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con Furaya, Shizuka, Kan

15:52 Furaya:
 Quest’oggi, ha un incontro particolare. Deve raggiungere casa di Kan, laddove potranno parlare di più di qualche argomento – n’è sicura. Avanza a passo ben cadenzato, priva d’alcuna fretta. Non è in ritardo, anzi reputa d’essere abbastanza in orario a meno che non vi siano problemi durante il tragitto – e spera vivamente che così non sia. Dovrebbe riuscire anche a trovare piuttosto facilmente l’indirizzo che l’è stato dato, nonostante sollevi un sopracciglio innanzi alla porta d’ingresso. E’ titubante in merito, potrebbe aver sbagliato sicché non sa ancora orientarsi in quel di Kagegakure. Il settore che conosce meglio è quello di Konoha, chiaramente, ma anche qui ha ancora qualche problema. Lo scoprirà soltanto se allungherà quell’arto per bussare direttamente alla porta. Solleva il braccio, chiudendo le dita ed esponendo le nocche, le quali andrebbero dopodiché a toccar un paio di volte contro il legno. Non sa dell’esistenza d’un campanello, si deduce o quanto meno non l’ha ancora adocchiato. Ha variato nel vestirsi in vista delle temperature in rapida diminuzione e si presenta con abiti particolarmente comodi. Indossa, difatti, un paio di pantaloni nero tipologia skinny tagliati giusti ad altezza del ginocchio, i quali fasciano perfettamente le inferior leve della fanciulla. Le estremità inferiori son infilate in un paio d’anfibi d’egual cromia, ben allacciati a loro volta attorno alle caviglie. Gli schinieri, invece, son nascosti dall’indumento e coprono perfettamente lo stinco anteriore d’ambedue le gambe. Un maglioncino verde mela copre sin ad altezza del ventre il resto del corpo, lunghe maniche a sfiorar metà falangi delle dita tenendole comunque al caldo. I vambracci prendono posto negli appositi spazi, proteggendo l’avambraccio sia destro che sinistro. C’è ovviamente da considerare anche l’equipaggiamento del quale non fa letteralmente mai a meno. La vita è circondata da una cintura in cuoio nera e piuttosto spessa, al cui fianco mancino viene agganciato un fodero contenente la sua fedelissima katana – l’unica rimasta. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno ben tre kunai. Sul gluteo posteriore dall’opposto lato, sempre agganciata alla cintura di cui sopra, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Per ultimo, ma non per importanza, sul petto – sotto i vestiti – è stato posto un ulteriore fuda, al cui interno è invece sigillata la sua nuova arma: la spada di Chakra, ch’è in realtà soltanto un manico nel quale è possibile trasmettere il proprio Chakra. Deve ancora testarla, ma le ha solleticato non poco l’appetito. Tra i capelli rosei, incurante del tempo e della società attuale, splende il suo coprifronte raffigurante il simbolo di Konoha con tutti i relativi segni d’usura e di graffio. In attesa, innanzi all’ingresso, non farebbe altro che lanciar delle occhiate nei dintorni, sincerandosi che non vi siano malintenzionati – o peggio. Inoltre, tenta d’immagazzinare informazioni, come potrebbero essere dei punti di riferimento adeguati al senso dell’orientamento piuttosto carente. [ Chk On ]

16:08 Shizuka:
  [Casa di Kan] Al momento la rossa si trova completamente svaccata sul divano, la testolina appoggiata sulle gambe del Sumi mentre il corpicino occupa poco più di metà della lunghezza del morbido mobilio. I capelli ricadono morbidamente sul corpo dell'altro, il busto racchiuso in una maglietta nera pesante, che tuttavia lascia completamente scoperta la schiena, mostrando quelle ali di farfalla tatuate sulla schiena, reggiseno non indossato, la giovane età le consente ancora di avere un seno che si sorregge da se senza troppi complimenti nonostante le dimensioni notevoli. Le gambe sono avvolte in un paio di pantaloni della tuta di color grigio, per nulla aderenti ma estremamente comodi, che le accentuano la forma del sedere, stringendosi sulle caviglie. Ai piedi delle calzine nere, al collo la collana con il pendente a farfalla con le ali colorate con brillanti blu. Ormai ha portato qualche indumento comodo a casa di lui in caso di evenienza, come quest'oggi che verrà probabilmente passata in casa a discutere con la decima. E' questa infatti la giornata decisiva, l'incontro era appunto stato fissato per la giornata odierna. La Kokketsu comunque non sembra particolarmente nervosa, si gode il tepore emanato dal corpo dell'altro, le manine allungate una a poggiare dietro la coscia del bianco, mentre l'altra si allunga verso l'alto a giocherellare appena con quel crine medio-corto. E' proprio in quel momento che qualche colpo sommesso si riesce ad udire provenire dalla porta. Sembra che la loro ospite sia arrivata. Gli occhi blu andrebbero alla ricerca delle dorate altrui istintivamente: << Preparo del tè Mio mentre tu vai ad aprire la porta? >> Un sorriso rilassato sul viso ad accoglierlo. Se avesse ricevuto risposta positiva con un colpo di reni andrebbe ad alzarsi, sedendosi sul divano per poi alzarsi in direzione della cucina, così da preparare del tè caldo per i presenti.

16:15 Kan:
  [Salotto] Giornata uggiosa e piovosa in quel di Konohagakure, assenza totale del sole, continua presenza di vento eppure al Sumi poco importa ovviamente, troppo impegnato a non far nulla in compagnia della Kokketsu all'interno della propria dimora. Essa è composta da un breve corridoi dinanzi all'ingresso il quale si divide in due vie, una diritta sfociando direttamente nel salotto e una sulla destra entrano in un altro corridoio avente tre porte chiuse le quali rappresentano la stanza del Sumi, dei nonni ed il semplice bagno. Luci spente in quella parte di casa mentre il salotto si mostra totalmente illuminato; al suo interno un divano a due posti e mezzi contro la parete sinistra della stanza. Poco più in la un tavolo in legno rettangolare riposto al di sopra di un tappeto con 4 sedie, una per lato, un vaso i fiori al centro di esso come decorazione. Dall'altra parte del tavolo un mobile con vari scaffali ripieni di libri, dvd di ogni genere; al centro una tv spenta avente al proprio fianco un lettore dvd e una console per i videogiochi. Alle pareti numerosi dipinti appesi, dall'astratto al reale, dall'antico al moderno. Oltrepassando il salotto si sfocia nella cucina, non eccessivamente grande eppure allo stesso tempo confortevole possedendo al suo interno ogni genere di attrezzo necessario tra cui i fornelli, il forno sotto di essi, un lavabo, scaffali e scaffaletti, mensole e mensoline e sulla sinistra, nascosto alla vista un frigorifero con freezer sottostante. La giornata prosegue nel più totale relax indossando vesti di semplicissima fattura comprendendo un paio di jeans lungo gli arti inferiori di un colorito blu scuro, strappati nella zona della coscia in minor misura; aderenti mettendo in mostra la forma degli altri. Un paio di calzini bianchi, privo di ulteriori calzari e una maglietta bianca a maniche corte aderente al busto lasciando intravedere parte di quel fisico, allenato ma senza render visibili le forme del corpo. Bianca chioma volutamente spettinata la quale giunge dalle parti del collo e un paio di occhiali dalla nera montatura riposti sul viso, da riposo, come sempre quando giace all'interno del proprio porto sicuro. Destrorsa intenta nell'operazione di carezzare il visetto della rossa, piccoli tocchi sulle guance tenendola stretta contro di se; giorno dopo giorno il legame viene intensificato bramando l'altrui compagnia, assimilando il desiderio di averla con se ogni singolo momento della vita. <Sai Mia...oggi sarà una giornata unica> esordisce rompendo il silenzio del momento mentre la sequela di carezze continua in maniera imperterrita. L'incontro con la decima risulta alle porte, unica donna a cui può chiedere determinati argomenti, l'unica persona avente il potere necessario di aiutarlo, sia in termini fisici quanto di conoscenza. Deglutisce scostando le dorate sulla porta d'ingresso. Essa è in puro legno, sia all'esterno che all'interno ed il campanello è posto sulla sinistra. Inspira, espira <Si Mia, a me con un po' di limone> sorridendo a propria volta mentre, con colpo di reni, solleva se stesso dal divano incamminandosi alla volta della porta. Dinanzi ad essa il pomello viene girato aprendola con la figura della Ex Kage dinanzi a se. Cenno del capo facendosi da parte <Entra pure Decima> chiamandola con l'appellativo conosciuto anni orsono ma ciò non toglie quanto ella sia stata <Le scarpe li> indicando un piccolo lato del corridoio dove vengon riposti i calzari <Da questa parte, Shizuka sta preparando del tè, lo vuoi in maniera particolare?> proferendo verbo mentre la guida verso il salotto della propria abitazione dando effettivo inizio a tale incontro.

16:30 Furaya:
 La porta vien aperta dopo non molto tempo, sentendo dall’interno soltanto pochi mormorii che non riesce a tradurre come vorrebbe e che, in ogni caso, non dovrebbero neppur interessarle. Si premura soltanto di fermarsi innanzi all’ingresso, aspettando soltanto di poter varcar la soglia. Ciò avviene nel giro di qualche istante, sicché una volta aperta la porta, nient’altro farà se non superarla. Tuttavia, s’arresta poco oltre data l’usanza del togliersi le scarpe. Si china dabbasso, sfilando con calma e cautela gli anfibi che porta ai piedi, svelando un paio di calzini… fucsia – innanzitutto. E fin qui, tutto bene. Sarà però altrettanto facile individuare il disegno d’un coniglietto stilizzato, laddove in prossimità delle dita vi son gli occhi ed il nasino, nonché un paio d’orecchie che risalgono lungo il collo del piede – tutto ben cucito di nero per evidenziarlo ulteriormente. <…> Se ne ricorda ovviamente in ritardo e sospira. Solleva il capo e gli occhietti chiari, chiusi come fessure, a fissar il proprietario della dimora in cui ha messo piede. <Non una parola.> Sentenzia, sbuffando e raddrizzandosi in piedi. No, davvero. Non serve neanche commentarli. Piuttosto, avanza all’interno della dimora, ricercando la figura di Shizuka. <Ciao, Shizuka.> La saluta di rimando nel tentativo d’attirarne l’attenzione, mentre si premura di replicare anche per quanto riguarda la domanda ricevuta da Kan. In maniera particolare, mh? Alle rose? Oh, ne aveva uno per ogni tipo quand’era abbastanza ricca da fare schifo e da vivere all’interno d’una magione più grande di qualunque altra abitazione la circondasse. <Normale andrà benissimo.> Replica, stringendosi nelle spalle. Attende che siano i due a darle indicazioni sul dove accomodarsi, seguendo i classici dogmi della normale educazione. Si guarda attorno, adocchiando vari aspetti della dimora in cui l’altro vive, imprimendoseli, in caso, nella memoria. Appare più che altro incuriosita da dove viva e come abbia arredato la casa. Sì, ha fetish strani. [ Chk On ]

16:42 Shizuka:
  [Casa di Kan] Mentre sta in cucina andrebbe a recuperare un vassoio abbastanza grande da contenere tre tazze, dello zucchero, un piccolo contenitore per il latte, del miele e un piccolo piattino con delle fette di limone. Il frutto sarebbe stato recuperato nel frigorifero e tagliato con un coltello su di un piccolo tagliere in legno. Nel frattempo la piccoletta avrebbe messo il bollitore sul fornello acceso, così da iniziare a far riscaldare quell'acqua necessaria per produrre la bevanda. Tornerebbe in salotto portando quelle tazze vuote, rivolte verso il basso, poggiate su dei piattini, su ogni piattino posto un cucchiaino. Il vassoio verrebbe delicatamente appoggiato sul tavolo così da lasciar modo ai presenti di servirsi autonomamente. Appena il proprietario e la rosa raggiungono il salotto lei viene intercettata e salutata in maniera molto cordiale: << E' un piacere vederla Furaya >> Un piccolo inchino del corpo in di lei direzione, ancora non sicura di poter appellarsi a lei in maniera confidenziale. Ode il dire riguardante il tè e torna in cucina, lasciando i due nuovamente da soli. Tornerebbe poco dopo con un piattino contenente diversi tipi di bustine di tè: nero aromatizzato all'arancia, nero con fiori di ciliegio, verde alla menta, rosso con profumo di cannella e un semplice tè nero al limone. Di nuovo scomparirebbe in cucina per recuperare infine anche il bollitore che verrebbe poggiato sul tavolo con sotto quel famoso tagliere di legno utilizzato poco prima, così da non bruciare il tavolino stesso. Qualora gli altri due avessero girato le loro tazze avrebbe quindi versato una moderata quantità di acqua all'interno di esse, lasciando a loro la scelta del tè più vicino al loro personale gusto. Qualora i due non si fossero ancora seduti sarebbe andata a prendere posto in un angolo del divano in maniera composta rispetto a prima. Le blu si scosterebbero su quelle calzine colorate, reprimendo una risata divertita, in fondo le trova adorabili! Nulla viene però proferito in merito: << Abbiamo sistemato il locale con Kan e un'altra ragazza l'altro giorno! Ora il vecchietto dovrebbe essere in grado di tornare a lavorare! >> Questa la prima informazione data all'altra, ci teneva quasi a farle sapere che il tutto si è infine risolto per il meglio. Resterebbe silenziosa poi, sapendo di non essere lei quella che ha più cose da chiedere alla decima.

16:50 Kan:
  [Salotto] Inevitabile il calar delle dorate alla volta dei calzini con coniglietto ai piedi della Nara-Yoton. Capo chinato nell'osservarli prima di essere guidato dall'istinto apponendo sulle labbra il palmo della destrorsa nascondendo la bocca, trattenendo le labbra dallo schiudersi in una risata. Inspira con estrema fatica, trattiene il più possibile l'ossigeno privando l'esterno di quell'aria osservando, infine, il volto della donna, le azzurre, l'intimazione. Scossone del capo in risposta mantenendo quella posizione della mano con l'arto superiore sinistro a sostenere il gomito destro e con esso l'intero arto. Difficile permanere seri, persino in un momento del genere. Quella è sicuramente una prova del destino, del fato per assicurarsi il di lui essere pronto per quella nuova avventura. Avanza silente accompagnando la donna all'interno del salotto, loco in cui finalmente lascia andare gli arti indicandole sia il divano, sia le sedie lasciando alla donna la decisione su dove accomodarsi. Dal canto proprio non intende sedersi, non per il momento, deve pensare, carpire come intavolare il discorso giungendo subito al punto pur evitando di imporre il proprio volere, le proprie intenzioni mentre la scelta del tè. Nulla vien detto, probabilmente Shizuka ha udito quanto proferito, replicarlo risulterebbe futile al fine di quell'incontro allungando solamente i tempi <D'accordo Furaya> esordisce rompendo definitivamente il ghiaccio <Sicuramente ti starai chiedendo perchè ho voluto incontrarti in modo tanto privato> effettuare un simile incontro all'interno della propria dimora all'oscuro di tutti, tenendo chiunque fuori se le uniche persone da lui scelte. Si può pensare a qualcosa di losco, forse in parte lo è andando contro la natura stessa di quelle mura intorno al villaggio eppure esso è fondamentale per permettere al bianco di giungere al compito dell'obiettivo prefissato. Si pone vicino alla sedia dinanzi alla tv, palmi adagiati sullo schienale prima dell'arrivo di Shizuka con il vassoio con le varie tazze; un movimento continuo tra il salotto e la cucina portando varie tipologie di tè dando ampia scelta al tutto finendo per seguirne la seduta in quell'angolino del divano <Vecchiaccio pervertito> borbottando in tutta risposta per quanto riguarda il locale <Ma comunque, ho...abbiamo voluto vederti qui per un motivo particolare> includendo anche Shizuka, lei, coinvolta in ogni ambito della propria vita <Ricordo la nostra conversazione, l'ultima che abbiamo avuto in cui mi hai parlato del mondo esterno, della mio sentirmi stretto qui?> rimembra sprazzi di quella conversazione lasciando scivolare lo sguardo proprio sulla rossa ricercando in lei una sorta di forza per poter agire, dire qualcosa di più <Sei qui perchè desideriamo il tuo aiuto> breve pausa presa <Voglio liberare le terra la fuori dalle chimere e per farlo, ho bisogno del potere di uno dei demoni dalle code e tu sei l'unica che può aiutarmi> questa volta parla per se stesso, un proprio desiderio avanzato. Stringe lo schienale non prendendo ancora la tazza del tè, necessita prima di avvedersi dell'altrui reazione.

18:39 Furaya:
 Solleva per un attimo gli occhi al cielo. Sa che stanno trattenendo le risate. Lo farebbe anche lei al loro posto, dunque perché essere illudersi in questo modo? Sospira pesantemente, gesticolando con la mandritta come se ciò servisse a sottolineare meglio quel che sta per dire. <Okay, ascoltate> Si prospettano le peggiori stronzate mai dette ad alta voce. <me le ha regalate mia figlia.> E non ha badato all’averle indosso fin quando non è entrata nella casa di Kan e ha dovuto togliersi le scarpe. Tutto qui. Il suo ragionamento fila, in teoria e non è neppur una bugia. Gliele ha regalate davvero Senshi. Chiuso il discorso, si spera, non farebbe altro che avvicinarsi al tavolo e tirar indietro una sedia, affinché possa sedersi su di essa e star comoda. Porta le braccia a stendersi in avanti, incrociando le mani sulla superficie lignea. <Oh.> Sorpresa, allungherebbe la mano verso la bustina di thè nero con fiori di ciliegio. La rappresentano in toto – quei fiori. N’è sempre stata appassionata, tanto da piantar un albero nel suo giardino, facendolo crescere rigoglioso e forte. A proposito della missione conseguente a quella alla quale ha preso parte assieme ai due presenti, si dimostra comunque interessata e coinvolta. <Il vecchietto ha detto qualcosa in merito?> Le domanda, poiché non ha avuto grandi notizie in merito e tanto meno ha voluto averci a che fare direttamente – a buona ragione. Quel vecchio pervertito non meritava di veder un’altra volta le belle cosce dell’Hokage. L’attenzione, infine, vien perlopiù donata a Kan sicché le deve spiegare la ragione per la quale l’ha convocata in quel posto. Si mette comoda, accavallando la mancina sulla specular opposta, in attesa di ricevere le doverose domande o informazioni che siano. <…> In silenzio, lascia che vada avanti così da sondare a sua volta il territorio, mantenendo gli occhi chiari focalizzati sull’altrui figura. <Sì> Conferma nei di lui riguardi, mantenendo l’espressione or piuttosto seria. <e ti sorprenderai di quanta gente si trovi nelle tue stesse condizioni.> Ed è un discorso che sta aprendo soltanto perché ha intenzione di proseguire in quest’ottica, correlandosi, senza saperlo, anche all’albino. La rivelazione di quella richiesta la fa sorridere, poggiando la schiena contro la sedia e sollevando la mandritta, agitando distrattamente la bustina di thè che ha scelto per la sua tisana pomeridiana. <E se ti dicessi che sto riunendo tutte quelle persone che la pensano come te e me? O come noi, dato che suppongo che anche Shizuka sia del medesimo avviso.> Includendola nel discorso nonché nel raggio visivo, rivolgendole di fatto un’occhiata ed alternandosi tra l’uno e l’altra in attesa di risposte. <Piuttosto> Facendosi più seria. <pensi che un demone sia necessario a renderti più forte? Chi l’aveva lo era indubbiamente, ma ci sono molti altri “poteri” nel mondo.> Che esulano dal legarsi per tutta la vita ad un demone che potrebbe anche non accettarlo o ammazzarlo nel tentativo di sigillarlo dentro di lui. [ Chk On ]

19:36 Shizuka:
  [Casa di Kan] La prima frase che viene proferita dalla decima è riguardante le proprie calzine, giustificando la presenza di esse come un regalo della figlia. Le blu si scostano su di lei in un istante, sul viso della donna e non sui piedi: << Non sapevo avesse una figlia! Io personalmente le ritengo adorabili! Semplicemente non mi aspettavo questo lato dolce da lei. >> Un sorriso più complice che divertito si stamperebbe sul viso della ragazzina. << Quanti anni ha? >> Si informa quasi più per cortesia che per ficcanasare nella vita dell'altra, è curiosa ma in maniera completamente innocente, così come parla della missione fatta insieme, argomento che viene subito messo da parte dal Sumi che evidentemente vuole raggiungere il nocciolo del problema includendo la rossa in quelli che sono, principalmente, i di lui desideri. La Kokketsu tuttavia non nega nulla davanti all'altra, lasciando che sia lui ad esprimersi, a spiegare il perchè necessitano l'aiuto di colei che forse più di tutti in quel villaggio conosce determinati poteri. La ragazzina andrebbe silenziosamente a girare una di quelle tazze, riempiendola di acqua bollente per se stessa, andando poi a preparare una tazza anche per il compagno, a lui riserverebbe il tè nero al limone, aggiungendovi una fettina di limone anche. Nota l'interesse di Furaya per quella bustina ai fiori di ciliegio, riempiendo anche una tazza per la decima, lasciandole modo di aggiungervi quel che preferisce, per se prende il tè verde, lasciando la bustina in infusione. La reazione dell'altra è inaspettata: li sta radunando, tutti quelli che vorrebbero andare all'esterno, che vorrebbero liberarsi di quella condizione limitante nella quale vivono. Quando la rossa viene inclusa nel campo visivo della rosata lo sguardo che le rivolgerebbe è quello di una ragazza titubante. Però il discorso della donna continua, andando a toccare quell'argomento demoniaco. L'attenzione si alza notevolmente quando fa quella domanda all'albino, e non attenderebbe che lui risponda, ci si immetterebbe rapidamente: << Ci sono poteri meno pericolosi nel mondo? >> Ecco facilmente spiegato lo sguardo dubbioso di prima, quella scelta non è della rossa, e probabilmente l'Hokage, essendo una donna può ben capire perchè la Kokketsu abbia deciso di seguire quella strada: per l'altro principalmente.

19:41 Kan:
  [Salotto] La risata trattenuta si ritrova frenata dalla presa di coscienza della discendenza altrui. Una novità improvvisa, questo è certo, abbastanza da spingerlo ad abbassare l'arto destro ben prima del previsto <Hai una figlia? Non sapevo nulla, neanche che fossi sposata> ammette in maniera franca, del tutto inconsapevole della storia legata alla bambina od al privato della rosata <I libri di storia sono incompleti> oramai leggere qualcosa in biblioteca porta a comprendere la vita dei precedenti Kage, Furaya compresa eppure tale nozione, almeno per se, è sfuggita. Un qualcosa di inconcepibile nella perfezione del bianco eppure non pone troppo l'attenzione sull'argomento continuando ad osservare la donna, dorate passano da ella alla Kokketsu verso la quale dona diversi sorrisi nonostante la lontananza di posizione all'interno della stanza. Sedia tirata all'indietro, piccolo giro intorno ad essa per poi sedersi pochi attimi dopo la Nara; allungati gli arti verso una tazza calda prelevano una bustina di tè rosso all'aroma di cannella la quale, una volta aperta, viene riposta all'interno della tazza per permettere ad essa di prendere colore, sapore, cominciare quella merenda di relax nonostante gli argomenti da trattare. Inspira il gusto di quel tè che lento giunge alle narici dell'albino, occhi socchiusi in quei brevi attimi in cui ogni pensiero viene lentamente meno, lascia alla neo chunin la parola e cosa vien fuori se non faccende riguardo al vecchietto? <Non era presente, probabilmente stava spiando le cosce di qualcuna nei dintorni> borbotta a voce alta prendendo la tazza tramite la destrorsa, avvicinata alle labbra inizia a sorseggiare il contenuto. Scotta, è bollente, le dosi ingerito risultano piccole ma godute a pieno <E' buonissimo Shizuka> si, con lei si complimenta, dopotutto è lei ad aver preparato ogni cosa, lei ad aver creato quel clima e ambiente tra di loro. Comincia col proprio dire esponendo un pensiero capace di riallacciarsi a una vecchia conversazione avvenuta non troppo tempo prima, mettendola al corrente delle proprie intenzioni; una risposta giunge nell'immediato eppure la sorpresa non è manifesta sul volto dell'albino, stizzito per lo più nell'apprendere di non essere l'unico <Mi sorprende che in tutto questo tempo nessuno abbia mai fatto nulla per cambiare questa situazione> si sofferma stringendo la tazza con entrambe le mani <Sono passati anni ma nessuno ha mosso un muscolo, troppo impauriti per muoversi> capo chino sul tè, un pensiero emerso da solo, guidato dall'istinto, leggero rancore verso chi ha minato la liberta del genin ma la discussione prosegue e questa volta si che la sorpresa emerge. Dorate incastonate nelle azzurre della ex Kage mentre il pensiero viaggia, riunire tutti quelli che la pensano come loro, tutti gli amanti della libertà desiderosi di riavere quel mondo esterno <Direi che è finalmente giunta l'ora> leggero il sorriso manifesto <Hai intenzione di creare un gruppo o una squadra per combattere?> s'informa, chiede, riunire tanta gente con un unico obiettivo porta alla creazione di qualcosa, non una semplice riunione. Trattiene l'ossigeno, tutta l'aria dentro di se a tal quesito. E' necessario? Si, lo è, lo ha capito dopo aver visto Shizuka in azione non solo una volta ma ben due, durante la dimostrazione e la missione. Nuovamente la tazza viene stretta tra le dita <Tempo fa, una mia amica mi paragonò ad Hitomu dicendo che, oltre lui, sono stato l'unico a scatenarle interesse> un breve racconto ha inizio <Se una minima parte di quella frase è vera, allora seguirò quella via. Non m'interessa dell'esistenza di altri poteri o forze mistiche la fuori, voglio avere successo laddove, a sua tempo, Hitomu e tutti i grandi del passato fallirono nel proteggere la nostra libertà> adesso è indubbio il loro essere in un libero carcere <Ma non voglio trovare quella volpe, lui ha fallito con lei perciò desidero trovare uno degli altri 8 demoni rimasti, il più adatto, il migliore per l'occasione e farmelo alleato> espirando alla fine svuotando totalmente i polmoni dopo aver esplicato nuovamente i propri obiettivi <Mi chiedi se sia necessario? Si, lo è. E' inutile girarci intorno, mi serve una forza superiore per affrontare quello che c'è la fuori e per proteggere, veramente, lei> lo sguardo scivola su Shizuka, parte di quel desiderio è contenuto in lei, protezione, la volontà di tenerla al sicuro <Anche se non ho idea di come siano fatti gli altri ne dove trovarli, seppur abbia una mia teoria su dove siano> concludendo il proprio dire, riportando l'attenzione su Shizuka, sulla domanda da lei posta. Poteri meno pericolosi, forze in grado di non arrecargli danni. Dire qualcosa? Forse ma cosa di preciso in merito? Cosa può proferire? Tale preoccupazione fa piacere eppure è disposto a tutto pur di portare la libertà.

20:36 Furaya:
 A quanto pare, nessuno dei due è informato circa la progenie della Decima. <Uscì persino un articolo di giornale, ma credo voi foste troppo piccoli all’epoca per ricordarvene.> Deve sempre considerare come siano passati ben dieci anni per quei due che ha di fronte, a differenza sua che ha dormito durante tutta la decade dieci metri sotto terra – o qualche metro in meno. <Ha dieci anni. Nacque pochi mesi prima della disfatta ai Monti Ardenti.> Scosta l’attenzione su Shizuka, mostrando un piccolo sorrisetto. L’argomento vien fatto passare in secondo piano se non fosse per la questione dell’essere “sposata” che viene sollevata direttamente dal Sumi. <In realtà> La mandritta vien sollevata, spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio, lievemente a disagio. <è un po’ complicata la storia del matrimonio, ecco. Però, non credo voi vogliate sentire del gossip a proposito d’una vecchia Hokage.> Spera quanto meno che l’argomento non venga focussato in primis, anche perché ci vorrebbe del tempo a parte soltanto per discutere a proposito dell’argomento matrimonio. Ce ne sarebbero di cose da dire… Avvicina la tazza piena d’acqua calda a sé, rivolgendo uno sguardo di ringraziamento nei confronti della rossa, mentre s’appropinqua ad ascoltare quanto Kan proferirà di seguito. <Ha sorpreso anche a me. Però, se fosse questo l’obiettivo? Non ho potuto far a meno di pensare che non è che siano privi dei mezzi per farlo, ma che semplicemente non vogliano.> Si stringe nelle spalle, tornando a fissare l’interlocutore mentre immerge distrattamente la bustina all’interno del bicchiere, così da far allargar l’aroma a tutta la bevanda. <Non so quando e se ci metteranno i bastoni tra le ruote.> Ammette sincera, senza nascondere quelli che sono i dubbi o le perplessità alle quali, con molta probabilità, neppure il Sumi o la Kokketsu saprebbero rispondere a dovere. Tali resteranno. <Una squadra.> Conferma in sua direzione, pur senz’aggiungere altro al contesto sicché non lo reputa al momento opportuno. Vi saranno sicuramente occasioni per parlarne, qualora egli diventi un suo alleato nel vero senso della parola, cosa che al momento non è. <Se t’ha paragonato ad Hitomu, si riferiva sicuramente ai suoi tratti caratteriali. Scusami per quel che sto per dire, ma sinceramente non ho visto in te niente di paragonabile al Nono Hokage.> Afferma con serietà, sollevando gli occhi da sopra la tazza. Non sta parlando per prenderlo in giro o per provocarlo. Assolutamente, è fin troppo seria per permettersi di far qualcosa del genere, soprattutto ora che stanno affrontando un argomento piuttosto delicato. <Dovrei combattere al tuo fianco per sincerarmene. Hitomu desiderava soltanto il meglio per Konoha.> Commenta ancora, mantenendo un tono piuttosto pacato, sorseggiando delicatamente il suo thè nero ai fiori di ciliegio. <E’ molto buono.> Tanto per spezzare un po’ la monotonia dell’argomento, rivolge un rapido complimento alla “signora di casa” che ha avuto premura di preparare quegli infusi. Tuttavia, è comunque su Shizuka che si sofferma in seguito. <Personalmente parlando, ero abbastanza forte anche senza avere un demone dalla mia parte.> Poggia la tazza sulla superficie del tavolo. <Ero riuscita a sviluppare enormemente le mie capacità nelle arti magiche e nell’uso delle armi. Avevo siglato un accordo con Fenrir e il suo branco> Riferendosi all’Evocazione. <e, a tempo debito, anche a padroneggiare l’arte eremitica grazie a quest’ultimo. Inoltre, accade che alcuni ninja riescano a gestire due differenti hijutsu all’interno del proprio corpo. Non è un caso> Rivolgendosi al Sumi, adesso. <se di cognome faccio Nara, ma mi hai vista usare della lava.> Tutte doti che i libri di storia dovrebbero conoscere piuttosto bene, ma che comunque lei adesso non possiede più. Quindi, rivela soltanto qualcosa ch’era riuscita ad ottenere, che ha poi perso col passare del tempo. <Non ho mai pensato, neanche per un istante, che un demone mi sarebbe servito. E ne dovevo diventare una Jinchuuriki prima che mio padre mi “salvasse”> Formando le virgolette tramite indice e medio d’ambedue le mani in aria. <da questa terribile sorte.> Sarcastica per quanto riguarda le ultime quattro parole pronunciate. <Lo sai, vero, che possedere un demone non vuol dire soltanto riuscire a stringerci un patto? E’ qualcosa di più.> Potrebbero però farla ricredere… E’ un dettaglio del quale tenere conto. Agita poi la dritta davanti a sé. <Oh, chiaramente, non è mia intenzione farti cambiare idea. Se vuoi provare ad ottenerne uno, tanto di cappello. Ma in cosa posso esserti utile?> Dall’alto della tua umile esperienza sul campo? Riflettici. Riflette invero sul legame che i due hanno, al che le sovviene piuttosto spontanea una domanda nei riguardi della ragazzina seduta con loro, ma piuttosto tacita. <Sei d’accordo con lui?> E’ solo un modo per capire anche quel che pensa Shizuka, ovviamente, non per inimicarli tra di loro. [ Chk On ]

22:15 Shizuka:
  [Casa di Kan - Salotto - Divano] La risposta arriva rapida, forse loro erano davvero troppo piccoli per poter ricordare tale avvenimento, lei ne aveva sei, l'altro otto e per ciò che riguarda la piccola Shizuka era troppo intenta a essere coccolata e protetta dai genitori e giocare con il suo amico Yasuhiko per curarsi dei potenti del tempo. Dieci anni, esattamente come il tempo intercorso dalla disfatta di ogni cosa, da quella reclusione pacifica dietro le mura. Sembra comunque molto disposta a parlare con loro, forse per ciò che il Sumi ha intavolato tempo zero anche se lei ha prettamente ascoltato e ha preparato da bere per entrambi. Il suo ruolo sembra quasi quello di una piccola spettatrice che sorseggia il suo tè verde guardando gli adulti parlare di cose serie, i di lei pensieri traditi solamente da quegli sguardi. Kan sembra quasi infervorarsi con la sua spiegazione cocciuto come non mai anche sul discorso demoniaco, sulla somiglianza con Hitomu e su quella fantomatica amica che lo avrebbe paragonato a lui. Quelle parole che utilizza, quel potere che vuole è per proteggere lei ma non ce ne sarebbe alcun bisogno se il bianco stesso non volesse uscire dalla protezione di Kagegakure. La testolina rossa si limita ad inchinarsi ai complimenti ricevuti per la preparazione di quel tè mentre lo scambio fra i due continua, l'hokage rivela poteri ben diversi dai demoni, parla di arte eremitica che la Kokketsu non ha mai nemmeno sentito nominare, parla di un certo Fenrir sconosciuto alle giovani orecchie, del doppio utilizzo dell'innata. Ascolta con attenzione ogni affermazione, ogni domanda, restando nel suo piccolo angolino finchè non è la donna che bussa alla sua porta, chiedendole un parere su quanto detto. Le blu si fissano in quelle iridi dalla cromia quasi identica alla propria, la tazza di tè fumante in mano, le ginocchia raggomitolate al petto. Si concentra su di lei, non sull'altro perchè i cricetini nella testa sanno che sta per proferire qualcosa che va assolutamente in antitesi con quello che lui desidera e vuole. << No... >> Una sola parola, un sospiro viene emesso da quelle labbra mentre socchiude gli occhi per poi aprirli, dopo aver inspirato profondamente, l'aroma di tè nelle narici. << Non gli serve un demone per proteggermi. Quei mostri sono pericolosi e io non voglio che lui si metta in pericolo in quel modo. Possiamo sigillare un accordo con questo Fenrir e il suo branco magari è più semplice dato che ti conosce già. >> Il tono di voce partito deciso si fa molto più titubante ora, non sa nemmeno di chi stia parlando e immagina sia una persona non un lupo enorme. << Possiamo allenarci all'infinito e raggiungere un livello sopraffino nelle arti magiche. Può cercare di avere un'altra Hijutsu se vuole.. >> La guarda negli occhi: << Se lui riuscisse ad impossessarsi di un demone, ci sarebbero persone che lo vorrebbero sconfiggere solo per rubargli quello che possiede, solo per il potere. E io voglio che lui sia felice, che viva sereno, non con l'angoscia di avere sempre un sicario alle spalle. >> Chissene importa di tutto quel caos, delle chimere, del mondo fuori. Il suo mondo sta in quella stanza e non vuole assolutamente che vada perduto. Le blu si scosterebbero infine sul Sumi, lui può leggerci parecchio fastidio: << Se l'amica che ti ha paragonato a Hitomu è Sango c'è il rischio che lo abbia fatto solo perchè a lei serve un demone e i Kokketsu non li sopporta! >> Spara a zero sulla donna della Shinsengumi, per la prima volta è lei a dire qualcosa di cattivo nei confronti dell'Ishiba, << E' così tanto tua amica che non le va nemmeno di interagire con la persona che tu dici sia la più importante della tua vita! >> Il tono si alza, è arrabbiata, quella rabbia che il padre saggiamente aveva lentamente represso si fa avanti con violenza. << Io non sento il desiderio di uscire da qui Signora Furaya. I miei genitori sono felici, io sono felice, la maggior parte della gente è serena. Perchè rischiare del dolore quando si può stare tranquilli e in pace? >> E' un pensiero molto semplice il suo, non vede come una cosa come quella a conti fatti possa rendere il mondo migliore. << L'unica cosa che posso assicurarle è che qualsiasi cosa lui decida di fare non ho intenzione di lasciare che la faccia da solo. >> L'intensità nello sguardo non lascia dubbi in merito, l'unico motivo per cui lei vuole approcciarsi a tale follia è per il bene altrui e di lui solo. Le manine che ancora erano strette intorno a quella tazza verrebbero alzate per portare il tutto alle labbra e bere un sorso, lungo forse più del dovuto per nascondersi un poco da quelle esternazioni.

22:31 Kan:
  [Salotto] Sorseggia il tè richiesto personalmente alla Kokketsu, gusta ogni singolo sorso effettuato senza troppi problemi mentre ode il dire della Nara, interessandosi, stranamente, alla di lei vita privata <E' probabile ma ho anche un piccolo coma alle mie spalle che ha minato la mia memoria. Tutt'ora faccio fatica a ricordare alcune cose del passato> gli effetti di quell'incidente si fanno sentire in ogni occasione, non solo per quanto riguarda quella determinata giornata con Kushina ma anche per cose antecedenti <Perciò...tu figlia non ti ha vista per tutta la sua vita?> sconcertato da quella rivelazione. Il capo è portato al lato opposto, comprende la bambina, comprende i sentimenti da lei provati, sa cosa vuol dire crescere senza un genitore presente, senza poterlo vedere tutti i giorni, senza un mentore di sangue. La vita privata della Nara è ben più complicata di quanto possa credere, sfumature non pervenute al Sumi, al contrario, l'ignoranza dilaga in lui. Solleva le iridi sul volto della donna, innalza il destro sopracciglio esibendo un flebile sorriso <Ho la faccia di uno che schifa il gossip?> la sedia viene spinta in avanti, viso avvicinato per poterne inquadrare meglio le fattezze <Sentiamo> una comara in piena regola, gli manca solamente un balcone e due vicine con cui spettegolare, sarebbe la perfetta vecchina di paese ma purtroppo è troppo bello e giovane per rendere anche solo l'idea visiva. Il divertimento è di breve durata quando la serietà degli argomenti prende piede, primo fra tutti il motivo per cui nessuno ha fatto niente, lo stesso sul quale egli stesso si è trovato a rimuginare più volte nell'arco di questi mesi ricercando risposte, un significato pregno di un senso logico, non solo di scuse od omissioni <Ci ho pensato anche io> ammette con la medesima franchezza <Kagegakure è un posto sicuro, le nostre mura ci proteggono ma allo stesso tempo, un intero mondo è rinchiuso qui, diverse culture e tutto sotto un unico occhio, il consiglio> chiaro come l'affermazione stia prendendo piede in lui <Il controllo totale. Senza le chimere la fuori, perderebbero questo controllo su di noi> ecco la spiegazione datasi nel tempo, il motivo per il quale nessuno, ai piani alti, ha mai fatto niente per riportare il tutto allo status originale. <Non lo so ma lo faranno se il loro potere verrà minacciato> sospirando infine, la situazione risulta essere ben più complessa, agire indisturbati è difficile, il rischio di ricevere una controffensiva da parte di chi si trova al potere è alto. Annuisce all'idea di lei di creare una squadra, palese nel momento in cui ha reso nota la sua intenzione <Una squadra, però, non passa certamente inosservata, da nell'occhio> palese anche questo, un gruppo di civili riuniti, sotto un unico ideale con un solo leader, difficile non essere al centro dell'attenzione o sulla bocca di tutti. Umetta le labbra con quel breve moto della lingua, rese morbide, addolcite da tal passaggio di brevissima durata. Concorda con lei inevitabilmente, egli stesso non vede nulla del Nono Hokage in se e se è solo per il carattere, allora, tanto basta <Questo perchè io non sono Hitomu e non voglio esserlo. Non sono un leader, non ho la propensione al comando ne sono patriottico quanto un Kage> strofina tra di loro le labbra inglobando pure quel discorso sul combattimento <Anche in battaglia non vedrai nulla di lui in me. Io combatto per un'ideale più grande, combatto per la libertà in ogni sua forma. Se mi viene concesso questo, di essere libero, allora per me va bene ma Kagegakure non lo fa, non l'ha fatto> mancina racchiusa all'interno del palmo mettendo da parte la tazza del tè. La sete, la volontà di bere, tutto passato in secondo piano lasciando che l'attenzione completa venga presa con la forza dalla discussione in atto. Deglutisce udendo il verbo proferito dalla decima, il tempo utilizzato l'incuriosisce, passato, non presente; corruccia la fronte, strizza appena gli occhi, qualcosa non quadra eppure son le parole di Rasetsu a venir alla mente, di come egli non sia più potente come un tempo. Non commenta nulla ancora, permane in silenzio ad udire le qualità elencate dalla rosata, arti magiche e con le armi e poi ecco un nome <Mh Fenrir? Chi sarebbe?> ovvio come non conosca il capo dei lupi, poco esperienza, estrema giovinezza per apprendere determinati particolari <L'arte eremitica? Ne ho sentito parlare ma in cosa consiste di preciso?> ennesimo quesito sugli strani poteri in possesso della donna <Avere due hijutsu non m'interessa, basta la mia> glissa su questo, poco gli importa possederne un'altra <Ma, Furaya, hai parlato al passato, vuol dire che tutta questa forza è svanita? Non sei più potente come un tempo?> la pone a propria volta rendendo noto l'aver notato quel minuscolo particolare. Se Rasetsu ha ragione, allora anche l'Ishiba si è indebolita rendendo le minacce della donna ancor più vuote del normale <Non ci hai mai pensato ma se unisci il tuo potere a quello di un demone, hai idea di cosa sarebbe venuto fuori? Se ci avessi pensato, probabilmente quelle chimere adesso sarebbero solo un ricordo e Kagegakure non esisterebbe. Konoha vivrebbe così come tutti gli altri villaggi> non può privarsi di una forza solo perchè ritenuta non necessaria, non quando il fallimento è giunto dopo tanto tempo. La colpa di tale condizione risiede in loro, in quei ninja del passato incapaci di affrontare un nemico del genere. Privo di peli sulla lingua espone il proprio punto di vista, le convinzioni in proprio possesso <Posso immaginare quel qualcosa di più ma sono disposto a qualunque cosa. Hitomu ci è riuscito e so anche di un altro possessore di demone esistito. Se loro ce l'hanno fatta, posso farcela anche io> impossibile fargli cambiare idea, mettere un freno a quel desiderio, con o senza di lei, avrebbe portato a compimento quel piano. <In cosa? Ciò in cui io pecco è l'esperienza mentre tu in questo eccelli. Conosci queste terre come nessun altro, conosci tutto o quasi. Chi sono gli altri demoni codati? Quali sono? Dove possono essere trovati? Domande a cui puoi potenzialmente rispondere e, inoltre...> prende una breve pausa in merito <...Abbiamo convenuto di avere un obiettivo comune e se riesco ad incrementare la mia forza, potrò soddisfarlo. Tu hai scelto la tua strada, io la mia>. La domanda posta a Shizuka ovviamente ottiene risposta negativa, consapevole del pensiero della ragazzina sul suo obiettivo e per la prima volta la osserva sbottare, portare al di fuori quelle parole tenute da tempo sepolte nel di lei animo. All'inizio evita di interromperla ma risulta ardua <Invece è necessario Shizuka> chiamandola per nome, tono ben più serio <Io non sono neanche lontanamente potente quanto te, me lo hai dimostrato, due volte e se non possiedo la forza di proteggere neanche te, non ho la minima speranza di affrontare quello che c'è la fuori> dorate rivolte sul visino della rossa, tono vocale leggermente innalzato <Ci alleniamo all'infinito, come hanno fatto i ninja del passato e poi? Sappiamo tutti come è finita e come ho detto, basta la mia di Hijutsu> l'interesse per le seconde innate è pressochè nullo <Se ci riuscissi, io vivrei sereno perchè vivrei con la consapevolezza di possedere una forza superiore che nessun sicario di questo mondo può controbattere> elevando tale forza ad un livello forse ben più alto di quanto effettivamente sia e poi ecco di Sango, tirata in mezzo dalla rossa. Un nome da pronunciare più avanti ma il danno, oramai, è fatto, non può farci nulla. Destrorsa viene stretta <Non m'interessa di Sango> il tono diviene più alto <L'ho già avvertita e non esiterei un solo secondo a ucciderla se dovesse farti male o se ti mancasse di rispetto un'altra volta. Non m'importa di nulla se non di te> rimembrando quel concetto per l'ennesima volta, con maggior forza. L'importanza dell'Ishiba risulta nulla se paragonata alla rospetta. Tace adagiando la schiena contro lo schienale della sedia, deglutisce finendo per tacere in maniera definitiva.

22:49 Furaya:
 Riprende a sorseggiare con calma il thè, mantenendo sempre d’occhio gli interlocutori a seconda di chi stia parlando. Si sofferma, infatti, su Kan in un primo momento per rispondere quanto più esaustivamente possibile alle sue perplessità, alle sue domande e alle sue affermazioni. <Coma? Mi spiace. Com’è successo?> Gli chiede, non per necessità di ficcanasare, ma deve conoscer meglio colui con cui avrà ben presto a che fare, a seconda delle discussioni che quest’oggi si stanno affrontando tra quattro mura domestiche. Il tasto dolente – uno dei due – toccato dal Sumi le fa abbastanza male, ma lascia che questo malessere scemi con un’altra sorsata di thè, evitando di dar a vedere delle debolezze che potrebbero essere sfruttate contro di lei. <Letteralmente sì, ma l’avevo lasciata nelle mani di gente fidata qualora non fossi riuscita a tornare dalla battaglia.> D’altronde, è sempre stata qualcuno che organizza, tremendamente maniaca del controllo come poche persone conosciute in vita sua. Lo sguardo serio permane ancor focalizzato sul Sumi, così da ascoltarne ulteriormente le parole. <Dieci anni fa, uscì anche un articolo che parlava della proposta di matrimonio del padre di mia figlia> Specificarlo in tal senso potrebbe già far capire delle risposte senza che sia la Nara ad esporle apertamente. <che sfumò nell’istante in cui il mondo ninja finì in malora.> Chiaro riferimento alla disfatta dei Monti Ardenti. <Uscendo da sotto terra, la prima cosa che feci fu andare alla vecchia Konoha> Racconta, tralasciando il raccapricciante dettaglio per il quale preferì grossomodo un villaggio caduto e distrutto al rivedere immantinente la sua bambina – o il suo futuro sposo. <ma lui non era molto d’accordo con i miei ideali. Già allora, pensai a come fare per riprendermi la mia casa.> Sorvola sull’argomento cardine del gossip: un bombarolo entrato nella sua vita ben prima che tutto finisse e ricominciasse come l’araba fenice. Poiché, diciamocelo chiaro, è stato lui l’effetto scatenante che ha poi portato la Judai lontana dalle braccia di Saisashi che, in ogni caso, per nulla meritava un simile trattamento. <Concordo> L’argomento torna ad esser serio, preoccupandosi – per l’appunto – delle conseguenze delle loro azioni. <perderebbero il controllo poiché alcuni potrebbero scegliere di tornare a vivere fuori dalle mura. Invero, potrebbero anche guadagnarci se scendessero a patti con chi è all’esterno: avrebbero cibo migliore, agricoltura più vasta e chi più ne ha più ne metta.> Si tornerebbe all’antico splendore, laddove i villaggi cercavano di scambiarsi quanti più averi possibile. La tecnologia, soprattutto ora, sarebbe grandiosa se si ampliasse. <Chiaramente, i miei sono vaneggi al momento. Non ho nulla di concreto tra le mani.> Aggiunge, sospirando e tornando a sorseggiare dalla tazza che stringe ancora tra i palmi, preoccupandosi d’ascoltare e di rispondere laddove necessario. <Non ho mai detto di voler passata inosservata, se intendi Kagegakure. All’esterno, invece, non è importante. Esistono differenti tecniche e modus operandi per risultare silenziosi e poco visibili.> Commenta per tutta replica, stringendosi nelle spalle. Ovviamente, tenta di non soffermarsi troppo ed esclusivamente s’un unico ragionamento poiché si rischia che non ne vengano mai a capo. <Ogni Evocazione ha un suo leader, un suo “Re”. Fenrir è il Re dei Lupi.> Spiega brevemente anche questa volta, spicciola. Reputa che possa arrivar subito il messaggio che vuol far trapelare da quelle semplici frasi. <Percepisci attorno a te la forza della natura, diventi un tutt’uno con il tuo Re> Riferendosi ancor una volta all’evocazione precedentemente esposta, per quanto fraintendibile possa essere. <ed essa ti potenzia.> Una fiammella non indifferente. <E’ difficile da spiegare se non lo provi sulla tua pelle.> E da quel che ne sa, egli non possiede neppur un legame con qualche bestia, quindi è ben presto per parlarne. Gli concede soltanto piccoli spiragli di quel che aveva imparato ad utilizzare. <Sono sparita per dieci anni e non riesco ad evocare Fenrir ed il resto del branco. Sta a significare che come alleati li ho temporaneamente persi. Conoscendolo, mi sottoporrà a qualche altra prova di coraggio. Va da sé che, non avendo più un patto stretto con le bestie, non sono in grado neanche di usare l’arte eremitica.> Nulla che non possa dire alla luce del sole. E’ certamente limitata, ma non ammetterà tanto apertamente, per di più davanti a gente con la quale sta ancora scendendo a patti, che ha perso gran parte della sua forza. <Non avevo necessità d’unire il mio potere a quello d’un demone.> Ma potrebbe aver senso adesso come soluzione, peccato che non sia granché concorde, ora come ora. Deve uscir fuori dalle mura per comprendere tutto ciò di cui ha bisogno davvero. La squadra non deve soccombere. <Hitomu proteggeva Konoha con la Volpe anche durante quel combattimento. Ha combattuto contro un altro Jinchuuriki e tutt’oggi non sappiamo chi dei due sia sopravvissuto e chi no. Però, non è bastato. E nessuno può sapere cosa sarebbe successo con due Jinchuuriki dallo stesso lato. Avremmo avuto sicuramente delle chance in più, ma l’arrivo del Kami non se l’aspettava nessuno.> Erano tutti troppo impegnati a combattere, tutti troppo presi da quel che stava succedendo attorno a loro per muoversi in maniera differente. Avevano dimenticato il nemico primordiale al quale non avevano dato la fine meritevole che gli spettava. Torna a sorseggiare, piano – poco alla volta. <So soltanto che ogni villaggio ne custodiva uno. Non so dove siano andati a finire dopo questi lunghi dieci anni, ma posso aiutarti a trovarne uno uscendo fuori dalle mura. Tuttavia> Ne sostiene lo sguardo, or facendosi più seria di quanto già non fosse finora. <non faccio nulla senza qualcosa in cambio. Un tempo, t’avrei assecondato senza problemi se quel potere fosse poi stato al mio servizio.> Ammette, continuando a bere con calma e tranquillità, glissando rapidamente lo sguardo in direzione della Kokketsu che prende finalmente a parlare anche in merito alla domanda che le ha poc’anzi rivolto. Solleva l’indice della mancina. <Chiariamo una cosa, Shizuka> Senza cattiveria nel tono della voce, è qualificabile come un commento amichevole ma dettato dalla serietà del momento. <se non vuoi che lui si senta in debito nei tuoi confronti, tanto da volerti proteggere, c’è bisogno che diventi a tua volta più forte. Durante la missione, non te la sei cavata male, anzi! Sai gestire il tuo potere.> Torna sul Sumi, schiarendosi appena la voce. Gli occhi chiari divampano d’energia vitale, pronta ad un ennesimo affronto innanzi alle sue parole. <Esattamente. Non dovete DIPENDERE l’uno dall’altra, dovete COESISTERE. In battaglia, dovete essere ALLEATI. Nessuno dei due deve rischiare di morire per inadempienza del secondo. E, innanzitutto, i sentimenti devono restare fuori da queste sfide, vi condizionerebbero troppo.> Cerca di dare un insegnamento, d’aiutarli laddove è possibile fin quando non vien nominato un nome… qualcuno che andrebbe cancellato dalla storia del mondo intero, ammesso compaia da qualche parte. <Ehi> Vorrebbe richiamare ambedue all’attenzione, sgranando appena lo sguardo e alzandosi in piedi. Mani sul tavolo. Schiena diritta e gambe divaricate. <di che cazzo state parlando?> Addio convenevoli, addio educazione. <Ascoltate> Ravviva i capelli rosati con una mano. <se avete a che fare con quella Mukenin, temo che il nostro discorso possa chiudersi qu-> Sorpresa però volge rapidamente quel volto dubbioso nei riguardi di Kan, il quale sottolinea come possa arrivare ad ammazzarla qualora voglia far del male a Shizuka. <E cosa faresti se ci mettesse i bastoni tra le ruote? Sappi che sono abbastanza accondiscendente quando voglio e con chi voglio, ma con lei no. Lei è fuori dai giochi. Lei qui non c’entra niente. E’ un dannato membro della Shinsengumi.> Se vogliono uscire dalle mura, specialmente dopo quanto affermato in merito al Consiglio, la Ishiba non deve rientrare assolutamente in nulla di tutto ciò. E’ pronta a rifiutare l’aiuto che gli darebbe volentieri. [ Chk On ]

23:15 Shizuka:
  [Casa di Kan - Salotto - Divano] L'hokage da le risposte al bianco, si allungano in discorsi complessi, un Re dei lupi, che cosa significa? Evocazioni di animali di cui non ha mai sentito parlare se non vagamente da Kan. I cricetini cercano di seguire ogni discorso, carpire le informazioni prima di esporsi e dire la sua riguardo a quanto pensi. Viene rimbeccata in quelle parole dalla Nara, ma non con superiorità e saccenza, più come consigliera, qualcuno di esperto che vuole spronarla a comprendere come funzioni il mondo, dato che la Kokketsu non è altro che una dei figli della pace. << Noi siamo una squadra! Lo abbiamo deciso mesi fa, lui è la mente e io il braccio. Ha bisogno di essere difeso per ottimizzare le sue tecniche e questo è quello che faremo. Siamo alleati per vincere. >> Di qeusto lei ne è più che certa, sicura di quanto si sono promessi sotto a quei fiori rosi, sicura di voler essere colei in grado di proteggerlo. Però nel momento in cui lui si ostina a sottolineare che prendere quel demone e farlo proprio sia necessario per difenderla sbotta. Era chiaro che sarebbe finita così, quelle due visioni del mondo sono distanti e ognuno si preoccupa per l'altro in maniera totale però il suo tono serio, l'alzarlo di qualche tono la fanno arrivare a ebollizione. Già perchè fra i due la testa calda è il microbo che dopo aver gonfiato le guance ed essere decisamente arrossita esplode: << TU NON DEVI PROTEGGERMI! IO SONO LO SCUDO E TU IL MIO MEDICO! >> E' arrabbiata, era quello che si erano detti, quello che lui le aveva promesso. Era lei che avrebbe subito i colpi per poi averlo al suo fianco nel ripararla. Si alzerebbe di scatto dal divano, portandosi dietro la tazza di tè e muovendosi verso la cucina, staccandosi da quella discussione, cercando un attimo per calmarsi, per far sbollire quel nervosismo andatosi a creare solo perchè è preoccupata per lui e non vuole che sia mai in pericolo. Chissene importa della cortesia, chissene frega dell'educazione, abbandona i due per qualche minuto scappando via, l'acqua del rubinetto viene fatta scorrere e si sciacquerebbe un poco il viso. La tazza verrebbe abbandonata li accanto per poi accovacciarsi a terra, morsicandosi in maniera decisa un braccio, a livello dell'omero. Stringe e sfoga quella rabbia che ha accumulato, quel nervosismo creato dalla situazione, dalla paura e dal dubbio. Le mani poste sopra la testa a stringerla, le unghie quasi ad aggrapparsi ai rossi capelli mentre le urla che vorrebbe esprimere sono tutte racchiuse in quel morso, tanto forte da ferirla al di sotto della maglietta che indossa. Ci vorrebbe qualche minuto prima che si ripresenti alla porta della cucina, il viso ancora rosso e leggermente umidiccio. Cosa che farebbe scattare sull'attenti la Nara che a quanto pare sta per unirsi a Shizuka in quel nervosismo elevato: << Se io non fossi stata educata in un ottimo modo e non fossi una persona che tendenzialmente cerca di non litigare con nessuno, la testa di Sango starebbe rotolando fuori dall'ospedale di Kusa da un bel po' di tempo. >> Il tono è aggressivo, molto nei confronti della rossa della Shinsengumi, sembra quasi utilizzare il tono che solitamente utilizza con i goblin. << Non ha rispetto per nessuno se non per se stessa secondo me! Si è permessa di minacciarmi perchè secondo lei stavo facendo soffrire Kan. Sto aspettando il giorno in cui dovrà scegliere se morire o se farsi curare da me per schiacciare il suo Ego sotto le mie scarpe. >> Papino non è riuscito a fare un bel lavoro, non è riuscito a eliminare tutto quell'odio per quella che a conti fatti non ha mai avuto il minimo rispetto per la Kokketsu e nemmeno per coloro che la amano.

23:36 Kan:
  [Salotto] Capo chinato verso il basso a quella domanda ben preciso, non prova dolore per l'atto in se quanto più per la conseguenza successiva <Ho preso una botta in testa due anni fa, mentre cercavo di proteggere una mia amica> spiega brevemente <Settimane fa ho scoperto che è stato tutto vane. Quella sera è morta lo stesso> non si dilunga particolarmente, anzi, glissa sull'argomento prima di entrarvici troppo altrimenti non ne sarebbe più uscito. Concentra le attenzioni sul gossip, deciso ad apprendere di più sul passato e la vita della donna, passando per la figlia in mani sicure a cui va ad annuire; lei come madre è tornata, un genitore sparito all'inizio ma ora ricomparso per fortuna della creaturina, per poi passare al matrimonio non andato in porto con il padre della figlia. Andato in fumo prima per la presa degli eventi e poi per una semplice divergenza di opinioni <Mi spiace> replica solamente sulla questione, non può effettivamente comprendere del tutto ma capisce cosa vuol dire amare qualcuno, adesso è in grado di arrivare a tal punto di comprensione, abbastanza da aumentare il livello empatico. Inspira glissando, portandosi su argomenti di natura più scottante, decisiva per quell'incontro, primo fra tutti il motivo per cui nessuno ha mai fatto nulla per risolvere la situazione esterna, anzi, l'hanno lasciata peggiorare <Nessuno ha nulla di concreto tra le mani ma è l'unica opzione, altrimenti non c'è una spiegazione. Bisogna comprendere, se le cose stanno così, quale sia il vero scopo del consiglio, perchè ambiscono ad un controllo totale come questo> un nuovo obiettivo da porsi, portare avanti nel prossimo futuro, solo dopo essersi procurato il potere necessario per sfidare i potenti. Alzata di spalle viene fatta alla successiva della Nara, il problema non sussiste dunque, se per lei va bene allora <D'accordo, non sarò io ad oppormi ma servono ninja d'elitè, secondo me> di sicuro un genin come lui non può far parte di una simile combriccola, troppo debole per poter servire a qualcosa seppur il proprio intelletto sia di caratura geniale. Ode la breve spiegazione sull'evocazione, sulla presenza di un Re e quell'accenno sull'arte eremitica. Un'arte difficile da spiegare a quanto pare, probabilmente ancor più difficile da padroneggiare <Evocazione dei lupi...avevo in mente di imparare quel tipo di tecnica ma adesso, come hai ben capito, i miei obiettivi sono cambiati. La precedenza è rivolta altrove> eppure assimila tutte le informazioni pervenute da parte della donna, le fa proprie per un possibile futuro, esattamente come assimila quello scorcio di passato su Hitomu e dell'altra forza portante con cui si è ritrovato a combattere. Capo tenuto chino sul tavolo, ode in silenzio pensieroso, cercando di comprendere il vero andazzo di quegli eventi <Cazzo, due poteri del genere e siete riusciti ad essere nemici? Se avessero collaborato, sicuramente una chance in più ci sarebbe stata> e poi ecco, l'argomento fondamentale della questione, dove trovarli, dove poter reperire questi demoni. Umetta le labbra strofinandole tra loro, lascia che finisca la prima porzione di spiegazione <Se ogni villaggio ne aveva uno, allora è possibile che il consiglio ne abbia recuperato qualcuno? Magari in qualche sotterraneo del villaggio. Non ci credo che persone fissate così tanto con il controllo abbiano lasciato in giro una simile forza> spiegazione ben più che plausibile vista la situazione <Non tutti ma qualcuno, forse è qui a Kagegakure, nascosto e tenuto segreto> non scaccia quella possibilità seppur non abbia alcun tipo di conferma <Qualcosa in cambio? Ti aiuto a ripulire il mondo da quelle bestiacce sfruttando quel potere, non basta? Mi sembra una cosa equa> effettivamente, agli occhi del Sumi, è così. I complimenti a Shizuka vengono condivisi anche dal bianco, così come l'idea di renderla più forte, molto di ora e poi quella frase di coesistenza, essere alleati, vorrebbe replica ma ci pensa la Kokketsu a farlo portando a conoscenza l'altra del loro patto, di ciò che tempo prima hanno deciso di essere <Si, noi siamo alleati. Siamo una squadra da ben prima di essere un noi> glissando palesemente sulla questione dei sentimenti, non replica ne dice nulla in merito, anche per via della reazione dell'altra. Dorate totalmente aperte, il viso della rossa diviene rabbioso, la voce alzata incredibilmente, il silenzio cala nel Sumi. Stretta la morsa della destrorsa, desidera replicare, parlare, non lo fa, tace; la presenza di Furaya impedisce lui di comportarsi come vorrebbe, di fare ciò che desidera. Permane seduto su quella sedia osservandola andar in cucina, urla soffocate. Come se non bastasse, Sango è tirata in mezzo e ciò scatena l'ira di Furaya la quale mette in chiaro le cose sul non volerla <Dopo quello che ho detto me lo chiedi anche? L'affronterei e continuerei ad andare avanti. Non m'impedirà di arrivare dove voglio arrivare. Questo deve essere chiaro. Se mi metterà i bastoni tra le ruote, non esiterò> si ferma qualche singolo momento <E poi, lei con te c'entra più di quanto immagini. So che vieni seguita da un tipo di nome Mattone...no...Mattanza...cazzo dico...Mattyse ecco> al terzo tentativo trova il nome giusto <Lei vuole salvare la figlia di questo Mattyse e Mekura, perciò, inevitabilmente, le vostre strade sono intrecciate> mette la donna al corrente di quanto segue, di quell'evento in corso prima del ritorno di Shizuka verso la quale ripone tutta la propria attenzione. Osserva la figurina entrante nel salotto, viso rosso, umido, evita di commentare l'altrui aggressività, al contrario, sceglie solamente di tacere. Incupito lo sguardo del bianco seppur continui a fissare il volto della ragazzina <Shizuka, lo so. Ti conosco. Io farei lo stesso> minacciare l'unica, toccarla avrebbe portato quell'unica reazione.

13:46 Furaya:
 Okay, la situazione sta iniziando a diventare bizzarra, anche se sarebbe meglio definirla “strana”. Trovarsi nel bel mezzo d’una discussione tra una coppia non è mai un bene. <…> Si limita al silenzio, continuando a bere il suo infuso mentre aspetta che ambedue possano appianare quella divergenza. Muove appena il capo di tanto in tanto, annuendo ma al contempo dissociandosi. Non intende mettersi in mezzo. Però la frase della Kokketsu, inerente all’esser lei il braccio e lui la mente la riportano a quando ha avuto un simil discorso con il Senjuu. <Mi spiace.> Ammette soltanto nei riguardi di Kan quando professa d’aver perso un’amica quella stessa sera in cui è finito in coma. Cosa potrebbe dire? China il capo dabbasso in segno di muto rispetto e si prosegue. <Temo che giungere alla comprensione di cosa voglia il Consiglio davvero non sia nelle nostre attuali corde. Per questo, pensavo d’iniziare coi preparativi per uscire all’esterno. In tal caso, faranno la loro mossa.> Mormora ancora, sedendosi nuovamente in virtù delle risposte che le vengono concesse da Kan conseguentemente. <Qualche settimana fa, ho girato per il Quartiere dello Spettacolo con il mio vecchio haori da Hokage. Ho aspettato che facessero qualcosa. Mi ha fermata soltanto un’agente che mi ha ricordato che non occupo più quel ruolo.> Si stringe nelle spalle, soppesando le parole ch’ella stessa ha appena pronunciato, glissando con lo sguardo tra l’una e l’altra. <Quindi, per il momento, non ho avuto altri problemi. So che i ninja del passato sono tutti tenuti sotto sorveglianza, non si fidano di noi o forse ci temono. Qual che sia la motivazione, vogliono avere tutto sotto controllo.> Aggiunge ulteriormente, fornendogli altre spiegazioni, pur non avendone poi molte. Il tono risulta essere comunque abbastanza mellifluo, sciorinando frasi con attenzione. Deglutisce in merito all’argomento riguardante la possibilità d’avere dalla stessa parte due Jinchuuriki. <Ho rinunciato a questa possibilità> Rivela, facendo schioccar la lingua contro i denti. <Nemurimasen, il possessore dell’altro demone, mi aveva offerto un posto nella sua squadra – o qualunque cosa fosse: la Yugure. Così facendo, avrebbero smesso di far guerra al villaggio della Foglia e a quello dell’Erba, ma assieme ne avremmo fatta all’Alleanza che, dal canto loro, era inutile.> Racconta quell’aneddoto, stringendosi nuovamente nelle spalle. Se ne pente, senz’alcun dubbio, ma col senno di poi reputa d’aver fatto comunque la cosa giusta e maggiormente coerente per sé stessa. Si sarebbe pentita di ben altro, poi. <Rifiutai. Ero un Kage. Non potevo venir meno ad un’Alleanza nella quale credevo ancora.> Anche perché avevano attuato – lei e Mattyse – quel piano per il quale avrebbero dato un nemico comune all’Alleanza stessa, così da mantenerla unita. Credeva fermamente in questo progetto più che in quello di Nemurimasen. <Non ne ho la più pallida idea. Potrebbe darsi come no. Se in dieci anni, hanno fatto di tutto per rendere questo posto il più abitabile possibile, non è detto che abbiano avuto il tempo necessario per recuperare quelle forze.> Che il Consiglio ne abbia davvero qualcuno e che sia per questo ch’è così tranquillo? Si tratta d’una figura ammantata di mistero e le domande ad esso inerenti son molteplici, manchevoli di risposte. Alza le mani, mostrando i palmi lisci e vuoti innanzi al ribattere del Sumi. Non le ha certo dato tempo! <Non ho mai detto che non sia equo. Volevo sentirtelo dire. Direi che abbiamo un accordo.> E tenderebbe la mandritta innanzi in attesa che l’uomo possa stringerla a sua volta. <Chiaramente, noi ci muoveremo con altra gente, ma penso che ci riconoscerai presto.> Dall’abito che indosseranno, ma che al momento ancor non rivela con tanta leggerezza. <Quando avremo bisogno d’aiuto, torneremo al villaggio principale cercando di portarci dietro il necessario. Inizialmente, potremmo uscire soltanto noi in avanscoperta per sondare il terreno e trovar ciò di cui hai bisogno. Per farlo, però, non sono l’unica con cui parlarne.> E lancia l’esca, in attesa che questo la colga. Tuttavia, l’argomento glissa rapido alla volta di Sango. Le dà fastidio il solo pronunciare di quel nome. Le sfugge una risata innanzi alla serietà di Shizuka, ticchettando con le unghie contro la ceramica della tazza. <Sango è quel genere di persona che accogli dentro casa, ti svuota la dispensa e se ne va senza neanche ringraziare. Dopodiché torna e ti incolpa per non aver procacciato abbastanza cibo per lei.> Gesticola con la mancina, dando una sommaria descrizione, anche piuttosto accurata e veritiera, di quel che pensa a proposito della Mukenin. <Mi ha voltato le spalle e m’accusa d’essere troppo legata all’Alleanza. Era anche lei coinvolta nella presa di Oto assieme a Nemurimasen.> Racconta ancora, rivelando però ben poco interesse per l’individuo in questione durante questo suo narrare. <Kan, se m’assicuri che non avrai ripensamenti quando si presenterà l’occasione – perché succederà, lo so – a me sta bene. Tuttavia, voglio farvi soltanto una piccola premessa: sono meno indulgente del passato. Ho smesso di regalare sorrisini ed aiuti dove non ricaverei alcunché in cambio. Quindi, qualora questo patto verrà meno, qualora Sango venga coinvolta nel nostro piano> Poiché è effettivamente diventato di tutti i presenti dopo questa riunione. Spera davvero che non succeda niente di irreparabile che le faccia perdere la fiducia in quei due che ha davanti. Shizuka sembra davvero un pezzo di pane e Kan, sotto sotto, non è da meno. <io non avrò ripensamenti anche su di voi, chiaro?> S’addolcisce un poco, mostrando un piccolo sorriso. <Non voglio risultare minacciosa o cattiva nei vostri confronti, però un patto s’onora e non s’infrange. Per me è una missione e missione vuol dire questione di vita o di morte. Noi ninja ragioniamo così.> Riprende fiato, portando la testolina a piegarsi più da un lato – verso la spalla. Osserva il fondo di quel thè come se tramite esso possa avere ulteriori risposte ai dubbi che la perplimono. <Shizuka> Rialza lo sguardo, cheta. <Sango è una putt4n4 che si diverte a minacciare chiunque abbia a tiro, ma che quando t’esaspera inizia ad urlare “al lupo, al lupo”. Un tempo, non avrebbe avuto alcun peso. Adesso, è un membro della Shinsengumi. Voi due non avete idea del desiderio che ho di ficcarle una katana al centro del petto come feci con mio padre. Lui se lo meritava, lei non arriverà mai ad esser un tale traditore come lo era Ryota.> Sprezzante, è ben visibile il disgusto che traspare sulla sua faccia. <Tuttavia, non merita di respirare la nostra stessa aria.> In primis, perché è una Mukenin. In secondo luogo, perché si comporta male con chiunque abbia a tiro. Prima o poi, finiranno anche i suoi alleati e resterà da sola come un topo: un topo accerchiato da una mandria di gatti affamati. <Mh?> All’indirizzo di Kan, solleva un sopracciglio. <Oh, vengo “seguita”? Questa è bella. Anche Matt si farà delle grosse risate in merito.> E non hai idea di quelle successive… <Diciamo che… se Shizuka è il braccio e tu la mente, io e Mattyse funzioniamo nello stesso modo.> Spicciola spiegazione del legame che li unisce, senza però tirare in ballo grandi esplicazioni. Sgrana però gli occhi nel sentir l’intenzione di Sango, cercando di trattenere a stento le risate che le risalgono dalla gola. <Dimmi ch’è soltanto uno scherzo, per favore.> Le mani s’intrufolano tra i capelli, esasperata. Massaggia con delicatezza la cute. <Perché mai vorrebbe salvarla? Cosa le interessa?> Non intenderà ringraziarla… e non crede neanche che lei possa riuscire ad eccellere dove lei e il Senjuu stanno cercando d’arrivare con non poca fatica. [ Chk ON ]

14:14 Shizuka:
  [Casa di Kan - Salotto] La tazza di tè abbandonata in cucina non ritorna con lei sul limitare del salotto, li sente parlare ma soffocare il nervoso aizzato dal Sumi ora ha la massima priorità. Quei discorsi su cosa vuole il consiglio, sul perchè siano interessati a mantenere quello stato di cose a lei importano poco. Non vuole sovvertire l'ordine, non vuole cancellare ciò che c'è; a conti fatti Kagegakure è più casa sua che non Kusa. Forse dovrebbe chiedere ai genitori però, non si è mai posta il problema di domandare a loro se siano felici o meno di come le cose stiano andando, in fondo avranno all'incirca l'età di Furaya. Tornerebbe presente, appoggiata allo stipite della porta che connette le due stanze solo mentre si parla di patto, e forse appena in tempo per vedere quella stretta di mano fra i due. Il primo che si volge a lei è il bianco, il cui sguardo dorato viene sostenuto con decisione: << La differenza è che tu la consideri un'amica. Io la considero di troppo. >> Non è la gelosia di sapere che c'è un'altra donna importante per lui, è semplicemente che lei non è decisamente una persona che ha il potere di farlo felice. Le parole che Furaya le comunicano riguardo all'Ishiba non fanno che confermare quella teoria. Lentamente andrebbe a prendere posto su una delle sedie libere, probabilmente fra i due già seduti, così da formare quasi un semicerchio e avere contatto con entrambi. Gli occhi blu piantati in quelli simili della rosata: << Tu hai combattuto con Yukio. Tu hai visto cosa siamo, ciò che possiamo diventare. Io sono il suo scudo. >> Si interrompe guardando Kan, per una frazione di secondo. << Qualsiasi cosa provi ad avvicinarsi a lui dovrà prima passare sul mio cadavere, che sia qualcuno che mirerà al suo demone, che sia tu nel caso lui dovesse tradirti o che sia Sango nel caso lo metta in pericolo a causa dei suoi capricci. >> La fedeltà che lei ha non è verso la Nara, ma verso il Sumi. Se devono essere alleati, devono esserlo a carte scoperte, niente sotterfugi alla Kokketsu non piace mentire, non ne è in grado. Lei questo Mattyse non sa nemmeno chi sia, però a quanto pare non è altro che colui che occupa il ruolo di altra metà della Hokage. Un sorrisetto quasi soddisfatto le si dipingerebbe nuovamente sul viso: << Lei è il braccio o la mente? >> Domanda dettata dalla curiosità per capire se quella violenta è sempre la donna o questo cambi da coppia a coppia. Li lascerebbe affrontare il discorso di quella bambina però in maniera tranquilla, senza frapporsi di nuovo, lasciando loro modo di confrontarsi. Ma una volta finito quel discorso sarebbe la rossa finalmente a porre delle domande, a informarsi su qualcosa che le interessa. << Posso farle qualche domanda riguardo a queste evocazioni? >> Qualora avesse ricevuto risposta positiva allora avrebbe iniziato a macchinetta con una serie di dubbi che le sono sopraggiunti durante quei discorsi e durante il suo momento di pausa in cucina: << Si possono evocare solo Lupi o ci sono altri animali? Ha parlato di Re dei lupi...Quali sono le dimensioni di questo Re? Sono animali ninja? Ha parlato di un patto e di alcune prove per acquisire la fiducia di Fenrir, questo vuol dire che non tutti possono dominare un'evocazione, è corretto? Solo un ninja alla volta può stringere il patto? Se qualcuno dovesse evocare Fenrir al posto suo, se ne accorgerebbe? >> Una sequela di domande continue, dopo le scoperte fatte in biblioteca riguardo alle ferite su quel corpo che non era riuscita a tenere in vita.

14:43 Kan:
  [Salotto] A quel dispiacere solleva solamente le spalle in un veloce moto del corpo, nulla più aggiunge per quanto il dolore di tale perdita sia ancora ben più che presente nell'animo dell'albino. Un dolore difficile da scacciare, impossibile probabilmente, con lui per l'eternità. Mette da parte il tutto in favore del consiglio, oramai gli argomenti principali vengon tirati in ballo nella loro completezza, rendendo la discussione più fluida, meno pesante <No infatti, attualmente carpire le loro intenzioni è oltre le nostre possibilità> prendendo tempo, pensando a come muoversi da questo momento in avanti prima di rimanere sorpreso nell'apprendere le di lei intenzioni <Come hai intenzione di uscire? Servono ninja potenti e attualmente ho bisogno di tempo per esserlo abbastanza da poter affrontare una cosa simile> non possiede la necessaria forza per affrontare le chimere e il mondo esterno e se davvero Furaya ha perso gran parte del suo potere, forse neanche lei è davvero in grado di affrontare simili minacce <Se nessuno ti ha detto nulla, forse è come dico io. A nessuno interessa più nulla dei ninja del passato o di chi sono stati. Kage, mukenin, oramai non contano più nulla agli occhi degli altri> arresta il verbo qualche secondo <Io ti chiamo decima per rispetto ma di base la penso così, non sei il mio Kage e non m'interessa se lo sei stata> stesso discorso può esser applicato a Sango ed al di lei passato da Mukenin, poco importa, oramai il mondo è nel pieno dell'apocalisse. Tace infine lasciando all'udito il compito di ascoltare quanto proferito, apprendendo come ella abbia rinunciato ad un'alleanza con un altro demone. Iridi strabuzzate, incredulo eppure ascolta le motivazioni che l'han portata a una simile decisione riuscendo, in qualche modo, nell'intento di comprenderla <Non hai rifiutato perchè eri un Kage, hai rifiutato perchè era una follia. Avresti siglato un patto per far cessare una guerra con la clausola di iniziarne un'altra? Sul serio? Quale pazzo l'accetterebbe?> di certo non lui. Non si sorprende che l'altra sia divenuta una Kage, non è stupida ne si lascia infinocchiare tanto facilmente. Sospira gettando aria all'esterno per poi riprendere fiato <Vero ma pensaci, è possibile che questi demoni non abbiano mai fatto nulla per combattere contro le chimere? A loro interessa davvero così poco questa terra? Forse vaneggio, forse sono solo mie illazioni o forse c'è un fondo di verità> concludendo, non sapendo cos'altro aggiungere in merito. Nota il di lei alzare le mani mostrando i palmo, sopracciglio destro innalzato a tal visione, preso in contropiede mentre gli vien data la ragione <Si, l'abbiamo> riferendosi all'accordo, destrorsa smossa dalla posizione avvicinando la mano a quella altrui per poi stringerla, una morsa ferma, decisa, consapevole di quanto l'altra non sia d'accordo con lui, di come Shizuka odi tutto questo. Deve parlarle, chiarire le cose prima di ogni altra vicenda, non può andare avanti senza di lei <Vi riconoscerò da cosa?> domanda incuriosito da quel sassolino lanciato, esattamente come la successiva frase. Devono uscire a sondare il terreno ma non è l'unica. Lentamente ritira la mano all'indietro, dubbioso su quanto udito <Furaya io mi fido di una sola persona ed è in questa stanza con noi due> ovvio riferimento a Shizuka <Chi altro deve essere coinvolto? Con chi devo parlare?> non capisce, non comprende ancora molto. Verte tutto quanto su Sango, sulla sua presenza nella vita del Sumi riportando le dorate sul visino della Kokketsu, sulla frase da lei pronunciata <Tutto il mondo è di troppo per quanto mi riguarda ma basta che non interferisca tra noi due> sia Sango, sia il mondo. Frapporsi fra loro vuol dire inimicarseli entrambi. Ne sostiene le azzurre, a sua volta risulta serioso, sorrisi svaniti, intenzioni strane offuscate in favore di quella frase il cui scopo è appianare un attimo le divergenze prima di riprendere la discussione. Null'altro vien detto in merito, cerca, da parte sua, di lasciare da parte l'Ishiba, non c'entra adesso, han cose più importanti di cui parlare e mettersi al corrente <Voglio mettere anche io una cosa in chiaro> comincia fin da subito <Se volevo coinvolgerla, sarebbe stata qui, a questo incontro> in primis <E poi, a me non interessa nulla del vostro passato. E' successo 10 anni fa, se non di più e per me, rivangare qualcosa di così vecchio non ha il minimo senso> troppo giovane per capire ma la pensa così <Non s'intrometterà e se accade, verrà fermata. Quello che voglio fare è troppo importante> deglutendo, inghiottendo grumi interi di saliva. Non vi è ripensamento nello sguardo quanto decisione, convinzione nell'andare avanti, per nulla intimorito dalle altrui parole. Silente è nuovamente Shizuka a parlare, espone di come sia lei lo scuso, di come voglia proteggerlo; in altre circostanze si sarebbe sciolto ma il cuore riprende a battere, aumenta il ritmo cardiaco <Quello che ha detto Shizuka è vero e se le parti fossero invertite, io farei lo stesso. Questo deve essere chiaro> fedele a lei, a lei soltanto. Non alla Nara o al consiglio o ai Kage, solamente la ragazzina. Non commenta nulla, lascia che il discorso Sango muoia così come è nato portandosi sull'Ochaya, su qualcosa di ancora da definire per tutti in quella stanza <Così mi ha detto, perchè questo Mattyse è qualcosa di più?> inarcando il destro sopracciglio alla successiva affermazione, una implicita risposta avanzata. Umetta le labbra nuovamente <Non è uno scherzo e non lo so, non le ho chiesto il motivo ma si sta già muovendo, lei con il suo nuovo..fidanzato credo> schiarisce la voce <Un ragazzo di nome Shinsei è venuto a chiedermi di essere assunto all'Ochaya, l'ho portato dal mio capo ma ancora non sapevo. Subito dopo è venuta lei da me con una richiesta simile a cui ho rifiutato> breve pausa <Vuole magari trovare un modo per ristabilire la pace con te?> un motivo più che valido dopotutto <E comunque, sto cercano questo Mattyse anche, ho bisogno di parlargli> tacendo, permettendo a Shizuka di esporre tutte le sue domande. Veramente tutte, troppe per poter essere concepite da mente umana.

15:19 Furaya:
 Il capo vien mosso per annuire alle parole di Shizuka. <Lo so.> Come ogni clan che si rispetti, ha le sue potenzialità e i suoi malus. Non sa molto a proposito dell’innata Kokketsu – questo è da ammettere – come la questione delle illusioni che li riguardano. Però manovrare il proprio sangue è piuttosto affascinante. <Quest’orgoglio che hai> Fissandola a sua volta negli occhi. <sfruttalo nel modo migliore possibile. Detto in confidenza> Chinandosi affinché SOLTANTO Shizuka possa sentire quel che le sta per pronunciare all’orecchio. <neanche a me piacerebbe che il mio ragazzo stia vicino a quella vipera. Ma, per fortuna, la detesta tanto quanto me.> Sghignazza, cercando di rendere la situazione meno rigida di quel che stava per diventare. Hanno comunque capito l’antifona, esattamente come lei, dunque reputa che non ci sia nulla di cui preoccuparsi. Quella rabbia che ha esternato poc’anzi la Kokketsu era reale. E teme che mettersi contro di lei, per Kan, sia una pessima idea. <Il braccio> Replica prontamente. <sono quella più forte e con maggiore esperienza sul campo e in guerra, a differenza sua che, però, è molto intelligente e furbo – soprattutto.> Non che lei sia da meno, ma l’atteggiamento del bianco le dava tremendamente sui nervi all’inizio proprio per questa ragione, salvo poi capire il lato positivo di ciò. La tazza ormai vacante vien abbandonata sul tavolo, mutando lo sguardo in uno più curioso nei riguardi della rossa. <Mh?> Vorrebbe farle delle domande sulle evocazioni, per cui si limita ad annuire e ad attendere quella sfilza di richieste che la fanno quasi impallidire. <Piano, piano!> Esclama, sgranando gli occhietti di ghiaccio. <Ci sono altri animali, che io sappia.> Snocciola altre informazioni, consapevole che tutto ha un prezzo e che molte cose non dovrebbero neppur esser dette. <…uhm, Fenrir potevo cavalcarlo e non toccavo neanche terra. Sarà stato poco più di quattro metri.> Non ha certo preso le misure! Anche perché il lupo l’avrebbe probabilmente congelata qualora ci avesse anche solo provato. Continua ad ascoltare, nel tentativo di darle le informazioni necessarie. Il thè era buono, dai. <No, infatti. Non tutti possono padroneggiarle. Non so bene come si comportino le altre evocazioni, in realtà, ma devi farti accettare da loro.> Se ciò non avviene, è altrettanto palese che non si riesca a firmare un contratto con la suddetta evocazione. Scuote la testolina in segno di diniego quando le chiede se l’evocazione sia mono possessore. All’ultima, invece, si prende un po’ di tempo per pensarci. <Non credo, sai? Altrimenti sarebbe un po’ un problema.> Ricevere un “ping” nella testa ogni volta che qualunque altro evocatore li evoca? Un massacro, specialmente se non conosce il numero esatto di possessori contemporaneamente. <Sei interessata a conquistarne una?> Le chiede di rimando, soppesando il di lei sguardo e le emozioni suscitate dalle risposte appena fornite. Torna immantinente su Kan, così da proseguire nella loro discussione – si spera nel modo più pacifico possibile. <Non c’è un divieto sull’uscita. Quindi, reputo che non ci fermeranno. Se come dici tu non gli interessiamo, perché hanno così premura di tenerci sott’occhio, tanto da saper vita, morte e miracoli di quel che facciamo all’interno del villaggio?> Riferendosi ancor una volta alla questione irrisolta dei ninja del passato. D’altronde, sono informazioni che ha a sua volta ricevuto da un membro della Shinsengumi. Niente di campato per aria, in pratica. <Puoi chiamarmi anche Furaya, Pakkurida – o come ti gira, per quel che mi riguarda. Resto la Judai Hokage a prescindere: è un titolo che appartiene solo a me.> Si riferisce al numero iniziale, ossia Judai. Cambia per ogni Hokage, quindi è naturale che quel titolo – Decima – appartenga soltanto a lei perché non può essere rimpiazzata, se non da un numero maggiore. Esattamente com’è successo. <Non posso negare che l’Alleanza non stesse facendo assolutamente nulla. Tanto che io e Yukio ne avevamo creata una formata da Konoha, Kusa e Kiri, che era sotto la nostra protezione dopo averla liberata da Hotsuma Oboro, il loro Mizukage. Quindi, qualche folle dedito a questa causa l’avrebbe trovato senza problemi.> Ammette, stringendosi nelle spalle. L’importante è essere consapevoli del mondo che li circondava – e che li circonda. Mentire innanzi all’evidenza sarebbe quanto più stupido possa fare a sé stessa. Che l’Alleanza non funzionasse al cento percento lo si poteva notare anche dall’assenza di intervento per i campi di concentramento organizzati da Kunimitsu. <Non ho mai avuto a che fare con dei demoni. Quindi, non posso rispondere a questa domanda. Con molta probabilità, dovrai incontrarne tu stesso uno per avere le risposte che cerchi. Restare tra le mura del villaggio non so quanto ti convenga, a questo punto. Tuttavia, come ti stavo dicendo, uscendo fuori potrei trovare le informazioni a te necessarie.> E’ qualcosa che serve ad entrambi, esattamente come stavano affermando poc’anzi. Dunque, si tratterebbe meramente d’un aiuto in attesa del pagamento di quest’ultimo. <Sai, tempo fa esisteva una squadra di mercenari. E’ sparita molto tempo fa, ma dalle mie ultime ricerche ho scoperto che si fecero rivedere dieci anni fa ad Oto – non so per quale motivo. Sta di fatto che non ho incontrato altri membri, tutt’ora non paiono farsi vedere nonostante le mie ricerche.> Snocciola tranquilla, apparentemente. Sono alleati, vuol dire che ben presto ne saranno informati lo stesso. Per questa ragione, continua nel suo parlare, mantenendo un tono mellifluo. <Ho intenzione di ricrearla, dandole una motivazione degna: ripulire i territori esterni, metterli in sicurezza e ricostruire, riappropriarci del mondo che ci appartiene. Si tratta dell’Akatsuki: vestivano con una mantella nera con sopra nuvole rosse.> Ne sostiene a sua volta lo sguardo, per nulla intimorita. Anzi, il suo orgoglio è smisurato e smussarlo è paradossalmente impossibile. Inspira profondamente innanzi alle affermazioni dei due. Ha capito, le va bene. Si fidano l’uno dell’altra. Sono affiatati. <Come detto prima, io sono il braccio e Mattyse la mente: mi fido ciecamente di lui. Al momento, il nostro gruppo non vanta ancora molti membri, ma sto racimolando gente più in fretta di quel che pensassi.> Keiga, Sangeki – qualora riesca ad incontrarlo ancora, Matono e Shinsei con cui è tutt’ora in ballo, senza neppur immaginare che ve ne sia un quinto grazie al bianco. <Quindi, se vuoi parlare con lui, io posso farti da tramite e viceversa.> Qualora egli cerchi la Nara, potrà contattare Mattyse: è questo il senso del discorso. <Se devi parlare con qualcuno di questa squadra, potrai farlo con me, Shizuka e Mattyse al momento. Preferirei evitare che tutto venga a galla quando non siamo ancora pronti.> Sono in fase d’organizzazione, era palese fin dall’inizio della loro riunione. Diamine quanto vorrebbe ancora del thè, ma chiederlo reputa che diventi una scortesia, dunque si limita a tacere. <Non è successo dieci anni fa. Quando siamo tornate e ci siamo riviste, non ha fatto altro che insultarmi, provocarmi, tentare di farmi perdere le staffe – anche durante una missione. Non accetto quest’atteggiamento, non da chi m’ha tradito già una volta.> L’aveva praticamente accolta in casa SUA, a sue spese. E questo è il ringraziamento. <Ciò che accadde dieci anni fa, è solo l’inizio.> E peggiorerà, molto probabilmente, almeno finché non riceverà una motivazione tale da cambiare idea, ma difficilmente sa che avverrà. Conosce l’elemento preso in esame. <Sta di fatto che lo considero un argomento chiuso. Finché lei sarà fuori dai giochi, in primis perché cane del governo e non per le nostre diatribe, per me non ci saranno problemi.> Ci tiene soltanto a sottolinearlo, sia mai che venga fraintesa ancora una volta. Piega le sopracciglia con espressione dubbiosa quando viene accennata la presenza del “fidanzato” di Sango. <Shinsei.> Si lascia passare quel nome tra i denti. Lo memorizza, le sarà utile. <Ti sembra tipa da far pace con le persone?> Lo esclude totalmente come presupposto, sgranando gli occhietti color ghiaccio e ridacchiando divertita dalla sua stessa frase. Scuote il capo con vigore. <Non so per quale motivo sia intenzionata a tanto, ma sarà mia premura capirlo.> Per quanto riguarda l’argomento riguardante il Senjuu, beh, ha già risposto in precedenza e reputa d’aver fatto anche troppo. [ Chk On ]

15:48 Shizuka:
  [Casa di Kan - Salotto] La decima ricambia quello sguardo fiero, quella testardaggine che probabilmente ha ereditato con quel sangue nero che lei conosce in parte, dati i trascorsi della sua esistenza. Tuttavia le da un consiglio, che viene accolto con un sorriso fiero e un deciso gesto affermativo della testolina rossa. Le consentirebbe di avvicinarsi poi, sussurrandole all'orecchio qualcosa riguardo Sango, qualcosa che a conti fatti le fa sfuggire una risatina divertita, consapevole che molto probabilmente potrebbe avere un'alleata contro quella affiliata alla Shinsengumi. Probabilmente i due fidanzatini a lei faranno tenerezza, sono due bimbi che sembrano stare giocando a fare i grandi, legati solo da quell'affetto che si è sviluppato nel tempo e di cui la donna non conosce la storia. Può fidarsi di due ragazzini che sembra vivano solo uno in funzione dell'altra e viceversa? E se quella rabbia mostrata dalla rossa diventasse ingestibile e mal tollerata dal Sumi? E se quel legame si spezzasse e li rendesse due mine vaganti per il di lei progetto? Chissà se i medesimi dubbi sono accorsi nella mente dell'Hokage, tuttavia nel momento in cui quelle mani si incrociano ognuno dei presenti si è preso un impegno notevole, ed è per questo che la Kokketsu ha voluto specificare dove si trova la sua fedeltà. Alla donna dal crine Rosa pare che siano uniti, forse sta scommettendo su quel legame e sul fatto che in fondo lui voglia liberarsi delle catene imposte dal consiglio. La risposta che giunge in merito a braccio e mente la fa sorridere, forse è qualcosa di comune che sia la donna a essere la più violenta e l'uomo quello più ponderato, anche se un'immagine dei genitori le compare di fronte, facendola sogghignare fra se e se. Li lascerebbe parlare, scambiare quelle opinioni e quelle informazioni riguardanti l'Ishiba stessa e i suoi propositi riguardo alla bambina di Mattyse e Mekura. Non verbierebbe se non al sentir nominare il nuovo compagno della rossa: << Shinsei testa di drago? >> Quando ha coniato quel soprannome per il bulletto della strada? Questo non è chiarissimo ma quel titolo gli sta a pennello considerati i tatuaggi sul capo. Aspetterebbe una risposta dall'albino prima di affrontare tale argomento in maniera più elaborata. E nel frattempo presterebbe attenzione in maniera particolare a quanto riferito riguardo alle evocazioni. Le dimensioni sono accettabili, sembra un essere grande a sufficienza per riprodurre quelle ferite, forse aveva ragione Kan, le evocazioni possono raggiugnere dimensioni sufficienti per creare un problema del genere. Forse qualcun altro era riuscito a impossessarsi di quel potere? Superare le prove? Mentre i cricetini si muovono rapidamente in quella testolina rossa è una domanda che interrompe quel flusso. << Che? >> Risposta automatica che sopraggiunge, come se la Kokketsu fosse stata presa in contropiede: << Veramente non ci ho mai pensato, non saprei da dove cominciare ma potrebbe essere un'idea se voglio diventare più forte... >> Mugugna quasi fra se e se quelle parole, scostando brevemente le blu dall'altra. << Veramente sto facendo una ricerca su certi avvenimenti recenti, incorsi a Kiri. Le ferite inferte a delle persone sembravano di canidi, ma un comune cane o un lupo non sono grandi abbastanza per fare quei danni. Ora sospetto che qualcuno possa star utilizzando questa evocazione per fare del male? E' possibile secondo lei? >> Un'altra domanda, l'ennesima che forse avrà pure annoiato la Nara che è stata tanto cortese da rispondere praticamente a ogni suo dubbio, qualora a conoscenza di tale nozione. La manina verrebbe portata sotto il mento, il visino concentrato più di prima, focalizzato su quegli avvenimenti dei quali non è ancora riuscita a scoprire nulla, dato che l'agente Saigo non si era scucita affatto in tal senso. Ascolta quel racconto sull'Akatsuki, qualcosa che anni prima era ritenuta una sventura e ora lei vorrebbe reintegrare ma in maniera propositiva. << Uscire dal villaggio si può. I ninja di grado più alto spesso sorvegliano il perimetro delle mura ad esempio. >> Lo sa perchè i genitori le hanno detto che si occupano pure di quello di tanto in tanto. << Però bisogna avere estrema cautela nel farlo e non allontanarsi eccessivamente... >> Boffonchia quasi da sola, aggiungendo qualche commento che prevalentemente recupera dalle voci dei parenti. << Secondo me quella non riuscirebbe a far pace nemmeno con se stessa se litigasse davanti allo specchio. >> Il tono è quello di una bambina arrabbiata che insulta teneramente qualcuno, Sango proprio non riesce a farsela piacere dopo quella scenata in ospedale...

16:06 Kan:
  [Salotto] La vicinanza tra le due scatena la curiosità nel Sumi il quale le guarda, le fissa non udendo il loro cincischiare; capo lievemente piegato sul lato destro, vuole sapere, desidera apprendere quanto si stiano dicendo eppure viene tenuto all'oscuro. Borbotta frasi disconnesse tra loro, per lo più imprecazioni non specificamente enunciate, ancora di più nell'avvedersi della risatina di Shizuka. Tra quelle due sta nascendo della chimica, forse un principio di amicizia ai danni del genin stesso. Il destino è beffardo oltre ogni di. Tace permettendo alla decima di fornire quelle spiegazioni sull'evocazioni, un argomento si interessante ma non per il bianco attualmente il quale, comunque, assimila ogni singola frase come fosse propria, sicuramente in un futuro non troppo lontano sarebbero tornate ben più che utili. Concentra la propria attenzione su altro tipo di argomenti, quesiti posti di una certa rilevanza la cui risposta rappresenta la cima di una montagna <Forse hanno paura di una ribellione da parte vostra> semplicemente quello, altre motivazioni non sovvengono attualmente, non ha altri elementi per avanzare ulteriori ipotesi ben più coerenti, quello che ha davanti è tutto ciò che possiede <Furaya andrà bene> mettendo fine alla questione, non è intenzionato ad utilizzare nuovamente Pakkurida e sicuramente non l'avrebbe chiamata Hokage, già tanto se chiama così l'attuale. Il passato torna a visitare quella stanza con informazioni sull'alleanza e le guerra creatasi per contrastare tutto questo. Pezzi di storia capaci di arricchire le conoscenze del bianco, aumentare le di lui conoscenze in merito a questioni non vissute ma solamente sentite, lette in qualche libro di storia di sfuggita, eventi nascosti agli occhi del mondo <Comprendo> rimuginando sulle informazioni appena ottenute, facendole proprie a sua volta senza elargire alcun commento. Il futuro è da sempre incerto per l'essere umano, il destino e il fato sanno il modo e il momento in cui tali informazioni possano tornare utili alla causa. Comprende quanto l'uscita dal villaggio sia fondamentale, decisiva per avanzare con il proprio piano; da solo risulta impensabile ma con la decima al proprio fianco e altri possibili alleati, forse possono aggirare quel problema <D'accordo. Mi preparerò per quanto avverrà quell'uscita e incontrerò uno di loro> forse proprio l'alleato che sta cercando con tutto se stesso, la forza in grado di renderlo adatto a quel tipo di missione divenendo ben più di quanto non sia attualmente. Ascolta in silenzio la descrizione della squadra da lei pensata; una squadra di mercenari che non si fa vedere da tanto tempo se non ad Oto dieci anni prima. Ricreare suddetto gruppo con nuovi obiettivi ed è il nome ad accendere lo sguardo del Sumi, l'Akatsuki, nome già udito, letto da qualche parte eppure non ricorda dove. Per il momento si limita solamente ad annuire fin quando non ricorda dove ha già udito una simile informazione. Ancora ascolta, ulteriori informazioni sulla squadra, questo Mattyse è coinvolto il quale possiede la totale fiducia della Nara, forse ciò può bastare seppur i membri siano ancora in fase di raccolta <Non ne parlerò ad anima viva> conferma il proprio intento, non ne gioverebbe nulla nel farlo, solo ad inimicarsi la donna <Allora puoi dirgli che desidero incontrarlo? A lui la scelta del luogo se può rassicurarlo> comincia con lo scambio, necessita di parlare con l'altro quanto prima. Ci si sta avviando verso la conclusione, gli argomenti sono saturi ed il tempo scarseggia. Nuovamente Sango tirata in mezzo, di nuovo la donna, oramai ha compreso come il sangue non corra in maniera positiva, anzi, tutto il contrario. Un odio viscerale tra le due, glissa su tutto quanto, stufo di parlarne, stufo di tenerla sulla bocca, desideroso i andare avanti <Te l'ho già detto, lo sarà> non desidera coinvolgerla in quella storia. Pronuncia il nome di Shinsei ed un sorrisetto va a formarsi sulle labbra dell'albino a quel soprannome da parte della Kokketsu <Non ne ho idea, si è presentato solo con il nome di Shinsei senza aggiungere altro> per quanto, probabilmente, si riferiscano alla stessa persona. Alzata di spalle sulla questione pace, non mette prima di alzarsi dalla sedia scostandola all'indietro <Preparo dell'altro tè> commenta scostandosi dalla posizione per avvicinarsi a Shizuka, mancina innalzata cercando di lasciarle una leggera carezza sul visino, nulla di più evitandole qualunque tipo di imbarazzo <So che si può uscire ma serve forza> arriva dalla cucina quella voce mentre armeggia per far riscaldare nuovamente dell'acqua.

21:47 Furaya:
 La di lei attenzione va soffermandosi maggiormente su Shizuka, in risposta alla possibilità di cercare un’evocazione per sé stessa, glissando al momento sull’informazione inerente a Shinsei che ha comunque immagazzinato. <Non è impossibile. Non so quante bestie esistano nel mondo, ma ce ne sarà sicuramente una adatta a te.> Commenta, mostrandole un piccolo sorriso di circostanza. L’argomento conseguente, invece, la vede poco più seria e meditabonda. La lascia parlare finché non ha terminato, per poi prender in mano la questione e darle una risposta. <Una mia alleata, tale Keiga Inuzuka, e Mattyse stavano approfondendo delle ricerche nel settore di Kiri proprio per la stessa motivazione> C’è ben poco da ponderare se gli eventi corrispondono in maniera così netta. Quindi, è rapida anche l’unione dei tasselli e la replica che le sta fornendo. <ed io stessa volevo aiutarli. Se si tratta d’un lupo grande e grosso, non voglio pensare che si tratti d’uno dei miei.> Non farebbero mai una cosa del genere, ma chi potrebbe mai dirlo? Son passati dieci anni, d’altronde. Non era certamente l’unica evocatrice. <Posso metterti in contatto con loro due. Lei ha un enorme cane nero sempre con sé.> Dovrebbe riconoscerla facilmente, quest’è quanto può fare al momento. Prendere un telefono, invero, è forse quanto di più utile potrebbe fare al momento anziché star con le mani in mano e parlare di piani futuri. <Dipende dall’evocazione, ma anche dal suo utilizzatore. Quando stringi un patto con quella bestia, viene evocata ed esegue i tuoi ordini. Spero vivamente non sia così.> Sottolinea di nuovo, portando il pollice della mandritta in direzione delle labbra, mordendo distrattamente l’unghia tra gli incisivi e tirando piano. E’ solo un antistress, deve ragionare e, per farlo, deve avere sempre la mente lucida. <Già.> Conviene soltanto alla volta di Shizuka e sulla possibilità d’uscire all’esterno, nonché la cautela necessaria a farlo. Si stringe nelle spalle, invece, quando Kan presuppone che il Consiglio abbia timore d’una ribellione da parte dei ninja del passato. Non sa rispondere a questa insinuazione, quindi si limita soltanto a quanto fatto e al silenzio. Ci penserà a tempo debito. Sottoporrà la questione anche alla sua “mente”. D’altronde, ha detto d’essere il braccio. Il resto del discorso l’ascolta e lo comprende, limitandosi nuovamente ad un mero annuir del capo poiché non v’è nient’altro da aggiungere. <Sì, glielo posso riferire. Ho il numero di Shizuka, quindi avviserò probabilmente lei. Chiaramente, non è il mio cellulare ma confido che mia figlia m’aiuti almeno a capire come funzioni. Credo che sia arrivato il momento di arrendermi alla tecnologia.> E lo dice con un lento sospiro dispiaciuto e seccato, seppur rida delle sue stesse parole. Ha veramente un che d’antico rispetto a due giovani come Kan e Shizuka. Ed è tramite loro che sta gettando le basi per quel che verrà. <Uscendo ne acquisteremo.> Aggiunge, infine. E’ l’unico solo modo che conosce per rimettersi in marcia. Innanzitutto… deve raggiungere il Paese del Ferro. [ Chk On ]

23:12 Shizuka:
  [Casa di Kan -Salotto] Ride all'affermazione di Kan, che evidentemente non ha capito che quello era un soprannome dato dalla rossa: << Il tipo che ho curato era un bulletto di strada, capelli biondi e due draghi tatuati sui lati della testa. Certo che ha gusti strani, poteva sposare Shiroyuki e ha scelto un teppistello. >> Non commenterà oltre quella scelta ma la testa pensa che in fondo è stato meglio così: lei non si meritava assolutamente un uomo come Shiroyuki. A questo punto della conversazione è la Kokketsu a destare maggior interesse nella Judai che la sprona a suo modo a ricercare ciò che potrebbe essere più adatto a lei, il sorriso che le mostra è chiaramente di circostanza ma a suo modo sta cercando di darle una nuova ricerca da fare e l'ultima era andata discretamente date le informazioni vinte riguardo a quei segni sul corpo della vittima di Kiri. E' proprio quello il discorso che si impianta subito dopo, la rosata sembra saperne più di quanto si aspettasse la nanetta, lasciandole anche un paio di nomi, il famoso Mattyse e... << Keiga? Se è la donna un poco animalesca che gira con un cagnolone grande e nero molto coccoloso, li ho incontrati per caso una mattina! Le ho lasciato un paio di Brioches. Stavo già cercando informazioni su quelle ferite che ho trovato sul corpo di un ragazzo. Avevo il sospetto fossero di un canide. Mi ha fatto studiare il suo cane e ho trovato delle similitudini ma ovviamente era troppo piccolo. >> Parla molto, lasciando sfuggire forse qualche informazione di più. << Può lasciare ad entrambi il mio numero di telefono, anche se non sono sicura che la ragazza abbia un cellulare... >> Già quella tipa sembrava abbastanza selvatica! << Le ferite lasciate sul corpo lasciano intendere che sia un canide di dimensioni enormi, e Fenrir potrebbe corrispondere vagamente a tali caratteristiche.. >> Bisogna vagliare ogni possibilità anche quella che il Re dei lupi si sia schierato con un malvagio. E' infatti la rosata stessa a confermare che per ottenere un'evocazione ci siano dei patti da rispettare ma che poi sia l'utilizzatore colui che detta legge. Insomma non si può escludere quella possibilità. Poche ormai le cose da dire, il tempo è prossimo probabilmente per la separazione con la promessa però di restare in contatto. Le sfugge una risata a quel commento sulla tecnologia, non è certo una matusalemme però evidentemente ha difficoltà con quella procedura. << Certamente sua figlia la aiuterà al meglio ma se dovesse avere bisogno di ulteriore aiuto in merito può sempre rivolgersi a me o Kan presumo. Giusto Mio? >> Le iridi blu si poggiano su quelle dorate dell'altro, il tono di voce assolutamente pacato, come se quell'esplosione di rabbia di poco prima non fosse mai avvenuta. Ora ha decisamente altro per la testa.

23:22 Kan:
  [Salotto] Il discorso sull'evocazioni procede al quanto spedito, pur non commentando granchè permane in ascolto di chi ne sa di più riuscendo a fornire dettagli non indifferenti. La prima frase è colei capace di dar lui una piccola idea passando con lo sguardo da Furaya a Shizuka, concentrando le dorate sul visino della ragazzina <Shizuka ama le farfalle, è il suo simbolo in pratica> mantenendo fisso quello sguardo, lasciandosi andare ad un leggero quanto dolce sorriso <Forse, anch'esse possono stipulare patti per essere evocate> pone li quell'unico pensiero. Shizuka come evocatrice dell'unico essere vivente a lei veramente affine pur non conoscendo nulla di tal mondo, la sua permane una mera illazione. Alzatosi dirige se stesso alla volta della cucina mettendo su dell'acqua per essere riscaldata ulteriormente, il tè attualmente in tavola è freddo, gli animi fin troppo caldi e un calore del genere può essere affrontato solo con altro tipo di calore, ben più caldo, rilassante. Armeggia avvolto nel silenzio completo lasciando la parola alle due le quali discutono di Kiri, degli avvenimenti, di come questa Keiga e lo stesso Mattyse ne siano coinvolti; a quanto pare esso ha toccato molti esponenti di quella realtà, incredibilmente. <Se dietro a quegli attacchi ci sono dei lupi evocati, vuol dire che il vero aggressore è un ninja del villaggio e ciò spiega come abbia fatto ad aggirare la sicurezza. Semplicemente, è sempre stato qui> un discorso che fila da una voce che giunge dalla cucina, alzata per poter essere sentito da entrambe, trovando in esso una logica di ferro ma priva di sicurezza. Anche in questo caso, esattamente come per il consiglio, i dati in suo possesso sono pochi, quasi nulli. L'acqua bolle venendo versata in due tazze, entrambe portate in salotto dandone una alla Kokketsu e una alla Nara. Le bustine son già presenti sul tavolo, a loro la scelta della tipologia di tè da utilizzare. Un sorriso scappa alle parole della Nara smuovendo qualche altro passo, avvicinando se stesso a un cassetto da cui tira fuori un bigliettino e, tramite una penna, inizia a scriverci al di sopra prima di porgerlo proprio alla donna <Questo è il mio numero, in caso servisse> lasciandolo sul tavolino dinanzi a lei, non può permettere a Shizuka di essere continuamente un tramite, necessita a propria volta di un contatto ben più diretto <Allora usciremo> breve pausa <Dedicherò più tempo agli allenamenti. Chiederò dei permessi in ospedale per uscire prima> unico solo modo per far conciliare il tutto e tentare di incrementare la propria forza. Attenzione rivolta alla Kokketsu attualmente in quell'ultimo scorcio di conversazione in cui ella ride per la propria reazione alle parole rivolte nei confronti di Shinsei; sopracciglio destro inarcato <Si, è lui> conferma solamente, vorrebbe aggiungere altro, qualcosa sulla gravidanza ma non lo fa. L'Ishiba desidera che tale condizione permanga un segreto, non ne avrebbe fatto menzione, non davanti la Nara quanto meno. Ascolta in completo silenzio, la conversazione tra le due prende piede sempre di più comprendendo come effettivamente Shizuka abbia conosciuto parte di quei membri da sola, in solitaria lasciando sfuggire un mero sorrisetto di circostanza. All'ultimo, quando quel nomignolo giunge, quella possessiva affermazione raggiunge l'udito dell'albino, il sorriso viene ampliato <Giusto, Mia> ricambiando solamente eppure ha ancora qualcosa da fare quel pomeriggio, quella sera. Nulla è ancora concluso da parte del genin, resta un ultimo tassello da discutere <Direi che questa alleanza è stipulata, perciò restiamo in contatto, Furaya> questo è chiaro <Ma ora devo chiederti se puoi lasciarci da soli, vorrei parlare con Shizuka> dopo gli odierni eventi necessita di restare con lei, parlarle, mettere in chiaro qualcosa eppure nel dirlo non vi è fatica o ansia, tranquillo, pacato esattamente come l'altra <La prossima volta torna con Mattyse, vi fermate a cena qui> una richiesta? No, il vocale tono sa quasi di imposizione già decisa. Avrebbe atteso accompagnandola alla porta nel caso, salutandola prima del suo avvio mettendo la parola fine alla serata del trio per permettere l'inizio di quella del dinamico duo. [END]

23:49 Shizuka:
  [Casa di Kan -Salotto] L'idea proposta dal Sumi riguardo a quell'evocazione le fa strabuzzare un poco gli occhi, si volge a lui con tono ironico: << Non credo che le evocazioni dipendano dal tuo animale preferito! >> Una risata le sfugge, insomma sarebbe troppo comodo avere qualcosa che le piace come animale con cui effettuare un contratto. Fatto sta che l'idea le resta nella testa, avrebbe ricercato informazioni anche su quello allora. Lui si allontana per riscaldare di nuovo l'acqua, commentando da lontano quei discorsi su Kiri, i quali intercorrono principalmente fra le due donne, più coinvolte nei fatti. << Solo non comprendo perchè fare del male a qualcuno... anche se in fondo quell'assassino è ancora in giro e aveva delle motivazioni per agire... >> Lascia che quel pensiero sfugga, in effetti non aveva mai avvisato il bianco del fatto che era venuta a contatto più o meno diretto anche con quel tipo un paio di volte. Tornando in salotto lascia che siano le donne a scegliere il nuovo tè, cosa che almeno la rossa non farà, ascoltando il suo piano per migliorare, rafforzarsi e aumentare le proprie capacità: << Io non penso che toglierò spazio al lavoro in ospedale. Se bisogna rischiare vi serve un medico che curi le vostre ferite. Io sono la più indicata per quel ruolo al momento giusto? >> Lo sguardo blu e semi rivolto all'albino, facendo riferimento indiretto alla di lui decisione di specializzarsi nel campo della genetica. Il discorso Shinsei non viene nemmeno più toccato ora, non è importante soprattutto perchè ormai che quell'alleanza si è stipulata e le informazioni maggiori sono state avanzate non c'è altro che dovrebbe trattenere la Judai. E' il padrone di casa stesso a invitare a quelal separazione, vuole parlare con la nanetta da sola, probabilmente hanno bisogno di rassicurarsi a vicenda, di affrontare anche l'argomento di quel nervosismo che è scattato rapidamente, forse troppo, per paura di perdere lui. Estende un invito anche al compagno della rosata, un invito a cena che presume sarà come una sorta di uscita a coppie, però non commenta a riguardo, in fondo è lui che abita li. L'Hokage con un sospiro andrebbe a lasciare la sua posizione, lasciando solo qualche altra informazione come il confermare la figura dell'Inuzuka o recuperare il numero del Sumi scritto su quel foglietto. Sarà il padrone di casa ad accompagnarla all'uscita, con la rossa che andrebbe a chinare il capo in segno di saluto prima che questa abbandoni il salotto: << La ringrazio tanto per il tempo che ci ha dedicato e per le informazioni che ha scelto di condividere con noi. Le auguro una buona serata! >> Sembra tornata tranquilla e pacata come a inizio serata, l'unico segno di quello scatto d'ira probabilmente il livido che le verrà domani a forma di cerchio sul braccio dove si è morsicata da sola. Il peggio probabilmente però deve ancora arrivare, ora deve parlare con il bianco, sarà una lunga serata... [//END]

Il tanto atteso incontro con Furaya avviene all'interno della dimora del Sumi. Qui finalmente parlano in modo esplicito e diretto della volontà di quest'ultimo di catturare uno dei demoni per liberare il mondo esterno, chiedendo aiuto a Furaya in quanto più esperta oltre ad essere più potente. Quest'ultima richiede una cosa in cambio, ovvero aiutarla nella medesima impresa ma gli argomenti trattati sono molti.
Furaya informa i due della volontà di radunare tutti coloro che la pensano in questo modo per formare una squadra, non una semplice bensì riesumare l'Akatsuki dalle ceneri dandole un nuovo scopo.
In campo vengono tirate l'evocazioni, argomento il cui interesse appartiene principalmente a Shizuka la quale si informa sui lupi ricollegandoli all'attacco avvenuto a Kiri. Furaya dona alcune informazioni su di esse, sul patto da stipulare, sulla possibilità di diversi animali ed introducendo l'arte eremitica come finale del percorso.
Un breve spazio l'ottiene Sango e il suo desiderio di salvare la figlia di Mattyse. Parlano, discutono, tutti e tre hanno punti di vista differenti sulla donna ma una sola cosa in comune: nessuno dei tre avrebbe esitato nei suoi confronti se quest'ultima decidesse di mettere loro i bastoni fra le ruote.
Shizuka e Kan stipulano l'alleanza con Furaya mettendo in chiaro come la loro fedeltà sia reciproca e non verso la Nara direttamente.