Incontro sui Volti
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Giocata del 08/11/2021 dalle 12:30 alle 17:27 nella chat "Nuovo Monte dei Volti di Pietra"
Di nuovo su quel monte di pietra, li ove volti inespressivi paiono volerli guardare dall'alto giudicando l'operato di tutta quella vita che è confluita insieme in un unico loco. Ma non è li di certo per la vista che viene data a tutta Kagegakure, sta imparando sempre di più a vedere e comprender meglio il villaggio delle ombre, quanto più per la ricerca di qualcosa, o meglio, qualcuno < non so se lo troveremo di nuovo qui > parla da sola? No, ovviamente, almeno non adesso dato che viene accompagnata da un ragazzo altrettanto alto quanto prestante fisicamente, il biondo a cui dona un lieve sguardo con la coda dell'occhio senza interrompere il proprio cammino, lento nel sole di quel mattino ancora troppo freddo. Le temperature son precipitate immediatamente, anche se di pioggia se ne vede ben poca e anche scarsa invero. Porta difatti ancora quella cappa nera singolare. Lunghe e larghe le maniche a giungere a metà delle dita, le unghia laccate in nero a farsi vedere. Il collo coperto dalla stessa chiusura, e lungo a campana esso arriverà poco sotto le stesse ginocchia. Non si vedrà nulla di lei, non si vedranno ne le morbide forme del seno appena accennate sotto la nera e scura cappa, ne il pancione che lievita a vista d'occhio. Le gambe sotto non sono nude, porta dei pantaloni attillati e neri che giungono perfetti fino alle caviglie, da dove sbucano un paio di sandali ninja. Non porta con se nemmeno l'equipaggiamento. Ma anche con quella cappa un lieve accenno di quella pancia ormai è visibile, di certo nasconderla non è più possibile, non come un tempo, e averlo detto alla Shinsengumi le pone anche un pò di respiro < ti prego Shinsei, comportanti..> come si dovrebbe comportare? Bene, male? < beh lo sai > sfuggirà lei stessa alla presa nera e scura di quello stesso sguardo, sviando con il proprio verso i presenti su quelle stesse panchine in cerca di uno hyuga < capelli neri, occhi bianchi > beh come descrizione ci siamo già, insomma, bastano solo gli occhi per riconoscerlo. Calmo e benevolo, come sempre, il cielo sopra Konoha, anche su quella pallida imitazione che è il suo distretto all’interno del paese delle ombre. S’alza il mento appuntito. Nero come l’abisso e pesante come l’universo, quello sguardo dal taglio affilato, si spostano sulle nuvole, che giocano a nascondino col sole, celandolo alla sua vista. Scarpe di tela, nere graffiano il suo asciutto e roccioso della montagna sulla quale sono stati scolpiti i volti degli eroi di Konoha. Una copia, si, come tutto li dentro. Un pantalone nero, ampio e dal cavallo basso, copre la forma delle gambe allenate. Un pantalone dal taglio quasi sunese, ma dal colore scuro come la pece. Il torso è coperto da una camicia bianca tenuta fuori dai pantaloni, slacciata nei primi tre bottoni, a scoprire il collo e la prima parte del petto. Sopra di esso, l’aori nero decorato con bianche forme geometriche, corto ad andare poco oltre la vita e dalle maniche lunghe fino ai gomiti, tenuto aperto dalle mani che sono infilate nelle tasche dei pantaloni. Il volto appuntito, dai lineamenti duri, naturalmente dipinto in quell’espressione austera e fiera, è decorato, ai fianchi del cranio, dai draghi d’inchiostro nero che svettano sulla pelle candida, scoperti dai capelli che sono raccolti in una treccia elegante, le cui ciocche sono tenute insieme, alla fine dell’acconciatura, da un sottile drappo rosso, segno che l’Ishiba l’ha elaborata. Unico altro segno distintivo, ben visibile a chiunque, è la vistosa macchia scura, contorntata da piccoli taglietti, che sfoggia proprio sul pomo d’adamo. Come al solito, non s’addentrerebbe mai da nessuna parte che non fosse casa dell’Ishiba, senza il chakra. Avrebbe quindi estratto la mano destra, portandola all’altezza del plesso solare, chiusa in pugno eccezion fatta per il dito indice e medio, che svetterebbero verso il mento a disegnare il mezzo sigillo della “capra”. Avrebbe quindi gonfiato la cassa toracica a tirare quel profondo respiro che a lui è necessario ad andare oltre al velo di nebbia frammentato che ancora è la sua mente per raccogliere la preziosa energia mentale, per lui globo scuro elettrico e vibrante. L’avrebbe condotta al centro del plesso solare, dietro la mano, vicino alla sua gemella e opposta, l’energia fisica, globo bianco fluido e costante. Avrebbe quindi cercato di unire il suo personale Yin/Yang nel tentativo di ottenere qualcosa di superiore, il suo chakra, e se vi fosse riuscito l’avrebbe spinto nel suo sistema circolatorio, senza reprimere un brivido di piacere nel farlo. Avrebbe quindi riposto la mano al suo posto, nell’ampia tasca dei pantaloni. Viene richiamato all’attenzione dalla voce musicale della sua rossa lì affianco. Alla quale farà corrispondere, a quello sguardo color oceano dato con la coda dell’occhio, il suo, nero e opprimente, richiamato dal cielo solo per donarlo a lei. Lei unica a poter leggere dietro quello sguardo e quella postura, elegante quanto disinteressata. L’unica a poter vedere dietro quell’atteggiamento di strafottente menefreghismo verso il mondo, un’irrequietezza che anima quelle iridi nerissime. Eppure non ha da chiedere a se stessa, se cerca un motivo. Sono li per il suo atto di egoismo, alla fine, vedremo dove tutto questo porterà. Potrà notarlo lei, se non sarà troppo lesta nel rifuggire quello sguardo, il suo poggiarsi sul bavero alzato della cappa sua cappa, a coprire quel collo sottile e delicato. Lentamente si stendono le labbra sottili del biondo, a disegnare un ghigno sottile che non ha nulla di tranquillizzante. Non risponde, a quella preghiera, sia perché non è stata terminata, sia perché sa benissimo di non poter promettere alcun che sul proprio comportamento. Dal momento che lui, come sempre, reagisce a degli stimoli esterni. Ma lei è qui per questo, dopo tutto. <mh> Si limita ad annuire alla descrizione che lei fornisce. Caratteristiche comuni agli Hyuga effettivamente. Lascerà quindi vagare anche il suo sguardo nero, che tuttavia sarà molto meno interessato ai presenti e indugerà, forse troppo, su quel panorama che il posto offre. Ancora poco avvezzo a vedere Kagegakure così tanto dall’alto. Non sarà lui a notare per primo la persona che stanno cercando, ma poco gli importa [Impasto del chakra] Una giornata non troppo soleggiata quella odierna, lievemente uggiosa per quanto riguarda il nostro protagonista, ma quale giornata non lo è per lui ormai? Sempre più stanco si trascina nuovamente sul monte dei volti di pietra, quella mera rappresentazione che, anche se fatta bene, non sarà mai come l'originale per quanto lo riguarda, ma questo è un altro paio di maniche. Cammina lentamente su quella scalinata di ferro, l'unica via verso la cima di quello stesso monte, o almeno la più comoda diciamo. Nonostante il suo passo sia leggero, il rumore del ferro che viene calpestato è impossibile da non sentire, si da fastidio persino da solo il nostro Hyuga, che con le sue iridi perlacee va a scrutare il cielo in cerca di una qualche segno di mal tempo in arrivo verso la sua posizione, anche se per ora sembra esser tutto tranquillo. Nonostante la temperatura non troppo calda per via delle nuvole che coprono a tratti il sole, lo Hyuga indossa una casacca smanicata di colore nero, pare far parte di un set in stile Mushu, sulla schiena v'è cucito un drago cinese in filo d'oro. Le braccia sono completamente scoperte, la destra in fibra di carbonio non ha un particolare brillantezza data la scarsa presenza di raggi solari, ma sinistra, quella ancora umana, presenta come al solito quel tatuaggio, i colori sono molto vividi, un drago color verde selce avvolto da delle rose rosse, mentre sulla mano il simbolo dello Yin e dello Yang ne fanno da padroni. La parte inferiore dello Hyuga, viene fasciata da un paio di pantaloni, anch'essi in stile Mushu, bianchi, con lo stesso drago raffigurato sulla schiena dell'uomo, anche questo in filo d'oro, un abbigliamento più che semplice si potrebbe dire, adatto a qualsiasi movimento, non troppo pesante ne troppo leggero. Della protesi alla gamba sinistra si potrebbe scorgere solo la caviglia, poiché il nostro protagonista indossa delle semplici tabi nere. Giunto al suo obbiettivo e finita la scalinata, lo Hyuga porterebbe il braccio destro dietro al collo, muovendo quest'ultimo a destra e a sinistra, provocando quel suono che per alcuni potrebbe risultare come una rottura di qualche osso *CROCK* abbastanza rumoroso "Ichi-Nii! Mi hai fatto venire i brividi! Stai bene?" Quella stessa vocina nella sua testa viene spaventata da quel rumore improvviso fatto dall'uomo <Avrei tanto voluto fare di peggio Fuyuki.. almeno avrei trovato finalmente un po' di pace e riposo dalla tua maledizione..> è così che la vede dunque, una maledizione per se stesso "Smettila di dire stupidaggini, so perfettamente che senza di me impazziresti!" le profonde occhiaie dello Hyuga infatti ne sono la prova vero? "SI" ..Dicevamo.. Una volta finita la scalinata e compiuto quel gesto col collo, le iridi perlacee dello Hyuga si guardano intorno, scrutando il luogo per vedere se per caso si potesse stare tranquilli almeno lì, notando tuttavia un paio di persone in lontananza, l'uomo è quasi certo dell'identità di una delle due figure, ma preferisce aspettare prima di cominciare a schiamazzare persone a caso, tralasciando il fatto che non sarebbe affatto nel suo stile fare una cosa del genere, quindi si limita a camminare silenziosamente per ora, tentando di avvicinarsi un minimo, almeno per vedere se effettivamente una delle due figure la conosce o meno. Non si perderà di certo quel profondo sguardo nero, quello d'un animale. Se l'avesse incontrato di notte, in una strada buia, qualche brivido le sarebbe venuto nel solo guardarlo, decisamente non elegante in quel senso stretto che gli stessi Ishiba intendono, eppure lei potrà vederne di bellezza ed eleganza in quei movimenti, di un corpo perfetto nel suo allenamento costante e continuo. Gli occhi che indugiano su quel segno alla gola per qualche attimo, prima di riportare davanti a se lo stesso sguardo senza un minimo cambiamento, li fuori di certo è restia a mostrare emozioni, così come il proprio collo che sarà coperto amabilmente da quella stessa cappa. < mmh > lo stesso passo che ferma il corpo e il suo andazzo, i lunghi capelli rossi relegati ad un alta coda che cambiano improvvisamente direzione, schiantandosi contro la schiena ferma mentre le azzurre scivolano sui volti di diversi sconosciuti. Affilate le azzurre a indagare, ma nulla pare esser li, non colui che sta cercando almeno, conscia anche in parte del non parlare del biondo vicino, di certo nemmeno lei è una chiacchierona la maggior parte delle volte, ma quello rasenta un mutismo selettivo che non se ne sono mai visti. < non mi sembra qui > annuncia l'altro, difatti sarà lei la prima sentinella per ovvie ragioni, riconoscerebbe tranquillamente il moro senza troppi problemi oltre la calca di corpi, anche per via della sua altezza, e dei suoi arti. Andrà lei stessa a cambiare direzione, proponendo direttamente le teste dei vari Hokage che sfilano lassù uno dopo l'altro < potremmo.. > indica con la destra quella direzione, ma prima che possa parlare lo sguardo verrà attirato dal volto di un giovane uomo, il viso sottile, i capelli neri e lunghi che s'avvicina a loro. Non avrà di certo troppi dubbi su chi si tratti, difatti sarebbe la prima a muoversi verso lo stesso Hyuga , avanzando velocemente senza timore, se non un brivido che scende lungo la schiena e s'annida allo stomaco stringendolo. Paura? < ciao Ichirou > la voce rimane morbida, calda e roca, non è cambiata molto se non in qualche segno di stanchezza che alle volte la incrina, ma non oggi < ti stavamo cercando > utilizza il plurale appositamente, lanciando uno sguardo veloce anche al biondo - sempre che l'abbia seguita nel piccolo percorso di avanzamento - prima di tornare di nuovo al moro con un lieve sorriso sulle labbra < ti ricordi la nostra ultima conversazione?> allude al loro primo incontro dopo così tanto tempo < ecco qualcuno che sarà con noi in quel locale > ma prima di continuare andrà a fermare la lingua, lo sguardo che scivola intorno a loro quasi con sospetto, di certo parlare di quelle cose a voce tanto alta non è un'ottima mossa. E la tensione, la sentite anche voi? Per quanto vigile, sui passanti, e in generale sul contesto, assolutamente non abituato a tenere la guardia abbassata, non è particolarmente dedito a quella ricerca. Come detto, è li come conseguenza delle azioni altrui, non è certo suo compito cercare vecchie conoscenze. Ha conosciuto quel posto, ha tratto giovamento dalle profonde riflessioni che quel cambio di sguardo su Kagegakure offre, ma non si soffermerà nemmeno su quello. Non è il momento per riflettere. Ciò che non perderà mai di vista sono i movimenti della rossa al suo fianco. Niente sfuggirà a quello sguardo nero, anche se di sottecchi, o con la coda dell’occhio, avrà sempre un’idea piuttosto precisa di dove lei sia e di cosa stia facendo. L’oggetto di un’ossessione tanto profonda è molto difficile che possa sfuggirgli. Eppure a guardarlo, sembra tranquillo, se non fosse per quell’aspetto che lo accomuna decisamente più a un delinquente da strada che a un ninja di una nobile casata. Nel sentirla dire che l’oggetto della loro ricerca non è li volta subito le spalle ampie e stondate verso la scalinata che porta a scendere da quel monte, che è anche l’unica via d’accesso a quello stesso monte. Ma verrà anticipato da lei che, premurosa, arriverà anche a superarlo, in quella camminata veloce e sicura verso lo Hyuga. S’inarca piano il sopracciglio destro, sottile come lo sguardo dal taglio animale, nell’osservarla in quella camminata. Nell’ascoltare quel saluto donato a quello che per lui è uno sconosciuto, memorizzerà quella voce morbida, scaldata e arrochita. Niente verrà detto, non è certo quella la sede. Lascerà che sia la pesantezza di quello sguardo sulla rossa a fare il suo dovere. La seguirà. Non ci dovrebbero volere più di un paio delle sue falcate, per essere al fianco di lei, tremendamente vicino, leggermente più indietro, rispetto a lei. Abbastanza vicino da farle percepire il calore di se, pur senza toccarla. Non s’è scomposto nell’atteggiamento, ma non è più a lei che dedica quello sguardo nero come l’abisso. Non più. Sarà impegnato ora quello sguardo feroce a memorizzare ogni dettaglio della figura dello Hyuga, dall’altezza ai caratteri somatici, tipici degli Hyuga, dall’abbigliamento ai tatuaggi, a quelle protesi che riesce ad individuare senza troppi problemi, soprattutto quella del braccio destro, ovviamente. Senza vergogna ne rispetto lascerà navigare quello sguardo su di lui fino a piantarlo, nero e pesante, affilato come un coltello, nello sguardo di lui. Uno dei pochi per i quali non è costretto ad abbassare lo sguardo. Si porterebbe dunque finalmente a unione quello strano tao. Lo sguardo nero dell’uno, quello bianco dell’altro. Non aspetterebbe la fine delle parole di Sango. Le lascerebbe appena finire quella domanda, richiamo alla loro precedente conversazione, prima di muoversi verso di lui, passi lenti, ampi, che vorrebbero portarlo a bruciare la distanza con il moro, tenendo lo sguardo nero e affilato fisso in quegli occhi bianchi di lui, in attesa che venga ricambiato, come se potesse leggerci qualcosa che altrimenti gli sarebbe precluso. Arriverebbe, invero, a meno di un metro di distanza dall’altro, se quest’ultimo lo consentisse. Invadente e irrispettoso della distanza interpersonale forse, ma questo è il biondo. Assolutamente incapace di rispettare le più banali regole della conversazione civile. Solo ora aspetterebbe di ascoltare la voce melodica della rossa spegnersi, senza abbassare lo sguardo. Qualche momento di silenzio, prima di gonfiare la cassa toracica, inspirando aria, come un’animale che fiuta un odore. Aveva bisogno di quella conferma sensoriale, d’altronde. <Spostiamoci su uno dei volti. C’è troppa gente qui.> la prima frase della giornata probabilmente, visto che anche durante il viaggio è stato piuttosto taciturno. Ha un timbro basso, dal tono greve e vibrato a fendere l’aria. È diretto con ogni fibra della sua attenzione allo Hyuga davanti a lui, ma la voce ovviamente è abbastanza alta da essere udita anche dalla rossa. Non sorride quel volto dai tratti duri, e non si muoverà da li senza la conferma dello Hyuga, in attesa di poterlo affiancare e raggiungere con lui e Sango uno dei volti, punti di soliti più appartati, sui quali è possibile scambiare due parole senza troppe orecchie indiscrete ad ascoltare.[chakra on] I suoi occhi, seppur stanchi e a tratti un po' spenti, ci vedono ancora bene, molto bene dato che ha riconosciuto una persona solo per il colore dei suoi capelli e l'altezza di essa, visto come si è imbacuccata la Ishiba, che appena si gira va ad incatenare il suo sguardo con quello dello Hyuga, ne nota i lineamenti del viso, quel viso morbido e niveo, spezzato nella sua calma solo da un lieve senso di tensione, che il nostro protagonista, per tutta la calma che emana, percepisce immediatamente, il che non lo porta a sorridere spontaneamente, ma a donare un semplice sorriso di circostanza, palesemente finto, anche se cortese nel modo d'esser posto, la schiena verrebbe rizzata e il collo tenuto in maniera rigida, dopotutto c'è una persona che non conosce, non vuole apparire come chi non ha voglia di esistere agli occhi degli sconosciuti. La schiena nel raddrizzarsi provoca un lieve rumore alle spalle dello Hyuga "Ichi-Nii, mi sa che hai bisogno di un dottore.." mentre nella sua testa le battute non si sprecano mai. Adesso è finito il tempo delle risposte però Fuyuki "Non è giusto!!" le profonde occhiaie dello Hyuga non accennano a diminuire e il suo sguardo si muove in direzione dei due, nuovamente <Sango..> pronuncia semplicemente il suo nome, un semplice saluto il suo <Mi stavate cercando..?> la cosa gli porta alla mente cose brutte, ma trattandosi di una persona che conosce, il suo corpo si limita a reagire provocandogli un lieve dolore ai moncherini, pungente come mille spilli in ogni centimetro di carne tagliata, appena un po' di pelle d'oca sarebbe visibile sul collo dell'uomo, dove la protesi si va ad incastrare. Quello stesso punto viene per l'appunto, raggiunto da quell'arto metallico, come a voler nascondere quel ricordo. Dietro di lei, una figura ben più imponente si avvicina silenziosamente, nell'osservare quell'individuo, lo Hyuga non accenna a perdere la calma, anche se a giudicare dallo sguardo altrui, la sensazione più umana sarebbe proprio quella, non per lui tuttavia, il biondo non sta e non ha fatto nulla di minaccioso nei suoi confronti in particolare, certo ha un paio di occhi che probabilmente spaventerebbero la più feroce delle bestie, ma l'uomo non si scompone e, anzi, a sua volta lo guarda dritto in quelle stesse iridi nere nel momento in cui la sua presenza lo raggiunge, in quel contesto di solo un metro di distanza l'uno dall'altro, il che gli permette di notare i dettagli di quel volto, la durezza di quei lineamenti, il taglio dei suoi occhi e persino quei simboli sui lati della testa, ovviamente si limita al volto, sin troppo discreto per scrutare da testa a piedi un qualsiasi essere umano appena conosciuto, lui d'altro canto, non si fa problemi, il che lo incuriosisce, si sa in fondo, che per smuovere l'interesse di Ichirou deve esserci un qualche tipo di stranezza o particolarità a sfondo caratteriale e, diciamo che lui ne ha parecchia di particolarità. Il suo tono di voce è molto profondo, non molto diverso da quello dello Hyuga, che ci aggiunge solo un po' di raucità per via del tempo passato a parlare delle scorse giornate <Mi trovo pienamente d'accordo..> un semplice sorriso, questa volta viene fatto in maniera più tranquilla, purtroppo lo sguardo e la tensione di Sango gli avevano dato un'informazione sbagliata, ma ora che ha capito che si tratta di un alleato, la tensione, almeno per lui, si è allentata al minimo indispensabile. Quindi, dopo aver confermato la proposta del d'orato, lo Hyuga comincerebbe il suo spostamento, affiancando, nel caso in cui la rossa si fosse subito unita a loro, i due ninja che lo stavano cercando, lasciando che sia l'ultimo conosciuto, ancora privo di un nome, a fare strada verso un dei volti proposti. Ah magari fosse tesa per il moro, sarebbe una passeggiata in confronto a quello che sa l'aspetterà dopo , nella loro solitudine, ma è il biondo infatti a destarle un poco di preoccupazione, in quella piccola rughetta che si pone nella fronte, di solito fonte della stessa. Avanzeranno entrambi, percependo anche lo sguardo nero e quello bianco su di se, gli opposti, come il sole e la luna che si scontrano nella yugure di una giornata. Le sente quelle pesanti e nere, le vedrà quelle più delicate e pallide, di certo sarà una giornata particolare quella li, ad iniziare dal comportamento dell'Uchiha stesso, che sembra davvero voler fiutare l'altro, incredibilmente poco più alto di lui stesso sebbene fisicamente siano ben differenti - per non parlare del portamento e delle loro espressioni - tanto da portare la donna a compiere lei stessa quei passi cercando di affiancarsi al biondo, dunque ad un metro scarso dallo Hyuga < si > lo stavano cercando, almeno lei lo stava cercando. Lo sguardo che vaga lentamente su entrambi i visi per qualche attimo, prima di cercare di superarli lei stessa con passo morbido e lento, le fa uno strano effetto trovarsi tra quei due giganti, nettamente più bassa tanto da dover per forza di cose sollevare sempre il viso, sarà un ottimo modo per aumentare la sua cervicale, ma non siamo qui per questo. Il cammino la porterebbe verso i volti poco più in la, dall'ultima della nuova Kage presente a quello di Furaya verso il quale non si fermerà, non donandole nemmeno uno sguardo, eppure ha un viso in mente, quello di Hitomu Kibou. Testa bionda nella quale andrebbe in effetti a fermarsi, cercando comunque la pace e la solitudine da chicchessia, ma a quell'ora del pomeriggio poche saranno le anime che dovranno passar di li < Ichirou > comincia lei , mettendo in ballo quindi il discorso senza troppi fronzoli, diretta e imperativa, così come lo diviene il suo stesso sguardo che si volgerà a lui, quasi freddo, ma calcolatore < ti cercavo per informarti del perchè voglio entrare li > pone quel punto, è lei a voler entrare li dentro, come se vi fosse una piccola calamita ad attrarla < ma ciò che dirò voglio che rimanga qui, relegato a noi > vuole un patto, un giuramento, che qualsiasi cosa voglia e possa dire, sarà sicura che non esca fuori da loro tre. < sarebbe seccante perdere la fiducia che ho in te > il peso delle sue parole lo riconosce, sa quale usare, come usarle, con quell'intimità tale che si può permettere solo con chi conosce bene, e lui lo rientra, senza nemmeno contare i sentimenti che si sono immischiati nel loro passato rendendo velenosi adesso i ricordi . Attenderà prima di andare avanti, che vi sia quella promessa, che prometta di non tradirla e venderla al primo che passa. Si fida abbastanza da averlo cercato, ma non così tanto da parlare senza prima tessere le regole di quel loro incontro. Rimane ferma, con il vento che oscilla sulla pelle coperta, la kappa nera che si smuove così come i capelli, ma lo sguardo rimane fermo, ferreo, a tratti inquietante nel bagliore di quella giornata. Si poggia irruento sulla giunzione tra la pelle e la protesi di lui, sulla spalla, lo sguardo, nel vedere la pelle farsi d’oca. Curioso di sapere la storia di quegli arti? Certo, l’Ishiba è stata assai scarna di dettagli nel raccontargli dell’altro. Ma anche questa cosa la terremo per un’altra volta. Annoterà quella reazione, prima di portarsi all’altezza degli occhi altrui. Cosa riuscirà a leggerci? Riuscirà a percepirla la curiosità che egli stesso suscita nello Hyuga? Non potrebbe notare molto altro a dire il vero. Potrà forse notare la tensione alleviarsi un minimo in lui? Non si può dire. Si limiterà però ad annuire quasi impercettibilmente e ad affiancare lo Hyuga verso la testa che, come sempre, sarà la rossa a scegliere, poco avanti a loro. Percorrerà quel tragitto in silenzio tombale. Neanche su di lui è visibile il minimo accenno di tensione. Potrebbe notarlo chi sa leggere in quel nero profondo dei suoi occhi, ma ora stanno guardando più o meno tutti nella stessa direzione: verso il volto che raggiungeranno a breve. Non avrà problemi a scavalcare agilmente il basso parapetto che impedisce a chi non è provvisto di chakra di scavalcare e andare proprio sulle teste di pietra. Qui la prima a parlare sarà Sango, che comincerà subito con la sua volontà di fornire spiegazioni in merito al motivo di ingresso all’Ochaya. Anteporrà anche lei la richiesta di un giuramento, e il peso delle parole che utilizza nel chiederlo, potrà sentirlo su se stessa, maggiorato da un’oscurità opprimente che sentirà arrivare su quel collo coperto dal bavero, e sul volto, ovale perfetto. Ma sarà lui a prendere la parola subito dopo, e darà la sua frontalità allo Hyuga questa volta. <Fai il tuo giuramento, Hyuga.> Secco nella voce, profondo nel tono, diretto lo sguardo a quello dell’altro, quasi a voler comunicare con la mente dello Hyuga. Parole che arrivano a completamento e corollario di quelle di Sango, ovviamente. <Perché prima di parlare di motivazioni e di piani, oltre a non perdere la fiducia di Sango…> Per un brevissimo, ma lentissimo istante, lo sguardo, affilato come un coltello, viene donato a lei, che avrà disponibilità solo del profilo decorato da quel tatuaggio nero, prima di veder sparire di nuovo quel nero nello sguardo dell’altro <…devi guadagnarti la mia.> Commenta, duro stavolta anche nell’espressione, che perde quella nota di rilassatezza, lasciando solo lineamenti duri come pietra e uno sguardo fin troppo diretto. Quel progetto per adesso è condiviso da persone tra le quali vige una profonda fiducia reciproca. Che è la condizione fondamentale per la riuscita di qualsiasi missione. Lo sanno tutti loro, Sango per prima, che è la più esperta tra loro, e sicuramente l’unica li in grado di comprendere lo sforzo che sta facendo nel donare qualcosa come la sua fiducia ad una persona che non conosce. Lui che si fida solo di due persone in tutta quella città. Ma sono lì per questo, in fondo. Conoscersi e acquisire, almeno in parte, la fiducia necessaria per entrare insieme in quel covo di serpi. Resta di nuovo in silenzio per lunghi secondi, con lo sguardo dritto sull’altro <Ho delle domande da farti e una condizione da porre. In base alle parole che userai per rispondere e alla sincerità che percepirò nelle tue risposte deciderò se posso fidarmi di te o meno> è forse la frase più lunga che abbia mai pronunciato nella giornata. E la dedica interamente allo Hyuga. L’ha promesso all’Ishiba quello sforzo. E lo porterà a termine, ma la buona riuscita di tutto questo dipenderà dallo Hyuga, come è giusto che sia <Sono Shinsei, comunque.> Sango non ha fatto gli onori di casa, com’era prevedibile, così toccherà a lui rimediare. Lo fa in maniera schietta e diretta, come sempre.[chakra on] I tre giungono a destinazione, non ci è voluto molto a raggiungere quei volti, con sorpresa, lo Hyuga nota come il volto della Judai sia stato bellamente saltato, il che gli mette un dubbio in testa, l'ultima volta, ovviamente si parla di anni addietro, ma gli sembra di ricordare che non si odiassero le due, che sia cambiato qualcosa? Questo non può saperlo ovviamente, e non farà neanche domande al riguardo. Il volto scelto è quello del vecchio Hitomu tuttavia, un volto molto noto a Konoha, una leggenda si potrebbe anche dire, lo Hyuga non ha mai avuto l'occasione e la fortuna di incontrarlo e conoscerlo, anche se ora nessuno parla poi così tanto di lui, magari per rabbia, per odio, o magari solo per il semplice fatto che la gente se ne sta lentamente dimenticando, chi può dirlo. La rossa comincia a parlare, anche se a pezzi, non intende rivelare informazioni prima di aver sentito dalla bocca del nostro protagonista, la pronuncia di una sorta di promessa, un accordo di segretezza, il suo sguardo a quel punto, da calmo diventa lievemente stizzito, dopo tutto quello che gli è stato detto dalla rossa in confidenza e dopo tutte le volte che lui ha mantenuto la bocca chiusa, lei ancora non si fida del suo silenzio? "Ichi-Nii.. buttala di sotto ti prego.. Guarda anche lui, gli faresti solo un favore.. e poi lo pesti a sangue nel caso in cui si voglia ricongiungere alla sua metà..!" Mi raccomando, non rispondere Ichirou. Il petto dell'uomo si gonfia d'ossigeno, i polmoni si riempiono d'aria, per poi svuotarsi in uno sbuffo a dir poco stizzito e quasi offeso <Dopo tutto questo tempo.. ancora non ti fidi di me eh..?> le mani dello Hyuga si portano al proprio petto, incrociandosi tra loro in segno di disappunto, mentre l'espressione che ha sul volto, passa di nuovo dall'essere stizzita alla più comune calma piatta, per poi proferire in direzione altrui <Sarebbe seccante perdere la fiducia che hai in me dici eh..> se questa è la sua fiducia.. Qualcosa però spezza il flusso logico della mente dello Hyuga stesso, difficile provocare una tale reazione all'interno della sua testa, però lui ci riesce, si impone tra i due a gamba tesa, prendendo la parola al posto della rossa, lascia che quel tocco poc'anzi giunto da lui passi in secondo piano, anche se a dire il vero non l'ha nemmeno percepito come invasione del proprio spazio personale, ma il semplice fatto che abbia alzato la voce per prendersi le attenzioni del nostro protagonista, lo intriga ancor di più, quindi quelle iridi perlacee si incatenano alle nere altrui, le braccia si vanno a slacciare dal petto e le leve inferiori si muovono in direzione altrui, questa volta è lo Hyuga a portarsi faccia a faccia quasi, trenta centimetri separano i nasi dei due energumeni. Per quanto possa essere stizzito dalla mancanza di fiducia della donna che un tempo amava, lo Hyuga mette quel sentimento da parte, per poter parlare a cuore aperto con il suo interlocutore <Ponimi le tue domande e le condizioni che vuoi.. non ho mai mancato fede alla parola data, il mio braccio e la mia gamba ne sono la prova.. Se dopo tutto questo tempo..> le perle dello Hyuga si muovono appena verso la rossa, per poi tornare sul biondo di fronte a lui, rapido <Chi mi conosce non si fida di me.. il problema non è mio, ma della persona che non si fida..> andrebbe ad ammettere, dato che si potrebbe dire, che lo Hyuga è fedele quasi quanto un cane. Un brevissimo lasso di tempo passa, la pausa presa dopo quella affermazione da modo all'uomo di riprendere fiato per qualche istante, per poi ripartire <Ichirou.. piacere di conoscerti.. e complimenti per la dolce attesa..> allo Hyuga non era stato detto niente, ma per gli sguardi che i due si lanciano da quando li ha visti, gli è bastato fare un semplice due più due, con un sorriso si congratulerebbe dunque con la coppia, per poi dire <Sono pronto a rispondere nella maniera più sincera che conosco..> concluderebbe dunque il suo dire, in attesa di queste domande e soprattutto della condizione del biondo. Se lo aspettava quello sguardo stizzito, che regge tranquillamente senza scostarsi poi molto dal proprio posto, anzi, avanzando di qualche passo anche lei , piccoli e non troppo lunghi, guardandolo sempre in viso < in tutto questo tempo possono esser cambiate molte cose > anni, troppi anni son passati dall'ultima volta in cui si son trovati, in quel villaggio nascosto tra le foglie, in un ospedale a vederlo senza arti < ricordo ancora di averti portato io con le tigri in ospedale > un ricordo che si impone vivido nella propria mente, che come aghi e spilli pungono ma non fanno troppo male, solo un pò di fastidio passeggero che potrà vedere sul proprio viso, in quella rughetta che sprofonda nella morbida pelle al centro della fronte. < mi basta che me lo dirai, e ti crederò > le basterà solo quello con lui, delle parole, non dei fatti che già si son seguiti in passato, ma la parola sua, di uomo, Hyuga, e anche un vecchio amico. Avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa di chi non conosce, ma se il tempo è stato clemente almeno con quella mente, forse potrà semplicemente soprassedere alla stessa richiesta appena postagli. Lei. Ma non lui, non il biondo che avanza rispetto a lei, il cui sguardo non viene mai sviato ma percepito con la stessa intensità d'un sole nero, e ricambia lei stessa il proprio senza mai commentare, lasciando che sia adesso lui stesso a porre i suoi dubbi, i suoi pensieri, le sue richieste. Che esulano dalle proprie, ma in effetti l'amicizia con l'Ishiba non significa forse questo? Che quella bocca non si apre mai per qualcuno che ha la sua fiducia, nemmeno con Shinsei, di cui ha poco raccontato del ragazzo se non le sue origini, così come fu per Kan quando gli disse solo del suo lavoro. Ma non tocca a lei intervenire, se deve aiutarli, deve donare l'opportunità di poter creare e tessere i fili di quella fiducia inesistente per due sconosciuti. Difatti andrà a spostarsi leggermente verso destra, come a conceder loro una bolla di solitudine e intimità, lei mera cornice adesso. Ma ogni parola, ogni sguardo e sospiro non vuole farseli sfuggire, nemmeno quella frecciatina che ignora palesemente, c'è qualcun altro che deve avere la sua fiducia ben prima che lei possa solo risaldare la propria < sei un buon osservatore > solo questo, per quel complimentarsi verso il biondo di aver fatto goal, centrato il buco, vabbè si, abbiamo capito no? Ma ancora nulla, curiosa anche lei delle eventuali domande che verranno poste adesso, avesse del sakè si sarebbe messa a sedere e guardare la scena come al teatro. Non si lascerà scappare nemmeno un fremito del corpo dello Hyuga, che osserverà dipingersi in quel fare stizzito. Ne gode? Per niente. Sta studiando quella persona, traendo per se ogni piccola micro gestualità del suo corpo. Non che abbia la possibilità di percepire la vocina nella sua testa, e a dirla tutta, forse è meglio altrimenti sarebbe stato necessario un master qui. E a dirla tutta nemmeno il suo dire lo lascia poi tanto tranquillo. No, non è tanto il battibecco a stizzirlo, ma ci arriveremo più avanti. Per adesso, a entrambi gli interlocutori sarà concesso notare come i muscoli che serrano le mascelle si irrigidiscano, guizzando sotto la pelle nuda dei fianchi del cranio e facendo strisciare sulla pelle quei serpenti d’inchiostro, mossi proprio dai muscoli sottostanti. Lo sguardo non si schioda da li, dalle iridi bianche di lui, ne seguirà gli spostamenti, prima in quelle nere che lo fronteggiano, poi in quelle color oceano di Sango. Ascolterà il suo dire, incasserà anche lui quella frecciatina rivolta a Sango, ascolterà quella presentazione, non necessaria, ovviamente, visto che l’ha chiamato per cognome poco prima. Ma la incasserà senza nulla proferire fino all’ultima frase di lui, alla quale lascerà seguire alcuni istanti lunghissimi di completo silenzio. Le labbra sottili tornerebbero dunque a schiudersi, la voce, bassa e vibrata, a risuonare nell’aria, <Bene. Una sola cosa, prima della mia domanda.> Potrà sembrare una gentile richiesta di un secondo di attenzione in più, ma ricomincerà a parlare subito dopo, senza aspettare il permesso <Nessuno mai può ne deve permettersi di parlare per Lei> Non la guarda, ma lei potrà comunque sentire quello sguardo nero sulla sua pelle. <Io meno di tutti.> Secco nel proferire quelle parole, che vengono pronunciate con tono basso, non ha bisogno di urlare, lo sguardo affilato, su di lui <Sappi però che ho raccolto un cuore arido, essiccato da tutti i fantasmi del passato che sono entrati nella sua vita e poi ne sono spariti> un fremito sulle labbra, vorrebbe stenderle in un ringhio, ma non lo fa, e la voce resta presente a se stessa, un lieve irrigidimento degli avambracci, segno che dentro le ampie tasche dei pantaloni, le mani si sono strette in pugni <Evitami le tue frecciatine su quanto ti dispiaccia che lei non si fida di te. Perché io al suo posto ti avrei chiesto ben di più.> Questo, si, è un ordine. Non ha intenzione di stare a sentire oltre le loro diatribe, in uno scambio di posizioni che lo vede, e lo vedrà sempre dalla parte della rossa. <Stiamo per ficc…> are il kats0 in un termitaio? Si, vorrebbe dirlo, ma si trattiene. Per lei. < ficcarci in un mare di problemi dal quale non usciremo se non ci sarà la fiducia più completa. Tu sei l’ultimo coinvolto e per quanto mi riguarda sei quello che deve dimostrare.> è una frase non buttata li a caso, atta a chiudere quella parentesi iniziale, ma anche ad introdurre la domanda che sta per porre. Non si cura di quella distanza. Ha i riflessi abbastanza pronti da potersi permettere quei trenta centimetri e di affrontarli con l’austerità e la fierezza naturale che l’espressione del volto assume anche da rilassato, e che ora è dedicata allo Hyuga. <Per questo motivo la mia domanda è:> Ispira dal naso appuntito, proiettato verso l’altro poco distante. Quanto ci vorrebbe per prendersi un bacio a stampo? Non lo sapremo mai. È di tutt’altro genere quella vicinanza tra i due <Voglio sapere perché hai accettato di entrare con noi all’Ochaya.> Breve pausa <e Ichirou…> Si fa più duro lo sguardo, assottigliato a metterlo a fuoco meglio, come se stesse scavando dentro di lui in cerca di qualcosa <Non tirare fuori la storia della ragazzina, o capirò che mi stai mentendo.> Se fosse stato per quello si sarebbe adoperato anche da solo. Andiamo al nocciolo della questione, su.[Chakra On] Non sposta minimamente lo sguardo dal biondo, è con lui che deve confrontarsi, è lui che non conosce, le parole della rossa ovviamente arrivano alla mente dello Hyuga, che con la dovuta quantità di parole, riesce a capire che la sua mancata fiducia in lui è basata solo sul tempo trascorso lontano l'uno dall'altra, il che lo tranquillizza un minimo rispetto a poco prima, per ora però si limita semplicemente ad attendere le parole del di lui interlocutore, ponendosi in testa domande che non stanno ne in cielo ne in terra, come ad esempio ''Vuoi batterti con me?'' o anche solo ''Sei stato in passato con Sango?'' e soprattutto, quale sarà la condizione che vuole porgli, che si tratti di un altro arto? Solo lui può rivelare le sue intenzioni e, durante questa attesa, siccome non gli piace lasciare discorsi aperti, lo Hyuga proferirebbe in direzione della rossa, senza ovviamente staccare gli occhi da Shinsei <Sai già di avere la mia parola.. te lo dissi anche l'ultima volta e quella prima ancora..> potrebbe continuare all'infinito, ma se lei dice che le basta questo, allora lui si può fermare lì. Il biondo dunque comincia a parlare, l'attenzione dello Hyuga viene completamente drenata dal di lui modo di fare, lo intriga davvero così tanto? Parrebbe di sì a questo punto. Nota come la sua muscolatura facciale si irrigidisca, così come le sue braccia, anche se con la coda degli occhi, vanno ad irrigidirsi, come se fossi quasi pronto a fare a pugni con lo Hyuga stesso, il che non lo smuove, probabilmente non reagirebbe nemmeno se gli venisse dato un pugno in questo istante, però lo ascolta senza problemi, non si permetterebbe mai di interrompere qualcuno mentre sta parlando, ma è giunto anche il momento delle risposte da parte di Ichirou, che di tutta risposta, prende fiato e va a rispondere con calma e tono pacato <La mia era un'affermazione rivolta al generale, non alla singola persona.. una volta che do la mia parola, stipulo un contratto all'interno del mio cervello, che per quanto possa esser mal messo, funziona ancora bene fortunatamente.. mi spiace se vi ho offesi con quello che ho detto, non mi permetterei mai di parlare per altri..> andrebbe ad ammettere per tentare di chiarire l'eventuale offesa arrecata alla coppia. Lo ascolta nel dire tutto ciò che deve, nota come il suo affetto per la rossa sia davvero importante, quindi è solo giusta la reazione che sta avendo il biondo, il che porta lo Hyuga a fare un semplice cenno con la testa, segno che indica la comprensione di un suo eventuale errore. La prima domanda arriva repentina, la mente dello Hyuga lavora veloce seppur con qualche difficoltà, ma il biondo è un passo avanti e se non avesse specificato, probabilmente l'uomo avrebbe dato una risposta sbagliata, quindi si prende qualche secondo per riformulare la risposta e, ripensando a quel giorno, la risposta gli giunge come un fulmine a ciel sereno <Perché mi è stato chiesto un favore.. ed è stata Sango a chiedermelo..> semplice, non si pone alcun tipo di problema nei confronti del biondo, sono amici in fin dei conti, quindi non ha detto niente di sbagliato, non gli resta che aspettare il resto delle domande adesso.
Giocata del 12/11/2021 dalle 12:32 alle 16:49 nella chat "Nuovo Monte dei Volti di Pietra"
Sapeva già che quell'incontro sarebbe stato alquanto difficile, non solo per lei, ma per tutti e tre i coinvolti. Il fatto che Shinsei le somigli significa anche che lui della fiducia ne da un peso immenso, difficile da donare, facilissima da perdere. Per quanto la riguarda così com'è stato con Kan, il suo solo parlare a qualcuno come l'ex Hokage della sua relazione con Shinsei e con probabilità averle perfino detto che sia incinta, l'ha già messo nella propria lista nera. Lei di certo non si deve giustificare di nulla con lo Hyuga riguardante quella loro fiducia, hanno passato molto tempo insieme, e molto di più lontani, non sa cosa possa esser cambiato, cosa si sia evoluto in lui, come sia potuto cambiare il suo orientamento. < un tempo volevi venire ad Otogakure, ricorda quella promessa e mantieni adesso questa > con lei, sottointeso, ma eviterà di dire altro per la presenza del biondo vicino, per non causargli dolore, o meglio, rabbia. Ma anche lei con un pò più di durezza dentro, come se quella parte di cuore che un tempo è stata donata proprio allo Hyuga, adesso fosse tornata, ma marcia, dolorante, a cui ha dato molto poco peso, andando semplicemente avanti, come le riesce meglio. L'attenzione che viene raccolta tra le mani del gigante biondo, colui a cui lei stessa donerà parola < credo che Ichirou sappia che alcuno parla per me.. > il corpo che andrebbe a muoversi, sollevando una mano, cercando di toccargli il braccio con dolcezza, una muta richiesta la sua, ma che deve trovare anche parole , altre parole che provengono prima dall'Uchiha stesso, di come abbia raccolto lei, senza più volere alcuno, e invece ha trovato la sua fiamma nel quale scaldarsi e avere la luce nel proprio buio. Sorpresa di quel suo dire, della potenza e della volontà messa in quelle parole, non solo per lui, ma anche per se in qualche modo, di come l'ha trovata.. era davvero così priva di vita e d'amore ? Si, lo era, un pozzo nero senza fondo atta a cibarsi delle vite e delle altre anime per poter anche per poco, con poco, riempire la propria esistenza vitrea e vuota. < non serve rinvangare il passato, adesso > calda, calma lei, incredibile come ci riesca di fronte una situazione del genere con l'ombra di quel sorriso alle labbra < oggi non mi servirà a molto, tu non andrai via da me. > sicura in quello che dice, ma anche un ordine, un imposizione vocale, tirando a se quella catena che lei stessa ha posto su quel collo. Non gli avrebbe permesso mica di andarsene dove vuole da solo. Ma non toccherà a lei continuare, abbassando lenta quella mano, sfiorandolo per un ultima volta prima che muoia al proprio fianco, osservando come non ci fosse quella piccola diatriba, concentrandosi sul tono vagamente stizzito e tagliente di Shinsei stesso, in quelle sue parole, in quella richiesta di dimostrazione. Infine la domanda viene posta, perchè lo hai fatto Ichirou? E in un momento di comprensione anche la rossa saprebbe già la risposta in anticipo, cosa che porta le azzurre allo sguardo bianco e puro del moro, di quegli occhi il cui potere è invidiato e desiderato, temuto anche. Non è offesa, no, ma sopresa che egli lo dica così facilmente in quel modo tanto.. candido. Sentirà quella fitta di amarezza lei a quel sentirlo parlare in quel modo, eppure non era stato anche lui ad andarsene da lei infondo? Ovviamente non per sua volontà, ma non è mai tornato, non ci ha mai provato. Un sospiro, di quegli occhi che perdono la rabbia per quel secondo, per quel momento, in favore di qualcosa di antico che lui potrà riconoscere così come a kiri, con l'ombra d'un lieve sorriso. Lieta più che altro che forse, alla fine, qualcuno che le ha davvero voluto bene l'ha avuto anche lei, e non si tratta nemmeno di un morto da dover piangere. Un espressione che durerà poco, prima che si concentri su altro, cercando di incanalare lei stessa quei pensieri, quelle emozioni, per una parvenza di normalità di una discussione decisamente.. seria. Non ha motivo ne voglia di distogliere lo sguardo da quello dello Hyuga. Opposti in tutto, perfino in quelle iridi. Accomunati solo da quella stazza imponente. Potrebbe essere l’inizio della più grande delle amicizie, o del più sanguinario dei conflitti, in ogni caso, potrebbe essere l’inizio di una grande storia da narrare. Una storia che parte da subito con quella tensione che si taglia con il coltello. Certo, ne l’Ishiba ne lo Hyuga contribuiscono a smorzarla, a dirla tutta, ma di questo ci preoccuperemo in un secondo momento, l’importante, ai fini di quello che deve succedere dentro l’Ochaya, è che in qualche modo tutti ottengano la fiducia di tutti, e le frasi pronunciate dal moro e dalla rossa, per quanto allusive a un passato di cui il biondo è stato messo a conoscenza e che solo per questo può sopportare adesso, davanti allo Hyuga, sono utili proprio a rinsaldare quel legame. Le ascolterà e niente del maremoto che gli si agita dentro emergerà alla vista di lui, ne tantomeno di lei, che non ha accesso ai suoi occhi, ed è l’unica in grado di leggerli. Ascolterà, il biondo, le parole dello Hyuga che spiega il motivo del risentimento che ha mostrato poco prima verso Sango, soprattutto lo ascolterà dispiacersi. Un’ottima mossa da parte di Ichirou, questa si, distensiva, forse una mossa che potrebbe influire sull’esito finale dell’incontro che, di fatto, è tra loro due. All’intento distensivo decide di partecipare anche la rossa, alla quale sarà concesso di donare quel tocco dolce sul braccio definito e solido del suo biondo. Un dolce preludio a quelle parole che premeranno come anelli di una catena invisibile a stringergli il collo, marchiando la pelle e lasciando segni invisibili. Sposterà con lentezza lo sguardo, ruotando di poco il volto affilato per donare questa volta a lei quel nero opprimente e, potrà accorgersene adesso, scosso da una turbolenza di emozioni che nemmeno lei riuscirà a districare, ma che le verrà riversata dentro l’anima se accetterà di incontrare quello sguardo. Ma veniamo al dunque, al Shinsei serve una risposta e Ichirou la fornisce. Rapido e doloroso sarà il distacco degli sguardi con lei, l’attenzione viene proiettata interamente su Ichirou, che proferisce la sua frase. Semplice, tremendamente semplice quella risposta, eppure tanto chiara e affilata insieme, come una stalattite di ghiaccio che colpisce nel segno. Lo sguardo farà in tempo a cogliere, con la coda dell’occhio, l’ombra di quel sorriso che coglierà impreparate le labbra morbide della rossa, prima di tornare su di lui. Silenzio, questo donerà, per degli interminabili momenti si limiterà a piantargli lo sguardo in quei pozzi di luce perlata, cercando anche solo l’ombra d’una menzogna <Hai accettato di infilarti in un posto pieno della peggior feccia del mondo ninja, perché te l’ha chiesto Sango, dunque.> La nomina, la evoca inchiodandola a quel discorso. <Questo mi dice molto di te, Ichirou> è la prima volta che lo chiama per nome <E di cosa ti muove in questo mondo> Probabilmente non sembra. Si diverte molto a nascondersi dietro i suoi muscoli, ma lo Hyuga qui presente non è l’unica persona tremendamente perspicace. Un’altra caratteristica che condividono, oltre la stazza. Correranno altri istanti, forse interi minuti di silenzio, in cui dall’esterno, sembrerà che lui stia conducendo un dialogo mentale con lo Hyuga, invece probabilmente il duello che si sta combattendo è solo nella sua testa. <Come ti ho detto, quello che stiamo per fare è possibile solo se ci fidiamo tutti di tutti> Ricomincia, gonfiando il petto per prendere aria. L’attenzione e lo sguardo sono ancora tutti per lo Hyuga <e la mia condizione per donare a te la mia fiducia, per farmi andar bene quello che provi per la mia donna e consentirti di starle vicino è una> Lentamente la mano si alza, è la mano che la rossa ha toccato, e che, se il tocco fosse ancora presente, lo spezzerebbe con quel movimento. S’alzerebbe quindi l’arto, chiuso in pugno, con lentezza, facilmente notabile, verso l’altro, chiuso in pugno. Tenterebbe semplicemente di chiudere le dita intorno alla stoffa che veste lo Hyuga, all’altezza del petto. Non è un gesto cattivo, ne un gesto veloce o irruento, è un gesto atto a richiamare l’attenzione dell’altro su di se. È un patto tra di loro che stanno stipulando <Voglio la tua parola e il contratto vincolante che comporta che la tua unica priorità sarà proteggere lei e la vita che custodisce. Le starai vicino lì dentro se e quando io non potrò esserci. Ti occuperai della sua incolumità prima ancora che della tua vita. Metterai i tuoi occhi e le tue abilità al servizio dei suoi scopi e la aiuterai in ogni modo. Ma soprattutto, Ichirou, la terrai al sicuro.> Lo nomina ancora per nome. Duro adesso lo sguardo, trasmettendo per lui un sacro furore, un incendio che brucia quelle iridi nere. Un sentimento assoluto e turbolento dedicato al vero oggetto di quel giuramento, che ovviamente non sono loro due, ma la rossa in questione. S’assottiglia ora lo sguardo, diventando violento, mentre, qualora fosse riuscito nell’afferrarlo, lascerebbe gli indumenti dell’altro <Se scopro che non ne sei in grado o che la tua motivazione non è abbastanza, giuro su tutti i Kami che desidererai non avermi mai incontrato> Questo è il primo e speriamo l’unico intento davvero minaccioso che sfodera, accompagnato da quello sguardo, che tuttavia, ben presto, perderà quella nota violenta e sottile in favore di quella fiera e austera di sempre <Non sono abituato a concedere la mia fiducia, ma ti sto dando la possibilità di dimostrarmi di esserne degno con i fatti. Questa è la mia condizione> Sottolinea questo, arrivando a compiere un lento mezzo passo indietro adesso, attendendo ora la risposta che spetta al nostro Hyuga prediletto. [Chakra On] Durante quel discorso intrapreso con il biondo, la rossa comincia a parlare, distraendo per qualche secondo l'attenzione di quell'eterno ragazzo, che va ad aggrottare appena le sopracciglia, andando a spezzare quella calma espressione che tanto lo caratterizza, non le risponde tuttavia, dato che in quel periodo era in preda a delle torture che l'hanno segnato a vita, sia in maniera fisica che mentale, dentro di lui, come al solito, lo Hyuga sente qualcosa spezzarsi per l'ennesima volta, un dolore che gli farà serrare la mandibola, un avvenimento che, al contrario di come è successo al biondo, non potrà venir notato così facilmente, in quanto i suoi capelli coprono la maggior parte del suo viso, il suo pugno destro, così come il sinistro, andrebbe a fare un lieve scatto verso l'interno, spasmo che causa la chiusura immediata delle dita sul palmo della mano, provocando un leggerissimo tintinnio per via della protesi metallica, mentre per il braccio umano, le vene dello stesso andrebbero a gonfiarsi, nascose, o meglio, mimetizzate da quel tatuaggio che ne percorre l'interezza di quell'arto. Lo sguardo non si sposta tuttavia dal biondo che gli sta parlando e, per non dare modo di cominciare una discussione o anche solo di infastidire i due, lo Hyuga decide di non dare ne peso, ne risposta a quella frase da lei pronunciata, la osserva con la coda dell'occhio, come se fosse parte dello sfondo che si staglia dietro al suo interlocutore, unico che forse riesca a guardarlo negli occhi senza dover abbassare il capo. Per qualche istante, il suo sguardo torna svicio, lesto, le sue iridi perlacee si muovono con rapidità verso gli arti altrui, nota come si stiano muovendo, ma non capisce se il fatto che non sia un gesto rapido sia dovuto ad una scarica di adrenalina sua o se semplicemente sia il suo interlocutore a far muovere così lentamente quella stessa mano, quindi lascia che il tutto accada, si lascia afferrare il petto come se nulla fosse, potrebbe reagire, ma non ne vede il motivo, e soprattutto, non ne sente il bisogno, non sembra intenzionato a recare del danno al nostro protagonista, almeno per ora. Lo sguardo non viene distolto dalle iridi altrui in questo istante, nel momento in cui quella condizione viene avanzata del biondo, nell'ascoltarlo parlare, lo Hyuga stesso riceve in un certo qual modo, un senso di rispetto da parte del suo interlocutore, non gli è molto chiaro il perché, ma sente che se lui stesso gli sta chiedendo una cosa simile come condizione per ottenere la sua fiducia, allora significa che in un modo o in un altro, c'è del rispetto nei propri confronti, il che porta lo Hyuga a reagire di conseguenza: La mano metallica andrebbe, con una certa dose di calma, a sollevarsi, completamente aperta come ad indicare che non ci sarà nessun gesto brusco da parte sua, mentre la mano ''viva'' della di lui parte sana, verrà posizionata proprio sul polso altrui, stringendo appena e picchiettando con indice e medio sulle vene altrui, proferendo <Da quello che vedo.. mi sembra di capire che tu capisci al volo se qualcuno mente o meno.. poi magari mi sbaglio, ma è ciò che i tuoi occhi mi trasmettono..> in questo istante, per qualche secondo, gli occhi dello Hyuga vengono obnubilati dalle sue stesse palpebre e le sue sopracciglia, andrebbero a distendersi in segno di una ritrovata calma interiore, poco prima persa. Nel mostrare di nuovo quelle stesse iridi perlacee al suo interlocutore, lo Hyuga picchietterebbe nuovamente sulle vene del biondo, tentando di fargli capire di aprire la mano per poterla poggiare sul proprio petto, se ciò avvenisse e quindi decidesse di accettare quell'invito, il biondo potrebbe notare come il battito cardiaco dello Hyuga rimarrebbe stabile, segno di calma e soprattutto serietà <Non ho problemi ad ammettere che in un combattimento non so come me la caverei, dato che sono anni che non mi batto con niente e con nessuno.. ma una cosa te la posso assicurare..> andrebbe adesso a stringere lievemente il polso altrui, se questo si trovasse ancora sul suo petto <Non permetterei mai.. che qualcosa o qualcuno possa recare del danno a Sango.. in mia presenza almeno.. piuttosto le farò da scudo umano.. sia a lei, sia alla vita che porta in grembo..> andrebbe ad ammettere verso il biondo, lo sguardo è fisso sulle sue pupille, nascoste da quell'iride completamente nera, dimostrando fermezza nelle sue parole, stipulando così quel contratto che lui stesso ritiene indissolubile <Non hai bisogno di fare minacce con me.. se dovessi fallire nella protezione delle persone che mi stanno care.. io per primo mi punirei da solo.. Quindi anche senza la minaccia, avrei accettato a mani bassissime la tua condizione..!> lascerebbe andare adesso quell'arto altrui, lasciandolo libero di togliere, nel caso in cui si trovasse ancora li, quella mano dal cuore di Ichirou stesso, attendendo lo sviluppo degli eventi nel piano della calma che emana e del silenzio che si va a creare intorno alla sua persona. Se ne sta in mezzo ai due, come a volerli separare fisicamente sebbene non abbia la stazza per fermare alcuno, figurarsi di farlo con quei due giganti. Almeno è sicura, quasi, della potenziale gentilezza dello Hyuga e della sua delicatezza, ma sa benissimo anche quanto possa esser molto poco delicato il biondo. Sotto un fuoco incrociato, o quasi. A lei toccheranno ben poche, pochissime parole da pronunciare, in virtù del moro ovviamente, parlando con calma, la voce calda e roca. Non che lo faccia appositamente, non in questo caso, ma le viene alquanto naturale, come in risposta al suo essere sempre stato estremamente dolce con lei, perfino adesso nel volerla aiutare solo perchè lo ha chiesto, semplicemente così, senza necessariamente avere un prezzo da pagare. Ma forse entrambi a modo proprio hanno già pagato un prezzo per quell'amicizia. A cui corrisponde con quel sorriso leggero, seppur sia veloce abbastanza, ma non s'avvede immediatamente di altro, non ancora, non adesso, quando il silenzio sarà lungo e pesante da poterlo percepire lei stessa. Ma infine, dopo qualche altro momento in cui la rossa avrà portato le azzurre sul biondo, potrà vedere le labbra muoversi, la sua stessa voce iniziare a pronunciare parole taglienti ma a cui lei non parteciperà, stringerà lievemente le proprie labbra, di certo non può impedirgli nulla, e forse nemmeno vuole farlo, tantomeno in questo momeento, ma alla rossa non sfuggirà di certo il movimento delle mani di lui, il cigolio metallico che ne attrae l'attenzione per qualche attimo, prima che la stessa si riporti alla scena che si compie, lenta come in una moviola, in un film girato appositamente, con le mani di Shinsei addosso alla veste del moro. Qualcosa scatta nella donna, un segno d'allarme, che si compone nel far salire la propria destra, libera, al braccio muscoloso del taijutser. Un segno il proprio, morbida la mano che si poggia, si, ma non per questo la presa risulterebbe scarna, anzi. Lo stringe con la propria calma, non che si aspetti una reazione, ma quelle parole vengono udite, da parte di entrambi, di quella condizione che viene posta dal biondo, e poi accettata dal moro. Trattiene il proprio viso da qualsiasi smorfia < direi che va bene così Shinsei > la voce in cui traspare un filo di nervosismo, a cercare quei profondi occhi neri senza luce, senza colore, come l'abisso. < posso fidarmi di lui > la mano s'abbassa, ma mentre pronuncia quelle parole ecco che lo sguardo azzurro e tempestoso sarebbe proprio per lo Hyuga. Come a voler confermare quella sua ipotesi. Hanno condiviso molto dopotutto, hanno condiviso tempo, sentimenti, di certo qualcosa che non può esser dimenticato. < siamo dunque tutti d'accordo > la voce che appare quasi stanca, ma non eccessivamente < ma devo esser sincera con te > con chi? Con Ichirou, ovviamente, a cui dona la propria attenzione < non voglio entrare li solo per la bambina. Quello è solo la seconda parte > in ordine di importanza, per lei viene dopo al proprio volere < quello che voglio fare è nettamente più pericoloso che infilarmi nei covi della vecchia Yakuza > non sa se sia ancora attiva in quanto tale, ma di certo non è tutto oro ciò che luccica ai propri occhi < se devi farlo, sii consapevole del pericolo > che non ne rimanga scioccato insomma che per ella c'è un piano più grande sotto. E lui dovrebbe saperlo conoscendola, che non fa mai niente per niente, ha sempre una motivazione sotto che la anima e la muove in quel mondo, così come fu con le nuvole rosse di sangue che portò davanti ai suoi occhi. È ancora una volta il confronto con lo Hyuga a prendere la sua attenzione, terrà le turbolenze del cuore dentro di se. Per quelle non è il momento. Non ora, non davanti allo Hyuga. Il moro rivela forse la sua qualità migliore, la comprensione. Non annuisce ne scuote il capo, il biondo, non conferma ne smentisce. Non è lui che deve farlo. Potrebbe faro la rossa. È una persona alla quale è facile mentire, il biondo? Lui con se stesso proprio non riesce ad essere bugiardo. Il fare di Ichirou lo porta inoltre a scoprire un’altra caratteristica del biondo, una delle più importanti. Quest’ultimo infatti al contrario dell’altro non darà peso al movimento degli arti dello Hyuga. Forse concretamente convinto che non ci sia da aspettarsi pericolosità in una riunione che, in fondo, è conoscitiva, forse distratto dalla presenza di Sango. Quel tocco sul suo polso, sulle sue vene, avrà l’effetto di un sottile coltello arroventato infilato nel polso. Si sgrana lo sguardo nero e Ichirou potrà per la prima volta leggergli negli occhi qualcosa oltre quel puro, sacro, furente sentimento che lo lega alla rossa: La paura. No, il terrore. La mano s’allontanerà da lui come se fosse stata ferita sul serio, e quel mezzo passo indietro verrà calcato con molta più rapidità del solito, considerando anche che lui ha il chakra impastato e il pieno possesso delle proprie potenzialità. Non poteva saperlo, il moro, non poteva sapere quanto doloroso sia per il biondo essere toccato. E cosa succede quando fai male ad una bestia? Tendenzialmente questa reagisce in due modi, o scappa, o attacca. E cosa sta per succedere? Niente, perché Sango, che forse ha sottovalutato quel tocco, s’è concentrata sul trattenere Shinsei, più che sul fermare il tocco di Ichirou. Quelle parole, le prime di lei, sembrano immobilizzarlo, in quella rabbia che già lo stava dominando, in quella voglia di far del male al moro per averlo toccato. In quei muscoli del volto dai tratti duri, che lo stavano distorcendo in un ringhio ferale. Tutto si immobilizza, lo sguardo lentamente si volta su di lei, che a quanto pare è riuscita ad evitare che quei due si scannassero a vicenda. A quale prezzo? Potrà leggerlo tra le fiamme nere d’ira rovente, nello sguardo opprimente che sta cercando, quel vago senso di incomprensione, come quando un animale domestico viene colpito dal proprio padrone e non sa perché, una sensazione che le arriverà solo per un attimo, prima di morire in quel rogo <Oh questo lo vedo. Sono io che devo potermi fidare di lui> E questa volta è un ringhio, le parole escono dilaniate tra i denti che sembrano non volerle lasciar passare, Ma c’è qualcos’altro. La mano opposta si porta ad avvolgere il polso che è stato toccato. Lo sguardo s’abbassa. Lo osserva ma è come se stesse guardando altro, è come se, lentamente, intorno a lui si stesse plasmando qualcos’altro. Sbatte le palpebre con violenza, mentre le parole del moro si susseguono <Ti batterai con me Hyuga. Metterò alla prova le tue capacità finchè n…> Le labbra restano schiuse, come se mancasse l’aria. È solo un attimo <finchè non sarò sicuro> di cosa? Delle potenzialità dell’altro, di aver riposto bene la sua fiducia, che l’altro sia in grado di proteggere la donna che ama. Insomma, troppe cose da dire, quindi meglio non dire. Su quel volto, prima distorto dalla rabbia, inizia a farsi presente una ruga al centro della fronte, qualcosa che dona a quel volto un’altra sfumatura, che solo Sango conosce. È il dolore. Non quello fisico. Quello di qualcosa che, come ogni tanto capita, sempre più di rado per fortuna, risucchia la sua mente verso altrove. <Q…quando sei pronto, ti troverò.> Ancora allo Hyuga, ma ha smesso di guardarlo negli occhi. Decida lui se quella promessa di uno scontro è un’altra minaccia o un’opportunità di mettersi alla prova con qualcuno. Lo sguardo ora cercherebbe la figura di Sango, alla quale donerebbe quelle iridi che stanno, più lentamente del solito, sbiadendo dal loro colore privo di qualunque cosa, si, ma di solito traboccante di vita. <Devo andare.> Dovrebbe chiederle di accompagnarlo? No, non lo fa. Che decida lei se restare a spiegare i dettagli di quella missione allo Hyuga o meno, ma lo farà da sola. Il biondo non si abbandonerà ad una delle sue crisi nel bel mezzo del posto più importante di un settore sconosciuto. E di certo non ha le forze di chiederle a voce di accompagnarlo, non dopo tutto quello che è successo. Lascerà, come ogni volta, che sia quello sguardo morente e sempre più tendente al grigio piombo a parlare. [END] Le parole e gli sguardi della rossa vengono percepiti dal corvino, il quale non le dona lo sguardo per il momento, dato che si sta confrontando col biondo, ma le risponde con tranquillità <Non ho mai pensato che il tuo unico obbiettivo fosse la bambina da salvare.. un minimo credo di conoscerti.. quindi sono consapevole dei rischi che ci si potrebbero parare dinnanzi..> andrebbe a dire sempre fissando il biondo negli occhi. Biondo che sembra in preda ad un attacco di isteria, purtroppo, per via di quel tocco dato dallo Hyuga stesso. Nel guarda la sua reazione, lo stesso Ichirou si rende conto di aver fatto qualcosa di sbagliato nei confronti del suo stesso interlocutore, il che come al solito, gli crea non pochi dubbi all'interno della sua mente, le sue iridi perlacee si spalancano infatti, nel guardare la reazione di un essere che, più che umano, ricorda più una specie di tigre in gabbia, pronta ad attaccare chiunque tenti di avvicinarsi e, come ci si potrebbe aspettare da un animale alle strette, le sue prossime parole vengono pronunciate con molta rabbia, il suo tono è roco, graffiato da quella stessa sensazione interna, una cosa che non può esser provata dagli esterni, il che causa nello Hyuga un profondo senso di colpa, sentimento che però non lascia trapelare, sa perfettamente che se la sua espressione dovesse cambiare in questo istante, dalla di lui parte non vi sarebbe altro che una reazione più che negativa, in quanto probabilmente verrebbe frainteso il senso di uno sguardo da lui lanciato. Osserva come lui si tenga il polso, provando quasi del vero e proprio dolore fisico, motivo per il quale il nostro corvino potrebbe arrivare a scusarsi con lui, anche se decide deliberatamente di evitare tale strada, anzi, ne ascolta quei ringhi, che lo invitano ad una sfida uno contro uno, gonfiando il petto e sospirando, costui andrebbe a rispondere abbassando lo sguardo verso il terreno, più precisamente verso il polso del biondo, per poi proferire in sua direzione <Capisco..> comincerebbe <Se non posso evitarlo.. non mi tirerò indietro..> ammette in direzione dell'uomo dinnanzi a lui. Il biondo decide di andarsene, lasciando li la Ishiba, soggetto adesso degli sguardi dello Hyuga stesso, che finalmente le dona qualche sincero sguardo, proferendo con tono quasi colpevole <Mi dispiace..> andrebbe a dirle <Non ho idea di cosa io gli abbia fatto.. ma dillo anche a lui che mi dispiace.. per favore..> avanzerebbe quella richiesta abbassando di nuovo lo sguardo, quasi sentendosi indegno di quelle iridi celesti <Ora lui a più bisogno di te.. i dettagli me li spiegherai in un altro momento.. E perdonami ancora..> nel dirlo, lo Hyuga si volterebbe donandole le spalle, larghe e spesse, per poi sedersi sulla cima di quel volto importante sulla quale stazionavano i tre ninja, lasciando a lei la decisione finale e cadendo in un profondo silenzio. [END] Se ne è dimenticata, di come i tocchi degli estranei abbiano un certo effetto sul biondo, quello del terrore, della paura, forse troppo abituata lei a riuscire a toccarlo senza troppi problemi, da aver scordato per un attimo che avrebbe si dovuto allungare la propria mano, ma verso quella di Ichirou. Lo sguardo che s'allarma, nel notarlo, nel vedere quello sguardo che le lancia. Come ad averlo davvero ferito.. e lei? Ammutolisce, d'improvviso, le labbra che si uniscono in quella riga sottile e stretta, trattenendo lievemente il respiro, cercando di soffocare il senso di colpa che si fa strada dentro di se ma a cui sa bene di non poter dare sfogo adesso. Avrebbe atteso la loro intimità per poter parlare, perchè adesso non sono soli, non potrebbe rivelare mai nulla di importante ad un estraneo, nemmeno ad Ichirou, perchè quella non è la propria vita in ballo. E' quella di un altro. Deglutisce, pesante nel farlo, il groppo in gola che non sparisce cercando di concentrare il proprio sguardo lievemente vitreo sullo Hyuga, sulla sua persona, su quella presa di posizione in quella prova di capacità. Ma non perde i dettagli di una voce che conosce, di come sembri per rompersi, di come il dolore e la rabbia si mischino nell'essere che ha vicino. Ritroverà anche lei quello sguardo, qualcosa che riconosce? Forse, se non tutto almeno in parte comprende la sua posizione, l'ha forzato, ha forzato lei stessa quell'incontro invece di lasciarlo in pace. Due sole parole. Non le chiede nulla, ne di accompagnarlo, ne di tornare ad Amegakure con lui, ha solo deciso cosa fare di sua volontà e nella sua solitudine. E lo osserva in religioso silenzio anche andare via, da li, da lei, con una nota d'ombra sul viso e nello sguardo. Lasciandola sola in qualche modo sebbene ci sia la presenza dello Hyuga vicina. Ma non la sente, non lo sente, semplicemente uno sguardo tempestoso a vedere passi che s'allontanano da quel loco. Si indurisce lievemente la mascella prima che un sospiro possa nascerne dalle morbide labbra, ferma come un palo non in grado di comprendere, adesso, il motivo per cui non le abbia nemmeno parlato. La ruga si fa più profonda nella fronte, i segni del tempo che si fanno vedere agli angoli degli occhi, più pesanti, scure. Le stesse che verranno richiamate dal moro vicino, che se ne dispiace, come suo solito < sei sempre troppo gentile > mormora lei, la voce pesante dello sforzo di mantenere quell'incontro come un normale incontro qualsiasi < non potevi saperlo ma.. > si morde il labbro inferiore, lentamente , per poi chiosare < non toccarlo > non è un ordine, ne tantomeno un rimprovero, ma solo un consiglio per lui e la sua incolumità. < ci proverò > a dire cosa? Che gli dispiace. Ma dispiacersi per qualcosa che non si sa, vale ugualmente? < non crucciarti al tuo solito. Non hai fatto nulla di male > la sua tendenza alla bontà ha reso tutto molto più semplice, se solo avesse parlato male o aggredito, sarebbe partito subito uno scontro. Ode quell'invito, ma le labbra restano a metà, come insoddisfatte. < tieni > dalla tasca esterna della cappa andrebbe ad uscire un bigliettino, con una singola S sopra e un numero scritto a mano elegantemente < così possiamo tenerci in contatto > quello sarà il suo saluto per quest'oggi, seguendo i passi del biondo probabilmente già lontano. I suoi saranno lenti, cadenzati, per restare in quella ritrovata solitudine. [end]