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Un penny per quel sorriso

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con Shinsei, Liuka

15:57 Liuka:
  [Quartiere Povero - Ombra] Il sole splende alto durante quella giornata di un radioso pomeriggio, da buon amante dei tempi lieti il caro ciuffo arancio ha deciso di farsi una passeggiata in onore dei vecchi tempi, quando, da piccolo, non aveva altro da fare se non correre da una parte all'altra del quartiere, alla ricerca, di un mondo da scoprire e insetti da torturare. Il giacchetto nero cinto alla vita è testimone del calore odierno, unito, ad una maglia a maniche corte bianca che gli copre il busto. A proteggere le gambe da raggi di sole fin troppo molesti vi sono un paio di pantaloni neri tessuti a campana, adatti sia per far passare l'aria sia per permettergli di poter muovere le gambe liberamente, al di sotto di essi, a chiudere il suo abbigliamento, vi sono un paio di scarpe decorate da un motivo a scacchiera. La sua camminata nel bel mezzo del quartiere era forse una delle più buffe, dato che, al minimo sentore di calore eccessivo, andava a buttarsi, con un ampio movimento di gambe, verso una zona coperta dall'ombra. Tutt'ora, proprio in questo momento, lui si trova all'ombra, più precisamente, seduto per terra, contro il terriccio, con le schiena addossata contro una fontanella racchiusa in un piccolo parco. I capelli color diaspro sono raccolti in una coda alta, in modo, da evitare che la zona intorno al collo potesse ricoprirsi di fastidiosissimo sudore. Con le gambe incrociate e le mani poste sulle ginocchia, quindi, si gode quella giornata solare, standosene ad occhi chiusi ad apprezzare il fievole venticello che gli accarezza il volto.

16:13 Shinsei:
  [Quartiere povero] Anfibi pesanti, logori e sporchi graffiano il terreno, delle strade che attraversano il quartiere povero di Kiri, ora più secco e polveroso, ora più morbido e umido per via delle recenti piogge. Non s’avventurerebbe mai in un posto simile senza la sua preziosa energia. Avrebbe dunque senza esitazione piegato i gomiti al punto da portare gli avambracci paralleli al terreno, l’uno contro l’altro, con le dita delle mani ad abbracciarsi nel sigillo della capra, proprio davanti al plesso solare. Avrebbe dunque tratto il profondo respiro che gli serve per oltrepassare il velo di emozioni e ricordi ed attingere alla preziosa energia psichica, elettrica e vibrande, che avrebbe spinto al centro del plesso solare, ad unirsi con la gemella opposta, l’energia fisica, fluida e costante. Avrebbe cercato di unire questo suo personale Yin/Yang nel tentativo di ottenere un’energia superiore: Il prezioso Chakra, che avrebbe spinto a scorrere imperioso nel suo sistema circolatorio senza reprimere il brivido di piacere nel percepirsi più vivo, con i sensi più performanti e, in generale, al pieno del suo potenziale. Avrebbe quindi sciolto il sigillo della capra per lasciare le braccia scolpite ad ondeggiare placide lungo i fianchi. Negli anfibi si immergono pantaloni scuri, tenuti alla vita da una cintura lisa. La parte superiore del corpo, è coperta da una canotta che si adegua alle forme dei muscoli, lasciando libere le spalle stondate. Il volto affilato è dipinto in un’espressione austera, quasi annoiata da ciò che vede. Come se stesse ignorando tutto ciò che lo circonda. Lo sguardo nero, oscuro, dal taglio affilato come la lama di un coltello, si sposta placido lungo tutta l’ampiezza del campo visivo. I capelli sono trattenuti in una treccia tenuta insieme da un drappo rosso, posto alla fine di essa, e snudano i fianchi lisci, decorati da due draghi neri, d’inchiostro, stilizzati. Perché è li? Perché è in cerca. Non dovrebbe metterci poco ad arrivare nei pressi del giovane Liuka, avvicinandosi abbastanza da coprire il sole con la sua stazza, gettando la sua ombra nera su di lui. Non ha intenzione di parlare finchè non avrà visto l’altro aprire gli occhi, se non altro per chiedersi cosa abbia coperto il sole. <Sei di qua?> Chiederebbe con voce ma vibrante, abbastanza alta da farsi sentire in ogni caso. Con lo sguardo nero piantato su di lui.[Tentativo di impasto del chakra]

16:30 Liuka:
  [Quartiere Povero] La dolci carezze del sole e del vento, però, durano ben poco sulle sua guance pallide del giovane, poiché ad interromperle vi è qualcuno. Apre lentamente gli occhi, sbattendo qualche volta le palpebre. Volge le iridi al biondo, anzi, prima le volge al suo stomaco, poi al suo collo e poi, finalmente, al suo volto. Fosse stato cieco avrebbe creduto in un atto di carità, che qualcuno gli avesse piantato un ombrellone davanti, ma quello sguardo così truce non è proprio di nessun oggetto di sua conoscenza. Va ad aprire gli occhi soltanto quando sente l'altro proferir parola, portando la mano destra al mento per una veloce grattata. < Si, nato e cresciuto in questo distretto. Ti sei perso? > gli chiede, decorando il proprio parlato con un tono calmo e vellutato, accompagnato, da uno sguardo gentile e disponibile, che entra in congiunzione con un caldo sorriso. < Non c'è molto da vedere qui, quindi posso capire perché tu voglia ritrovare la strada al più presto possibile > ammette sospirante, mentre usa le mani a contatto con il terreno per alzarsi. Si appoggia alla fontanella con i gomiti e mette completamente dritta la schiena, per poi, andare a riporre le mani nelle tasche dei pantaloni color pece. < Già già...una bella giornata per perdersi in un quartiere così nostalgico > ammette, mentre, con qualche passo, si scansa da davanti a lui e va a spostarsi verso il centro del piccolo parco. < Allora...vediamo un po' dove si trova la strada maestra... > e a quel parlato compiuto tra se e se, inizierebbe a cercar qualcosa che non gli è stato neanche chiesto.

16:48 Shinsei:
  [Quartiere povero] Tiene lo sguardo nero piantato sul volto dell’altro fino a sentirne la voce, immediatamente memorizzata, ovviamente. Quella prima conferma fa quasi per distendergli le labbra in un ghigno, ma tutto si ferma quando il ragazzo parte per la sua tangente. Lo lascerebbe fare, ascoltandolo con la stessa espressione austera, sostanzialmente senza interrompere quel monologo che l’altro esprime praticamente a se stesso. Semplicemente lo osserva, prendendosi con quello sguardo nero e pesante i dettagli di quella figura. L’altezza, la corporatura, il colore degli occhi, dei capelli, dell’incarnato. Ne osserva gli spostamenti, il modo in cui si muove, senza che nulla venga fatto trapelare da quello sguardo. Semplicemente, non appena ode l’ultima frase schiude le labbra <Non mi sono perso.> Un annuncio che avrebbe potuto dar prima, ma è in qualche modo interessante il modo in cui l’altro abbia seguito i suoi ragionamenti <Sono esattamente dove voglio essere> Ammette semplicemente, senza cambiare quel tono di voce basso, vibrato ed in un certo modo quasi musicale. Resta fermo dov’è come una statua, seguendo l’altro per ora solo con lo sguardo. Solo dopo qualche lungo momento si sposta e fa per seguirlo <Sto cercando un posto dove si possa mangiare.> Esplica la sua richiesta verso l’altro Tenendo lo sguardo su di lui come se il resto del mondo non contasse <Se mi porti in un posto del genere ti offro il pranzo> Nessuno fa niente per niente, no? Ci aggiunge anche un ghigno affilato, per completare l’offerta. Aspettando, a questo punto, la reazione dell’altro. Mentre passa in rassegna quanto detto da lui poco prima <Nato e cresciuto in questo distretto.> Ripete le sue stesse parole. È forse la prima volta che ha modo di conoscere qualcuno nato dentro a quelle alte mura <Quanti anni hai?> Chiederebbe. Diretto come sempre, forse troppo. [Chakra On]

17:12 Liuka:
  [Quartiere Povero] Per fortuna che è il biondo a bloccare il suo monologo, altrimenti sarebbe andato avanti per minuti, ore forse, chissà se anche per giorni. Con le mani poggiate sui fianchi e le labbra chiuse, gira la testa, mettendola di profilo, verso il suo interlocutore, per poi, sbattere le palpebre in veloce successione. < Oh...Beh, potevi dirlo subito > ammette, riprendendo a sorridere. Ne ascolta le parole con aria vaga, si concentrato ma anche con aria persa, distratta, spostando lo sguardo su piccoli dettagli ambientali di tanto in tanto. < Un posto dove mangiare eh? Allora credo che dovremmo spostarci da qui, nel quartiere si mangia...poco e neanche troppo bene > gli spiega, girando il busto verso di lui, mentre, con la mano destra, tolta dal fianco, risale la propria figura e si va ad accarezzare la chioma color diaspro: immergendo le mani nel profilo destro, raccolto, della coda. < Nah, non preoccuparti per quello. Ho già mangiato > afferma, esibendo un caloroso sorriso che va a mostrare anche i denti. < Sono diciotto lunghi anni che vivo qui, ma soltanto ultimamente ho iniziato a bazzicare per conto mio > spiega con parole calme e lente, mentre, preso dalla nostalgia portatagli da quella frase, va a guardarsi attorno: osservando ricordi eterei che si muovono attorno a lui come sagome immaginarie, scenari di bambini che giocano e adulti che ridono. Scuote la testa appena capisce di star inalberandosi troppo nella propria mente, tornando, sorridente, a guardare la sua nuova conoscenza, o meglio, il nuovo sconosciuto.

17:24 Shinsei:
  [Quartiere povero] Ne ascolta le parole, mantenendo quella solita espressione impassibile o quasi <Mh, si, avrei potuto> Ammette, <sarebbe stato meno divertente> Vederlo partire per la tangente non è stato poi male come spettacolo. Si stendono leggermente le labbra, in un sorriso appena accennato. <Ok. Fai strada allora. Ti seguo> Non demorde, e alle parole aggiunge pochi movimenti calcolati del corpo, che dovrebbero portarlo di fianco al ragazzo, lasciando che sia lui a scegliere la strada che prenderanno. <Diciotto anni, mh.> Par quasi riflettere su quanto ha appena detto, mentre aspetta che l’altro si muova per seguirlo, affiancandolo quasi con ampie falcate. Lo sguardo, con la coda dell’occhio affilata, resta su di lui, osservandolo mentre si guarda attorno, per poi scuotere la testa. Un atteggiamento che in realtà conosce bene, ma che può solo supporre abbia lo stesso significato per lui <è un posto a cui tieni?> Chiederebbe osservandolo riprendersi e tornare a sorridere in quel modo. Non è in grado di ricambiare quel sorriso, non così, dal nulla. È un’abilità anche saper sorridere dopotutto. E lui non la possiede, si limiterebbe quindi a spostare lo sguardo in avanti, mentre le mani si infilano nelle tasche del pantalone scuro che lo veste <Sarei curioso di sapere cosa ti spinge a sorridere tanto.> Ammette spingendo quel desiderio verso l’altro <Sei la prima persona che vedo con un sorriso tanto grande stampato in faccia.> C’è da dire che di persone ne ha viste poche. E di queste nessuna in grado di cacciare quei sorrisi. Torna poco dopo a spostare lo sguardo su di lui, sempre con la coda dell’occhio, ma senza perdere di vista la strada, qualora il ragazzo dalla chioma arancione abbia deciso effettivamente di cominciare a muoversi. [Chakra On]

17:37 Liuka:
  [Quartiere Povero] Tiro un sospiro alle parole dell'altro, eppure non demorde, l'espressione gioviale non sparisce per così poco. Fa qualche passo in avanti, uscendo dal parchetto, ed inizia a guardarsi attorno. Con la strada maestra sott'occhio, si dirige verso di essa, ed appena vi sarà sopraggiunto sopra, inizierà a camminare in direzione del quartiere di Konoha: una persona classica, sta chiaramente puntando in direzione del sublime chiosco di ramen. < Certo che è un posto a cui tengo, ognuno di noi tiene alla propria casa...beh, se ne ha una > ammette, con le mani ben comode nelle profonde tasche dei pantaloni a campana. La sua voce risulta calma e vellutata, come quella di una persona che sta oziando su un divano. < Non ho motivo di non farlo. Sorridere non costa niente, ed è un ottimo capo di abbigliamento. Non si è mai completamente vestiti senza un sorriso. > una spiegazione abbastanza sciocca, in effetti anche giocosa, eppure, funzionava a pieno nella testa dei capelli color diaspro. < Ah si? Beh se giri da queste parti è normale. Pochi sorridono, e chi lo fa, di solito, lo fa per i motivi sbagliati > ammette, tirando un profondo sospiro guidato dal puro senso di rammarico verso il proprio quartiere. Gira quindi il volto su di lui, degnandolo dell'iridi color fuoco dell'occhio destro sui suoi. < Come mai queste domande? Non sai come si fa? > gli andrebbe a chiedere, scherzoso, per poi, riprendere a guardare dritto davanti a se. Nonostante il suo fare ha un portamento decisamente corretto e rigido, caratterizzato da una schiena completamente dritta ed il mento alto.

17:55 Shinsei:
  [Quartiere povero] Devia lo sguardo nero portandolo davanti a se alla prima frase. <mh dici?> Chiede tra l’ironico e il sarcastico, tornando poco dopo a schiudere le labbra <Io dico che tenerci o meno dipende da quello che ci è successo, dentro a quella casa> Non scende più nel dettaglio. Non c’è bisogno per ora. Anche perché il ragazzo s’appresta a rispondere all’altra sua curiosità in merito a quel sorriso che l’altro evidentemente ci tiene a spalmarsi in faccia. A quella risposta l’unico sopracciglio visibile dall’altro si inarca addirittura, quasi stranito da quella risposta <Beh, penso che allora andrei in giro sempre mezzo nudo.> Altro che. E chi ce l’ha mai avuto un sorriso del genere da sfoggiare. Eppure non sembra rammaricarsene il biondo, anzi. Continua ad affiancarlo le mani infilate nelle tasche, esattamente come l’altro, lo sguardo che s’alterna tra davanti a loro e il volto dell’altro. Si prende quello sguardo color del fuoco come se ne fosse avido. Ricambiandolo col suo occhio nero e affilato Le due domande che l’altro pone poco dopo quasi lo incuriosiscono <mh?> Ci pensa un attimo, mantenendo sul volto appuntito la stessa espressione austera di sempre <Non lo so. Credo di aver sempre pensato che per sorridere fosse necessario almeno un buon motivo> Spiega <Ho pensato che per te sarebbe potuto essere o una bella infanzia in questo postaccio oppure un gran bel sogno da raggiungere> Arriva addirittura a spiegare i passaggi mentali che lo hanno portato a fare quella domanda <Ma se per te quel sorriso è solo un orpello da indossare quando esci di casa devo essermi sbagliato> Alla fine ognuno è in grado di farci quello che vuole, con i propri muscoli facciali <Piuttosto, sai che il tuo quartiere in questi giorni è al centro di strane voci?> Per esserci arrivato anche lui dal distretto di Oto… Ci mette una nota in più di curiosità nello sguardo con la coda dell’occhio che gli dedica. Attendendo le sue risposte.[Chakra On]

18:06 Liuka:
  [Quartiere Povero] Annuisce al controbattere dell'altro, in effetti era un punto importante quello da lui specificato, addirittura cruciale per il modo di pensare del capello color arancio. < Precisamente. Ma anche fosse successo qualcosa di brutto...insomma...rimanendo triste per quella cosa sarebbe come rimanerci chiuso in quella casa dove non vuoi stare. No? > chiede, con tono interrogativo, mentre va a dedicargli un'altra occhiata delle iridi color ambra. Abbandona il discorso dopo quell'ultima affermazione, per lui era chiuso tutto quel tunnel di pensieri, eppure, si chiedeva se fosse lo stesso per il biondo, ma, ahimé, non dirà nulla al riguardo. < Io ho un gran bel sogno da raggiungere, ma alla fine...spero di non star sorridendo. No, decisamente > quelle sue parole trasudano speranza ed ambizione, quasi come se prima avesse parlato tanto per parlare, un tono ben più acceso scandisce quella sua affermazione a riprova di quanto descritto prima. < Mh? Quali voci? > chiede, mentre, rallentando il passo, lo va ad affiancare pienamente. A confronto sono praticamente un armadio ed un comodino, la differenza di altezza e di colori è abbastanza notevole. La stazza dell'altro lo stupisce, si, ora la sua attenzione è altrove. < Non sapevo che il quartiere Kiri fosse al centro di qualcosa...di solito non accade > ammette, facendosi scappare una piccola risatina. Continua a camminare, dritto per dritto, questa volta, però, con gli occhi puntati sull'altro, in curiosa attesa di una spiegazione soddisfacente.

18:30 Shinsei:
  [Quartiere povero] Si prende qualche momento per rispondere a quelle parole, e lo fa senza guardarlo, lasciando che lo sguardo si perda in un punto indefinito davanti a loro <Dipende.> Risponde a quella domanda <In primo luogo, non è detto che si riesca davvero ad uscire del tutto dalle gabbie del passato.> Perché si, c’è chi ci resta nel passato, ma come prigioniero. <E poi continuo a fare fatica a considerare la felicità come un sentimento che dovrebbe essere sempre presente addosso alle persone> è un concetto difficile da condividere, forse c’è bisogno di spenderci qualche parola in più sopra <Sono stato abituato a concepire quel sentimento come qualcosa che deve essere suscitato da eventi o situazioni positive, non come qualcosa che nasca da solo, sulla bocca di chi semplicemente non ha motivazioni per avere il c…> Si ferma, serve linguaggio, la sua rossa lo ammonirebbe se ci fosse <per essere triste> Si corregge. Continuando ad affiancarlo e ascoltando le sue parole. Una nota di curiosità gli si dipinge su quel viso gelido e spigoloso <mh. E quale sarebbe?> Chiederebbe quasi rallentando il passo. Aspettando la sua risposta per proseguire il discorso. Quella domanda e la successiva affermazione riesce effettivamente nell’obbiettivo di stampagli quello che per ora è solo l’accenno di un sorriso sul volto. <Oh non è niente di cui andar fieri in realtà. Si tratta di voci di aggressioni agli Shinobi> Commenta semplicemente <Ho avuto uno scambio interessante con un paio di tizi in queste strade, non troppo tempo fa> Commenta semplicemente <Vorrei solo che tenessi gli occhi aperti> L’idea che la questione non sia chiusa lo assilla. Soprattutto dopo le ultime parole dei due. Silenzio ora. Sta parlando anche troppo per i suoi standard. Come se dovesse riposare i muscoli facciali dopo tanta attività. [Chakra On]

18:40 Liuka:
  [Quartiere Povero] Ascolta tutta la filippica del biondo abbastanza perplesso, con il volto gioviale che si tramuta in una rappresentazione di pura confusione, un po' quando si guarda un'opera astratta fatta di numeri e forme geometriche. < Il sorriso è speranza. > non dice altro, zero, vuoto, il sipario sul quel discorso per lui è calato...ma non del tutto. < Verso se stessi e verso gli altri, è un segno di speranza. Verso il futuro ed il passato, e un segno di speranza. > eccolo il verso sipario, elargito dal capello arancione quasi come la morale di una fiaba per bambini. < Quale sarebbe? Beh mica te lo posso dire, altrimenti non sarebbe più un sogno. Soltanto una...realtà morta > commenta, facendo spallucce come a dimostrare che non poteva farci niente, considera quella sua posizione inattaccabile, per tanto, non si spiegherà per oltre quello che ha giù fatto. < Aggressioni eh? Non mi sorprende... > commenta, tirando un profondo sospiro. La voce si fa più debole, assumendo un tono sconsolato. < Immagino che la soluzione sarà mandare altri ninja lunga questa strada. Non prevedo accadrà qualcosa di buono così... > ammette, questa volta con un tono primo di gioia ed uno sguardo più cupo. Nonostante quei tanti discorsi, ancora qualche passo, e poi si va a piantare sul posto, limitandosi, a girarsi verso di lui, per poi, alzare il braccio destro e puntare, con l'indice protratto, il chiosco di ramen più infondo: esattamente dopo il confine dei due distretti alla fine della strada che hanno seguito fino ad ora. < Ti consiglio di andare lì, si mangia molto bene...e si fanno conoscenze interessanti. Purtroppo non posso seguirti, devo andare ad allenarmi, ergo, se hai delle ultime parole... > gli chiede, mentre, con le mani, va a mettersi il giacchetto nero,

19:09 Shinsei:
  [Quartiere povero] Lo ascolta. Ma questa volta non risponde, non subito almeno <mh> Si limita a mormorare, spingendo fuori quella lettera dal naso, senza dire per ora null’altro. Come al solito, si prende il tempo necessario per riflettere. Ascolta anche il dire dell’altro sul sogno, e di nuovo, il sopracciglio si inarca. Le labbra questa volta si schiudono <Sai. Se hai un sogno e vuoi realizzarlo non dovresti avere paura di parlarne. Perché se la parola può uccidere un sogno, quel sogno non merita nemmeno la più banale delle azioni> In fondo la parola dovrebbe avere molto meno potere di un’azione, sui desideri delle persone. <Capisco che tu non voglia farlo adesso, ne davanti ad uno come me. Ma se non troverai la forza di rendere il tuo sogno invulnerabile alle parole, ti ritroverai presto una “realtà morta” conficcata in gola a soffocarti> commenta duro, schietto, anche gelido nel tono. Ma non importa. Lascia trasparire senza problemi l’emozione negativa suscitata dal vedere quell’ambizione che ha letto nello sguardo infuocato dell’altro, chiusa in un bozzolo che non può esser nemmeno espresso per paura di rompersi. Ascolta le sue successive parole <Non ho idea di come il governo si comporterà. Ma se ho capito una cosa è che in questa città difficilmente accade qualcosa di buono> Commenta semplicemente <Comunque, io sono Shinsei> Commenta prima di ascoltare il consiglio sul posto in cui sia possibile mangiare. Annuisce senza mostrare emozioni per ora <Mh allenamenti eh?> Come se un sinistro campanello gli fosse suonato nel cranio <Se dovessi capitare di nuovo nelle tue zone ti proporrò quello, invece di un posto dove mangiare> Semplicemente, si avvierebbe verso il chiosco, scostando per qualche secondo la mano dalla tasca per alzarla in segno di saluto, quasi pigro, prima di infilarsi nel chiosco [END]

19:20 Liuka:
  [Quartiere Povero] Sorride alle parole dell'altro, abbassando lievemente il mento e donandogli una vista del proprio capo color fuoco. < Abbiamo due concezioni diversi su come un sogno reagisce sulla realtà, eppure...ciò che dici è interessante > ammette, mentre alza la zip del giacchetto fino al colletto, in modo da pararsi in vista del incombente venticello notturno. < Spero soltanto che sappiano capire le persone, le loro circostante...i loro rancori > commenta sul piano d'azione del governo, limitandosi a scandagliare, con lo sguardo, ciò che lo circondava. L'ultima cosa di cui queste persone avevano bisogno è di altro conflitto, altre armi, altro sangue. Tira un profondo sospiro a quel pensiero, per poi, rialzare gli occhi sul biondo. < Mh? Oh...va bene > afferma, sorridente. Mangiare con Shinsei forse non doveva essere emozionante, ma era sicuro che uno scontro avrebbe portato a galla qualcosa di decisamente più intrigante. < Io mi chiamo Liuka, spero di rivederti uno di questi giorni > si presenterebbe soltanto ora che l'altro è già lontano, alzando lievemente il tono di voce e salutandolo con un gesto uguale al suo. La serata stava per approcciare, eppure, era sicuro che la sua giornata ancora non fosse finita. D'altronde non era stanco, motivo per il quale, avrebbe fatto meglio a trovare qualcosa in impiegarsi, in cui spendere tempo. Farà tesoro della giornata come ricordo di un nuovo incontro, uno anche particolarmente interessante. Il sole che è andato a dormire, quindi, si allontanerebbe anche lui. [Exit]

Shinsei incontra Liuka nel quartiere povero di Kiri. Ne nasce una conversazione sul valore del sorriso e su quello dei sogni.

Si salutano con la prospettiva di un futuro incontro.