con varie linee dello stesso colore. I pantaloni su di essi presentano medesime linee a decorarli ma di un color rosso tenue, simile a del sangue. Cintura passa per la vita dalla fibbia grigia recante il simbolo del proprio clan. Lungo giaccone nero vien riposto al di sopra della maglietta con lunghe maniche ricadendo per tutta la figura dell'albino fin a metà polpaccio. Bordi di esso contornati dal grigio come mera decorazione, il tutto è concluso da una cinta dello stesso tenuta sciolta. Sulla cintola dei pantaloni è riposto un portaoggetti, sul lato destro, contenente al suo interno fuda e inchiostri speciali donati direttamente dal clan per portare a compimento l'atto liberatorio del dogma Sumi. Inspira togliendo le scarpe, lasciandole vicino alla porta e con esse anche il giaccone posto al di sopra restando solamente con pantaloni e maglia. Segue la Kokketsu lungo il corridoio, barcolla, gambe ancora tremolanti, sguardo terrorizzato, privo della solita tranquillità a cui l'ha abituata. Il silenzio in cui si è immerso risulta anormale persino per se eppure le parole non vogliono emergere, si rifiutano.

17:33 Shizuka:
  [Ingresso -> Bagno] Silenzio, a parte la vocina della rossa null'altro si ode in quella casa vuota, che ora lo sembra ancor di più. Lui esegue gli ordini, come fosse una macchina, a fatica però tremolando, quasi incespicando. La manina della Kokketsu si allunga intrecciandosi con quella del Sumi, andando a tirare quasi il corpo dell'altro, facendo si che percorrano insieme quel corridoio. Una volta giunti al livello della camera da letto del bianco la nanerottola andrebbe ad aprire appena la porta, le blu volte alla farfallina sopra le loro teste: << Tu stai qui per favore, puoi poggiarti dove vuoi, tanto resteremo qui stanotte. >> Il peditottero, come potesse capire quel che la piccoletta le dice, si infilerebbe silenziosamente nella stanza, che viene lasciata leggermente aperta dalla rossa. << Il pavimento lo laviamo domani, che stiamo lasciando impronte ovunque. >> Le blu si poggiano sul viso del compagno, mentre riprende il suo incedere, diretta al bagno che si trova in fondo al corridoio. Se lui non si fosse opposto, con la mano intrecciata alla sua lo avrebbe trascinato con se, entrando senza troppi complimenti in quella stanza. Solo a quel punto lascerebbe andare la mano dell'albino, per andare ad aprire il rubinetto della vasca da bagno, chiudere il tappo e valutare la temperatura dell'acqua, in modo che non sia ne troppo fredda ma non ustionante. Solo dopo aver iniziato quel processo di riempimento si volgerebbe completamente in direzione del Sumi, i grandi occhi blu a guardarlo, un sorriso sul viso molto ampio: << Adesso ci facciamo un bel bagno caldo! >> Senza chiedere il permesso si muoverebbe per ridurre a zero le distanze fra i due, le manine che vanno direttamente a prendere fra le dita il bordo inferiore della maglietta di lui, così da iniziare a sfilarglielo dalla testa. Questo ovviamente se il bianco non si fosse opposto ma la stesse in parte assecondando anche passivamente.

17:50 Kan:
  [Ingresso] Gli riesce difficile parlare e dire qualcosa, la conversazione con Furaya ha esaurito le sue ultime cartucce non riuscendo ad eliminare nessuno dei tanti dubbi insiti e nati in lui dopo lo scontro con le chimere. La paura ha realmente messo a tacere tutto quanto rendendo impossibile qualsivoglia conversazione con lui, persino la rossa non riesce a scalfire quella piccola barriera creatasi per isolarsi dal mondo intero, rendersi nullo mentre ragiona, riflette e pensa a quanto sia necessario fare per poter progredire, divenire un di più rispetto a quanto già non sia. La camminata per il corridoio viene interrotta quando la farfalla viene lasciata entrare nella propria stanza, la propria camera il cui accesso è vietato a chiunque tranne a se ed alla rossa li presente; per un singolo attimo sgrana le iridi osservando l'animale entrarvici. Schiude le labbra, desidera proferir verbo, enunciare qualcosa ma ciò non avviene, al contrario, inghiotte le possibili parole rendendole nulle, esattamente come prima. Deglutisce, inghiotte saliva stringendo la manina della nanerottola, percepisce il contatto con ella, il calore da lei emanato riuscendo a mostrare appena un flebile sorriso mentre si fa tirare alla volta del bagno, supera la soglia d'ingresso inoltrandosi. Luce accesa, vasca li presente ed il contatto è interrotto permettendo alla ragazzina di aprire il rubinetto per riempirla totalmente, un mischio tra acqua fredda e calda, abbastanza da poterlo rilassare, rilassare entrambi dopo la giornataccia appena passata ed il tumulto delle emozioni ancora in corso. In procinto di togliere la maglietta giunge in soccorso la genin annunciando gli intenti, aiutandolo nello spogliarsi; le permette di far ciò senza opporsi minimamente, solleva i superiori arti facendo scivolare via la maglia, mostrando la cicatrice sul bicipite destro e lo strappo sulla manica nella medesima posizione <Ce la faccio> cominciando a sbottonare la cinta, abbassa i pantaloni, si priva di ogni singolo indumento restando totalmente privo di vesti e di intimo dinanzi alle azzurre della compagna. Dal canto suo non prova la minima vergogna, dopo il vissuto, esso risulta essere un sentimento privo di fondamenta. Smuove qualche passo avvicinandosi alla vasca, immergendo le dita all'interno dell'acqua sentendone la temperatura e una voglia ricolma il giusto va a chiudere il rubinetto. Ultimo lo sguardo lanciatole per poi innalzare la leva inferiore sinistra portandola all'interno della vasca, immergendo completamente il corpo al suo interno provando una vera e propria sensazione di rilassatezza <Mi dispiace di averti fatta piangere> tono vocale emerso basso, tremante <Ho infranto nuovamente la mia promessa> consapevolezza emerge da tal frase, il non essere in grado di mantenerla, infranta per l'ennesima volta, l'ennesimo fallimento nei di lei confronti.

18:13 Shizuka:
  [Bagno] Ciò che viene iniziato da lei viene terminato dall'altro, che finalmente esprime qualche verbo. Non andrebbe a imporsi oltre su di lui, lasciando che faccia da solo il resto. Nel frattempo si occuperebbe di se stessa, andando a rimuovere giacchino, pantaloni e maglietta, lasciandoli a terra in prossimità di un angolo della stanza in modo che non impaccino. Rimuoverebbe anche l'intimo mentre il compagno entra lentamente nella vasca, il faccino imbronciato leggermente al notare quanto diamine si è bagnata per colpa della pioggia. Non sopporta proprio quel tipo di tempaccio! Una volta completamente nuda, senza la minima vergogna, stranamente, andrebbe a raggiungere lui all'interno di quella vasca, poco dopo quelle sua affermazioni riguardo l'aver infranto la promessa fatta a se stesso mesi prima. E' invero molto insolito che la Kokketsu non provi vergogna nel mettersi a nudo davanti all'altro, per lo meno non durante un rapporto già avviato. Però lui dovrebbe ormai aver capito che fintanto che è concentrata su qualcosa, non c'è quasi nulla che possa metterla in imbarazzo. Entrebbe dunque anche lei nella vasca, inginocchiandosi praticamente di fronte a lui, lo sguardo blu a trafiggere quello dorato con una serietà assoluta: << Per forza! Questo è perchè hai fatto la promessa sbagliata! >> Forse non è esattamente quello che vorrebbe sentirsi dire, ma allo stesso tempo potrebbe essere l'unico momento per strappargli anche quella stupida fissa. Le mani verrebbero chiuse a mo di coppa, un poco di acqua calda verrebbe raccolta lì per poi essere portata sulla testa di lui, e lasciata cadere, bagnando quella testolina ulteriormente, ma con qualcosa di caldo. << La promessa non doveva essere "non farò più piangere Shizuka" >> E le virgolette verranno mimate perfettamente, oltre che la frase quasi canzonata. << La promessa doveva essere: "Io farò sorridere Shizuka il più possibile" >> Questa volta non virgoletta il tutto, ma un sorriso veramente caldo verrebbe rivolto al Sumi. Ora la rossa praticamente è in ginocchio, leggermente allungata verso di lui, le manine davanti alle ginocchia, immerse nell'acqua.

18:29 Kan:
  [Ingresso] Per quanto la situazione mentale del bianco sia disastrata in più punti, non può fare a meno di adocchiarla mentre si spoglia sotto i propri occhi, priva di vergogna anch'essa, un qualcosa che capita estremamente di rado. E' solito vederla arrossire quando si mostra troppo spinta, effettuando qualcosa di anomalo rispetto al corretto scorrere della vita. Non sorride limitando se stesso alla mera osservazione di quel corpicino nudo, privo di vesti i cui passi la portano nei pressi della vasca. Denota il broncio, nota le vesti bagnate a ridosso del pavimento, consapevole del di lei odio per la pioggia e il tempo generalmente brutto, non ci si può far niente a questo punto. Sospira riportando le iridi innanzi a se, scruta il muro lasciandosi invadere dal calore dell'acqua, dal ristoro del bagno, dal desiderio di rimanere li dentro per sempre trovando una sorta di conforto; sopraggiunge Shizuka entrando con lui, scuotendo l'acqua attirando la propria attenzione con una risposta totalmente inattesa. Innalza il destro sopracciglio, labbra schiuse per l'effettiva sorpresa nel vedere una serietà simile impressa nello sguardo, quasi un rimprovero gli viene addossato per il comportamento da lui adottato, per aver sbagliato il tipo di promessa. Si stringe nelle spalle nel ricevere l'acqua nei capelli riscaldando anche quella zona, l'epidermide del collo e delle spalle stesse, tacendo, non proferendo nulla ma limitandosi ad ascoltare. Il di lei fare riesce incredibilmente a strappargli un leggero sorriso, così innocente, spontanea, desiderosa di farlo distrarre. Ricambia quel sorriso di lei chinando le dorate per passarne in rassegna l'intero corpicino, ora totalmente esposto, in bella vista <Credo che sia tu quella a far sorridere di più tra i due> quest'oggi ne è una prova lampante, prima al mercato dell'acqua e adesso li, dentro una misera vasca, il tutto con poche e semplici movenze prive di qualunque tipo di artefatto <Comunque non sono soddisfatto, avevi detto che mi avresti fatto uno spogliarello ma quello li non era per nulla sensuale> provando, sforzandosi di essere se stesso, pronunciando le proprie frasi tipiche, cercando di far emergere il carattere insito in se eppure si evince in maniera palese, dal tono vocale, come non sia in vena di scherzi di quel genere, di come non riesca a punzecchiarla nella maniera desiderata ritrovandosi spompato, privo di energia alcuna. Sospira adagiando l'arto superiore destro sul bordo della vasca, dorate rivolte in direzione della porta poggiando il mento sull'arto, immobile, fermo, pensieroso, completamente in balia del vissuto di quella giornata.

19:20 Shizuka:
  [Bagno] Lo sguardo di lui si poggia sul corpicino senza che ella se ne renda conto. Da quando quella relazione è iniziata si è solo andata intensificando, rendendoli sempre più uniti l'uno all'altra. Lui innamorato fin dal primo momento è forse quello che ha subito meno questo trasporto, mentre la rossa, da ragazzina indispettita che preferiva stargli alla larga, ora ha lui come prima priorità, lui da proteggere e da affiancare in tutto ciò che fa. Si sono confrontati, hanno deciso come diventare un squadra, e hanno iniziato a camminare insieme lungo un percorso più dissestato del previsto. Le parole di lei, i rimproveri vengono ascoltati, si lascia riscaldare il capo, la osserva in quella posizione che in un altro momento lo avrenne tentato fino all'inverosimile. Le parole di lui sono un punto di vista, come lo è quello della rossa: << Tu mi fai felice Mio. Senza di te non avrei mai mosso i miei passi verso nulla di più di quello che già ho. >> Quel sangue nero, quel potere intrinseco che possiede. Invece, la ricerca dei demoni, delle evocazioni, cimentarsi nel mentire per una buona causa, persino avere il coraggio di rivedere Rasetsu o pretendere una tomba per Ryoma. Lui la sta rafforzando ogni giorno che passa, rendendola più sicura e decisa in ogni cosa, solo ed esclusivamente per proteggere lui. Arriva poi quella battuta, ma il tono non rende bene l'idea, si vede che manca qualcosa, tant'è che la Kokketsu non arrossisce nemmeno, anzi risponde a tono, qualcosa di incredibile: << Scordati che mi rimetta i vestiti per rifarlo! Sono troppo freddi! >> Le blu lo osservano cercando di coglierne quei rari e piccoli tentativi di sorriso. Si è di nuovo spezzato, fragile come dopo la morte di Kushina, forse anche peggio. Si era rialzato da quella sofferenza con ardore, con la voglia di vendetta, di scoprire cosa fosse realmente successo. Lei stessa si era prestata per risolvere quel mistero, supportandolo e fiancheggiandolo, cercando di entrare nella malavita solo per spiare. Mentre lui resta perso nei suoi pensieri, di nuovo senza chiedere nulla quel corpicino verrebbe mosso verso di lui, cercherebbe di sospingerlo indietro, quasi a farlo distendere, per poi appoggiarvisi sopra, portando le braccia dietro la schiena altrui, stringendolo con decisione in un abbraccio. Se lui non si fosse opposto sarebbe rimasta in quella posizione, in silenzioper qualche minuto, godendosi il caldo dell'acqua e del corpo del Sumi. La testolina rossa poggiata sul petto, a cogliere ogni singolo battito cardiaco emesso, una melodia veramente piacevole da ascoltare considerato il timore di trovarlo riverso a terra come tanti altri corpi. << Ti amo >> Non sa bene cosa dire effettivamente, i cricetini nella testa pensano molte cose, ma non è il momento adatto per esternarle ora, deve capire cosa necessita lui ora per sanguinare di meno.

19:43 Kan:
  [Ingresso] La morte di Kushina è uno smacco difficile da superare eppure in quell'occasione ha trovato la forza di ergersi, andare avanti trovando un motivo per renderle giustizia, grazie anche alla presenza della Kokketsu ma adesso ogni cosa diviene diversa. La paura è un sentimento del tutto nuovo, un'emozione capace di scavalcare la logica arrivando oltre, colpendo punti sensibili; la geniale mente del bianco si ritrova rotta, privata di quell'intelletto che per tutto il corso della vita l'ha caratterizzato irrompendo nello stereotipo del bello ma stupido. Ha coltivato entrambi, corpo e mente apparendo perfetto sotto qualunque punto di vista venisse guardato o criticato; una perfezione indistruttibile, onnipresente ogni singolo momento della vita. Un singolo giorno, però, è bastato per distruggere questa certezza lunga un'intera vita, un solo scontro ha infranto la sicurezza dell'albino portandolo sul bordo del precipizio, spingendolo a cadere nel baratro oscuro da cui non vi è più ritorno. La presenza della Kokketsu è, attualmente, l'unica cosa in grado di tenerlo a galla impedendogli di cadere e mettere fine a tutto, ridotto ad essere schiavo di un sentimento, incapace di privarsi di esso per tornare lucido, assecondando inevitabilmente le folli teorie di Sango su ciò che fa girare il mondo <Tu sei l'unica che ha portato vera felicità nella mia vita> non può non ricambiare con l'assoluta verità dei fatti <Ma non è vero, avresti mosso i tuoi passi anche senza di me, sei più forte di quello che credi> prendersi i meriti per qualcosa che non ha fatto. Dal canto suo non l'hai mai spinta a migliorare, a tentare qualcosa, limitandosi a vivere solamente quel rapporto; forse è la cattiva influenza avuta ad averla portata a reagire in maniera diversa, d'altronde, i loro mondi sono diversi. Lei, una ragazzina a cui han sempre dato tutto e lui, un ragazzo che ha perso tutto andando avanti con gli anni, famiglia, amica e genitore fino a ritrovarsi da solo in un mondo crudele che non attende altro di vedere un singolo momento di debolezza per attaccare. Lascia scappare un leggero sorriso trovandosi dinanzi a tanta serietà, una risposta donata a tono priva di rossore, reazione altamente diversa dal solito a cui l'ha abituato <Però sei sempre la solita baka che ho conosciuto al quartiere tecnologico> ridacchia anche permettendo ad un filo di voce in più di emergere <Ovviamente non con quei vestiti, nanetta brontolona> vari epiteti in grado di richiamare il passato, pronunziati senza un intento offensivo ma pregni di affetto nei confronti della ragazzina. Colto alla sprovvista, si ritrova ad esser spinto all'indietro distaccando l'arto dal bordo della vasca, avvolto in un abbraccio. Il corpicino altrui sospinge contro il proprio percependo la morbidezza delle forme, il calore dell'epidermide ed il battito cardiaco accelera considerevolmente, dopotutto, ella è in grado di fargli un certo effetto sempre e comunque in qualunque situazione, sia fisica quanto psicologica <Anche io> arti smossi, sinistro adagiato sulla schiena di lei, mano intenta ad accarezzarne la pelle mentre il destrorso è posato sulla chioma color cremisi intrecciando le dita nelle ciocche <Ho paura Shizuka> ammette in definitiva <Quell'essere...non era neanche il più grosso e...e io non ho fatto nulla. Ho usato le mie tecniche migliori, abbiamo lottato ma si è rialzato andando via sulle sue gambe> trema la voce lasciando scivolare una lacrime lungo la gote e la guancia, piccola la goccia atterrata sul capo della Kokketsu <Ho...paura> replica tenendo le dorate fisse sul muro, evitando di guardarla, evitando di incrociarne le azzurre.

21:22 Shizuka:
  [Bagno] Quella risposta che riceve non la soddisfa, ne la considera veritiera, non totalmente per lo meno, e la testardaggine fa il resto, come sempre: << Avrei camminato in maniera diversa, diventando qualcosa d'altro. Sei tu che mi dai troppo credito Mio. >> Visione distorta da come lei si pone, indubbio come abbia un caratterino notevole, indubbio come possieda un potere che, se sviluppato adeguatamente, può portare all'estinzione di un clan. Ma lei non è questo, lei sta diventando qualcosa di diverso anche grazie alla presenza del Sumi. Quella battuta non la scalfisce, ma la reazione tocca lui, smuovendo un poco le corde di quel divertimento insito nella natura del bianco, che egli stesso ha coltivato per anni per farsi scudo contro una vita troppo complicata. Quegli epiteti che le vengono rivolti sono in parte rassicuranti, quella voce che vince un tono poco più alto la rincuora parzialmente. Inutile dare una risposta, quello che la piccoletta vuole fare è semplicemente stargli accanto, non sa bene come, ma vorrebbe farlo nel migliore dei modi. La volta precedente era stato paradossale come lui non avesse versato mezza lacrima e fosse stata la rossa a piangere per lui, a versare acqua salata carica di dolore. Diventare una cosa sola era stato praticamente inevitabile dopo la notizia dell'amica, ultimo baluardo di speranza di un ragazzino cresciuto troppo velocemente. Riduce le distanze a zero, coglie di sorpresa il compagno riuscendo senza problemi a stringerlo a se, a sovrastarlo con il corpo e scaldarlo anche in quel modo. Lui ricambia solo parzialmente quell'abbraccio, con la destra le accarezza la testolina rossa, poggiata sul petto altrui, intenta ad ascoltare il ritmico battito cardiaco accelerare dopo quel contatto fisico. Quelle due paroline pronunciate da lui per la prima volta, ora vengono usate per esprimere un intero mondo, e ricambiate con semplicità estrema. Quel silenzio che lei ha voluto concedere si traduce in un'ammissione, un dichiarare quella condizione nuova e terribile che probabilmente aveva inconsciamente rimosso dai suoi ricordi. Sente appena qualcosa scivolarle sulla testolina, una goccia che presume sia una lacrima. Le braccia vengono strette di più attorno al corpo di lui, definito ma mai eccessivo, sinonimo di atleticità ma poca forza effettiva. La testa della ragazzina non si scosta dal chiaro petto altrui, vi resta ancorata, preferendo lasciargli il tempo che gli serve per sfogarsi, senza sentirsi in difetto di fronte a lei. Dopo una breve pausa le labbra si schiuderebbero, lasciando che la voce arrivi all'udito altrui: << Non vedo cosa ci sia di male nell'avere paura Kan. Secondo me il fatto di essere sopravvissuto ed essere riusciti ad allontanare qualcosa di così mostruoso è una vittoria. >> Già, è una questione di prospettive, in parecchi sono caduti, lui no, è riuscito a vedere quella creatura andarsene, abbandonare il progetto di invasione. Una manina, la destra andrebbe a disegnare dei piccoli cerchi sulla schiena di lui, accarezzando l'epidermide. << Quando ero piccolina, ero sempre spaventata dai rumori della guerra. Quando abbiamo lasciato Kusa, ero terrorizzata, mamma e papà erano con me, ma io facevo sempre fatica a dormire durante il viaggio verso Kagegakure. >> Un racconto, qualcosa di passato, qualcosa che lui non conosce, qualcosa che fa persino fatica a ricordare la Kokketsu stessa. << Ricordo che una volta giunti qui, avevo paura a dormire da sola nel mio nuovo letto, così mi infilavo spesso con i miei, o con Yasuhiko. Però mi sentivo in colpa, perchè sembravo essere l'unica ad avere quella necessità, l'unica ad avere ancora paura. >> Si interrompe, volge la testolina leggermente verso di lui per donargli un bacio sul petto, senza che le blu vadano alla ricerca delle dorate. << Ovviamente una sera l'ho detto a mamma, e lei si è messa a ridere.... >> Il tono di voce diventa un poco più basso, come se si stesse lamentando della reazione insensibile della madre. << Mi ha spiegato che la paura è uno dei sentimenti migliori del mondo. Ti aiuta a sopravvivere, ti aiuta a migliorare, a difenderti e diventare più forte, anche se all'inizio non sembra. >> Interromperebbe quella narrazione, con un lungo sospiro. << Mamma mi ha raccontato che quando ha conosciuto Riuky, era sbalordita. Non aveva mai visto un Kokketsu come lui, nessuno che combattesse con quella foga e in quel modo. Già da giovane ne usciva a pezzi, ma ne usciva sempre vittorioso. La differenza fra lui e gli altri, era la totale mancanza di paura, che lo portava ad azioni sconsiderate, eccessive, spesso e volentieri irrazionali. Ogni scontro era un massacro, per se stesso e per gli altri. >> Lui sa già di come il padre di lei agisca, fuori dall'ordinario per un possessore di sangue nero. << Yuki mi disse che si affezionò a lui forse anche per questo, ha cercato per anni di calmarlo, di trattenerlo e di insegnargli che c'è un limite, che non si può sempre strafare perchè il rischio di perdere è molto più di quello di guadagnare. >> Se lo ricorda come se fosse ieri quel racconto, perchè è stato il giorno in cui ha compreso quanto fosse il suo valore per i genitori. << Mamma mi ha guardata con due occhi dolcissimi poi, dicendomi che alla fine, dopo qualche anno che si erano sposati sono arrivata io e papà è cambiato in maniera radicale. Era terrorizzato dal prendermi in braccio, aveva paura di rompermi in qualsiasi modo mi toccasse. Quella cosina microscopica che ero io, sono diventata un punto debole immenso per quel tipo che non ha mai compreso cosa significasse avere paura di qualcosa. >> La storia a conti fatti fa una certa tenerezza, qualcosa che sicuramente ogni genitore prova, la paura di perdere i propri figli, una paura notevole. << Da allora pare che abbia smesso di lanciarsi ovunque, ha iniziato ad ascoltare le tattiche di mia madre, perchè lei gli ricordava che a casa c'era qualcuno ad aspettarlo. >> Insomma la paura non è sempre un male, aiuta a sopravvivere, sprona a migliorarsi, spinge a reagire. << Anche io ho avuto paura quando ho visto tutti quei corpi. Se tu fossi stato uno di quelli non so come avrei fatto. >> La mano smette di disegnare sulla schiena, torna a stringere quel corpo, in maniera intensa, totale, come se potesse togliergli il respiro, mentre la testolina viene spiaccicata su quel petto, come se quel battito continuo fosse un modo per rassicurarla.

21:51 Kan:
  [Bagno] Non concorda con ella, consapevole del talento di lei, della forza presente nell'animo della ragazzina da ben prima di conoscerlo. Forse l'attuale crescita è il risultato dell'influenza del bianco ai danni di lei, per lo più negativa probabilmente ma è conscio, allo stesso tempo, di come la forza della piccoletta non è dipesa da se, il caratterino da sempre presente in lei. Il futuro già spianato, votato ad un sentiero ben delineato <So solo quanto vali Mia> ancora si fustiga per averla sottovalutata al loro primissimo incontro, parlare senza sapere in realtà nulla di lei pur avendo capito gran parte della di lei vita con poche occhiate, pochi scambi di parole. La persona, purtroppo, risulta difficile da comprendere senza aver un giusto contatto ravvicinato e tale conoscenza è pervenuta dopo mesi e mesi in cui la vicinanza ha reso possibile la creazione di un legame impensabile. Ci prova nel tornare allegro, fare qualche battutina un po' più spinta, ridare una minima parvenza di serenità a tal condizione seppur fallisca su qualunque tipo di fronte; la giornata è storta, tutto andato male, il terrore vive in lui come un'ombra, una condizione irreversibile. Sfrutta nomignoli passati per far passare un messaggio di tranquillità pur non notando in lei alcun tipo di reazione classica, al contrario, nulla sovviene al momento se non un abbraccio, stretto, caloroso ed un ti amo ricambiato. La certezza risiede in quelle due paroline, il sentimento provato non può cambiare, non deve cambiare, solamente crescere con il passare dei giorni, dei mesi, degli anni ma è la confessione mai avvenuta prima a rendere l'effettiva idea della condizione psicologica in cui versa. Il bianco, mai ha manifestato in passato il provare di simili emozioni eppure, il terrore nei confronti delle bestie è impossibile da nascondere, arduo da occultare specialmente verso chi conosce tutto di se senza alcun segreto. Carezza la cremisi chioma di lei lasciando colare una singola lacrima, l'orgoglio finito in pezzi, esposto in maniera totale mostrandosi al massimo della propria fragilità emotiva. Dorate ferme sul muro dinanzi a se, non incrocia neanche per un momento le azzurre altrui, desideroso di non farsi vedere in maniera diretta, non apparire così debole agli occhi di chi dovrebbe proteggere con i fatti, non solo con misere parole prive di significato <Una vittoria la chiami? E' andato via da solo, ha devastato il distretto di Kiri, i morti sono innumerevoli e i nostri attacchi hanno fatto poco> breve la pausa presa <Se non ho la forza di respingere un'essere del genere, come posso uscire dal villaggio e competere con chimere ancor più grosse? Come posso osare anche solo pensarlo?> morte certa gli aspetta al di fuori di quelle mura, adesso è consapevole di cosa sta andando incontro, conscio del vero pericolo esterno. Il silenzio cala sul bianco lasciandosi andare al mero ascolto del racconto della Kokketsu il quale viene volto al passato, un particolare della vita ancor prima di conoscersi. La paura risulta presente in lei fin dalla tenera età, per la guerra, i rumori delle battaglie provocandone un'assenza di sonno; percepisce il bacio al proprio petto, il calore proveniente da quel semplice gesto vale tutto. Ansima, respira, trattiene il fiato ingoiando ulteriori lacrime, incrementa le carezze al capo di lei pur con la medesima e lenta velocità. Carezze dolci anche quando in ballo giunge Riuky ed il suo fare avventato, privo di paura, una paura giunta solamente con l'arrivo della piccolina; ella ha provocato in lui la nascita di nuove emozioni, il desiderio di protezione restando sorpreso nell'apprendere come ella sia effettivamente il punto debole dell'uomo. Di nuovo si ritrova ad avere in comune qualcosa con quel tipo, la stessa debolezza, la stessa paura di non rivederla più perchè quello gli preme, il rivederla, sapere di avere qualcuno e non essere più da solo. Non ferma il tocco alla schiena, nulla viene fatto lasciandosi toccare, lasciandosi rassicurare finendo per abbracciarla completamente, stringerla al proprio petto con entrambe le braccia adagiando il viso sull'altrui capo <Tu sei il mio punto debole, Shizuka> l'ammette, l'ennesima di quest'oggi <E durante il combattimento, ho pensato a te, volevo tornare da te e so che se uscirà fuori dalle mura, non potrò essere certo di farlo come vorrei> tira su con il naso <Ma non ho intenzione di morire, ho una vita da passare con te e non intendo buttarla via> incrementando la forza, per quanto possibile, di quella stretta. Stringe e spinge il corpicino verso il proprio, labbra ne baciano la cremisi chioma <Tornerò da te> una frase molto più simile a una promessa, una certezza, una firma col sangue. Tira ancora su con il naso mettendo una piccola distanza, mancina tenta di sollevarle il visino per poter finalmente incastonare le dorate nelle azzurre, farsi vedere con sclere rosse, viso sofferente, dolore e terrore ancora presenti ma in minor misura; lento l'ampliarsi delle labbra, leggero il sorriso creatosi, accennato, un primissimo segno di miglioramento impresso su quel volto <Sarei perso senza di te> tenendola il visino sollevato, ansioso di guardarla, non staccarle gli occhi di dosso.

22:17 Shizuka:
  [Bagno] Questo era il femminile punto di vista fin dal principio: chissene importa del mondo fuori, meglio stare dentro, al sicuro, dove non si rischia la vita contro mostri inconcepibili. Passare l'esistenza allenandosi all'interno, diventare forti per poi passare la vita aproteggere i propri figli, come i genitori stanno facendo con lei ora, lo stesso pensava di fare la rossa un domani. Eppure no, tutto si è scontrato con il desiderio del Sumi di andare oltre, non avere limiti. La rabbia che si era generata quella sera durante il discorso con Furaya era stata parecchio, però dopo la sfuriata, le parole dell'albino l'avevano convinta a seguirlo, a mettersi in gioco per diventare qualcosa di più forte, più incisivo. Passare da mero muro a creatrice di libertà, dare un'intero mondo alle future generazioni non un piccolo ritaglio sulla mappa. Ed ora è lui che vacilla, lui che non crede in quello che aveva in mente, lui che ritratta, spaventato dalla potenza delle chimere, un potere che ella ha visto innumerevoli volte sul corpo del padre, in quei lividi, nei giorni passati in ospedale. Forse per la prima volta era lei a saperne più di lui quella sera, superando di fatto con l'esperienza il giovane intelletto. Non si stacca dal corpo di lui, sa che è orgoglioso, sa che non vorrebbe farsi vedere in quel momento di estrema debolezza. L'unica cosa che può fare è raccontare, spiegare quello che conosce personalmente e che a lui pare oscuro. Non le impedisce di coccolarlo, di cercare di tranquillizzarlo anche con le mani, quel discorso gli arriva, toccando profondamente l'animo del bianco, tanto da spingerlo a smettere di accarezzarle la testa e semplicemente stringerla con forza; gesto ovviamente ricambiato immediatamente. Lo sente parlare, ammettere di averlo reso in qualche modo più debole, ma anche concedergli un nuovo obbiettivo: tornare da lei. La testolina viene baciata, non lo interrompe nel parlare, lascia che sia lui a scegliere tempi e modi di interazione, perchè lo sente tirare su con il naso, sintomo che le lacrime stanno scendendo o vengono comunque trattenute. E' lui ad alzarle il viso, e non troverà nessuna resistenza a quel gesto. Le blu si poggiano su un volto molto diverso dal solito, la sofferenza impressa ovunque, occhi rossi, bruciacchianti. Poi quel sorriso che viene a crearsi lentamente, un mero abbozzo di quella foto ricevuta mesi prima e che l'aveva convinta a cercare cosa ci fosse dietro la maschera. Le manine pallide si sposterebbero sulle guance di lui, inumidendole di acqua inevitabilmente, carezzando quella pelle solitamente perfetta: << Impazzirei senza di te >> E il termine non è usato a casaccio, lui in qualche modo sa che potrebbe succedere, ha potuto vedere quell'instabilità sentimentale nascosta fra le pieghe del sangue nero. Si avvicinerebbe senza nemmeno pensarci, cercando di baciare quelle labbra probabilmente parzialmente salate, in maniera casta, ma intensa, duratura se lui non si fosse opposto. Dopo parecchi secondi sarebbe la rossa stessa a separarsi da lui, senza smettere di sforargli le gote: << Sei stato tu a dirmi che saremmo diventati più forti per liberare il mondo dai suoi muri. Non è cambiato nulla rispetto a ieri Amore Mio, sei solo più consapevole di quanto dovrai diventare forte. >> Quegli occhioni ancora lo fissano, intensamente, senza che in essi vi si legga nessun pensiero negativo. << Non mi pare che ci sia fretta. E nessuno ha mai preteso da te di non avere paura. Perchè credi che io fossi contraria alla cosa? Vedo i miei genitori andare e tornare dalle ronde da anni. >> Stupido lui a non averci pensato, la rossa è molto più vicina a quella realtà di quanto lui non fosse mai stato prima di quel pomeriggio. << Devi avere paura, saresti pazzo a non averne. Devi poter piangere per sfogare la frustrazione che hai dentro. Poi, insieme, ci rialzeremo e ricominceremo a diventare più forti. >> Tutto quello che prova è un suo diritto, nessuno può sottrargli quel dolore, quell'angoscia, l'importante è che non sia da solo ad affrontarli, perchè l'oscurità è facile da raggiungere, soprattutto nella sofferenza.

22:42 Kan:
  [Bagno] Rimasto toccato da quel racconto pone alla Kokketsu un'ultima ammissione, reso debole dalla sua presenza ma allo stesso tempo desideroso di tornare da quella rospetta per vivere con lei, creare qualcosa insieme ad ella nonostante tutto. L'ideale di perfezione nato nella mente del Sumi svanisce ogni qual volta la guarda, lei è perfetta, non lui e solo i Kami sanno quanto per anni si sia sbagliato; ha creato un'immagine di se priva di eguali basata solamente sulla facciata lasciando indietro l'esperienza. Molti dei vecchi discorsi penetrano con forza tornando alla memoria, non sa nulla di come il mondo sia fatto, solo pensieri, convinzioni estreme ora smentite da un singolo combattimento capace di mettere in crisi tutto quanto l'avvenuto. La stringe con la poca forza in suo possesso, trattiene l'unica essenza della propria vita, l'unica per la quale è disposto a tornare, stare con lei rinunciando a tutto se ciò volesse dire passare più tempo insieme; in quel frangente il desiderio di guardarla negli occhi prende il sopravvento sull'orgoglio sollevandole il visino, guardandola nelle azzurre, immergendosi in esse esibendo un leggero sorriso, ancor più ampio nell'udire l'altrui affermazione. Il bacio è ricambiato, labbra tremanti appena ma non stacca le labbra seppur esso si presenti casto, privo di volgarità, mai spinto, al contrario, qualcosa di delicato, confortante <Non avrei mai pensato di farmi vedere così> primaria ironia insorge nel tono vocale librandosi in una sottile risatina per stemperare la tensione. Certo, la condizione in cui versa non è facile da far svanire ma quella serata nella vasca, quella conversazione e la di lei compagnia aiutano più di ogni altra cosa, la presenza della Kokketsu risulta essenziale, fondamentale per la ripresa del bianco ora non più solo <Ma quanto più forte? Non so trovare una risposta> non è cambiato nulla, solo il tipo di forza necessaria, ben più elevata del previsto. La chimera ha messo in chiaro come un Kage non sia sufficiente a vincere e di come un demone possa risultare troppo debole; in qualche modo deve convincere Furaya ad intraprendere quella ricerca con lui, prendersi ciò che le spetta di diritto, aumentare la propria forza a livelli esponenziali <Io ho fretta di vivere la mia vita con te nel modo più completo possibile. Vorrei vedere questo mondo con te> motivo principale della sua crociata liberatoria, vivere con ella <Lo so amore mio, lo so> capo chino ma sguardo immerso ancora. Ricorda la la discussione come fosse avvenuta il giorno prima, devastante, distruttiva per entrambi, la voce alzata, la rabbia di lei è impossibile da dimenticare, immagini come quelle non possono esser scacciate in maniera tanto semplice. Deglutisce, inghiotte la salive, reprime quelle lacrime la cui uscita è richiesta a gran voce ma senza successo; esse irrigano le iridi discendendo lungo le guance. Non un vero, non un sibilo, lacrime silenziose solcano il viso dell'albino <Non ti merito> sorridendo nonostante tutto <Sappi che non sei solo il mio punto debole ma anche la mia più grande fonte di forza> l'avvicina, se possibile, lasciando scivolare i superiori arti all'interno dell'acqua per adagiare la mani sui fianchi; trattenuta contro di se ricerca ancora una volta quelle labbra, la loro morbidezza, il loro calore, il sapore. Spinge il viso chiedendo a gran voce quel bacio, il contatto nato da una tragedia.

23:11 Shizuka:
  [Bagno] Quella battuta, quell'ironia che lui cerca di intavolare ancora una volta viene rimbeccata dall'altra, con un mezzo rimprovero: << Come sarebbe dire mai? Non mi pare di averti autorizzato a nascondermi qualcosa! >> Si sente il tono divertito, la canzonatura dietro all'apparenza. << Tu sei bellissimo anche perchè come uno stupido testardo pensi di dover essere sempre perfetto. Tutto quello che provi ti rende unico e fantastico. >> Un misto fra complimenti e insulti che rende in sintesi quel loro rapporto si d'affetto ma anche molto giocoso e infantile, nonostante tutto. Lui ancora però si arrovella su delle risposte, su qualcosa che a lei non preoccupa minimamente: << Ha importanza una risposta? Partiamo dai piccoli passi per raggiungere le stelle no? Prima la potenza di Furaya ora, poi non so... Yukio? >> Un sorriso veramente ampio le si stampa sul viso, l'ha detto ironicamente, celando quel desiderio di raggiungere il capostipite in forza e distruttività. Però la fretta, il fatto di sbrigarsi è dettato dal desiderio di stare con lei, nel modo migliore possibile, quella libertà che lui desidera la vuol raggiungere per lei. << Io ho fretta di vivere con te. Il mondo esterno può aspettare. Diventiamo forti, usciamo e conquistiamo un pezzo alla volta. Ma prima vivi con me. >> Indissolubile, quel sentimento nato a fatica, rincorso e sperato, aumenta di giorno in giorno, si intensifica a prescindere da cosa accada. Invece che separarli il dolore li stringe in una morsa che fa si che si proteggano l'un l'altro, diventando sempre più una sola entità. Lui trattiene quell'acqua salata, finchè lei non leggittima la sua paura, la sua sofferenza, solo allora lacrime salate ne rigano il viso. Tre parole dal significato notevole, che la indispettiscono molto, perchè sembra che lui si consideri molto meno di quanto non sia lei, il visino è decisamente contrito. Però non fa in tempo a commentare, perchè arriva quella specificazione, punto debole e maggior fonte di forza. La stringe a se, le labbra che ricercano le gemelle femminili in un bacio veramente intenso, che porta lei a stringere le proprie braccine attorno al capo altrui, obbligandolo vicino a se, un intreccio di corpi che in altre circostanze sarebbe stato spinto, ora sembra del tutto normale e pregno di affetto. Secondi? Minuti? Non ha importanza quanto tempo è passato, quando finalmente avranno deciso di interrompersi lei scosterà solo leggermente la testolina rossa indietro, tornando a cercare quegli occhi rossi per il pianto. << Tu meriti tutto quello che hai Bakan! >> Usa quel soprannome partito come insulto, come se volesse farlo sentire a casa, al sicuro, in qualcosa di familiare. << Ci laviamo e proviamo a riposare un poco Mio? Starò con te tutto il tempo che vorrai, sarò sempre qui con te. >> Non accenna minimamente ad allontanarsi da lui, permanendo in quel contatto rincuorante, per lui ma anche per lei, che veramente ha temuto il peggio.

23:35 Kan:
  [Bagno] Il sorriso cerca di rimanere sul viso del bianco per quanto sia difficile mantenerlo; prova con tutte le sue forze a mettere un po' di solarità in quel frangente allontanando poco a poco la tristezza, in parte la paura seppur risulti fatico scacciarla totalmente quando il misfatto è avvenuto da poche, pochissime ore <Ah no? Allora comincerò ad andare in giro nudo, così non avrò nulla di nascosto, mai più> la butta appena di fuori uscendo totalmente dal contesto, una scelta ironica per rivedere il sorriso sul visino della Kokketsu eppure il sorriso appare in primis sul bianco <Stupido non me l'ha mai detto nessuno> testardo invece è consapevole di esserlo per quanto le proprie convinzioni vengano meno momento dopo momento, attimo dopo attimo <Ma io sono perfetto, abbastanza da aver attirato la perfezione che ora condivide con me la vasca> palese il riferimento ad ella considerandola ben più che perfetta. Quello scambio di battute, totalmente personale e loro, due ragazzini che giocano a fare gli adulti, un rapporto ancora in crescita, da sviluppare, quasi infantile sotto certi aspetti. Da una parte ella possiede la ragione, andare a piccoli passi ponendosi degli obiettivi, la potenza di Furaya in primis e subito dopo Yukio, un uomo capace di distruggere un intero clan, chissà cosa è in grado di fare contro le chimere. Peccato sia morto, conoscerlo sarebbe potuto essere l'apice della sua vita <Passo dopo passo arriveremo a superarli> perchè fermarsi ad essi? Essi rappresentano un punto di riferimento ma non di arrivo, tale potenza necessita di essere superata, la forza richiesta è ben maggiore per affrontare la missione autoimposta, combattere contro creature la cui potenza supera di gran lunga l'immaginazione. Il sorriso di lei non passa inosservato, a modo suo prova nel ricambiarlo, assecondare la felicità altrui <Vivrò con te fin quando mi vorrai> ripetendo una convinzione mai cambiata. Vuole vivere con lei, vuole farlo rimembrando la promessa fattale ancor prima dell'inizio di quella relazione, essere al suo fianco fino a quando è lei a desiderarlo, a volerlo con se. Presto per poter pensare a qualcosa di più, presto per poter andar oltre quello che già hanno eppure nella mente del bianco qualche progetto inizia a prendere forma, qualche richiesta da portare in futuro rendendo il legame ancor più saldo, indissolubile. La bacia, un bacio più appassionato venendo abbracciato; il tempo si ferma, il mondo intero blocca il proprio corso nel mezzo di tale atto, privo per l'ennesima volta di volgarità, esso appare innocente per quanto pregno di desiderio e forse, in altre occasione apparrebbe addirittura spinto ma non ora, non è quello l'intento. Continua lasciando all'altra il compito di interromperlo, mettere la parola fine <Merito anche una rospa bisbetica come te> ritornano i nomignoli, privi del loro intento offensivo, cosparsi di dolcezza, affetto. Annuisce solamente a tale frase nonostante le mani stringano con maggior forza i fianchi di lei <Lo so Mia, però, prima di riposare...> cercando di tirarla su per porla sopra le proprie gambe, labbra avvicinate all'orecchio di lei sussurrando poche parole ma molto esplicative. Lavarsi ma non lasciare immediatamente la vasca, restare al suo interno ancora per un po', ancora per qualcosa. [END]

23:56 Shizuka:
  [Bagno] Le guanciotte si gonfiano d'aria mentre una lamentela a quella prima affermazione viene esternata subito: << Non pensarci nemmeno ad andare in giro nudo! >> Si perchè i cricetini hanno immaginato il farlo anche per strada, davanti a tutti e non ha alcuna inenzione di condividere quel corpo con altri. Però quelle frasi ironiche, lo spingono nella giusta direzione, in quella noramlità che la paura aveva quasi cancellato dal pensiero maschile. Tanto che le rivolge quel complimento, facendola arrossire un poco: << Io non vedo nessuna perfezione qui.. >> Boffonchia, incapace ancora una volta di ringraziare per un commento fatto per elevarla. La serietà torna un poco presente, impostare il futuro su obbiettivi, raggiungibili, alla loro portata per avanzare insieme verso il massimo raggiungibile e oltre. << Ci spero proprio Mio! Serve un altro Kokketsu che faccia vedere al mondo quanto siamo forti ma quanto possiamo essere buoni! >> Già in fondo quello è il desiderio espresso a quella statua, la consapevolezza di voler puntare in alto e risanare un nome che da troppi viene giudicato malamente. A quella richiesta della rossa, il bianco poi non può che acconsentire, concedendo a lei nuovamente la scelta di interrompere quel contatto in qualsiasi momento lei desideri. Poche sono le parole che servono, i gesti la fanno da padrone, un bacio che di nuovo trasmette tutto quell'amore senza però scadere nella volgarità in un momento che necessita di pace, di calma. Quando finalmente si separano entrambi usano termini offensivi ormai diventati sciocchezze, anche se la Kokketsu decide di fingere un'offesa notevole, imbronciando il visino. Lui al momento sembra leggermente meno scosso dell'inizio perciò l'obbiettivo principale è stato raggiunto, gli propone qualcosa di tranquillo, di coccolarlo e restargli accanto tutta la notte, anche se a quanto pare il Sumi ha intenti molto diversi. Viene portata sulle gambe altrui, contatto ancora più intimo e ravvicinato, sussurro alle orecchie, spiegando cosa voglia fare prima di uscire da quella vasca. Le guance diventano rosse, ma non si tirerebbe indietro in alcun modo; anzi forse lei stessa ha bisogno di sentire quanto lui sia ancora vivo e in grado di amarla. La testolina rossa verrebbe mossa davanti a quella di lui, blu che sprofonderebbero nelle dorate per qualche istante prima di essere chiuse e strappargli un bacio che di casto e puro non ha veramente nulla, acconsentendo così alle richieste velate dell'altro. [//END]

Dopo l'incontro con le chimere Kan e Shizuka vanno a casa del bianco e durante un bagno in vasca parlano e discutono. Kan ammette di avere paura e di come lei sia il suo punto debole e la sua forza. Lei gli racconta una storia del passato cercando di consolarlo, farlo sentire meglio scacciando in parte quel terrore.