Figli d'Arte
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Giocata dal 11/10/2021 20:38 al 12/10/2021 00:47 nella chat "Piazza Centrale [Kusa]"
[Centro di Kusa - Davanti al negozio di tatuaggi] Ecco che un'altra lunga giornata volge al termine accompagnata dal peggiore dei presagi, la pioggia! In fondo non si era presa un raffreddore giusto la settimana prima a causa di quella scampagnata per i quartieri poveri di Kiri proprio a causa di un acquazzone. Proprio oggi che aveva ripreso a lavorare allo studio di nuovo quella pioggia si fa viva, disturbando il buon umore della rossa. << E che cavolo... >> Borbotta fra se e se, mentre sta li piantata davanti alla porta dello studio di tatuaggi che ha appena chiuso a chiave, ancora sotto la tettoia. Indossa un impermeabile beige lungo fino alle ginocchia e stretto in vita, bavero alzato manco fosse una detective, sotto tale indumento si intravede un maglioncino nero a collo alto, presumibilmente a manica lunga e un paio di pantaloni neri, aderentissimi, ai piedi degli anfibi alti fino a metà polpaccio. Al collo si riesce a scorgere una collanina doro, il pendente a forma di farfalla del medesimo colore, eccezion fatta per l'interno delle ali, composto da dei brillanti blu, medesimo colore delle iridi della picoletta, infatti è alta solamente un metro e cinquantacinque, forse e 58 con gli anfibi. I capelli rossi e lunghi le ricadono sulle spalle, anche se tre treccine attaccate alla testa sul lato sinistro creane un effetto strano per cui sembrano scivolare solo sul lato destro del corpo. Gli occhi blu sono contornati da una riga di eyeliner e da del mascara, nulla di più. Dallo zainetto che porta sulla schiena, nel quale sono inseriti un blocco da disegno, delle matite, due mazzi di chiavi e il portafogli, viene estratto un paio di cuffie blu e il cellulare. Le cuffie vengono poggiate attorno al collo, mentre il cellulare viene utilizzato per inviare un messaggio alla madre. Il visino è un poco corrucciato, non ama proprio la pioggia. [Centro di Kusa] Il cielo piange. Nessuna volta stellata, questa sera. Nessuna luna da contrastare con l'illuminazione artificiale. Su Kagegakure si estende uno spesso manco nebuloso dalle tonalità più oscure che mai, intento a riversare tante piccole goccioline, con costanza, su tutto il creato. Eppure questo non ha mai fermato la vita. Non lo ha fatto quando la vita era molto più difficile, e non lo farà ora che la tecnologia e l'innovazione hanno preso piede in maniera esasperante. La popolazione continua a seguire la propria routine, esattamente come Tenjiro... che pare avere un debole per le serate piovose. Oppure è la pioggia ad avere un debole per Tenjiro? Chi lo sa. In ogni caso, illuminato dalla luce soffusa dei lampioni della piazza centrale del territorio dell'Hasukage, v'è appunto un uomo di altri tempi, che a questi tempi non sembra volvervi proprio rinunciare. Cammina sotto la pioggia, con i pedi coperti da dei semplici sandali in paglia intrecciata e dai calzini bianchi. Ovviamente ormai saranno fradici, ma a lui non sembra interessare più di tanto. Il resto del corpo è coperto da un largo kimono nero, stretto in vita da una cinta di tessuto azzurro. A questo si somma un Haori bianco, molto ampio, riportante il simbolo della casata Hyuga e un ulteriore giaccone, sovrastante tutto il resto, dalle tonalità rosa e floreali. Questo è unicamente poggiato sulle spalle e pare che Tenjiro ci tenga particolarmente, visto che lo porta sempre con se. La voluminosità del suo vestiario mette in dubbio quale sia la sua reale condizione fisica. Non v'è muscolatura accessibile ad occhio indiscreto, a parte una porzione del petto scoperta nella V del Kimono. La verità è che quel corpo, seppur segnato dal tempo, è ancora abbastanza allenato. Più del corpo di un comune popolano di Kagegakure, s'intende. I capelli neri, raccolti in una coda improvvisata e tenuta ferma con delle bacchette di legno, sono coperti da un cappello di paglia molto ampio. Non importa che vi sia il sole o meno... anche questo fa parte del suo vestiario irrinunciabile. E ovviamente, parlando di oggettistica immancabile, non possiamo evitare di citare la benda nera sull'occhio destro. Avanza sotto la pioggia, Tenjiro, mentre regge nella mano destra un ombrello in stile orientale, molto ampio e di carta (seppur rivestita di un agente plastificante che ne renda possibile l'utilizzo sotto la pioggia. Nella mano sinistra, invece, porta un sacchetto con delle coppette di ramen da asporto. Con tutta probabilità, arriva dal chioschetto di Ichiraku aperto in zona. Non può fare a meno di sentire l'imprecazione della giovane Shizuka, passandole accanto proprio nel momento in cui costei realizza che il negozio desiderato è chiuso. Mugugnando, si ferma istintivamente e fissa la ragazza, salvo poi spostare l'occhio perlaceo sulla struttura commerciale inattiva. Non le rivolgerà la parola. Non ancora, almeno. Quel gesto, quello di fermarsi, è dettato quasi esclusivamente dall'istinto e non ha un reale motivo per avere a che fare con lei. Sta di fatto, però, che or ora che la sera incalza e che la luminosità si fa più rada, avere alle spalle un uomo alto quasi due metri potrebbe mettere in soggezione chiunque. Chissà come la prenderà Shizuka. [Centro di Kusa - Davanti al negozio di tatuaggi] Perchè devono essere tutti così alti in questo paese piovoso? Poco importa, il corpicino della rossa si volge alla strada esattamente quando lo Hyuga fa la sua comparsa e si ferma innanzi a lei. Quella imprecazione non era invero per il negozio chiuso ma bensì per la pioggia che ha deciso di rovinarle la serata. Lo studio lo ha appena chiuso lei e ha infilato le chiavi nello zainetto. Il di lui fermarsi esattamente li davanti fa si che le blu della Kokketsu lo studino dal basso verso l'alto, notandone il vestiario tradizionale, decisamente poco consono alla pioggia, anche se almeno lui possiede un ombrellino. Nota anche il cibo d'asporto, tant'è che lo stomaco inizia a gorgogliare, in maniera non udibile almeno per ora. Tuttavia per ovviare all'ennesima figuraccia le labbra verrebbero scuse per verbiare, prima che altro suono sia udibile dallo sconosciuto: << Buonasera! Aveva per caso bisogno dello studio? >> Ovviamente si riferisce al negozio dietro di lei, anche se le sembra strano che un tipo con quel vestiario voglia far uso di quella tecnica moderna. << Perchè se ha bisogno di un consulto lo riapro volentieri, tanto non ho l'ombrello e la pioggia non mi piace per nulla... >> Questa parte è un poco boffonchiata a dire il vero, lasciandosi andare un po' troppo davanti a un potenziale cliente. Gli occhi blu lo osservano direttamente in viso, notando quella benda che non la impensierisce troppo. Attenderebbe in maniera pacata una risposta dall'adulto che almeno nell'aspetto sembra essere più vecchio dei suoi genitori. [Centro di Kusa] Continua ad osservare la struttura ancora per qualche istante, quando il verbiar della ragazza riporta l'iride perlaceo su di lei. <Mh?> Mugugna pensieroso, trascinato di forza sulla terra dei vivi e costretto a concentrarsi. <Lo studio?> Ci mette qualche istante a realizzare che effettivamente si era fatto l'idea sbagliata. <Oh, no... no. Ti ringrazio, ma... sai...> Muove l'occhio sinistro verso destra, come se volesse guardare la benda. <... il mio corpo ha già abbastanza segni indelebili, perchè possa desiderare di aggiungerne altri.> E la verità è che come tecnica, quella del tattoo, non gli è particolarmente congeniale. In ogni caso, alla donna apparirà come un uomo di mezza età, estremamente placido e pacifico. Lo sguardo rassicurante e il sorrisino da bonaccione fanno si che, nonostante la stazza, Tenjiro non sia in grado di spaventare nessuno. Inoltre, con tutto quel rosa prorompente addosso, sicuramente passa più per personalità eccentrica, che per rapitore di ragazze. <E in ogni caso non ti avrei chiesto di continuare a lavorare dopo l'orario di chiusura. Sarei ripassato in una giornata... più propizia.> Commenta, sollevando lo sguardo al cielo e puntandolo indirettamente verso le nubi. Fa girare l'ombrello con l'aiuto delle dita della mano destra, sovrappensiero. Quelle sfumature di rosa risaltano alla luce dei lampioni, accentuando notevolmente il contrasto esistente tra lo stile dei tempi andati di quest'uomo e la Kusa improvvisamente civilizzata e tecnologica. Tenjiro non è stato al passo con i tempi... decisamente. <Apprezzo tanto la tua gentilezza, in ogni caso.> Non tutti sarebbero disposti a fare orario di lavoro extra per uno sconosciuto... specialmente se non si sa quanto sia disposto a pagare. <Andavi da qualche parte?> Domanda, mentre dalla busta con le coppette di ramen fuoriesce un odorino niente male. La differenza di temperatura con l'esterno fa si che dalla busta si levino dense nuvolette di vapore: sintomo che i piatti sono ancora caldi. <Considerando che non hai un ombrello e non ti piace la pioggia...> con tono tranquillo, profondo e placido, non manca di ricambiare la gentilezza. <Potrei accompagnarti fin dove ne hai necessità. Prendilo come ringraziamento per la gentilezza.> Da qualcun altro potrebbe essere anche frainteso... ma Tenjiro è una delle persone più genuine che esistano a Kagegakure. Buono fin dentro all'anima. <Come ti chiami?> Domanda, curioso. [Centro di Kusa - Davanti al negozio di tatuaggi] Quel tipo sembrava decisamente sovrapensiero quando la vocetta di lei lo ha raggiunto, costringendolo a focalizzarsi sulla nanetta. In effetti anche il tono di voce sembra quello di un adulto pacato e cordiale; finalmente qualcuno di umano in questa terra di pazzi! Un sorriso comunque si stampa sul viso alla battuta di lui, alla quale commenta rapidamente: << Ha ragione. Direi che quello può bastare come segno indelebile. >> Lui si dilunga nel sottolineare che non avrebbe comunque disturbato a chiusura, un tipo rispettoso dunque, verso gli altri quanto meno o così vuol dare a vedere, ma perchè dubitarne? << Beh come detto sarebbe stata una buona scusa per mettermi a riparo. In realtà mi avrebbe fatto quasi un favore! >> Un sorriso molto ampio le si stampa in viso, forse l'atteggiamento del moro, forse quel rosa che lo avvolge lo rendono decisamente poco minaccioso e l'educazione certo non gli manca. Sembra in realtà stupito della gentilezza mostrata dalla rossa, l'ultimo che ne era rimasto tanto sorpreso era Ryoma. Senza alcun preavviso una domanda le viene posta, resta interdetta per qualche istante, così da consentirgli di continuare con delle supposizione e delle proposte. << B-beh... non vorrei assolutamente approfittare della vostra cortesia. In realtà stavo pensando di cenare fuori casa, in attesa che spiova. Ma qui i locali sono vicini, non ci saranno problemi se corro da una tettoia all'altra! Inoltre pare che anche lei fosse diretto a casa no? >> La manina sinistra viene sollevata appena, andando ad indicare quel pacchetto che tiene in mano, quelle nuvolette sintomo di quanto il cibo sia caldo. Poi una nuova domanda viene posta dall'uomo, domanda che la fa arrossire visibilmente sulle guance e inchinare leggermente in avanti: << Scusi tanto sono una sbadata! Shizuka Kokketsu, piacere di conoscervi. >> Si alzerebbe ancora rossa in viso, come se fosse stata colta in fallo. << Comunque non dovrebbe trattenersi qui per me! Qualcuno la sta aspettando a casa no? >> Suppone, le ciotole sono due quindi con ogni probabilità ne avrà comprata una per se e una per qualcun altro, difficile mangiare due porzioni di quel ramen, sono decisamente abbondanti di solito! [Centro di Kusa] Ridacchia appena, sinceramente divertito dalla presa di consapevolezza della ragazza. <Eh si... direi proprio di si.> Conferma su quanto quella ferita sia sufficiente come marchio a fuoco. Sbatte le palpebre un paio di volte quando realizza che la ragazza gli sta dando del lei. Apprezza tanto il rispetto e la cortesia, ma... <Oh no, ti prego. Dammi del tu.> Quasi supplica, seppur non in modo imbarazzante. <Ci pensa già il calendario a farmi sentire vecchio. Metti pure da parte le formalità.> Piega il viso in una smorfia cordiale, completa di sorriso accennato. Subito dopo mugugna interrogativo, quando l'altra sembra essere leggermente in difficoltà di fronte alla sua proposta. <Approfittare della mia cortesia?> Ridacchia in maniera sommessa, sinceramente divertito. <Credimi... sono una persona abbastanza diretta. Non ti avrei proposto nulla di tutto ciò, se non mi facesse piacere darti una mano. Quindi... approfitta pure della mia cortesia quanto ti pare.> Le da il permesso formale di farlo. Quasi sperando che si riveli sufficiente per farla sentire un po' più a suo agio. <Non sono un grande fan delle serate trascorse sgattaiolando tra un chiosco e l'altro. Non sotto la pioggia, per di più...> Sorride, facendole capire che continua a ritenere il passaggio sotto l'ombrello la scelta più razionale. <In più anche io avevo deciso di cenare fuori. Casa mia è parecchio distante da qui, invero... se dovessi aspettare di rientrare per mangiare il mio ramen, probabilmente mi toccherebbe gustarlo freddo. Sempre ammesso che sia possibile accostare la parola gusto al ramen gelido...> Da queste poche piccole parole, per la ragazza sarà già possibile comprendere alcuni tratti fondamentali di Tenjiro. Tanto per cominciare, la sua provenienza! Non vengono definiti mangiaramen senza motivo, no? <Non crucciarti, Shizuka-chan.> Si appella a lei con un titolo molto confidenziale. Questo è Tenjiro... un uomo pacioso e sereno, anche troppo amichevole considerando i tempi che corrono. <Anche io non mi sono presentato per tempo, ergo... siamo pari.> E non mancherà di rimediare all'errore. <Io mi chiamo Tenjiro, della casata Hyuga di Konoha.> Discendente diretto della famiglia, porta direttamente il cognome della linea di sangue originale. Sul suo Haori bianco, infatti, svetta il simbolo del clan, seppur coperto dal giaccone rosa. <Ah! Mi piacerebbe tanto.> Ammette, senza lasciare che la tristezza possa macchiare il suo tono. <La verità è che comunque avrei cenato da solo.> Solleva la busta, mostrando il cibo di troppo. <Un'incomprensione in fase di ordinazione. Tutto qui.> Potrebbe essere la serata fortunata di Shizu. <E al ramen non si dice mai di no.> Konoha intensifies. <Anzi... vuoi favorire?> Per lui non esistono le paranoie circa il fatto che sia uno sconosciuto, che potrebbe essere pericoloso e che sarebbe meglio non fidarsi. La sua bontà, spesso e volentieri, lo rende cieco sulle cose più scontate... tanto da finir per dimenticare che il mondo è avvelenato e corrotto, e che la sua bontà spesso può esser travisata. [Centro di Kusa - Davanti al negozio di tatuaggi -> Dentro il negozio (?)] Quell'uomo decisamente più vecchio di lei però ci tiene a che le formalità vengano meno. Richiede l'utilizzo del tu, più personale e diretto, creando così meno distanza almeno a parole fra i due che si sono appena incontrati. A quella battuta del calendario la Kokketsu fa fatica a trattenere una risata che fortunatamente non sfugge alle labbra. Sembra un tipo veramente a posto, uno dei pochi rimasti in questo mondo, cosa che la fa sentire incredibilmente a proprio agio e che la spinge a fidarsi. La solita ingenua insomma, anche se cosa mai potrà farle un uomo mezzo cieco? Lui cerca di convincerla a farsi dare un passaggio, facendo nuovamente qualche battuta riguardo agli spostamenti fra una bancarella e l'altra, disvela che casa sua sia distante da quel luogo, così che i cricetini nella mente femminile si chiedano cosa cavolo ci faccia così distante allora. Il ramen a quanto pare lo ha corrotto o così le pare di intuire. Quando lei si presenta in quel modo, quasi in lutto per essere stata così scortese lui fa la medesima cosa, dandole informazioni riguardo alla sua provenienza. << Direi che Konoha è decisamente fuori mano per quel ramen! >> Già lei ci va spesso in quel posto, principalmente per raggiungere il fidanzato. A quanto pare la deduzione della testolina rossa è errata, nessuno lo attende alla sua dimora, almeno non questa sera e quel ramen di troppo sembra essere solo un incomprensione nell'ordinazione. Che a quanto pare le viene offerta e così lo stomaco decide di farsi sentire con un sonoro gorgoglio: << Credo sia troppo tardi per fingere che non sia successo vero? >> Lo guarda dal basso in alto, con un faccino che sembra vergognarsi da morire, quasi ci fosse scritto 'voglio sparire'. Con le guanciotte ancora visibilmente rosse emetterebbe un sospiro andando a mettere le cuffie nello zainetto ed estraendo da esso un mazzo di chiavi. << Accetto volentieri la proposta Tenjiro-San però preferisco mangiare al caldo e con la testa asciutta! >> Detto questo si volterebbe indietro verso il negozio, andando ad aprire la porta chiusa in precedenza, sgattaiolando all'interno e andando ad accendere la luce della prima sala. << Prego entra pure altrimenti rischiamo davvero che il ramen si freddi! >> Con un sorriso molto grande sul faccino lo inviterebbe ad entrare nello studio dunque. La nanetta non aspetterebbe oltre, andando a liberare un tavolone abbastanza grande per ospitare fino a sei persone sul quale ci sono parecchi disegni a metà o mal riposti. Mentre lei cerca di sistemare il tavolo così da mettere in sicurezza disegni e computer e creare spazio per i due commensali, qualora lui fosse entrato avrebbe potuto ammirare la quantità di fogli da disegno appesi alle pareti, con le più svariate tematiche, oltre a parecchie foto di tatuaggi su varie parti del corpo. Molti di quei disegni sono del proprietario, altri di Ryoma ma su alcune immagini dovrebbe intravedersi una sigla SK. Già alla fine aveva scelto che sarebbe stato quello il suo soprannome come tatuatrice e artista, quasi in onore del defunto amico. Una volta finito di sistemare il tavolo, attorno al quale ci sono due sedie su di un lato e una da quello opposto, la piccoletta sarebbe andata a chiudere la porta a chiave, lasciando che la targhetta basti come monito di chiusura. << Così non abbiamo dovuto sgattaiolare da un chiosco all'altro no? >> Già lui non pareva essere un fan e lei non si è dovuta lavare, ottima soluzione! [Centro di Kusa] Se da un lato abbiamo un uomo troppo buono che stona con il mondo in cui è immerso, dall'altro abbiamo una ragazza troppo ingenua, che da quel mondo potrebbe essere divorata. Eppure, in questa serata piovosa, nessuna minaccia o inganno metteranno a repentaglio la quiete amichevole formatasi. Konoha è fuori mano, certo, ma prima ancora che Tenjiro possa sbilanciarsi in un commento, lo stomaco della ragazza decide di dire la sua. <...> Sul volto di Tenjiro si dipinge un'espressione complice. Un sorrisino beffardo torce le sue labbra, prima che si schiudano per dar nuovamente concretezza ai pensieri. <Beh... Temo che tu non abbia scelta...> Se non di accettare il pasto propostole. <Dicono che al cuor non si comanda.> Preambola sovrappensiero, mentre l'altra prende il mazzo di chiavi e cerca di garantire l'accesso alla sua struttura lavorativa. <Ma ho sempre pensato che in realtà l'organo che detta legge sia leggermente più in basso.> E ridacchia divertito. Se Shizuka ha inquadrato anche solo un po' Tenjiro, allora non avrà difficoltà a capire che quella battuta fa palese riferimento allo stomaco e che non vi sia alcun accenno malizioso. La differenza d'età tra i due è esagerata perchè possa provare quel tipo di attrazione per lei. Invero, sarebbe più incline a considerarla come una figlia, o una nipote. Da qui deriva la sua premura. <Una preferenza che non può che esser condivisa, immagino.> Quella di mangiare al caldo e asciutti. Per questo motivo lascia che l'altra faccia strada. Con il suo ampio passo da gigante buono, varca la soglia di quello studio. Apprezza il cambio di atmosfera e temperatura, mentre con lo sguardo passa in rassegna il circondario. Potrebbe essere considerata maleducazione, ma è più forte di lui. La curiosità lo spinge a posare l'iride perlaceo su tutti i disegni appesi qua e la, apprezzandone dettagli e sfaccettature. Questo lo porta a sostare sull'uscio per qualche istante di troppo. Quanto basta per farlo sentire in difetto quando realizza di aver tenuto la porta aperta più del dovuto. <Ops.> Muove qualche altro passo avanti, chiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi poi verso il tavolo. <Per quanto non sia un grande amante dei tattoo...> glielo confessa senza peli sulla lingua. Quella confessione, invero, è priva di cattiveria. <... sono invece un grande amante dell'arte.> Ovviamente si riferisce ai disegni che ha visto in giro per la stanza. <Ma immagino che questo tu lo abbia già intuito.> Il suo modo di vestire eccentrico e colorato potrebbe essere un campanello d'allarme. <Certo, questo non fa di me un esperto in materia... ma, in ogni caso, è una delle mie passioni.> Apprezzare l'arte o tutto ciò che può essere considerato tale. Persino il Juuken, a modo suo, lo considera uno stile di combattimento artistico e armonioso. <Questi disegni sono tutti tuoi?> domanda spontaneo, mentre tira fuori le ciotole dalla busta e inizia a scoperchiarle lentamente. <Ecco qua. Il ramen di Ichiraku. E' la prima volta che lo prendo qui a Kusa. Mi chiedo se sia buono come quello di Konoha...> Sembra essere una faccenda serissima per lui(?). <Dicevamo...> tornando ai disegni. <Quindi è questo di cui ti occupi nella vita?> Intanto prende posto, attendendo che l'altra faccia lo stesso. [Centro di Kusa - Dentro il negozio] Più quell'uomo fa battute più la ragazzina sembra imabrazzata, ma non perchè abbia freinteso, altrimenti lo avrebbe ricacciato fuori in due secondi, ma proprio perchè consapevole di aver fatto la figura della mangiona che non sa contenersi! << Credo che dipenda dalle circostanze in realtà! Però la fame di solito smuove più che l'amore. >> Considerazione forse troppo seria per quella che sembra una nanerottola, però almeno non si parla più della sua pancia e basta puntando sul generico. Lui accetta l'offerta di quel posto caldo, nel quale si perde a rimirare i muri, restando sull'uscio un poco di troppo, lasciandole così più tempo di crear spazio. Si lascia in considerazioni riguardo ai tatuaggi, mentre la ragazzina appoggia su di un appendiabiti la propria giacca, mostrando così quel maglione che si nascondeva sotto. E' si un maglione nero a collo alto e maniche lunghe ma contiene una sorpresa: la schiena è completamente scoperta, aperto quindi sul retro, lasciando che l'occhio di lui possa osservare quel tatuaggio immenso che la ragazzina possiede da poco più di due settimane. Sulla schiena della Kokketsu infatti troneggiano due ali di farfalla, il corpo non esiste ma dovrebbe trovarsi a livello della spina dorsale della piccola, i colori de bordi sono il nero, le ali colorate di blu principalmente nella parte interna e d'oro all'esterno. Lui ha tempo di osservare e parlare dunque, mentre lei andrebbe poi a prendere posto di fronte a lui: << Non credo sia così facile scovare un amante dell'arte solo da uno sguardo. Però il tuo fermarti sulla porta lo ha dichiarato forte e chiaro. >> Sorride a lui in risposta, i piedi di lei ciondolano dalla sedia senza raggiungere terra. << I disegni appesi sono in minima parte miei. La maggior parte sono del mio responsabile, molti altri sono di un amico che lavorava qui prima di me. >> Si interrompe brevemente, ricordare Ryoma fa sempre un certo effetto. << Quelli che hanno come firma SK sono i miei come quello ad esempio >> La manina andrebbe ad indicare un disegno fatto completamente a matita, la rappresentazione dettagliata di un paesaggio montuoso con un fiume a tagliarlo esattamente al centro, i colori vibranti e le ombre curate. Andrebbe a prendere le bacchette e la ciotola preparata per lei, chinando la testolina in di lui direzione per ringraziare anche con i gesti: << Grazie mille della cena! >> Detto questo aspetterebbe un suo fare prima di iniziare a riempirsi il rumoroso pancino. << Non solo, diciamo che il lavoro come tatuatrice è solo part-time! Ho sempre avuto una propensione per il disegno e ho trovato nel tatuaggio un'espressione singolare dell'arte. Non l'unica invero, ma una delle tante. Resta indelebile, come un dipinto o una canzone oppure una statua. >> L'arte è qualcosa di particolare, unico, con vari modi per esprimersi. << In realtà sono una Kunoichi. Eredità di famiglia direi. Inoltre sto studiando l'arte medica qui all'ospedale di Kusa prevalentemente. Giusto ieri ero di turno in ambulatorio. >> Molto probabilmente se lui non avesse ancora iniziato a mangiare, a questo punto lo avrebbe fatto lei, iniziando a gustare qualche spaghetto prima di terminare il discorso con una faccina soddisfatta: << Diciamo che al momento la mia priorità è proprio il migliorarmi nell'ambito medico e devo ammettere che le conoscenze anatomiche sviluppate come tatuatrice mi hanno aiutata! >> Gli sorride in maniera serena, in fondo è al caldo, con la pancia piena e con una buona compagnia, cosa potrebbe chiedere di più? << Tu di cosa ti occupi invece Tenjiro? >> La domanda ovviamente vien ribaltata, la curiosità ha il sopravvento, ma dopotutto di qualcosa bisognerà per conversare no? [Centro di Kusa] Si sfila il giaccone rosa da sopra le spalle, poggiandolo su una delle sedie adiacenti. Invece mantiene addosso l'haori della casata Hyuga. Anche da quello, non sembra separarsi mai. Inizia a squadrare il rame, mentre inforca le bacchette e si prepara a cenare con la ragazza appena conosciuta. <Sei una buona osservatrice.> Commenta quando l'altra ammette di aver capito la sua propensione per l'arte da qualche breve gesto involontario. Dopotutto anche lui lo è... è un osservatore per definizione. Il suo lignaggio, infatti, è quello di coloro che, più di tutti, riescono a vedere il mondo nelle sue vere vesti: quelle spirituali. Con le bacchette mescola il ramen, sovrappensiero. <Immaginavo che non fossi sola in questo studio.> Preambola, serenamente. <Altrimenti non sarei riuscito a spiegarmi come tu potessi esserti tatuata la schiena da sola.> E ridacchia, sollevando parte del contenuto della ciotola e mangiandola di buon gusto. <Bel tatuaggio, comunque.> Da buon osservatore qual è, non ha potuto fare a meno di notarlo. Quell'occhio, seppur privato del gemello, sa vedere più di tanti altri che dovrebbero essere nel pieno delle proprie funzioni. <Su una ragazza così giovane fa decisamente effetto. Non credo che su di me sarebbe la stessa cosa.> E ancora una volta la guarda con sguardo complice. Per lui è seriamente passata l'età dei tatuaggi. Sarebbe ridicolo a portarne uno. Fissa il paesaggio di montagna per qualche istante, salvo poi tornare su di lei. <Conoscevo un ragazzo... uno shinobi...> Racconta come se nulla fosse. Pezzi di un passato ormai troppo lontano per essere tangibile. <Era in grado di infondere il proprio chakra nell'inchiostro. Quello che era in grado di fare era strabiliante.> Vecchi clan a confronto. Questo ragazzo era un suo compagno di missioni. <Ad ogni modo...> sembra pentirsi di aver tirato fuori l'argomento, e piuttosto vira su discorsi più astratti e idealistici. <L'Arte si manifesta in svariate forme, ma non cambia mai il suo obiettivo... ne tanto meno il suo risultato.> Le spiega quello che è il suo personalissimo concetto di arte. <In qualsiasi modo si presenti all'uomo, l'Arte trasmette emozioni. Imprime qualcosa... dapprima nell'animo di chi l'apprezza, e successivamente nella storia.> L'arte, invero, è uno dei modi migliori per lasciare il proprio solco nel tempo ed esser ricordato nel futuro. <Sono sicuro che anche i tuoi disegni riusciranno a segnare la storia di qualcuno.> Vuole darle questa sicurezza. Una sicurezza che non trova fondamento in nessun dato certo o matematico. Semplicemente lo sente e basta. Sarà così. Per ciò che concerne la sua passione medica... <Oh... abbiamo una giovane dottoressa allora! Certo che sai come tenerti impegnata, eh?> Ed è anche una Kunoichi. <Devi avere energia da vendere.> Ridacchia, finchè la domanda cruciale non viene rigirata su di lui. <Io sono un vecchio shinobi. Mi sono ritirato dalla vita ninja tanti tanti anni fa, preferendo una vita più tranquilla e... isolata.> Si, è il termine giusto. <Ma suppongo che le cose siano cambiate... ed ora eccomi qui, a cercare di recuperare le redini di ciò che resta di me, nel relativamente poco tempo che resta nella mia clessidra.> All'alba del mezzo secolo di età, non ci si può più definire propriamente dei giovanotti. Il futuro si fa sempre più buio e i giorni passati diventano via via più luminosi. Il rimpianto, con l'avanzare dell'età, si nasconde dietro ogni angolo. <Sai... quando frequentavo l'accademia ninja ero veramente un ragazzo prodigio. Solo che, come puoi ben immaginare, non avevo il tempo materiale per perseguire tutte le discipline che avrei potuto.> Lui scelse di approfondire l'arte del fuoco, giovane e inesperto. <Ho sempre rimpianto di non aver approfondito le arti mediche. Mi sarebbero tornate utili.> Anche quel giorno di trent'anni fa. Quel giorno il fuoco non servì a nulla. [Centro di Kusa - Dentro il negozio] Lui inizia presto a giocherellare con il ramen perciò si sente autorizzata a fare lo stesso. << Sto allenando la vista a cogliere le cose belle per poi disegnarle >> Questo il commento al fatto di essere una buona osservatrice, per poi distrarsi con il cibo in maniera più marcata mentre lui si lascia sfuggire qualche commento riguardo allo studio e a quel marchio impresso da poco sulla schiena femminile. << In realtà qui ci sono quasi sempre e solo io! Il tatuaggio me lo ha fatto il capo, ma sono dovuta andare fino allo studio di Konoha per fare il lavoro. >> Altro boccone viene mandato giù, decisamente felice di riempire il pancino. << Io penso che ogni marchio abbia un suo significato. Un segno indelebile non deve essere pura estetica. Le cicatrici e i tatuaggi non sono così diversi in fondo. Magari con il tempo potresti voler imprimere qualcosa sul tuo corpo per sempre. >> Si ferma un attimo ad osservarlo fissando in particolare quella benda sull'occhio. << Qualcosa che abbia un'accezione positiva magari. >> Già perchè quella benda scura le ha dato come l'impressione che quel segno sia qualcosa di negativo. Poi il racconto verte sui disegni, sull'arte, e si mette a raccontare di un ragazzo in grado di animare l'inchiostro. Gli occhi blu di lei si inteneriscono notevolmente ritrovandosi a commentare brevemente: << Lo è davvero. Quando il mio ragazzo lo ha fatto di fronte a me sono rimasta ammaliata. Era la prima volta che vedevo l'arte prendere vita! >> Se lo ricorda come se fosse ieri, quella farfalla da lui disegnata si era messa a volare, leggera, come se fosse vera. Ma il buon uomo dice la sua anche riguardo al concetto di arte, che è molto simile a quello della ragazzina alla quale fa un augurio singolare che la fa arrossire leggermente, di nuovo, tanto per cambiare: << Beh mi farebbe piacere. Da quando il ragazzo che lavorava qui è sparito, ho cercato di lavorare molto sulla ritrattistica. Io nasco come fantasista, ma ho cercato di unire le due cose. Una delle persone che ho ritratto mi ha detto che i miei occhi sono il filtro fra realtà e immaginazione. Così riesco a creare qualcosa di unico. >> Si è un poco lasciata trasportare, lasciando scivolare via le parole di Shiroyuki. << Beh insomma...cerco solo di disegnare quel che vedo... >> Scuote un poco il testino come ad estraniarsi dal tutto, spiegando di non fare solo la tatuatrice per vivere ma che da priorità principalmente al suo ruolo di medico. Questo discorso sembra interessarlo e nota quanto lei si dia da fare in generale: << Beh se a sedici anni non dovessi avere energia da vendere sarebbe un bel problema! >> Ci scherza, si trova a suo agio con quel tipo nonostante la notevole differenza di età oltre che di altezza...ma con la seconda ci è decisamente abituata! Però finalmente è lui che racconta qualcosa di se, di come è arrivato a quell'età in quel modo. Ascolta il suo dire fra un boccone e l'altro senza interrompere quel monologo, perchè pare che lui sia veramente coinvolto e sincero in quel che dice, dire qualcosa sarebbe quasi inappropriato. Una volta terminato il discorso dello Hyuga le blu andrebbero a fissare l'unico occhio buono rimastogli: << Non è mai troppo tardi per fare qualcosa che vogliamo. >> E' quasi una sentenza, pronunciata in modo più serio di quanto desiderato forse: << Se eri un bambino prodigio ora puoi essere un uomo prodigio. Tra i ranghi dei medici non si è mai abbastanza. Purtroppo nonostante il periodo di pace i feriti e i malati non mancano mai, due mani in più servono sempre! >> La manina destra della ragazzina abbandonerebbe le bacchette, per poi sporgersi in avanti verso di lui, quasi a chiedere un cinque sembrerebbe. << Le tue saranno sicuramente più grandi delle mie quindi copriranno più spazio! >> Un sorriso decisamente ampio le si stampa sul viso dopo questa stupidata. << Il ramen com'è? Meglio a Konoha? >> La domanda sorge per stemperare un poco la tensione creata dal di lui rimpianto; lei comunque ha già ingurgitato ben più di metà piatto. [Centro di Kusa] Mugugna pensieroso. <Mh.> Non sembra essere particolarmente convinto. <Indubbiamente cicatrici e tatuaggi hanno qualcosa in comune.> Questo è innegabile. <Entrambi sono portavoce di un ricordo.> Eppure non sono la stessa cosa. <La differenza, tuttavia, è che spesso le prime sei costretto a portarle... che tu lo voglia o no.> Invece puoi scegliere o meno di tatuarti. Per questo motivo socchiude gli occhi e per la prima volta, in questa serata uggiosa, si fa più padre, che compagno di gioco. Le dona il suo punto di vista. Il punto di vista di chi cicatrici ne ha a bizzeffe... e non solo sul corpo. <Certe volte... piuttosto che imprimere qualcosa sul proprio corpo...> positivo o negativo che sia. <...alcuni preferirebbero cancellare ciò che è stato impresso contro il proprio volere. L'idea di tornare una tela bianca non è così male, sai?> Ma lascerà cadere nel mistero questa affermazione. Non si esprimerà oltre a riguardo, abbassando lo sguardo e dedicandosi al ramen. Non interromperà oltre il monologo di lei, sicchè pare infervorarsi piacevolmente sull'onda dei temi affrontati. <Lo sono, invero.> I suoi occhi, intende. <Disegni quello che vedi... ma non è tutto qui. Lo disegni per -come lo vedi-. E' questa la sostanziale differenza. Non tutti vediamo il mondo alla stessa maniera. L'Unicità della tua arte è insita in questo semplice concetto. Entrambi fissiamo una ciotola di ramen...> Le indica il piatto ormai prossimo a finire. <Tu ci vedi un atto di gentilezza da parte di uno sconosciuto. Io ci vedo un gesto per sdebitarmi della tua cortesia iniziale. Eppure... è solo una ciotola di ramen.> Lei sicuramente capirà. Da artista, non mancherà di comprendere il fondamentale concetto della -prospettiva-. Prospettiva in senso lato, s'intende. Infine eccoli toccare argomenti decisamente più delicati. L'altra cerca di spronarlo a rimettersi in carreggiata. Fare qualcosa della vita che gli resta... e in un certo senso, quella spontanea e innocente energia riesce a smuovere qualcosa nell'animo di Ten. Quando l'altra allunga la mano per mostrarne la dimensione, il vecchio Hyuga fa lo stesso. Le mani a confronto sono quasi ridicole. La sproporzione è considerevole, e la cosa strappa una risatina sommessa al moro. <Diciamo quattro mani in più, dai.> Confrontate con quelle di lei, si... probabilmente sono grandi il doppio. <Ci farò un pensierino.> Lo sta già facendo, in realtà. <La notte è solita portar consiglio.> In ogni caso, Shizuka percepisce un velo di tensione nell'aria e vira improvvisamente verso tematiche più leggere e sopportabili. Per fortuna! Per quanto Tenjiro sia un toccasana di bontà ed altruismo, tendere a sfociare nel rimpianto e nell'abnegazione quando si parla del passato. Avere una compagnia così giovane ed energia, per fortuna, riesce a tenerlo a galla in un bagno di propositività. <Eeeeeeeh temo di si. Ichiraku ha le mani magiche!> Il ramen di Konoha è decisamente più buono. <Devi assaggiarlo.> e così, tra una bacchettata e una risata, continueranno a chiacchierare fino a quando la cena non verrà completamente consumata e la pioggia non cesserà di cadere dal cielo. Dopo di che ognuno tornerà alla propria dimora, forte di aver trovato ciò che di buono c'è ancora al mondo. ||