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Oh judai o Medusa? Magari il biondo o la rossa eh?

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con Kioku, Sango, Matono, Shinsei

20:58 Matono:
 Una bella serata con la luna nel cielo perfettamente divisa a metà, ci sarebbero anche le stelle a dire il vero, dato che di nuvole non se ne vedono molte, ma l'illuminazione artificiale, particolarmente intensa nella piazza della pioggia, ne oscura completamente la luce, rendendolo di fatto invisibili guardando il cielo da li. Matono dunque si trova nella piazza principale della sezione amense del villaggio, un luogo attualmente bello straripante di passanti rumoreggianti e affaccendati al sollazzarsi uscendo, dal punto di vista del moro però è un luogo terribile, molte persone e tutte molto vicine, brusio e vociare continuo prodotto dalle stesse, gia queste due cose basterebbero a Matono per avere una scusa ed evitare di frequentare questo posto. In ogni caso e qui e con passo svelto ed espressione torva zig zaga tra i passanti diretto al centro della piazza, le apparenze sono quelle di una persona comune e trascurabile, una normale maglia bianca ed un pantalone lungo e scuro, tendente al verde, fiascia del suono al braccio destro, sul bicipite ben stretta, infine scarpe chiuse e comode, nessun accessorio ne nulla, piatto. Lo sguardo danza verso ogni passante che giunge a meno di un metro di distanza, per ovvie questioni di spazio, ai quali riserva un occhiataccia seguita da un cambio rotta repentino, già in due gli erano finiti addosso. Le gambe ed i polpacci fanno viaggiare la sua figura oltre il grosso dei pedonim giungendo ad un metro circa dalla statua di Pain<Dio?> Mormora tra se e se, le labbra si muovono appena ma il suono della voce verrebbe completamente coperto dall'ambiente, decisamente ricolmo di rumori continui, schiamazzi e vociare continuo, in ogni caso l'attenzione e lo sguardo si fissano su questa riproduzione di questo dio, si direbbe un tizio davvero singolare almeno nell'aspetto, questo solo nel caso se la riproduzione fosse fedele alla realtà, o come capita spesso nel caso di persone elevate a dio, romanzate e rese più epiche. Quindi la curiosità nel vedere questa statua lo ha spinto a farsi un viaggetto fino a quel punto di Kagegakure, d'altra parte la curiosità spinge più dei fastidi psicologici, come ha dimostrato a sè stesso giusto qualche ora prima, circa ventiquattro, infatti il solo pensiero lo costringe a chiudere gli occhi per un attimo, massaggiandosi le tempie con entrambe le mani, ognuna dalla sua parte.

21:47 Kioku:
  [--->Piazza Ame] Non piove…hmm strano, ironico quasi nel pensare che il distretto di Ame, l’ormai ex villaggio della pioggia, non piova, come un tempo era solito fare, come un tempo era famoso proprio per questo tratto distintivo, nulla di speciale chiaramente, solo una posizione geografica che prevedeva continue precipitazioni il più delle volte, eppure è difficile non domandarsi il perché molti di questi distretti, un tempo immensi villaggi autonomi abbiano adottato nel tempo questi nomi che ormai hanno perso di significato con l’avvento di Kagegakure e tutto quello che ne è conseguito dopo l’ultima grande guerra e l’arrivo del falso Dio. Kioku ha studiato, beh per quel che si può menzionare come studio, di certo si è informato, dalla sua prima visita alla biblioteca prima di Kusa infine di Konoha, tempo ne è passato, qualche libro è stato sfogliato, almeno per avere un minimo di cognizione di dove si trovasse, cosa fosse accaduto, come mai sia nata Kagegakure e tutto quello che concerne un passato a lui recluso per adesso. L’ultima chiacchierata avuta con Sango è stata indubbiamente illuminante sotto certi aspetti, arrivando infine alla rivelazione di ciò che lei realmente sa sul suo conto, di come un tempo ella conosceva bene, molto bene che persona egli fosse e da un certo punto di vista questo ha donato a Kioku un incredibile pace, seppur temporanea, frammentata ma pur sempre pace per il proprio animo, pace per la propria mente, notti meno insonni ritrovandosi in tutt’altro posto al proprio risveglio, il senso di incompletezza e vuoto, ora si attenuta di tanto in tanto, nella consapevolezza che ella, l’Ishiba dai capelli rosso fuoco ha molte delle risposte ai suoi dubbi, seppur una ancora non comprende…la statua di Pain, questo ninja leggendario rinomato in quel di Amegakure. Lento il passo per le vie scure, color cemento e asfalto sotto la propria suola delle scarpe, un pantalone cargo di colore nero con una catenella pendente, una camicia un po’ stropicciata di color bianco e una giacchetta grigio scuro aperta, il fumo della sigaretta accesa e ora stretta tra le due labbra, librarsi nel cielo, arrivato in prossimità della statua al centro della piazza si avvicinerebbe lentamente e senza badare inizialmente alla figura alla sua destra esclamerebbe <Con suo disappunto, non poter scegliere il proprio percorso è la triste condizione dell'uomo. Gli è solo dato di scegliere come atteggiarsi quando il destino chiamerà, sperando che non gli manchi il coraggio di rispondere> infine un lento respiro ardere la carta della sigaretta, del fumo nuovamente elevarsi al cielo, solo a quel punto con una lenta torsione del collo, porterebbe il proprio viso ed iridi verso al figura al suo fianco <non trovi che le statue siano una rappresentazione deforme della realtà? Se fosse stato un Dio come tanti narravano a quest’ora non era fatto unicamente di pietra> senza avere fin troppa paura delle parole appena proferite con un tono di voce ben udibile alche alcuni passanti presenterebbero facce di disappunto ma poco importa all’Uchiha, rimanendo ora in quella torsione, aiutandosi anche con un breve arco del proprio torso così da non rimanere troppo in tensione <non trovi?> esclamerebbe infine come una sorta di forzata ridondanza in quella domanda, come se gli premesse così tanto sapere il parere del ragazzo, potendolo ora squadrare meglio, iridi nelle iridi, sguardo diretto, penetrante, invadente. [chakra on]

22:14 Matono:
 Per quanto ripugnante possa sembrargli la mole di persone che gli passa da tutti i lati deve ammettere di essersi messo nella miglior posizione possibile, in quanto, la statua di Pain ha la funzione di scoglio frangiflutti sulla fiumana di gente in serata in centro, che poi cosa ci si troverà mai per girare a cavolo solo per il gusto di farlo. Questa pace solitaria, se così vogliamo chiamarla, si interrompe solo qualche minuto dopo la sua genesi, purtroppo aggiungerebbe il subvonscio di Matono quando l'udito andrebbe a percepire che qualcuno è uscito dal letto del fiume, ovvero la strada, per dirigersi verso l'effige, che è anche la posizione del moro d'altra parte. Quando lo sconosciuto lo affianca muove appena il collo, voltandosi leggermente verso di lui, guardandolo con la coda dell'occhio sinistro, per ora non da molta importanza alla sua presenza, se non fosse che di punto in bianco si mette a parlare, l'attenzione di Matono viene dunque catturata, muove il capo maggiormente nella direzione di Kioku, alla sua sinistra non troppo distante, mette a fuoco e squadra l'uomo, decisamente più alto, ma non è una novità, nero nel manto e nero negli occhi. Nolente o volente ascolta ciò che dice l'altro moro, porta un idea interessante in un contesto piuttosto casuale, questo lascia piuttosto interrogato nell'espressione Matono, con un ombra di fastidio per l'aver uno sconosciuto così vicino. Intanto Kioku si è accorto di lui, Matono tenendolo bene sott'occhio prega che non sia costretto ad avere una conversazione con questo sconosciuto, che ovviamente subito dopo questo desiderio espresso in silenzio, gli rivolge la parola, ponendo una lapide all'immaginata serata accampati nel proprio cervello a fissare una statua.<Trovo che non esistano gli dei. Ma solo esseri con tanto potere.> Nel dire vi è molta decisione, senza dubbio lascia trasparire quanto sia agnostica la sua visione verso quel lato delle cose.<Non dubito possa essere stato qualcuno dotato di molto potere. Quindi si trovo.> Conclude convenendo più o meno con quanto detto da Kioku.<La vita non è mica una trama.> In riferimento tardivo alla prima criptica frase portata dallo spilungone.<Ma se vogliamo dirla come la vuoi tu, c'è un sacco di differenza nel come ci si atteggia.> Una pausa, inspira ed espira lentamente, tornando a guardare l'effige di pietra.<Lui perlomeno si sta atteggiando alla grande.> Diamo a cesare quel che è di cesare, sebbene non creda minimamente che possa essere davvero un dio, senza dubbio un segno nella storia l'ha lasciato, questo è l'atteggiarsi decisamente diverso rispetto a quello che potrebbe avere chiunque.<Te chi saresti comunque? Puoi chiamarmi Matono> Lancia in ultimo quella domanda, lo infastidisce non poco parlare con qualcuno di cui non sa il nome, se proprio ci deve parlare quello è il suo minimo. Non guarda Kioku al momento, almeno non direttamente, infatti di tanto in tanto la pupilla sinistra corre al limitare dello spazio di manovra, per dare fugaci occhiate alla posizione dell'uomo.

22:43 Kioku:
  [Piazza Ame (statua Pain)] Sicuramente una maniera criptica quanto strana di approcciarsi, ammesso che si possa realmente parlare di approccio, esprimere concetti al vuol, d’innanzi alla nuda pietra per poi solo a quel punto coinvolgere la persona in questione ponendogli una domanda altrettanto strana, immaginando anche di infastidire un minimo una persona che magari si era semplicemente soffermata li davanti, magari in cerca di ristoro, magari in cerca di risposte ai pensieri che affollano la sua mente. Nulla di tutto questo purtroppo per il ragazzo che si ritroverà Kioku a cianciare parole e fare domande, se non altro interessanti o quantomeno particolari di certo, riferimenti a parte sulla statua, quando ah smontato questa sera dal suo turno di certo non pensava di fermarsi a parlare con qualcuno ma avendolo visto li d’innanzi alla statua di Pain non ha potuto non pensare al discorso avuto sere fa con Sango Ishiba, la famosa statua di Pain che avrebbe dovuto aiutarlo a comprendere niente eppure pietra rimane, risposte non ne proferisce, lo sguardo si alzerebbe verso quella statua, quasi odiandola, nella speranza che possa parlargli, rivelargli qualcosa e invece…il nulla, le darebbe un calcio se non fosse deturpazione di bene pubblico, bene poi, che parolone per un megalomane raffigurato su pietra di metri e metri, star e ninja si sono montati per molto meno e qualche figure venduta nei negozi figuriamoci il simbolo di un villaggio come lo era la pioggia, non che lui sappia o ricordi nulla su questo villaggio. Un monologo tutto suo e particolare ma non per questo inespressivo, che potrò essere captato anche da Matono, nello sguardo, le iridi dilatarsi, le labbra fremere e digrignare per un istante, lo sguardo ricolmo d’odio e di disgusto nel guardare quella statua, ma proprio grazie alle parole di quel ragazzo che Kioku verrebbe strappato via da quei pensieri e riportato nel mondo dei vivi. Lo sguardo si poserebbe nuovamente sul volto del ragazzo, osservandone lineamenti del viso e vestiario, all’apparenza un vestiario normale se non per quella fascia di Oto appesa al villaggio, ma non si concentrerebbe ora più di tanto verso essa, dando completa attenzione alle parole del giovane, trovando anche divertente a tratti quella sorta di esclamazione o battuta sull’atteggiarsi alla grande, facendogli scappare un buffo sorriso o risatina <oh si puoi dirlo forte> di tutta risposta a tale esclamazione < Watashi wa Kioku desu> si presenterebbe rivelando il proprio nome alla figura maschile che ora risponderebbe al nome di Matono <piacere di conoscerti ma dimmi…> attimi di pausa prima che le labbra si schiudano nuovamente, i polmoni ampliarsi, l’ossigeno attratto dal forte inspirare, come acqua di cascata parole fremere sulle corde vocali, come di violino, le labbra schiudersi con esse il fumo anche della sigaretta, lente parole nuovamente dirette al giovane ninja <credi veramente che fosse il salvatore della pioggia? Così tanto venerato da essere visto come un Kami, eppure vedo in questa statua unicamente un ninja tanto eccentrico da poter pensare di cambiare il mondo…> lo pensa veramente? Probabilmente no, forse offuscato anche da quella rabbia priva di razionalità che ora prova verso quella figura mai conosciuta ma che in questo preciso istante si rivela essere la fonte di tutto, di risposte, di senso, di chiarezza eppure non parla non dice nulla, rimane ferma li si come una statua, inutile, vecchia, simbolo di un mondo che non esiste più, simbolo di una speranza strappata via anni e anni fa ormai, statua appartenente ad una generazione di persone che ora a stento ricordano o sono morte, affidata ad una nuova che non rammenta, non ne trasmette concetti e non comprende più. Dunque domanda, seppur non esprimendo realmente il suo reale pensiero che avrebbe normalmente, ma un fondo di verità nel suo pensiero forse c’è, forse no, sfida in un certo qual senso Matono a rispondere a quelle affermazioni, interessato o meno alla possibile risposta sarebbe una voce esterna, diversa dalla propria che potrebbe esporre una visione diversa oppure no, magari eguale, condivisa, simile perché no…d’altronde cos’è un Kami se non l’incarnazione di sogni, speranze o pensiero malato dell’uomo? [chakra on]

23:08 Matono:
  [Piazza Ame - Statua Pain] Matono non prova certo emozioni negative verso quella statua, un simbolo dato dalle persone e nulla più, se non vi si crede e finchè quel simbolo non causa problemi diretti, è decisamente trascurabile insomma. Diverso per quel che riguarda Kioku invece la situazione sembra esser diversa, lo sguardo di ribrezzo gli ricorda quello che riserva lui ai passanti, sopratutto quelli vicini, certo quello sguardo verso la statua è maggiormente intenso e ricolmo di odio.<Perchè guardi male una statua?> Chiede quasi innocentemente, con espressione stranita, ormai tendente al preoccupato si direbbe, infatti tiene fisso sott'occhio Kioku ora, che finalmente si presenta.<Piacere.> Nel tono c'è decisamente del sollievo, perlomeno la fisima psicologica dello sconosciuto c'è la siamo levata dalle spalle. Certo non può non notare che anche nella presentazione l'uomo risulta piuttosto desueto, usi rispettosi certo, ma Matono cresciuto decisamente dove non importava, si sente ogni volta abbastanza stranito di fronte a questo tipo di uso. Poi una bella domanda, pesante e per nulla scontata da dare, per lui che di solito conta le parole come le gocce di una medicina, estrapolare questo tipo di nozione in poco non è per nulla possibile, ma il suo cervello sicuramente troverà un modo.<Io non credo in niente.> Afferma lapidario, forse però così è un pelo troppo, quindi dando ora il completo sguardo e figura a Kioku, voltandosi completamente verso di lui continuerebbe.< Soprattutto quando il tempo tende a trasformare in romanzo un pò tutto.> Sospira.<Non conosco molto su di lui, quasi nulla in realtà.> Ammette fissando Kioku, l'espressione non cambia mai quasi per nulla, restando piuttosto piatta, solo la linea dello sguardo, gli occhi stessi lasciando andare emozioni più decise.<Ma sicuramente non era un dio.> Poi alzando l'indice sengala che ancora non ha concluso, si umetta le labbra e con tono che prende un pò di forma, decisione nelle parole.<Ma non è affatto vero che non possa aver cambiato il mondo. Chiunque abbia il potere di farlo potrebbe, che abbia salvato al suo tempo la Pioggia non lo so. Però il suo ricordo è ancora qui, tu non vorresti lo stesso?.> Certo c'è quella piccola restrizione di avere un potere immenso alle spalle, Pain lo aveva? Matono non ne ha idea onestamente, ma l'esser raffigurato in una statua potrebbe segnalare che non era il primo che passava, il ricordo era ancora li, dopo anni, pur essendo nichilisti al massimo, dargliene atto era dovuto.<La venerazione sfocia quasi sempre in problemi, l'ammirazione è cosa ben diversa.> Poi notando che Kioku perdura nel suo visotruce alla statua di Pain, deve per forza di cose chiederglielo.<Te lo devo richiedere.> Incrocia le braccia.<Guardi la statua come fosse il tuo peggior nemico.> Per un attimo teme di dover spiegare alle forze dell'ordine per quale motivo si trova con un soggetto che ha sfondato la statua di Pain, per non parlare di eventuali fedeli.<Questa cosa qua è solo un simbolo, non ha alcun valore all'infuori di quello che gli dai tu. Può essere sia pietra che dio.> Una conclusione semplice portata con voce neutra, piatta.

00:07 Kioku:
  [Piazza Ame (statua Pain)] Lo sguardo perdurerebbe ben oltre una volta posta la domanda a Matono, in attesa di risposte, ignorando quasi la prima esclamazione di quest’ultimo non per maleducazione ma per mera concentrazione dei propri pensieri che nuovamente annegherebbero il suo animo, forte corrente trascinarlo sempre più giù, nel profondo della sua mente, annegando lentamente tra pensieri e sentimenti contrastanti. Come sempre sarà la voce del giovane ragazzo a risvegliarlo da quello status di trance apparente, ridestando l’attenzione di Kioku, notando la nuova postura del ragazzo, ne risponderebbe con altrettanta attenzione, volgendo ora l’intero corpo e sguardo unicamente verso Matono, donando completa attenzione alle parole di quest’ultimo, in primis quasi sorpreso dalla prima affermazione di quest’ultimo, così secca, tagliente, decisa senza quasi possibilità di replica, e parrebbe quasi finire li l’incredibile possibile discorso che poteva istaurarsi e Kioku sarebbe quasi spronato dal domandare come mai non creda in nulla o come sia possibile effettivamente salvo il proseguo da parte del ragazzo, il suo pensiero che come matassa di gomitolo lentamente si districherebbe tra i meandri della parola, sciogliendo poco a poco ogni nodo, sviluppando un unico filo conduttore, silente il fu Akendo ascolterebbe con attenzione, trovando logica nelle parole di quest’ultima, coerenza nel suo dire e nonostante proprio quella giovane età ne rimarrebbe non sorpreso bensì affascinato dal pensiero di questa figura appena incontrata. Annuisce parola per parola, assenso, comprensione, ribatterebbe quasi in alcuni punti solo per accendere ancor di più la discussione ma per adesso preferirebbe attendere, attendere che le labbra di quest’ultimo si chiudano che il suo vociare si arresti che il silenzio cali per poi infine emergere dalle ombre, da quel silenzio ma prima che possa farlo una nuova domanda questa volta proprio da parte di Matono si desterebbe, arrivando fino all’attenzione del Chunin…perché sembra odiarla? Andrebbe a schiudere le labbra se non fosse per l’affermazione successiva a quella domanda, un valore che verrebbe attribuito unicamente da lui stesso, rendendolo forse più di quel che meramente è…pietra nulla di più. Eppure nonostante questo suo ultimo dire lo abbia arrestato per un istante dal rispondere, vi è di più di quel che sembra, ovviamente egli non può saperlo, ignaro però tanto quanto Kioku, ignaro di come il passato stesso sia la sua ombra gigante ed il suo peso più grande, ignoranti entrambi di quanto quella statua sia legata a Kioku, ad Akendo al suo passato ed è per questo che la odia con tutto sé stesso, odia il non comprendere, le fitte lancinanti. Prima di rispondere, leverebbe il proprio braccio sinistro dal fianco, parallelo al terreno, lo piegherebbe leggermente facendo leva sul proprio gomito, ritraendolo ed infine estendendolo con moderata velocità, colpendo la base della statua, data la sua enorme altezza, anch’esso con moderata potenza, quasi come un urlo di sfogo ma sicuramente più appropriato e logico in questo momento e contesto, si abbandonerebbe quasi per un istante su se stesso, incastonando il capo nelle spalle, i ciuffi cadere oltre il viso al calar del capo <mi chiedi perché?> non vi è rabbia nel suo tono, sicuramente freddo ma non piatto, non privo di emozioni, quasi più disperato in alcuni punti <lui è il mio nemico> esclamerebbe, parole ovviamente non comprensibili per Matono, non ancora forse <questo…pietra, uomo, simbolo, Kami> continuerebbe <è uno dei miei ostacoli che si frappongono tra me e il mio passato> si rialzerebbe, lasciando che il proprio braccio torni vicino al fianco, il capo si rialzerebbe con esso lo sguardo verso la statua <non so ancora in che modo o come ma è così> lo sguardo rimbalzerebbe tra la statua e il giovane ninja <in questo simbolo, uomo o pietra che sia vi è racchiusa la chiave del mio passato, un passato di cui non ho più memoria, un passato che ho vissuto ma che non è più mio, chissà come strappato via dalla mia mente eppure la chiave è qui> ultima pausa prima di concludere <mi hai chiesto come mai la guardassi in quel modo> la sigarette ormai bruciata fino allo stremo cadrebbe quasi per volontà propria dalle labbra dell’Uchiha <la odio, è qui, è la soluzione a tutto eppure al tempo stesso è pietra, è la chiave per ogni mia risposta eppure più la guardo più sorgono dei dubbi, la odio perché posso toccarla ma non posso comprendere, è un enorme ammasso di pietra che mi preclude il mio passato e paradossalmente al tempo stesso non mi permette di andare avanti> ci ha provato eccome se ci ha provato, ci ha provato in ogni modo Kioku, andare avanti, vivere questa sua nuova vita senza lasciarsi morire, lo doveva, lo doveva a chi un tempo era, lo doveva nel rispetto di chi un tempo lo ha tenuto in vita per così tanto, eppure non può farcela, non così…rotto, non così incompleto, frammenti di un uomo che una volta era, ha provato ad andare avanti e ogni notte tornava indietro, risvegliandosi in qualche posto della casa o del condominio sudato, in preda ad incubi e parole sconnesse, voci nella testa. Finire così forse sarebbe giusto eppure di giusto in questa vita non vi è nulla, la giustizia è lasciata ai pochi pretendenti o stupidi che pensano di poterla elargire, l’ingiustizia dilaga, ma inutile perdersi in filosofismi spiccioli, in quell’incontrò sicuramente ben più di quel che i due giovani pensavano di trovare o dover affrontare, potendosi dileguare con quattro semplici frasi e poter così dunque rimettersi nel fiume di persone, scomparire e chissà forse neanche più ritrovarsi, poteva essere uno dei finali eppure il film chiamato vita continua <prima hai detto che non credi in nulla, credi che sia veramente possibile?> nonostante Kioku sembri molto più grande di Matono paradossalmente ha vissuto meno di quest’ultimo e questa domanda nasce non solo dalla curiosità ma dalla volontà di comprendere effettivamente se vi sono modi di vivere diversi, se l’uomo nasce con gli stessi istinti o se col tempo sviluppa dei propri <in qualcosa dovrai pur credere no?> non tanto perché sia importante ma quale è dunque allora la differenza nel credere in qualcosa o nel non credere in nulla? Silenzio, rumore di sottofondo, la luna nel cielo, il fiume di persone continuare a passare seppur con minor affluenza…silenzio ora, nulla di più, come in una bolla a circondarli. [chakra on]

00:46 Matono:
  [Piazza Ame - Statua Pain] Era un pò di tempo che non usava la voce così tanto, quasi sente la gola pizzicargli, un leggero fastidio, forse è rimasto senza saliva. Certo è molto contento del fatto di aver potuto estrapolare del tutto il discorso senza mai essere interrotto, nota che in qualche modo ha attirato l'attenzione dell'uomo, anche in maniera piuttosto marcata a cogliere i segnali espressivi, anche la postura di Kioku cambia, dandogli il fronte, segnale di ricevere la totale attenzione. Saggia ogni movimento ogni cambiamento espressivo o sguardo, studia questo strana persona, comprende di certo l'aver una fucina di rabbia all'interno, non è un sentimento che a Matono è sconosciuta, anzi, solo in questo caso non ne capisce la fonte. Quando l'umo va verso la statua non reagisce visibilmente, resta ad osservarlo andare a colpire la statua, il rumore che ne consegue è tenue e sordo, più che altro l'attenzione di Matono andrebbe direttamente sulla mano dell'uomo chiedendosi se, data la considerevole forza, si fosse fatto male, ma Kioku sembra unicamente aver scaricato la tensione senza denotare alcun dolore. La voce dell'uomo incalza nel discorso, certo ora le parole hanno ben poco significato per Matono, alquanto sbigottito prova a mettere ordine nelle parole di Kioku, che man mano che vanno avanti un senso lo prendono a dirla tutta.<Il tuo nemico è quello che la statua simboleggia?> Crede di comprendere quello, perlomeno al momento è il massimo che estrapola sulle prime. Poi Kioku fa la grazia alla mente di Matono di dare un contesto a quell'odio, anche se non spiega per nulla la motivazione per la quale prende a pugni un'effige di pietra, da un colore curioso alla persona di Kioku, almeno agli occhi del giovane.< Credo di aver capito che hai perso la memoria. E credo che tu stia rivolgendo la tua rabbia nella direzione sbagliata.> Forse gli manca un pezzo, ma con le informazioni attuali la sua mente vede unicamente uno smemorato che prende a pugni una statua, forse è ancora troppo superficiale la conoscenza riguardo questo discorso.<Buttala giù se credi ti faccia sentire meglio. Sarebbe giusto un gesto simbolico.> Non si aspetta un magico ritorno dei ritorni di Kioku una volta steso il Pain di pietra, anzi sicuramente ne deriverebbero dei problemi, poi in una piazza gremita, però sembra ugualmente esortarlo, nonostante fosse convinto del fatto che non è un ottima idea. Ironicamente si è ritrovato di fronte ad un altro smemorato, in un certo senso entrambi collegati da un filo invisibile, sconosciuto a tutti e tre, almeno per ora. Arriva la controdomanda, era senza dubbio dovuta, in effetti è quello che aveva sempre risposto negli ultimi anni, ora le cose sono piuttosto differenti a dire il vero, quasi tutto è stato mescolato e rilasciato, il destino ha bussato decisamente troppe volte in un corto periodo, dopo anni di quasi silenzio.<Sarò onesto.> Preludio ad un chiarimento, una rettifica, tono basso, oramai la gente sta lentamente diradandosi, non è più richiesto essere troppo rumorosi.<Ho sempre affrontato tutto con le mie forze, non mi sono mai posto credi particolari, detti epici che dovrebbero automotivarmi, Rango, storia personale, razza, nascita, sesso, nome… Io non ho bisogno di nessuna di queste cose. Vivere senza essere legato a qualcuno, o in nome di qualcuno, è una sensazione bellissima, oltre che il mio unico credo> Almeno fino alla sera prima, ove un immaginario portone si era chiuso chiudendo Matono nell'oscurità.<Ironico vivendo dentro a delle mura non trovi?> Gli fa un pò il verso emulando il tono utilizzato dallo stesso Kioku qualche tempo prima durante i primi approcci, termina dunque, quasi affaticato, fissando l'uomo dritto per dritto negli occhi.

22:20 Kioku:
  [Piazza Ame [Pain]] Uno sfogo interminabile il suo, uno sfogo o forse la vana speranza che urlare tutte quelle cose possa servire veramente a renderle concrete, ad avvinarsi per un istante anche a quei frammenti del passato a lui preclusi, nascosti, rubati se così la si vuol vedere, di un passato a lui oscuro ma a cui è anche stato strappato via contro la propria volontà e forse è proprio in virtù di questo che non riuscirebbe a vedere altrimenti “nemico” se non questa statua di pietra che chissà cosa dovrebbe dimostrargli, sbloccargli o quant’altro, non può fare a meno di incanalare tutto verso questa onnipresente e mastodontica pietra raffigurante Pain, colui che da molti veniva considerato un dio Ninja per via del proprio potere. Non ha ancora ben compreso di che potere si tratti ma sicuramente doveva essere qualcosa di incredibile a priori, come lo stesso Matono ha affermato un fondo di verità doveva pur esserci per ritrovarsi una statua in proprio onore edificata nel centro di Ame e che non solo è riuscita a rimanere in piedi per così tanto tempo, ma così importante da sopravvivere come simbolo tanto da essere nuovamente ricostruita. Ascolta le parole del moro, in silenzio ma al tempo stesso preso in contropiede da quella serie di affermazione, la prima su chi rivolgere la propria rabbia e la seconda su quella strana “proposta” per così dire di buttare giù la statua se è così grande la fonte di pensieri e dolori che provoca, indubbiamente si, sarebbe un gesto simbolico. Come prima anche adesso però si tratterrebbe dal rispondere, per quanto incuriosito e sorpreso da quelle risposte vorrebbe prima che egli risponda a quella domanda anche solo per comprendere meglio il soggetto che ora gli si para d’innanzi, poco più basso di lui ma con uno sguardo freddo, tagliente, quasi apatico sotto certi versi, eppure in qualche modo quella discussione e quelle domande lentamente accendono in entrambi un fuoco sopito magari. Dunque con silenzio e spazio a disposizione accoglierebbe quelle nuove parole che lentamente lo raggiungerebbero, osservando minuziosamente movimento e spasmi muscolari mentre Matono esprime quello che in realtà paradossalmente è il suo “credo” ovvero non credere in nulla, difficile a dirlo e pensare che possa esistere una cosa del genere ma a quanto pare non è nemmeno così folle o rara, scegliere di non credere in nulla, spogliarsi di dogmi morali o di pensieri ancestrali per rimanere nuda carne in questo mondo distorto e per nulla giusto, credere che non vi sia nulla oltre se stessi, in modo ancora una volta, atipico, è un modo di credere in qualcosa. Kioku ne rimarrebbe quasi affascinato da quelle parole, ritrovandocisi più di una volta in quella forma dal ragazzo espressa e che ora rielabora, pensa, osserva, comprende, la fa sua, ne annuisce ad ogni concetto formatosi nella conversazione, sotto certi versi questo concetto lo affascina ben più di tanti altri ascoltati, chiacchiericci e mormorii su religioni, nindo, credi e tanto altro, forse per la prima volta nella sua “nuova “ vita si ritrova ora a scontrarsi con una sorta di tela bianca, un muro vuoto almeno così se lo immagina nella sua testa. Agilmente estrarrebbe una nuova sigaretta dal pacchetto nella tasca del giubbotto, lesto e veloce l’accenderebbe e del fumo comincerebbero ad uscire dalla stecca di tabacco mentre la carta brucia, un piccolo passo indietro, qualora dia fastidio a Matono il fumo stesso e solo a quel punto dopo una nuvola tabaccosa librata nel cielo comincerebbe a far vibrare le proprie corde vocali, voce e fumo si mischierebbero nella gola e all’apertura delle labbra, porte degli inferi accompagnerebbero quelle parole a del fumo <un concetto affascinante> esclamerebbe in principio riferendosi chiaramente alle ultime parole del giovane per poi accantonare temporaneamente questa parte della discussione e tornare all’origine di tutto < come mai credi che stia rivolgendo la mia rabbia dalla parte sbagliata? Su chi dovrei canalizzare tutto questo odio, questa rabbia, questa confusione? > domanderebbe quasi in maniera di supplica per poi incalzare aggiungendo <senza questo mero involucro di pietra, lo stesso mio passato diverrebbe perduto, forse per sempre> difficile comprenderlo o farlo comprendere d’altronde nemmeno lui ci ha capito molto della discussione avvenuta con Sango comprendendo solo come quest’ultima avesse effettivamente vissuto a suo tempo con la sua forma passata, la sua vita dimenticata. Si avvicinerebbe ancor di più alla statua, questa volta poggiando il palmo sulla nuda pietra e tra un tiro e l’altro, boccheggiando esclamerebbe <anche volendo, da poco ho scoperto questo mio potere sopito in me, da poco ne comprendo i meccanismi e ancora fa male di tanto in tanto alle mie iridi svilupparlo> criptico ed enigmatico, neanche volendolo ma al tempo stesso neanche più di tanto d’innanzi a Matono, entrambi inconsapevoli di provenire dalla stessa casata, dallo stesso sangue <dunque anche volendo non ne avrei probabilmente la forza ed il potere per abbattere questo simbolo e questo mio…> attimi di pausa prima di concludere <nemico> infine scoppierebbe in una risata quasi fragorosa, la mano destra si porterebbe fino al proprio capo, stando comunque attento a non bruciarsi con la sigaretta posta tra l’indice ed il medio, un enorme sospiro infine <ironico come il mio nemico sia una pietra > rimarcando nuovamente la parola nemico a dir poco folle per certi versi <non trovi?> chiaramente ora sta scherzando ed in quella risata forse anche il solo essersi tolto qualche peso ma è comunque impaziente di comprendere appieno la mentalità di Matono e soprattutto sapere la risposta a quella sua domanda iniziale, verso chi dunque dovrebbe rivolgere la propria rabbia? Il proprio pugno? [chakra on]

22:42 Matono:
 Si schiarisce la voce, ha la gola secca per l'utilizzo esorbitante della parola, doveva portarsi dietro il thè, ogni volta lo stesso errore. Akendo intanto sembra riattivarsi, dunque torna a portare il capo in sua direzione, dapprima ondeggiava voltata verso Pain. Più passa il tempo è più vede in questo moro spilungone qualcosa di conosciuto, di già visto, non lui in se, ma più la sua apparenza, durante questa bella considerazione lo fissa attento, anche se il suo cervello non ha posto l'attenzione sulla sua immagine reale, quanto più una mentale, creata analizzandolo. Le parole dell'uomo comunque lo riportano lucido e con i piedi sulla terra, l'udito agguanta le parole, certo a Matono non è mai interessato troppo cosa pensassero di lui o del suo ideale, quelle rare volte che aveva motivo di rivelarlo, ma in ogni caso passa oltre, focalizzando l'attenzione del discorso sulla rabbia verso la statua.<Non capisco cosa farnetichi onestamente.> Afferma veemente<Ma sono sicuro completamente del fatto che quella statua.> La indica con l'indice destro, braccio che si alza verso di essa.<è il problema solo nella tua testa.> Sta andando a tentoni comunque, mette in mezzo la logica per tradurre quell'uomo, forse non la scelta più saggia.<è un fottuto pezzo di pietra, non perdere tempo in sciocchezze come urlare alle pietre.> Ora quel braccio che prima era su Pain si abbassa e va verso Akendo, tenuto a mezza altezza, prima di riportarlo lungo il fianco di riferimento.<Hai perso la memoria ricordi?> gran bel gioco di parole, comunque spera che il suo utilizzo perlomeno acuisca l'attenzione su cio che dovrebbe essere più importante.<Sono sicuro che non è la statua la chiave per ristabilire i tuoi ricordi.> Manifesta sicurezza, quasi ferma decisione, nel suo dire e nell'espressione. Ancora più intressante la replica subito successiva, quantomeno in risposta alle sue sensazioni dal momento in cui ha visto l'uomo.<Di che potere parli?> Sonda il terreno con molta cautela, inizia a guardare Akendo con un lieve sospetto, certo non si comporta come qualcuno consapevole totalmente.<Non lo trovo troppo ironico.> La voce torna ad appiattirsi, non vi è più la verve e la fermezza palpabile di poco prima, si porta neutra e bassa.<Quello che credo io e che la tua memoria reagisca in qualche modo a questa figura, quindi consciamente hai preso il mostro e gli hai dato un colore nella realtà. ovvero la statua.> Lancia un cenno verso questa povera bistratta statua.<Non è insolito crearci un immaginario capro espiatorio per far fuoriuscire la rabbia in eccesso.> Sospira spostandosi verso la statua, la figura ruota fino a darle le spalle che vi si poggiano, emette un secondo respiro una volta stravaccato sulla base della statua, di sollievo, forse qualcuno potrebbe anche prendersela per questo<Dal mio punto di vista è una sedia improvvisata.> Rivela, non crede certo che questo possa sbeffeggiare Pain, ha rispetto per le cose vive, non tanto per le idolatrie e le effigi di questo tipo.[Chk On]

23:34 Kioku:
  [Piazza Ame [Pain]] Il lungo farneticare, sfogarsi, urlare al cielo non è che il disperato rantolio di un moribondo rivolto verso il cielo, giacché nulla e più dolce e al tempo stesso amaro dell’ultimo respiro che procede il riposo eterno. Questo è Kioku, un moribondo che non sa più bene cosa fare, che percorso intraprendere, si chiede ancora come sia possibile che sia riuscito a sopravvivere così tanto e così a lungo in questa sua nuova “vita” privo di nozioni, competenze, crescendo nuovamente per una seconda volta in un mondo a lui sconosciuto, con una mente così fragile e frammentata. Quale arroganza e superbia nel pensare che questa sua seconda chance? Vita? Punizione? Qualunque cosa sia, fosse una passeggiata, qualcosa di semplice, facile come respirare l’aria stessa, eppure non è così e lo sta scoprendo mano a mano, poco a poco, giorno dopo giorno, una vita fatta d’istanti, attimi fugaci, momenti che si susseguono ma che mai si ripetono al difuori della monotona routine, ma è in quei momenti che risiede il concetto stesso di vita, quei pochi attimi fugaci che svaniscono per sempre e possono unicamente vivere nei nostri ricordi, già…proprio i ricordi, dunque non è forse giusto presuppore che i ricordi siano il bene più prezioso da proteggere? Ben oltre la stessa vita? Chi siamo noi senza i ricordi? Senza lo spirito, inutili involucri di carne, fragili, e di breve durata, pronti a marcire e tornare merda di questo inutile mondo corrotto, marcio. La mente di Kioku è presa d’assalto da mille opinioni e pensieri, un lungo e lastricato labirinto ove non vi è luce solo tatto…ed egli si perde, memorie frammentate, ricordi di una vita passata, parole e voci, a contribuire all’enorme caos le parole di Matono che irromperebbero taglienti e schiette come poche, dirette e precise ma sovrastanti quasi, riducendo tutti quei pensieri e concetti quasi a spicciola follia , farneticazioni e d’altronde come potrebbe dargli torto, non sapendo nemmeno lui stesso cosa dire, cosa rispondere, figuriamoci Matono ancora più ignaro di chi Kioku sia, quale sia il suo fardello et passato, cosa si cela dietro a questo mistero, così come l’agognante attaccamento a questo blocco di pietra che lui stesso chiama sedia improvvisata poggiandovisi sopra. Parole che si susseguono mentre la mente del povero Kioku viene messa a dura prova, diviso tra ciò che è ora e ciò che un tempo era, anche solo il ricordo di chi un tempo fosse basterebbe a placare questi forti spasmi alla propria mente, nausea, emicranie, sintomi di una mente che ha subito un grave trauma e prova a riprendersi ma non può, è ferita, è malata non esiste cura se non il riappropriarsi dei ricordi derubati o persi. Nonostante il momento di grande caos ed impatto mentale ogni singola parola di Matono verrebbe recepite da parte del Chunin Uchiha che lentamente si accascerebbe ai piedi della statua, provato da quei forti spasmi muscolari che avverte all’altezza delle tempie, la sigaretta stretta tra i denti, infelice condannata ad ardere per volontà propria senza che Kioku nemmeno si degni di respirarla, farla sua, mentre un profondo respiro sopraggiungerebbe come in seguito ad uno sforzo muscolare ed in parte tale potrebbe essere equiparabile, lento rantolio verso l’oblio, un dolce abbraccio con l’oscurità per qualche istante avvolgerebbe il fu Akendo, per poi lentamente ridestarsi, volgendo capo ed iridi in direzione del moro <probabilmente è come dici tu, farneticazioni, creazioni di una mente spezzata che cerca in qualche modo di creare qualcosa di più concreto verso cui sfogare i propri sentimenti> esclamerebbe <indubbiamente una bella sedia, non si può dire nulla> cercando di alternare momenti più sobri con ironia, così da spezzare l’insolita situazione creatasi di cui di certo non aveva tenuto conto potesse accadere in questa serata di un giorno qualunque <hmm> mugugnerebbe cercando di accavallare ed incatenare le parole una dopo l’altra così da poter rispondere a modo alla domanda postagli da Matono <il mio potere a quanto pare risale ad una antica dinastia, una delle prime, almeno così si narra, un clan il cui ventaglio bianco e color cremisi ne divennero emblema e simbolo di uno dei clan più temuti nel mondo ninja…il clan Uchiha> di più non sa o meglio qualcosina in più sicuramente ma dirla ora sarebbe superfluo e di poco conto, cosa potrebbe mai interessare al ragazzo di ciò che ha appreso dagli archivi del distretto di Kusa e Konoha? Dunque arresterebbe il suo dire, lasciando che la fatichi possa lentamente scemare e il respiro regolarizzarsi, la sigaretta stessa verrebbe lentamente accompagnata al terreno dove sicuramente morirebbe lentamente, mentre già una sostituta sarebbe pronta a prenderne il posto tra le labbra di Kioku fin troppo stressato dal momento appena vissuto. Infine, nell’estrarre l’accendino, rivolgerebbe nuovamente capo e sguardo verso il ragazzo <la mia vita è proprio incasinata così come la mia mente mi sa> abbozzerebbe quasi un sorriso, forse più isterico che realmente sereno, anzi tutt’altro <eppure a differenza di molte altre persone non cerchi di rasserenarmi o propinarmi finte parole gentili anzi non ne sembri nemmeno sorpreso, immagino che anche la tua vita sia stata un casino?> d’altronde non gli verrebbero altre motivazioni in mente se non quella di aver vissuto simili o addirittura peggiori situazioni <eh già…bella situazione del ca-- > s’interromperebbe, sgranando gli occhi come in preda ad una rivelazione, lascerebbe ancora quella sigaretta tra i denti ma senza accenderla, portando il capo all’indietro, poggiandosi con il collo sulla base della statua < e se fosse ciò che simboleggia la statua ad essere la chiave dei miei ricordi?> accennerebbe preso quasi da una epifania, come un colpo di genio certo ma questa scoperta a cosa porterebbe se non ad ulteriori domande? Così s’interromperebbe, rimanendo fermo e sicuro a fissare la statua da una angolazione sicuramente atipica per osservarla…molto è stato detto, forse troppo ma quale è l’essenza stessa dei ricordi e della vita se non sporadici momenti che non ritorneranno mai più? [chakra on]

00:25 Matono:
  [Piazza Ame - Pain] Forse la schiettezza di Matono ha lasciato in qualche modo interdetto Kioku, temporeggia qualche secondo, forse ci può anche stare, anche se non ha certo la pretesa di aver sistemato la confusione a cui Akendo sembra esser legato quasi in maniera indissolubile. Certo non ha dimostrato grande tatto nei confronti dello smemorato, un pò lo stesso trattamento che rivolge a chiunque, ammesso che capiti l'ingrato evento di un rapporto verbale, cosa rifuggita per la maggior parte del tempo dal genin, ma quella sera oltre a essersi dimostrato incredibilmente loquace sembra quasi compatire, in cuor suo, la perdita dei ricordi, non lo da affatto a vedere nei modi comunque, mantenendo costantemente la piattezza espressiva, guardandolo perlomeno non storto. L'istinto di Matono sembra inconsciamente averlo selezionato tra gli sconosciuti, per qualche motivo ancora ignaro, almeno per la parte conscia del ragazzo. Ode dargli ragione mentre si accende una sigaretta, per un attimo lo guarda storto, non si era mai avvicinato al fumo, ma non ne criticava mai la cosa in quanto, lui stesso aveva la sua dipendenza, cambia solamente la sostanza ma il gesto abitudinario, quell'azione di cui tutti a questo mondo necessitano, una sorta di mentale valvola di sfogo senza la quale una persona scoppierebbe, ognuno si sceglie la propria o chi piu di una, ma quel che è certo è che i vivi si creeranno sempre un vezzo di questo tipo.<Io uso la logica, ma con te.> Il tono lascia intendere chiaramente quanto kioku sia abbastanza un incognita mutevole, già lo status di smemorato lo rende di per sè una persona che non è esattamente quella che dovrebbe essere, una sorta di maschera incolpevole per chiunque, Kioku compreso ovviamente, è costretto a portarla, ad ogni ora del giorno e con chiunque, non scambierebbe nemmeno i suoi tremendi ricordi per il nulla, i ricordi formano qualunque natura abbiano, mentre il vuoto mnemonico lascia una carcassa di carne vagare sulla terra, non sa come ci è arrivato e non sa dove deve andare. Denota quel salto emozionale da una parte all'altra, sul commento della sedia sembra aver preso un tono ed una gestualità differenti, non esattamente il tipo di normalità comportamentale di un soggetto stabile, sospetta ovviamente sia un effetto secondario dell'amnesia, ma anche non lo fosse, non è attualmente una problematica importante. Quello che invece cambia completamente l'andazzo della serata è invece la rivelazione riguardo l'origine della suo potere oculare, la domanda di Matono comunque era piuttosto scontata, anche se nella testa del genin dopo un analisi esteriore del soggetto e la sua stessa ammissione di possedere un potere oculare, facevan propendere per un sospetto uchiha. Sulle prime Matono ha un'istintiva reazione a pensare fosse li per qualche motivo legato al clan, nel senso di controllo o chissà cos'altro, ma ricordandosi che ancora non sembrava ferrato nel utilizzarla, non poteva essere un "controllore". Rincuorato e tirato un sospiro andrebbe A commentare.<Decisamente un origine importante, ma che porta anche grandi aspettative.> Specchia i timori sullo stesso Kioku, l'essersi avvicinato al clan decisamente controvoglia ancora lo lascia con il sospetto , che presto o tardi e dopo gli onori, arriveranno gli oneri, le pretese, e infine gli ordini e le linee guida su cosa fare o come essere, l'etichetta ed il nome.<Ti è mai servito essere "rasserenato"?> Mima le virgolette con le due mani, portate all'altezza del capo.<Sarai sereno quando riavrai i tuoi ricordi.> Afferma con forza, dati di fatto alla mano non esiste parola che possa in alcun modo scalfire l'ammasso di nebbia che avvolge Kioku, sebbene possegga occhi che possono vedere decisamente oltre qualunque tipo di nebbia terrena.<Fa schifo si, ma non scambierei mai quello schifo con il niente.> Sposta il suo precedente pensiero sul piano reale, conscio che il motivo della scelta lo smemorato lo sappia perfettamente.<Ma se sei un Uchiha non mi sembra il caso di fare l'arrendevole abbattuto dalla vita, hai nel sangue potenzialità per plasmarti il futuro, mal che vada ti creerai dei nuovi ricordi, fai finta di esser nato da quando li hai persi.> Conviene, non si direbbe nemmeno ironico, dato che ne tono ne sguardo o gestualità segnalano in alcun modo stia scherzando, nella testa di Matono la cosa sarebbe un pò un ibridazione di battuta e proposta, che esce unicamente come seconda cosa.<Ah dici che può essere ?> Sottolinea ironicamente, e scandendolo a sufficenza, d'altra parte glie lo ha ripetuto dal primo momento che non era la pietra la cosa con cui dovrebbe prendersela, be abbiamo fatto un passo avanti, ora dopo il puzzle Shinsei abbiamo il Puzzle Kioku.<Io credo che dovresti fare un salto da questo tuo clan, tanto per cominciare potresti avvicinarti a sbloccare qualche ricordo, cosa che prendere a pugni l'effige non darà mai.> Spietata logica, lanciata su Kioku con forza, certo dal punto di vista di Matono preferirebbe evitarlo quanto più possibile il clan, mentre per quello che riguarda Kioku potrebbe servive in qualche modo a risvegliare le cose sopite, sperando che non siano invece state strappate irreversibilmente.<Poi senza dubbio cercherei di studiare il personaggio e non la sua raffigurazione, magari scopri per quale motivo ti incazzi solo a vederlo.> Conclude espirando stanco, è stato decisamente faticoso arrivare in fondo a questo scambio, Kioku è un cliente impegnativo per i processi cognitivi di Matono, che ora sarebbe curioso di capire questo Uchiha smemorato, anche se ora ha un quadro generale, disegnato ed archiviato pronto ad essere esaminato nelle notti insonni, ove tutto quello che viene immagazzinato nella memoria, vien anche poi analizzato in più contesti, non si sorptende affatto di avere costanti mal di testa ormai.<Quindi non riesci ad attivarla a piacimento.> affermerebbe quasi come una considerazione personale, tono basso, ma Kioku non faticherebbe ad udire, un altro problema che sempre quel clan potrebbe risolvergli.[Chk On]

La tua forza Shinsei ha posto quella piccola creatura tra la vita e la morte, così anche come chiede Matono di allentare la tua presa, e lo farai si, ma ciò non significa che la creatura si riprenderà presto, anzi. L'accompagni tra le tue grosse mani verso terra, ma lei..non si risveglia. Il viso della giovane non solo rosso per le prese, ma anche troppo violaceo per quello che hai pressato intorno al collo, alla giugulare, il sangue è schizzato sotto la pelle formando degli aloni neri importanti, troppi per esser tranquilli da gestire. La giovane non si muove, niente di niente, quella che avrebbe potuto dirvi qualsiasi cosa è inerme tra le vostre braccia e mani che l'avete presa con troppa irruenza . Il corpicino si spezza in quel sibilo di vita sottile, il respiro leggero quasi inesistente. Vedete il secondo bambino ? Lui, quello che è trasformato nella rossa che conoscete, non avventarsi su di voi, ma sulla ragazzina svenuta, con le vene sul collo viola e nere perchè troppo son state strette "SMETTETELA PURE VOI" lui che vi urla addosso, ringhia come un piccolo cucciolo ferito, ma che protegge il proprio branco , lui che spunteranno capelli neri e selvaggi, la vaga e poca trasformazione che si fa nulla, ma egli che tenta di riprendere il corpo della piccola sorella "CI HANNO GIA' VIOLENTATO, ANCHE VOI VOLETE? ALLORA PRENDETE SOLO ME, LASCIATE LEI" lo stesso, piccolo dolce ragazzino di un dodici anni circa , il viso segnato dalle lacrime importanti, di colui che vuole non solo proteggere quella piccola creatura che ormai non è che un semplice sacco umano ai vostri piedi, ma è qualcuno di importante a cui si attacca, davvero, con le unghie e con i denti. < LASCIACI > un ringhietto, sottile verso Matono, in preda alla frustrazione, alla violenza, alla mancanza di libertà < SE SCOPRE SOLO CHE CI HANNO PRESO.. OLTRE ALLO STUPRARLA DI NUOVO LA AMMAZZA > lui, che grida, coricato per metà sul corpo della sorellina, orribile il viso contratto nel dolore, nella paura, in quello che una semplice piccola ragazzina ha da pagare. Ma tutto si paga. < prendete me.. lasciatela, vi prego > i pianti, orribili pianti, che scuotono non solo gli occhi e un viso, ma un intero animo che si prostra ai vostri piedi, su di lei come a coprirle il corpicino, di quel minuscolo vestitino lacero che la copre < BASTA, BASTA, BASTA TOCCARLA!> è lui che ringhia e grida, preda della disperazione, preda di ciò che lo anima, di quello che lui ha visto su quella che è il suo sangue ma adesso svenuta, adesso nelle vostre..mani. [quest]

01:36 Shinsei:
 Ok, evidentemente non tutti i mali vengono per nuocere. L’aver ridotto la bambina così ha svelato quello che è un legame vero, non immaginato, non come hanno creduto di vedere in missione. Un legame fraterno? Un legame amicale molto forte? Un primo amore? Si può solo fare delle ipotesi, dal parlato del ragazzino non si evince gran che. Ma quelle lacrime, quell’attaccamento, sono qualcosa di profondo. Porterebbe via solo lei, se potesse, e di corsa, visto che non si sta riprendendo, ma è evidente che è impossibile fare una cosa del genere. Lascerebbe così sfogare il ragazzo, allontanando le mani dalla ragazzina, ma senza scostarsi troppo da lì, anzi. Lo lascerebbe sfogare fino alla fine, fino all’ultima parola. Uno sguardo al compagno, ma sa di dover parlare lui. Perché? Perché è stato lui a ridurla in quello stato <Non vogliamo stuprare nessuno. Ne te, ne lei.> Risponde, voce profonda, tono basso, lo sguardo nero che cerca quello di lui alla luce della torcia <Non vogliamo farvi nemmeno del male. È stato un mio errore a ridurla così> Troppe parole? No, quelle necessarie. Ammettere la propria colpa è il primo passo <Hai due opzioni.> alza bruscamente il pugno con indice e medio a svettare verso l’alto. <O ci accompagni in ospedale e resti con lei mentre noi cerchiamo di tenervi al sicuro da chi vi cerca, e nel frattempo ti spieghiamo che ci facciamo qui> Opzione numero uno <Oppure mi lasci portare lei in ospedale, tu te ne vai e noi ti lasciamo andare.> Abbassa ora il pugno, senza toccarlo, assottiglia lo sguardo <Ma devi scegliere adesso ragazzo. Non possiamo restare qui. Lei ha bisogno di cure adesso e in ogni caso qui siamo troppo esposti.> Detto questo, tenterebbe di alzarsi, <Nelle condizioni in cui è, se non vuoi perderla, non hai altra scelta che fidarti. Devi decidere se lasciarla da sola o venire con noi.> e nel tempo che lascerebbe al ragazzo, dedicherebbe uno sguardo a Matono <Lei deve andare in ospedale. Portala tu, col ragazzo se decide di seguirti. Io devo passare a casa> è evidente, in boxer è difficile girare. <Fai tu il primo turno di guardia, io ti darò il cambio tra qualche ora, se il ragazzo ha ragione potrebbero venire a cercarli> Parla ad alta voce, in modo da essere sentito anche dal ragazzino. Che sappia che hanno buone intenzioni. Terminati gli strumenti di convincimento, però, hanno bisogno di spostarsi da li e di portare la ragazzina in un posto dove essere curata. Sarebbe quindi a Matono la responsabilità di prendere la bambina. Anche perché di sicuro ha una faccia più raccomandabile del tizio che le ha quasi spezzato il collo <Se hai una via breve per raggiungere l’ospedale tramite le fogne è il momento giusto per mostrarla> Chiederebbe guardando dritto in faccia il ragazzino, altrimenti saranno costretti a percorrere a ritroso il percorso. [END]

COLPEVOLI.

Inizio così che mi piace molto, perchè vi ho beccati che eravate mooooooooooooooolto morbidi - e comprensibile che lo siate stati. Ero li a fare la stronzettina <3

Ordunque, vi siete mossi dopo aver errato quella missione di livello C che avevamo fatto insieme, mi son messa in mezzo appositamente non solo per recare voi una nuova realtà, ma soprattutto delle nuove reazioni, e aver deciso di voler approfondire è moltoooo apprezzabile.

Le ho avute, in entrambi i casi, di quei bambini che ormai son solo parte di voi.

Shinsei hai preso in mano non solo una bambina cercando di portarla a qualcosa di più .. ospedaliero ( Hai sistemato tutto in on pian piano quindi brava ) ma soprattutto Matono che si è trovato in mezzo a tutto quanto. Ho visto che ti sei evolut

o, hai appreso dai tuoi vecchi errori, anzi, li hai trasformati in punti di forza solo che ti manca l'ultimo fato ( non che sia prerogativo, ma mi piace averti qui )


MA purtroppo per questa ambient non avrete alcun px <3